Il Pentimento Come Abuso Sociale

Il pentimento, o il chiedere scusa per azioni passate, può essere considerato una forma di abuso quando è imposto dalle autorità politiche, sociali o religiose. In alcuni casi, queste richieste di pentimento possono essere utilizzate per manipolare o controllare la popolazione governata, in particolare quando vengono imposte in modo ingiusto o inappropriato.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che il pentimento è un passo importante per la conversione e la riconciliazione con Dio. Tuttavia, il pentimento deve essere volontario e sincero per essere valido. “Il pentimento è il cuore del Vangelo, quel cambiamento di mente e di cuore che porta ad una nuova vita” (Catechismo della Chiesa Cattolica 1431).

La Chiesa Cattolica insegna che il pentimento è una questione privata tra il credente e Dio. In “Reconciliatio et Paenitentia“, una lettera enciclica del Papa Giovanni Paolo II del 1984, si afferma che “il pentimento è un atto personale e interiore dell’anima” e che “nessuno può essere costretto a pentirsi” (n. 14). Inoltre, la lettera sottolinea che il pentimento non può essere imposto da nessuno, né dalla Chiesa né dallo Stato, e che “nessuno può essere giudicato o punito per le sue opinioni o per la sua fede” (n. 15).

Altro esempio di abusi in campo sociale e religioso, in tempi di COVID, l’adozione dei lockdown e l’obbligo di vaccinarsi con prodotti non ancora veramente testati e ottenuti con prodotti provenienti da aborti, con l’uso di slogan del tipo che sarebbe stato un “Atto di amore” mancare alla prudenza e al dovere di non partecipare formalmente ad azioni oggettivamente malvagie come metodo per frenare la diffusione del virus e ciò ha portato ad una forma di abuso dei poteri delle autorità governative incluso in Vaticano, in particolare nella limitazione della libertà di movimento e di culto. Durante il lockdown COVID-19, le autorità hanno spesso colpabilizzato e chiesto la “penitenza“, sotto forma di multe, di allontanamento dalla vita sociale, ai cittadini per non aver seguito le misure di distanziamento sociale o per aver partecipato a raduni, mentre al contempo non hanno fatto nulla per fermare le manifestazioni di protesta contro le restrizioni.

Altro blatante esempio è l’ideologia del wokismo, che mira a smantellare le strutture di potere e le istituzioni tradizionali considerate oppressive, e ha avanzato la richiesta di pentimento ai bianchi, ai maschi e ai cristiani, accusati di essere responsabili per le ingiustizie subite dagli altri gruppi. Tuttavia, questo tipo di richiesta di pentimento non solo è ingiusta nei confronti dei singoli individui, ma anche pericolosa per la società nel suo complesso, poiché può portare a una polarizzazione e ad una crescita delle tensioni sociali. Questo movimento, che mira a combattere la discriminazione e l’ingiustizia, spesso utilizza il pentimento come mezzo per esercitare il controllo su coloro che vengono accusati di aver commesso atti razzisti o sessisti. In questo caso, il pentimento viene richiesto senza alcuna possibilità di difesa o di processo equo, e spesso accompagnato da sanzioni severe, come la perdita del lavoro o l’espulsione dalla comunità.

L’abuso di pentimento in alcuni casi può diventare una forma di discriminazione verso l’uomo bianco, virile e cristiano. Il Wokismo, nella sua forma politica o religiosa quale portata avanti mica tanto surretiziamente dal papato attuale, può portare a una richiesta continua di pentimento e di auto-flagellazione per i peccati del passato, anche se questi sono stati commessi da generazioni precedenti, e può creare un ambiente di paura e di intimidazione per coloro che non si conformano a queste richieste.

Il pentimento reclamato da autorità politiche, religiose o sociali per eventi del passato può essere considerato una forma di abuso nei confronti della popolazione governata presente. La dottrina cattolica insegna che il pentimento deve essere sempre accompagnato da azioni concrete per rimediare al male commesso e non deve mai essere utilizzato come mezzo per esercitare potere o controllo.

Un esempio di questo tipo di abuso si è verificato nel 2015, quando Papa Francesco ha chiesto pubblicamente il pentimento per le azioni della Chiesa Cattolica nei confronti degli indigeni durante la colonizzazione delle Americhe. Mentre il pentimento del Papa per questi eventi storici è stato acclamato come un passo importante per riconoscere e riparare i torti subiti dalle popolazioni indigene,la mancanza di azioni concrete per rimediare ai supposti “danni” causati dalla Chiesa in quel periodo ne mostrano il lato solamente retorico e semplicemente colpabillzante e accusatorio verso i cattolici europei senza altro scopo reale fattuale.

Altro esempio conosciutissimo, l’abbiamo quando Papa Francesco ha chiesto pentimento per l’abuso sessuale su minori commesso da sacerdoti cattolici, ma alcuni critici sostengono che non ha fatto abbastanza per affrontare la questione alla radice e che la sua richiesta di pentimento sia stata utilizzata come un modo per evitare la responsabilità delle persone fisiche coinvolte e da lui stesso spesso protette e deviare il soggetto dai peccati e vizi personali delle stesse sulle spalle di una supposta cultura clericale nella Chiesa che ne sarebbe la vera causa ed, in finis, da essere portata da tutti, salvo che dai veri colpevoli. Inoltre, Papa Francesco ha chiesto pentimento per l’intolleranza verso le persone LGBT e per il razzismo, ma ben vediamo che queste richieste di pentimento sono state utilizzate per promuovere un’agenda ideologica modernista focalizzzata sul reprimire le opinioni dissidenti e in particolare quelle fondate sul Magistero Cattolico che data da Sodoma e Gomorra fino ad oggi passando da San Paolo.

In conclusione, il pentimento è, sì, un passo importante per la conversione e la riconciliazione, tuttavia, quando utilizzato come mezzo di controllo e manipolazione da parte delle autorità politiche, sociali o religiose, può essere considerato una forma di abuso e guardato con profonda diffidenza e va da essere totalmente ignorata. È importante che le richieste di pentimento siano eque e giuste, e che non vengano utilizzate per discriminare o opprimere gruppi specifici di persone.

In Pace



Categories: Simon de Cyrène, Sproloqui

9 replies

  1. Grazie, Symon, di questo post, che curiosamente incontra certe mie riflessioni dell’ultimo periodo. Mi capita ultimamente di notare, nelle prediche di alcuni sacerdoti, in certi articoli, in alcuni sussidi della parrocchia, della diocesi ecc, un certo velato tono accusatorio che mi turba e mi inquieta. Questo turbamento non somiglia al sano turbamento delle mancanze concrete rinvenute durante l’esame di coscienza (quel turbamento o tristezza che si muta in pentimento e nel desiderio di chiedere perdono al Signore), ma genera un vago, astratto senso di colpa. Non ci faccio molto caso perché, se ci fosse qualcosa di specifico dovrei riuscire a scovarlo in sede di confessione insieme al confessore. Ma mi lascia perplessa la provenienza. Non amo covare riserve nei confronti di nessuno, mi piace fare chiarezza, ma in questo caso è difficile perché l’origine è sfuggente. Il tuo scritto parla di un’intenzione manipolatoria della richiesta di pentimento impropria; forse è così, ma sarebbe da capire quanto c’è di consapevole e mirato e quanto di inconsapevole in questa intenzione. Dobbiamo pure presupporre la buona fede delle intenzioni altrui, proprio perché sappiamo bene quanto le nostre intenzioni abbiano a loro volta bisogno di essere regolarmente purificate (tutti possiamo diventare talvolta e inavvertitamente strumenti di Satana). Preghiamo tanto, perché è l’unica arma che abbiamo.
    Grazie e ben ritrovati tutti in questo nuovo anno.

    • Carissima,
      Buon Anno 2023 per cominciare.

      Non penso che le intenzioni di chi tenta di colpevolizzare con scopo manipolatorio siano di alcun interesse né da parte nostra né da quella di Dio: immagino che le intenzioni degli abortisti, dei nazisti, dei gaystapisti siano in “buona fede” ma questo non “lava” l’orrore del loro atto e non lo rende buono né occasione di salvezza per loro, ma, anzi, ragione di condanna incrementale, semplicemente perché questa buona fede in proponendo qualcosa di malvagio non può avvenire che se si ha fatto tacere lo Spirito Santo nella propria coscienza,, il che è poi quel peccato contro lo Spirito Santo sempre imperdonabile, di cristiana memoria.

      Per rispondere alla tua domanda/riflessione, avanzerei come sempre il criterio dato dal N.S.G.C. di osservare i frutti dell’albero. Dà questa richiesta di pentimento pace oppure dà tristezza, depressione? La richiesta di perdono sincero al quale accompagna vera penitenza e risarcimento dei danni commessi, ci dà sempre pace e gioia profonda, come avviene ogni volta che facciamo una confessione “ben fatta”.

      Le richieste di perdono a tutto spiano, per giunta per peccati che non abbiamo mai commesso, e ancora per giunta con una concezione del peccato che diventa peccato collettivo con punizione collettiva, il che è impossibile da sostenere e totalmente contrario alla dottrina cattolica, hanno un solo scopo: metterci tutti in una situazione di colpevolezza, di mancanza di speranza, di sottomissione all’autorità che ce lo impone.

      Noi, cattolici, abbiamo il “sesto senso” dello Spirito Santo che agisce nelle nostre anime: sappiamo immediatamente quando un insegnamento è falso, errato, manipolatore.

      In Pace e bentornata anche tu!

  2. Forse la vera questione – implicita nello scritto di Simon e nella reply di buxtel – è che queste persone sono letteralmente schiave di una forma mentis poco cattolica. Temo infatti non ci sia un disegno chiaro nelle menti di chi opera questa “tiritera pentitista” che voglia sfociare in un cambio di dottrina o in un accettare certe istanze; semplicemente questi pensano cosi. Ed è questa la vera vittoria di chi ha imposto – con sotterfugi – queste modalità di (retro)pensiero.

    • È l’espressione di un profondo e incontrovertibile peccato contro lo Spirito Santo: a loro si applica la condanna del Cristo Gesù di chi crea scandalo ai piccoli.
      In Pace

  3. Molto bello e chiaro l´articolo Simon. Mi domando quanto questo concetto del pentimento per peccati commesi da altri non abbia relazione col concetto di poco specificate « strutture di peccato » contro le quali si dovrebbe lottare non si sa come e cosi diventiamo responsabili dei bambini che morirebbero di fame in qualche lontano punto geografico.

    • Le “strutture di peccato” sono un’espressione usata dal papa Giovanni Paolo II per descrivere le situazioni sociali, politiche e economiche che ostacolano lo sviluppo umano integrale e la realizzazione della giustizia. Egli ha spiegato che queste strutture sono il risultato dei peccati personali accumulatisi nel tempo e che perpetuano la povertà, l’ingiustizia e l’oppressione.

      Nella sua enciclica “Sollicitudo Rei Socialis” del 1987, Giovanni Paolo II scrive: “Esiste una diretta relazione tra peccato e struttura di peccato. Quest’ultima è il risultato della accumulazione di peccati individuali e sociali che perpetuano la povertà, l’ingiustizia e l’oppressione”.

      Inoltre, nell’enciclica “Centesimus Annus” del 1991, ha dichiarato: “Le strutture di peccato sono sistemi sociali e istituzionali che portano alla oppressione, alla marginalizzazione e alla esclusione di alcuni gruppi della società, impedendo il loro pieno sviluppo. Queste strutture richiedono una conversione personale e sociale per essere trasformate e superate”.

      In questo contesto non c’è relazione diretta con dichiarazioni di pentimento per peccati commessi da altri, ma solamente l’espressione del dovere di ogni cattolico di non partecipare a tali strutture di peccato.

      Una struttura di peccato nella quale siamo impelagati è ad esempio quella che mette in connessione industria farmaceutica fondata sull’aborto ed i suoi sotto-prodotti, più o meno direttamente, ma che ci spinge a commettere atti formali di cooperazione al male (il che è peccato obiettivo senza attenuanti) quando ne compriamo i prodotti rendendo tali modelli economici basati sulla malvagità umana un successo (ultimo esempio i “vaccini “anti-Covid).

      Per altro, invece di chiedere perdono ai discendenti delle vittime per atti che non abbiamo mai commesso, né commetteremmo mai, molto più cattolico sarebbe, per applicazione della comunione dei santi, chiedere ai cattolici ben vivi e presenti di fare reale penitenza per quei cattolici che nel passato avessero davvero peccato affinché la fine del loro purgatorio sia accellerato e possano gioire della Visione della Santa Trinità al più presto se non è già il caso: questo sarebbe un messaggio eminentemente positivo perché ci dà i mezzi a livello di tutta la nostra comunità di generare del bene e di non entrare in un ciclo abusivo di morosità e depressione malsane così ben adatte alla manipolazione delle masse.

      In Pace

  4. Doversi pentire per aver affermato palesi inesattezze e menzogne in uno scritto sul pentimento è il “paradosso cattolico” dei nostri tempi. Una affermazione falsa diviene certezza di realtà e condizione anche la riflessione spirituale e teologica. Il padrone della menzogna esulta.
    Come tutti gli studi scientifici e non hanno ampiamente dimostrato, senza razionale possibilità di smentita, nei vaccini per il Covid o altri farmaci NON vi sono parti di feti abortiti. Numerosi medici cattolici e non hanno affrontato il problema, vi è ampia documentazione storica e scientifica sulle modalità di verifica dell’efficacia dei farmaci sulle linee cellulari fetali, con dati reali e pubblici da decenni. Quella parte della riflessione cattolica che ha spesso volutamente, equivocato sui dati e sulla realtà dei fatti, è venuta meno al dovere della verità e del compiuto esercizio della ragione. spiace leggere ancora queste sciocchezze dopo oramai tre anni di approfondimento.

    “ottenuti con prodotti provenienti da aborti” è non solo una affermazione falsa ma risibile per chiunque abbia conoscenza dell’utilizzo delle linee cellulari fetali e delle basi della biologia cellulare che si studiano nelle scuole secondarie. La riflessione teologica ha ampiamente trattato il tema della colpa remota e della sua ricaduta sui comportamenti morali individuali.

    • Ovviamente non ho tempo da perdere circa tale commento che si qualifica da solo con le sue affermazioni apodittiche: se ricerchi davvero una discussione genuina, puoi tornare ai nostri post passati al soggetto i quali , ovviamente, dimostrano la superficialità e la falsità di questo tuo trollesco intervento.
      Comunque, buona giornata in Pace

    • Sul tema consiglio anche i libri (editi da Phronesis Editore) e gli interventi puntuali sul suo canale dell’amico del blog Fulvio Di Blasi.
      https://www.youtube.com/@fulviodiblasi

      Lui ha approfondito molto bene la questione, soprattutto dal punto di vista morale, materia nella quale è chiaramente un docente di fama.

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