Il Pio: Vero Santo Moderno (VII)

L’uomo pio è un centurione

L’uomo pio ravvede nell’episodio dell’incontro di Gesù con il Centurione a Cafarnao (Mt 8, 5-13 e Lc 7, 1-10) l’espressione stessa di cosa significhi, nel suo modo il più essenziale ed il più radicale, l’essere Chiesa.

Ad ogni Eucaristia un istante prima di ricevere la Santa Comunione durante la quale il cristiano unisce in modo misterioso ma concreto il proprio corpo, la propria anima e la propria vita al Corpo Stesso di Cristo, facendo così, sotto il moto stesso dello Spirito Santo, la Chiesa reale, Questa, profeticamente, ha voluto che si recitasse la supplica del detto centurione: “Domine non sum dignus ut intres sub tectum meum, sed tantum dic verbum et sanabitur anima mea” (In italiano tradotto chissà perchè con “O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola ed io sarò salvato.“)

Storicamente è documentato che questa supplica, estratta dai Santi Vangeli succitati, è apparsa nei riti della comunione solamente intorno al X secolo, solitamente al di fuori della liturgia della messa propriamente detta ma per le persone che si comunicavano impossibilitati di partecipare alla cerimonia ed era preceduta nella sua recitazione dal Confiteor e dall’Agnus. Solamente verso il XIV secolo, Confiteor, Agnus e Non sum dignus ripetuto tre volte cominciarono ad essere pienamente integrati nella liturgia della Santa Messa dove vi furono, finalmente, “consacrati” dal S.S. Concilio di Trento e dove vi sono rimasti fino alla riforma di San Paolo VI quando però il Confiteor fu abolito in quanto ritenuto un doppione di quello già recitato durante i riti penitenziari iniziali e quando la triplice ripetizione del Non sum dignus venne semplificata.

La scena dell’incontro descritta da Matteo è presentata in modo più dettagliata in Luca che risponde ad alcune domande che ci potremmo porre: leggere l’una alla luce dell’altra ci aiuta a vedere la scenetta e a ben capire cosa vi è successo evitando di limitarsi al solito commento usualmente predicato che si limita a considerare quanto questo centurione si abbassa riconoscendo la propria iniquità e per il quale Gesù compie il miracolo: ragione per la quale la Chiesa ha trasformato durante il rito della comunione la frase originale “ …e il mio servo sarà guarito...” in “…ed io sarò salvato“.

In realtà, anche se questo aspetto dell’insegnamento è perfettamente contenuto in questa scenetta, quel che succede tra Gesù ed il centurione è molto più profondo e definitorio di cosa significhi essere Chiesa e cioè membri del Corpo di Cristo e non per caso, ma per volontà profetica dello Spirito Santo, questa supplica è stata integrata nel rito della messa proprio all’instante stesso della comunione del fedele, chierico o laico che sia.

Se leggiamo il Vangelo con concretezza e cioè guardando i fatti ivi descritti evitando idee preconcette vediamo che chi ha beneficiato del miracolo in questione e cioè avere la vita salva non è il centurione ma il suo “puer” , il servo al quale si era affezionato: il centurione è lodato per il suo atteggiamento ma nessun miracolo a propriamente dire lo riguarda. In questo senso la Chiesa quando ci dice di sostituire la guarigione del “puer” con quella dell'”anima mea” rimette la nostra richiesta nelle mani del centurione di Cafarnao che implora così fino alla fine dei tempi la nostra guarigione personale.

Osserviamo ancora cosa costituisce la lode del Signore nei riguardi del centurione: essa è letteralmente una vera bene – dizione, un parlare bene di fronte a Dio e agli uomini di qualcuno di cui dice che: “In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande.” E immediatamente dopo Egli profetizza la Sua Chiesa :  “Ora vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sarà pianto e stridore di denti”.

Ma cosa ha fatto il centurione per essere stato quella scintilla che ha scagionato questa visione della Chiesa in Cristo Gesù? Gli abitanti di Cafarnao, in Luca, si appellano in suo favore perché «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga» “ , egli è un uomo di virtù e di giustizia e gli anziani non esitano a dichiararlo tale. Questa informazione immediatamente ha un potere di attrazione su Nostro Signore e “ Gesù si incamminò con loro“. Al che vedendo il centurione manda altri amici rappresentarlo con i suoi argomenti e con la sua richiesta per il suo servo ed è scoprendo questa richiesta, neanche rivolta per il proprio bene personale ma ancora una intermediazione supplementare per il servo malato, che Gesù lo loda, come solamente loderà i servi fedeli al Giudizio Finale.

Tutto questo episodio esprime una Buona Novella: la Chiesa, Corpo di Cristo è Intermediazione, quel che La costituisce è la bene-dizione degli uni per gli altri, il fare appello a Dio stesso per il bene altrui, Essa è nella Sua più intima essenza non così tanto uno strumento per ottenere grazie per sé stessi, quanto uno strumento per ottenere grazie divine per altrui e questo è già una grazia santificante di per sé.

In quell’episodio tutti sono Chiesa: gli anziani di Cafarnao che intercedono, gli amici che esprimono la domanda di intervento del Centurione per il suo servo, il Centurione stesso che ha smosso letteralmente Cielo e Terra per la carità del suo servo ed infine quest’ultimo, probabilmente neanche cosciente, che riceve la grazia divina di una guarigione straordinaria.

Il fare la Chiesa che Gesù ha messo, allora profeticamente, in evidenza nella Sua lode al centurione si ripete e si realizza così ogni volta che ci uniamo al Suo Corpo quando la Chiesa ci chiede di ricordare al Cristo Gesù la supplica del centurione per noi.

L’uomo pio intuisce nella figura del centurione precisamente quale sia il suo proprio ruolo nella Chiesa: intercedere e fare intercedere per la guarigione del proprio prossimo, e lo fa concretamente, ovviamente, sviluppando in primis, come il centurione, le proprie virtù di Pietas che sono proprio quelle che hanno attratto Nostro Signore e Lo hanno spinto ad andare verso casa sua e, in seguito mandando gli anziani, la Vergine Santissima e tutti i Santi, ad esortarLo di intervenire, chiedendo l’aiuto degli amici e conoscenti della propria comunità umana concreta di aiutarlo con atti e preghiere nella sua richiesta per il bene e la salvezza dell’anima del proprio prossimo, quello ben identificato nella parabola detta “del Buon Samaritano”.

Extra Ecclesiam nulla salus: al di fuori di questa rete di intercessioni gli uni per gli altri nessuno si potrà mai salvare. Per questo l’uomo pio, con umana pertinacia e divina efficenza, realizza perfettamente la propria umana virtù della giustizia nel compimento di questa Opus Dei del centurione.

In Pace

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Categories: Filosofia, teologia e apologetica, For Men Only, Simon de Cyrène

1 reply

  1. Grazie Simon per questa rieducazione cattolica.

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