Viaggio Nella Trama Del Reale (I)

Introduzione

Quest’anno 2022 è davvero stato ricchissimo in progressi maggiori sul piano filosofico e scientifico: abbiamo già parlato delle conseguenze sul piano filosofico e ontologico della scoperta di Christoph Benzmüller nel nostro articolo Memorabile 13 Febbraio 2022. E adesso, o più esattamente, lo scorso 4 ottobre, è stato annunciato il Premio Nobel della Fisica per il 2022 assegnato à Alain Aspect, John F. Clauser e Anton Zeilinger per ricompensarli “per gli esperimenti con i fotoni entangled, che hanno stabilito la violazione delle disuguaglianze di Bell e hanno aperto la strada alla scienza dell’informazione quantistica“.

In questo blog abbiamo gà citato A. Aspect nell’ormai lontano 2014 nel nostro articolo intitolato Causa Formale Aristotelica: The Return che illustrava come la fisica quantistica sottendesse la logica aristotelica riferendosi anche a tre altri prevî articoli nostri, Esiste una metafisica quantistica? Sì, in quanto il reale è basato sulla logica aristotelica, Logika e Logica della fisica classica e quantistica per filosofi e tuttiquanti.

Il fine che mi prefiggo in questa nuova serie di riflesssioni, oltre che riprendere in modo rinnovato quel che fu discusso in suo tempo, è di sviluppare tutte le conseguenze dei paradigmi mentali, e quindi anche pratici, nei quali operiamo da troppi secoli, troppo spesso senza avere neanche coscienza che quel che crediamo osservare nel reale è, da qualche secolo in qua, fattualmente, distorto o, più precisamente come vedremo, menomato da quel che il reale è; paradigmi che le esperienze premiate dei nostri tre premi Nobel ci ricordano, e non solamente da oggi, di correggere. Le prossime righe ci permetteranno di sviluppare queste correzioni sempre sul filo del rasoio tra la riflessione circa il mondo fisico ed il reale in quanto “ontologico”, filo che li accomuna e che è la logica stessa che li struttura ambi.

Il modo di procedere sarà non usuale in quanto, per sconvolgere tali paradigmi nei quali siamo immersi da troppo tempo senza neanche rendersene conto, sono obbligato a prendere un cammino estremamente realista che separa con radicalità quel che noi sperimentiamo per davvero da quel che sono solo costrutti sociali e culturali: oggi come oggi, la gente non è neanche più capace di vedere il Sole correre da Est a Ovest della nostra volta celeste con genuina semplicità, ma sono convinti che sia la Terra che giri intorno al Sole, contro l’evidenza del loro vissuto ma in conformità con un consenso sociale che non hanno mai sperimentato in prima persona e di cui non hanno nessuna certezza (e per forza visto che tutti i sistemi di riferimento sono validi). Questo semplice esempio, dovrebbe mostrare al nostro lettore medio quanto difficile e scioccante possa essere il saper limitarsi alle proprie certezze esperienziali senza consenso sociale, oggettivo ma fuori dal proprio campo di certezza.

Incominceremo questo viaggio nel reale partendo e analizzando quegli elementi che conosciamo con certezza, eliminando, in un primo tempo, tutti quegli elementi che surrettiziamente deformano il nostro sguardo, potremmo dire, virgineo che abbiamo del mondo reale: sarà il momento della conoscenza esperienziale certa, innocente e senza influenze “esterne”, un momento alquanto lungo nei fatti, perché questo primo percorso è tutt’altro che semplicistico in quanto ha già in nuce tutto quello di cui abbiamo bisogno se vogliamo ben capire costrutti ben più sofisticati come la meccanica quantistica.

Nella seconda tappa, ci allontaneremo dal mondo delle certezze esperienziali per addentrarci nelle problematiche relative all’oggettività, le quali sono eminentemente sociali e alla ricerca di un consenso per poter estendere il campo cognitivo individuale: e vedremo quanto questo baratto tra certezza e oggettività permette una migliore adeguazione pratica al mondo in quanto luogo di azione.

Nella terza tappa esploreremo i principi della fisica newtoniana e relativistica che interpreteremo come un’estremizzazione del discorso oggettivista della seconda tappa.

Finalmente, un poco come il passaggio ad una sintesi dopo la tesi del mondo esperienziale di cui si è certo e l’antitesi di quello oggettivo che non offre nessuna certezza ma consenso, il mondo quantistico ci offre da un secolo una soluzione filosoficamente equilibrata, fondata su una logica robustissima che è perfettamente capace di sostenere discorsi ontologici sensati che la logica booleana ha reso impossibile per un paio secoli.

Alla fine qualche appendici daranno chiarificazioni più tecniche e spunti supplementari per soddisfare le proprie curiosità su alcuni punti particolari.

Prima Tappa: Il Nostro Mondo Reale

Certezze Esperienziali

Il mondo in cui viviamo e che noi tutti sperimentiamo incessantemente è una realtà molteplice, in quanto concerne quel che avviene “in” noi e quel che avviene “fuori” di noi, e cangiante, in quanto gli enti con i quali stabiliamo relazioni, inclusi noi stessi, cambiano evolvendo, o involvendo, ciascuno secondo la propria natura: siamo certi di quegli enti, e delle loro proprietà, con i quali abbiamo una relazione diretta, mentre dobbiamo barattare questa certezza contro un’oggettività compartita con altri umani per quel che concerne enti, e le loro proprietà, che non sono direttamente in relazione con noi.

Constatiamo, o piuttosto, viviamo, in actu exercito, certi assiomi ontologici senza i quali non saremmo capaci di interagire profiquamente con il mondo reale “certo” e “tangibile” di cui facciamo parte integrale:

(A) Assioma Esperienziale 0 o Assioma di Certezza: sono certo di quel che esperimento, cioè non posso affermare non esperimentare quel che esperimento (ad esempio, sò di essere);

(B) Assioma Esperienziale 1 o Assioma Realista: Io sono io ma non sono quel che io non sono, ( ad esempio, esperimento la realtà di altri enti che io);

(C) Assioma Esperienziale 2 o Assioma di Discriminazione: distinguiamo un ente da un altro osservandone le differenti caratteristiche (che chiamiamo proprietà, attributi, note, accidenti, etc)

(D) Assioma Esperienziale 3 o Assioma di Non-Nichilismo: non esiste nessun ente che abbia nessuna caratteristica (a questo ente “impossibile” assegnamo l’appelazione puramente simbolica e semantica di Nulla, in altre parole il Nulla non esiste)

(E) Assioma Esperienziale 4 o Assioma di Trivialità: ogni ente possiede almeno una caratteristica che lo distingue dagli altri. Questo Assioma Esperienziale è sul piano strettamente logico equivalente all’Assioma di Non-Nichilismo che lo precede (Il non-Nulla implica che, per forza, esiste qualcosa e, viceversa, se esiste qualcosa, non esiste il Nulla).

(F) Assioma Esperienziale 5 o Assioma dell’Ortogonalità : in qualunque situazione, ad ogni proprietà che possiedo (o a quella di quel che non è me) esiste almeno una proprietà che mi è pertinente ma che non possiedo (o non possiede), (ad esempio se una mia proprietà è essere giovane e capellone, esistono variegate proprietà pertinenti che non la includono, tra le quali, ma non esclusivamente, quella di essere vecchio e calvo);

(G) Assioma Esperienziale 6 o Assioma del Cambiamento: Io e le mie proprietà, (e quel che non è me con le sue proprietà) quando cambio (e cambia) proprietà, sempre ne perdo alcune mentre ne acquisto altre (ciascuna nel quadro e nei limiti della propria specifica natura dell’ente considerato); (Un esempio tipico è che se mi trovo con l’attributo di essere seduto su un divano con le gambe incrociate, quando mi alzo ho perduto quest’attributo e ne ho guadagnato un’altro che è quello di essere dritto sulle mie gambe).

(H) Assioma Esperienziale 7 o Assioma della Causalità: Nessun cambiamento di proprietà di un ente avviene senza l’azione diretta e concomitante di almeno un altro ente che la causa. (Ovviamente constatiamo (a) cause endogene, quali ad esempio, quelle prodotte dalla nostra genetica che ci fanno invecchiare , e (b) cause esogene che ci sono imposte o sono imposte da altri enti che costituiscono la nostra realtà).

Questo è il nostro mondo sul piano ontologico, quello che il nostro buon senso consta con certezza esperienziale: vediamo ora cosa ciò implica sul piano logico cioè quando passiamo dal piano puramente esperienziale dell’essere al discorso razionale che ne descrive la struttura.

(I) Dall’Assioma Realista nello stesso atto cognitivo ontologico sempre riconosciamo una prima legge universale sul piano della logica il Principio di Non-Contraddizione: A non è non-A, cioè, per dirla con Aristotele “È impossibile che una stessa proprietà appartenga e non appartenga allo stesso momento e sotto lo stesso aspetto alla stessa cosa” Questo è un Principio che non è mai stato contraddetto, ed è addirittura anche un dato scientifico, nel senso popperiano del termine visto che, a priori, si possono tentare esperienze per falsificare tale affermazione, e dimostrare sperimentalmente che una cosa è il suo contrario sotto uno stesso aspetto allo stesso momento, ma finora nessuno è mai riuscito neanche ad immaginare come avverrebbe tale esperienza.

(K) Dal Principio di Non-Contraddizione affermiamo il Principio del Terzo Escluso che gli è quasi equivalente: è impossibile essere altro che A o non-A, cioè non esiste una terza proprietà (T) per la quale una prima proprietà (P) e la sua proprietà opposta (cioè la seconda S=non-P) possano appartenere ad uno stesso ente, nello stesso momento e sotto lo stesso aspetto. Come il Principio di non-Contraddizione, anche questo è a priori “popperianamente” falsificabile, in quanto non è perché non è mai stato constatato nella storia dell’umanità fino ad oggi che questo non avverrà un giorno: l’immaginazione non ha bisogno né di certezza esperienziale, né di logica coerente, né di verosimiglianza ontologica nel suo discorso.

(L) Dagli Assiomi Esperienziali del Cambiamento e della Causalità e per via dell’osservazione continua validata dall’Assioma di Certezza (in altre parole, per induzione) possiamo affermare il Principio di Causalità Universale: un ente (agente) causa un cambiamento delle proprietà pertinenti di un altro ente (paziente) se, e solamente se, l’agente possiede la proprietà in questione (e che possiamo chiamare “in atto”) ed il paziente abbia la capacità di accoglierla (e che possiamo chiamare “in potenza”); un altro modo più tradizionale di esprimerlo è che “nemo dat quod not habet“; un altro modo di esprimerlo è di affermare che la causa precede ontologicamente l’effetto: ad esempio, una scultura o un progetto qualunque sono causati da un’entità (causa) formale e finale che esisterà nel mondo tangibile solo dopo la loro creazione o messa in opera; l’esistenza dell’orologio che ho al polso non è causata dall’orologiaio che è morto decenni fa e quindi non può far esistere qualcosa mentre lui stesso non esiste più, ma dalla causa formale e finale che ancora oggi sostiene ontologicamente tale orologio; ma anche la sua causa materiale, quella con cui tale orologio è composto, lo precede ontologicamente, in quanto se non esistesse più l’orologio non potrebbe esistere; la sola causa che può non essere in atto per l’esistenza dell’orologio è proprio l’orologiaio che ne è una semplice causa efficiente strumentale, che lo precede, ma che può essere interscambiato, in quanto realtà individualmente non indispensabile anche se necessaria e, per questo, può anche essere chiamato causa accidentale o circostanziale. Anche questo Principio ha valore scientifico, in quanto potrebbe essere, in linea di massima, contestato in qualche esperienza, ad esempio, dove un paziente acquisterebbe una proprietà non posseduta dalla sua causa agente, situazione che, è superfluo dire, non si è mai incontrata finora.

(M) Ne segue un’Ipotesi Imperativa (di Coerenza Logico-Ontologica) Realista: la struttura ontologica delle relazioni tra gli enti che esperimento soddisfacendo gli 8 assiomi di cui sopra, fonda la struttura del discorso logico sul mondo tangibile basato sui 3 principi appena enunciati. Questa ipotesi ha la stessa funzione logica di un principio, anche se si possono inventare altre ipotesi, e, storicamente, sono state inventate, le quali però hanno avuto, come conseguenza, di sempre contraddire l’un o l’altro degli altri principi e assiomi, questi ultimi, peraltro, non invalidabili. Quest’Ipotesi ha il merito di essere l’ipotesi minimalistica, nel senso di un rasioio di Occam, che rilega la logica dell’ontologia, dell’essere, con quella del mondo tangibile, della fisica, e cioè che la logica che ambo li sottende è la stessa ed è una.

Vediamo ora come quest’Ipotesi Imperativa Realista si realizza con il nostro mondo reale.

Utilizzerò, con lo scopo di facilitare la comprensione del seguito del discorso che potrebbe. sennò, apparire troppo pesante al lettore, la simbologia grafica dei tralicci matematici (Lattices Theories) .

Nell’immagine seguente, sono rappresentati simbolicamente il principio di non contraddizione e quello del terzo escluso ed eccone le chiavi di lettura: il punto P a sinistra rappresenta una Proprietà (o un insieme di proprietà) esperienzialmente constatate in linea con gli assiomi (A) a (E) di cui sopra; -P , rappresenta secondo gli assiomi (D),(F) e (G) una proprietà (on un insieme di proprietà) non posseduta da P; lo Zero al vertice inferiore exprime il fatto che niente di P è comune a -P, cioè che è vuoto, ed è l’espressione del Principio di Non-contraddizione, mentre il simbolo ┴ sulla linea tratteggiata che connette P e -P, ci ricorda che questa è la definizione stessa di “Ortogonalità” espressa nell’Assioma (F) e,cioè, che se possiedo una proprietà non posso possedere la sua opposta; infine l’Uno al vertice superiore ci ricorda che l’insieme di tutte le proprietà P e -P, assieme, descrive completamente il sistema esperienzialmente osservato; in quanto traliccio, ci deve sempre essere una relazione d’ordine, che si legge dal basso in altro e che, nel nostro caso è rappresentato dal simbolo > (e <), che ci ricorda che lo Zero 0 è la proprietà la più forte, cioè la più discriminante, in quanto sempre falsa è proprio essa che determina la struttura stessa del traliccio considerato, come ovviamente è il principio di Non-Contraddizione nella struttura del reale esperienziale, P e -P essendo ciascuno meno forti che lo Zero e ovviamente, l’ Uno 1 essendo l’affermazione la più debole, in quanto, benché ci dica che con P e -P abbiamo un’informazione completa e cioè che ogni Terzo è Escluso, essa non ci informa sul come è strutturata in quanto vera in ogni circostanza..

Figura 1: Traliccio del Principio di Non-Contraddizione e del Terzo Escluso

Il Principio di Causalità Universale, introdotto più sopra, su fondamenti assiomatici esperienziali, ha, nel contesto dell’Ipotesi Imperativa di Coerenza, il suo corrispettivo Principio di Illazione che afferma che (modus ponens) qualora una (insieme di) proprietà P implica una (sotto-insieme di) proprietà Q, sia nello stesso ente considerato, sia tra enti differenti, allora (modus tollens) le proprietà ortogonali a Q (cioè ┴Q, cioè -Q), cioè quelle proprietà che l’ente considerato non può possedere assieme a Q, implicano le proprietà ortogonali a P (cioè ┴P, cioè -P). Esempi di modus ponens: (1) “se Tizio fosse onesto, allora amerebbe la verità”, il che, applicato nel mondo reale esperienziale corrisponde al fatto specifico che si sà che il reale Giuseppe è onesto e questo causa il fatto che egli ami la verità; (2) se la causa fomale di una scultura è una rappresentazione di Mosé, allora questo blocco di marmo avrà la forma di Mosé; (3) se una delle cause materiali di quest’orologio specifico è di avere diamanti sul quadrante, allora quest’orologio ha diamanti sul quadrante; (4) se la causa finale della celebrazione della Santa Messa è adorare Dio come Lui vuole, allora la sua celebrazione sarà degna; (5) se consideriamo una causa efficiente possiamo avere come esempio quello in cui Caio genera Sempronio.

Nel caso del modus tollens, avremmo questi esempî: (1) “se Tizio non ama la verità, allora egli non è onesto”, cioè nel mondo della certezza esperienziale, si consta che il reale personaggio Giorgio non ama la verità e questa è la causa della sua disonestà; (2) se il blocco di marmo non ha la forma di Mosé, allora la sua causa formale non è una rappresentazione di Mosé; (3) se quest’orologio non ha diamanti sul quadrante, allora la sua causa materiale è di non avere diamanti sul quadrante; (4) se la celebrazione della Santa Messa non è degna, allora non si adora Dio come Lui vuole; .(5) se Sempronio non esiste, allora Caio non l’ha generato.

Possiamo rappresentare questo principio con il seguente traliccio seguendo le stesse regole grafiche di cui sopra, cioè leggendolo dal basso, con l’affermazione la più forte, verso l’alto con quella meno forte. Ovviamente -Q è ortogonale a P (nell’esempio 1 qui sopra chiaramente chi non ama la verità (-Q) non è onesto (P)), e il principio di non-contraddizione come quello del terzo escluso sono così soddisfatti cioè P “AND” -Q= 0; dove “AND” (resp. “OR”) indica la co-presenza di due proprietà in uno stesso ente (resp. la sicura presenza di almeno una delle due proprietà considerate).

Interessante è però notare che Q e -P non sono ortogonali (il che è indicato nel grafico con il simbolo /┴), infatti, salvo nel caso del truismo “P implica Q se, e solo se, Q implica P)”: infatti ci possono essere (esempio 1) degli individui che amino la verità, ma che non sono perfettamente onesti o (esempio 4) delle celebrazioni della Santa Messa che sono degne ma è possibile che non vi si adori Dio come Lui vuole, oppure (esempio 5) Sempronio è generato, ma non da Caio . Affermare però che (esempio 2) il blocco di marmo ha la forma di un Mosé ma che la sua causa formale non sarebbe la forma di un Mosé, o che (esempio 3) l’orologio ha diamanti sul quadrante, sarebbe un controsenso delle definizioni di queste due cause in quanto esse sempre coincidono biunivocamente con l’effetto prodotto nel paziente.

Figura 2: Traliccio del Principio di Causalià Universale

Il fatto che non siamo in presenza di un truismo, il fatto che Q “AND” -P non sia un insieme vuoto, cioè 0, ci illustra che il Principio del Terzo Escluso non è idealmente attuato, cioè esistono enti o proprietà che non siano causate da P ma che hanno le stesse proprietà di quelle causate da P: ad esempio, se P= “Essere romano” e Q=”Essere Italiano”, il modus ponens esprime l’illazione seguente “Essere romano vuol dire essere italiano” e questo è equivalente al modus tollens “Non essere italiano vuol dire non essere romano”; lo 0 esprime il fatto che “essere romano e non essere italiano è impossibile; l’1 esprime il fatto che non esistono altre persone che italiane o non romane: mentre Q “AND”-P ci dice che l’insieme delle persone che sono al contempo italiane e non-romane non è vuoto, basta chiedere ai bergamaschi cosa ne pensano. Se fosse vuoto, vorrebbe dire che essere italiani implica non essere romani o viceversa, cioè l’illazione sarebbe falsa, salvo nel caso di un truismo del tipo P=Q= “essere romano”, ovviamente. Chiaramente, per tornare agli esempi 2 e 3 qui sopra, la causa formale e la causa materiale sono truismi sul piano logico.

Il mondo reale esperienziale è un mondo “certo”, in quanto direttamente sperimentato da ognuno di noi in prima persona e ha la caratteristica di essere un mondo di entità finite in numero finito: noi conosciamo con assoluta certezza esperienziale solo le proprietà di entità singole o di insiemi finiti di entità che condividono le stesse proprietà. Ad esempio, la nostra certezza proviene dal fatto che sperimentiamo direttamente che “questa” matita specifica ha la proprietà di scrivere in rosso semplicemente utilizzandola, oppure possiamo dire che una scatola contiene solo matite rosse, aprendola, guardandole tutte e scrivendo con ciascuna: non possiamo però affermare che quella scatola contiene solo matite rosse finché non ne abbiamo provato ciascuna e se il numero di matite è troppo importante per poter essere controllate una per una non possiamo mai affermare che quella scatola contiene solo matite rosse e tale certezza non sarà mai soddisfatta e la verifiazione di tale proprietà rimane indeterminata. Potremmo, in linea di principio, costruire una macchinetta che testa il rossore delle matite, ma anche in questo caso dovremmo controllare che tale macchinetta funziona bene e cioè che essa veramente distingue in ogni caso le matite rosse dalle potenziali altre.

Il mondo esperienziale reale di cui siamo certi è quindi un mondo dove conosciamo le proprietà solo di singoli entità, da un lato, mentre, dall’altro, abbiamo possibili insiemi di oggetti che condividono le stesse proprietà ma che saranno constatate solo dopo che la proprietà considerata di ogni ente del dato insieme sia stata validata con certezza.

(Continua la prossima settimana con Categorie esperienziali )



Categories: Cortile dei Gentili, Filosofia, teologia e apologetica, Simon de Cyrène

2 replies

  1. Finalmente un pò di tempo per leggere questa meraviglia (quasi) d’un fiato! Sto alla finestra in attesa delle prossime puntate e nel frattempo scaldo le macchine di stampa perché questo mi sa tanto di prossima pubblicazione phronesis… 😉
    Fra l’altro gli assiomi iniziali sembrano davvero molto gli “occhiali filosofici” (come li chiama Fulvio) dei grandi Presocratici, quelli che in effetti andrebbero ripresi e riletti per meglio comprendere quali siano i fondamenti della realtà o meglio quali siano le caratteristiche fondamentali della realtà vista sotto prospettiva ontologica perchè la realtà “sia”.
    Grazie simon!

  2. Ho appena scoperto che l’ottimo corso dedicato ai presocratici di Fulvio è disponibile online qui: https://www.youtube.com/watch?v=XSzBx5EaeMk&list=PLqGNY4wITw4B7vU2J-tkVW29yEwDKNaGa

    prova a dargli una occhiata quando puoi Simon, ovviamente dice cose che ben conosci, ma lo fa sotto una precisa ottica di “senso comune” che è davvero inusuale in questa modernità di pseudo inventori del reale, che ben si sposa con quanto da te finora scritto. 🙂

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