Protestatio Fidei

Rito Cattolico vs. Rito Post-Cattolico (art.1 T.C.)

Non è una questione di merletti, come avrebbe potuto esserlo ancora ai tempi del pontificato di Benedetto XVI: in seguito alla pubblicazione dell’Art1. di Traditiones Custodes siamo di fronte ad una pura questione di Professione di Fede, Protestatio Fidei: con esso il metro per giudicare quale sia la lex orandi della Chiesa cattolica sarebbe la foto di sotto, cioè, quella di sotto pretenderebbe, secondo T.C., giudicare della lex credendi di quella di sopra.

Differenti lex orandi implicano diffferenti lex credendi, ragione per la quale la Santa Chiesa è sempre stata molto ligia a seguire l’esempio della Tradizione, sia nella Chiesa latina che in quella orientale: l’ovvia costante evoluzione lungo i secoli ed i millenni della lex orandi si è sempre fatta in modo organico, senza cesure con il passato, le forme rituali precedenti a sostegno più o meno diretto di quelle susseguenti e vegliando sempre acciocché la lex credendi sia la stessa di quella Apostolica, il che è anche garantito da una successione episcopale ininterrotta fin dagli albori del Cristianesimo.

La questione che pongo è la seguente: quando vado alla messa secondo Paolo VI nel quadro dell’Articolo 1 di Traditionis Custodes, faccio la stessa professione di fede che quando vado alla Santa Messa cattolica? Benedetto XVI ed i suoi predecessori ne erano convinti, e questa convinzione era teorizzata con il concetto di ermeneutica della continuità e delle due forme per un medesimo rito; il Papa attuale, contro il parere di tutti i suoi predecessori è convinto di no, onde per cui ha emanato questo famoso articolo 1.

La questione sembra difficile da diramare da un punto di vista teorico, visto che i papi stessi non sono d’accordo: sì, abbiamo la stessa professione di fede dicono i primi, no, abbiamo una lex orandi e credendi differenti dice l’ultimo: chi di essi ha ragione? Penso che il momento è cruciale di tornare tommasianamente e aristotelicamente alla realtà pura e semplice e chiedersi semplicemente qual’è il contenuto della professione di fede di chi va al Novus Ordo e quale di chi va alla Santa Messa Cattolica.

Vi è un interessantissimo articolo del corrente 20 febbraio su Lifesitenews intitolato “Gli ultimi dati mostrano che la Messa in latino continua a prosperare negli Stati Uniti nonostante la soppressione vaticana” che mostra interessanti statistiche che valgono la pena di essere analizzate: Gesù ci ha insegnato di sempre giudicare un albero dai suoi frutti, il che vuol dire avere pazienza da un lato e dall’altro di rimanere sempre fattuali nelle proprie valutazioni.

Con l’aiuto di chatGPT ho tirato fuori da quest’articolo le seguenti tre tabelle, però consiglio i lettori di andare direttamente alla fonte che esplicita in dettaglio il contesto di questi tre studi. Tutte le tre tabelle riguardano la Chiesa cattolica negli USA ma, personalmente, non sono a conoscenza di nessun’altra statistica similare fatta in Europa e quindi dovremo accontentarci di queste, sospettando che i risultati sarebbero addirittura peggiori dalle parti nostre, almeno da quel che osserviamo anedotticamente.

Nella prima tabella vediamo nella prima colonna in cosa credono, quale sia la loro lex credendi, coloro che vanno alla messa secondo l’ Art 1 di TC dopo 60 anni di pratica, mentre la seconda colonna mostra la lex credendi di chi va alla Santa Messa : i primi accettano in stragrande maggioranza tutti i comportamenti immorali condannati da sempre dalla Chiesa, mentre nei secondi l’impatto dell’infatuazione mondana è ridotta ad un minimo statistico.

Ciò dimostra (1) che la messa di Paolo VI non solo non è capace di arginare la perdita della fede cattolica nei fedeli che la frequentano ma (2), addirittura, sembra essere diventata, nella fattualità storica, un veicolo per tali eresie.

Una cosa sono le idee, un’altra i fatti concreti della vita quotidiana: una cosa è dire essere contro la contraccezione e l’aborto, un’altra è il non praticarli e avere da educare e da sovvenire, a volte eroicamente, ai bisogni di una famiglia cospicua.

La seguente tabella è interessantissima al soggetto in quanto vediamo che le donne che vanno alla Santa Messa hanno su per giù il doppio di bambini di quelle che vanno al rito paolino. Ancora una volta vediamo che nella vita concreta chi frequenta la Santa Messa cattolica tende a davvero vivere nella propria carne le virtù teologali di fede, speranza e carità in modo molto più coerente.

L’obbedienza alle leggi della Chiesa, in particolare la partecipazione alla messa dominicale è un ordine di grandezza superiore tra le persone che vanno alla Santa Messa che tra quelle che vanno alla messa secondo l’Art.1 di TC.

Questa prossima ultima tabella illustra la differenza tra coloro che vanno alla Santa Messa (TLM) e coloro che hanno frequentato il N.O. paolino: nella prima riga si ricorda che chi frequenta le celebrazioni della prima ha un profilo più giovane (direi molto più giovane) di colui che frequenta il NO; nella seconda riga si mostra l’attrattività di una vocazione religiosa o sacerdotale per le persone che frequentano i due tipi di cerimonie, in parole povere non ci sarebbe nessuna crisi di vocazioni se celebrassimo dappertutto la Santa Messa cattolica; la terza riga è interessante, poiché mentre negli USA ci sono 51% di donne, a frequentare la Santa Messa, invece, sono ben 57% di uomini, il che mostra che la Santa Messa è percepita come una realtà virile, mentre l’abbandono della presenza mascolina nella messa paolina ci obbliga a porre le buone domande su altri piani; nella quarta riga si vede l’attrattività fenomenale della Messa cattolica per i convertiti contro un numero statisticamente insignificante per coloro che frequentano il N.O.; similmente il numero di color che tornano alla pratica cattolica è del 25% per chi frequenta la Santa Messa cattolica, cosiccome il numero delle persone che vi va perché influenzati dai propri genitori è del 16%: il tutto ci mostra che questa Liturgia veramente chiama gli uomini e le donne di tutte le Nazioni ed è lungi dall’essere rinchiusa su se stessa.

Possiamo concludere che, su un piano statistico e sperimentale, la forma paolina del Rito Romano non può essere una pietra di paragone alla quale si debba misurare la lex credendi e quindi orandi delle altre varie forme storiche: essa non garantisce protezione della lex credendi, ma, peggio ancora, è strumento pratico di eresia, apostasia e, ormai , da quando l’Art.1 di Traditionis Custodes l’ha eretta a livello di unica pietra di paragone, addirittura anche di scisma.

La domanda che si pone con giustezza l’autore dell’articolo citato è perché un cattolico verace vorrebbe cancellare la lex orandi della Santa Messa?

Is (i.e.,crimen) fecit cui prodest!

Cui prodest? A chi conviene che i cattolici pratichino la contraccezione, l’aborto, il matrimonio gay, non abbiano bambini, non vadano a messa, non riflettino a nessun percorso vocazionale, i cui maschi non vadano a messa, che non ci siano convertiti, che chi ha lasciato la Chiesa non ci torni più?

Cui prodest?

E noi cosa vogliamo per le persone che amiamo? Qual’è la nostra Fede? La nostra Speranza? La nostra Carità?

Però rimaniamo sempre fiduciosi e sempre all’erta: Novit enim Deus qui sunt Suis!

In Pace

ADDENDUM: Letto oggi su Le Salon Beige e sono dati interessanti rispetto al soggetto discusso qui e che mette in risalto l’oggettiva persecuzione dei cristiani fedeli da parte dei rappresennati ufficiali della chiesa post-cattolica che segue Sua Santità Francesco nello scisma proclamato nell’Art.1 di TC.

Gli abusi finanziari, sessuali, spirituali, che portano molti dei nostri contemporanei a respingere ogni legame con la Chiesa Cattolica, si aggiungono ad una crisi della Fede che si riflette nei numeri. Meno del 2% dei battezzati va a Messa ogni domenica. Tra questi, un quarto dei praticanti di meno di 40 anni si è unito alle comunità di rito tradizionale. Il pellegrinaggio di Chartres organizzato a Pentecoste da Notre-Dame de Chrétienté attrae fino a 15.000 persone. Ma, diocesi per diocesi, centinaia di adolescenti e adulti attendono il beneplacito di un vescovo per essere confermati secondo il rito tradizionale. È necessaria un’autorizzazione per sposarsi nella forma straordinaria, alcune diocesi rifiutano la celebrazione dei funerali secondo l’antico Ordo. I vescovi rifiutano di dare il titolo di scuole cattoliche a più di 300 scuole non contrattuali che scolarizzano tra 30.000 e 40.000 piccoli battezzati. Mentre la raccolta nazionale delle sintesi sinodali francesi inviata a Roma nel giugno 2022 promuove la messa in discussione del celibato dei preti, l’accesso delle donne agli ordini sacri, la creazione di “contro-poteri” laici nelle diocesi o l’accesso ai sacramenti dei divorziati-risposati, i catechismi organizzati nelle comunità legate all’antico Ordo accolgono migliaia di bambini, tra cui sempre più figli di famiglie “non tradizionaliste



Categories: Attualità cattolica, Liturgia e Sacra scrittura, Populus Traditionis Custodum, Simon de Cyrène

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60 replies

  1. Un caro saluto Simon.
    È possibile professare la *lex credendi della Santa Messa Cattolica « usando » la lex orandi del rito paolino?

    • I Papi precedenti a questo dicevano di sì.
      Questo qui dice di no: quindi seguiamo il Papa in carica e visto che vogliamo rimanere cattolici lo seguiamo non andando al rito paolino post TC.
      Non fosse altro sul piano prudenziale visto i risultati …
      In Pace

      • Perdonami, ma francamente non ravviso motivi per seguire il Papa in carica su questo.
        Sempre che sia ciò che l’augusto afferma.

        Per come la vedo io ci sono due possibilità.
        – Francesco afferma che lex credendi e orandi sono ora diverse? Problemi suoi.
        Non si obbedisce alla menzogna. Ciò che era Santo prima resta Santo ora. E lo dice la Ragione. Non soltanto perché BXVI dixit.

        – Francesco afferma che lex credendi e orandi (in realtà nomina solo orandi (ex art.1 TC)) sono solo quelle presenti nei libri liturgici promulgati da P.VI e GPII? Ok. Tanto per questi due pontefici vale l’ermeneutica della continuità, quindi…
        Anche se voleva differenziarle non c’è riuscito.

        • C’è del vero in quel che dici, carissimo!
          Però, bisogna umilmente seguire il Papa in quel che c’è di cattolico: (1) distinguere quel che dice, (2) obbedire da cattolico su quel che dice di cattolico.
          Orbene ha detto che (1) il NO non obbedisce alla legge orandi ( e quindi credendi) della Chiesa cattolica, quindi (2) mi limito oramai ad andare al rito che esprime questa lex orandi (e quindi credendi) cattolica evitando, per l’appunto, la neo lex orandi.
          Per giunta, ormai, ben vediamo i risultati obiettivi della qualità pastorale del NO che sono drammaticamente nulli su tutti i piani senza eccezione: allora, che ci andrei a fare?
          😉

          In Pace

        • Però concordo con te che tutti questi documenti di vario grado emanati da Sua Santità Francesco non si applicano ai cattolici perché vanno contro quel che stabilisce la stessa Chiesa: infatti si applicano solo a chi fa parte della sua neo-chiesa e noi ce ne possiamo “fregare” allegramente.
          Tutto da vedere secondo le circostanze concrete di ciascuno, la diocesi in questione , etc etc: è sempre difficile durante un scisma, le cose non sono chiare e tutto è un po nella melma in assenza di un Pastore riconosciuto integerrimo nella Fede da parte del santo Gregge.
          Paziena, fiducia, speranza e tanta carità!
          In Pace

          • « Quel che stabilisce la Chiesa ».

            Non è affatto facile capirlo. Perlomeno su questioni ancora aperte…
            da 60 anni… ancora aperte… diamine.
            Troppa politica nella Chiesa.
            Troppa paura di pestare i piedi alla fazione sbagliata. Non va bene.

            • Onestamente, è il risultato di una spiritualità piccolo borghese che ha invaso il tessuto stesso della Chiesa.
              Non si vogliono più vedere cattolici che fanno la scelta di Cristo radicalmente, incessantemente, eroicamente con l’aiuto dello Spirito Santo.
              Tentare di vivere come l'”essere di Cristo” comanda è un’offesa per chi passa il suo tempo a patteggiare con la propria mediocrità invece di trascenderla con la Grazia di Dio: ho male al ginocchio o alla anca quindi non mi metto a ginocchio davanti al mio Creatore e Salvatore, ho una buona ed eccellentissima scusa, e sono Papa.
              Così è…
              In Pace

  2. Ho provato a dare un senso alle statistiche ma ci sono un po’ di domande che emergono :
    1) quale certezza c’è che tali statistiche siano reali ?
    2) nella statistica sulla presenze alla messa , ma in genere in tutte le statistiche , viene fatto un errore evidente. Mentre per i cattolici che aderiscono al NO si fa una differenza tra numero totale e numero di coloro che vanno a messa , quale è il metodo con il quale si danno i dati di coloro che vanno alla messa del VO rispetto a un non ben precisato numero di fedeli del VO ?
    In altre parole se l unico parametro di appartenenza è la partecipazione alle messe del VO, è evidente che esso tenda al 100%. (Il 100% di coloro che vanno al mare va, appunto, al mare).
    3) da nessuna parte è evidenziato il totale dei fedeli complessivo. Nella chiesa cattolica vi sono dei cammini di fede che seguono il NO che, presi separatamente hanno dal totale degli altri , costituiscono un nucleo con dei numeri impressionanti positivi a livello di figli, vocazioni, partecipazione etc (prendo ad esempio il Cammino Neocatecumenale , che è una realtà che conosco). È evidente che se paragoniamo i fedeli che seguono questi cammini con quelli che seguono il VO abbiamo dei dati che risultano confrontabili e forse superiori.

    • Sono osservazioni sensate queste tue.
      Queste statistiche sono, per me, soprattutto interessanti quando si paragonano i contenuti della fede cattolica tra i due gruppi come anche i comportamenti concreti.
      Quanto alla partecipazione alla messa non è tanto il numero assoluto che conta, quanto l’evoluzione nel tempo che vi è mostrata che non è parallela per niente.
      Grazie
      In Pace

  3. – Ciò che rende valida una Santa Messa è la Consacrazione del pane e del vino che diventano realmente il Corpo ed il Sangue di Cristo: “Il nostro Salvatore nell’ultima cena, la notte in cui fu tradito, istituì il sacrificio eucaristico del suo corpo e del suo sangue, onde perpetuare nei secoli fino al suo ritorno il sacrificio della croce, e per affidare così alla sua diletta sposa, la Chiesa, il memoriale della sua morte e della sua resurrezione: sacramento di amore, segno di unità, vincolo di carità, convito pasquale, nel quale si riceve Cristo, l’anima viene ricolma di grazia e ci è dato il pegno della gloria futura.” (SC 47)
    – Tutte azioni e le parole oltre la Consacrazione sono solo un supporto che dovrebbe servire, come ben chiarisce il CVII, ad una maggiore comprensione e partecipazione del Sacrificio Eucaristico: “Perciò la Chiesa si preoccupa vivamente che i fedeli non assistano come estranei o muti spettatori a questo mistero di fede, ma che, comprendendolo bene nei suoi riti e nelle sue preghiere, partecipino all’azione sacra consapevolmente, piamente e attivamente;” (SC 48a)
    – Per ottenere questo, il CVII auspicava che i fedeli “siano formati dalla parola di Dio; si nutrano alla mensa del corpo del Signore; rendano grazie a Dio; offrendo la vittima senza macchia, non soltanto per le mani del sacerdote, ma insieme con lui, imparino ad offrire se stessi, e di giorno in giorno, per la mediazione di Cristo, siano perfezionati nell’unità con Dio e tra di loro, di modo che Dio sia finalmente tutto in tutti.” (SC 48b)
    – Questo auspicio dei Padri conciliari è stato però sostanzialmente disatteso e tradito dal nostro attuale Santo Padre che ha, di fatto, reso carta straccia tutti gli auspici del CVII: l’esempio più lampante ed eclatante è la sciatteria con la quale papa Francesco presiede quelle che, anche se vengono chiamate Messe, non sono altro delle esaltazioni della sua persona.

    • A scanso di equivoci, chiarisco che la consacrazione è valida, ma il « contorno », che secondo il CVII avrebbe dovuto illuminare i fedeli sul memoriale della morte e resurrezione di Cristo e sulla transustanziazione, viene incentrato sulla figura del nostro Santo Padre.

      • La messa è valida se il sacerdote fa quel che la Chiesa vuole sia fatto.
        La questione che mi porrei è la seguente: un sacerdote che facesse un rito che non è in continuità con la lex orandi/credendi della Chiesa, fa quel che la Chiesa vuole sia fatto? Anche se usa una « formula » corretta? Un sacramento non è mica magia che tiene ad una sola formula! E a me sembra un ossimoro.
        Il mio punto di vista è prudenziale: nel dubbio, mi astengo e vado solo ad una messa dove il prete ed il suo
        vescovo non accettano la cesura dell’art 1 di TC.
        Ma uno scisma è sempre difficile all’inizio: chi segue Francesco sull’art1 di TC è chiaramente fuori dalla Chiesa cattolica, ma non ne è per forza cosciente anche se lo è materialmente; non è mica scritto sulla fronte se uno dice la messa come lo vuole la Chiesa o come lo vuole Papa Francesco; insomma tutte queste cose necessitano tempo per decantarsi.
        Per questo in questi tempi orribilissimi, mi piace citare che  » novit enim Deus qui Suis sunt »
        In Pace

        • Ti rispondo facendo copia incolla dell’art. 1128 del CCC: « È questo il significato dell’affermazione della Chiesa: (Concilio di Trento, Sess. 7a, Canones de sacramentis in genere, canone 8: DS 1608.) i sacramenti agiscono ex opere operato (lett. « per il fatto stesso che l’azione viene compiuta »), cioè in virtù dell’opera salvifica di Cristo, compiuta una volta per tutte. Ne consegue che « il sacramento non è realizzato dalla giustizia dell’uomo che lo conferisce o lo riceve, ma dalla potenza di Dio ». (San Tommaso d’Aquino, Summa theologiae, III, q. 68, a. 8, c.)
          Quando un sacramento viene celebrato in conformità all’intenzione della Chiesa, la potenza di Cristo e del suo Spirito agisce in esso e per mezzo di esso, indipendentemente dalla santità personale del ministro. Tuttavia i frutti dei sacramenti dipendono anche dalle disposizioni di colui che li riceve. »
          Ed il Catechismo di San Pio X, al n. 600 specifica:
          « Qual’è la forma del sacramento dell’Eucaristia?
          La forma del sacramento dell’ Eucaristia consiste nelle parole usate da Gesù Cristo: questo è il mio Corpo, questo è il mio Sangue. »

          • Esattamente questo: ” quando un sacramento viene celebrsto in conformità all’intenzione della Chiesa…”
            Purtroppo l’art 1 TC non può essere l’espressione dell’intenzione della Chiesa visto che la contraddice.
            Ergo, chi celebra la messa con questa intenzione non celebra in conformità con l’intenzione della Chiesa, per l’appunto.
            In Pace

            • Mi meraviglio di te: un dottore (nel senso che è laureato) privato, che incidentalmente è anche il nostro Papa, afferma, senza ovviamente aver ben capito cosa sia effettivamente la « Lex orandi » secondo la tradizione cattolica, che « I libri liturgici promulgati dai santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità ai decreti del Concilio Vaticano II, sono l’unica espressione della lex orandi del Rito Romano. » e tu gli dai retta?

              • Appunto, no.
                In Pace

              • Mi trovo concorde con lorenzo: c’è un evidente intenzione nel Papa di accelerare in modo che esista nel futuro solo il cosiddetto NO (e che quindi in realtà andrebbe a configurarsi come UNICO ORDUS) e lo fa con un articolo a dir poco sibillino che nel nuovo documento non esplica veramente e se lo fa mi da ragione. Per il Papa esiste un unico ORDO, questo è variato nei secoli e l’ultimo è quello che vale. Colpo alla botte, Fine. Come si completava? Con una chiarissima frase che doveva suonare cosi: “gli altri ordus sono sempre stati illegittimi, illegali, inutili, inservibili, del maligno ecc ecc”
                Ma essendo questa una cazzata, ecco arrivare il colpo al cerchio, ovviamente gesuiticamente presente nei documenti: “gli altri ordus sono concessi solo se soddisfatte queste cose: bla bla bla”.
                Delle due l’una: o è davvero l’unico (neo chiesa e altri bla bla) oppure è la classica legge all’italiana (o alla gesuitica) in cui gli autori non potendo dire “avete rotto le balle, adesso ve la faccio passare io la voglia” crea divisione e mette bastoni fra le ruote.
                Sguazzo mio malgrado da un pò in mezzo a leggi a dir poco fumose e mi paiono tutte figlie di una unica madre e padre: la politica malsana e l’ideologia col paraocchi.
                Genitori inetti per leggi che fanno acqua da tutte le parti, lontane anni luce dalla legge naturale e dalla logica e daranno i frutti che daranno.
                Io oramai sono – come simon diceva all’inizio di questo suo articolo – sul vivi e lascia vivere. Meglio cosi, per il fegato in primis.

            • « l’art 1 TC non può essere l’espressione dell’intenzione della Chiesa visto che la contraddice. »

              Davvero la contraddice?
              I libri liturgici scaturiti dalla riforma erano ritenuti da Paolo VI l’unica espressione lecita da allora in avanti della lex orandi? E da GPII?
              (Concessioni verso sacerdoti anziani et similia a parte).

              PS
              Se BXVI, invece che fare il semplice motu proprio SP, avesse fatto una reale, fondata e inattaccabile « riforma della riforma » non saremmo a discutere e non saremmo a sorbirci un siffatto novus ordo probabilmente. Perché se questo è il risultato meglio tenersi quello che c’era. Se non si è in grado di grado di migliorare una cosa meglio lasciarla stare.
              Non finirò mai di chiedermi perché non abbia avuto il coraggio. Possibile che avesse davvero « paura » della fazione opposta? O non ne aveva intenzione?
              Misteri…

              • Anche su Benedetto XVI, confrontandomi con le idee di alcuni amici, ho di molto riconsiderato alcune sue scelte, ma una mia precisa idea non ce l’ho. Qui soprassiedo e invito tutti a pensare che in fondo anche il più grande Santo è tale in quanto uomo e quindi in quanto necessariamente in questa vita peccatore.

                • Su Benedetto XVI, proprio prima del suo decesso mi sono espresso: il peccato di Celestino V da lui commesso, ha avuto consequenze devastatrici per la Chiesa universale tutta, la quale, se già non andava bene, non si trovava nella situazione distopica da apocalisse nella quale si ritrova ora. Avesse aspettato due anni, l’Apostata non sarebbe stato eligibile e le porte dell’inferno non si sarebbero già rinchiuse su quella parte della Chiesa che segue Bergoglio nelle sue apostasie, eresie e scisma.
                  Benedetto XVI non è umanamente perdonabile da chi ama veramente la Chiesa anche perché non si è mai pubblicamente pentito per questo atto pubblico, che si sappia, e, quindi, non ne ha mai provato contrizione: è veramente un caso di perdono che solo Dio stesso può concedere. Forse.
                  In Pace

                • E infatti uno degli amici con idee “forti” su Benedetto XVI con cui mi sono confrontato sei tu Simon.

                • Su Benedetto XVI non concordo.
                  Tra le righe della sua « Declaratio » del 11 febbraio 2013, si può leggere infatti la quasi certezza che gli stessi personaggi di curia che avevano fatto il bello ed il cattivo tempo nella Chiesa quando Giovanni Paolo II non aveva le forze per opporsi loro, siano tornati alla carica con maggior vigore e stiano ora facendo le stesse cose con lui, e lui, consapevole in coscienza di non essere in grado di poter opporsi loro, cerca di dare un grosso scossone a tutti i cattolici affinché si uniscano a lui, ancora regnante per altri 17 giorni, con la preghiera, per affidare « la Santa Chiesa alla cura del suo Sommo Pastore, Nostro Signore Gesù Cristo, e imploriamo la sua santa Madre Maria, affinché assista con la sua bontà materna i Padri Cardinali nell’eleggere il nuovo Sommo Pontefice ».
                  Noi non abbiamo pregato abbastanza ed il « Sommo Pastore, Nostro Signore Gesù Cristo » ha permesso che satana operasse nel Suo Gregge… la colpa di come stanno ora le cose nella Chiesa è di noi cattolici, non di Benedetto XVI che ci aveva messi sull’avviso e ci aveva invitati alla preghiera.

                • Certamente non abbiamo pregato abbastanza, ma chi aveva le grazie di stato per quella funzione era lui e non noi.
                  E non è perché noi abbiamo peccato che questo sia per lui una circostanza attenuante: da quando in qua le infrazioni commesse da altri giustificherebbero le nostre?
                  Però ci rimane un compito, che può anche esser a suo beneficio lì dove si trova: diminuire attivamente e con quel coraggio che a lui visibilmente mancava le conseguenze negative della sua decisione, cioè l’impatto nella nostra vita ed in quelle delle persone di cui siamo in carica, delle decisioni malvagie, apostatiche, eretiche e scismatiche del suo successore.
                  In Pace

                • Papa Benedetto XVI aveva pubblicamente affermato:
                  “Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato.”
                  Questo significa che aveva preso atto di non essere più lui al timone della Barca di Pietro, perché altri stavano impunemente agendo per i loro scopi e, siccome con le sue sole forze non era in grado di opporsi loro e chi avrebbe dovuto supportarlo non lo stava facendo, decide, in coscienza, di lasciare sperando in uno migliore di lui … aveva però peccato per eccesso di speranza, in quanto la situazione ai vertici della Chiesa era già molto peggiore di quanto egli aveva supposto.
                  Io credo che le sue scelte siano state dettate da Gesù stesso per mettere meglio in guardia noi cattolici sul male che c’è oggi all’interno della Chiesa: ti immagini cosa sarebbe successo se molte delle aberrazioni teologiche che oggi caratterizzano la neo chiesa, che ha perfino l’ardire di spacciarsi per l’unica e vera Sposa di Cristo, fossero uscite sotto il pontificato di Benedetto XVI?

                • Dài! Era forse sfiaccato fisicamente, dopottutto gli rimanevano solo dieci anni da vivere, ma aveva tutta la sua testa e la piena volontà come lo dimostra il testo stesso che tu citi.
                  😉
                  In Pace

  4. « La questione che mi porrei è la seguente: un sacerdote che facesse un rito che non è in continuità con la lex orandi/credendi della Chiesa, fa quel che la Chiesa vuole sia fatto?  »
    Che il NO sia in continuità con la lex O/C chi lo ha stabilito? Paolo VI e quindi la Chiesa o solo Paolo VI?
    Se l’ha stabilito la Chiesa allora il NO è ciò che la Chiesa vuole sia fatto.
    Dalla Tradizione deriva il magistero o dal magistero deriva la Tradizione?

    • È il Magistero che determina la Tradizione, e dalla Tradizione e dal Magistero le Scritture.
      Però una volta determinate non può cambiarle in senso contraddittorio, sennò sarebbe in contraddizione con se stesso, A et non-A al tempo stesso.
      In Pace

    • Detto ciò, non ho mai detto che il NO non sia in continuità con l’ insegnamento precedente (lex credendi), neanche Paolo VI, GPIi, né Benedetto XVI lo hanno mai affermato.
      È Francesco che dice che il NO ormai non ha da essere in continuità nella sua lex orandi, quindi credendi: ciò è possibile se, e solo se, TC si rivolge ad altro che ai fedeli della Chiesa cattolica.
      Quindi abbiamo due tipi, ormai, di sacerdoti e vescovi: quelli che accettano TC ed il suo art 1 e che sono fuori della Chiesa e quelli che rifiutano TC e che rimangono dentro la Chiesa ma disobbediscono al Papa Apostata anche se continuano a dire il NO con spirito “benedettino” e non francescano.
      Ma quel che dico in questo articolo è che il NO quando celebrato anche secondo BXVI non vale un granchè sul piano pastorale anche se valido su quello sacramentale.
      Quanto al NO celebrato secondo l’intenzione di Francesco, in quanto non è l’intenzione della Chiesa, affermo che non è neanche valido sacramentalmente.
      Comunque rimango aperto alla discussione, ovviamente.
      In Pace

  5. Alcune mie considerazioni sull’art.1 di TC: « I libri liturgici promulgati dai santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità ai decreti del Concilio Vaticano II, sono l’unica espressione della lex orandi del Rito Romano. »
    – Lex orandi, usata nella sua locuzione latina, è indissolubilmente legata alla lex credendi.
    – La traduzione letterale di « lex orandi lex credendi » è: « la legge della preghiera è la legge della fede », e significa che ciò che si prega è ciò che si crede.
    – L’affermazione che solo determinati libri liturgici sono « sono l’unica espressione della lex orandi del Rito Romano », significa che tutti gli altri libri liturgici non lo sono e, quindi, non essendo espressione alla « lex orandi del Rito Romano », non sono nemmeno espressione della « lex credendi » dei cattolici di Rito Romano.
    – Se allora gli altri libri liturgici non rispecchiano la fede dei cattolici di Rito Romano, significa che:
    1 – o la fede cattolica muta secondo i tempi e le stagioni,
    2 – o non era vera la fede dei cattolici che non usavano « I libri liturgici promulgati dai santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità ai decreti del Concilio Vaticano II. »
    *** Preghiamo molto per il nostro Santo Padre Francesco perché spesso sembra: o un pastore che ignora il suo lavoro, o un pastore privo di di senno, o un mercenario che antepone i propri interessi al benessere del gregge che gli è stato affidato.

    • Azzeccato al 100%
      In Pace

    • Eppure la stessa “circolare papale” non esplicita veramente che gli altri ordus sono illegittimi o dannosi e soprattutto non dice che lo sono sempre stati, anzi li permette (tipo appunto VO), “solo” semplicemente sotto nuove direttive restringenti. Ergo la stessa circolare non vuole essere letta cosi, ma in modo giurisprudenzialmente diverso. Secondo l’autore del testo il rito è necessariamente unico in sostanza anche se cambia nelle forme con la storia. “L’unico rito” esisteva da sempre e ora è quello licenziato da Paolo VI.
      Attenzione, no dico che la vostra lettura non sia legittima, ma che non esplica davvero tutto il documento e la sua PALESE contraddizione.
      Altrettanto naturalmente una contraddizione è “nulla come dire” pertanto in realtà quel documento non dice nulla, sotto il profilo logico nemmeno esiste, esiste sotto il profilo giuridico di legge positiva (!) ecclesiastica che vale forse solo come prova di forza di uno che presumibilmente ha molto potere in mano e a volte non sa gestirlo.

      • Il problema che molti hanno è conosciuto come “cognitive dissonance”: in questo caso il fatto che sia “incredibile” che questo possa succedere. Allora si cercano o inventano varie strategie per non dover affrontare la realtà, come negarla, arrangiarla con un costrutto discorsivo, sottomettersi a prescindere.
        Necessita tempo.
        Ma il fattaccio è lì.
        In Pace

      • Gesuita è sinonimo di: falso, fariseo, ipocrita, mistificatore, sepolcro imbiancato, simulatore, subdolo…
        TC è un tipico documento gesuitico che può facilmente trarre in inganno moltissime pecore, ma i cani pastori, che dal pastore sono stati scelti in base alla loro fedeltà, capiscono benissimo i segnali del loro padrone e cercano di portare il gregge dove egli vuole.

        • Di sicuro il documento è assolutamente limpido ed è stato ben capito dagli interessati.
          Non vedo spazio per circostanze “attenuanti” o “innebbianti”.
          In Pace

        • Certo, il Papa vuole fare sparire il VO perché a suo avviso, pensandola in modo diametralmente opposto a Benedetto XVI, esiste un solo O e la continuità fra gli “stili” è data dalla legislazione che dà l’ok alla forma corrente dell’unico O, non dalla continuità delle forme o altro simile. Stop.

          • Che la continuità sia garantita dalla sola legislazione è un approccio positivistico che non fa parte della Tradizione Cattolica ed è quindi un argomento che possiamo senz’altro considerare nullo.
            Per la Tradizione e per il semplice buon senso di ogni umano, non basta dichiarare che una pera sia una mela per considerarla una mela, ancora bisogna che sia davvero una mela, e cioè non una pera.
            In Pace

            • Qui non mi pare che si ritenga l’NO discontinuo rispetto ai riti precedenti, no? Per lo stesso motivo che tu adduci infatti necessariamente se il NO è valido lo è perché “in continuità”, se non lo fosse non sarebbe valido ANCHE SE una legge “positiva” della Chiesa da Paolo VI dicesse il contrario.
              Allo stesso modo, il Papa ha legiferato con questa convinzione e tale legislazione -in quanto gerarchicamente valida – non ha bisogno di tale continuità sia riconosciuta da tutti i fedeli o sia di una qualità precisa, oggettiva, quantificabile, per essere accettata “per forza”. Il Magistero, sentito il concilio e il Papa (mica poco), ha deciso: l’udienza è tolta.
              In questo senso va letto il mio commento precedente, effettivamente confuso (chiedo venia).

              • Non hai letto gli articoli che ti ho linkato dove è chiaro per il Card. Roche che non parliamo della stesse fede.
                Rileggili.
                Quanto all’intenzione del Papa me ne faccio un baffo: non ci è chiesto a noi cattolici di leggere nel foro interno del Papa, basta vedere quel che decide e come lo applicano coloro che gli sono i più vicini, come per l’appunto Roche, per capire dove vada a parare.
                In Pace

    • Oppure può voler dire che il modo con cui oggi la Chiesa Romana prega è diverso da come la Chiesa Romana pregava, fermo restando ciò che la Chiesa Romana credeva e crede.
      Io non so se si possa modificare la lex orandi senza modificare la credendi.
      Non lo so. Non so neanche se è una cosa assimilabile a un dogma o roba simile.
      Comunque. Se è giusta l’interpretazione da voi data dell’articolo 1 TC l’unica soluzione possibile è che l’articolo 1 è sbagliato, cioè non ha fondamenta di verità. Perché non è possibile che la fede muti o quella del passato fosse sbagliata. Dunque, in tal caso, articolo 1 di TC da rigettare poiché risulterebbe falso, illogico, acattolico.
      Non si obbedisce ai pastori (=non si asseconda la loro interpretazione) se e quando insegnano l’errore manifesto.

      • Infatti in ogni caso è un documento inutile da un punto di vista dogmatico perché se dice quel che sostengo io non è un problema, e se dice quello che dite voi è nullo. Purtroppissimo non è inutile da un punto di vista pratico legislativo ed ora chi vuole seguire la “vecchia forma dell’unico rito proprio della lex orandi della fede romana” (non so se mi sono spiegato con questa ultima affermazione) ha notevolissimi problemi.
        D’altra parte se fosse vero che ad ogni cambio di forma si cambia automaticamente anche l’unico rito della lex orandi, sarebbe un bel problema non seguire più l’Ordo Missalis secundum consuetudinem Curiae Romanae del 1474. E ancora, se il Papa ha (come ha fatto) semplicemente RIBADITO a tutti che il rito romano segue UNICAMENTE una forma rituale ed oggi è quella di Paolo VI (come per altro Paolo VI aveva deciso e l’ho scritto e dimostrato qui qualche tempo fa), dove sta il problema? Il problema è “”””solo””” (tre virgolette) per chi, come Simon, vuole seguire il cosiddetto VO. Io sono con loro, io vorrei restassero due forme in coesistenza, ma ahimé io non conto nulla. Perché è palese che l’intenzione politico/pastorale del Papa sia chiarire al popolo cristiano che per lui, al contrario del suo predecessore, non possono coesistere due forme per l’unico rito romano e quindi quanto finora “concesso” da Benedetto XVI (in vista di un arricchimento reciproco (!) che finora – e ditemi che non è vero – non è affatto avvenuto) va stoppato il prima possibile. Probabilmente ritiene si rischi di far proseguire una prassi inusuale. Alcuni addirittura arrivano a pensare che questo possa alimentare una mentalità erronea in alcuni fedeli, circa la possibilità di “scegliersi” la propria forma “storica” della Chiesa Romana; idea estranea alla tradizione che da sempre ha una unica forma del rito e al massimo concede l’uso di altre forme ad alcune realtà per rispetto alla loro storia e per pietas.

        • È assolutamente chiaro che qui non è stiamo parlando di dettagli secondarî sulla celebrazione della Liturgia che il Cristo compie durante la Santa Messa per redimerci e per attualizzare in modo incruento il Suo Santo Sacrificio sulla Croce.
          Qui stiamo parlando di cambi liturgici, che come l’articolo che ho pubblicato qui sopra, conduce all’espressione di una fede differente da quella cattolica, alla quale da battezzato non posso associarmi a rischio di mettere a repentaglio la mia vita eterna: non stiamo a parlare di dettagli sul sesso degli angeli, stiamo parlando di gente che andando a quella messa (!) rifiuta gli insegnamenti del Cristo stesso nel Nuovo Testamento (e nell’Antico) : cioè di una liturgia che durante 60 anni non è stata capace di trasmettere quel che la Santa Messa ha fatto con miracolso successo per millenni attraverso forme che hanno sempre avuto, sì, un’evoluzione ma mai portato ad una contraddizione di tal fatta e ampiezza e profondità con il Depositum Fidei.
          Orbene stabilire che quest’orrore pastorale, dottrinale e liturgico sia ormai il “compasso”, la lex orandi della lex credendi, è un obbrobrio, che offende l’intelligenza nostra e la santità di tutti coloro che ci hanno preceduto e che lo sono stati grazie ad Essa.
          Nessun cattolico romano può positivamente volere questa nuova “fede” sconnessa da quel la Chiesa ha sempre insegnato e praticato, già San Paolo aveva avvertito contro chi insegnerebbe altro fosse anche un angelo: anzi la contraddizione (ermeneutica della rottura) che porta significa una sola cosa e cioè che la Chiesa cattolica sarebbe una gran baggianata positivista.
          Ti potranno anche interessare questi due articoli:
          http://blog.messainlatino.it/2023/03/il-card-arthur-roche-la-legge-sono-io.html
          https://issuu.com/insidethevaticanmagazine/docs/inside_the_vatican_magazine_march-april_2022/s/15214344
          In Pace

          • Ho capito male sicuramente; si sta dicendo che si “accetta” il NO solo per motivi legislativi/legali e non perché si ritiene veramente in continuità con i vecchi riti? Non credo proprio. Altrimenti sarebbe una “accettazione” di facciata, o meglio “positiva”.
            Ma così non è e ne sono certo. Infatti anche tu mi hai sempre insegnato che che se ben fatto anche l’NO ha il suo slancio verticale e anzi mi hai rilanciato che il NO in latino (come da libri originali) della Communauté Saint Martin è una meraviglia.
            Ora leggo i contributi che hai linkato (grazie!), ma prima finisco di rileggermi queste tue riflessioni (https://pellegrininellaverita.com/2013/09/03/biritualismo-contro-proposta-a-p-auge-the-return/) che trovo ancora ottime, nonostante oramai il “reciproco arricchimento” non sia possibile dopo la decisione drastica e per certi versi bellicista del Papa…

            • Infatti, in quei tempi Benedetto XVI ci aveva assicurato che la forma straordinaria e ordinaria erano le due forme di uno stesso rito quindi, in tutta onestà ed in ossequio al Magistero papale da Paolo VI fino ad allora era possibile migliorare le deviazioni dell’applicazione del NO che potevavo essere lette come accidentali ma non sostanziali.
              Purtroppo dall’art.1 di TC ormai non è possibile chiamare quelle deviazioni di accidentali, visto che sono ormai erette a sostanza del rito cattolico (e non preoccuparti la cancellazione di San Martin avverrà nei fatti prossimamente, non averne dubbio alcuno).
              Siamo di fronte ad una liturgia sconnessa, proprio nel suo principio ontologico, dalla Liturgia della Chiesa cattolica.
              Per giunta, indipendentemente da questa considerazione, dopo sessant’anni di pratica globale del NO possiamo ormai giudicarne la qualità pastorale, la quale è pessima come dimostratosi: quindi è cosa prudenziale non frequentarla se non si vuole mettere a rischio la propria fede: il sinodo sulla sinodlaità sarà la messa in opera dello scisma della TC a livello della chiesa post-cattolica francescana ed il puro risultato di 60 anni di NO.
              Ammetto, se vuoi sentirmelo dire, che sono stato indotto in errore per decenni: a mia difesa direi solo che non erano ancora passati abbastanza anni per valutare definitivamente le qualità pastorali del NO e di aver troppo ciecamente obbedito a Giovanni Paolo II e aspettato il 07.07.2007 per andare per la prima volta in vita mia alla Santa Messa cattolica, cioè quando Summorum Ponticum lo liberalizzò.
              In Pace

              • Non esigevo nessuna ammissione, come mio solito cercavo una comprensione chiara di quello che mi sembrava un altrettanto chiaro cambiamento. Ti ringrazio della fraterna dichiarazione. Ricordo comunque che anche anni fa continuavo a sottolineare come Benedetto XVI abbia sempre parlato di RECIPROCO arricchimento e di come questo significasse che quindi anche il VO poteva e doveva cambiare a confronto con il NO. E invece…
                Altri amici mi sottolineavano come a loro avviso un altro erroraccio di Benedetto XVI sia stato questa sua apertura con la creazione del VO come secondo rito, diciamo cosi. Per ora con loro non sono d’accordo, ma è per dire che, insomma, ce n’è per tutti su di lui…

                Se mi permetti, prego Dio che illumini le nostre menti in modo da farci capire, nei suoi modi e con i suoi tempi, dove e come il divisore – sempre attivo su più fronti – stia agendo nelle nostre vite.

                • È nella preghiera, nella carità, nella conoscenza e l’apprendimento continuo dell’insegnamento inerrabile della Chiesa, nella frequentazione dei sacramenti che non lasciamo nessuno spazio al dia-bolos.
                  In Pace

  6. Perché la Santa Messa NO può essere più « arricchente » di quella del VO e perchè la messa NO, cosi come attualmente voluta dal nostro Santo Padre papa Francesco (presiede e concelebra), è una baggianata finalizzata a compiacere i protestanti.
    – Nel VO i fedeli o recitavano il rosario o seguivano la Santa Messa col « Messalino »: la Consacrazione è essenziale per la validità della Santa Messa.
    – Nel NO fedele al CVII ci si propone di rendere i fedeli « formati a quella piena, consapevole e attiva partecipazione alle celebrazioni liturgiche, che è richiesta dalla natura stessa della liturgia e alla quale il popolo cristiano, « stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo acquistato » ha diritto e dovere in forza del battesimo. »: tutto concorre a « partecipare » in maniera più consapevole alla Consacrazione, che rimane sempre essenziale per la validità della Santa Messa.
    – Nel NO non fedele al CVII, tutto ciò che nella messa esula dalla Consacrazione ha più attenzione della Consacrazione stessa ed è quasi una liturgia a se stante: la Consacrazione viene considerata come uno dei tanti atti, talvolta ritenuta nei fatti come meno importante di altri, di cui è composta la messa.
    – Nel NO voluto ed attuato oggi dal nostro Santo Padre papa Francesco viene « insinuato » che la Consacrazione sia anche attuata dalla presenza dei fedeli, motivando il tutto con la dottrina della comunione del popolo di Dio: l’insegnamento del retto Magistero, il quale insegna che la Consacrazione è attuata dalle paro del solo sacerdote che agisce « in persona Cristi », è messo quasi in dubbio a favore della falsa dottrina della consacrazione comune (papa Francesco presiede attualmente la liturgia della Santa Messa ma, pur non volendo presiedere anche alla Consacrazione, pur senza indossare le vesti liturgiche prescritte, concelebra assieme agli altri sacerdoti), consacrazione comune che è parte importante della teologia protestante.

    • Penso che sia ormai pacifico che il NO paolino non è la messa in opera della volontà espressa dal CVII, ma , anzi, vi si contrappone.
      Oggettivamente siamo in presenza di due religioni: quella Vera, dell’Unica Chiesa di Cristo, che offre il Santo Sacrificio nel quadro della Liturgia romana secolare e che garantisce la continuità della Fede da Gesù fino ad oggi, e quella nuova, di Pietro II direbbe Malachia, che si presenta nei suoi insegnamenti e nella sua liturgia come l’anti-Chiesa cattolica per antonomasia e formalmente messa in opera da Francesco nella menzogna, nella discordia, nella disobbedienza alla Buona Novella del Cristo Gesù.
      Il resto sono solo vani discorsi: bisogna guardare alla sola fattualità delle cose, rimanene nella Realtà, avere il coraggio di dire che una mela è una mela e non un’arancia.
      In Pace

      • Come si può sostenere che il NO Paolino non sia una celebrazione valida della Chiesa Cattolica ? Non è forse lo stesso rito che tutti noi dagli anni 70 in poi abbiamo partecipato senza mai aver dubbi ?
        Mi sembra che si voglia buttare il bambino con i panni sporchi.
        Un conto è sostenere con forza di essere contro le esternazioni del Papa e contro TC e commenti/spiegazioni varie sul tema. Un conto riavvolgere al contrario la storia risalendo fino a Paolo VI, e contraddire la nostra stessa vita liturgica (o tutti qui hanno sempre partecipato solo a messe VO ?)
        Il NO è una messa perfettamente cattolica , in prosecuzione con quelle precedenti ed a valle delle riforme volute dal CVII. Non è il divieto sul VO che rende invalido il NO. E’ la Chiesa che lo diceva, e centinaia di milioni di fedeli la seguono.
        Ed esattamente come una eucarestia o un matrimonio o un battesimo, seppur celebrato da un prete in stato di peccato mortale, è comunque valido per chi li riceve (eucarestia, matrimonio o battesimo che sia) anche la Messa NO celebrata da un prete secondo le intenzioni del Papa Francesco ( ma anche fosse secondo le intenzioni del portiere di casa sua), è valida per chi la riceve.

        • Carissimo Viandante,
          avrei amato che almeno tu avessi tentato di rispondere alla mia donanda finale e cruciale: “Cui prodest? A chi conviene che i cattolici pratichino la contraccezione, l’aborto, il matrimonio gay, non abbiano bambini, non vadano a messa, non riflettino a nessun percorso vocazionale, i cui maschi non vadano a messa, che non ci siano convertiti, che chi ha lasciato la Chiesa non ci torni più?”
          Perchè questo è il nocciolo della questione.

          Permettimi di correggerti: noi tutti abbiamo partecipato dagli anni 70 al NO paolino ma straziati (credo che in Italia la questione liturgica era, più o meno fino al 2000 gestita ben meglio che all’estero): eravamo sempre alla ricerca di quel buon prete o buona comunità che degnasse celebrare la Messa in modo corretto, rifuggendo dalle poco liturgiche sghitarrate, frequentando i movimenti ecclesiali che sembravano, almeno in apparenza, essere i più ortodossi e rispettosi dell’insegnamento della Chiesa: abbiamo vissuto un mezzo secolo di puro strazio morale e spirituale, indefessamente (fessamente direi, ormai) fedeli a quanto, almeno i Papi, ci indicavano come direzione ed ermeneutica per tentare di capire la destruzione della Chiesa cattolica nelle parrocchie e nelle diocesi particolari e di pallaire a questi problemi per i nostri figli e nipoti. .

          In questo articolo, ho voluto solo mettere in evidenza dati che non avevamo 50 anni fa: le conseguenze pastorali della frequentazione del NO. Chi frequenta la Santa Messa e chi frequenta il NO paolino vivono nello stesso mondo, subiscono le stesse tentazioni mondane contro la fede, la speranza, la carità. Dire che, paraganato alla Santa Messa, il NO paolino fa schifo sul piano pastorale non è una bestemmia ma è una constatazione della realtà, del fatto che una mela sia una mela e non un cocomero. A questo stadio. dopo 60 anni, questa constatazione è oggettiva per il NO in quanto tale, indipendentemente dal fatto che esso sia sacramentalmente valido oppure no (domanda che alcuni però potrebbero lecitamente anche porsi, vista l’apparente umana inefficacia di questo NO a preservare la fede, a servire da lex credendi sicura, ma questo è un soggetto che non voglio debattere).

          Non so se mi stai facendo uno strawman qui, però mi sembra essere stato abbastanza chiaro che da quando l’art 1 di TC è stato pubblicato siamo in una situazione spartiacque: c’è chi segue il Cristo e la Sua Chiesa e chi segue Francesco, che si prende per un “malachiano” Pietro II e la sua post-chiesa 2.0. Non è che dice in quell’art.1 che il NO ha tutti i crismi della lex credendi et orandi da sempre tramandati nella Chiesa cattolica, ma afferma che è l'”Unica” ad averla, cioè ha scanso di tutti gli altri (è quel che “Unica” vuol dire in italiano, per lo meno): è quindi lui, e chi lo segue, che rigetta quel che la Chiesa vuole sia fatto e che rende de facto la celebrazione della sua messa vana.

          I sacramenti devono essere compiuti secondo le intenzioni della Santa Chiesa cattolica, intenzioni (lex orandie lex credendi) che sono ormai expurgate da quelle di coloro che seguono Francesco. Seguire le intenzioni della Chiesa vuol dire non solo pronunciare le parole e le preghiere ed utilizzare i segni sacramentali come la Chiesa comanda: i tuoi esempi non si applicano correttamente al contesto che discutiamo.

          La validità dei sacramenti nella Chiesa cattolica dipende non solo dalle parole e dai segni sacramentali utilizzati dal ministro, ma anche dall’intenzione del ministro stesso. Se un sacerdote utilizzasse le parole e i segni sacramentali corretti, ma avesse l’intenzione di utilizzare le Sante Specie consacrate per una messa satanica, la sua consacrazione eucaristica non sarebbe valida. Infatti, l’intenzione del ministro è un elemento essenziale per la validità dei sacramenti (il fatto di essere in stato di grazia non c’entra niente). La Chiesa cattolica richiede che il ministro abbia l’intenzione di fare ciò che la Chiesa intende con il sacramento in questione. In questo caso, la Chiesa intende che le Sante Specie consacrate siano utilizzate per la celebrazione della messa cattolica, non per la celebrazione di una messa satanica. Pertanto, se un sacerdote ha l’intenzione di utilizzare le Sante Specie consacrate per una messa satanica, la sua consacrazione eucaristica non sarebbe valida perché non ha l’intenzione di fare ciò che la Chiesa intende con il sacramento dell’Eucaristia.

          Analogamente se un sacerdote ha l’intenzione di celebrare la messa secondo l’art.1 di TC, quindi rigettando la lex credendi et orandi che la Chiesa cattolica tramanda e sviluppa da sempre, la sua consacrazione non sarebbe valida. E comunque, nel dubbio bisogna essere prudenti: meglio non andarci ed astenersi.

          In Pace

          • “Se un sacerdote utilizzasse le parole e i segni sacramentali corretti, ma avesse l’intenzione di utilizzare le Sante Specie consacrate per una messa satanica, la sua consacrazione eucaristica non sarebbe valida.”?
            https://www.iusecclesiae.it/article/view/2186

            • Oh Grazie, Lorenzo! Hai ragione di correggermi, il mio esempio di messa satanica non è un’analogia pertinente.

              Infatti nel caso di un sacerdote che verrebbe a consacrare le Sacre Specie per un un fine perverso non c’è l’intenzione di fare altro di quel che la Chiesa fa, ma di farlo per poi usarne per un fine perverso, cito  » Il fine perverso del sacerdote non annulla, tuttavia, l’intenzione di compiere ciò che fa la Chiesa con quel gesto, per cui si attua una valida transustanziazione delle specie. »

              Chi, infatti celebra accettando l’art1 di TC non fa questo, ma proprio non ha l’intenzione di fare quel che fa la Chiesa con quel gesto, visto che non riconosce la lex orandi e credendi dei duemila anni precedenti ma unicamente quella definita in un’esplicito contesto pratico e teorico di ermeneutica della rottura da parte di Francesco: siamo piuttosto nell’analogia del caso di un sacerdote che ha l’intenzione di fare quel che Lutero faceva con quel gesto e non quel che la Chiesa cattolica vuole, il che è quel che Essa ha fatto per duemila anni.

              A volte si va troppo presto a rispondere: in questo caso è tutta colpa mia.

              In Pace

              P.S.: reminder per « fare » un sacramento ci vogliono materia, forma E intenzione.

              • TC è in contraddizione con se stessa nel momento stesso che dopo l’articolo 1 inserisce una serie , pur limitata , di deroghe per il VO
                Ma qualsiasi sia il significato o la validità di TC, il NO è comunque valido, anche se chi lo celebra è d’accordo con TC. Perchè essere d’accordo con TC non significa escludere la validità residuale, e quindi piena, del VO.
                Questo anche perchè la liturgia non è dogma, e pertanto anche un eventuale discontinuità o presunto errore liturgico non possono invalidare l’eucarestia, consacrata con le parole di sempre.
                Pertanto credo che sia inopportuno gettare confusione tra chi assiste al NO, facendogli credere a improbabili invalidità teoriche , dovute a presunte intenzioni fallaci.
                Fare questo potrebbe spingere le persone a non assistere alla messa, violando il precetto, in mancanza di messe del VO accessibili.
                Penso che ognuno possa assistere alla messa che vuole obbedendo alla Chiesa gerarchica , senza provare a mortificare la volontà altrui, Sarà la Chiesa gerarchica, in caso, a subire l’eventuale punizione di Dio.
                E questo non tanto perchè Ecclesia supplet, quanto perchè soprattutto la misericordia di Dio supplet,
                Guai a sostituirsi alla Chiesa, presumendo di essere migliori o meglio formati. Quanti contrasti e quante divisioni vengono da questa modalità di approccio. L’obbedienza è la prima virtù, senza la quale le altre decadono. I santi sono stati tutti obbedienti, magari recalcitranti ma obbedienti
                Attenzione poi a non giudicare in modo esclusivamente utilitaristico i frutti di questo o quel cammino di fede . Se facciamo confronti sicuramente la fede musulmana negli ultimi anni ha dato miglior frutto, in termini di figli, conversioni, etc etc.

                • Caro Viandante,
                  Per prima cosa vorrei assicurarti che io capisco benissimo la situazione di dissonanza cognitiva nella quale ti trovi e nella quale troppi cattolici si trovano e compatisco profondamente e con grandissima empatia.
                  Coloro che ci governano , incluso nella Chiesa, quando desiderano manipolare i loro seguaci amano usare della dissonanza cognitiva come strumento per indurre cambiamenti indebiti di paradigmi: creano un contrasto tra quel che si pensa e crede e quel che si pratica, e visto che costa meno sforzo allo spirito umano torturato da tale situazione cambiare le proprie idee che le proprie abitudini, quest’ultimo preferisce cambiare le proprie convinzioni e accettare tali nuovi paradigmi. Finché parliamo di realtà circostanziali, non è una cosa ben bella ma non è fondamentale, ma quando parliamo di realtà di fede, quali sono la lex credendi e la lex orandi, purtroppo parliamo di eresie e di apostasie e della vita eterna nostra e dei nostri discendenti.
                  L’art.1 di TC è chiaramente un atto di apostasia e di conseguente scisma: rigettando formalmente la Tradizione che ha informato tutta la lex credendi e orandi di 2000 anni di cristianesimo per sostituirla con un’invenzione fatta a tavolino 55 anni fa, per giunta portartice di frutti marci: constatarlo genera per forza dissonanza cognitiva ma “costa” meno negare che questo sia il caso, per tenersi le proprie abitudini, che guardare alla situazione in faccia. Sempre più persone, chierici e vescovi inclusi si rendono conto della portata scismatica di tale articolo, ma non è sempre facile per loro affermarlo ad alta voce, molti sperando che quel che questo papa ha bollato sarà sbollato dal seguente e quindi di non avere a dover posizionarsi troppo pubblicamente, il che è prudente certo ma poco caritatevole nel senso che tale atteggiamento non tiene conto della necessità prima che è la salvezza delle anime, in questo caso di quelle che si lasciano abbindolare e che, tali rane bollite, finiranno nella mensa diabolica per pasto a Satana senza neanche essersene resi conto.
                  Le persone che non assistono alla messa, Viandante, sono quelle che seguono Papa Francesco: se guardi le statistiche, in Francia in effetti solo il 2% di costoro va a messa, le statistiche per gli USA le hai qui sopra: coloro che vanno alla Santa Messa cattolica hanno una partecipazione del 98%. Personalmente, metto ogni domenica 45 minuti in macchina per andare alla Santa Messa e altrettanto, ovviamente, per tornare a casa: se non siamo manco capaci di questo piccolo sforzo, davvero siamo solo degni di essere vomitati dal Cristo dell’Apocalisse per la nostra tiepidità.
                  Dici con giustezza “guai a sostituirsi alla Chiesa” : ed infatti è perché non vogliamo sostituirci ad Essa che obbediamo alla Santa Chiesa e non ad un Bergoglio ed alla sua clicca. Tante volte siamo stati noi, i fedeli laici, a salvare la Santa Chiesa durante gli ultimi due millenni, anche contro presbiteri e vescovi completamente eretici e, a volte apostatici: penso ai tempi della crisi ariana ovviamente, ma anche ai cattolici rimasti fedeli nel Regno Unito durante lo scisma quando quasi tutto il clero si allineò alla prepotenza regale dell’epoca, o in tanti luoghi germanici dove il popolo cattolico non seguì beatamente il clero apostata.
                  Oggi siamo in questa situazione: bisogna riconoscerla in quanto tale, e prendere partito, sia con Cristo la Sua Chiesa, la Sua Dottrina, i Suoi Sacramenti, la Sua Lutirgia, sia contro di Lui, adorando la Pachamama, seguendo vescovi e cardinali nominati apposta perché contro la Santa Liturgia, pro aborto, eutanasia, perversioni sessuali, divorzio e altri orrori della nostra cultura societale contemporanea che rimpiazzano la nostra fede e la nostra morale.
                  A te di vedere, ovviamente: personalmente scelgo il Cristo e la Sua Chiesa, senza se e senza ma con tutta la mia forza umana e sprituale nella Grazia dello Spirito Santo.
                  In Pace

        • Io credo esistano oggi due messe NO:
          – una Santa Messa NO in continuità con la Santa Messa di sempre perché mette il Memoriale della Passione Morte e Resurrezione di nostro Signor Gesù Cristo al centro dell’azione liturgica;
          – una messa NO che, pur sembrando ritualmente simile, nella realtà dei fatti focalizza tutta l’azione liturgica sulla sulla cena comunitaria di tipo protestante che ha al suo interno (per quanto tempo ancora?) una Consacrazione validamente celebrata.

          • Per noi poveri laici quel che descrivi è quel che abbiamo fatto e vissuto per decenni: cercando le prime e fuggendo dalle seconde.
            Anche se non possiamo giudicare delle intenzioni in foro interno, il foro esterno basta ed avanza per fare le nostre scelte in modo prudenziale.
            In Pace

            • Capisco le tue osservazioni ma non le condivido. io non sono un teologo e non mi permetto di criticare la forma delle tue osservazioni, ma cerco di valutarne la sostanza e non concordo.
              Intanto quando un prete pronuncia la messa secondo le intenzioni del Papa, non è detto che si riferisca alla specifica intenzione dell’articolo 1 di TC. Direi che al mondo e per il mondo vi sono fatti (malattie, disgrazie, conversioni, persecuzioni, etc) a cui i Papi in genere , e questo non è diverso dagli altri, rivolgono le proprie intenzioni. Quindi perchè partire dal presupposto che una intenzione « non valida » escluda le altre ?
              Inoltre questo è un tipico processo alle intenzioni (nel vero senso della parola.
              Nessuno di noi assistendo alla messa può entrare nel foro interno del prete per capire perchè in fondo la stia celebrando.
              E non è vero che se un prete avesse intenzioni diaboliche allora l’eucarestia non sarebbe valida. Essa sarebbe comunque valida per i fedeli che la assumono con devozione e la corretta referenza/preparazione, a ,meno che il presbitero non dichiarasse esplicitamente che si tratta di una messa satanica (rendendo di fatto vana la messa stessa). Ma se dichiara che è una messa secondo le intenzioni del Papa non fa altro che attenersi alle intenzioni generiche, e non certo al fatto specifico di TC.
              Quello che conta è la predisposizione di chi la messa, eucarestia, matrimonio, battesimo , riceve ! Altrimenti chissà quante messe invalide abbiamo , senza averne colpa, subito nella nostra vita. Qui non siamo in tribunale dove i cavilli invalidano i processi. Nostro Signore non è venuto per farci ricadere nel giustizialismo . Lui è la Via , la Verità e la Vita.
              Se per decenni hai sofferto me ne dolgo, ma sappi che tanti fedeli sono stati salvati nel frattempo dalla Chiesa che pronunciava quella stessa messa che ti metteva in difficoltà.
              Quanti matrimoni, quanti figli , quante conversioni sono comunque frutto di quella chiesa che pronunciava la messa del NO. Non continuiamo a buttare , come dicevo prima , il bambino con le fasce.
              La perfezione non è di questo mondo, esiste un solo perfetto ed è Lui. Non il Papa, non i Papi che lo hanno preceduto, e ne nessuna liturgia per quanto originale e santa sia. Solo Lui , il Cristo , trasforma le nostre imperfezioni, qualunque esse siano, in perfezioni per mezzo della nostra fede e della sua misericordia.
              Riteniamoci quindi fortunati di avere ancora una chiesa fisica dove riceve l’eucarestia, sia il VO o il NO, prima che venga il mondo che sta arrivando e spazzi tutto per riportarci , di fatto, nelle catacombe da cui veniamo e dove si era fortunati se si riusciva a fare una eucarestia o a trovare un prete che dicesse 4 parole che ricordavano genericamente il vangelo.
              Li nessuno si lamentava delle parole o della forma , perchè si aveva a cuore la sostanza , e la sostanza è solo Cristo.
              Scusami lo sfogo…ma ho tanti amici che hanno avuto la vita salvata dalla eucarestia, e da questa del NO.

              • Forse c’è un quiproquo.
                Personalmente prego ad ogni messa per il Papa Francesco ed il vescovo locale secondo il canone. Prego anche per le sue intenzioni se gradite da Dio.
                Quando parlo dell’Art.1 non parlo delle intenzioni del Papa, parlo del fatto che ha dichiarato che il NO si erge a pietra di paragone della lex orandi e quindi credendi a prescindere di quella che è stata quella della Chiesa cattolica per secoli e millenni.
                In questo senso parlo di “intenzione”: celebro la messa come la Chiesa vuole da secoli e millenni, oppure secondo una nuova lex orandi che ha fatto finora più male che bene ed i cui “fedeli” lasciano perdere in stragrande maggioranza, malgrado i loro numeri sempre più esigui, il Magistero e la Tradizione stessa, in materia teologica e morale?
                In Pace

  7. A livello strategico si può dire che il modernismo ci porterà al tradizionalismo, ossia confermerà la deviazione avvenuta a cavallo fra l’umanesimo ed il barocco.
    Oggi i modernisti, domani contro i tradizionalisti, nel segno della pseudo restaurazione che potrebbe essere ben congeniale per Beliar.
    Interessante…

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