
Basta con il sempiterno lamentarsi e rammaricarsi, basta con la ricerca di cause a noi estrinseche per non fare tutto quel che possiamo: è venuto il momento di pensare e agire da uomini e rivoluzionare il mondo reale nel quale e del quale siamo costituiti.
E questo comincia con una ripulita radicale dei concetti che usiamo: in questi mesi di confinamento forzato dovuto al Covid-19 ho moltiplicato quasi per quattro il tempo medio che usualmente dedico al lavoro manuale, zappando, tagliando, seminando, eradicando, costruendo, distruggendo, abbellendo, gustando, guardando, contemplando e tra le tante conclusioni, che poi sono ovvietà del vissuto reale ma di cui si misura la pertinenza con la forza dello sperimentato esistenziale, ce n’è una che desidero condividere con profondo senso di realismo ed è il fatto che il lavoro ben fatto lo è fatto solo a condizione che lo strumento utilizzato sia perfettamente adattato.
Si zappa bene con una zappa, non con un piccone o con le mani anche se guantate; non qualunque giravite è utilizzabile asseconda del luogo, della forma della vite e del materiale nel quale la si vuole avvitare; non qualunque tosaerba va da essere utilizzata asseconda del tipo di terreno che si desidera falciare; non qualunque alambicco per estrarre essenze e idrolati dalle piante o per produrre grappa. La creazione o l’acquisizione del buon strumento è assolutamente necessario per compiere un lavoro ben fatto: a volte si crede guadagnare tempo emancipandosi da questo dovere di avere lo strumento buono per il lavoro compiuto, ma questa credenza è sempre errata, in ogni circostanza e il lavoro manuale, così concreto e reale, ci mette di fronte a tale evidenza con radicalità.
Ne va così anche nel lavoro intellettuale: non si può correttamente sviluppare la meccanica quantistica senza gli strumenti matematici e concettuali che gli sono propri, e così ne va della relatività generale, o della chimica organica, o dell’ingegneria. Così ne va anche della filosofia e della teologia: tutte queste materie sono “specialistiche” non nel senso che non sono comprensibili dalla moltitudine, ma solamente in quanto necessitano l’apprendere l’uso degli strumenti adatti, cosa ovvia per tutti quando si pensa al motore della propria macchina e il dover andare dal meccanico ma, stranamente, obliata da chi crede che filosofia o teologia siano semplicemente un discorso di opinioni e non un vero conoscere, una vera attività umana che necessita di strumenti, in questo caso di concetti e di metodologie, precisi.
Ad esempio, non è semplice discutere di economia (le leggi che reggono la gestione casalinga, da oikos casa e nomos legge) o l’ecologia (lo studio della realtà casalinga) usando di concetti e postulati errati o perlomeno non verificati in ogni circostanza: provate ad aprire un solco con un dito o un chiodo e non con un aratro.
Viviamo in un mondo di ideologia disconnesso dall’essere attuale delle cose: i concetti che usiamo sono spesso svuotati di senso e mangiati dai vermi del pressapochismo e del pensiero unico che ci circonda. Almeno fino a trent’anni fa per parlare di economia c’erano due alternative metodologiche e due linguaggi differenti con due insiemi di postulati di principio e due metodologie differenti: da una parte l’approccio marxista-leninista della realtà economica e dall’altra quella liberal-capitalista basata sulla predominanza del mercato. La gente lo dimentica, ma quando si va a studiare microeconomia, macroeconomia, politiche monetarie e altre leggi finanziarie, in realtà si studia un’ideologia molto particolare e facendola propria ci si impedisce di guardare al mondo reale in modo genuino, esattamente come chi studiava il marxismo-leninismo si impediva di rendere conto del reale in quanto tale e lo riduceva a semplice struttura linguistica, di cui la sociologia e l’approccio strutturalistico post-moderno sono i nipotini diretti.
La dottrina sociale della Chiesa da Leone XIII con la sua Rerum Novarum fino alla Spe Salvi di Benedetto XVI hanno sempre fatto lo sforzo di proporre una riflessione emancipata dalle ideologie imperanti e di offrire direzioni generali dettate dal buon senso ma tutte mancavano di un utensile ad hoc per esprimere queste realtà economiche in quanto tali: a volte usando concetti mainstream a volte emancipandosi. Solo con l’improbabile Laudato Sì di Papa Francesco vediamo prendere in prestito tale e quale e senza spirito critico a livello concettuale un’ideologia mondana, quella dell’ecologismo maltusiano, dell’indigenismo, e del buonismo rousseauista, per tentare di dare direzioni (pseudo-) etiche al popolo cattolico e aldilà. Il rischio è quello di fare del cattolico medio un seguace di un’ideologia “ecologicoide” imbastardita con una spolverata di cattolicesimo, rinchiuso in un mondo di idee lontano dalla realtà che è la sola cosa nella quale ci si santifica partecipando con Cristo alla propria e altrui redenzione.
Una cosa è certissima per noi cristiani in generale e cattolici in particolare: la nostra Fede non è dissociabile dalla nostra Carità. La Fede coglie l’oggetto che la Carità desidera e nello stesso movimento la Carità, in quanto atto della volontà, propone all’intelligenza l’oggetto della Fede: si conosce quel che si ama e si ama quel che si conosce. Non è quindi possibile offrire alla Carità oggetti inesistenti, concetti fasulli, menzogne: queste sono deviazioni che impediscono alla Carità di estendersi nel mondo reale in quanto limitano la libertà intrinseca della volontà che La vive.
Per utilizzare un esempio molto concreto contemporaneo se utilizzo concetti senza relazione con il reale, come l’unicorno, il cerchio quadrato, il matrimonio omosessuale sono nell’incapacità di indirizzare la mia volontà liberamente verso il bene altrui: mi sarà impossibile cavalcare un unicorno, mi sarà impossibile fare una dimostrazione matematica o un esperimento fisico, mi sarà impossibile aiutare due persone con tendenze omossessuali testimoniando loro che la castità è la loro via di santificazione come per tutti, tra l’altro.
Ritornando all’economia siamo nell’obbligo di constatare che l’applicazione dell’ideologia economica liberale basata sul postulato implicito che ogni agente economico (in finis ogni essere umano individuale) prenderà la miglior decisione razionale possibile che soddisfa i propri interessi ha condotto allo sviluppo di politiche il cui risultato è visibile sotto gli occhi di tutti nella sua negatività, con qualche decine di individui che possiedono il 99.9% della ricchezza mondiale; con la distruzione e l’indebolimento sistematici dei nuclei familiari in quanto meno manipolabili che individui soli ed isolati alla mercé del “mercato”; l’egoismo sfrenato e l’imbecillità sociale del discorso politico; l’ipoteca gravante non solo sulle generazioni presenti che sono in produzione ma anche sulle generazioni future; consumismo sfrenato che ha soppianto il consumo necessario; sterilità umana, culturale e religiosa; e chi più ne ha più ne metta.
E non saranno i discorsetti ideologici sui nuovi peccati di ecologia straripati da certe menti poco spirituali che governano la struttura ecclesiale in questo povero momento storico che aiuteranno a cambiare le cose positivamente, in quanto riferentesi a concetti slegati dalla realtà e la realtà è che il nocciolo del problema è l’apostasia celebrata 50-60 anni fa dal popolo cristiano che ha rifiutato di essere fonte di vita come il suo Creatore e pertanto fonte di Vita Corredentrice.
Però, noi ci dobbiamo rialzare, noi uomini cattolici dobbiamo rimetterci sui piedi nostri e senza stare a mendicare aiuti altrui né dal governo né dalla gerarchia umana della Chiesa : non è il governo che ci farà santi, non è il prestito della BCE che farà di noi degli uomini migliori, non è la gerarchia attuale della Chiesa che ci potrà salvare con i suoi vani discorsi a parte i Santissimi Sacramenti che ci permette di frequentare. No, niente di tutto questo: quel che ci santifica, che ci rende migliori, che ci salva è l’incontro nella realtà concreta nostra con il Cristo, ad opera dello Spirito Santo per la Gloria del Padre, il toccare la Carne di Cristo nelle persone che amiamo e che la vita ci ha posto accanto o a fronte, nella fatica tutt’altro che astratta del lavoro quotidiano, in particolare, anche se non esclusivamente, quello manuale; nell’esercizio santo dell’economia (in senso proprio!) casalinga.
Dobbiamo renderci conto che dobbiamo compiere una prima rivoluzione concettuale per incamminarci lungo questa via stretta della santificazione economica: sviluppare un’ecologia (in senso proprio) per ben capirne l’economia (in senso proprio) santificatrice. E il test, la prova che quest’ecologia è corretta ce la darà il nostro sensus fidei fidelis di ognuno di noi preso individualmente: cioè lo Spirito Santo ci farà sentire che tale riflessione è buona e giusta e in piena conformità con quel che la Chiesa insegna da sempre (e non solo dalla Rerum Novarum).
Chiave di volta di questa conversione è il capire la nozione prima di sussidiarietà rovesciandone l’immagine usuale che è quella di considerare che le entità tribali, comunali, provinciali, regionali, statali, federali, sopra-nazionali siano realtà “superiori” le une alle altre rispetto a quella familiare di base.
Dobbiamo rifiutare il concetto che l’individuo sceglie sempre razionalmente quel che è il meglio per lui: rifiutarlo radicalmente concettualmente e praticamente nel proprio vissuto. Quel che fa di me un uomo felice è il mio inserimento nella società e il nucleo fondante della società non è l’individuo, ma l’individuo in quanto agente sociale e in primis nella sua famiglia.
E qui bisogna rimettere l’uomo sui piedi: la famiglia non si deve poggiare altro che su sé stessa in tutto in quello che può fare per sé stessa. La vita della famiglia non deve avere altre stampelle che sé stessa per esistere e per santificarsi.
Ci sono poi campi e cose che una famiglia non può fare, ovviamente, e queste devono essere delegate ad un livello INFERIORE, non superiore come si crederebbe, ad esempio a livello della tribù, a livello della cerchia di amicizie; se, poi, questi livelli non possono farlo allora si possono devolvere ad altri livelli ancora più inferiori, come quelli comunali, statali e così via di seguito.
I livelli INFERIORI devono rendere conto ai loro livelli superiori, fino a quello il più elevato, che è ogni famiglia e non il contrario: ogni imprenditore deve rendere conto ad ogni famiglia della capacità di questa a vivere un’economia ecologica (nel senso dato qui sopra). La cerchia di amici ha la responsabilità che ogni sua attività sia al servizio diretto o indiretto delle famiglie della cerchia. Il sindaco o il politico di servizio è un “impiegato” delle famiglie che lo hanno delegato, nessuno e nessuna struttura è al disopra delle famiglie.
Questa prima tappa di riflessione e di presa di coscienza esige una conversione intellettuale radicale che non mancherà di suscitare reticenze, alquanto violente in quanto completamente a sbalzo con l’ideologia ambiente inculcataci da decenni se non da secoli di ideologia liberal-illuminista.
Ma chi sarà capace di questo passo proverà un immenso senso di libertà, una bussola per le future decisioni concrete avendo rimesso le cose al loro posto partendo dall’essenziale: siamo Adamo ed Eva, siamo famiglia, siamo all’immagine di Dio, abbiamo un giardino da coltivare, un’ecologia (casalinga) da riflettere, una serie di regole da dedurne in un’economia santificante.
In Pace
(Continua)
Categories: For Men Only, Simon de Cyrène
Bravo esattamente ciò che penso pure io