Un viaggio, il Magnificat e la Divina Misericordia

juanpabloii_divinamisericordia

Oggi le offerte raccolte durante la Celebrazione Eucaristica della mia parrocchia, erano destinate all’UNITALSI.

Confesso che non so se fosse una raccolta a livello nazionale, diocesano o solo della mia parrocchia, ma poco importa. Questa richiesta, mi ha spalancato il cuore (e un poco anche il portafoglio…) riportandomi parecchio indietro negli anni e facendo del mio vissuto, del mio ricordo, un “memoriale”, come usa dire.

Più di 35 anni fa, ero un “giovane di belle speranza”, che viveva ancora in famiglia, non fidanzato e sostanzialmente agnostico.

Una Domenica mattina, suonò al campanello di casa un ragazzotto più o meno mio coetaneo, che sapevo essere “credente praticante” e che conoscevo “di vista”.
Senza tanti preamboli mi invitò a partecipare come “barelliere” ad un viaggio dell’Unitalsi, destinazione Loreto, che si sarebbe svolto due Domeniche avanti.

Mi invitava a farlo non mosso dalla Fede (che sapeva io non condividevo), ma come si dice “per amore del prossimo”, come semplice volontariato e in aiuto a persone “meno fortunate”. Mi invitava a non rifiutare di spendere un po’ del mio tempo libero (ne avevo certo molto più di oggi) per compiere la classica “buona azione”.

Pensai: “Che palla… Adesso come faccio a dirgli di no!” In fondo non avevo una reale giustificazione per sottrarmi, così messo un po’ con le “spalle al muro”, acconsentii.

Non è che accadde nulla di “miracoloso”, non è che fui “folgorato sulla via di Loreto”, anzi ricordo bene che siccome si facevano i turni come barellieri per poter partecipare alle funzioni, io me ne accollai uno doppio, tanto delle Liturgie non me ne poteva importare di meno…
Sono sincero, non ricordo neppure se entrai in Basilica.

Perché allora mi sono ricordato di questo episodio e ora ne scrivo?
Perché in realtà durante quel viaggio conobbi una persona in particolare, una ragazzo poco più giovane di me, che scoprii avere la mia stessa ‘passione per gli scacchi e abitare nella mia stessa città.
Morale, passammo intere lunghe serate a giocare, io generalmente a perdere (lui era più bravo di me) e lui a farmi lunghissime catechesi pur senza perdere di vista il gioco.
Di lì nacque un’amicizia ed un continuo confronto, perché io non “mollavo la presa” delle mie convinzioni, che mi rendo conto durò giusto “un tempo”. Tempo durante il quale conobbi e mi innamorai di una ragazza che lui mi presentò e della quale il Signore si servì perché io mi riavvicinassi alla Chiesa (per ogni asino la giusta carota), ai Sacramenti e intraprendessi in cammino di conversione – iniziato sotto il Pontificato di San Giovanni Paolo II – che dura da oltre 30 anni e che, presumo e mi auguro, durerà tutto il resto della mia vita, sia perché sono duro a convertirmi, sia perché la “dirittura di arrivo” coincide con la “mia ora”, non un minuto di più, non un minuto di meno.

 

Così in cambio di un (piccolo) viaggio, fatto come si fa un’opera di volontariato, sentendosi magari anche “bravi e buoni”, il Signore ha benedetto me con infinite benedizioni – ben oltre il centuplo” – e potrei anche dire che da Loreto sono tornato risanato. Non “miracolosamente” come il paralitico di biblica memoria, ma piuttosto oggetto di una cura che ha richiesto tempo, ma cura che era già guarigione certa, sconfitta del male e delle tenebre.
A partire da quel viaggio iniziato un po’ “ob torto collo”, nella mia vita si sono inanellati tanti e tali avvenimenti gioiosi e talvolta tragici, ma tutti illuminati dalla Grazia e dall’Amore di Dio, manifestatomi in Gesù Cristo, che oggi, questa mattina, alla fine dell’Eucaristica (e non è un caso se oggi è la Domenica della Divina Misericordia), per quanto indegnamente trattandosi della mia persona, nel mio cuore risuonava il Magnificat:

«L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio salvatore.
Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e santo è il Suo Nome!»

 



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