Mi sono accorto che la lettura della Evangelii Gaudium mi richiamava alla memoria ricordi, riflessioni parallele, piccoli aforismi. Alcuni li ho annotati a margine delle righe che leggevo, altri li ho perduti. Ritornando indietro non mi sono sembrati completamente peregrini e allora mi sono chiesto se potessero servire a qualcuno… Allora mi sono detto: perché non tentare di pubblicare l’intera Esortazione comprensiva dei miei piccoli commenti come nota a piè pagina?
Potrebbe essere un invito in più alla lettura integrale dell’esortazione apostolica, e questo non è mai male. Inoltre i miei piccoli commenti non darebbero molto fastidio se lasciati a piè pagina, si potrebbero saltare senza alcun problema…
Ed eccoci qui dunque.
La mole di lavoro è immane e sapendo quello che ho da fare nei prossimi giorni è come tirarmi la zappa sui piedi. Ma voglio tentarci comunque, sapendo che posso anche prendermela abbastanza comoda e quello che riuscirò a fare, in caso non riuscissi a portare a termine il compito fino in fondo, non è comunque tempo perso.
Non aspettatevi nel mio commentario frammenti di portata epocale o richiami a chissà che somme letture. Non faccio altro, davvero, che leggere con voi lo scritto e durante la lettura appuntarmi i pensieri che la lettura stessa in me solleva.
Mi piacerebbe molto che nei commenti apparissero, in modo analogo e per quanto possibile, delle riflessioni che corrano parallele ai passi che mano a mano trascriverò e “commenterò”. Un modo per arricchirci a vicenda di aneddoti, di pensieri, di apoftegmi, dubbi, domande, risposte, dialogo, comprensione, cammino.
Croce-via.
ESORTAZIONE APOSTOLICA
EVANGELII GAUDIUM
1. La GIOIA 1 DEL VANGELO riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia. In questa Esortazione desidero indirizzarmi ai fedeli cristiani, per invitarli a una nuova tappa evangelizzatrice marcata da questa gioia e indicare vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni.
1 – GIOIA come prima parola dell’esortazione! Gioia che deriva in modo NECESSARIO dal Vangelo inteso come annuncio (cfr. Segalla, Evangelo e Vangeli). L’Abstract dell’Esortazione è dunque tracciare come e perché la Gioia irrompa necessariamente dal Vangelo e dal suo annuncio! Nelle varie traduzioni ecco l’inizio dell’esortazione (tutte stampate dalla tipografia Vaticana in maiuscolo!)“The JOY OF THE GOSPEL”, “La ALEGRIA DEL EVANGELIO” “Die FREUDE DES EVANGELIUM”, “la JOIE DE L’ÉVANGILE”, “a ALEGRIA DO EVANGHELO”
I. Gioia che si rinnova e si comunica
2. Il grande rischio del mondo attuale, con la sua molteplice ed opprimente offerta di consumo, è una tristezza individualista 1 che scaturisce dal cuore comodo 2 e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata. Quando la vita interiore si chiude nei propri interessi non vi è più spazio per gli altri, non entrano più i poveri, non si ascolta più la voce di Dio, non si gode più della dolce gioia del suo amore, non palpita l’entusiasmo di fare il bene. Anche i credenti corrono questo rischio, certo e permanente. Molti vi cadono e si trasformano in persone risentite, scontente, senza vita. Questa non è la scelta di una vita degna e piena, questo non è il desiderio di Dio per noi, questa non è la vita nello Spirito che sgorga dal cuore di Cristo risorto.
1 – tristezza individualista: la tristezza è individualista. La tristezza è un cuore che si chiude. Tristezza è un cuore che cede al materialismo moderno e al Homo homini lupus di Plauto citato da Hobbes! San Tommaso diceva invece: Homo Est Homini Amicus (De regimine principum, cfr. anche Contra Gent. III C, 117) poiché solo in forza dell’amicizia io posso istituire qualcosa che è garanzia dell’amicizia (cioè ad esempio lo Stato di Diritto qui o la pretesa di amicizia fra uomo e Dio)
2 – cuore comodo: un cuore che non brama più essere cuore può chiamarsi ancora tale? Un cuore che non cerca non è che un cuore VINTO.
3. Invito ogni cristiano, in qualsiasi luogo e situazione si trovi, a rinnovare oggi stesso 1 il suo incontro personale con Gesù Cristo o, almeno, a prendere la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta. Non c’è motivo per cui qualcuno possa pensare che questo invito non è per lui, perché « nessuno è escluso dalla gioia portata dal Signore ».[1] Chi rischia, il Signore non lo delude, e quando qualcuno fa un piccolo passo verso Gesù, scopre che Lui già aspettava il suo arrivo a braccia aperte. Questo è il momento per dire a Gesù Cristo: « Signore, mi sono lasciato ingannare, in mille maniere sono fuggito dal tuo amore, però sono qui un’altra volta per rinnovare la mia alleanza con te. Ho bisogno di te. Riscattami di nuovo Signore, accettami ancora una volta fra le tue braccia redentrici ». Ci fa tanto bene tornare a Lui quando ci siamo perduti! Insisto ancora una volta 2: Dio non si stanca mai di perdonare, siamo noi che ci stanchiamo di chiedere la sua misericordia. Colui che ci ha invitato a perdonare « settanta volte sette » (Mt 18,22) ci dà l’esempio: Egli perdona settanta volte sette. Torna a caricarci sulle sue spalle 3 una volta dopo l’altra. Nessuno potrà toglierci la dignità che ci conferisce questo amore infinito e incrollabile. Egli ci permette di alzare la testa e ricominciare, con una tenerezza che mai ci delude e che sempre può restituirci la gioia. Non fuggiamo dalla risurrezione di Gesù, non diamoci mai per vinti, 4 accada quel che accada. Nulla possa più della sua vita che ci spinge in avanti!
1 – oggi stesso: il pragmatismo di Papa Francesco si dimostra dirompente. Oggi stesso! Non attendere, non sai quando arriverà la notte, incontra oggi Cristo! E’ un richiamo dirompente a guardare la quotidianità, diretto ad ogni lettore. Ad ogni nuova lettura questa sarà un’esortazione PERENNE quasi a dire: “incontra ORA Dio perché l’ORA è di Dio”, ritrova Cristo nel tuo oggi, nel presente.
2 – ancora una volta: una delle sue prime omelie fu proprio dedicata alla misericordia. “Misericordiando” è uno dei neologismi più belli scaturiti dall’intervista del Papa per Civiltà Cattolica. E’ l’esortazione dalla quale, scrive Tornielli, molte persone sono tornate al sacramento della riconciliazione. A tale proposito, aneddoto. Il Don della mia parrocchia mentre parlava ai genitori di figli in attesa della prima confessione, fra cui io e mia moglie, salta fuori così: “si dice che la riconciliazione sia un sacramento in crisi. Tutte cazzate”. Amen
3 – sulle sue spalle: Ricordi dal corso fidanzati di cui già parlai. “Una notte un uomo fece un sogno. Sognò di passeggiare lungo la spiaggia con il Signore. In cielo balenavano scene della sua vita. Per ciascuna scena notò due serie di orme sulla sabbia: una apparteneva a lui e l’ altra al Signore. Quando gli fu balenata davanti agli occhi l’ ultima scena, si voltò a guardare le orme e notò che molte volte lungo il cammino vi era una sola serie di impronte. Notò anche che questo avveniva durante i periodi più sfavorevoli e più tristi della sua vita. Ne rimase disorientato e interrogò il Signore. “Signore, tu hai detto che se io avessi deciso di seguirti, tu avresti camminato tutta la strada accanto a me, ma io ho notato che durante i periodi più difficili della mia vita vi era una sola serie di orme. Non capisco perché, quando avevo più bisogno di te, mi hai abbandonato.” Il Signore rispose: “Mio amato figlio, io ti voglio bene e non ti abbandonerei mai. Durante i tuoi periodi di dolore e sofferenza, quando vedi solo una serie di orme, quelli sono i periodi in cui io ti ho portato in braccio.”
4 – per vinti: appunto! cfr. 1, 2 – cuore comodo
4. I libri dell’Antico Testamento avevano proposto la gioia della salvezza, che sarebbe diventata sovrabbondante nei tempi messianici. Il profeta Isaia si rivolge al Messia atteso salutandolo con giubilo: « Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia » (9,2). E incoraggia gli abitanti di Sion ad accoglierlo con canti: « Canta ed esulta! » (12,6). Chi già lo ha visto all’orizzonte, il profeta lo invita a farsi messaggero per gli altri: « Sali su un alto monte, tu che annunci liete notizie a Sion! Alza la tua voce con forza, tu che annunci liete notizie a Gerusalemme » (40,9). La creazione intera partecipa di questa gioia della salvezza: « Giubilate, o cieli, rallegrati, o terra, gridate di gioia, o monti, perché il Signore consola il suo popolo e ha misericordia dei suoi poveri » (49,13).
Zaccaria, vedendo il giorno del Signore, invita ad acclamare il Re che viene umile e cavalcando un asino: « Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso! » (Zc 9,9). Ma forse l’invito più contagioso è quello del profeta Sofonia, che ci mostra lo stesso Dio come un centro luminoso di festa e di gioia che vuole comunicare al suo popolo questo grido salvifico. Mi riempie di vita rileggere questo testo: « Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente. Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia » (Sof 3,17).
È la gioia che si vive tra le piccole cose 1 della vita quotidiana, come risposta all’invito affettuoso di Dio nostro Padre: « Figlio, per quanto ti è possibile, tràttati bene … Non privarti di un giorno felice » (Sir 14,11.14). Quanta tenerezza paterna si intuisce dietro queste parole!
1 – tra le piccole cose: fu l’errore di Giordano Bruno. Meglio mancare alte imprese degne di una creatura di Dio, che riuscire in piccole! Immane cretina ovviamente poiché è meglio fare bene (in senso biblico, fare in grande, FARE DA DIO!) cose piccole, che pretendere che l’uomo sia più di quello che è chiamato da Dio stesso ad essere
5. Il Vangelo, dove risplende gloriosa la Croce di Cristo, invita con insistenza alla gioia. Bastano alcuni esempi: « Rallegrati » è il saluto dell’angelo a Maria (Lc 1,28). La visita di Maria a Elisabetta fa sì che Giovanni salti di gioia nel grembo di sua madre (cfr Lc 1,41). Nel suo canto Maria proclama: « Il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore » (Lc 1,47). Quando Gesù inizia il suo ministero, Giovanni esclama: « Ora questa mia gioia è piena » (Gv 3,29). Gesù stesso « esultò di gioia nello Spirito Santo » (Lc 10,21). Il suo messaggio è fonte di gioia: « Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena » (Gv 15,11). La nostra gioia cristiana scaturisce dalla fonte del suo cuore traboccante. Egli promette ai discepoli: « Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia » (Gv 16,20). E insiste: « Vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia » (Gv 16,22). In seguito essi, vedendolo risorto, « gioirono » (Gv 20,20). Il libro degli Atti degli Apostoli narra che nella prima comunità « prendevano cibo con letizia » (2,46). Dove i discepoli passavano « vi fu grande gioia » (8,8), ed essi, in mezzo alla persecuzione, « erano pieni di gioia » (13,52). Un eunuco, appena battezzato, « pieno di gioia seguiva la sua strada » (8,39), e il carceriere « fu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per aver creduto in Dio » (16,34). Perché non entrare anche noi in questo fiume di gioia?
6. Ci sono cristiani che sembrano avere uno stile di Quaresima senza Pasqua 1 . Però riconosco che la gioia non si vive allo stesso modo in tutte la tappe e circostanze della vita, a volte molto dure. Si adatta e si trasforma, e sempre rimane almeno come uno spiraglio di luce che nasce dalla certezza personale di essere infinitamente amato, al di là di tutto. Capisco le persone che inclinano alla tristezza per le gravi difficoltà che devono patire, però poco alla volta bisogna permettere che la gioia della fede cominci a destarsi, come una segreta ma ferma fiducia, anche in mezzo alle peggiori angustie: « Sono rimasto lontano dalla pace, ho dimenticato il benessere … Questo intendo richiamare al mio cuore, e per questo voglio riprendere speranza. Le grazie del Signore non sono finite, non sono esaurite le sue misericordie. Si rinnovano ogni mattina, grande è la sua fedeltà … È bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore » (Lam 3,17.21-23.26).
1 – stile di Quaresima senza Pasqua: lo stile di questa frase è puro Bergoglio, per come l’abbiamo conosciuto. Uno che affonda diretto la ragione nella realtà e se ne esce con immagini secche ed evocative. Da dove nasce la gioia del Vangelo, dell’annuncio? Ovvio: dalla Pasqua! Tutto il resto è conseguenza! Perciò come si può non avere sempre sottocchio il MOTIVO che spinge il cristiano? Semplice, quadrato, Bergoglio.
7. La tentazione appare frequentemente sotto forma di scuse e recriminazioni, come se dovessero esserci innumerevoli condizioni perché sia possibile la gioia. Questo accade perché « la società tecnologica ha potuto moltiplicare le occasioni di piacere, ma essa difficilmente riesce a procurare la gioia ».[2] Posso dire che 1 le gioie più belle e spontanee che ho visto nel corso della mia vita sono quelle di persone molto povere che hanno poco a cui aggrapparsi. Ricordo anche la gioia genuina di coloro che, anche in mezzo a grandi impegni professionali, hanno saputo conservare un cuore credente, generoso e semplice. In varie maniere, queste gioie attingono alla fonte dell’amore sempre più grande di Dio che si è manifestato in Gesù Cristo. Non mi stancherò di ripetere quelle parole di Benedetto XVI che ci conducono al centro del Vangelo: « All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e, con ciò, la direzione decisiva ».[3]
1 – Posso dire che: sarò uno che ha letto poco di Magistero, ma a me pare la prima volta che un Papa si metta a parlare di sé stesso e dei suoi ricordi in modo tanto colloquiale. E’ come un amico che ti incoraggia e per farlo prende come esempio quello che vive lui, nell’oggi (appunto!). Dice: “a me succede così, credimi!”. Come dice spesso Don Armando (uno degli esempi di Don più belli che io abbia mai avuto l’onore di incontrare) usando il bel bergamasco: “arda che bel!”
8. Solo grazie a quest’incontro – o reincontro – con l’amore di Dio, che si tramuta in felice amicizia, siamo riscattati dalla nostra coscienza isolata e dall’autoreferenzialità. Giungiamo ad essere pienamente umani 1 quando siamo più che umani, quando permettiamo a Dio di condurci al di là di noi stessi perché raggiungiamo il nostro essere più vero. Lì sta la sorgente dell’azione evangelizzatrice. Perché, se qualcuno ha accolto questo amore che gli ridona il senso della vita, come può contenere il desiderio di comunicarlo agli altri?
1 – pienamente umani: ovviamente l’incontro o il re-incontro con la nostra vera immagine, quella completa, infinita, santa, non può che portare alla consapevolezza di cosa significhi ESSERE umani, di cosa significhi “essere” (l’esse del tomismo) e con esso della nostra finalità. La finalità è ciò che oggi si vuole distruggere. E l’uomo senza finalità può davvero tutto.
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