11 Ottobre 1962, Compleanno Del S.S. Concilio Vaticano II

Abbiamo già risposto alla domanda “Il S.S. Concilio Vaticano II: Davvero Memorabile?” lo scorso 4 luglio e abbiamo concluso riconoscendo che nessun Papa, né alcuno dei suoi accoliti, abbia mai applicato il S.S. Concilio Vaticano II e che, quindi, meglio vale soprassedere sui Suoi, seppur validi, insegnamenti che voler tentare di risuscitarli. I risultati di 60 anni di accanimento li vediamo sotto gli occhi nostri: desolazione liturgica, ignavia dottrinale dal Soglio di Pietro fino all’ultimo pseudo-catechizzato, comportamenti immorali sistematizzati nell’istituzione stessa, ribaltamento ed inversione sfacciata degli insegnamenti del Cristo Stesso e delle Sacre Scritture, non trasmissione della fede alle nuove generazioni, incapacità a convertire e a convertirsi, tristezza e trasandatezza onnipresente.

Alcuni vogliono vedere nella celebrazione di questo Concilio la causa dei problemi della Chiesa di questi ultimi 60 anni, altri, come noi stessi l’abbiamo descritto nel nostro articolo “Quale Baco Nella Chiesa Cattolica?” dello scorso 7 febbraio, ben sanno che il fondo del problema è il passaggio da una spiritualità Cristica fondata sul rigetto chiaro e definitivo di Satana e delle sue opere e sulla scelta sacrale di essere radicalmente del Cristo con la conseguenza dell’esercizio eroico delle virtù e di una risposta positiva all’appello alla Santità di Dio in quanto Suoi Eletti, ad una spiritualità, se mi si permette questo ossimoro, della tiepidezza e della ricerca di scusanti e di fattori attenuanti per non doversi ingaggiare nella Via Stretta a costi contenuti.

È l’essere passati da una concezione di eroica virtù vissuta con la Grazia di Dio per la Sua Gloria ad una ricerca sistematica di benessere piccolo borghese dove ogni sacrificio per la carità di Cristo è scansato a favore di una vita di conforto giustificata dal fatto che nessuno ormai è la causa del proprio peccato, ma questa è sempre da ricercarsi altrove che in se stessi, per definzione. Exit così la presenza della Santa Trinità dall’anima del battezzato per guidarlo in ogni circostanza: il cattolico è diventato così un giocattolo ateo in preda a poteri terzi, mai responsabile rispetto al Cristo dei propri atti visto che è lasciato solo da un Dio che non lo abita più: l’importante diventa quindi l’avere buone scusanti per non dover vivere eroicamente la propria realtà di cristiano virtuoso e così chi conduce l’isitituzione ecclesiastica giunge addirittura ad insegnare l’esatto contrario di quel che il Cristo insegna sull’adulterio, il matrimonio, la vita e la morte.

Vi è, umanamente parlando, un solo modo per uscire da questo imbroglio ideologico e apostatico con l’aiuto della Grazia di Dio: tornare al semplice buon senso, guardare una mela e vedervi una mela, rifuggire tutti i costrutti ideologici e teologici quando finiscono per insegnare il contrario di quel che la Chiesa ha insegnato da sempre, da quel che i Santi Vangeli, il Nuovo Testamento e la Bibbia tutta ci insegnano. E questi tempi sono eccellenti in questa prospettiva, in quando tutti i nodi venendo al pettine, tanti questionamenti astrusi, paragonabili a dispute circa il sesso degli angeli, trovano la loro limpida soluzione ognuno come un novello uovo di Colombo.

Un esempio tipico è una, peraltro interessantissima, discussione sul blog di Edward Feser circa l’errore e la condanna di Papa Onorio ed il fatto di sapere se sia possibile prenderne la difesa: il soggetto è eccellente in quanto permette di valutare la gravità delle eresie proferate e delle apostasie commesse dall’attuale papa, mettendo le dovute distanze emozionali visto che vi si tratta di qualcosa che avvenne ca. 1400 anni fa. Questioni come il fatto di sapere se un papa può insegnare eresie, se lo abbia davvero fatto, se sia lecito o no condannarlo, se un S.S. Concilio Ecumenico (quello di Costantinopoli) lecitamente convocato, celebrato e rato possa condannare a titolo postumo un papa ad essere dichiarato anatema, e quindi, considerare che tali Concili possano errare nei loro atti dottrinali e disciplinari, sono tutte questioni affascinanti sul piano teorico, filosofico, teologico e storico.

Rimane però l’essenza dell’essenza, il fatto che una mela non è una pera, in questo caso il fatto che un Papa chinò la testa a fronte dell’eresia monothelita e che fu condannato, giustamente, per questa vigliaccheria spirituale e insegnamento eretico da un S.S. Concilio. Questa è la mela, il resto sono discosi sulla mela, la quale però sempre mela resterà. Questo caso, assieme ad altri come quello famosissimo, di Papa Giovanni XXII, risponde positivamente alla una domanda se può un Papa insegnare eresie e ha come corollario che un Papa non è la Chiesa e che , a noi cattolici, il “Credo la Chiesa” non implica automaticamente “Credo il Papa”. L’esistenza stessa di un caso come quello del Papa Francesco risponde con la forza della realtà a domande astruse che si sono posti eminentissimi teologi, a sapere se un Papa eretico può essere papa, il che, ormai, è evidente che sì, e non solo se eretico ma addirittura anche se apostata adoratore di divinità pagane: sì, egli rimane Papa, in quanto non c’è magia nel cattolicesimo, la natura umana di chi detiene il potere delle Chiavi non è cambiata con la sua elezione, peccatore rimane, ed i suoi peccati sono ancora più gravi in quanto gli è accordato sovrabbondanza di grazie, ma nessuna che possa limitarne la libertà, ma, anzi, possono solo accrescerla. Ricordiamoci che a Pietro stesso, proprio subito dopo essere stato elogiato da N.S. Gesù Cristo per la sua confessione di fede che solo lo Stesso Spirito di Dio poteva avergli suggerito, fu ordinato un secco “Vade retro, Satana” quando propose idee mondane.

Altre questioni sono risolte al contempo: ad esempio, sapere se la canonizzazione è un atto di infallibilità papale oppure no, secondo le scuole teologiche che esaminano la questione; anche in questo caso abbiamo la risposta, in questo caso negativa, quando sappiamo che il Santo Curato di Ars aveva una devozione tutta particolare per Santa Filomena, che fu tolta dal calendario riformato perché, addirittura, probabilmente mai esistita, oppure cosa dire delle canonizzazioni di questi ultimi anni di brava gente ma le cui virtù eroiche restano tutte da dimostrare oppure senza miracoli reali accertati, ma chiaramente espressione di una volontà di politica eccesiale. Una mela è una mela: la Chiesa propone certe persone come esempi da imitare, a volte a giusto titolo, a volte sbagliandosi, ma sempre “Ecclesia supplet” quando un San Jean-Marie Vianney prega una santa mai esistita, ebbene egli ne riceveva le grazie supposte come se fosse davvero esistita con quelle virtù cristiche lì , da lui sempre apprezzate.

Una cartina di tornasole: questo è il vero valore del S.S. Concilio Vaticano II. Esso è stato per noi il modo di valutare quel che di buono c’è nella Chiesa Cattolica e quel che c’è di malvagio, permettendoci di guardarne la qualità dei frutti, secondo i consigli evangelici dl Cristo stesso.

Per conoscere la qualità di un suolo basta piantare un albero, dei legumi, dei cereali: quelli piantati nella buona terra danno frutti eccellenti, quelli, a volte appena qualche centimetro vicino, piantati nella cattiva terra non danno frutti o addirittura producono aberrazioni come mi è capitato con alcune piantine di granoturco nel mio campo. Sapere se il S.S. Concilio Vaticano II, concilio valido a tutti gli effetti, è stato piantato nella buona terra, oppure no, basta guardare ai frutti che ha generato: perdita di vocazioni, diminuzione della fede, giustificazione dei comportamenti immorali, esaltazione delle contro-verità evangeliche, ricerca di conforto piccolo-borghese, mancanza di trasmissione generazionale della fede e della dottrina integrale del Cristo stesso, denaturazione del sacerdozio: la terra nel quale fu piantato è terra cattiva, come una è mela è una mela.

Che questo 60mo compleanno del Concilio, ci ricordi che senza purificare il nostro proprio terriccio con l’esercizio delle virtù umane e teologali, senza una profonda conoscenza, personale e in prima persona, senza interpretazioni buoniste o altre, della dottrina del Cristo, senza una liturgia adeguata a Dio per quanto umanamente posssibile per la grazia dello Spirito Santo, senza sacramenti celebrati senza sacrilegi, non ci sarà mai possibile dare frutti buoni, essere Santi di Cristo, con o senza Sacro Santi Concilî.

In Pace



Categories: Attualità cattolica, Ermeneutica della continuità, Magistero, Populus Traditionis Custodum

40 replies

  1. Pietro è Pietro sia quando afferma che Gesù è Dio, sia quando afferma di non conoscere Cristo.
    Papa Francesco è si Pietro, ma il Pietro che rinnega: che Dio abbia pietà di lui e lo riporti sulla retta via.

    • Siamo cattolici veraci: assieme a Gesù stesso sempre dobbiamo pregare il Padre affinché, una volta rinvenuto, Pietro possa di nuovo guidare i suoi fratelli lungo il Cammino.
      In Pace

  2. Sostanzialmente condivido l’articolo, però il problema è: non tanto che il Papa sia personalmente eretico, apostatico, ecc. ma attraverso i suoi insegnamenti voglia imporre come Magistero questi suoi convincimenti errati. A un certo punto il confine si fa così confuso da finire impigliati in una matassa nella quale non si può più discernere agevolmente cos’è Magistero e cosa no – ricorda l’interminabile dibattito sul CVII, di fatto. Pastorale: sì no ma però…Sforzarsi di rigettare tiepidezza e casuistica sono strade sicuramente maestre, ma “il Magistero della Chiesa Docente non può errare o indurre in errore”. Quindi se il Papa insegna l’errore non sta facendo Magistero. E se pretende che il suo insegnamento sia Magistero sbaglia due volte. E questo lo possiamo stabilire attraverso il Magistero e la Tradizione… non finisce per assomigliare alla posizione spesso qui criticata dei “tradiprotestanti”? Chiedo perché purtroppo è da A.L. che personalmente non riesco a conciliare la mia nozione di Magistero con gli insegnamenti del Papa, dibattendomi tra due poli che non riesco a conciliare in alcun modo: da un lato a me risulta che il Papa voglia fare Magistero e non spetti a me usare la Tradizione della Chiesa per negarglielo (posizione tradiprotestante). Dall’altra avverto che questo Magistero(?) papale violi il principio di non-contraddizione con il Magistero precedente perciò non posso che rigettarlo. E se sta a me decidere cos’è Magistrero e cosa no, a che punto posso fermarmi? Di fatto è un bel tormento: ho seguito spesso gli scritti di Simon, nella speranza, purtroppo mai soddisfatta fino in fondo, che mi dessero la chiave definitiva per “quadrare il cerchio” di questo mio dibattermi. Ora mi pare che la sua posizione sia almeno in parte cambiata (o meglio: chiarita? completata? integrata?) e se da un lato ne traggo un certo sollievo (ma allora non avevo proprio le traveggole quando nella coscienza non riuscivo in alcun modo a essere soddisfatto degli insegnamenti di Papa Francesco) dall’altro mi pare di essere di nuovo al punto in cui dobbiamo stabilire i confini del Magistero prescindendo da quanto “sulla carta” il Magistero dica. Ovvero, a prescindere da quanto dicano coloro che nella Chiesa avrebbero l’autorità di stabilire cos’è e cosa non è Magistero. Non so se mi sono spiegato con chiarezza, purtroppo.

    Per il resto, come dicevo, non potrei essere più d’accordo. Sono nato nel 1975, nella tipica famiglia piccolo borghese italiana che “si va a Messa a Natale e Pasqua”, e ancora ricordo la noia mortale che, da bambino, mi assaliva in quelle due circostanze annuali. Convertito repentinamente verso la fine dell’anno 1999, ho passato anni a cercare di capire perché non ero mai soddisfatto di ciò che trovavo nella Chiesa. Ero come un cane a cui non è mai stata data da mangiare carne, ma solo papponi informi. Mi aggiravo fiutando qua e là, sapendo che doveva esserci altro e senza sapere esattamente cosa fosse. Finché alcune letture, alcuni incontri, e l’avvento di internet(!) mi aprirono un mondo. Sono abituato a fidarmi del mio istinto e a credere alla mia ragione quando mi dice che mancano dei pezzi nel puzzle. Ho dovuto lottare per appropriarmi anche solo dell’insegnamento ortodosso sul peccato originale perché dalle mie parti è tutto un “il P.O. è una metafora della originaria condizione umana” e questo è quanto. E se con ciò il sacrificio di Cristo diventa vano e senza più alcun senso, pazienza.
    La sintesi e la precisione dei testi catechistici preconciliari mi hanno salvato. Quelli successivi, sono così prolissi da seppellire spessissimo la Verità sotto cumuli e cumuli di parole, e se parti dallo zero assoluto e non hai qualcuno a cui affidarti che possa accompagnarti, ma ti tocca fare il grosso del lavoro da solo, l’assenza di sintesi è letale quanto un veleno, anche se l’esposizione è corretta (ma sto divagando, perciò peccando contro la sintesi XD ).

    Per chiudere: non mi scandalizzo perciò davanti ad alcun tradimento, debolezza o incapacità umana del “personale” della Chiesa. Non avere però, di fatto, un chiaro confine sul Magistero è destabilizzante. Capisco anche che parte del mio problema nasca dal valore dei due Papi che hanno preceduto il Papa ora regnante.

    • Il fine ultimo della Chiesa è quello del Suo Fondatore: la Salus Animarum; la domanda che io ti porrei e porrei a tutti coloro che sono convinti che credere il magistero dei Papi e/o quello del CVII sia necessario alla propria salvezza è la seguente. “Sfido che mi si dica un solo insegnamento del CVII o dei Papi successivi e che non era insegnato precedentemente dal Santo Magistero che sia necessario per la salvezza della mia anima (e di quella di mia moglie, dei miei figli, dei miei nipotini, etc) ”

      L’ovvia risposta ti mostrerà perchè non dobbiamo preoccuparci più di tanto a proposito di queste beghe pro o contro Concilio.

      Rispetto al magistero papale, vorrei offrirti ancora un’altro spunto di riflessione: come ben sai nessuno in terra può giudicare l’Autorità Suprema. Ma questo, al contrario di quel che la gente che riflette poco ne pensa, (1) non implica che l’Autorità Suprema abbia sempre ragione, (2) ci libera dall’obbligo di dover aspettare un giudizio umano nel dovere seguire quel che la nostra coscienza, se ben formata, ci dice di seguire se in contraddizione con quel che insegna tale Autorità ma in coerenza con quel che la Chiesa ha sempre insegnato. Noi cristiani e noi cattolici in particolare sappiamo che la Santa Trinità abita in noi dal giorno del nostro Santo Battesimo e che Essa ci guida e ci ispira tanto più quanto viviamo della vita dello Spirito; il fatto che l’Aurorità Suprema non possa essere giudicata da nessuna istanza umana, garantisce quindi la nostra totale libertà spirituale inclusa quando si oppone, a giusta ragione, contro tale Autorità. Ciò è in nulla equivalente ad alcun aforma di protestantesimo, in quanto che ci sia accettazione o opposizione, essa avviene in un’anima che tenta coll’aiuto dello Spirito Santo di vivere quotidianamente les virtù umane e teologali, che frequenta i Santi Vangeli e si nutre della sana dottrina della Chiesa, che frequenta i Santi Sacramenti senza sacrilegî,

      In Pace

      • Ugualmente la postilla di graziano “in caso di eresia” fa il paio con il canone VI del quarto concilio ecumenico.

        Chiunque puó citare in giudizio il papa od il proprio vescovo, basta sia della diocesi e rispetti i canoni

        • Roberto il problema non si pone. Che uno diffonda eresie, veritá, esattezze ed errori, in quanto gerarca ed usando mezzi inerenti il proprio potere, per definizione impone perlomeno all’attenzione le cose.
          Nun me pare che te puntino na pistola alla tempia per dover accettare amenitá o sconcezze però…
          La tua è la stessa scusa che ho io: visto che siamo privi dello Spirito e siamo solo ipocriti, ci preoccupiamo di capire cosa sia reale o no nei documenti, poiché in realtá siamo morti.
          Quando saremo vivi non ci preoccuperemo perché o ne faremo a meno o sgameremo subito.
          Il magistero è questione di obbedienza non di credenza.
          Se uno ha bisogno del magistero per credere la Rivelazione dubito fortemente possa essere battezzato in realtá, quest’ultima frase essendo falsa ma allusivamente prognostica

          • Intervento che condivido nell’insieme, con giusto un bemolle: “Scritture, Tradizione, e Magistero formano come una Sacra Triade: crediamo le Scritture come ispirate da Dio, perché questo il Magistero ci insegna e la Tradizione ci ha tramandato; crediamo la Tradizione perché è quel che il Magistero ci insegna; crediamo il Magistero perché è stato mandato da Cristo stesso ed è come la Voce “incarnata” dello Spirito che Egli ci ha promesso. In un certo qual modo, questa Sacra Triade che il cattolico crede illustra la Santa Trinità nella quale egli crede: il Magistero “genera” la Tradizione, e le Scritture sono generate dal Magistero e dalla Tradizione.” (https://pellegrininellaverita.com/2019/05/08/la-quarta-virtu-teologale-cattolicita/)

            In Pace

            • Peter Kwasniewski feve un bell’articolo al riguardo del distorcere questo tripode.

              Però per quanto mi riguarda, pur essendone invalso l’uso, preferisco il tripode Scrittura-Liturgia-Tradizione complementarizzando il magistero istituzionale semmai con i carismi mistico-monastici ( questi ultimi troppo spesso dimenticati ).

              • Sì, la Liturgia è parte del Magistero, come anche la Fides Fidelium, che di certo non è l’ammassata « democratica » voluta dal Pachamamico per i sinodi della sua neo-chiesa anti-cristica, ma è quella dei Santi, cioè di coloro che sono fedeli nella loro vita all’appello del Cristo , tra cui, in primis, di certo coloro che hanno fatto la scelta radicale di una vocazione religiosa e che vi sono sempre fedeli senza tergiversazioni e frequentando i sacramenti senza sacrilegi.
                In Pace

  3. La Chiesa cattolica romana e’ una comunit’ fondata sulla verita’. Questo e’ il motivo per cui i regni terreni e le ideologie terrene non eguaglieranno mai la sua forza. Ogni sforzo umano per sostituire la Citta’ Di Dio e’ destinato al fallimento.. La Chiesa non e’ una struttura umana .

  4. Finalmente papa Benedetto XVI ha fatto sentire la sua Voce in netto contrasto con l’indirizzo che ha dato papa Francesco alla Chiesa odierna: chi può comprendere comprenda!
    Qui sotto tre link:
    – il primo l’ultima lettera di papa Benedetto XVI;
    – il secondo un sunto dei suoi scritti in cui afferma che « popolo di Dio » è una realtà allegorica della Chiesa mentre « Corpo di Cristo » è la sua vera ed oggettiva realtà;
    – il terzo e l’enciclica di papa Pio XII.http://www.korazym.org/80647/la-lettera-di-benedetto-xvi-al-simposio-di-steubenville-su-la-visione-della-chiesa-di-joseph-ratzinger-e-la-sua-rilevanza-per-le-sfide-contemporanee/https://cooperatores-veritatis.org/2021/12/26/popolo-e-casa-di-dio-in-santagostino-di-joseph-ratzinger/https://www.vatican.va/content/pius-xii/it/encyclicals/documents/hf_p-xii_enc_29061943_mystici-corporis-christi.html

    • C’è poco da capire: il Papa pachamamico si situa “altrove”, semplicemente.
      E noi restiamo fedeli alla Santa Chiesa, alle Sue Scritture, Alla Sua Tradizione, al Suo Magistero integrale e alla Sua Santa Liturgia.
      In Pace

      • Te credi che nel rinascimento non hai avuto papi astrologisti o facenti qualche sortilegio Simon?
        Sei troppo cattivo con Francesco

        • Sono assolutamente certo, come lo era lo stesso Dante Alighieri, che molti papi stiano arrostendo in inferno.
          E che il loro numero aumenta.
          In Pace

          • Senza gli uni non hai l’oggi, apprezziamo almeno che finalmente tutto sia alla luce del sole

            • Apprezzo soprattutto la libertà ritrovata dell’unica liturgia cattolica romana: quella detta di San Pio V; dalla TC, art. 1, ormai sappiamo con assoluta certezza che tutte le direttive del Pachamamico si rivolgono solo a chi lo segue nella sua Chiesa post-cattolica 2.0
              In Pace

              • Me sá che la liturgia romana visto che è quella del 62 è alquanto menomata e che il breviario correlato non sia proprio “tradizionale” ad usare sto termine.

                Perdo tempo a ribadirti che Francesco non fa altro che ripristinare lo status quo ante ed esplicitare Paolo VI quindi queste tue cesure non sussitono.
                Te lo scrivo e riscriverò sempre e d’altronde deviazioni nella Chiesa era da più secoli che imperversavano anche al vertice

                • Ed io sempre ti ripeterò che mai nessun papa ha dichiarato che la lex orandi e credendi di un rito rinnovato fosse differente da quelli precedenti: quel che ha dichiarato il Pachamamico dimostra una volontà che va bene aldilà degli atti di un Paolo VI o GP Magno, ma esprime formalmente (giuridicamente come ami dire) la creazione di un nuovo insieme di cose da credere non relazionate con quel che la Chiesa ha sempre insegnato e, quindi, ovviamente si tratta di una nuova religione.
                  In Pace

                • È qua che toppi perché l’articolo 1 di TC si è reso necessario per colpa dell’illegittima e contraddittoria disposizione di BXVI della possibilitá di avere due riti paralleli l’uno all’altro inventandosi un rito straordineirio che rimane comunque , pergiunta, un indulto.

                  Senza di ció rimanevi con la Missale Romanum di Paolo VI che dice la stessa cosa dell’articolo 1 di TC in modo giuridicamente ben più duro seppur implicitamente.

                  Sono completamente in linea cavolo!

                • La disposizione di BXVI era lì per tentare di garantire quel che fa il fondamento stesso della Chiesa cattolica: unità e coerenza del Suo Magistero nel contesto liturgico senza le quali essa cessa semplicemente di esistere in quanto Testimone della Morte e Resurrezione di Cristo, sola realtà testimoniata sulla quale si basa la nostra Fede.
                  Purtroppo, per decisione giuridica del Pachamamico, si è confermato che il rito paolino, assieme a tutte le sue deformazioni, crea una soluzione di continuità con la Chiesa cattolica.
                  In parole povere, chi va alla messa paolina con lo spirito pachamamico di TC articolo 1, non è più un cattolico romano.
                  Non per niente il Malachia chiamò il pachamamico, Pietro II: in quanto crea l’ (anti-) Chiesa 2.0, con una nuova lex credendi. Come si consta, per altro, con tutti gli atti anti-cristici che commettono i chierici ed i laici che lo seguono.
                  In Pace

                • Me mancava la tua coccia dura ma magari pure io sò un disco rotto.

                  Te dico te la devi prende coll’abrogazione de Paolo VI e cor fatto che un indulto derogativo cor cavolo che puó esse la lex orandi mica co quer faggiano de Francesco che l’ha fatto apposta pé semina zizzania sapendo però che ciqveva raggiona per dingi bacco!

                  Ahahah

                  Mi sei mancato

                • Fino alla Pachamamica TC art 1 si poteva, il linea di principio, tentare di interpretare il rito paolino con il metro del rito cattolico romano: ormai sappiamo, dal papa stesso, che questo non è possibile.
                  Ergo, ormai si può dire, da cattolico, che il rito paolino non esprime la lex orandi del cattolicesimo: di questa chiarezza dobbiamo essere grati al Pachamamico.
                  In Pace

              • Ma non serviva tutto sto casino pe capì che il rito di Paolo VI in sé non può essere la lex orandi della Chiesa. Ma dal punto di vista giuridico , pur nell’illegittimitá cianno ragione Paolo VI e Francesco che si confermano l’un l’altro

  5. La definizione di eresia secondo il nuovo diritto canonico ( che giá dal sovversivo codex inventava norme burocratiche e faceva intendere come i concili e la Scrittura fossero obbliganti solo nella misura in cui proposti dal codex stesso ) è una paraculata.
    Ció che è eretico è ció che confligge o distorce la dottrina intellettuale, la morale operativa, i canoni legali, il culto divino, l’ascesi contemplativa. Concepire l’eresia come meramente deviazione dalla veritá teologica è un insulto alla Rivelazione di nostro Signore oltre che manomettere i padri subapostolici, apologisti e classici su tutti.

    • Starei con San Paolo su questo punto: chiunque insegni altro che quel che il Cristo e la Chiesa insegnano, fosse anche un angelo, deve essere scartato.
      In Pace

      • Aldilá del termine sovversivo che va di moda, ed aldilá che è alquanto paraculo e completamente da rigettarsi il comma « non hanno toccato la dottrina ( che poi se uno guarda bene per forza di cose non è vero ) » e bla bla bla discorrendo, alla luce di quel che scrivi, non esiste insegnamento teorico senza istruzione pratica così come la veritá biblica è sia veritá che totale validitá ed il discrimine è l’adorazione di DIO.

        Ora se quest’ultima cosa è liturgica e puó porsi come riferimento contro le distorsioni devozioniste degli ultimi secoli, non aver presente questa complementarietá ci porterá sempre a fare discorsi astratti dimenticando i fatti.
        Parleremo del magistero come se fosse un insegnamento invece di ricordarci che è un atto decretativo giuridico, alimentando appunto la confusione fra le fonti primarie e l’autoritá istituzionale

        • Questo aspetto giuridico è solo parte del Magistero.
          Il Magistero è anche tutti gli atti che compie il Cristo ad esempio nella Sacra Liturgia e nei sacramenti: onde per cui l’espressione lex orandi lex credendi.
          Anche i Profeti dell’Antico Testamento “magisteravano” agendo in modo molto grafico: un Magistero in potenza è molto meno efficace che un Magistero in atto, quello realizzato da chi ha davvero scelto il Cristo, senza se e senza ma e senza scusanti.
          In Pace

          • Se la metti così appunto il magistero reale è solo nei santi…per questo più sopra, come la Didaché esponeva, la complemetarietá vera è tra “magistero” istituzionale e “magistero” carismatico.

            È chiaro che certamente è la divina teurgia sacramentale il perno di tutto

            • Sì, possiamo dire così, anzi.. è solo dell’Unico Santo!
              La Liturgia è perno, infatti, in quanto opera hic et nunc et semper (anche nell’aldilà) la connessione(comunione) tra i Santi ed il Santo.
              In Pace

      • Alla luce di questo il dibattito su Onorio da Feser l’ho trovato manchevole per quel poco che riesca a capire dell’inglese.

        D’altronde senza atti di magistero l’eternitá del soggetto coscienziale , ah scusate l’anima, come miriadi di altre cose non possono essere né credute né difese.

        Come se il dogma fosse una veritá trovata chissá come invece che ció che è stabilito e dichiarato da credersi, ossia un atto appunto giuridico

        • Anch’io ho trovato quella discussione molto superficiale.

          Quanto all’anima non ho bisogno di nessun magistero per capire da solo che (1) quel che non è composto non si può scindere, (2) che non sono composto, ergo (3) che non posso non essere. ;-.)

          In Pace

          • L’EEipostaticitá esposta al secondo Concilio di Costantinopoli per la natura umana assunta da Verbo, riguardo quindi l’io del Cristo, non depone a favore del ritenere l’anima in senso meramente aristotelico come forma del corpo a ben guardare.
            Ugualmente Paolo quando parlava di sarx e basar non ha mai voluto soffermarsi sul solo aspetto sensorial-percettivo dell’umano.

            Ora apparte ste cose che sono divagazioni, il discorso è che se si deve aspettare un pronunciamento autoritario ed autorevole dell’istituzione per credere, pensare e fare in base alla Fede, la cosa risulta da sè conteaddittoria

            • Quel che la nostra intelligenza capisce, non è fede ma è certezza: ciononostante non ci dice niente sulla vita eterna, anzi, può esser alquanto angosciante. Per altro la forma informa il sarx, il che vuol dire che può passare all’atto solo in quanto sarx, cioè, e questa è fede, la pienezza della nostra vita può solo essere intesa come quella del nostro sarx, da dove, nel credo, il fatto che crediamo nella resurrezione dei corpi a parte e a complemento della vita eterna.
              Potremmo discuterne per secoli e così ès tato ed è.
              In Pace

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