Continuiamo qui la pubblicazione di riflessioni introdotte in un primo post al fine di proporre un dibattito rinnovato su una vecchia e, a parer mio, ancor mal digerita problematica.
La nozione di inizio.
La comparsa di un essere o l’emergenza di una situazione differente da quel che la precede ci fa prendere coscienza della nozione di novità, dove il dopo si distingue dal prima rivelando la sua differenza e la sua propria identità. E’ qui che la nozione di inizio prende il suo senso nel mondo fisico che osserviamo e che è alla fonte stessa dell’esperienza prima che noi facciamo sia del tempo che dello spazio. Benché questa nozione di inizio provenga dall’esperienza fisica e sensibile, essa è, ciò nonostante, un’interpolazione intellettuale tra un prima ed un dopo i quali, essi, sono davvero sperimentati in proprio. In quanto oggetto della conoscenza , l’inizio indica la constatazione da parte del soggetto conoscente dell’apparizione di una novità. Novità che si inserisce nel continuum spazio-temporale e che, al tempo stesso, lo discrimina cambiandone alcune proprietà. Nel contesto del confronto tra dottrine evoluzioniste e quella creazionista che qui ci interessa, la nozione di inizio è eminentemente legata all’apparizione di nuove proprietà della materia lungo il tempo in uno spazio dato e ci conduce a due tipologie di domande: quale erano le condizioni della materia prima di questa apparizione e come questa transizione verso una novità si è fatta.
Causalità e casualità
Le nozioni di causalità sono, dalla natura fisica stessa delle domande poste, ridotte a quelle di condizionalità e di causa efficiente. Se la presenza di stesse condizioni in altri luoghi e tempi non producessero gli stessi effetti allora potremmo dire che l’emergenza di una novità è dovuta al caso e che persino queste sole condizioni non sono sufficienti per stabilire una causa efficiente della novità.
E’ da notare la maggioranza degli approcci filosofici evoluzionisti scientisti concordano per presentare i fenomeni legati alla comparsa della vita o del pensiero come dovuti al caso: come conseguenza, se sono coerenti colle loro premesse, essi devono ammettere che l’esistenza di condizioni simili a quelle che esistevano sulla terra su un altro pianeta non vi condurranno per forza all’emergenza della vita o del pensiero. La scoperta dell’apparizione di fenomeni vitali su altri pianeti sarebbe quindi una sconfessione dell’ipotesi scientista del puro caso, perché, in realtà, essa dimostrerebbe l’esistenza di una distorsione alle leggi di pura casualità, in quanto aumenterebbe la frequenza dell’apparire del fenomeno vitale in modo tale da rendere l’uso della nozione di puro caso contraddittorio con i calcoli probabilistici delle ricorrenze del fenomeno.
Per inciso, contrariamente a quel che si potrebbe ingenuamente pensare, l’idea di una causa efficiente non materiale concepita nel caso del’”intelligent design” di una “mano invisibile” cugina di quella di Adam Smith in economia, potrebbe trovare in un contesto di pura casualità una giustificazione teorica più pertinente che in un contesto di causalità materiale efficiente più esplicita: è un po’ come un salvagente che permette di correggere l’eccesso scientista che non spiega più niente visto che abdica davanti all’impossibilità di produre cause efficienti e leggi di causalità efficienti concrete e razionali.
La nozione di origine
E’ proprio all’incrocio tra evento fortuito dovuto al caso e quello della nozione di causalità che si rivela in questo contesto la pertinenza di una nozione di origine che sia differenziata rispetto a quella di inizio in quanti concepita come un atto che si situa fuori dalla trama spazio-temporale ma che, all’immagine di un sigillo che imprime nella cera il proprio carattere senza essere se stesso cera, particolarizza o individualizza il suo paziente in un modo unico. L’origine così concepita non è della stessa natura che la nozione di inizio che è un’interpolazione tra un prima e un dopo, ma è direttamente inteso dalla nostra intelligenza anche se non direttamente leggibile come rottura del continuum spazio temporale in quanto proprietà specifica del fenomeno considerato: un’origine può così precedere un’inizio ma anche anche esserne posposto. Chi ha ricevuto il titolo di dottore in medicina ha avuto un prima dove non era medico e un dopo dove è medico, ma l’origine del suo carattere di dottore è nell’istituto accademico che lo ha formato e riconosciuto atto a praticare, ma che lo precede nel tempo e al quale, probabilmente, sopravviverà.
Casualità e imprevidibilità
La volgata del pensiero scientifico da Descartes in poi e le visioni meccanicistiche dell’universo di Newton, Lagrange e altri Hamilton è di credere che un sistema fisico è perfettamente determinato se e solo se i risultati di un’esperienza su questo sistema è già certo d’avanzi anche prima che si abbia deciso di fare questa esperienza o anche prima di aver scelto quali strumenti utilizzare per realizzarla. Orbene, se questa condizione di certezza in avanzo del risultato sperimentale è una condizione sufficiente per determinare perfettamente un sistema fisico essa non è necessaria per garantirne la causalità. Per avere un sistema perfettamente determinato è semplicemente necessario e sufficiente di ricorrere ai due seguenti assiomi aristotelici: il primo che se un sistema cambia perde delle proprietà attuali e ne guadagna altri e il secondo che per ogni proprietà fisica ne esiste un’altra che ne è il contrario.
E’ il fatto di non aver tenuto conto di questi principi di fisica aristotelica che ha fatto esclamare Einstein “ma Dio non gioca ai dadi” davanti ai comportamenti stocastici della meccanica quantistica. E’ un errore comune , anche tra i fisici, quello di confondere la nozione di causalità con quella della prevedibilità: ci sono sistemi fisici perfettamente causali ma assolutamente imprevedibili come mostrato ad esempio fin dagli anni 70 del secolo scorso dalle teorie dette del caos. Possiamo invece affermare che ogni sistema fisico anche aleatorio e imprevedibile è completamente determinato e causale se soddisfa i due assiomi aristotelici qui menzionati, come lo è, ad esempio, la meccanica quantistica.
Di conseguenza non è più necessario ricorrere ad una ”mano invisibile” per determinare completamente un sistema fisico imprevedibile: in altri termini, non è più necessario trovare una spiegazione metafisica per spiegare l’emergenza di un evento apparente fortuito come l’apparizione della vita e di strutture materiali complesse, non dispiaccia ai supporters dell’”intelligent design”…
Nei prossimi due posts approfondiremo queste nozioni e cominceremo a proporre possibili soluzioni per innescare un dibattito.
In Pace
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