Dall’inno di un fisico all’analisi di un musicista

Quando il tempo tende all’eterno. Bach, Goldberg, Aria.

Scrive sul portale UCCR l’amico fisico Giorgio Masiero, un inno alla bellezza. Riscontro in esso due temi a me cari: le prove dell’esistenza di Dio in introduzione all’articolo e un’analisi accorata e appassionate su quello che è la musica.

Scrive Giorgio riguardo l’ultimo punto:

Come aveva ragione Gottfried von Leibniz – riflettevo, immerso nella contemplazione – a ritenere che la musica ci svela la struttura matematica contenuta nella bellezza e nella verità dell’essere! Fu in una lettera del 1712 a Christian Goldbach (quello della congettura matematica ancora irrisolta) che Leibniz diede la sua celebre definizione della musica come aritmetica inconscia: “musica est exercitium arithmeticae occultum nescientis se numerare animi”, la musica è un esercizio occulto di aritmetica, nel quale l’anima calcola senza rendersene conto.

Il legame tra musica e matematica non era visto da Leibniz in senso mistico, come nella visione ingenua di Pitagora, ma razionalmente secondo la concezione cristiana, donde non a caso nacque la notazione diasistematica su righe parallele da cui sarebbe esplosa la polifonia della musica occidentale moderna. La struttura numerica sottostante la musica, che nella mente del compositore è analizzata e costruita, nella mente dell’ascoltatore è intuita come molteplicità organizzata. Il bello musicale coincide con l’osservabilità del molteplice, un atto di sintesi che coglie la quintuplicità aritmetica dei suoni – nelle frequenze, nelle ampiezze, nelle durate, nei timbri (che consistono nella successione delle ampiezze delle armoniche) e nei ritmi –. Il piacere musicale sta nel sentire l’armonia, che è il principio unificatore della varietà. Un’armonia che è tanto maggiore perciò, quanto maggiore è la varietà delle componenti che essa organizza, dissonanze comprese destinate a risolversi nella consonanza finale.

e ancora

L’arte del compositore che combina le note è una mimesi dell’attività combinatoria che il Creatore esercita su una varietà a priori infinita di essenze, portandone alcune dal non essere all’essere nell’accordo reciproco. L’arte musicale umana e l’arte combinatoria divina esprimono ancora una volta la somiglianza del logos umano creato al Logos divino creatore.

Dopo aver letto questi splendidi passaggi, ho rubato al tempo che mi resta da vivere un istante e gli ho scritto questa riflessione che vorrei condividere.

«Grazie Giorgio,

Letto e l’ho trovato splendido. Soprattutto, ovviamente, la parte in cui decanti la bellezza dell’inspiegabile armonia matematica della musica. Segui il medesimo ragionamento che fa il tuo collega fisico Andrea Frova in Armonia celeste e dodecafonia, ma trovo che il tuo ragionamento sia molto più fondato e rigoroso perché non è solo scientifico (trovo che ragionare solo in termini matematici della musica sia illuminare una faccia sola di un diamante immenso), poiché si apre alla metafisica e alla teologia introducendo termini come “molteplicità” dell’essere e “creatore”.

Personalmente trovo che fare musica sia rendersi conto, anche solo per un solo istante – immediatamente, cioè senza mediazioni poiché in quei casi la musica come strumento di comunicazione di sé scompare, per diventare strada verso l’eterno -, di cosa sia il divenire nell’eterno. Una sorta di contraddizione che si spiega da sé e pertanto contraddizione non è, se non in superficie.
Rendersi conto che con la musica si sospende il tempo per ricrearlo a propria immagine e somiglianza. E sentire che il tempo non è quello che si pensa comunemente, un fatto oggettivo e misurabile, quanto il risultato soggettivo fra ciò che abbiamo vissuto intensamente prima e quel che speriamo fortemente poi. E’ percepire cioè che,  forse, non è un inganno della musica che il tempo ci appaia sospeso, ma è un inganno del quotidiano pensare che il tempo sia per tutti uguale.
D’altra parte della soggettività del tempo se n’erano accorti anche i tomisti.

La musica poi è la prova della teoria della creazione, poiché è anche esprimersi creando un mondo. Se Dio pensando sé stesso pensa il mondo, il compositore pensando a sé stesso pensa il suo mondo. E’ teoria della creazione filosofica applicata. Ed è anche per questo che quando scrivo musica in realtà nulla di ciò che faccio è totalmente mio. Non solo perché richiamo autori antichi e nuovi, ovvio, ma perché la mia creazione è una sorta di partecipazione alla vita divina attiva, qui ed ora!
E’ grazia!
E’ ingannare il tempo per costruirsi un tempo più vicino all’assenza di tempo che è l’eternità. Certo che se l’eternità non è tempo infinito, ma assenza di tempo, pare una contraddizione che la creazione di un tempo diverso aiuti ad avvicinarsi al non-tempo. Non è contraddizione in forza del nostro pensiero che è infinito! Se dunque nell’uomo esiste l’infinito e questo è il pensiero, è il pensiero che permette alla coscienza e consapevolezza dell’anima di riformulare il tempo, creare un mondo e con mondo e tempo diversi avvicinarsi all’eterno e allo spirito.
Sembrano discorsi campati per aria, ma a volte succede di ritrovarsi sul palco e chiedersi d’un tratto dove si è stati per quei 10 secondi appena trascorsi, nei quali non si apparteneva a questa terra.

So con sicurezza che questa sensazione è LA musica.

Musica che travalica incomprensioni e dualismi pseudofilosofici come bellezza vs. bruttezza. Perché è nudità da parte dell’esecutore. E’ onestà e nudità. E di fronte ad un uomo nudo che non sa di esserlo si torna all’Eden, dove si è bambini nello stupore (“solo lo stupore conosce” dice San Gregorio Nissa), ragazzi nell’impeto, adulti nell’amore, anziani nei ricordi stupiti. E il cerchio si chiude.
Senza mediazioni.
Umani e divini. Che sembra una contraddizione, ma non lo è.

E noi cristiani lo sappiamo bene.»

Chiudo citando un Fariselli immenso che semplicemente, nudo, parla di sé:

“Chi fa musica è maestro non solo dei suoni, ma anche del tempo. perché lavora in territori dove il tempo non è più lineare e succedono cose che non si sa descrivere a parole. Io faccio fatica per lo meno. […]”

Segue una parte dedicata alla musica improvvisata perfettamente in tema al post. Da ascoltare.

Fariselli, Patrizio. Fare musica, Intervista RaiEdu, 2013, Portale della Filosofia RAI, 16 luglio 2013



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1 reply

  1. Sembra proprio fatto apposta: l’utente Sal commenta al solito su Tornielli e cita la misurazione del tempo e la visione di Pitagora.
    http://2.andreatornielli.it/?p=6604#comment-159010

    Linka un file powerpoint dove la gematria della lingua inglese la fa da padrona. Va beh, roba da facebook, non dico che non sia carino perdere due minuti della propria vita, ma non riesco a trovarci un nesso logico sul fatto che tale materia, fatta per gioco sulla lingua inglese, possa considerarsi universale.
    Bah.

    Però non posso che consigliargli la lettura dell’inno di Giorgio, anche solo per confondersi ancor di più le sue idee…

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