A proposito di “Evangelii” e di “Gaudium”: il parere di un agnostico

Abbiamo sempre bisogno di un Leo Moulin!

Chi segue la rubrica Blog dei blogs sa che mi sono “scontrato” per un paio di settimane con un utente ateo di un forum dedicato alla critica delle dottrine geoviste circa l’esistenza dell’anima.

Oramai il thread è bell’e finito; c’è stata ancora qualche piccola scaramuccia che non ho nemmeno letto. Mi sono interessato di nuovo quando un cattolico, utente Victor67 ha postato queste frasi: “Io non seguo una dottrina, una filosofia, un insieme di insegnamenti, elevati finché si vuole, e non seguo nemmeno una religione, perché il cristianesimo non è una religione. Io seguo una Persona. Non mi interessa seguire i morti, preferisco seguire chi è vivo.” e ha parlato della cosidetta “divinizzazione” citando Tommaso « Unigenitus […] Dei Filius, Suae divinitatis volens nos esse participes, naturam nostram assumpsit, ut homines deos faceret factus homo – L’unigenito […] Figlio di Dio, volendo che noi fossimo partecipi della sua divinità, assunse la nostra natura, affinché, fatto uomo, facesse gli uomini dei ».
(San Tommaso d’Aquino, Officium de festo corporis Christi, Ad Matutinas, In primo Nocturno, Lectio 1: Opera omnia, v. 29 (Parigi 1876) p. 336.)

Al che io mi infilo in mezzo come un elefante in cristalleria e sparo la classica frase sulla divinizzazione dell’uomo:  «Come si suol dire: “Si paragonano agli animali e lo chiamano progresso, civiltà. Ci paragoniamo a Dio e la chiamano arretratezza, preistoria.”». Segue emoticon ironica.

Però questa “infilata” fa partire uno degli utenti più attenti e eruditi del forum, Quixote, agnostico, che in un post estemporaneo  e fluviale unisce alcune posizioni presenti in quel forum e rilascia il suo punto di vista sul Cattolicesimo oggi.

E’ un punto di vista, a detta anche dello stesso da me contattato successivamente per l’ok alla pubblicazione qui, ovviamente (uso parole sue) “criticabile” e che “presenta il fianco a mille precisazioni”. Non è insomma, continua Quixote, “un saggio critico, se volessi pubblicarlo, lo correggerei mille volte, se non altro per togliere le mille ingenuità che contiene.”
Allora perché pubblicarlo?
Perché a mio avviso questo sfogo estemporaneo riflette la visione che molti hanno della Chiesa terrena oggi e soprattutto dei fedeli “normali”, cioè quelli che girano sui forum e discutono di tutto un pò, del loro vivere la fede. A me ha colpito non poco leggere una “tirata” simile, mi viene da chiedere io che razza di evangelizzatore “del menga”, anche solo indirettamente o inconsciamente, sia stato in quel forum.
L’autore poi propone una soluzione che, in mezzo alle ingenuità che Quixote stesso riconosce (tenetene conto nella lettura!), sembra il ritratto uguale e diverso della Chiesa che vorrebbe Papa Francesco.
Propongo dunque lo scritto per una eventuale discussione con i lettori e con l’autore, se questo gli aggrada ovviamente. Per ora comunque non posso che ringraziarlo e augurargli ogni bene in questo suo cammino.
Il grassetto è mio, la fonte dello scritto è qui.

Ti confesso, Minstrel, che non lo capisco. Che vuol dire [quella frase]? Forse, come direbbe Dante, c’ilLuiamo? [sic] A meno non si tratti di un vago panteismo, quasi in senso spinoziano. Dopotutto, pur con qualche distinguo, è la posizione mia e di Cogi [altra utente ndr], con la comune negazione dell’immortalità dell’anima individuale.

Ma mettiamo pure sopravviva l’io; la scienza da questo lato, ha veramente dato uno scossone mortale al cristianesimo tradizionale. L’uomo copernicano, decentrato, in un universo sterminato, di cui è punto periferico di un punto di un punto all’infinito, non può più credere, non solo razionalmente, ma emotivamente, a un mondo fatto su misura per lui. Non può più credere a un universo in cui non si muove foglia a meno che non sia Dio a stabilirlo. Questo non significa ci si debba affidarsi a un cieco caso, o agli dei beati e tranquilli degli intermundia epicurei, che se ne strafottono di noi. Ma certo, da questo lato, il rapporto con l’Assoluto va ridefinito, e il Cristianesimo, se vuol sopravvivere, deve mutare radicalmente, perché il suo paradigama, in termini kuhniani, non regge più. Il cardinal Martini lo aveva ben capito, quando parlava dei cristiani di oggi come una minoranza, e che di ciò bisogna farsene una ragione, senza piagnistei e recriminazioni.

Una minoranza destinata a frantumarsi se si affida ancora a elementi come Moscone, e a una metafisica che non voglio giudicare, come Carnap, morta, ma che deve profondamente rinnovarsi e adeguarsi al tempo, perché se quelli sono gli argomenti che Moscone porta avanti nei suoi seminari, m’immagino già che razza di preti ne usciranno. La filosofia idealistica, nata con Platone, è morta con Hegel, veramente la nottola che alla sera leva il canto del cigno. Paradossalmente proprio Leopardi, Freud, Heidegger vivono. Vive Nietzsche, vive colui che ha dichiarato la morte di Dio, con buona pace di idee sterili e vuote, che non si avvedono di quanto la loro visione sia intrisa dell’individualismo moderno, che è in sé la negazione del Cristianesimo. Fra i foristi c’è n’è uno, Hermes, che scrive poco, che tempo fa voleva quasi andarsene dal forum, perché si sentiva, per dirla scherzosamente, «intellettualmente inutile». In realtà ha da insegnare a tutti, e il suo ultimo post, condivisibile o meno, tutti ci richiama alla vera essenza della Chiesa, non alla favola della superbia adamitica, non all’assurgere a una assurda divinità di un essere che nel Multiverso ha la stessa dignità di un scarafaggio. Cito:

“Cristo prima di andarsene disse che sarebbe stato presente quando due o più si riuniscono nel suo nome…” per me questa è Parola di Dio ed è uno dei versetti che più mi fanno riflettere. Non possiamo trovare Dio da soli, ma solo insieme agli altri.

Questo è il senso profondo del Cristianesimo, ed è per questo che il Cristianesimo muore: muore il protestantesimo perché la sua storia non è che un progressivo frantumarsi in miriadi di sette, muore il Cattolicesimo perché lo sta seguendo, basta vedere i credenti di questo forum, e la loro lettura, “semi-protestante” o comunque personale e individuale, della dottrina cattolica, ormai ridotta, quando vissuta, a vuota formalità.

Non è una critica, è un dato di fatto: l’individualismo, non l’ateismo, sta uccidendo il Cristianesimo. Paradossalmente chi è più vicino all’ethos e allo spirito cristiano sono proprio gli atei, come Leopardi, che nella Ginestra invita alla solidarietà e fratellanza degli uomini, accomunati nella sventura di una natura a loro ostile. Dio non è Amore, è Dolore. È l’angoscia di cui parlava Kierkegaard, provocata dalla scandalosa contradditorietà della fede, dal suo rischio, ben noto già a Pascal. Ciò è travisato, nel cristiano di oggi, e sostituito da una visione ottimistica edonistica solipsistica della divinità, che, dove crede di vedere il Cristo vivo, in realtà vede solo uno zombie. Questo non perché Cristo sia morto, ma perché ne immaginiamo le tracce ove non ci sono. E non vediamo quelle che realmente egli lascia, per cui qualche fortunato, fra noi, può veramente ancora vederlo e toccarlo, materialmente e non in ispirito, perché ha abbandonato questa visione unilaterale ed egocentrica dell’uomo, e nella sua ascesi ha annullato, come voleva Shopenhauer, se stesso per giungere al Tutto. Parlo di madre Teresa di Calcutta, che a ragione poteva dire di «toccare» il Cristo, perché realmente lo vedeva e lo toccava, nei poveri cristi sofferenti che accudiva ogni giorno.

In definitiva, Minstrel, non ho letto nulla in questo interminabile thread che contraddica questa mia visione. Il Cristianesimo muore perché i cristiani, non gli atei, lo stanno uccidendo, con la loro visione privata e mondana della vita. Il tuo stesso post va in analoga direzione, con il suo “deleterio” paragone di uomini e animali, che solo un’ottica antropocentrica può ammettere. E con quel «fulcro del Cristianesimo», il dantesco indiarsi, che è proprio quello che lo sta distruggendo, in quanto a priori condanna l’uomo e il suo «forsennato orgoglio» a un’eterna cacciata dall’Eden.

Naturalmente potresti dire che il mio è solo un fraintendimento o peggio, che io non posso leggere nei vostri cuori ecc. e quindi che me ne sto a dare giudizi strampalati e fondati sul nulla. No, amico, io non sto criticando nessuno, né sto a fare la critica di quello che dite. Io semplicemento leggo e traduco di quel che leggo le implicazioni e le contraddizioni, inevitabili e necessarie, come inevitabili e necessarie sono quelle di quanto io stesso scrivo. So bene che il Cristianesimo di oggi non è solo, per sua fortuna, un titolo di un thread che fa il verso alla scolastica Summa di san Tommaso o le fantasie dell’UCCR, che vanno a prendersela con uno dei più grandi logici mai esistiti, quale fu Bertrand Russell, con armi che persino Tommaso avrebbe disdegnato di usare. Non a caso ho citato qui, e in altro thread, Teilhard de Chardin, e altri si potrebbero nominare. È una battaglia tutta vostra, da cui dipende la vostra sopravvivenza. Ma finché vi accanirete contro il bersaglio sbagliato, sia esso l’ateismo, la scienza ecc., non farete che prolungare la vostra agonia, perché il vero avversario, satana, è in mezzo a voi. Lo ha ben capito Cogitabonda, nel thread “parallelo”:

Una domanda però mi frulla per la testa già da un po’. Quand’ero giovane le varie fedi si preoccupavano delle eresie al loro interno, e lasciavano in pace atei ed agnostici, a parte tuonare contro l’ateismo di stato di URSS e paesi satelliti. Da qualche anno a questa parte, invece, vedo sempre più persone religiose scagliarsi contro atei e agnostici. Scagliarsi metaforicamente intendo, con discorsi volti a sminuirli, a tacciarli di amoralità e quant’altro. Perchè? Cos’è cambiato?

Bella domanda! cui non mi sembra sia stata data una risposta. Non dubito che la causa vada vista anche in un certo ateismo aggressivo, diciamo alla Odifreddi, ma è altrettanto vero che questo ateismo va a colpire proprio dove il dente duole, sull’arretratezza culturale di un pensiero che finora è stato incapace di rinnovarsi e di corrispondere al mutamento avvenuto nella società e nelle coscienze. Con questo deve combattere la Chiesa, con questo deve confrontarsi, col suo millenario immobilismo, col suo obsoleto dogmaticismo. Chi sa? Forse c’è veramente bisogno di un Anticristo, come quello ricordato da Victor in un altro thread. Non sarebbe la fine del mondo, sarebbe la fine di un mondo, come diceva lucidamente Goethe, all’indomani della Rivoluzione Francese.

Quixote



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4 replies

  1. Post magnifico quello di Quixote, scritto in un italiano che apprezzo molto e di cui sono invidioso in quanto incolto francofono.
    Molta la carne al fuoco, ma in finis, come l’hai detto benissimo, Minstrel: L’autore poi propone una soluzione che … sembra il ritratto uguale e diverso della Chiesa che vorrebbe Papa Francesco.
    La miglior risposta sembra proprio Evangelii Gaudium.
    In Pace

    • Vero?
      A me piacerebbe comunque proporre alcune controrisposte a molta id questa carne al fuoco. Non per convincere o dibattere per “vincere”, come dice quixote stesso, quanto per comprendere meglio il suo pensiero e forse esplicare meglio il pensiero cattolico a lui che, da agnostico pensante, può aiutarci non poco (e viceversa).

    • Domanda Simon: preferisco rispondere/dibattere nei commenti e non con nuovi post. Mi sembrerebbe dispersivo. Se escono buoni commenti potremmo farne poi dei posts ad hoc senza possibilità di commento che rinviano a questa discussione. Ad esempio sono tentato di fare un nuovo post copiando il mio primo commento e rinviando a qui poi la discussione al riguardo. in questo modo resta nello storico del blog una posizione, dlele domande, una riflessione che si ritiene valida e in seconda battuta si tiene la discussione sempre qui.
      Che ne pensi?

  2. Cominciamo da questo:
    L’uomo copernicano, decentrato, in un universo sterminato, di cui è punto periferico di un punto di un punto all’infinito, non può più credere, non solo razionalmente, ma emotivamente, a un mondo fatto su misura per lui. Non può più credere a un universo in cui non si muove foglia a meno che non sia Dio a stabilirlo. Questo non significa ci si debba affidarsi a un cieco caso, o agli dei beati e tranquilli degli intermundia epicurei, che se ne strafottono di noi.

    E rispondo in termini filosofici. Filosoficamente parlando il problema che qui quixote solleva mi appare legato agli universali e alla finalità di un ente esistente. Difatti pensare che l’universo sia finalizzato alla creazione dell’uomo è una questione teleologica e quanto sia enorme questo universo a questo punto è questione irrilevante se non dal punto di vista emotivo.
    Cioè se non seguissi un ragionamento teleologico e sugli universali potrei ribaltare il tutto dicendo che Dio ci vuole talmente bene che ha creato un Universo immenso per poter crearci. Ma è una discussione che non porta a nulla.
    A bomba dunque sul discorso universali.
    Da un punto di vista Cristiano-Cattolico il problema è già bello e superato grazie alla visione tomista che ha cercato di mettere d’accordo il realismo aristotelico e quello platonico. E la posizione metafisica tomista sugli universali non è certo superata, ma anzi ha molto ancora da dire. Tant’è che è lo stesso Feser che ci fa sapere che la metafisica analitica contemporanea sta tornando a parlare di “intenzionalità fisica” non-cosciente (Molnar) o di “proto-intenzionalità” (Amstrong). Il concettualismo e il nominalismo, si sà, sono minati alla radice da problemi di contradditorietà e il rischio per la scienza è quello di accettare come principio la causalità basandosi su una metafisica che di fatto, eliminando ogni riferimento ad una causa che ha come fine un effetto, si elimina essa stessa (Whitehead).
    La posizione che Feser chiama A-T (aristotelico-tomista) è a par mio di gran lunga ancora la migliore quando si discute in termini di teleologia. E allora perché Quixote, che non è certo completamente estraneo al dibattito filosofico anche se valente semiologo, non prende in considerazione questa soluzione?
    Un perché a mio avviso ce lo dà fra le righe lo stesso Feser nell’articolo che ho preso come spalla per questo scritto: la filosofia contemporanea ritiene il tomismo una scuola defunta e non la prende nemmeno in considerazione. Cita gli studi di Shields e Ariew su Aristotele, studi che trascurano alla grande la posizione che Feser chiama realismo teoleologico scolastico”. Hanno ragione a farlo? O si stanno perdendo qualcosa a causa dell’errata convinzione che (cito) “nella filosofia contemporanea si ritiene che se una teleologia irriducibile esiste davvero in natura, allora deve esistere necessariamente un’intelligenza ordinatrice (probabilmente divina) che ne sia responsabile”? No! Nella soluzione A-T sugli universali non c’è questo assunto e sostiene che la teleologia è immanente al mondo naturale e non ha bisogno di ulteriori spiegazioni. Il collegamento fra teleologia delle cause finali e mente ordinatrice non è infatti considerato ovvio e questo è, per la scienza, sinonimo di libertà di studio!
    E allora perché quando si parla di cattolicesimo e scienza (e in esteso di “fede e ragione”), questi due termini sembrano sempre un ossimoro, un’antitesi assurda, alla cosidetta “persona media”?

    Occorre più dogmatismo oppure bisogna incunearsi sempre più nei dibattiti filosofici contemporanei non schifando il contraltare e il dibattito? E quanto invece è colpa di uno scientismo inconsapevole serpeggiante (anche nei maestri e nei professori dalle scuole primarie fino alle ultime università!) che praticamente mina la capacità di comprendere completamente i problemi che si mettono in campo e storicamente quali sono state TUTTE le soluzioni a quei problemi che oggi possono ancora dire qualche cosa?

    Infine un messaggio ai cosidetti tradizionalisti di passaggio. Vi rendete conto cosa c’è sotto anche solo la frase: “Dio vuole sia così” in termini filosofico razionale oggi? Se non ci si mette al passo con la scienza filosofica di OGGI (che non significa sottostare al mondo, ma far sapere che al mondo la propria posizione in modo chiaro e apririsi agli inevitabili dibattiti!) significa GIOCARSI la CREDIBILITA’ RAZIONALe della fede cattolica.
    E a questo io non ci sto.

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