Popolo Traditionis Custodes: Eulogia Del Proselitismo

Cattolicesimo senza proselitismo non è cattolicesimo.

Il cattolico vuole essere in tutto come il Cristo nella propria vita e Gesù non solo era quel che diremmo oggi “apostolico” cioè annunciante la Buona Novella della Sua venuta per antonomasia, ma amava estremamente fare proseliti.

È importante per noi cattolici ben capire questa dimensione del proselitismo perché in quanto siamo Popolo Traditionis Custodes dobbiamo assicurarci umanamente che la Lex Credendi e la Lex Orandi si propaghino con decisione e cioè che il sensus fidei che ci caratterizza assicuri quel ruolo di Katechòn, che ci incombe, sopravviva lungo gli eoni per la Grazia di Dio.

Lasciamo perdere la definizione mondana di proselitismo: lasciamola ai mondani che l’utilizzano per castrare lo slancio genuino dell’evangelizzazione concreta. È assolutamente ovvio che qui non consideriamo questo termine con la connotazione di manipolazione forzosa e violenta delle coscienze checché esse siano. Purtroppo, anche nella gerarchia ecclesiastica c’è chi fa apposta di utilizzare questa concezione per impedire il cattolicesimo di espandersi come è nella sua natura che si espandi.

Quanto a noi, non dobbiamo mai utilizzare il neo-vocabolario con i suoi neo-significati di chi ci vuole vedere spariti, ma restiamo fedeli ai concetti chiari che ci permettono di ragionare con onestà, parresia e cristianità.

Quando leggiamo direttamente i Vangeli, ma anche gli atti degli Apostoli, vediamo che il Signore Stesso come anche gli Apostoli che Lo seguono quando evangelizzano, cioè annunciano la Buona Novella, fanno due cose e non solo una: la prima, che potremmo chiamare apostolato, consiste nell’annuncio con il verbo e con gli atti della Buona Novella, questo è quel che Gesù comanda quando dice ai Suoi discepoli di andare due per due nei varî villaggi e se non sono ben accolti di scuotersi la polvere dai calzari e di andare in un altro luogo; la seconda è il proselitismo, cioè l’invito, chiaro e tondo, ad applicare la Buona Novella nella propria vita e seguirLo.

E seguire Gesù vuol dire, appunto, invitare altri a seguirLo: il proselitismo genera nuovi apostoli che praticheranno anch’essi il proselitismo, cf. 1Corinzi 9:19 “Poiché, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti, per guadagnarne il maggior numero”.

Ricordiamoci la parola di Lacordaire: “Non c’è cristiano senza carità come non c’è cristiano senza proselitismo” (Jean-Baptiste Henri Lacordaire, Pensées choisies)

È il compelle intrare insegnato da Gesù Luca 14:23 “E il signore disse al servitore: Va’ fuori per le strade e lungo le siepi, e costringili ad entrare, affinché la mia casa sia piena”.

Ma guardiamo come Gesù stesso opera fin dall’inizio

Matteo 4:18-22 “18 Mentre camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare, poiché erano pescatori.

19 E disse loro: «Seguitemi, vi farò pescatori di uomini». 20 Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono. 21 Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedèo, loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò. 22 Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono.

Matteo 19:16-22 “21 Gesù gli disse: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi ciò che hai e dàllo ai poveri, e avrai un tesoro nei cieli; poi, vieni e seguimi». 22 Ma il giovane, udita questa parola, se ne andò rattristato, perché aveva molti beni.”

Leggendo i Vangeli vediamo che Gesù, praticamente in ogni passo, anche quando va cercare la pecora perduta e se la carica sulle propre spalle per riportarla all’ovile senza tanti fronzoli e discorsi, fa sempre proselitismo presso chi è chiamato a spargere la Buona Novella: nella Chiesa durante secoli si è utilizzato il termine proselitismo come sinonimo di evangelizzazione, di cristianizzazione, ma la poca fede attuale, la poca convinzione nella potenza stessa di Cristo ha fatto che al giorno d’oggi anche nelle gerarchie cattoliche ci si impedisce di voler cristianizzare, di obbedire all’insegnamento e all’esempio di Gesù stesso, rimanendo complessati, e trovandosi scusanti come l’uso improprio dei nostri contemporanei mondani del termine “proselitismo” per evitarsi di darsi la pena di farne per rispetto umano mal concepito.

Il disastro dei sacerdoti operai degli anni 50 e 60 del secolo scorso che si continua ancora oggi con un approccio apostolico di presenza ma senza la colonna vertebrale di un desiderio di proselitismo impregnato di quella vera carità che desidera altrui avente accesso alla stessa gioia che la nostra in Cristo sono una delle cause accidentali che hanno snervato la Chiesa cattolica la quale decresce nei nostri paesi con la stessa intensità con la quale non si desidera più trasmettere la propria fede neanche ai propri figli: ma forse perché non c’è più gioia in Cristo in costoro e dovremmo chiederci il perché ma anche il percome.

Genitori che hanno la fede (?) ma che non chiamano neanche con convinzione, senza alcun compelle intrare, i propri figli al Catechismo, alla Santa Messa, ai sacramenti, alle attività caritative ma li lasciano deviare nel marasma ambiente, ateo e anti-cristico lavandosene le mani e dicendo di pregare (forse) per loro.

Apostolato & Proselitismo: queste sono le due faccette del seguace di Cristo, del cattolico che vive dell’integralità della Lex Credendi e della Lex Orandi che l’esprime e che egli incarna in quanto Tradizione Viva.

E noi Popolo Traditionis Custodes dobbiamo senza complessi mondani e rispetto umano compiere la nostra opera di apostolato e quando vediamo le persone intorno a noi (lasciamo perdere internet) avere quell’intelligenza delle cose che solo il vero cattolico ha, non esitare a chiamarle per vivere davvero, concretamente, la Tradizione Viva nella propria vita, amare, proteggere, sviluppare il proprio sensus fidei di cui abbiamo già tanto parlato precedentemente , partecipare alla celebrazione della Liturgia che offre il Sacrificio Perfetto al Dio Giusto e Misericordioso e ci fa entrare in una relazione trascendente con Lui che tutto attira a Sé: attrazione che è, ancora una volta, un compelle intrare divino e questa volta escatologico.

Il nostro compelle intrare al seguito del Cristo Gesû, Sommo Sacerdote, deve essere tanto più generoso quanto il Male sta sferzando i suoi attacchi finali contro la Tradizione Viva: noi Popolo Traditionis Custodes dobbiamo prendere e sollevare questo guanto di sfida per amore di Cristo, della Santa Chiesa, delle nostre famiglie, delle persone di cui siamo in carica, delle generazioni future.

Deus vult!

In Pace



Categories: Attualità cattolica, Filosofia, teologia e apologetica, Liturgia e Sacra scrittura, Magistero, Simon de Cyrène

68 replies

  1. “Seguire Gesu’ vuol dire invitare altri a seguirLo “
    Pensate come la Storia cambierebbe, se questo fosse stato creduto dai preti, dai vescovi,e dalla maggioranza dei cattolici, in questi anni. Pensate a quante conversioni avrebbero potuto esserci, non conversioni forzate ma conversioni spontanee, dei tanti migranti di altre religioni approdati da altri paesi qui in Italia! Pensare se qualcuno avesse osato , in questi anni, evangelizzare cioe’ parlare del Vangelo alle masse di migranti che vediamo ciondolare, chiedere l’ elemosina, spacciare droga, oppure lavorare onestamente , nelle nostre citta’ . Pensate se qualche cristiano avesse osato dare loro oltre’ che la carita’ materiale anche quella spirituale di parlargli con entusiasmo di Cristo , di invitarli a leggere il Vangelo ! Se qualche prete cosiddetto degli “ ultimi” a questi ultimi avesse anche portato l’ evangelizzazione, invitandoli a seguire Cristo !
    Invece il dovere imperante oggi e’ : ognuno rimanga nella propria religione, cercare di convertire i musulmani e’ politicamente scorretto, i cristiani non devono fare proselitismo, solo dare carita’ materiale , soldi, cibo , vestiti, mai cercare o invitare a seguire la religione Cristiana.
    Si pensa che gli increduli in Cristo si convertiranno per “ attrazione” vedendo quanto sono belli e buoni i cristiani. Ma di forza di attrazione c’è ne e’ poca nei cristiani di oggi, se neppure paiono gioiosi nel vivere e convinti nel proclamare la propria fede!

    • Viene da chiedersi come possa uno stato ierocratico o confessionale poter far ciò sena cadere in contraddizione ed usare violenza.

      Ad ogni modo Simon non mi torna ciò che suggerisci. Se il Kathecon è un’autorità, e Roma si fuse nella Gerarchia ecclesiastica, è quest’ultima ad essere da argine. La dimostrazione a contrario è che, difatti, i gerarchi stanno rinunciando ad esser tali

      Inoltre viene da pensare. Ridurre il Logos a mera parola uando è anche un legare fisico che crea le cose comporta dunque che l’annuncio non è mai scisso dall’esempio pratico ( cosa sottointesa ma è ben da esplicitare ) cosicché il proselitismo si basi entrambi i poli caratterizzanti l’umano in cui il centro mediano sarà sempre i divini uffici liturgici pubblici e la preghiera individuale.

      • Storicamente il Katechon inteso prima come Impero romano (pagano) eppoi come Sacro romano impero, non fu mai fuso con la gerarchia ecclesiastica, per l’appunto, ma sempre rimase un principio laico “indipendente”.
        In secondo luogo esso è sempre stato inteso come un principio frenante il male e non in quanto propellante il bene in quanto tale.
        Il Logos deve sempre essere inteso come perfomativo, come Dabar, quindi è creatore e attuativo.
        In Pace

        • il problema per quanto mi riguarda è che l’impero germanico non era romano ed ugualmente il fatto che durante l’impero romano cristiano le cariche pubbliche ed ecclesiaastiche subirono una fusione cosicché credo e suggerisco che tale kathecon sia costituito dall’autorità gerarchica degli eparchi vescovili.
          Non credo dunque il kathecon debba esser laico ( ma se si è battezzati non ha senso usare il termine laico come sinonimo di secolare ) ma autoritativo , cosa che i gerarchi hanno.

          Avevo provato a segnalare quel che reputo qui : http://www.gianlucamarletta.it/wordpress/2020/12/imperium-e-katechon/

          • Beh, non concordiamo, perché tale fusione non la vedo proprio storicamente, anche se ovviamente i due poteri si sono influenzati vicendevolmente.
            In Pace

    • Certamente saremmo messi molto meglio.
      Ma ormai siamo dove siamo e dobbiamo ricostruire: la buona nuova è che tutto è possibile qui e adesso, senza pseudo processi temporali.
      In Pace

    • Anche io ci penso. E mi chiedo perche’ nessuno di noi qui lo abbia fatto…
      L’evangelizzazione è un atto pratico che comporta vivere il vangelo nella propria quotidianità in modo serio e poi fare la fatica, e spesso la figuraccia , di coinvolgere gli altri con l intento di convertirli (e non di ammonirli o di vincere sterili discussioni dove tutti restano della propria idea).
      Significa immedesimarsi nel dolore altri a dare una luce su quel dolore. In altre parole significa sporcarsi le mani con la vita , i peccati ed i problemi degli altri.
      Ognuno di noi lo può fare, senza autorizzazioni particolari di nessuno. Come mai non lo facciamo ?
      La risposta è dentro di noi. E non è teorica.

      • Non generalizziamo: non sai chi tra di noi ha fatto o non ha fatto, il primo luogo essendo la famiglia, gli amici, eccetera.
        Mi chiedo sempre perché sono i cristiani evangelici che osano battezzare in Algeria e non i cattolici (sensibilità “francese” la mia), salvo parlare di quella realtà dell’abbé Loiseau, a Tolosa, che celebra secondo l’Usus Antiquor da sempre con la benedizione del vescovo per la comunità da lui fondata, e che ha un successo magnifico nell’evangelizzazione dei musulmani.
        Comunque a noi tutti rimane il dovere di essere meno malati di rispetto umano, e essere più proseliti nei nostri ambienti “naturali” cioè non virtuali, a favore dell’Usus Antiquor e della Pastorale che ne dovrebbe sgorgare.
        Comumque, Viandante, il tuo intervento mi trova d’accordo con te sul fondo.
        In Pace

      • Tutto vero ma tralascerei « l’intento di convertirli », che può essere cosa assai deleteria per quanto paia nobile principio.

        E’ lo spirito Santo che converte i cuori e le menti (o cuore solamente che nella visone biblica è omnicomprensivo), A noi portare quello spiraglio di luce o quel dubbio, quella domanda e quel desiderio. che viene dalla Testimonianza.

        L’Evangelizzazione è già cosa diversa.

        • L’intento di convertire è carità: è desiderare che siano salvati, il che è la Volontà del Cristo stesso, la sola ragione della Sua Passione.
          La decisione finale, ovviamente, come per il giovane ricco, spetta a chi di dovere.
          Compelle intrare! Ordina il Signore.
          Testimoniare senza esplicitamente invitare alla scelta non è cattolico.
          In Pace

          • A tempo debito l’invito arriva, parlo di quelli ad personam, ma anche in questo è lo Spirito a dare tempo e modo. L’invito a conversione che può essere anche imperioso, fa parte della Predicazione ma è altra cosa.

            « Desiderare che siano salvati » e Carità che Dio ci dona e può essere esplicitato anche in preghiere e richieste di intercessione anche laddove Testimonianza e Inviti ci sono del tutto preclusi.
            L’intento a convertire continua a suonarmi male perché può confondersi o sfociare nel proselitismo.

            Ma sono punti di vista, grazie a Dio non esiste il manualetto del perfetto « convertitore ».
            Buona serata.

            • Il proselitismo è ottima e santa cosa: per noi cattolici ovviamente.
              Rifiutare il proselitismo è rifiutare seguire il Cristo.
              In Pace

              • Va bene Simon se vuoi l’ultima parola su ciò che è santo e cattolico, (senza dimenticare come si segue il Cristo) te la lascio…

                • Lasciamo l’ultima parola ai Vangeli e alla Chiesa! OK?
                  E leggi l’articolo qui sopra, per favore!
                  In Pace

                • @Bariom concordo con te di aver mal utilizzato il l’espressione « intento di convertirli ».
                  @Simon. Il mio intervento era focalizzato su un aspetto che spesso viene banalizzato , tipico d chi è uso dire e pensare « armiamoci e partite ».
                  L’evangelizzazione « attiva » o « propositiva » (troviamogliun nome) non è fatta soltanto andando a messa e partecipando a qualche riunione della comunità parrocchiale. Si tratta di andare a trovare quelli che erano cristiani e non lo sono più , o non lo sono mai realmente stati. E quelli sono tra gli amici , tra i parenti, tra i colleghi di ufficio. Si tratta di perdere la faccia come dicevo prima , ma anche tempo energie e denaro proprio (in benzina , spostamenti , materiale)
                  Si tratta di sopportare mille rifiuti e di sentirsi addebitare tutti i presunti o reali peccati e furti della Chiesa degli ultimi 2000 anni , avendo la capacità di capire le persone e di pregare per loro anche quando ci rifiutano.
                  Tutto questo non si improvvisa , ne si può pensare di realizzarlo con lo sforzo umano ma necessità di quella carita di Cristo che ci riempie a noi per primi , costringendosi a riversare sugli altri parte dell’ amore ricevuto. Si tratta di portare le persone a partecipare ad una Chiesa. E non si fa da soli ma organizzati. È una mera illusione che la liturgia da sola possa agire su chi non l’ha mai ascoltata o non la ascolta più e manco entra in chiesa.
                  È sempre qualcuno che porta qualcun’altro, e perché questo si lasci Portare deve vedere una vita reale e una felicità vera che lui non ha.
                  Cristo e gli apostoli giravano per le città, andavano di casa in casa di piazza in piazza. Si spende la propria vita per evangelizzare. E si spendono i propri soldi e le proprie energie, fidando di ricevere il centuplo.
                  Questa è l’ evangelizzazione. Se poi aspettiamo che sia lo Stato ad evangelizzare al posto nostro , allora sotto sotto siamo come i Talebani, che pretendono di imporre la legge di Dio a chi non la vuole.

                • Concordo con te su tutto e senza ironia alcuna, Viandante.
                  Per questo, adesso aggiungo io,la difesa della Tradizione Viva, anche tramite l’Usus Antiquor, non è solo una questione liturgica, ma communitaria e, quindi, culturale: ma questo è ben capito dal popolo Traditionis Custodes e la ragione umana del rigoglio spirituale e generazionale delle comunità che ne vivono concretamente.
                  Per questo teorizzo di dover rimettere il concetto di proselitismo al centro dell’azione evangelizzatrice di queste comunità con l’aiuto dello Spirito Santo che non è mancato finora loro: c’è un dovete morale e teologale di controbattere su questo piano il progetto spiritualmente contraccettivo e abortivo dell’attuale pontefice.
                  In Pace

  2. Atti 2
    1 Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. 2Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. 3Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, 4e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi…
    14Allora Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò a loro così: «Uomini di Giudea, e voi tutti abitanti di Gerusalemme, vi sia noto questo e fate attenzione alle mie parole….
    22Uomini d’Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nàzaret – uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso fece tra voi per opera sua, come voi sapete bene -, 23consegnato a voi secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, voi, per mano di pagani, l’avete crocifisso e l’avete ucciso. 24Ora Dio lo ha risuscitato, liberandolo dai dolori della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere…
    40Con molte altre parole rendeva testimonianza e li esortava: «Salvatevi da questa generazione perversa!». 41Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno furono aggiunte circa tremila persone….

  3. Io non so se ho fatto proselitismo ma con le persone con cui sono venuto in contatto nella mia vita, familiari ed amici, ho sempre parlato di Cristo e del Vangelo, anche a costo di attirarmi le bonarie prese in giro di amici atei o ebrei. Ho sempre rispettato anche le tradizioni religiose
    e le culture degli altri, per esempio appunto avendo vari amici ebrei non li ho certo versato acqua benedetta in testa e battezzati di nascosto loro malgrado. Il problema sono i fedeli musulmani . Ho vissuto da bambino in Libia e andavo a scuola dalle suore italiane del Sacro Cuore . A quei tempi non c’ era l’ aggressivita’ verso gli Occidentali e il Cristianesimo, non c’ era la polemica montata ad arte dai nemici della Chiesa sulle “ crociate”. A parlare di Gesu’ ed invitare a leggere il Vangelo a un musulmano non rischiavi di avere la testa tagliata .Le suore erano rispettate dai musulmani . Oggi purtroppo la politica si e’ mischiata in modo inestricabile alla religione. Per i musulmani il Cristianesimo e’ semplicemente la religione degli odiati colonizzatori, dei crociati, dei conquistatori, del capitalismo ecc. ecc.
    Oggi e’ tutto FALSATO , l’ evangelizzazione scade a rango di proselitismo mondano, un novello San Paolo checandasse ad annunciare il Vangelo con insistenza e fervore “ opportune et importune” sarebbe visto malissimo , come un fanatico, un fondamentalista, compreso dalle gerarchie cattoliche. Paradosso : si leggono le Lettere di San Paolo in chiesa come si leggessero le lettere di Seneca. Cose passate, mentalita’ passata, archeologia religiosa. La Chiesa dovrebbe avere il coraggio di dire se il proselitismo e’
    vietato che San Paolo e’ superato e che gli ateniesi del tempo, piu’ colti raffinati e civili di lui avevano ragione a farsene beffe.

    • A dire il vero la decisione di sganciare la pratica liturgica dall’unica Lex Orandi quindi Credendi vissuta dalla Tradizione Viva dei fedeli che hanno un oggettivo sensus fidei, per vincolarla a specifici libri liturgici dichiarando ereticamente che essi sono l’unica lex orandi senza tener conto, per l’appunto, della Tradizione Viva, permette di fare della lex credendi abbinata un corpo nominale che può essere cambiato a volere da chi ne detiene legalmente le chiavi.
      Quindi non c’è dubbio che la Cancel Culture intra-ecclesiale continuerà a svilupparsi alla grande ed in un modo sempre più accellerato: già nessuno legge più direttamente quel che è scritto nei Vangeli e nel Nuovo Testamento senza paraocchi ideologici, già certe traduzioni cambiano il senso delle cose, ma non ho alcun dubbio che, come già hanno fatto in Cina, tutta la Buona Novella sarà trasformata e sfigurata sfacciatamente.
      Per questo noi cattolici laici assieme ai veri pastori con voce riconoscibile di pastori e non lupi con odore di pecore ci dobbiamo sostenere gli uni gli altri per trasmettere l’Unica Fede di Cristo e gli insegnamenti della Sua Chiesa integralmente sincronicamente e diacronicamente.
      In Pace

    • Come ebbe a dire Benedetto XVI: « La Chiesa non fa proselitismo.Essa si sviluppa piuttosto per “attrazione”: come Cristo “attira tutti a sé” con la forza del suo amore, culminato nel sacrificio della Croce, così la Chiesa compie la sua missione nella misura in cui, associata a Cristo, compie ogni sua opera in conformità spirituale e concreta alla carità del suo Signore.»

      (ubi maior minor cessat)

      • Sì il problema è cominciato ben prima Benedetto XVI negli anni 30, poi 50 con l’esempio che ho dato dei sacerdoti operai.
        Infatti, il declino della Chiesa corrisponde alla sua assenza di slancio missionario nei paesi che seguirono quest’eresia della Chiesa che non evangelizza più alla stregua di quel che Cristo ci ha
        insegnato, mostrato e comandato con il suo « compelle intrare » ( ubi major, minor cessat).
        Dobbiamo tornare ad imitare Cristo e fare quel che la Chiesa, nella Sua Tradizione Viva, ci ha sempre insegnato fare durante due millenni (once again, ubi major ibi minor cessat).
        In Pace
        P.S.: A me va benissimo che la chiesa bergoglionita non pratichi proselitismo: è una realtà contro-natura. Quindi non dobbiamo fare niente per convincerne i membri della bontà del proselitismo. Quindi non desidero convincere nessuno fuori coloro che hanno un sensus fidei intatto e non corrotto: quindi pace!

        • Dal vangelo di Luca : « Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, 9 curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio. 10 Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle piazze e dite: 11 Anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino ».
          Questo è il modo concreto di evangelizzare che chiede Cristo e non prevede di costringere qualcuno queste solo le istruzioni per l’uso per il caso « evangelizzazione ». Il testo è tutta forzatura di uomini
          (E questo è veramente Ubi Maior)
          Presumere che la frase « compelle intrare » , estrapolata da una parabola che parlava di altro , significhi che bisogna evangelizzare con la forza è una forzatura al limite dell’eresia, e che sia stata così utilizzata da S.Agostino poco importa.
          Tutta la catechesi di Cristo è improntata alla libertà di aderire o non aderire , in virtù dell annuncio del kerigma. Altrimenti, ripeto , si fa apologia dei talebani . Quello che in passato è accaduto fa parte della mentalità di un tempo. La fede o è autenticamente libera o non è, ed è meglio che la Fede sparisca dalla terra piuttosto che venga imposta con la forza. Se sparisce sarà stata volontà di Dio . Se viene imposta con la forza sarà stata azione degli uomini , e non più fede vera. Gesù cerca il cuore vero, non i robot.

          • *il resto

          • Ma chi ha mai parlato di forzare? Scusate ma leggete gli articoli prima di commentare? O siete talmente lobotomizzati che non riuscite neanche a capire quel che vi si dice?
            Il sommo della disonestà intellettuale è voler far dire quel che uno non ha detto ( come Francesco quando cita GPII e BXVI nella lettera che accompagna la TC).
            Non c’è niente da rispondere a questo tuo intervento profondamente offensivo per l’intelligenza di chi tenta di interloquire con te! Credi forse che è manipolando le parole delle persone con le quali pretendi discutere che agisci da cristiano? Da Bergoglio, forse…
            In Pace

            • Scusa tralasciando Simon l’opportunità di una riforma liturgica e la sua qualità , credi che l’uso del 62 in quanto deroga concessiva indultistica sia passibile di essere considerata la lex orandi della Chiesa pubblica ed ufficiale?Dai.

              Perché tu prendi le frasi secondo una letteralità astrusa, perché altrimenti il testo di TC all’articolo 1 secondo te dovrebbe dichiarare che ogni altro rito non romano del 69 non è la lex orandi della Chiesa.
              Puoi farlo? No. Allora mi sembra altamente incongruo che tu possa ritenere problematico l’articolo 1 quando già dall’84 in poi ( anzi, ovviamente già dalla Missale Romanum di Paolo VI hai la risposta ).

              Tutto questo fa parte di una strategia di cui anche Benedetto XVI è stato complice, perché è evidente che se anche tu riesci a cascare in certi travisamenti, figurarsi il fronte tradizionalista che è rinomato per i suoi fraintendimenti e derive eretiche.
              L’obiettivo è stato raggiunto…

              • (1) “Scusa tralasciando….” : dove mai avrei affermato questo???????????? (citazione e link, pls)

                (2) “Perché tu ...” : L’art1 recita: “I libri liturgici promulgati dai santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità ai decreti del Concilio Vaticano II, sono l’unica espressione della lex orandi del Rito Romano. ” e questo significa I libri liturgici promulgati dai santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità ai decreti del Concilio Vaticano II, sono l’unica espressione della lex orandi del Rito Romano“. Niente di più e niente di meno: dopottutto è un documento giuridico e disciplinare e la sua comprensione deve essere immediata.

                (3) “Tutto questo…“: sono opinioni e illazioni. Personalmente non vedo nessun complotto, giusto uno scadere morale, spirituale e teologale della gerarchia e del laicato, dovuto a scelte volontarie, che si è protratta per decenni e decenni dal XIX secolo in poi e il fatto che la prima non sia stata capace di mettere in opera una pastorale efficace contro questa involuzione, a dispetto di un S.S. Concilio perfettamente valido e rato che pur semprè è un dono dello Spirito Santo.

                In Pace

                • Guarda riguardo le opinioni ed illazioni, apparte il mio stile provocatorio, non credo di fare diversamente che riguardo a Francesco giacché anche certi documenti di Giovanni Paolo II ( ad esempio la Pastores dabo vobis ) sono alquanto compromettenti. Sono forse meno appariscenti, certo.
                  In ogni caso non sono né un teorico delle coincidenze, né un teorico delle cospirazioni od un teorico dell’indifferentismo probabilistico.
                  Basta appunto sapere che c’è la Provvidenza e le 3 concupiscenze a spiegare la situazione. D’altronde come per Francesco pur condannandolo, non da me ma alla luce della Rivelazione, posso trovare spiegazioni per una certa sua visione che porterà avanti credo anche in buona fede ma non mi sento di non dover applicare il medesimo a Ratzinger d’altronde ben (non) sapendo che dirigere un miliardo di fedeli non è cosa facile in questo mondo oltretutto, soprattutto per le modalità che ormai ha assunto la gestione ecclesiale lungo i secoli.
                  Il tralasciando era in generale. Visti i tempi una riforma liturgica a mio dire era da farsi…
                  Mi scuso, per ultimo, giacché avendo riletto tutti i documenti inerenti la questione un mese fa, non ricordavo l’articolo 1 e non pensavo fosse in esso esplicito.
                  Il fatto che allargassi il discorso agli altri riti, escusa quindi la correlazione da me posta essendo insussistente, sarebbe comunque utile a vedere su che basi essi siano vigenti e come siano stati riformati nel tempo anch’essi giacché è alquanto strano che tale caso sia solo per il rito romano.
                  Ad ogni modo come ti ripeto la Missale Romanum di Paolo VI al finale riporta : « Quanto abbiamo qui stabilito e ordinato vogliamo che rimanga valido ed efficace, ora e in futuro, nonostante quanto vi possa essere in contrario nelle Costituzioni e negli Ordinamenti Apostolici dei Nostri Predecessori e in altre disposizioni. anche degne di particolare menzione e deroga » di cui gli indulti ( o liberalizzazioni ), che di per sè non possono essere affatto legge ufficiale e pubblica, sono appunto solo concessioni.
                  Benedetto XVI dichiarando straordinaria la forma rituale del 62, ha permesso oggi a Francesco di scrivere quel che ha scritto…non mi pare di scrivere chissà che cosa di strano.
                  Ad ogni modo è perlomeno inconsistente e scorretto appioppare a Francesco macchinazioni di qualsivoglia genere, vista la cattiveria dell’apparato modernista dietro le sue trame, e non voler fare altrettanto sapendo che i tradizionalisti dal punto di vista disciplinare pratico e dottrinale intellettuale, come anche dalla manipolazione dei decreti o della mistica, sono dello stesso lignaggio, anche appunto in ambito liturgico, difendendo e poi spacciando per divina liturgia apostolica quella che non lo è.
                  A me papa Francesco ha insegnato a rivalutare certe istanze del progressismo, almeno nei suoi primi anni, e le sue cadute nefande a rivalutare e comprendere il papato…non ci siamo sempre detti che la Provvidenza questo ci voleva insegnare?
                  Quando scrivo che Benedetto XVI ha preso in giro i tradizionalisti, non lo faccio per sentenziare su di lui una cattiva coscienza…egli aveva probabilmente il volere di riunificare i fronti e ben approfondire il CVII.
                  Ma agire attraverso minimizzazioni non prendendo di petto le situazioni con chiarezza fa ripresentare il conto ben peggio ed i tradizionalisti sono immancabilmente cascati nel tranello del complottismo rinfocolato dalla sua emineza di turno. Non è forse stato imprudente ed avventato, almeno?

      • « La Chiesa si sviluppa per attrazione
        Sì ma un credente in Cristo che non ne parla mai di Cristo , non parla del Suo messaggio di promessa di Vita Eterna , ma parla sempre e solo di cristianesimo secondario, in un orizzonte materialista solidarieta’ pacifismo pauperismo, e non vive con gioia trafigurante nella vita il messaggio di Cristo,un « cristiano anonimo  » per cui il Catechismo e’ carta straccia, la morale cristiana un optional, la liturgia campo di innovazioni creative, e il dubbio sistematico superiore alla fede, che attrazione puo’avere? Chi si sente attratto dai cristiani moderni? Nessuno.
        Sicuramente non le nuove generazioni che fuggono a gambe levate: per attirare ci vuole fascino, e il fascino deriva dalla verita’ della propria vita . I tepidi vengono vomitati, non hanno fascino, non suscitano attrazione .

        • Parole sante.
          Questa nozione di “attrazione” per altro Scrituraria e perfettamente giusta, è, in realtà, troppo spesso usata come scusante per agire da scaricabarili e culla del rispetto umano inefficiente: anche da qui passa l’akrasia del peccato originale.
          In Pace

        • Un « credente  » che non parla mai di Cristo, di che è credente?

          Cristo è il Vivente, ha con noi un rapporto, di Lui facciamo esperienza, a Lui ci rivolgiamo così come la Padre (e non mi dilungo oltre).
          Così come parlare del « Suo messaggio »… non è certo fare propaganda per un movimento politico, per un manifesto, per un’idea.
          Di Cristo o si ha esperienza o si fa « filosofia ».

          Per carità anche la filosofia può avere la sua attrazione, ma di certo non ci salva la vita né ci dona quella Eterna.

          • Veramente se c’è un posto dove non si parla mai di Cristo è proprio in genere sui blog cattolici , dove si parla di tutto meno che del Vangelo . E si preferisce citare questo o quel teologo questo o quel Papa questo o quel veggente questo o quel Santo che citare la fonte di tutto che è Cristo ed il Vangelo.
            A forza di fare così ci si dimentica che essere cattolici signfica innanzitutto essere cristiani

            • Su questo concordo.
              Per questo su questo blog non abbiamo mai esitato non solo di parlare di Cristo ma sempre di andare direttamente al Nuovo Testamento in prima persona per guardarLo direttamente senza ricorrere al pensiero mondano, o a quello clericalmente politicamente corretto
              Bisogna veramente tornare in prima persona ai Vangeli, alla recita dei Salmi. ai Padri della Chiesa, ai Sacramenti.
              In Pace

        • Veramente il concetto di crescita per attrazione deve essere un po piú elaborato. Cosa trova di attraente nella vita di un cattolico un pagano-ex cristiano dell´attuale occidente? Cosa puó trovare di attraente nell´Istituzione Chiesa che nemmeno cerca di diffendersi di tutte le leggende nere costruite contro di essa? A generalmente a questa affermazione si aggiunge la richiesta di coerenza nella vita dei cattolici. Secondo me l´unica coerenza che possiamo offrire é visitare frequentemente il confessionario.

          • Un pagano-ex cristiano è evidentemente una persona che ha già fatto una scelta e una sorta di abiura, quindi non troverà nulla di « attraente » pensando di ave già fatto « esperienza » (ma direi ovviamente no… come si può fare esperienza di Cristo, della misericordia di Dio, di Vita Eterna e non rimanerne perennemente attratti?).

            Per un « semplice pagano », mi pare che un domanda così posta stia a significare che non sia ha neppure la più pallida idea di cosa dovrebbe scaturire da un Cristiano, di quali domande e urgenza di risposte che si intravedano solo vagamente, la vita di un Cristiano susciti in chi non lo è (persino gli aguzzini si convertono difronte ad un Cristiano).

            Per cui la domanda diventa: ma noi che ci diciamo cristiani, consa troviamo di attraente nella nostra vita con Cristo, in Cristo e per Cristo, tale da non farci rimpiange « le cipolle d’Egitto » o credere (ahinoi) che i pagani vivano meglio ed è solo questione di sopportare sino alla « resa dei conti ».

            Di certo un « cristiano » così ha ben poco da attrarre, anzi probabilmente respinge…

            • Su attrazione e l’essere Cristiani, dall’Ufficio delle Letture di oggi:

              SECONDA LETTURA
              ​Dalle «Omelie sulla prima lettera ai Corinzi»
              di san Giovanni Crisostomo, vescovo.

              La croce ha esercitato la sua forza di attrazione su tutta la terra e lo ha fatto servendosi non di mezzi umanamente imponenti, ma dell’apporto di uomini poco dotati. Il discorso della croce non è fatto di parole vuote, ma di Dio, della vera religione, dell’ideale evangelico nella sua genuinità, del giudizio futuro. Fu questa dottrina che cambiò gli illetterati in dotti.
              Dai mezzi usati da Dio si vede come la stoltezza di Dio sia più saggia della sapienza degli uomini, e come la sua debolezza sia più forte della fortezza umana. In che senso più forte? Nel senso che la croce, nonostante gli uomini, si è affermata su tutto l’universo e ha attirato a sé tutti gli uomini. Molti hanno tentato di sopprimere il nome del Crocifisso, ma hanno ottenuto l’effetto contrario. Questo nome rifiorì sempre di più e si sviluppò con progresso crescente. I nemici invece sono periti e caduti in rovina. Erano vivi che facevano guerra a un morto, e ciononostante non l’hanno potuto vincere. Perciò quando un pagano dice a un cristiano che è fuori della vita, dice una stoltezza. Quando mi dice che sono stolto per la mia fede, mi rende persuaso che sono mille volte più saggio di lui che si ritiene sapiente. E quando mi pensa debole non si accorge che il debole è lui. I filosofi, i re e, per così dire, tutto il mondo, che si perde in mille faccende, non possono nemmeno immaginare ciò che dei pubblicani e dei pescatori poterono fare con la grazia di Dio. Pensando a questo fatto, Paolo esclamava: «Ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini» (1 Cor 1, 25). Questa frase è chiaramente divina. Infatti come poteva venire in mente a dodici poveri uomini, e per di più ignoranti, che avevano passato la loro vita sui laghi e sui fiumi, di intraprendere una simile opera? Essi forse mai erano entrati in una città o in una piazza. E allora come potevano pensare di affrontare tutta la terra? Che fossero paurosi e pusillanimi l’afferma chiaramente chi scrisse la loro vita senza dissimulare nulla e senza nascondere i loro difetti, ciò che costituisce la miglior garanzia di veridicità di quanto asserisce.
              Costui, dunque, racconta che quando Cristo fu arrestato dopo tanti miracoli compiuti, tutti gli apostoli fuggirono e il loro capo lo rinnegò. Come si spiega allora che tutti costoro, quando il Cristo era ancora in vita, non avevano saputo resistere a pochi Giudei, mentre poi, giacendo lui morto e sepolto e, secondo gli increduli, non risorto, e quindi non in grado di parlare, avrebbero ricevuto da lui tanto coraggio da schierarsi vittoriosamente contro il mondo intero? Non avrebbero piuttosto dovuto dire: E adesso? Non ha potuto salvare se stesso, come potrà difendere noi? Non è stato capace di proteggere se stesso, come potrà tenderci la mano da morto? In vita non è riuscito a conquistare una sola nazione, e noi, col solo suo nome, dovremmo conquistare il mondo? Non sarebbe da folli non solo mettersi in simile impresa, ma perfino solo pensarla?
              È evidente perciò che, se non lo avessero visto risuscitato e non avessero avuto una prova inconfutabile della sua potenza, non si sarebbero esposti a tanto rischio.

            • Cuando parlo di pagano-ex cristiano mi riferisco ad una parte (forse preponderante) degli uomini che vivono in quello che sarebbe l´occidente e per questo condivide valori che sono nati nel cristianesimo ma che sono diventati laici (e pazzi al dir di Chesterton). Forse e arrivato ad avere la minimalista formazione cristiana che la gerarchia cattolica pensa sufficiente per accedere ai sacramenti ma per diverse influenze non ci ha mai creduto. Vede la realtá attraverso i « mass media » e i « social » con scarso spirito critico e molto superficialmente come visto con questo sperimento globale che é la pandemia. Lui é convinto di essere una buona persona, non uccide, non rubo rispetta le leggi se dopo la morte ci fosse qualcosa perché un Dio dovrebbe non premiarlo?
              E con la tua osservazione Bariom complichi ancora di piú cosa la vita di un cristiano puó diventare attraente per questo pagano quando vede diversi « cristiani » che li provocano diversi giudizi.
              L´omelia di san Giovanni Crisostomo non parla dell´attrazione dell´esempio dei cristiani o della Chiesa visibile ma della Croce, del suo discorso portatato da pussilanimi pieni di difetti. É il proselitismo come dice Simon.

              • In realtà è proprio la Croce la discriminante tra il Cristiano e lo pseudo-cristiano.

                E’ il vivere da risorti l’esperienza delle Croce che « attrae » coloro che, pseudo-cristiani, pseudo-pagani, pseudo-atei, pseudo-quel che si vuole, non hanno risposte né mezzi quando la Croce si palesa nella loro vita.

                Il resto sono, non dico « chiacchere », ma vane elucubrazioni.

              • Invece Bariom ha centrato perfettamente il problema . Se per primi i cristiani non mostrano di essere super felici di essere cristiani , come potranno attrarre qualcuno ?
                E se per primi i singoli cristiani non hanno chiaro il proprio motivo personale di felicità che li porta ad essere cristiani , perché allora sono cristiani ? Per obbligo ? Per convenienza ? Per « fede » ? Ma la fede è in colui che ti ha salvato , e se questa fede non ti porta alla felicità o alla serenità che fede è, visto che il sig. nostro Gesù Cristo ci invita a non preoccuparci ? Fede in lui ma non nelle sue promesse ?
                Se quindi noi per primi non diamo dimostrazione che la conseguenza in noi della Fede in Cristo è la gioia di vivere già qui sulla terra nessuno più vorrà essere Cristiano.
                È l’amore di Cristo per la nostra vita che ci spinge a donare il nostro tempo per attrarre gli altri.
                Folle sarebbe chi pur non essendo pieno di questo amore e non essendo contento di essere Cristiano sprecasse lo stesso il proprio tempo per convincere , peraltro inutilmente , altri.

                • Sfondi porte aperte, Viandante: chi avrebbe mai detto il contrario?
                  In Pace

                • Il problema di quel che dici però Viandante riguarda la retorica giust’appunto della coerenza e congruenza di vita, che da come poni è un tranello pelagianista.
                  Uno può essere cristiano e non riuscire a far questo per due motivi a) DIO non vuole e non lo reputa necessario b) si crede di avere la Grazia ma in realtà non la si ha.
                  Il discrimine infatti è che da sè stessi cosa vuoi dimostrare di essere felice? Da sè stessi che attrattiva mai si può avere?

                • Posso fare a tutti una domanda esistenziale ?
                  Per quale ragione siete Cristiani ? Ognuno risponda con ragioni concrete e personali.

                • Direi perché Il Cristo ha reso a Dio Lode e Gloria perfetta ad opera dello Spirito Santo con la Sua Incarnazione, Passione, Resurrezione: questo mi tocca estremamente personalmente nella profondità la più intima del mio essere dandomi reale felicità da sempre, per quanto io possa ricordamene, in quanto tale Lode e Gloria, alle quali mi è dato di partecipare in quanto cristiano senza alcun merito personale, risolvono pienamente e racchiudono totalmente la mia ragione di essere e la missione della mia vita sul piano individuale, familiare, sociale nell’infinito traboccare divino.
                  In Pace

                • Perché così ha voluto l’Unico Uno TriPersonale. In ogni caso perché ho ricevuto tale eredità dai miei genitori nella Chiesa in cui loro erano immessi. Successivamente perché ho acconsentito riconoscendo che è la sola vera e valida religione.
                  Da salvato ricordo la possibile condanna, da condannato ugualmente la comunque possibile salvezza per Grazia di DIO.

                • (Come al solito sbaglierò l’albero dei commenti, non c’è il reply al commento di Viandante!)

                  « Posso fare a tutti una domanda esistenziale ?
                  Per quale ragione siete Cristiani ? Ognuno risponda con ragioni concrete e personali. »

                  Perchè è la verità, la verità di me e di ogni cosa. Per grazia divina l’ho riconosciuta e la seguo.
                  La concretezza e le ragioni in cui, questa verità e il suo riconoscimento, si declinano sarebbero troppe per poter essere elencate qui.
                  Riporto uno stralcio di un dialogo tra mons. Giussani e Antonio Maria Sicari:
                  – Sicari: A volte però si sente dire, anche da persone autorevoli: se fosse per le indicazioni morali, io non starei nel cristianesimo, perché sarebbe solo addossarsi altri pesi. Ci resto perché mi dà gioia, soddisfa le mie esigenze…
                  – Giussani: Io sto nel cristianesimo perché è la verità; perché riconoscere il fatto di Cristo e la sua presenza mi converte, mi sospinge, mi attira a cambiare il mio modo di entrare in rapporto con tutte le cose, mi fa diventare più vero fin nei particolari… [Incontrando il fatto cristiano, anche il rapporto affettivo diventa più doloroso e più vero: si accetta una maggiore “dolorosità”, perché lo si vuole più vero. Quando una donna vuole bene ad un uomo, se lui viene mandato dalla sua ditta per sei mesi in America, lei l’attende, è tesa a lui, gli resta unita. Il fatto stupefacente del loro amore, della loro unità è dentro la serietà etica della loro reciproca attesa.]

                  da qui https://www.sabinopaciolla.com/don-giussani-proporre-cristo-senza-giungere-a-unetica-non-si-comprende-fatto-cristiano/

                  Grazie per la bella e provocante domanda, Viandante.

                • Io vorrei esserlo perché credo agli amici che mi dimostrano che è una figata e, quelle rare volte che ho concesso alla Grazia di operare, ho capito che ho ragione a farlo e impormelo.

                  Direi che “ho fede granitica” infatti con me è sempre (da sempre) una iperbole.

  4. Io sono cristiano anche perche’ ho avuto la fortuna di incontrare nella vita uomini e donne che questa “ gioia” di essere cristiani la irradiavano da se come una luce. Alla loro luce ho visto la luce . In contatto con loro.
    Ricordo una mia cara amica morta giovane, ho potuto sperimentare che davvero credere in le ’ dava gioia e pace , una gioia e una pace che il mondo,le filosofie, le altre false religioni non danno. Essere cristiani senza gioia vuol dire essere ancora non cristiani, vuol dire che nonostante lo sforzo morale e spirituale, manca ancora qualcosa. Perche’ il Cristianesimo non d’ una spiritualita , non e’ come il buddismo. Il Cristianesimo e’ realta’ . Tu incontri Cristo e questo incontro ti cambia la vita. La tua anima si riempie di gioia soprannaturale E Cristo lo incontri non sui libri o in esperienze mistiche ma concretamente in coloro che a loro volta hanno fatto esperienza di Lui : cosi’ ognuno, ogni apostolo, ogni discepolo, comunica Cristo ad un altro , convertendolo,
    La gioia pasquale Cristo e’ risorto e’ veramente risorto te la comunica lo sguardo pieno di luce del fratello o sorella che lo proclama.
    Oggi ci sono tanti cristiani senza gioia , nonostante le tante virtu’ che possono vantare, solidarieta’ , altruismo, ecologismo, ecc. Fanno tante belle cose per il prossimo ma sono senza gioia.
    Senza gioia non si puo’ dire di essere cristiani. Lo sforzo moralistico e’ penoso e produce persone magari oneste e caste e perbene ma irrimediabilmente prive di luce .

    • Grazie Gianfranco.
      La concretezza e le ragioni che non ho elencato le hai descritte benissimo tu.
      Gli amici e le persone irradianti la luce di Cristo, che illuminano la vita e le sue vicissitudini e le circostanze, allegre o dolorose, aride o profonde.
      Se Cristo non fosse la Verità che dona pienezza e un’ultima letizia, mi sarei già da tempo messo una corda al collo… per cose anche meno tragiche di quella che sto vivendo ora.

  5. Per questo il cosiddetto “ Cristianesimo senza Cristo “ , il Cristianesimo anonimo secondo me e’ assurdo. Si dice oggi: molte persone che non sono credenti lpero’ nella loro vita sono buone, compassionevoli, altruiste , questo non vale forse piu’ di tutti i riti , i sacramenti, le Messe ecc. !
    No. Non vale essere buoni , iseticordiosi , altruisti , se non si crede in Gesu’. Certo e’ sempre megli9 che essere cattivi e ogni buona azi9ne rende certo piu’ sereno e pacificato lo spirit9 di chi la compie anche se ateo. Ma la fede in Gesu’ e’ trasfigurante: se manca, ad un uomo manca la cosa piu’ importante mentre se c’ e’ la fede in Gesu’ anche l’ uomo meno dotato di virtu’ cambia ( vedi il buon ladrone ) . Purtroppo oggi si e’ trasformata la fede in un elenco di buone azioni da compiere , in un moralismo borghese, in un sentimentalismo.
    Invece la fede e’ la proclamazione solenne che Gesu’ e’ Dio. Altro che piccole buone azioni e Cristianesimo anonimo.

  6. Ringrazio tutti della disponibilità , e devo dire che tra tutte la risposta di Giampiero è quella più vicina alla mia esperienza personale, poichè io che venivo da « lontano » avevo bisogno di vedere e toccare con mano persone concrete che vivessero il vangelo nella loro quotidianità, con tutti i disagi umani che questo comporta, e lo stesso si sentissero pieni di questo desiderio di Cristo e si sentissero amati, anche nei problemi.
    Rispetto ovviamente le altre risposte ma le vedo più lontane dalla mia esperienza e , per quanto conosco un la società odierna scristianizzata dove pochissimi giovani e adulti frequentano la Chiesa e la fanno frequentare ai figli, poco replicabile su larga scala. La scelta « intellettuale » comporta uno sforzo ed una conoscenza che può essere giustificato solo da un desiderio concreto, quel desiderio che viene dal vedere una luce nel buio. Ma ognuno ha la sua esperienza.
    Piuttosto della seconda parte dell’intervento di Giampiero condivido poco.
    Dire che non vale essere buoni, tolleranti, altruisti è come dire che vale « solo » essere buoni, tolleranti , altruisti. I comandamenti di Cristo sono 2 , Ama Dio ed Ama il prossimo. Ma quando gli viene chiesto da dove si vede che ami Dio , egli risponde con la famosa frase « «Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me». ».
    In pratica si vede che ami Dio se ami il prossimo.
    E non è « buonismo » : E’ il Cristianesimo.
    Non a caso l’esempio tipico di altruista , e cioè il Samaritano che aiuta il derubato lasciato morente in strada, è fatto a partire da un Samaritano, che erano ebrei di serie C (neanche di serie B). Erano discendenti da tribù che non venivano considerate pure, e di fatto poco più che pagani e stranieri. Erano insomma degli esclusi…dei sopportati…oggi diremmo dei poco credenti, dei mezzi atei…insomma….gente così.
    Eppure proprio uno di questi viene scelto per essere protagonista della parabola, e badate…nella parabola c’è anche un Sacerdote ed un Levita. Cioè come dire (oggi) un prete ed un teologo.
    Questi due ignorano il sofferente, mentre il samaritano lo salva in cambio di nulla. Non gli chiede chi è e non gli chiede di convertirsi. Lo vede e lo salva , perchè aveva bisogno.
    Si espone al pericolo che fosse un ladro , o un assalitore che fingeva.
    Non gli chiede in cambio nulla.
    E questo lo salverà. Anche se non è perfetto nella fede.
    Attenzione a giudicare la bontà degli altri. Pensiamo piuttosto alla nostra di bontà, che su questo saremo giudicati. Alla fine saremo giudicati sull’amore (per gli altri).
    Salve.

    • il problema è cosa significa aiutare ed amare gli altri e sopratutto se lo si fa in DIO.
      Si possono citare grandi esempi di stolti in Cristo, soprattutto, che insultavano e danneggiavano o facevano di tutto per importunare i fratelli, salvandoli da sciagure e ricordandogli l’umiltà, che agli occhi del mondo non potrebbero che essere nominati come teste di abbacchio.
      Inoltre se si crea un’ospedale e lo si foraggia e si curano malati, ma si gonfia l’ego in qualche modo attacandosi all’opera, non è esclusa né è improbabile la possibilità che si andrà all’inferno pur salvando le vite, senza scordare che la vita non è solo un dato ambito.

      Se dunque poi non si può essere buoni senza DIO, o allora il battesimo che si ha è vissuto anche in opere secondo Giacomo, o si deve ammettere che l’ateo o l’infedele di altra religione che è comunque ben disposto ha un irraggiamento dallo Spirito alché può considerarsi un cristiano implicito e sarebbe da collegarsi con la possibilità di battesimo del desiderio. Magari azzardo o semplifico troppo, ma così anch’egli può essere buono in DIO.

      In ogni caso a me pare che Geremia non fosse molto contento di seguire la volontà di DIO. Insomma non per tutti deve essere così. Anzi, a rigore non c’è profonda gioia in DIO sena anche una profonda tristezza di sè e del mondo, quindi semmai la faccenda è più complessa, specialmente per i santi.

      • un ospedale scusate. Ormai sto regredendo a vista d’occhio…

      • Preferisco sempre chi fonda un ospedale, e magari se ne vanta, a chi usa gli stessi soldi per comprarsi un aereo privato ed andare a Las Vegas.
        E credo che anche il buon Dio saprà fare la distinzione….

        • penso che tutti sappiamo fare una distinzione su parecchi episodi ma volevo solo sottolineare che solo DIO discrimina tutti i respiri e su tutte le reali premesse e le inestricabili conseguenze.

          • Ovvio Daoda. Ho preso spunto dal tuo posto e l’ho sottolineato perché sopratutto in questo periodo ho notato una certa sollecitudine, in un certo mondo cattolico , per trovare una ragione per mandare all’inferno gli autori di questa o quell’opera benefica. Più che l’esame teologico della qualità Divina del giudizio di Nostro Signore mi sembra piuttosto l’evidenziazione della qualità (tutta umana) dell’invidia , come se si temesse che un posto in più occupato nel paradiso togliesse posto a chi se ne ritiene (evidentemente ) il legittimo destinatario , avendo svolto tutti i compitini.
            Io non so se esistono i cristiani anonimi ma so che di certo Nostro Signore saprà opportunamente pesare i pensieri , parole , opere e omissioni (e sulle emissioni ci sarebbe da aprire un capitolo a parte) di ogni essere umano in modo Giusto (con la G maiuscola) e quindi , come dicevo prima , ognuno di noi è invitato a pesare se stesso con severità , invece di preoccuparsi di pre-giudicare l’anima altrui. Ho come la sensazione che lassù , al momento del giudizio finale , ci saranno per molti delle belle sorprese. 🙂

            • *omissioni (ma anche emissioni non era male 🙂 )

            • Le persone che non credono che Dio Padre ha creato l’universo, le persone che non credono che Gesù esu’sua il figlio di Dio, morto e risorto per noi, le persone che non credono nello Siprito Santo ,le persone che non credono nel Giudizio e nella vita eterna, possono essere buonissime, onestissime, bravissime, eccezionali, tutto quello che volete ma non sono cristiane. E Gesu’non ha detto nel Vangelo  » Le persone buonissime ,onestissime , avranno la vita eterna » ,altrimenti non c’era bisogno che si incarnasse, ma « chi crede in me avra’ la vita eterna « . Caro Viandante sono chiare le parole del Vangelo. Dovete ammettere che credete piu’ alle complicazioni dei teologi moderni che al Vangelo . Siete dei seguaci di Rahner , non delle chiare ,semplici ed eterne parole di Gesu’ riportate dal Vangelo « Io sono la via » . Altro che cristianesimo anonimo ,solo nel Nome di Gesu’ viene data la salvezza.

              • La questione è mediana, torniamo a quasi 10 anni fa e al compianto Ottaviano.

                “Il modello di vita cristiana è uno e cioè imitare Gesù Cristo. Che senso ha allora vivere? E il cristiano risponde: comportarsi come Gesù. E come si è comportato Gesù? il NT risponde “obbedendo sempre e in tutto al Padre fino eventualmente alla morte”. Accettare la volontà di Dio costi quello che costi di sacrificio personale. […]ogni cristiano dovrà interrogarsi nel modo più frequente possibile su cosa farebbe in questo frangente, qui e ora, Gesù? E a questa domanda dovrà rispondere sempre e solo lui e cioè secondo la conoscenza che in quel momento ha di Gesù stesso! Ne deriva allora una conseguenza importante, deve studiare Gesù, deve conoscerlo, deve conoscere l’NT e su di esso basare la sua vita, in base a quel che in quel momento conosce della verità.[…] Una piccola aggiunta: ogni uomo secondo il cristianesimo deve fare questo, ogni uomo deve vivere secondo la verità che conosce. E il cristiano sa che la verità è una sola ed è Cristo. Perciò la dove c’è uno che vive secondo la verità che conosce, e non potete pretendere che una persona viva secondo una verità che NON conosce, o che non conosce come verità, là c’è uno che magari senza saperlo vive secondo Gesù Cristo. Ma allora c’è un unico principio morale: vivi secondo la verità che conosci che diventa un principio cristiano quando il cristiano dice: Gesù è la verità e seguendolo per come lo conosco io sono nella verità. In conseguenza di questo devo dire che tutti gli uomini sono chiamati alla salvezza, perché anche il Boshimano, che non sa niente del cristianesimo, se vive secondo la verità che conosce, si salva. Perché ci dice San Paolo in Timoteo 2, 4 “Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della verità” e allora anche il Boshimano può salvarsi se vive per quel poco di verità che conosce e si realizza così la parabola dei talenti. Se hai ricevuto due devi rispondere per due, se hai ricevuto cinque devi rispondere per cinque, se hai ricevuto dieci devi rispondere per dieci.
                Dottrina non certo nuova visto quanto riportato anche da Tommaso D’Aquino nella S. T. prima parte, secondo libro, questione 19 articolo 5″

                Il Cristiano: la coscienza, 1996, Didaskaleion, mp3 del corso fondamentali del cristianesimo, link diretto alla lezione

                • Caro Minstrel,
                  questo insegnamento che riporti così (fuori contesto che non conosco) non mi sembra estremamente preciso: forse che 10 anni fa lo avrei ingoiato senz’altro, ma con gli eccessi dell’approssimazione sistematica e volontaria di chi sarebbe supposto (perché preposto) insegnare con chiara limpididità il gregge (come l’ultima sulla relazione tra Legge Mosaica e Vangelo…), vorrei fare un paio di rilievi.
                  (1) Non si può prendere la S.T., Prima, Secundae, Questio 19, Articolo 5 senza tener conto dell’articolo 6, in quanto quella citata da te si concentra sul sapere se una coscienza erronea obbliga la volontà, mentre la seguente considera se una coscienza erronea scusa la volontà. Queste considerazioni non hanno nessuna relazione diretta con la Salvezza di per sé ma solamente con il buon o il cattivo agire, che per il cristiano prende una valenza soprannaturale ma che non ha per forza corrispettivo per il non cristiano
                  (2) Bisogna rendersi conto che non è il bene che vogliamo fare che ci salva come neanche il male che fatalmente facciamo a causa del peccato originale che ci danna: quindi non è perché vogliamo imitare il Cristo che siamo salvati, il che sarebbe una forma di pelagianesimo
                  (3) Il testo è qui, a mio parere, molto volontarista dimenticando che quel che salva è sola l’Elezione di Dio e che questa Elezione è gratuita ma che non è, come si direbbe oggi, un « diritto umano »: non c’è un diritto ad essere salvati però anche se non si è eletti la giustizia non ci è negata. Non c’è elezione se non si è chiamati, non si è chiamati se non c’è chi chiama: infatti si può studiare Bibbia e Vangeli e Teologia per decenni ma non essere mai chiamati all’Elezione. Chi chiama? Gli apostoli chiamano, i cristiani chiamano quando annunciano la Buona Novella e quando impongono il Battesimo. « compelle intrare » che si attua anche quando battezziamo i neonati.
                  (4) Imitare il Cristo è cosa buona e giusta, ancora meglio è obbedire al Cristo ed ai Suoi insegnamenti: e imitare il il Cristo vuol dire una sola cosa: essere radicali nel mettersi dalla parte di Dio, cioè diventare sacri, e insegnare e chiamare specificamente chi è intorno a noi a mettersi al Suo seguito.
                  (5) Agire secondo la natura umana e, quindi, secondo il piano di Dio sulla realtà non ha in sé niente di salvifico: imitare il Cristo non consiste mica nell’avere una sola moglie e non abortire, queste sono cose che la natura umana retta capisce da sé, come anche un Platone capì de facto l’esistenza di un Dio unico, il che non ne fa un cristiano. Chiedere ad un non -cristiano di davvero imitare il Cristo senza conoscerLo mi sembre un’ardua impresa: come potrebbe annunciare la Buona Novella e Battezzare e esercitare il « compelle intrare » con altrui senza consocerLo? Credere che imitare Cristo è limitarsi ad essere « bbbuoni » è non capire e non conoscere Cristo
                  (6) Per ben capire che Cristo è venuto per tutti E che solo gli eletti sono salvati (Et-Et tipicamente cattolico) vale la pena di riferirsi per analogia ad altre realtà umane: ad esempio Ford un secolo fa creò un modello di automobile (il famoso modello T) per permettere a tutti gli americani del ceto medio di avere accesso all’automobile, ma questo non è mai stato un « diritto » del cittadino americano di possedere un’automobile, e, in finis, solo coloro che lo hanno davvero voluto e potuto mettere soldi da parte per questo fine ne hanno comprata una, e nessuna ingiustizia è stata commessa da Ford inverso le persone che non vi hanno avuto accesso.
                  (7) Quindi inclino da cattolico alla comprensione (che è secondo il CCC) che ne ha Gian Piero. L’altra opzione rende incomprensibile la necessità stessa del Sacrificio del Figlio di Dio per la nostra salvezza: non ce ne sarebbe bisogno alcuno.
                  In Pace

                • Intanto grazie Simon della disamina, appena avrò due minuti seri e sereni vedrò di analizzare la questione! 🙂

                • Viste questo argomento mi permetto di fare una domanda un po OT, sempre per imparare. Tempo fa ho capito che gli ebrei all´epoca di Gesú credevano in due giudizi divini uno per i membri del popolo di Israele che sarebbe secondo la legge e un´altro per i gentili che sarebbe basato su come hanno trattato i membri del Popolo Eletto. E mi é venuto in mente il Vangelo secondo Matteo che ha due giudizi diversi e propio ci starebbe che uno sia non secondo la legge ma secondo la grazia e l´altro secondo come hanno trattato il piú piccolo dei miei fratelli. Ma non ho trovato che la Chiesa abbia interpretato mai cosí questi pasaggi. Se vi fa piacere potete spiegarmi perché?

                • @blaspas59 non credo di aver bene compreso l’interpretazione che dai dei « due giudizi » nel Vangelo secondo Matteo (presumo Mt 25,31-46), ma a parte questo, difficile partire e fare un assioma con la visione ebraica del Giudizio Finale.

                  Nel tempo sono invalse visioni piuttosto diverse sull’argomento in seno allo stesso Ebraismo (ad esempio sulla visione e interpretazione della figura del Mashiach, prima concreta figura di un Re condottiero, poi quella di un’Epoca) dovute anche alle diverse interpretazioni rabbiniche.

                  Se ti interessa approfondire il tema anche se non in modo completamente esaustivo, per le ragioni di cui sopra, posso consigliarti questo link: https://www.wikiwand.com/it/Escatologia_ebraica

                • Grazie Bariom, quando mi torneró ad incontrare con chi mi ha dato la versione dei due giudizi chiedero le fonti.

    • Chiudo qui l’off-topic iniziato da Viandante di cui, peraltro, ringrazio l’iniziativa.

      E chiudo ricordando a tutti che la vera carità non consiste nel dare solo pane, ma la Parola che viene dal Padre, cioè il Logos, cioè il Cristo stesso; essa non consiste nel solo curare le ferite fisiche e psicologiche, ma prima di tutto quelle spirituali, conseguenze del nostro peccato; che il servizio agli altri deve essere aperto e non chiuso alla trascendente realtà divina, partecipare della Santa Liturgia celeste a rischio di diventare autocelebrazione immanentistica, pelagianesimo, esautorazione della potenza creatrice e salvifica, al contempo, della Santissima Trinità.

      Vale più, agli occhi di Dio in quanto azione dello Spirito Santo, la semplice offerta quotidiana della propria vita e la sua reale consacrazione alla Volontà del Padre che tutte le opere di beneficienza umana messe assieme ma compiute senza divina e soprannaturale carità.

      Rimaniamo, o ridiventiamo, proselitisti.

      In Pace

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