Come sanno coloro che hanno seguito questo blog fin dall’inizio, siamo tra coloro che condividono l’approccio di questo vero maestro in filosofia che è Mons. Antonio Livi , il cui sito è da sempre presente tra quelli che consigliamo. Quel che ci ha sempre convinto è proprio il “metodo” Livi, che con spirito squisitamente epistemologico costruisce la metafisica sulla logica che diventa per lui, e in questo lo seguiamo assoluatmente, “aletica” e d’altro lato sul “senso comune” che è il punto di partenza di ogni pensiero sensato.
Alcuni ambienti de facto fuori della Chiesa cattolica come quelli tradi-protestanti hanno cercato di appropriarselo ancora una volta torcendo la verità, come sempre loro incancrenato vizio, citandone frasi fuori contesto secondo loro abitudini e commentandolo a torto e a casaccio. Già in gennaio di quest’anno abbiamo avuto occasione nel nostro post “Sculacciata di Mons. Antonio Livi ai filo-tradi-protestanti di ogni risma” di mostrare quanto egli fosse lontano da quelle posizioni che sono il tarlo di quel pensiero para-cattolico.
Oggi abbiamo il piacere di rinviare caldamente i nostri lettori ad un’intervista di Mons Livi apparsa sul sito Cooperatores Veritatis, dove questo maggiore filosofo cattolico si esprime esattamente su tutti i principali soggetti che da sempre sono a cuore a Croce-Via come la metafisica, l’ermeneutica della continuità, l’obbedienza al Magistero , l’incombente Sinodo sulla Famiglia. Ne diamo qualche citazione e rinviiamo i lettori al sito originale per la lettura completa e contestualizzata
Circa la Metafisica e la Teologia:
“La metafisica non è un optional per l’intelligenza. Essa è l’essenza stessa della filosofia, in quanto esigenza razionale dell’uomo che desidera orientarsi nel mondo in cui vive e si domanda da dove viene, dove va e che ruolo gli spetta nella vita. La filosofia è ricerca di quella sapienza che è molto più necessaria per l’uomo di quanto non siano le conoscenze tecniche offerte dalle scienze particolari. Questa sapienza l’uomo la trova in sé stesso, inizialmente, nelle certezze fondamentali che costituiscono il “senso comune”, e poi anche nella religione naturale, che è presente in forme diverse tutte le civiltà. Ma un approccio propriamente scientifico (ossia rigoroso e dimostrativo) ai grandi temi della sapienza è pure necessario, e per questo la civiltà greca classica elaborò una “scienza dell’intero” che è appunto la metafisica. Essa fu ed è tuttora talmente ricca di vera sapienza naturale che il cristianesimo, quando si diffuse nel modo ellenistico, ne fece lo strumento privilegiato dell’interpretazione razionale della verità rivelata. “
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… la dignità dell’uomo è stata difesa e attuta nella prassi sociale proprio dalla teologia cristiana, che ha elaborato già nell’età patristica l’originale e feconda nozione dell’uomo come “persona”. E questa preziosa nozione è di natura schiettamente metafisica, tant’è che coloro che la mettono da parte non hanno più argomenti per difendere la vita dalla prassi abortista e dalle leggi che la giustificano.
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La vera teologia è quella scienza che fa un cristiano che crede alla rivelazione divina, formalizzata nei dogmi della Chiesa, e tenta di illustrare razionalmente i contenuti di questa rivelazione, svolgendo così una missione culturale preziosa al servizio della fede di tutti noi. Quando invece uno studioso, cattolico o luterano che sia, prescinde dalla verità della rivelazione divina e mette i dubbio o interpreta arbitrariamente i dogmi della fede, le sue tesi sono mera “filosofia religiosa”. La “filosofia religiosa” si riconosce subito, perché è sempre un discorso ambiguo, spesso soltanto retorico, che tenta di imporre anche ai credenti una sapienza meramente umana, con la pretesa di possedere una conoscenza superiore rispetto alla fede dei “semplici” e persino rispetto al magistero della Chiesa (tecnicamente questo si chiama “gnosticismo”).
…. Pierre Teilhard de Chardin, Karl Rahner, Edward Schillebeeckx, Bernhard Häring, Johann Baptist Metz e Hans Küng sono tutti autori di teorie teologiche false, in quanto contrarie allo spirito e talvolta anche alla lettera del dogma cattolico. Le loro opere sono tutte espressioni della medesima filosofia religiosa di stampo immanentistico e progressistico, anche se ciascuno di essi ha lavorato in campi diversi. [Di Henri de Lubac, Jean Daniélou, Hans Urs von Balthasar, John Courtney Murray; Yves Congar, Dominique Chenu, Louis Bouyer] si può dire che sono teologi seri, autori di opere importanti, anche se alcuni di loro hanno aderito talvolta a correnti di pensiero di orientamento fideistico. Ci sono poi altri nomi da ricordare tra i veri teologi, ad esempio lo svizzero Charles Journet e naturalmente il tedesco Joseph Ratzinger.”
Circa il Magistero della Chiesa:
“… il criterio cattolico per discernere il vero profeta dal falso profeta e il buon maestro dal cattivo maestro è la fedeltà ai dogma cattolico. … . Poi Gesù ha voluto affidare la rivelazione dei misteri della salvezza agli Apostoli, dicendo: «Chi ascolta voi, ascolta me; chi disprezza voi disprezza me». Quindi, noi cattolici dobbiamo dare retta sempre e soltanto al magistero della Chiesa, ossia alla dottrina degli Apostoli e dei loro successori, una dottrina che costituisce una catena ininterrotta di fedele trasmissione degli insegnamenti e dei comandamenti di Cristo Maestro. …”
Circa l’ermeneutica della continuità:
Sono state dette tante cose sul Vaticano II in questi cinquant’anni. Io, come cattolico, non voglio parlarne se non come un momento di quella «evoluzione omogenea del dogma» (secondo l’espressione felice di Marin Sola) che assicura sempre ai fedeli la trasmissione fedele della dottrina di Cristo e la sua opportuna applicazione pastorale in ogni tempo. Questo concilio ecumenico non ha voluto introdurre alcuna variazione sostanziale nel dogma, ma solo aprire la strada a una nuova evangelizzazione, nei modi ritenuti più confacenti alla situazione culturale del mondo moderno. Le riforme conciliari, come quella della liturgia, sono state viste come utili alla pastorale anche da personalità ecclesiastiche di profonda spiritualità e di sicura ortodossia, come il cardinale Siri (vedi Giuseppe Siri, Dogma e liturgia, a cura di Antonio Livi, Casa Editrice Leonardo da Vinci, Roma 2014). Certo, ci sono stati anche tanti orribili abusi liturgici, ma sono tutti contrari alla lettera e allo spirito dei decreti conciliari. Como sono contrari alla lettera e allo spirito dei decreti conciliari i discorsi di chi manipola il Vaticano II per imporre, sotto l’etichetta di “teologia conciliare”, la propria ideologia. Il Vaticano II è un momento del magistero ecclesiastico, che ha come unici titolari i vescovi in comunione con il Papa. Un concilio è autorevole perché un Papa lo ha convocato, un Papa lo ha presieduto e infine un Papa lo ha promulgato. Il Concilio non è un’assemblea di teologi, con una maggioranza (i progressisti) che ha vinto e una minoranza (i conservatori) che è stata sconfitta. Lo ha spiegato bene papa Benedetto XVI, quando ha voluto distinguere opportunamente tra il vero Concilio e il «concilio dei media». E qui torniamo al discorso dei falsi profeti e dei cattivi maestri, il cui imperdonabile peccato è di essersi sostituiti arbitrariamente, con l’uso accorto della retorica, a chi nella Chiesa ha autorità (divina) per insegnare, dirigere e santificare.”
Circa Papa Francesco :
“… Papa Francesco, quando ha parlato come maestro della fede, non ha mai contraddetto i suoi predecessori. I suoi due unici documenti dottrinali (l’enciclica Lumen fidei e l’esortazione apostolica Evangelii gaudium) non contengono alcun insegnamento in contrasto con quelli di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. “
Circa l’obbedienza :
“ Preciso solo una cosa: la disobbedienza al papa si ha solo quando si agisce contro ciò che è stabilito dal Diritto canonico o è stato formalmente ordinato dall’autorità pontificia attraverso uno dei dicasteri della Santa Sede. Non c’è disobbedienza se un fedele cattolico assume opinioni e attua iniziative all’interno di quei precisi margini di libertà che la Chiesa gli riconosce.”
Circa i prossimi Sinodi
“Se da una parte il cardinal Kasper (che come teologo è assai ambiguo e incoerente) vaneggia di una presunta “pastorale” che di fatto mette da parte il dogma sacramentario e il diritto canonico, altri cardinali teologicamente molto più credibili (tra gli altri, Carlo Caffarra, Mauro Piacenza e Walter Brandmüller) hanno chiarito a più riprese che nella Chiesa la pastorale è un’applicazione fedele e intelligente del dogma all’opera di santificazione dei fedeli. Non è una mera prassi di “accoglienza” e di benevolenza umana con le persone che sono in stato di peccato mortale e non ne vogliono uscire, cambiando vita e ricorrendo al sacramento della riconciliazione. La pastorale è incoraggiamento alla conversione, non connivenza con il peccato altrui (forse per rendere la propria coscienza meno avvertita circa i peccati propri).”
…
Escludo nel modo più categorico la possibilità che il Papa avalli un sinodo dei vescovi nel quale venga abolita la dottrina sacramentaria e canonica sul matrimonio e l’Eucaristia. … La Chiesa è di Cristo, ripeteva Benedetto XVI negli ultimi giorni del suo pontificato. Ciò significa che noi, semplici fedeli, nel tempo del nostro pellegrinaggio terreno non dobbiamo fare altro che essere personalmente fedeli, cioè vivere uniti a Cristo con la grazia santificante, e poi adoperarci con tutti i mezzi dell’apostolato affinché anche gli altri (quelli che possiamo orientare con il nostro esempio e la nostra parola) lo siano. Poi, lasciamo tutto nella mani della Provvidenza, e non pretendiamo di sostituirci ad essa.”
In Pace
Categories: Attualità cattolica, Ermeneutica della continuità, Filosofia, teologia e apologetica, Sinodi della famiglia