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In memory to “il desiderio di Claudio di saperne di più
che dopo aver visto cosa ha creato si sarà certamente nascosto”
2.
Continuiamo con Bach e il meraviglioso Ruht wohl ihr heiligen gebeine, penultimo coro del capolavoro che è la Johannes Passion.
Il repertorio di Bach ha (per dirla con i Van der Graaf Generator) “a grounding in numbers”, un legame viscerale, perché fondante, con il numero. Un concetto di sofisticata proporzione va a creare una base fitta e apparentemente impenetrabile che, però, osservata con un punto di…fuga si spiega su se stessa, rivelando la meraviglia del cosmo.
Bach è un figo, casomai ci fosse bisogno di ricordarlo nel XXI secolo! Come tutti i fighi, è figo anche per contraddizione, tanto è vero che il brano scelto è da molti considerato un paradosso bachiano.
In questo “Ruht wohl” il rigore matematico lascia spazio alla dolcezza con cui sono condotte le parti vocali e strumentali. Ci troviamo negli ultimi momenti della Passione secondo Giovanni, ormai tutto è compiuto, un turbinìo di emozioni ha scosso la storia della musica e dell’intera avventura umana per un’ora e mezza: cori frenetici, arie riflessive, recitativi fortemente teatrali e corali con vette meditative inesplorate hanno fatto scaturire ogni tipo di emozione. E ora che la polvere si sta ridepositando sul palcoscenico, ecco che affiora questo disarmante e incantevole passaggio. C’è sofisticatezza ma non ricercatezza, e la consueta impalcatura armonica lascia spazio ad una melodia struggente. “Riposino in pace i tuoi santi resti” è una ninna nanna, letteralmente, fatta di atmosfere rarefatte, strazianti e composte allo stesso tempo. L’incedere lento e solenne del coro dà quasi uno scandire processionale; l’orchestra più che essere di accompagnamento sembra piangere attorno al tema vocale, per mezzo di piccole frasi discendenti. Ma siamo in 3/4 e la percezione è quella di una danza lieve, non di un corteo funebre; i flauti e gli oboi si muovono all’unisono coi violini primi, lasciando i soli secondi e viole a fare da contraltare, tutto è allegferito verso l’alto, il pianto dell’orchestra non è certo un singhiozzo angoscioso, il dolore e la sua consolazione sono legati in un unico indissolubile abbraccio.
In fondo, questo è il potere della ninna nanna di Bach: far piangere e insieme asciugare le lacrime.
E con questo è tutto, se siete non vi siete ancora sciolti ci risentiamo domani.
Stay tuned!
Categories: Sacra Arte