I 10 Principi Della Propaganda Di Guerra

Vale la pena di riprodurre tradotto in italiano (con Deep-L) un articolo in francese del 2013 della professoressa e storica belga Anne Morelli che riassume un suo famosissimo trattato del 2010 Principes élémentaires de propagande de guerre di cui una versione ormai gratuita è downloadabile qui in una traduzione italiana.

La mia speranza è che questo aiuti pecoroni e trinariciuti a tenersi sempre la testa fredda a non ingoiare beatamente quel che i media di ogni qualsorta propagandano loro per conto dei loro mandanti: ovviamente, questi 10 principi sono applicabili tali e quali a quel che abbiamo vissuto con la crisi del Covid, con quella nella Chiesa e ora con quella tra NATO e Russia via Ukraina.

Buona lettura e buona riflessione.

In Pace

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Principi di base della propaganda di guerra

Anna Morelli


I dieci “comandamenti” sono soprattutto una griglia di analisi pedagogica e critica. Non si tratta di prendere posizione o di difendere i “dittatori”, ma di notare la regolarità di questi principi nel campo mediatico e sociale. Sul banco degli imputati troviamo sia gli sconfitti che i vincitori.

Principi di base della propaganda di guerra, (utilizzabile in guerra fredda, calda o tiepida…) è un libro di Anne Morelli pubblicato nel 2001, ripubblicato nel 2010 per completare la prima edizione con le guerre in Iraq e Afghanistan, nonché un’analisi del discorso di Obama “Nobel per la pace”.

“Non tenterei di sondare la purezza delle intenzioni di una delle due parti. Non sto cercando di scoprire chi mente e chi dice la verità, chi è in buona fede e chi no. Il mio unico scopo è quello di illustrare i principi della propaganda, che sono universalmente utilizzati, e di descriverne i meccanismi. [1] È tuttavia innegabile che dalle ultime guerre che hanno segnato la nostra epoca (Kosovo, Guerra del Golfo, Afghanistan, Iraq), le nostre democrazie occidentali e il campo mediatico che vi corrisponde sono stati messi in discussione.

Anne Morelli aggiorna, grazie a questo piccolo manuale per cittadini critici, forme invariabili per contenuti diversi. La propaganda si esercita sempre attraverso le stesse invarianti, qualunque sia la guerra, da qui la grande rilevanza della griglia proposta. Sembra anche essenziale in questa introduzione citare Lord Ponsonby, che Anne Morelli ringrazia nelle prime pagine del suo libro. In effetti, Ponsonby ha contribuito molto allo sviluppo dei principi. Lord Ponsonby era un laburista inglese radicalmente contrario alla guerra. Già durante la prima guerra mondiale, si fece notare con vari pamphlet e finì per scrivere un libro su questi meccanismi di propaganda. Anne Morelli riprende, aggiorna e sistematizza questo libro in dieci principi elementari.

Non vogliamo la guerra

“Arthur Ponsonby aveva già notato che gli statisti di tutti i paesi, prima di dichiarare la guerra o nel momento stesso di tale dichiarazione, assicuravano sempre solennemente in via preliminare che non volevano la guerra. [2]

La guerra non è mai desiderata, raramente è vista come positiva dalla popolazione. Con l’avvento delle nostre democrazie, il consenso della popolazione diventa essenziale, quindi non bisogna volere la guerra ed essere pacifisti nel cuore. A differenza del Medioevo, quando l’opinione della popolazione aveva poca importanza e la questione sociale non era sostanziale.

“Così, il governo francese si sta già mobilitando mentre proclama che la mobilitazione non è una guerra ma, al contrario, il miglior modo per assicurare la pace. [3] “Se tutti i capi di stato e di governo sono animati da un simile desiderio di pace, ci si può naturalmente chiedere innocentemente perché, a volte (e anche spesso), le guerre scoppiano tutte uguali?” [4] Ma il secondo principio risponde a questa domanda.

La parte avversa è l’unica responsabile della guerra

Questo secondo principio deriva dal fatto che ogni parte sostiene di essere stata costretta a dichiarare guerra per evitare che l’altra distrugga i nostri valori, metta in pericolo le nostre libertà o addirittura ci distrugga completamente. È dunque l’aporia di una guerra per porre fine alle guerre [5]. Ci porta quasi alla mitica frase di George Orwell “La guerra è pace”.

Così, gli Stati Uniti sono stati “costretti” ad andare in guerra contro l’Iraq, il che non ha lasciato loro altra scelta. Stiamo quindi solo “reagendo”, difendendoci dalle provocazioni del nemico che è interamente responsabile della guerra che verrà.

“Così, Daladier nel suo “appello alla nazione” – ignorando le responsabilità francesi nella situazione creata dal Trattato di Versailles – assicurava il 3 settembre 1939: la Germania aveva già rifiutato di rispondere a tutti gli uomini di cuore le cui voci si erano alzate negli ultimi tempi in favore della pace mondiale. [Siamo in guerra perché ci è stata imposta. [6]

Ribbentrop giustificò la guerra contro la Polonia in questi termini: “Il Führer non vuole la guerra. Lo farà solo a malincuore. Ma la decisione per la guerra o la pace non dipende da lui. Dipende dalla Polonia. Su alcune questioni di interesse vitale per il Reich, la Polonia deve cedere e soddisfare richieste alle quali non possiamo rinunciare. Se si rifiuta di farlo, la responsabilità di un conflitto ricadrà su di lei, non sulla Germania”. [7]

Durante la guerra del Golfo, Le Soir del 9 gennaio 1991 affermava anche: “La pace che tutti vogliono più di ogni altra cosa non può essere costruita su semplici concessioni a un atto di pirateria. (…) La palla è essenzialmente, va detto, nel campo dell’Iraq. [8]

Lo stesso vale per la guerra in Iraq. Prima dell’inizio della guerra, Le Parisien ha pubblicato un titolo il 12 settembre 2002: “Come Saddam si prepara alla guerra”.

Il leader del campo avversario ha la faccia del diavolo (o “il brutto”)

“Non si può odiare un gruppo umano nel suo insieme, anche se viene presentato come un nemico. È quindi più efficace concentrare questo odio del nemico sul leader avversario. Il nemico avrà così un volto e questo volto sarà ovviamente odioso”. [9]

“Il vincitore si presenterà sempre (vedi Bush o Blair recentemente) come un pacifista che ama la conciliazione ma è spinto alla guerra dal campo avverso. Questo campo avverso è naturalmente guidato da un pazzo, un mostro (Milosevic, Bin Laden, Saddam Hussein, …) che ci sfida e dal quale l’umanità deve essere liberata”. [10]]

La prima operazione di una campagna di demonizzazione è dunque quella di ridurre un paese a un solo uomo. Agire come se nessuno vivesse in Iraq, come se solo Saddam Hussein, la sua “temibile” Guardia Repubblicana e le sue “terribili” armi di distruzione di massa vivessero lì [11]. Personalizzare il conflitto in questo modo è molto tipico di una certa concezione della storia, che sarebbe fatta da “eroi”, opera di grandi personaggi [12]. 12] Una concezione della storia che Anne Morelli rifiuta scrivendo instancabilmente sul “left-behind” della storia legittima. Questa visione è particolarmente idealista e metafisica in quanto la storia è il frutto delle idee dei suoi “grandi” uomini. A questa concezione della storia si oppone una concezione dialettica e materialista che definisce la storia in termini di relazioni e movimenti sociali. Così, l’avversario è qualificato da tutti i mali possibili. Dal suo aspetto fisico alle sue abitudini sessuali. Così, Le Vif-L’Express del 2-8 aprile 1999 presenta “L’effroyable Milosevic”. “Le Vif-L’Express” non cita nessun discorso o scritto del “maestro di Belgrado”, ma in compenso annota i suoi anormali sbalzi d’umore, le sue esplosioni d’ira, malate e brutali: Quando era arrabbiato, il suo viso si contorceva. Poi, istantaneamente, recuperava la sua compostezza. [13] Questo tipo di demonizzazione non è usato solo per la propaganda di guerra (come tutti gli altri principi).

Per esempio, Pierre Bourdieu ha riferito che negli Stati Uniti, alcuni professori universitari, stufi della popolarità di Michel Foucault nei loro college, hanno scritto una serie di libri sulla vita intima dell’autore. Così, Michel Foucault, l'”omosessuale masochista e pazzo” aveva pratiche “innaturali”, “scandalose” e “inaccettabili”. In questo modo, non c’è bisogno di discutere il pensiero dell’autore o i discorsi di un politico, ma di confutarlo sui giudizi morali sulle cosiddette pratiche dell’individuo.

Stiamo difendendo una nobile causa, non interessi speciali

Gli obiettivi economici e geopolitici della guerra devono essere mascherati da valori ideali, moralmente giusti e legittimi. Così, si potrebbe già sentire George Bush Sr. dichiarare: “Ci sono persone che non capiranno mai”. La lotta non è sul petrolio, la lotta è sull’aggressione brutale” [14] o Le Monde del 22 gennaio 1991: “Gli obiettivi di guerra americani e francesi sono prima di tutto gli obiettivi del Consiglio di Sicurezza. Siamo lì per le decisioni prese dal Consiglio di Sicurezza e l’obiettivo essenziale è la liberazione del Kuwait. [15]

Infatti, nelle nostre società moderne, a differenza di Luigi XIV, una guerra può essere condotta solo con un certo consenso della popolazione. Gramsci aveva già mostrato come l’egemonia culturale e il consenso siano indispensabili per il potere. Questo consenso sarà facilmente acquisito se la popolazione crede che la sua libertà, la sua vita, il suo onore dipendano da questa guerra [16]. Gli obiettivi della prima guerra mondiale, per esempio, possono essere riassunti in tre punti:

  • per schiacciare il militarismo
  • per difendere le piccole nazioni
  • per preparare il mondo alla democrazia.

Questi obiettivi molto onorevoli sono stati poi copiati quasi alla lettera alla vigilia di ogni conflitto, anche se hanno poco o niente a che fare con i suoi obiettivi reali. [17] “Dobbiamo convincere l’opinione pubblica che noi – a differenza dei nostri nemici – facciamo la guerra per motivi infinitamente onorevoli”. [18]

“Nel caso della guerra della NATO contro la Jugoslavia, troviamo la stessa discrepanza tra gli obiettivi ufficiali e non dichiarati del conflitto. Ufficialmente, la NATO è intervenuta per preservare il carattere multietnico del Kosovo, per impedire il maltrattamento delle minoranze, per imporre la democrazia e per mettere fine al dittatore. È difendere la sacra causa dei diritti umani. Alla fine della guerra, non solo si vede che nessuno di questi obiettivi è stato raggiunto, che siamo lontani da una società multietnica e che la violenza contro le minoranze – questa volta serbi e rom – è un fatto quotidiano, ma anche che gli obiettivi economici e geopolitici della guerra, che non erano mai stati menzionati, sono stati raggiunti”. [19]

Questo principio implica il suo corollario, il nemico è un mostro assetato di sangue che rappresenta la società della barbarie.

Il nemico provoca consapevolmente atrocità, e se noi commettiamo errori è involontariamente

Le storie di atrocità del nemico sono una parte essenziale della propaganda di guerra. Questo non vuol dire, naturalmente, che le atrocità non avvengano durante le guerre. Al contrario, omicidio, rapina a mano armata, incendio doloso, saccheggio e stupro sembrano essere piuttosto – purtroppo – ricorrenti nella storia delle guerre. Ma far credere che solo il nemico commette tali atrocità, e che il nostro esercito è amato dalla popolazione, è un esercito “umanitario”.

Ma la propaganda di guerra raramente si ferma lì, non accontentandosi degli stupri e dei saccheggi esistenti, è più spesso necessario creare atrocità “inumane” per incarnare nel nemico l’alter-ego di Hitler (Hitlerosevic, …). Possiamo quindi affiancare diversi passaggi di guerre diverse senza trovare grandi differenze. Durante la prima guerra mondiale, Ponsonby riporta questa storia:

“Trenta o trentacinque soldati tedeschi erano entrati nella casa di David Tordens, un carrettiere di Sempst (oggi Zempst). Legarono l’uomo e poi cinque o sei di loro si gettarono davanti ai suoi occhi sulla tredicenne e la picchiarono, poi la infilzarono con le loro baionette. Dopo questa orribile azione hanno colpito con la baionetta suo figlio di nove anni e hanno sparato a sua moglie.

Non bisogna nemmeno dimenticare l’episodio dei bambini a cui furono tagliate le mani, che è più una voce infondata che un fatto storico [21]. Il loro esodo sarà passato sotto silenzio, mentre le immagini dei rifugiati albanesi del Kosovo e la loro accoglienza all’estero sono state oggetto di interi programmi televisivi. Il quinto principio della propaganda di guerra è che solo il nemico commette atrocità, la nostra parte può solo commettere “errori”. Durante la guerra contro la Jugoslavia, la propaganda della NATO ha reso popolare il termine “danni collaterali” e ha presentato come tali i bombardamenti sulle popolazioni civili e sugli ospedali, che, secondo le fonti, hanno causato tra 1.200 e 5.000 vittime. Il bombardamento dell’ambasciata cinese [22], di un convoglio di rifugiati albanesi, o di un treno che passa su un ponte è stato quindi un “errore”. Il nemico non sbaglia, ma commette consapevolmente il male. [23]

Per concludere con una citazione di Jean-Claude Guillebaud:

“Eravamo diventati, noi giornalisti, senza volerlo, una specie di mercanti dell’orrore e i nostri articoli dovevano commuovere, raramente spiegare.”

Il nemico usa armi non autorizzate

Questo principio è il corollario del precedente. “Non solo non commettiamo atrocità, ma facciamo la guerra in modo cavalleresco, rispettando – come se fosse un gioco, certamente duro ma virile! – le regole”. [24] Così, durante la prima guerra mondiale, la controversia infuriò sull’uso del gas asfissiante. Ogni parte ha accusato l’altra di aver iniziato ad usarli [25]. Anche se entrambe le parti avevano usato il gas ed entrambe lo avevano studiato, era un riflesso simbolico della guerra “inumana”. È quindi opportuno dare la colpa al nemico. È in un certo senso l’arma “disonesta”, l’arma degli ingannatori.

Noi subiamo poche perdite, quelle del nemico sono enormi

“Con rare eccezioni, gli esseri umani preferiscono generalmente unirsi alle cause vittoriose. In guerra, il sostegno pubblico dipende quindi dal risultato apparente del conflitto. Se i risultati non sono buoni, la propaganda dovrà nascondere le nostre perdite ed esagerare quelle del nemico”. [26]

Già durante la prima guerra mondiale, dopo un mese dall’inizio delle operazioni, le perdite ammontavano a 313.000 morti. Ma lo stato maggiore francese non ammise mai la perdita di un cavallo e non pubblicò la lista dei nomi dei morti [27]. Ne è un esempio la recente guerra in Iraq, dove è stata vietata la pubblicazione di foto delle bare dei soldati americani sulla stampa. Le perdite del nemico, d’altra parte, sono enormi, il loro esercito non resiste. “Da entrambe le parti questa informazione ha sollevato il morale delle truppe e ha persuaso l’opinione pubblica dell’utilità del conflitto”. [28]

Artisti e intellettuali sostengono la nostra causa

Nella prima guerra mondiale, con poche eccezioni, gli intellettuali hanno sostenuto in modo schiacciante la propria parte. Ogni belligerante poteva in gran parte contare sull’appoggio di pittori, poeti e musicisti che sostenevano la causa del loro paese con iniziative nel loro campo.

I caricaturisti furono messi al lavoro per giustificare la guerra e ritrarre il “macellaio” e le sue atrocità, mentre altri artisti lavoravano, macchina fotografica alla mano, per produrre documenti edificanti sui rifugiati, sempre accuratamente presi dalle file albanesi, e scelti per assomigliare il più possibile al pubblico a cui si rivolgevano, come questo bel bambino biondo dallo sguardo nostalgico, che doveva evocare le vittime albanesi. Possiamo quindi vedere i “manifesti” svilupparsi ovunque. Il manifesto dei cento, a sostegno della Francia durante la prima guerra mondiale (André Gide, Claude Monet, Claude Debussy, Paul Claudel). Più recentemente, il “manifesto dei 12” contro il “nuovo totalitarismo” [30] che è l’islamismo. Questi “collettivi” di intellettuali, artisti e uomini di spicco cominciarono così a legittimare l’azione del potere politico in carica.

La nostra causa ha un carattere sacro

Questo criterio può essere preso in due sensi, sia letteralmente che in senso generale. In senso letterale, la guerra è quindi una crociata, quindi la volontà è divina. Non si può sfuggire alla volontà di Dio, ma solo realizzarla. Questo discorso ha riacquistato grande importanza dall’arrivo al potere di George Bush Jr. e con lui tutta una serie di ultraconservatori fondamentalisti. Così la guerra in Iraq è stata vista come una crociata contro l'”Asse del Male”, una lotta del “bene” contro il “male”. Era nostro dovere “dare” la democrazia all’Iraq, essendo la democrazia un dono della volontà divina. Così fare la guerra è realizzare la volontà divina. Le scelte politiche assumono un carattere biblico che cancella ogni realtà sociale ed economica. I riferimenti a Dio sono sempre stati numerosi (In God We Trust, God Save the Queen, Gott mit Uns, …) e servono a legittimare senza appello le azioni del sovrano.

Chi mette in dubbio la nostra propaganda è un traditore

Quest’ultimo principio è il corollario di tutti i precedenti: chiunque metta in discussione uno qualsiasi dei principi di cui sopra è necessariamente un collaboratore del nemico. Così, la visione dei media è limitata ai due campi sopra menzionati. Il campo del bene, della volontà divina, e il campo del male, dei dittatori. Così, si è “per o contro” il male. In questo senso, gli oppositori della guerra in Kosovo sono stati trattati da L’Évènement del 29 aprile al 5 maggio 1999 come “complici di Milosevic”. Il settimanale è arrivato persino a sistematizzare diverse “famiglie”. C’è la famiglia “anti-americana” con Pierre Bourdieu, Régis Debray, Serge Halimi, Noam Chomsky o Harold Pinter. La famiglia “fondamentalista pacifista” con Gisèle Halimi, Renaud, Abbé Pierre… e i loro rispettivi organi, il Monde diplomatique, il PCF.

Sta quindi diventando impossibile sollevare un’opinione dissidente senza essere linciati dai media. Il pluralismo d’opinione non esiste più, è ridotto a niente, ogni opposizione al governo è messa a tacere e screditata da argomenti fasulli. Questo stesso argomento è stato applicato di nuovo durante la guerra in Iraq, anche se l’opinione internazionale era più divisa, quindi era meno sentito. Ma essere contro la guerra è essere per Saddam Hussein… Lo stesso schema è stato applicato in un contesto completamente diverso, che era il referendum sulla costituzione europea: “essere contro la costituzione è essere contro l’Europa!

Anna Morelli

Fonte: http://www.michelcollon.info/Principes-elementaires-de.html

[1] Morelli, Anne, “Principes élémentaires de propagande de guerre”, Bruxelles, Aden, 2010

[2] Ivi, p. 7

[3] Ibidem.

[4] Ivi, p. 10

[5] Ivi, p. 11

[6] Ivi, p. 14

[7] Ibidem, p. 16.

[8] Collon, Michel, “attention médias”, Bruxelles, EPO Publishing, 1992, p. 34

[9] Morelli, Anne, op. cit. p. 21.

[10] Morelli, Anne, “L’histoire selon les vainqueurs, l’histoire selon les vaincus”, 8 dicembre 2003 in: http://www.brusselstribunal.org/8dec_fulltexts.htm

[11] Collon, Michel, op. cit. p. 60.

[12] Ibidem.

[13] Morelli, Anne, op. cit. p. 25.

[14] Collon, Michel, op. cit. p. 32.

[15] Ibidem.

[16] Morelli, Anne, op. cit. p. 27.

[17] Ibidem, p. 28.

[18] Ibidem, p. 28.

[19] Ibidem, p. 34.

[20] Il bambino con le mani tagliate [archivio]1914, una nuova guerra tra i due paesi. La parte francese insisteva che i soldati tedeschi erano vili bruti che tagliavano le mani ai bambini.

[21] Serbia: dopo il fallimento dei negoziati sul Kosovo, la parola passa all’ONU [archivio]Il Kosovo, considerato da Belgrado come la culla della sua cultura e religione, ha una popolazione serba del 5% dopo l’esodo di più di 200.000 di loro.

[22] Rivelazione: la Nato ha deliberatamente bombardato l’ambasciata cinese a Belgrado [archivio] Secondo un’inchiesta del settimanale britannico The Observer, condotta con il giornale danese Politiken, la Nato ha deliberatamente bombardato l’ambasciata cinese a Belgrado il 7 maggio (vedi anche il nostro articolo del 10/05/99). Funzionari militari e dell’intelligence avrebbero dichiarato che l’ambasciata cinese ospitava un sistema di trasmissione per l’esercito jugoslavo. Di conseguenza, si dice che sia stato tolto dalla lista degli “obiettivi proibiti” e che sia stato bombardato.

[23] Ibidem, pp. 37-47.

[24] Ibidem, p. 48.

[25] Ibidem, p. 49.

[26] Ibidem, p. 54.

[27] Ibidem.

[28] Ibidem, p. 56.

[29] Morelli, Anne, “I 10 comandamenti di Ponsonby”, sul sito di Zaléa TV: [1] [archivio].

[30] Il suo uso in relazione al terrorismo da parte di Jack Straw sembra in questo senso inappropriato. Il “terrorismo” in generale non può essere considerato “totalitarismo” nel senso originale del termine. Non soddisfa i criteri necessari. L’uso del concetto richiede un’analisi approfondita della società o della struttura di gruppo oggetto di studio, le categorie essenziali e i processi di de-differenziazione specifici del totalitarismo devono essere messi in evidenza. Tuttavia, non sembra che Jack Straw abbia effettuato una tale analisi per poter dare una vera base teorica alla sua affermazione. L’uso del termine in questo caso ha uno scopo politico o di propaganda di guerra.



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19 replies

  1. Perfetto, nulla da aggiungere: ci siamo dentro in pieno.

  2. Interessante. Peccato che per gli esempi si faccia riferimento solo al comportamento delle nazioni o alleanza occidentali (Francia , USA, Nato, etc).
    Non si vedono riferimenti alla propaganda dell’altra parte, eppure non è che i tedeschi ci andassero teneri.
    C’è quindi nella esposizione la stessa strategia comunicativa che si contesta nell’esposto, che si tenta di mitigare, in modo un po’ furbo, con riferimenti a Gramsci o simili.
    Ed anche il riferimento iniziale (di Simon) ai “trinariciuti” cosa è se non l’applicazione del concetto della “bruttezza e cattiveria” dell’avversario?
    Insomma il tema è ben esposto, ma l’obiettivo (mettere sullo stesso piano aggredito ed aggressore nel conflitto Russia-Ucraina) è palese.

    • Avresti dovuto leggere l’articolo in extenso, in particolar l’inizio: “Non tenterei di sondare la purezza delle intenzioni di una delle due parti. Non sto cercando di scoprire chi mente e chi dice la verità, chi è in buona fede e chi no. Il mio unico scopo è quello di illustrare i principi della propaganda, che sono universalmente utilizzati, e di descriverne i meccanismi.”

      Ma capisco che ciò ti sia duro e difficile: non ti giudico.

      In Pace

      • L’avevo già letto e il mio giudizio non cambia . Gli esempi riportati sono tutti dallo stesso lato . Si cita la Francia della prima guerra mondiale , non la Germania. Si citano gli Usa nella guerra con l’Iraq , ma non si cita la propaganda Irachena e di questi paesi, in genere ancora più invasiva e manipolata.
        Dire che non ci si vuole schierare ma poi citare solo esempi a senso unico significa fare entrare dalla finestra quello che è uscito dalla porta.
        L’articolo è apparentemente equilibrato ma pende da un lato.
        Mettere tutti sullo stesso piano è la cosa che favorisce i peggiori.
        Non si può giudicare la strategia comunicativa senza entrare minimamente nel merito delle motivazioni , origini e ragioni dei conflitti.
        Neanche io giudico il tuo bias, ma è facile rilevarlo.

        • Ancora una volta: non siamo, in Occidente, sottomessi alla propaganda opposta che è totalmente censurata dai nostri governi e di cui non abbiamo, quindi, nessuna idea.
          Il problema è orwelliano: i due campi mentono sapendo di mentire. Noi conosciamo solo le menzogne del nostro campo.
          Anne Morelli non pone nessun giudizio morale: giusto fa una constatazione.
          Il problema è piuttosto nella tua testa: propaganda uguale male, a priori.
          La propaganda degli uni non giustifica quella degli altri.
          Lo so che ti fa molto male di essere ormai cosciente, anche grazie a questo articolo, di esserti fatto abbindolare dalla propadanda attuale ufficiale, ma la tua reazione dovrebbe essere di distacco e di non generare un giudizio morale basandoti su tale propaganda. Ecco tutto, e dico lo stesso agli amici miei che subiscono la propaganda dell’altro campo.
          Abbiamo propaganda anche all’interno della struttura ecclesiastica: siamone coscienti e non lasciamoci abbindolare neanche qui.
          In Pace

          • La propaganda fa parte della guerra dall’ inizio del mondo . L’articolo dice cose giuste ma dovrebbe semplicemente rivedere gli esempi , altrimenti rischia di passare per fazioso e perde il suo scopo.
            Tutti subiscono la propaganda ma penso che a certi livelli intellettuali ognuno abbia gli strumenti per distinguere quella piu clamorosa . Il problema è che ognuno di noi ha un bias cognitivo che lo orienta verso una visione a senso unico delle cose . Ora è necessario che ognuno de ne renda conto e che cerchi di ostacolare il proprio bias , cosciente che altrimenti non riuscirà mai ad avere un minimo di onestà intellettuale e senso critico reale nelle cose. Non sono entrato in chiesa per almeno 15 anni , e per tornare ho dovuto lottare prima contro i miei pregiudizi e forzarmi a farlo. Senza quello sforzo non avrei mai dato la possibilità alla Parola di raggiungermi.
            Io chiedo soltanto a tutti di fare questo sforzo.
            Tutti cadiamo nella propaganda esattamente come descritto dalla Morelli , anche quando non si parla di guerra . Onestamente…in che modo scegli le immagini che pubblichi di Papa Francesco quando ne critichi le parole o gli atti ? Non è forse la descrizione del nemico brutto o quanto meno strano ? Eppure non ti manca l’eloquio per essere convincente anche senza ricorrere a certi mezzi.

            • (1) D’accordo con te sui primi due terzi del tuo intervento. Ma, tu, portaci pure esempi di propaganda nei campi opposti a quelli citati dalla professoressa: l’articolo qui tradotto è del 2013 e sei benvenuto di farcene parte. Quanto a quel che succede oggi, per definizione, l’articolo non ne può parlare.

              (2) La parte finale del tuo intervento, purtroppo, è un fuori tema: la propaganda è menzogna, creazione di false immagini, di false notizie, di capri espiatori per coprire le propri fallimentari decisioni (pensiamo a come sono/erano/saranno trattate tutte queste persone che non vogliono entrare nella propaganda “vaccinatoria” del covid). Le critiche che abbiamo portato all’insegnamento oggettivamente distorto del nostro buon Papa Francesco, sono sempre state basate su fatti, su fonti ufficiali, su documenti della struttura ecclesiale, mai su menzogne e le foto utilizzate mai ritoccate ma sempre pubblicamente accessibili nelle loro origini, articoli come quello del “Baco nella Chiesa cattolica” depersonalizzano completamente l’analisi che facciamo della problematica nella struttura ecclesiale cattolica; sistematicamente poi, lungo gli anni, abbiamo sempre tentato di interpretare i pseudo-insegnamenti bergogliani alla luce dell’insegnamento della Chiesa cattolica e solo a posteriori, quando questo non era più moralmente, spiritualmente ed intellettualmente difendibile, abbiamo messo in evidenza il carattere eretico, e spesso apostatico, delle sue prese di posizione anti-cattoliche e anti-cristiane.
              Però mi dai un’idea di articolo: penso che sarebbe interessante mostrare quanto la TC, ed i documenti giuntivi, siano pura propaganda di “guerra ideologica” utilizzata dal Sommo Pontefice contro i cattolici romani fedeli all’Unica Chiesa del Cristo. Vediamo se trovo tempo per mettere per iscritto quest’evidenza, peraltro lampante.
              In Pace

            • Riguardo al Papa, forse ti sfugge che, da quello che ho capito io, anche gli autori di questo blog lo riconoscono come legittimo Vicario di Cristo e capo della Chiesa Cattolica cui si deve obbedienza.
              Discorso diverso è per alcune sue esternazioni, da dottore privato, riguardo la dottrina, la morale e la lettura dei Vangeli.

  3. La questione qui è che in molti si stanno accorgendo (con decenni di ritardo) del cosiddetto “metodo del vincolo esterno”, perché ora se lo ritrovano nel giardino di casa. Qualche esempietto: furono prima gli “economisti contro” ad essere denigrati e demoliti e silenziati dalla propaganda del “ci vuole più Europa: vincolo del 3%!”, poi i medici contro silenziati dalla propaganda “solo il vaccino ci salverà: greeeen CAZ!” e oggi abbiamo Orsini che si sveglia (buongiorno) dicendo che lo vogliono silenziare a causa della propaganda del “solo armando l’Ucraina scoppierà il cannone della pace: there’s No alternative!”.
    Pandemia e guerra, più che accelerare, non hanno fatto altro che radicalizzare un trend che definire antidemocratico è il minimo, in atto da tempo. Qui Simon ha chiarito che questa tendenza non è esattamente una novità nell’ambito socio antropologico, ma è bensì una consuetudine guerresca, ora semplicemente innalzata a normalità di gestione della maggioranza utilmente idiota.
    Come dire: da un punto di vista massmediatico siamo, da decenni, sempre in guerra.

    • Infatti, dobbiamo dedrammatizzare e relativizzare: purtroppo le cose sono (sempre) state così e queste ci fanno più male solo perché ci siamo noi presenti.
      Per questo dobbiamo focalizzarci sul mondo reale ed il solo mondo vramente reale che esista è quello che ci circonda e che possiamo toccare con la mano, vedere con gli occhi, sentire con le orecchie, gustare con il tasto, sentire con il naso, quello delle persone concrete, in carne ed ossa intorno a noi, la nostra famiglia, i nostri vicini, colleghi ed amici, il nostro villaggio o quartiere.
      Il resto è fumo e fare dipendere la nostra felicità dal fumo è pura auto-illusione per esonerarci dallo sforzo di realizzare concretamente in noi tale felicità..
      Abbiamo paura della nostra ed altrui felicità, in un certo qual senso: forse questa è la conseguenza la più drammatica del peccato originale, ragione per la quale ci lasciamo volentieri abbindolare da propagande e altri specchi alle allodole.
      In Pace

  4. In estrema sintesi: idealismo. Negata la possibilità di conoscere la cosa in sè, l’unica conseguenza non può che essere quella che Thomas Dylan canta come: una guerra di arguzie.

    Uscendo da una guerra d’arguzie, quando la follia delle parole
    Era per me quella del mondo, e le sillabe
    Si abbattevano dure come staffili su una vecchia ferita,
    Il mio cervello entrò urlando dentro la fresca luce
    Chiedendo un confessore, ma non c’era nessuno
    Che mi assolvesse dopo quella battaglia,
    E fui ammutolito dal sole.
    Sia lode al cielo che il mio corpo è integro, ho membra,
    Non moncherini, dopo il momento della mischia,
    Perché il corpo è fragile e la pelle è bianca.
    Sia lode, che solo il senno è toccato dopo la guerra d’arguzie.
    Sopraffatto dal sole, sto col cervello straziato
    Sotto il confessionale delle nuvole,
    Ma i raggi ardenti mi privano della parola.
    Dopo i pericoli dei discorsi degli amici
    Levo le braccia imploranti al cielo lattiginoso,
    Dopo la raffica di domande e risposte, sollevo il capo
    Toccato nel senno per chiedere al sole compassione,
    E il sole mi guarisce, chiudendomi gli occhi che bruciano.
    È bello che il sole splenda,
    E, dopo il suo tramonto, la savia luna,
    Perché da una casa di tavole e di pietra
    Dove ognuno discuterebbe finché le stelle diventino verdi,
    È bello uscire sulla terra, soli,
    E restare ammutoliti, anche se solo un momento.

    • “In estrema sintesi: idealismo. Negata la possibilità di conoscere la cosa in sè” : che strana conclusione, oggettivamente poco razionale, che trai!
      Se è possibile di dire che la propaganda è menzogna, è perché c’è una realtà conoscibile dalla quale si discosta volontariamente.
      Concorderei solo per dire che chi si accontenta della propaganda senza fare lo sforzo di conoscere la verità è un costruttivista a chi la verità non interessa.
      Un cristiano non può sottomettersi volontariamente alla propaganda: egli sà che si può, e si deve, incontrare la Verità in carne ed ossa.
      In Pace

      • Non è mia intenzione trarre una conclusione, ma sintetizzare (con tutte le imprecisioni che può avere un’estrema sintesi) da quale assunzione filosofica nasce la propaganda. Lungi da me abbracciare l’idealismo, infatti concordo: se è possibile dire che c’è una propaganda menzognera, ciò è possibile perchè si conosce la realtà. Se posso permettermi, a mio modesto parere, un cristiano *deve* essere realista, un cristiano idealista, imho, mi sembra una contraddizione in termini 🙂

        • Il problema e’ proprio questo : che ci stanno convincendo che e’ fisiologico è normale non sapere la verita’, ci stanno convincendo che siccome la verita’ per esempio su cosa realmente succede in Ucraina un semplice cittadino italiano non la puo’ sapere ( ne’ ora ne’ mai) deve fidarsi di quello che gli dicono tv, giornali, deve fidarsi della versione data dal proprio governo. Il problema e’ che alcuni cittadini NON SI FIDANO PIU’ , ne’ della Tv , ne’ dei giornali, ne’ tantomeno del proprio governo. Dopo due anni in cui hanno visto notizie proclamate il giorno prima, smentite il giorno dopo dagli stessi che le avevano proclamate, o frasi che i fatti hanno smentito ( tipo quella del presidente Draghi che stare fra vaccinati voleva dire essere sicuri di non infettarsi) ma che non sono mai state rinnegate da chi le ha pronunciate, dopo tutto questo il risultato e’ stato due tipi di cittadini , entrambi a modo loro disperati :
          1) chi ormai aderisce senza dubitare a tutto quello che le fonti ufficiali gli dicono su qualsiasi argomento , e rinuncia alla ricerca di una verita’ che, tanto , pessimisticamente , si suppone di non poter mai sapere
          2) chi invece ormai dubita sistematicamente di tutto quello che le fonti ufficiali gli dicono e lo stesso suppone di non poter mai arrivare alla verita’ .
          Un Cristiano non dovrebbe cadere in nessuna di queste due posizioni: ma , appunto, lo scopo di tutto questo da parte dei “ padroni di questo mondo “ e’ far si’ che di cristiani nell’ animo ve ne siano sempre meno e sempre piu’ vi siano masse di cittadini o beotamente creduloni o disperatamente cinici.

          • Questo poi deriva da una semplice banale verita’ espressa da Abramo Lincoln:
            You can fool some of the people all of the time, and all of the people some of the time, but you can not fool all of the people all of the time »

            I sapientoni dietro i nuovi ordini mondiali, le nuove  » narrative » i nuovi progetti ,dovrebbero ripassare le basi : Non puoi mentire e fare fesso tutto il popolo tutto il tempo.

          • Forse dipenderá in qualche maniera dal fatto che la « scienza » ha abbandonato la ricerca della veritá per solamente enunciare modelli utili, e dall´altra parte la societá prende come criterio di veritá quello scientífico. Cosi chi ha in mano i mass media ci vendono come veritá modelli utili hai loro fini.

        • Eppure si può comprendere che si assiste ad una propaganda non perché si sappia la realtà in sè in questo caso dello scenario di guerra ma basandosi sugli attori della stessa, su chi siano e quali siano i loro interessi o a quali di essi loro rispondano.

          Proprio perché poi la Verità è un trascendetale intrinseco all’ente creato ( oltre che « attributo » della seconda Persona divina incarnata ) rimane il fatto che il reale in sè per sè è inconoscibile, non mi pare un dramma.
          Chiunque di noi, in una stanza di 10 persone, assistendo ad un evento, intepreterebbe e vedrebbe tale dato dalla sua visuale. Il dato c’è, ma allora di quale realtà parliamo? E dunque di quale verità?

          Non credo debba crear problema che fra russi ed ucraini/statunitensi non si possa comprendere bene la situazione. D’altronde ad altra chiave interpretativa ( ossia gli USA che volontariamente si smarcano dal loro ruolo di gendarme e favoriscono la propria debacle internazionale permettendo lo smarcamendo mondiale dal loro allineamento e la destrutturazione del ruolo del dollaro per rimanere sugli assetti mondiali senza esagerare la questione del figlio di Biden o dei biolaboratori che è talmente idiota credere che sia un errore quando potrebbe essere un assist del tutto voluto al quindi , allora, supposto nemico ) il quadro assume tutt’altra valevolezza, e quindi allora tutt’altra realtà o verità…

          • Quello che crea problemi non e’ non sapere la verita’ ma il clima collettivo tristemente folle , da invasamento generalecche stiamo respirando e che ricorda molto quello prima della Prima Guerra Mondiale.
            Stefan Zweig cosi descrive il clima nel 1914, come riporta nel suo blog Antonio Socci

            “Shakespeare venne bandito dai teatri tedeschi, Mozart e Wagner da quelli francesi e inglesi” identicamente come oggi viene bandito Dostojevski. […]”Il perturbamento degli intelletti divenne sempre più assurdo . Non vi fu né una città né un gruppo che riuscisse a sottrarsi a quell’isterismo dell’odio. Diventò impossibile scambiare una parola ragionevole con qualcuno. Anche i più pacifici e bonari erano presi dall’ebbrezza del sangue . Amici sempre conosciuti e anzi come anarchici intellettuali, si erano di colpo trasformati in patrioti fanatici. Amici coi quali non avevo avuto mai dissensi mi accusavano apertamente di non essere più austriaco …”.

            Quando non si riesce piu’ a “scambiare una parola ragionevole” come sta succedendo adesso tra le opposte tifoserie per la guerra in Ucraina o per il vaccino Covid , vuol dire che la coscienza collettiva e’ in preda alle forze del male . E non e’ un problema individuale ne’ il singolo puo’ pensare di starne fuori, neppure se va sul Monte Athos .

            • A Giampié sta cosa io l’abbiamo vista almeno in Italia da 25 anni. Che sia aumentata e divenuta sempre più vile ed instituale, infondo, non era che uno sbocco del tutto inevitabile.

              A me tutto ciò fa riflettere molto sul passato, soprattutto sugli interessi di chi millanta la civitas christiana. Il popolo, la maggioranza, non sarà mai cristiana…

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