«Traditionis Custodes»: Cattolici Perseguitano Cattolici

La Persecuzione.

Come Mons. Athanasius Schneider ha messo in evidenza nella mirabile intervista che abbiamo già pubblicato sul nostro blog, quel che il nostro Papa Francesco ha voluto è la creazione di cattolici di due categorie: quelli di classe e razza superiore che andrebbero tutti all’Usus Recentior, e quelli di classe e razza inferiore che invece adorano N.S. Gesù Cristo secondo l’Usus Antiquor.

Ai secondi è destinata l’estinzione, l’aborto delle loro  floride comunità ecclesiali con l’aiuto di vescovi sicari che vorranno compiere l’atto spiritualmente omicida per le anime coinvolte, l’applicazione della Cancel Culture a 2000 anni di Magistero e di Testimonianza ecclesiale ininterrotto: purtroppo ci sono già laici cattolici, e pure sacerdoti, che si sentono investiti nel dovere di eseguire questo pogrom contro i propri fratelli nella fede, chiedendo a voce alta che a questi ultimi non sia concesso la possibilità di vivere la loro fede ed i riti cattolici secolari, senza neanche avere la decenza di chiedersi in cosa questo li possa disturbare, loro che accettano riti mozarabici e ambrosiani, congolesi e altri, addirittura pachamameschi, con grande gioia. Chissà perché la felicità di chi frequenta l’Usus Antiquour li disturba così profondamente, come se fossero stati nell’obbligo di assistervi… soprattutto se hanno la così gran fortuna di far parte della classe e razza superiore.

Noi, fedeli che amano adorare Dio nel quadro dell’Usus Antiquor, siamo già additati e destinati alla persecuzione dai nostri stessi fratelli nella Chiesa e non ci resta che implorare il perdono di Dio nel loro riguardo perché non sanno quel che fanno.

E qui dobbiamo essere, nell’apprezzamento della situazione, un po’ più fini che usando le solite categorie da due soldi che leggiamo abitualmente nella blogosfera.

Il Magistero di Traditiones Custodes è davvero Magistero Autentico

Dobbiamo renderci conto che l’atto compiuto da Papa Francesco è un atto di rottura chiaro e tondo nello stesso Magistero della Chiesa: siamo tecnicamente di fronte ad un documento disciplinare, ma vi è fatto all’interno di esso una premessa dogmatica esplicitamente espressa e cioè che la lex orandi delll’Usus Antiquor non è più quello della Chiesa che egli, Papa Francesco, presiede.

Ma qui, però, bisogna essere ben attenti perché la lex orandi dell’Usus Antiquor secondo il Magistero Autentico era considerata dal S.S. Concilio Vaticano II , come anche da San Paolo VI e San Giovanni Paolo Magno e da Benedetto XVI come essendo sostanzialmente la stessa che quella espressa nell` Usus Recentior.

Qui abbiamo un problema: sia Papa Francesco erra ed il suo Motu Proprio è invalido perché in contraddizione con il Magistero Autentico prima di lui, sia Papa Francesco ha pur sempre ragione e cioè la forma ordinaria che lui celebra non è parte della lex orandi della Chiesa cattolica nei secoli precedenti. Le due ipotesi sono equivalenti sul piano logico e si possono a proposito, intellettualmente parlando, molto lecitamente esprimere pareri opposti.

A favore della prima tesi è il principio stesso di non contraddizione dove non è possibile che la lex orandi della Chiesa diventi “falsa” quando è stata “retta” per millenni: quindi Papa Francesco sbaglia ed il suo MP è invalido. A confermare che sbaglia è che non c’è nessuna differenza evidente tra la forma ordinaria al tempo di Benedetto XVI e nei tempi attuali, il che mostra che Francesco erra alla grande.

A favore della seconda tesi ci sono altri elementi: ad esempio ci si può chiedere se, quando Papa Francesco celebra la messa, fa quel che la Chiesa vuole che faccia da duemila anni o se la sua intenzionalità è altra. E qui ci sono tonnellate di indizi (ma, ovviamente, nessun indizio preso individualmente è una prova in sé) che mostrano che Francesco non viva la liturgia come il S.S. Concilio Vaticano II lo ha voluto, o S. Paolo VI, o S. Giovanni Magno, o Benedetto XVI: anzi, i cambiamenti che ha portato ne snaturano, e a volte non poco, lo svolgimento, penso al lavamento dei piedi fatto addirittura a donne durante la settimana santa, il pertinace rifiuto di mettersi a ginocchio di fronte a Cristo stesso, l’accesso a vari ministeri liturgici alle donne, il suo solito beffeggiarsi di chi pregherebbe secondo lui “meccanicamente” (tipica riflessione protestante e massonica), la preghiera alla Pachamama sulla tomba stessa di San Pietro, l’uso dei sermoni per capovolgere il testo originale stesso delle parole delle Scritture, esattamente come lui ha fatto nel suo documento con i testi del S.S. Concilio Vaticano II o delle citazioni dei suoi predecessori. Ma, aldilà di questi e tanti altri indizi circa i quali si potrebbe discettare per anni, rimane la sua propria affermazione che i libri liturgici dell’Usus Antiquor NON esprimono più la fede della Chiesa che lui dirige: e questo è Magistero Autentico.

Personalmente, in quanto credo che Francesco è Papa a tutti gli effetti, a dispetto della sua situazione spirituale attuale, penso che sia vero che l’Usus Antinquor non esprimi la fede della Chiesa che lui dirige. Cioè, sono, esattamente come lui, convinto che la fede della Chiesa durante 2000 non sia la stessa di quella di Francesco.

Ma, attenti, non cadiamo nel gioco delle tre carte tipico di questo papato sciagurato: l’Usus Antiquor pur sempre esprime la lex orandi della Chiesa del S.S. Concilio Vaticano II, del Magistero dei Papi San Paolo VI, San Giovanni Paolo Magno e Benedetto XVI e questo non lo dico io, ma lo hanno detto questi Sommi Pontefici.

Non fatevi abbindolare credendo quel che dice Papa Francesco: la differenza tra la Chiesa di Francesco e la Chiesa di sempre, cioè quella di Cristo che pienamente sussiste nella sola Chiesa cattolica, non si situa a livello di CVII sì o CVII no, come tentano di farci ingoiare “tradizionalisti” e “modernisti”, ma a livello di magistero di Francesco oppure Magistero Autentico della Chiesa. E questo non lo dico io, ma proprio Francesco.

Chi è fedele al S.S. Concilio Vaticano II e al Magistero Autentico dei Papi susseguenti non può ingoiare i pseudo-insegnamenti di Francesco che lui stesso crede di poter far passare come conseguenze del S.S. Concilio Vaticano II presso il pubblico non avvertito che tenta di manipolare.

In realtà, chi è davvero fedele al S.S. Concilio Vaticano II ammette che l’Usus Antiquor esprima la lex orandi della Chiesa come anche l’Usus Recentior e che non ci sono cattolici superiori ad altri con diritto di condanna a morte spirituale dei primi sui secondi ma, piuttosto, ammette che la continuità della Chiesa debba essere preservata a costo di annullare l’autorevolezza della Chiesa Stessa nella Sua testimonianza della Morte e Risurrezione di N.S. Gesù Cristo.

Il Vero ed il Falso

Vi è una riflessione supplementare che vorrei proporre alla vostra intelligenza spirituale: la Chiesa è Santa ET Peccatrice, quindi in quel che insegna vi sarà sempre un misto di Santo e di peccato; d’altro canto, dal Vero si può dedurre solo il Vero mentre dal Falso si deduce il Vero ed il Falso. In altre parole, se quel che si afferma è un misto di vero e di falso allora vuol dire che l’ipotesi di partenza e/o il ragionamento associato sono falsi; su un altro piano la Chiesa insegna il Vero in quanto Santa e cioè Opera di Dio e il falso in quanto umana peccatrice, ma alla fine, quel che il semplice fedele riceve è ancora un misto di vero e di falso.

Come fare per distinguere un misto di vero e falso, perché proveniente dal falso di una sola falsa fonte, ed un vero e falso perché proveniente da due fonti, una vera divina ed un’altra falsa in quanto umana?

Il Cristo Gesù ci ha dato una ricetta pratica: se i frutti sono buoni allora l’albero è buono, sennò l’albero è cattivo. Guardiamo quali sono i frutti dell’albero Bergoglio: cattiveria, apostasia, eresia, superficialità, insegnamenti opposti a quelli che sono nel Vangelo, DIVISIONE, e così via di seguito. Quali furono i frutti dei pontificati precedenti: delicatezza, misericordia, unità, profondità degli insegnamenti, fedeltà reale e non manipolata al S.S. Concilio Vaticano II, eppure anche tanti errori umani ad esempio sul piano pastorale. Nel secondo caso siamo di fronte ad una Chiesa Santa ET Peccatrice, nel primo caso un anti-magistero che è profondamente radicato nella menzogna.

Obbediamo a Papa Francesco quando riconosciamo con lui che la sua Chiesa non è la Chiesa di Cristo e quindi che la lex orandi della Chiesa non è la sua.

Coloro tra di voi che mi conoscono personalmente sanno che non ho assolutamente nessuna velleità di indulgere in visioni apocalittiche delle cose, anzi, per me l’Apocalissi è la descrizione della Santa Messa celeste che si celebra hic et nunc; che non sono superstizioso in niente, la mia formazione scientifica avendomi vaccinato da sempre da tali tentazioni; che sono radicalmente un non complottista per la semplice ragione che la fattualità del peccato originale basta ed avanza per spiegare l’andamento della storia umana ed ecclesiale; che non corro mai dietro apparizioni e visioni in quanto li considero fenomeni soggettivi, non oggettivi e, quindi, di poco interesse per me; ma oggi vorrei utilizzare la “profezia” di Malachia in quanto supporto letterario ad una parte della mia riflessione ma, per favore, non vedeteci altro.

Che questo testo sia un falso o una vera profezia è qualcosa di secondario rispetto al mio proposito: potrebbe essere un cantico della Divina Commedia per quel che mi concerne.

Nella detta profezia, dopo Benedetto XVI al quale si attribuisce il titolo Gloria Olivae, cioè la gloria dell’ulivo, al Papa Francesco corrisponde l’ultimo titolo della profezia: “«Petrus Romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus; quibus transactis, civitas septicollis diruetur, et Judex tremendus iudicabit populum suum. Finis » , tradotto “Pietro Romano, che pascerà il gregge fra molte tribolazioni; passate queste, la città dai sette colli sarà distrutta e il tremendo Giudice giudicherà il suo popolo. Fine ». E qui sembrerebbe proprio che ci sia come una corrispondenza con il personaggio reale, il quale si fa chiamare Vescovo di Roma da un lato, in quanto quello era un modo di chiamare il Papa di Roma all’epoca della scrittura del testo. Il fatto di chiamarlo Pietro Romano, indica come un ritorno ai tempi del primo Pietro e al tempo stesso la fine del decorso storico della Chiesa, introducendoci nei tempi propri del giudizio di Dio: in altre parole, Francesco può esser visto su di un piano letterario come un papa che è alla rovescia di San Pietro: dove costui costruì la Chiesa di Cristo e dal martirio del quale si è sviluppata la testimonianza millenaria e perfettamente in coerente continuità della Santa Chiesa di Cristo, il secondo fa entrare l’abominazione delle abominazioni sulla tomba del primo e dichiara che la sua Chiesa non professa e non prega più quel che la Chiesa di Cristo fondata dall’Apostolo Pietro ha professato da duemila anni.

Non siamo quindi in presenza di un antipapa, come alcuni sedevacantisti un po’ semplicisti vogliono credere, ma siamo a fronte ad un un papa pienamente papa che produce tribolazioni, insegna l’opposto di quel che è stato insegnato da sempre, che conduce la Santa Chiesa al giudizio stesso di Dio e questa finzione letteraria che è la profezia di Malachia ci aiuta a formalizzare il nostro pensiero: Cristo stesso si è chiesto se, quando tornerà, troverà ancora la fede in terra.

Ritorniamo quindi alla nostra riflessione di base: come riconoscere e come agire in una situazione dove abbiamo il falso che è insegnato con il suo misto di vero e falso e dove il Vero è insegnato con il suo misto di Divino e di umano sempre fallibile? Come fare vivendo ai tempi di Petrus Romanus per rimanere nella Chiesa di Gesù Cristo che sussiste pienamente nella sola Chiesa Cattolica? Come vivere l’obbedienza senza partecipare al male che il superiore desidera che facciamo cioè tentare di uccidere spiritualmente chi ha la stessa fede dei nostri avi?

Il Fico

Anni fa piantai un piccolissimo albero di fico, magari alto 15 centimetri: lì dove vivo, nelle Alpi a 900 metri sopra il mare, non è per niente ovvio che possa svilupparsi agevolmente. Per giunta ogni anno, per ben quattro volte, quando falciavo nel giardino l’erba troppo alta ho rasato senza fare apposta questo arboscello al punto che ogni volta pensavo che morisse. Sorprendentemente il quinto anno, a forza di essere stato improvvidamente tagliato aveva però sviluppato delle radici talmente robuste, che si innalzò ad un metro di altezza in appena qualche settimana, in modo tale che non potei fare a meno di notarlo ed evitare di falciarlo, e quest’anno, due anni più tardi, decine di fichi sono in preparazione che potrò degustare, Dio volendo, in settembre quando venuti a maturità.

Interpreto questa mia piccola esperienza come una parabola che lo Spirito Santo utilizza per rincuorarmi nell’orribile contesto ecclesiastico generato dal nostro Papa: le comunità che vivono dell’Usus Antiquor sono come il mio alberello di fico, sono stati piantati, tagliati e ritagliati e ora colui che odia il Santo Sacrificio dovuto a Dio, li vuole sradicare definitivamente. Ebbene, come nel passato, le loro radici, sotterranee, invece continueranno a vivificarsi per produrre sempre più linfa per garantire la resistenza della pianticella in previsione dei futuri attacchi da improvvidi giardinieri come me. Così avviene e così avverrà per queste comunità che senza se e senza ma credono la Chiesa come richiesto dal loro credo, credono nel Suo Magistero lungo i secoli, insegnamenti divini, certi e definitivi, mischiati con tanto di umano ma nella fiducia che è lo Spirito Santo che La guida e che continuamente separa loglio dal buon grano; Spirito Santo dal quale ricevono il fiato della preghiera liturgica che glorifica il Padre nel Santissimo Sacrificio di Suo Figlio ad opera Sua.

Come distinguere e come operare in questa notte buia per la vita spirituale decretata dal Sommo Pontefice, la cui immagine la più simbolica è stata quella dell’anno scorso dove era solo in mezzo alla Piazza San Pietro, dove nessun popolo partecipava alla cerimonia, dove l’immagine di fine, e non solo del suo papato, sembrava come rappresentare la profezia di Malachia di cui abbiamo parlato più sopra?

Permettetemi prima di offrire suggestioni concrete e praticissime, da laico, per avanzare in questa notte buia che espliciterò nell’ultima parte di questo articolo, di aggiungere qualche riflessione supplementare circa il ruolo e la relazione che dovrebbe correre tra prelati e membri della casta sacerdotale e noi semplici laici.

Noi, Laici, siamo, per vocazione, Servi Dei, “Douloi tou Theou”: siamo creati in questo stesso momento per servire il Signore e questa è la nostra ragione di essere.

Per questo lavoriamo, sudiamo, guadagniamo il nostro salario con il sudore della nostra fronte; per questo non esitiamo a sostenere e a pagare presbiteri ed episcopi affinché rendano grazie a Dio a nome nostro e affinché ci portino nella vita sacramentale che Dio offre noi tramite la Sua Santa Chiesa. Noi paghiamo, loro eseguiscono: salvo se c’è qualche San Paolo orgoglioso di dire che lui sovveniva ai suoi bisogni fabbricando tende, come ad esempio nei monasteri benedettini o strutture ecclesiali dello stesso stampo, bisogna riconoscere che i sacerdoti, i parroci, ed i nostri vescovi, sono pagati da noi. E se sono pagati da noi, Papa compreso, sono loro che debbono essere al nostro servizio e non noi al loro: chi paga comanda, da sempre è stato così e sempre così sarà. Non si è mai visto che una persona paghi per essere al servizio di chi ha pagato. E questo la Chiesa lo capisce benissimo quando definisce il Santo Padre proprio in quanto Servus Servorum Domini.

E se questo è il Santo Padre, a fortiori lo sono anche il nostro vescovo, il nostro parroco ed il prete di servizio nella nostra parrocchia: noi paghiamo, noi siamo i loro padroni. Noi abbiamo il diritto di dire loro cosa ci va e cosa non va; noi abbiamo il diritto di rifiutare il loro servizio qualora non corrisponda ai nostri bisogni. Ovviamente, se non viviamo di Cristo, allora avremo il clero che ci meritiamo e andremo tutti assieme allegramente, per modo di dire, in inferno. Se, invece, viviamo di Cristo allora avremo di nuovo un clero che ci meritiamo e andremo tutti assieme allegramente, questa volta letteralmente, in Paradiso. Per questo sono personalmente a favore di una più grande sinodalità per permettere alle diocesi e geografie che lo meritano di poter camminare lungo la via della santità senza dover essere frenati da realtà scismatiche ed eretiche siano esse a Roma o in Germania, tanto per prendere esempi a noi contemporanei.

Il merito di questo atto di governo del Santo Padre Francesco è che rende le cose finalmente chiare agli occhi di tutti: chi tra i cardinali, vescovi, sacerdoti e laici, al suo seguito, accetta di dire che la sua fede non è quella della Chiesa da duemila non sono buoni servi nostri perché, per loro stessa ammissione, si situano in un’altra “Chiesa” quella di Petrus Romanus, ontologicamente come un’anti-Chiesa.

Il Vero ed il Falso non essendo sempre facili ed immediati da distinguere a causa delle conseguenze del peccato originale nelle nostre vite, solo l’osservazione umile ed onesta dei frutti che producono permetterà di discriminare queste due realtà con l’aiuto dello Spirito Santo nelle nostre coscienze ben formate.

Appello all’azione

Dobbiamo renderci conto che tutte le persone, come noi amanti dell’Usus Antiquor ma anche quelli che celebrano secondo l’Usus Recentior, davvero fedeli al Magistero della Chiesa, del S.S. Concilio Vaticano II, dei Santi Papi Paolo VI e Giovanni Paolo Magno, come anche di Benedetto XVI sono ormai oggetto di persecuzione attiva da parte della struttura ecclesiastica che non si riconosce nella preghiera della Chiesa da duemila anni: non vi è nessuna esagerazione nel mio proposito, basta vedere negli ultimi 8 anni le purghe annunciatrici della presente tempesta a tutti i livelli della struttura vaticana e nel mondo contro tutti coloro che erano fedeli agli insegnamenti dei papi precedenti, eppure tutti post-conciliari.

In tempi di persecuzione tre sono le cose da fare dalla più importante alla meno importante: (1) pregare e offrire le nostre sofferenze per la conversione e la susseguente salvezza delle anime dei nostri aguzzini; (2) nascondersi nel sottobosco e scendere nelle catacombe per rinforzarsi, come fecero le radici del fico nel mio giardino quando me la giocavo da Attila da orticello, per poter perpetuare clandestinamente la liturgia gradita a Dio quando necessario, come pure l’insegnamento infallibile della Santa Chiesa ed il Suo Magistero Autentico lungo i secoli; (3) essere estremamente proseliti nelle proprie famiglie e nel nostro ambiente naturale e sociale, per assicurare l’annuncio del Kerygma fino alla fine dei tempi, quando il Padre vorrà.

Questo vuol anche dire che bisogna essere realistici: nelle diocesi governate da legittimi vescovi che però hanno abiurato la vera fede cattolica e che lo dimostrano pubblicamente implementando le direttive sataniche del Motu Proprio, questo scendere nelle catacombe e creare un network di cattolici senza se e senza ma fedeli al Magistero Autentico e senza concessioni a realtà scismatiche è una necessità immediata.

Nelle diocesi un po’ più attendiste dove il vescovo applica a minima quel che il Papa chiede loro così immoralmente, allora bisogna sostenere il vescovo da un lato e minimizzare il male generato da queste applicazioni a minima, ad esempio, creando associazioni culturali di fedeli indipendentemente da ogni struttura ecclesiale per affittare, comprare luoghi di culto dove invitare sacerdoti per compiere la liturgia, la Salus Animarum avendo priorità canonica su ogni altra disposizione legale nella Chiesa cattolica; per creare corsi per insegnare il Catechismo della Chiesa cattolica in piena continuità con quel che la Chiesa ha sempre insegnato; per poter sviluppare attività apostoliche e proselite senza la supervisione di un clero che non ha capito che il padrone non è lui o la struttura ecclesiastica che lo paga e da cui dipende per sopravvivere, ma il Popolo di Dio, cioè noi laici.

Nelle diocesi dove il vescovo è chiaramente ancora membro a parte intera della Chiesa di Cristo e che lascia i fedeli dei due Usi adorare Dio secondo lo Spirito Santo, allora, ovviamente tutto va bene e ci si concentrerà sull’apostolato, il Catechismo ed un sano proselitismo, perché la Vita in Cristo sia sempre più rigogliosa nella loro diocesi, sostenendo nella preghiera, nei servizi, come anche finanziariamente le diocesi o le conferenze episcopali nelle quali i fedeli cattolici perseguitati dai loro stessi fratelli cattolici sono obbligati a vivere la loro fede di sempre nelle nuove catacombe

Onore e Gloria

È per noi, cattolici del XXI secolo, un onore che il Cristo Gesù ci dà chiedendoci di seguirLo lungo la via della persecuzione, dandoci così la possibilità di accompagnarLo per davvero nella Sua salita al Golgotha, morendo con Lui e risuscitando con Lui per la Sua e, ormai anche, nostra Gloria.

È un momento di purificazione incredibile che ci è richiesto nella nostra relazione con Cristo, lasciando perdere tutti quegli aspetti della nostra fede che sono troppo umani, che sono basati sulla fiducia in uomini o istituzioni umane, che sono basati sulle nostre certezze e abitudini, per ricentrarci sulla fiducia nel solo Spirito Santo, Lui che è l’Anima stessa della Chiesa, Lui che sa che il nostro martirio, cioè la nostra pubblica testimonianza di Fede nella Sua Chiesa a  prescindere, è la sola Gloria che Dio stesso merita e richiede.

E questo è il mio ultimo post in questo blog circa questo satanico Motu Proprio, anche perché comincia il tempo attivissimo del silenzio e delle catacombe fino alla prossima primavera, quando lo Spirito Santo di Dio vorrà, e perché bisogna dedicarci all’Opera di Dio molto più efficacemente in questi drammatici frangenti storici: c’è tanto da fare per amore di Cristo, della Sua Santa Chiesa e della Sua Santa Liturgia, del Suo Popolo.

Oremus et pro Papa nostro Francisco.

In Pace



Categories: Attualità cattolica, Liturgia e Sacra scrittura, Magistero, Simon de Cyrène

67 replies

  1. Da questa lunga, approfondita e a tratti a mio avviso contradditoria interpretazione della vicenda mi dissocio.
    Spero di avere il tempo di scrivere al riguardo, ma sarà dura. Se lo farò non sarà certo per il blog, la sua nomea nell’alveo web o altre cazzate simili. Lo farei per disputare con Simon e solo se mi accorgessi di aver trovato le parole giuste per quella che vorrebbe essere una fraterna correzione e “combattimento” virile fra due cari amici.
    Tant’è che forse queste mie parole non appariranno mai su queste colonne, ma solo nelle mail private dell’amico Simon.

  2. E qui Feser dove, dopo una critica legittima e personale, scrive sul finale:

    All the same, the pope is, when all is said and done, a father – indeed, he is still the Holy Father of all Catholics, traditionalists included. And while the Church permits criticism of popes under certain circumstances, this cannot properly be done except with humility, respect, and restraint. The pope is not some politician or corporate executive whom we might see fit to mock or to fire or vote out of office. He is the vicar of Christ, and he has no superior on earth. We may respectfully urge him to reconsider some course of action, but if he refuses, then we have to leave it to Christ to resolve the problem in the manner and at the time he chooses.

    Moreover, because he is the pope, we must in this case even more than in any other follow Christ’s command to turn the other cheek and pray for those who harm us. We must be willing to embrace the suffering this entails and to offer it up for others – including for Pope Francis himself.

    http://edwardfeser.blogspot.com/2021/07/pope-franciss-scarlet-letter.html

    • Concordo totalmente con Feser: bisogna pregare per gli auguzzini, soprattutto se uno di questi è un padre indegno!
      Per altro bisogna lottare contro il male: non possiamo esserne minimamente complici e soprattutto non per rispetto umano.
      Moreover, non solo non si deve esserne complici ma dobbiamo lottare contro di esso con tutti i mezzi a disposizione.
      L’atteggiamento giusto è lottare contro le decisioni criminali e che non vanno a supporto della Salus Animarum e, al contempo, offrire tutte le sofferenze che questo implica per la conversione del’Aguzzino: la Chiesa cattolica è quella del ET-ET, si lotta contro il male ma si prega per il criminale.
      Gli atteggiamenti dei Cardinali e dei Vescovi che ho riportato su questo blog ne sono un luminoso esempio: essere pronti alle catacombe per non lasciare il Cattivo uccidere le nostre anime, quelle dei nostri figli e dei figli dei nostri figli ET al contempo implorare la misericordia del Signore affinché chi ha apostasiato si ravveda, chi ha agito da Divisore nella Chiesa di Cristo si penta pubblicamente
      Concordo con Feser su tutto.
      Grazie per questa citazione.
      In Pace

      • Il “cattivo” non può essere in alcun modo il rito NO, giusto?
        In
        alcun
        modo.

        NOn si può pensare di perdere l’anima con l’NO, giusto?
        non
        si
        può.

        • Il cattivo è un essere umano che si diletta in atti cattivi.
          Come potrebbe il NO essere cattivo in sé: esso è l’espressione della stessa fede dei nostri avi allo stesso titolo del VO.
          Da dove ti viene questa stramba idea?
          In Pace

          • “L’atteggiamento giusto è lottare contro le decisioni criminali e che non vanno a supporto della Salus Animarum”

            IL Papa ha deciso che si deve andare al NO, stop. E’ criminale decidere che si deve utilizzare un rito degno NECESSARIAMENTE tanto quanto il VO? Non supporta la Salus Animarum il rito necessariamente degno che il Papa ha deciso che bisogna usare?

            In ogni caso scusami se ho capito male. So benissimo che per te NO e VO sono la stessa medesima cosa, ma a leggerti a volte non sembra. Credo che sia ottimo anche per te darti la possibilità di ribadire l’ovvio.

            • Quel che è criminale è non volere che la gente si santifichi secondo le vie dei loro antenati da secoli: in cosa disturba questo signore che ci sia gente che vada al VO? Nessuno lo ha mai obbligato ad andarci, lui!
              È criminale produrre divisione lì dove c’era pace.
              È criminale dichiarare che non abbiamo la stessa fede, in quanto questo vuol dire una sola cosa: che lui non insegna più quel che la Chiesa insegna, che si è inventato una nuova religione cattolica che non tiene in conto nè il CVII né il Magistero Autentico dei papi postconciliari ( il che è sotto gli occhi di tutti).
              In Pace

              • Quel che è criminale è non volere che la gente si santifichi secondo le vie dei loro antenati da secoli

                No, se si pensa che siano cambiate le condizioni esterne che presupponevano la presenza di precise caratteristiche accidentali del rito degli antenati. E chi lo pensa? Il CVII.

                Fine del cinema.

                • Il CVII non ha mai detto che il VO non esprimeva la fede della Chiesa e quel che ha chiesto ne era un’evoluzione. Non di dissacrare il Santissimo Sacrificio come vuole Bergoglio.
                  In Pace

                • Ma dove l’ha scritta questa cosa?! Dove si evince o si crede di potere evincere questa cosa?!

                  Qui? “Art. 1. I libri liturgici promulgati dai santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità ai decreti del Concilio Vaticano II, sono l’unica espressione della lex orandi del Rito Romano.”

                  Ma poi come continua? Se fosse da leggere come dici avrebbe banalmente dichiarato “pertanto da oggi fine del VO perchè non è mai stato valido”. E invece dice che l’altra lex orandi PUO’ essere concessa a questo questo e quest’altro modo, quindi i casi sono due:

                  1 – Il Papa scrive A e subito dopo si smentisce dicendo che B è fattibile quindi è pazzo
                  2 – Il Papa scrive la banalità stabilita già dal CVII: il rito Romano ora è il NO. STOP FINE. Il resto sono concessioni di carità.

                  Ne parli come se non ci fosse stato nessuno divieto generale del Messale precedente prima del Summorum Pontificum. Benedetto XVI criticò il divieto alla tridentina nella sua autobiografia e pose questo suo giudizio nel Magistero di SP. Secondo Francesco ora il rito non è più considerabile “forma straordinaria” (opzione perfettamente riformabile di Benedetto XVI), ma rito concedibile (quindi non solo valido ai tempi in cui si usava, ma ancora valido!) a precise condizioni.

        • Non si poteva pensare perdere la propria anima prima della promulgazione del MP di Francesco: ma questi ha dichiarato che da ora in poi il NO nella (sua) Chiesa non esprime la stessa fede che quella espressa nel VO da 1500 anni (almeno).
          Se sono cattolico non posso avere una fede differente da quella di Benedetto XVI, Pio XII, Pio V, Gregorio Magno: ergo ormai il NO sotto il papato di Francesco può mettere la mia anima a pericolo vista l’intenzionalità con la quale è usato.
          In Pace

  3. Ecco cosa farei io fossi in panni altrui e sentissi che una parte importante della mia fede sta per essermi rubata (è una cosa che di solito trovo insopportabile, ma tant’è, questa è la situazione):

    – Cercherei di riconsiderarne l’importanza sapendo che non viene tolta A senza degno sostituto.
    – Mi farei due domande se non considero degno il sostituto e se lo considero degno mi chiederei come renderlo più consono al mio sentire.
    – Tornerei pertanto alla messa NO ogni domenica, chiedendo che la mia ovvia sofferenza (per quella che sento una ingiustizia e per un rito che trovo poco “Mio”) sia offerta per la Grazia e la Santità del Papa regnante.
    – Chiederei di entrare in chi anima la liturgia per capire se è fattibile un cambio di passo in eventuali abusi e per migliorare la sacralità del rito (Esempio ripristino del gregoriano), naturalmente sapendo che come il Papa ha l’ultima parola sull’orbe cattolico, il parroco ce l’ha sulla sua comunità e sulla liturgia NO che qui si pratica. Insomma, mi preparerei ad ulteriori sofferenze da ulteriormente offrire…
    – Andrei a messa VO eventualmente in settimana e solo se sento che non mi allontana da quel che oggi mi chiede la Chiesa.
    – Cercherei di organizzare un gruppo di incontro o dei convegni dedicati alla liturgia, magari in vista di una riforma della riforma.

    Personalmente poi, da cantante,

    – cercherei di creare un piccolo gruppo di cantanti di gregoriano filologico, magari chiedendo aiuto ai cantanti del VO dove vado (no donne e no organo, please) da proporre per animare le messe NO di alcune Chiese e sensibilizzare quelle meno propense anche offrendo concerti gratuiti in cui si spazia dal repertorio gregoriano (SPIEGATO!) a quello contemporaneo (DECENTE), tanto per poter vendere l’oro anche a chi crede di essere interessato solo al bronzo.

    • Ognuno è un adulto che deve cercare il cammino migliore in funzione delle proprie virtù umane e teologali: certamente il tuo è un cammino più che onorabile.
      Ma sei sicuro che ora, dopo il MP e dopo l’affermazione stessa del Santo Padre, che la religione nella quale vivrai il NO sia garantita la stessa che quella dei Santi che hanno celebrato in VO per 1500 anni ?
      Il nostro Papa ha detto di no: questo implica che se non vogliamo trovarci a tutti ad avere ad adorare la pachamama, a stare dritti di fronte al Cristo invece di metterci umilmente a ginocchio, etc etc etc… a chiamare bene il male e male il bene, allora meglio pensarci due volte.
      Noi cattolici crediamo la Chiesa, recita il Credo, mica il Papa.
      In Pace

  4. Una azione da fare che non leggo tra le proposte da nessuna parte sarebbe cercare di assicurarsi che tra preparazione della prima comunione e cresima i nuovi cattolici capiscano cosa sia la Messa. La fazione della curia che sostiene a Bergoglio e gli fa scrivere TC solo puó essere sconfitta dai fedeli ri catechizzati.

    • Si, ho messo l’accento sulla creazione di associazioni culturali laiche per garantire l’accesso all’insegnamento della Chiesa.
      Se il vescovo non è più capace di farlo si deve andare avanti lo stesso: la Buona Novella e il Magistero della Chiesa non può essere manipolato da elementi di una gerarchia spiritualmente corrotta.
      Per giunta dobbiano tornare ad un sano proselitismo dentro e fuori dalla Chiesa
      In Pace

  5. Ha ragione Blaspas59 : bisognerebbe che di nuovo i cattolici sapessero cosa e’ la Messa La protestantizzazione della Chiesa cattolica e’ talmente avanzata che non mi stupirei se per molti fosse semplicemente un simbolico memoriale dell’ Ultima Cena, un banchetto fraterno, senza nessuna Presenza Reale di Cristo sull’ altare.Non e’ questione di “ animare” il NO col canto gregoriano o meno: il canto gregoriano non serve a nulla , e’ solo estetismo musicale, se chi lo canta non sente di trovarsi in presenza di Dio.
    Ricordo che in un mio viaggio in Svezia e Norvegia , quello che mi colpiva di piu’ delle chiese luterane era la sensazione di una assenza , non di una presenza.Non c’ era il Tabernacolo.
    Dio si e’ ritirato da quei luoghi che ormai come dice Nietzsche non sono piu’ che la tomba di un Dio morto.
    Per gli atchinebrei la Presenza di Dio , era reale nel Sancta Sanctorum del Tempio. Per i cattolici la presenza di Gesu’ sotto le specie eucaristiche e’ reale.
    Temo che per molti che vanno alla Messa NO non sia reale affatto, ma del tutto simbolica .
    C’ e’ una bella differenza fra entrare in una Chiesa dove sai , per fede , e che e‘ presente il Signore e allora ti viene spontaneo inginocchiarti alla Sua Presenza e non oseresti mai cantare canzonette pop, e invece non crederlo.
    Davvero lex Orandi lex credendi, e il NO e’ molto, molto filoprotestante. No, non credo bastebbe un gruppo di animazione che canta in gregoriano.

    • Illazioni degne e al pari di chi crede che la maggioranza che va al VO sia contro il CVII, per altro condite con affermazioni perentorie contro un rito delineato da un Concilio rato e ratificato della Chiesa a cui si ritiene di credere.
      Non male davvero.
      Non vado oltre che ho di meglio da fare stasera. Bonanotte.

      • Dai! Non la prenderei così! In fin dei conti è il Papa Francesco stesso che ha affermato che dalla settimana scorsa (prima non era così secondo i papi precedenti) il NO non esprime più la stessa lex credendi che quella espressa nel VO: la riflessione di Gian Piero corrisponde a questo ed è una domanda chiara, in cosa la fede del NO da una settimana è differente da quella del VO? Il NO è ancora lex credendi che esprime la fede cattolica? La risposta non è così ovvia per il semplice fedele visto come il NO è spessissimo celebrato o gli esempi mostrati dallo stesso Papa ad esempio senza mai mettersi a ginocchio di fronte all’Altissimo, giusto per prendere un esempio.
        Non serve arrabbiarsi: bisogna rispondere con onestà, perché NON si può forzare i cattolici a cambiare la Fede millennaria con la forza, la minaccia o l’imbroglio.
        In Pace

        • Again, lo scrivo anche qui: il tuo è un non sequitur. Se avesse detto “il VO è blasfemo da sempre e vietato in modo ASSOLUTO TUTTO!” oppure “da oggi decreto che il VO non ha MAI avuto validità con la vera Chiesa” il tuo ragionamento sarebbe perfetto.

          Già se avesse scritto “da oggi il VO perde di validità anche negli aspetti sostanziali” sarebbe zoppicante e di brutto.

          E invece non solo si mantiene come rito, non solo non perde alcuna validità sostanziale (non potrebbe) e nemmeno accidentale (e qui invece potrebbe benissimo, esattamente come hanno perso validità i riti precedenti o quello post 1962), ma – nonostante ne esista uno che lo sostituisce in modo pieno e pienamente legittimato dal CVII tanto decantato! – viene mantenuto con i gruppi che finora esistono, messi sotto una sorveglianza speciale. Inoltre non viene data possibilità di sviluppo perché, da quello che risulta al Papa, il clima intorno a quel rito è di un certo tipo e va tenuto d’occhio.

          Again: poteva il Papa fare questo? Eccome, per altro se le informazioni che ha in mano erano del tenore che lui dichiara ha fatto bene a fare qualcosa. Poteva fare meglio? A mio avviso si e qui ci sta la critica. Cosa avrebbe dovuto fare? E qui ci scanniamo davanti ad una birra al bar, va benissimo. E ora cosa possiamo fare? Avanti con le litigate di fronte ad un whiskey.
          Fatto questo, a fine sbronza, preghiera per il Pontefice e tutti a letto.

          Detto questo io cerco di capirvi. Non piace a nessuno pulire il cortile della caserma per colpa di 4 coglioni, come non piace a nessuno essere sorvegliato speciale per colpa di 2, ma siate scaltri e guardatevi intorno: non lo scrivo io che il NO è una messa protestante.

          • Ma ha detto proprio questo, leggi il testo: « da oggi c’è UNA SOLA
            lex orandi e credendi, quella del NO ». In perfetta logica questa è un’affermazione ASSOLUTA in quanto non puoi più dire, secondo la sua mente, che il « VO è ANCHE lex orandi e credendi della Chiesa »: essa ne è esclusa.
            Ergo la fede di ieri NON È più riconosciuta come la fede di oggi.
            Cioè, chi segue Bergoglio NON ha la stessa fede che quella di Benedetto XVI, GPII e così via discorrendo fino a Nicea o Gerusalemme.
            A poco serve fare finta di non capire: il capo della sua chiesa ha parlato chiarissimo.
            In Pace

            • Sul motu proprio c’è scritto diversamente e comunque l’affermazione 1 è da leggere nel contesto. Subito dopo (si) smentisce la lettura integralista che poni in essere, concedendo il rito che – se concesso – ha certamente validità ed è ancora concesso per pura carità.
              Potrebbe vietarlo ANCHE SE VALIDO? Si.
              L’ha fatto? Ni.

              “FIne del cinema”. L’ho già detto? 😛

              • (1) Dal Traditiones Custodes art 1: “Art. 1. I libri liturgici promulgati dai santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità ai decreti del Concilio Vaticano II, sono l’unica espressione della lex orandi del Rito Romano.”. Fino a prova contraria unica = una sola. Quindi affermazione assoluta.

                (2) Ecco invece cosa insegnava la Chiesa fino a lui ( si sbagliava la Chiesa?) : Art 1 della Summorum Pontifcum: “… Queste due espressioni della “lex orandi” della Chiesa non porteranno in alcun modo a una divisione nella “lex credendi” (“legge della fede”) della Chiesa; sono infatti due usi dell’unico rito romano.” Allora di cosa stiamo parlando? Chi si tenta di imbrogliare? Il NO è l’unico oppure il VO non porta nessuna division nella lex credendi?. Debbo credere questo Papa che mi dice che i suoi predecessori avevano tutto sbagliato oppure i suoi predecessori sempre in continuità tra di loro?

                (3) Guarda il tono esecrabile e malvagio usato dal papa presente che ti permette di levare dubbi che sarebbero risolubili con un principle of charity applicato a loro proposito (non vedo dove, ma tant’è)

                (4) Quel che per te è cinema o teatro è vita spirituale, salvezza o dannazione, per gli altri: davvero non ci starei tanto a ridere sopra. Sempre rispettare le persone.

                (5) Mi permetto di copia incollarti una risposta che avevo dato a Viandante per tentare di fargli come “toccare” l’immane distanza tra un San GPII , un BXVI e questo Francesco:
                “Mi sembra che una cosa è dire come S. Paolo VI, “questo è il nuovo rito romano, ma, ovviamente, capiamo che alcuni abbiano bisogno di tempo per abituarsi”, eppoi come S. Giovanni Paolo Magno che disse, prolungando San Paolo VI, “voi comunità cattoliche che siete legate al rito venerando e che rimanete uniti a Noi, potete benissimo celebrare la lex orandi secondo tale uso antico”; eppoi ancora Benedetto XVI che aggiunge “dopottutto la lex credendi è la stessa e chi vuole celebrare secondo la forma straordinaris ben lo faccia”; oppure affermare come fa Francesco che ormai non pratichiamo più la stessa religione (visto che, ormai, la “sua” lex orandi esclude la lex credendi del VO) e che dobbiamo crepare il più presto possibile.
                È, mutatis mutandis, la stessa differenza tra i primi papi e quest’ultimo, che quella che esiste tra una coppia che ha già tre figli ma resta aperta alla possibilità di un quarto, Dio volente, e la coppia che si ingegna con metodi contraccettivi ed abortivi per non avere questo quarto.”

                Spero aiuti.

                In Pace

                • 1) no, relativa visto quel che propugna subito dopo. Rispiego meglio sotto il mio punto di vista (perché questo è, come anche la tua è una opinione).
                  2) non è più “forma straordinaria del rito romano” sempre concedibile, ma “rito vetusto ora concesso per carità vaticana” e solo sotto stretta sorveglianza. Il mio non è nominalismo poiché effettivamente c’è un cambio di passo: si è tornati a prima del motu proprio di Benedetto XVI.
                  3) il tono è certamente da monarca senza se e senza ma.
                  4) era una faccina di distensione in una frase che, lo sai, io uso spesso. Misunderstanding puro, ma accetto il rimprovero. Purtroppo non posso per ora comprendere come perdere il VO sia fonte di dannazione per un’anima essendoci l’NO sostanzialmente identico e in linea con la Tradizione in quanto non c’è alcuna parola assoluta di sicura blasfemia dell’VO da parte del Papa regnante. AL VO ci sono stato grazie a te, è stato bello, una bella esperienza, certamente da rifare, non mi sono sentito un pesce fuor d’acqua e non l’ho sentito un rito blasfemo. Certo ne riconosco dei bei pregi accidentali esattamente come ne riconosco l’esotismo che potrebbe anche affascinarmi, ma che non voglio in alcun modo coltivare. Questa è un’altra questione però. Il punto è che con la sostanza del NO non si può perdere l’anima. Ergo come si può pensare di perderla senza VO? PErché gli accidenti di questa forma sono così importanti da improntare una fede e senza quegli accidenti uno se ne andrebbe? Questo si dice? E’ possibile eh, siamo diversi, ma lo si dica chiaramente che è cosi. D’altra parte la cautela dei papi precedenti secondo me derivava da queste situazioni. Detto questo riconosco la mia ignoranza in termini emotivi su questo punto.
                  5) c’è chi dice che finalmente c’è uno che ha le palle di fare le cose che gli altri non hanno mai avuto il coraggio di fare in modo chiaro. Non sono d’accordo, ma è una costatazione: queste affermazioni ci sono. D’altra parte fu esplicito anche Paolo VI dichiarando (ti cito) “questo è il nuovo rito romano, ma, ovviamente, capiamo che alcuni abbiano bisogno di tempo per abituarsi”. Paro paro il dire di Francesco: “ragazzi, l’ NO è IL rito romano, ma capisco che per qualcuno questa cosa risaputa da decenni non vada ancora giù e allora, beh, continuate ma nel frattempo mi scuserete se vi guardo meglio”.

                  Aggiungo un paio di punti

                  6) A me piace questo Papa? No
                  7) Quindi? Quindi sto zitto e lo leggo il meno possibile perché non mi fa bene
                  8) E quando lo leggi e ci trovi dei casini immani? Applico il più possibile il principio che un caro amico mi insegnò tempo fa: copro la nudità con una coperta.
                  9) E quando non è possibile?

                  Prego.

      • In finis, tre sono le alternative veramente a disposizione:
        (1) si ammette che papa francesco si è sbagliato perché in contraddizione con il CVII ed i papi successivi quando affermano che la fede espressa nel VO e nel NO è la stessa, il che ci garantisce la perennità della Chiesa, ed in questo caso bisogna semplicemente disattendere questo MP e aspettare e pregare per un papa migliore. Ed è per ora la soluzione preferita dalla maggioranza dei fedeli cattolici veramente in presa diretta con la realtà di questi fedeli VO
        (2) Si ammette che papa Francesco ha ragione contro il CVII ed i papi anteriori a lui, che implica che la Chiesa è una realtà cangevole, la quale perde dunque ogni autorevolezza spirituale e religiosa, la lex orandi e la correlata lex credendi essendo cose cangevoli e quindi anche la testimonianza della Chiesa circa risurrezione. Il che implica che il più forte ha ragione a prescindere dalle sue ragioni e il pogrom intra-cattolico lanciato da Papa Francesco sia cosa buona e giusta: che crepino chi va al VO visto che li possiamo vessare con la benedizione pontificale. Questa è la soluzione preferita dei modernisti stile Grillo, Augé e altri inquisitori laici pronti a lanciare la persecuzione semplicemente perché godono dell’infortunio altrui.
        (3) La soluzione da me preferita: il CVII ed i papi posteriori hanno ragione di dire che VO e NO esprimono la stessa lex credendi ET che Papa Francesco ha anche ragione quando dice che il VO non esprime la lex credendi sua (di Bergoglio) propria e, quindi, neanche di quella parte del gregge che lo segue, lui, invece di seguire la Chiesa. In questo contesto è quindi facile discriminare, non tra buoni e cattivi, ma tra credenti la Chiesa e non credenti la Chiesa e prendere le migliori possibili decisioni pregando sempre il Cristo Gesù che ci dia presto un papa migliore che abbia il carisma di annunciare di nuovo la fede cattolica a tutto il popolo di Dio come dovrebbe essere. Anche se sappiamo che non dobbiamo preoccuparcene perché lo Spirito Santo, che scrive divinamente dritto lungo le righe umanamente storte, sa benissimo occuparsi della Santa Chiesa. A noi laici, quando c’è latitanza episcopale nell’annunciare l’integralità della nostra Fede cattolica in alcune nostre diocesi, rimane il dovere di compensare con iniziative nostre, finanche catacombali se la prudenza lo comanda, la loro deficienza per la più grande Gloria di Dio
        In Pace

  6. Un paio di domande, Perché collegate il NO al CVII? Per quel che so il CVII ha dato delle linee guida per migliorare il VO che Paolo ha oltrepassato abbondantemente con la sua riforma. Tatticamente mi sembra meglio separarli se si vuole riformare il NO.
    La seconda é fino a quale punto il Papa ha veramente l´autoritá di cambiare la liturgia? Se veramente lex orandi=lex credendi nessuna delle due possono essere modificate. Almeno no per volontá del singolo Papa a forza di Motu Propio. E se molti Papi in passato lo han fatto non vuol dire che sia válido. Io per logica mi aspetterei un caso come le dichiarazione ex cathedra il Papa in comunione con i vescovi della Chiesa.

    • Concordo assolutamente con te: il Papa NON è il padrone « assoluto » della liturgia e, in particolare, non ha nessun potere di vita o morte su di essa.
      Ritenersi il padrone della liturgia è tipico del clero contemporaneo e Bergoglio ne è un esempio tra altri: ed è la ragione profonda degli abusi che si constano troppo spesso, quando il sacerdote se la gioca da protagonista andando a volte cambiare i verba domini, credendo che quel che lui si inventa sia meglio che quel che la Chiesa vuole sia detto e fattom
      La relazione tra CVII e NO non è per niente ovvia a ben guardare i testi e, troppo spesso, la triste applicazione che secne è fatta.
      Ma neanche ex-cathedra potrebbe dichiarare che la fede espressa durante almeno 1500 anni dalla Chiesa latina nella sua liturgia non sia quella attuale.
      Eppure lo ha fatto… questo è indice che non si riconosce nella fede che condividiamo tutti dalla Pentecoste e trasmessa fino ad oggi.
      In Pace

    • Ma infatti, se, come ho letto in giro, i canonisti del Quattrocento per comune consenso ritenevano che se un papa avesse creato d’arbitrio una nuova forma rituale si sarebbe posto ipso facto in stato di scisma dalla Chiesa, mi si spiega perché oggi questo non dovrebbe valere più?
      Erano tutti eretici, codesti canonisti?
      Forse, ma evidentemente non abbastanza da scandalizzare i papi regnanti (che ce li lasciavano, nel loro ruolo di canonisti).
      Quindi si può presumere che anche i papi di allora credevano di non possedere certi poteri, che però i successori di qualche secolo dopo di fatto si sono arrogati.
      C’è stato forse un nuovo dato di rivelazione nel frattempo, o vogliamo invece una buona volta vedere quanto di effettivamente Tradizionale c’è realmente nell’attuale dottrina intorno al Papato, e quanto invece di inventato dall’uomo?

      • Ottime domande e osservazioni, Giuseppe.
        Penso che lo S.S. ha permesso il papato sciagurato attuale per semplificarci ed evitare quel che stava succendo nella Chiesa a causa di papi veri giganti spirituali e spesso santi per 120 anni: una deificazione de facto della funzione il che è errato.
        Con Francesco la botta è dura ma ormai ci ricordiamo che un papa non è un mago ma un uomo e può essere anche papa pur essendo un pubblico apostata, un eretico e addirittura uno che vuole distruggere le fondamenta stesse della Chiesa creando dinamiche di rottura e di separazione imvece che di continuità, coerenza e unità.
        Lo SS ci dice di utilizzare la nostra testa di fedeli e du fidarsi solo di Lui e della Santa Chiesa che anima.
        Grazie per il tuo intervento.
        In Pace

      • Esattamente questo il problema e dobbiamo renderci conto che il breviario rivoluzionato per bene da Pio X fu il primo atto di sovversione liturgica che continuò Pio XII in varie forme ed è veramente bislacco ed anticristiano occuparsi solo della santa messa ( ormai ipersvalutata dalla sua non solo o non tanto quotidianietà ma dalla possibilità multicelebrativa della stessa nel medesimo giorno , cosa impensabile anticamente ) senza sbattere ciglio alcuno riguardo il divino ufficio cheper quanto riguarda i giorni feriali in realtà dovrebbe avere la preminenza celebrativa.

  7. Infine Simon mi ha segnalato quello che ritengo essere lo straordinario scritto da cui tutti dovremmo ripartire.
    Grazie Simon.

    http://blog.messainlatino.it/2021/07/dom-pateau-osb-dobbiamo-uscire-da.html

  8. Debbo dire che io non riesco a trovare contraddizioni fra Benedetto XVI e Francesco e risottolineo che il rito del 62 è solo più giovane di 7 anni dell’usus recentior , ed esso è totalmente riscritto.

  9. @douda Non capisco come non ci sia contradizione fra BXVI e FI uno promuove il rito del 62 e l´altro lo limita.

    /i

    O Benedetto XVI é troppo buono o esagera nella lettura in spirito caritatis alla Simon 😉

    • Innanzi tutto se Benedetto XVI millanta che il messale del 62 non è mai stato abrogato nel SP per far credere che non ci fu mai l’abrogazione della legge che imponeva il Novus Ordo, instilla un pensiero nefando in chi viene imboccato a fraintendere giacché è ovvio che un messale è inabrogabile, o si tralascia o si cestina.
      Inoltre dichiarare un rito come straordinario lo espone automaticamente a soppressione o sostituzione.
      Inoltre lo stesso Benedetto XVI ha dichiarato che il rito del 62 è più sacrale, ha una propria cultura, è venerando usando del tutto categorie umanistiche per liberalizzarlo ( non vedo quale sia il problema a liberalizzare o restringere ) basandosi sull’indulto dell’84 e l’ED di Giovanni Paolo secondo che a peggior ragione derubricano il voler celebrare secondo un rito antico come aspirazione e sensibilità.
      E’ evidente che non gli importi nulla dell’intangibilità liturgica in sè e della custodia della stessa nella sua origine apostolica.
      Oltremodo tutti loro, confermando od instaurando l’indultismo nel caso di GPII, riconoscono che le abrogazioni di Paolo VI sono legittime, dacché l’indulto non sarà che nient’altro che una deroga, rendono evidente ancora che l’autorità per loro può manipolare la liturgia come gli pare, come avvenne appunto da Pio X in avanti.
      Nessuno si discosta da tale cosa. E lo ripeto: tutti cianciano di nulla giacché le rubriche del 1960 che formarono il messale del 1962 furono riscritte da capo oltre che armonizzate alla rivoluzione del breviario antitradizionale di Pio X del 1911.
      Quel che rimane è che non si può celebrare in rituali più antichi del 1955, chi veramente ama il rito apostolico riformato da Pio V , non è interessato da questa diatriba che anzi getta fumo negli occhi in chi volesse recuperare il tesoro liturgico romano, tesoro bandito e reietto.
      Per fare un esempio ho letto di molti che come ho già scritto discettano sulle distinzioni fra ministerium e munus per cavillare sulla rinunzia di Benedetto XVI non avvedendosi che egli li prese in giro lasciando intendere che il messale del 62 non era abrogato, frase del tutto sensa senso. Alché viene da credere che certi errori allora siano voluti e che questa contrapposizione fra modernisti e tradizionalisti sia stata studiata molto bene.
      Si sappia: io non mi faccio problemi a dubitare anche del predecessore di Francesco se si può farlo su di lui, onestà vuole che se si possa fare con tutti.
      Sarò stronzo? A DIO la sentenza.

    • Senza dimenticare che Benedetto XVI mi pare abbia paventato la necessità di ritornare ad un unico rito integrando i due, dove il muto arricchimento è semmai allora da leggersi in tale chiave.

      • Esattamente. A mio avviso intento lodevolissimo che si è scontrato con un universo ecclesiale totalmente impreparato e ancora troppo polarizzato da un Concilio ancora neonato per tentare quanto richiesto dall’intento stesso.

      • Ti consiglio la lettura dell’articolo di Feser linkato da me e Simon. Senti questa citazione:

        “Ecco perché, sebbene anche Benedetto sperasse che in futuro ci sarebbe stata una sola forma della Messa, voleva che la vecchia forma esercitasse un’influenza sulla nuova non meno di quanto la nuova avrebbe esercitato un’influenza nel modificare la vecchia. Questo faceva parte dell’insistenza generale di Benedetto su una “ermeneutica della continuità”. Traditionis Custodes non mostra alcuna sensibilità per questa dimensione della questione.”

        Al di là della questione finale, la questione mi pare sia una: chi di noi è pronto ad abbandonare la sua liturgia per una nuova? Io non avrei problemi se la liturgia fosse approvata ed accettata dalla Chiesa e fosse una sorta di unione fra le due fino ad oggi vigente. Cambiasse oggi, comincerei subito a studiarla per comprenderla al meglio. Ma ritengo di essere una mosca bianca. Non so quanti del NO sarebbero pronti, non credo tantissimi. E quanti del VO? Temo meno ancora…

        Senza questa volontà e apertura è inutile sperare in qualsivoglia influenza reciproca. Come se quelli del NO siano interessati ad un rito che la maggioranza manco sa esistere e quelli del VO 1962 siano interessati a “migliorare” un rito che tengono proprio perché ritenuto “invariabile” e venerabile proprio perché secolare (anche se altri dicono sia stato “inventato” nel 1962). Sotto questo aspetto appare l’intento di Ratzinger una utopia umanamente irrealizzabile se non per miracolo divino e con tempi davvero biblici. Temo che una riforma di una riforma ad oggi si pensabile solo da dettami papali precisi ed obbliganti, caratteristiche del tutto uguali all’ultimo motu proprio.

        La domanda però nasce spontanea: la “Liberalizzazione” del VO da parte di Benedetto XVI stava portando i gruppi VO a cercare di influenzare l’NO? Essi stavano camminando per raggiungere l’intento di Ratzinger? Perché sono anche d’accordissimo sul fatto che la stragrande maggioranza di quelli del VO sia composta da cattolici degni e con grande fede nei Papi e nel CVII, ma non saprei dire se anche erano preoccupati di dare seguito alle volontà del Papa. I preti VO ad esempio aiutavano quelli del NO con messe NO magari in latino o in volgare ma con canti degni o caratteristiche accidentali simili? I fedeli VO aiutavano in parrocchia NO ad animare la messa NO come si deve? Si è tentato di prendere il VO e dirlo in lingua non latina o introducendo novità liturgiche prese dall’NO, magari con l’aiuto del Vescovo e di qualche liturgista?

        Eh… mi sa che qui casca l’asino.

        • Al di là della questione finale, la questione mi pare sia una: chi di noi è pronto ad abbandonare la sua liturgia per una nuova?

          Mi sono sempre chiesto perché SPVI e colaboratori non se lo sono mai chiesto o se per loro la proibizione del rito precedente era la soluzione a questo problema.

          Essi stavano camminando per raggiungere l’intento di Ratzinger?

          Nella mia modesta opinione il NO e il VO sono diventati le bandiere dell´ermeneutica della rottura e della continuitá del CVII. Le usano le fazione illustrate che lavorano dentro della Chiesa ai suoi fini e la maggioranza di noi fedeli ignoranti stiamo a guardare senza capire o a fare da idioti utili a loro.

        • Non desidero rispondere al posto di Daouda, ma le tue domande mi interpellano e nell’attesa delle sue risposte ti “goderai” 😉 le mie osservazioni en passant.

          (1) Io capisco la posizione di Daouda, quante volte ho espresso la mia antipatia per l’uso di cherichetti dal XIX secolo in poi, oppure la spiritualità di quel XIX secolo così “saint sulpicienne” diciamo in francese, basata su emozioni e sentimenti in risonanza con il romanticismo imperante, strambo contro-altare per scampare dallo stritotalmento del giansenismo morale. Ed è da lì che vengono le decisioni di un San Pio X, in finis: ed è vero che tutta la tragedia della Chiesa del XX ed ora del XXI secolo trova anche lì le sue ragioni.

          (2) L’intento di Ratzinger in realtà necessitava tempi da Chiesa, cioè 50 o 100 anni per realizzarsi: probabilmente lo S.S. stava prendendo una scorciatoia: lasciare le chiese morbonde “moribondare” e rivivificare con l’Usus Antiquor. detto ciò in realtà il VO ha attratto moltissime persone laici e sacerdoti quindi ha fatto il suo lavoro: tutti i sacerdoti che hanno imparato il VO sono tornati celebrando meglio in NO. Influenzare il VO con il NO questo lo può fare solo il Papa e in tutti questi anni , il solo ch elo ha fatto positivamente è stato… Francesco! l’anno scorso il quale ha lasciato la possibilità di a chi voleva di integrare il santorale del NO, più l’aggiunta di qualche possibile prefatio. Benedetto XVI avrebbe dovuto fare lo sforzo di fare veolvere quel rito con l’uso del lezionario del NO: ma non lo ha fatto e questo è davvero condannabile (anche se i puristi dell’Usus Antiquor che mi leggono qui non mi daranno ragione, ovviamente)

          (3) I fedeli del VO sono stati messi di forza in riserve indiane malgrado la Summorum Pontificum dai vesocvi che poi si lamentano che non partecipavano alle parrocchie…. LOL … Penso che questi fedeli hanno messo tutte le loro energie per sopravvivere e insegnare il catechismo etc espandendosi per la grazia di Dio: chi ha voglia di stare in mezzo a gente che passa il tempo a criticarti perché ami il VO?

          (4) Si alla tua ultima domanda, e nella pratica quello fu il messale detto del 1965

          Spero aiuti

          In Pace

          • Aiuta, e di brutto! Immaginavo che tu eri più che pronto a convivere un cammino liturgico Simon, come per altro sapevo della tua proposta sui libri che – mi pare – tu avevi già scritto in questi luoghi virtuali ai tempi di quando si discuteva con MiL e Augé (post Summorum ovviamente).

            E’ bello sapere di essere ancora un blog attivo, pronto a rendere conto delle posizioni vecchie alla luce di quanto il futuro ci ha consegnato.

            Ancora non sapevo dei tentativi dei ragazzi VO, bruciati dalla coglionaggine di quelli NO, ma non stento a crederci.

            Ti resti un mio auspicio: se lo Spirito Santo vuole prendersi le scorciatoie, tranquillo che non lo ferma di certo tre righe vergate in Vaticano. Tant’è che lo spazio ora è risicatissimo, ma non è nullo. Mettila cosi, in puro stile katechon, Francesco ha messo fretta al SS. E mo vediamo se, come e quanto lo SS risponde. Vedrai che bomba ahah. 😉 😀

            • se si usa dire di Ratzinger le cui « previsioni » ( che poi alla fine nella sua intenzione avrebbero portato ad una fusione credo ) avrebbero necessitato di decine di anni per integrare i riti, può con tale approccio giustificarsi l’indultismo verso il rito del 62 giust’apposto al rito del 69 è stato voluto proprio per portarci a quello che Blas constata.
              Rispondo più sutto su quel che credo debba farsi o meglio non farsi

      • Per quanto mi riguarda tutti questi discorsi sono un insulto ed un tradimento verso il depositum Fidei in questo caso liturgico.
        O si torna alle rubriche del 1920 prive di addizioni , magari pur traducendo in italiano ed anzi a questo punto dopo tanto tempo certamente ritoccando qualcosa, o si rimane nel solco di questi pezzenti.
        Ma si deve mantere l’impianto del rito romano autentico, non simularlo od addirittura sostituirlo come è stato fatto nel 62 e nel 69. Per far ciò è chiaro che non si può che parallelamente tornare al breviario pre-Pio X. Ma è evidente che del breviario non importa nulla a nessuno, basta il rosario, il cuore immacolato di qua o di là, coroncine, gruppi di preghiera e via discorrendo…
        E’ possibile? NO. Quindi sinceramente i discorsi mi sembrano fatui e visto che la Santa Messa è valida comunque, quando mi aggrada o sono costretto vado al 62, quando mi aggrada o sono costretto vado al 69.
        Me ne cala ben poco ormai, scusa ma sono adirato in sè ed anche per sta mattinata.

        Per quanto mi riguarda Ratzinger è solo un paraculo e che Feser ritenga che Francesco contraddica Benedetto XVI, può solo farmi constatare che o ha carenze intelletive lui o ha i paraocchi anche lui dunque perché lo scopo di tutti loro è lo scontro e l’acutizzarsi delle fazioni, che credo io e voi, cattolici normali, ci siamo sempre premurati di non favorire né di appoggiare o seguire una delle sette in causa dato che la Chiesa , pur macchiata dai nostri peccati, è sempre la stessa.

        • Blas sopra è stato chiaro. Per questo ho voluto andare fino in fondo a questa disputa che pareva di una polarizzazione inaudita. Alla fine si giunge a guardarsi negli occhi se si sa che si sta cercando una Verità che “non ci appartiene, ma in cui siamo immersi” (e qui, perdona, ma Ratzinger sapeva il fatto suo quando lo disse).

        • Non ti arrabbiare Daouda: sul fondo del fondo siamo d’accordo.

          Se tu pensi che bisogna ritornare ai libri del 1920, direi che è un desiderio lecito, però queste evoluzioni all’epoca, per quanto con il senno del poi possiamo rimpiangerle, sono state accettate da tutta la Chiesa senza frignire e neanche frignì con i libri del 1962, anzi neanche con quelli del 1965 o del 1967, a dire il vero: l’opposizione vera di una parte della Chiesa è avvenuta con i libri del 1969.

          Forse, in fin dei conti dovremmo allinearci sui libri del 1965 gli unici ultimi che sono stato accettati dalla tutta la Chiesa senza troppe storie: boh.

          Comunque la questione liturgica, e concordo con t,e non si limita alla Messa: ragione per la quale impatta in realtà tutta la vita del cristiano.

          Comunque penso che sia la prima volta nella storia dell’umanità che si vada di fronte a una deità in modo trasandato e svogliato in generale. Ma forse perché… in finis… non c’è più nessuna divinità da adorare ma solo una comunità che ha da autocelebrarsi.

          In Pace

          • Ero arrabbiato già di mio no problem. Non dico che si debba tornare al rito premenomato dalla riforma del breviario SENZA integrazioni, qualche sfrondamento od aggiunta. Anzi credo sarebbero necessarie comunque nel recuperarlo. Ma io non posso suggerire come giacché sono una capra liturgica ma sò che se si vuole appartenere alla liturgia della Chiesa di Roma da lì si deve ripartire perché la base non può essere riscritta ergo simulare il rito romano come il 62, o inventarsi le cose a buffo come il 69.
            Non credo l’opzione 65 sia utile, di certo non mi fisserei col latino ovviamente, anzi, barattare la traduzione in italiano con il ripristino della liturgia romana apostolica sarebbe indegno.
            Di per sè le ultime tue frasi centrano il segno, ma è il passato che ci ha portato dritti fin qui come ricordavi più sopra riguardo le distorsioni post-tridentine.

          • Parlo da sentito dire ma a me sembra che il cambio del 69 é diciamolo rivoluzionario invece gli anteriori erano esteriormente minori ed il fedele medio chi non era adetto ai lavori non si accorgeva.

  10. Mons. Li Hui è stato ordinato vescovo coadiutore di Pingliang: la consacrazione è in linea con l’accordo sino-vaticano sulle nomine episcopali.
    Anche p. Giuseppe Liu, della diocesi di Mindong, ha aderito alla Chiesa indipendente, espressione del Partito comunista cinese e benedetta dall’accordo sino-vaticano, dopo essere stato arrestato dalla polizia ed essere stato torturato per 10 ore.
    http://www.asianews.it/notizie-it/Mons.-Li-Hui-ordinato-vescovo-coadiutore-di-Pingliang-53746.html
    Chi ha orecchi per intendere intenda…

  11. Vorrei consigliare ai nostri lettori l’ECCELLENTE analisi di Edward Feser (originale qui: https://www.catholicworldreport.com/2021/07/26/pope-franciss-scarlet-letter/) tradotta in italiano dall”ottimo Sabino Paciolla nel suo blog e reperibile al seguente indirizzo (https://www.sabinopaciolla.com/la-lettera-scarlatta-di-papa-francesco/).

    Feser si concentra sul doppio standard di Papa Francesco, ma ogni volta basato su una sua stortura di quel che insegna Cristo stesso, il Vangelo ed il Nuovo Testamento: l’ingiustizia è un peccato e sempre passa da un tradimento della Volontà del Cristo su più punti.

    A questo soggetto vorrei sottolineare l’importanza che dà Feser nel rispettare sempre la figura del Papa senza ovviamente, e lui ne dà un chiaro esempio, nascondere l’errore pubblico, l’insegnamento errato: questo, aggiungo io, sarebbe un mancare di aiuto a persone in pericolo di morte spirituale, cioè a quelli che si lascerebbero abbindolare dalla Menzogna che il Santo Padre propala malgrado o, addirittura, abusando della sua funzione. E sempre tutto rimettere nelle mani del Cristo!

    Vi debbo dire che il mistero dell’ovvia presenza del male nelle azioni del Santo Padre come anche il rispetto che gli si è dovuto nella sua funzione ma anche in quanto persona, sono per me un mistero che svelano il Viso stesso di Cristo e sarà l’oggetto di una meditazione che condividerò con voi a breve.

    Per giunta, sto preparando una scusa pubblica rispetto ai quattro cardinali che si opposero con i dubia ad Amoris Laetitia: all’epoca il nerbo della mia contraddizione era basata sul principle of charity da applicare alle parti dubbie espresse dal Santo Padre all’epoca e che avevo, in buona fede, interpretato come la Chiesa ha sempre insegnato. Con tutto quel che è successo da allora, intellettualmente parlando mi rendo conto che il Principle of Charity non era applicabile o, piuttosto, non è più applicabile con il senno del poi, in quanto l’intenzione del Sommo Pontefice era davvero di sovvertire l’insegnamento della Chiesa, come lo constatiamo.

    Per altro, con un gruppo di amici qui in Francia ed in Isvizzera stiamo riflettendo alla messa in moto di alcune iniziative puramente laiche tramite associazioni (o fondazioni) culturali per lo studio e la promozione dello studio della Dottrina Cattolica e della sua Liturgia; ovviamente nel comitato scientifico saranno anche invitati sacerdoti e teologi di sicura e comprovata dottrina in quanto non vogliamo correre nessun rischio di inesattezza: queste iniziative, ovviamente ancora, dipenderanno solamente dalle leggi civili dei paesi nelle quali si svilupperanno. Se alcuni tra di voi sono potenzialmente interessati per internazionalizzare questa iniziativa puramente culturale anche all’Italia scrivetemeni direttamente a simondecyrene16@gmail.com. Da lì passeremo su Zoom e così via di seguito: ad ogni modo, se e quando le cose saranno consolidate, ne farò un annuncio ufficiale anche sul blog. L’idea, qui, è proprio di continuare ad allargare dinamicamente e laicamente nel pubblico di tutte le età la conoscenza della Dottrina e della Liturgia cattolica senza deviazioni, focalizzandoci specificamente nelle aree geografiche dove i nostri concittadini, di qualunque religione, non hanno più accesso a tali conoscenze senza alterazioni. A presto su questo punto.

    In Pace

    • L’articolo è il medesimo che ti ho consigliato qualche giorno fa, grazie di aver condiviso la traduzione, l’ho riletto con piacere.

      Riguardo ai dubia e Amoris Laetitia letti oggi. Hai ragione a dire che vanno rivalutati e personalmente sto pensando che il principle of charity ci ha fornito sillogismi di depotenziamento della bomba che chiaramente potenzialmente vi è contenuta. Ergo non cambio idea sul fatto che va sempre applicato, chiaramente senza inganni da e per sé stessi. Da un lato non mi fa peccare, dall’altro fornisce modi per depotenziare qualsiasi deformità non conforme. Potrei anche pensare che Francesco non abbia avuto il coraggio di scrivere veramente che c’è stato un cambio di dottrina. Fatti suoi a questo punto, la dottrina non cambia e chi fa il contrario sbaglia. Un errore continuo nel diritto naturale non porta alla consuetudine giurisprudenziale, ma al vizio quindi stiano attenti chi applica AL non all’interno della rilettura della dottrina tradizionale.
      Posso anche pensare che il Papa non abbia voluto cambiare nulla e abbia fatto il doppio gioco (alla Gesuita?). Posso anche pensare che sia per questo non proprio una persona tutta d’un pezzo (ma sarei quasi all’illazione se lo dicessi con sicumera). Posso… insomma, l’ho già scritto che a me non piace, no? Ecco, ma la questione è che non voglio abbandonare la coperta di cui parlai ieri. Ovviamente, decisione mia.

      Detto questo sono davvero curioso di leggere il tuo articolo sulla scorta dello scritto di Feser e (spero) di quello di dom Pateau OSB. Applaudo infine all’iniziativa di ripristino di un catechismo degno di questo nome, sorretto da preti (e conoscendoti anche Vescovi di Santa Romana Chiesa) di dottrina precisa e ferrea fede, confidando – proprio perché ti conosco – che questa nuova avventura non ti allontanerà dalla figura papale e saprà ampliare gli orizzonti di molti. Almeno prego per questo grande obiettivo culturale ed ecclesiale. Da amico ti chiedo di farmi sapere come sta procedendo e ti offro l’eventuale aiuto di cui avrai bisogno da parte mia. 🙂

      Un abbraccio.

      • L’idea non è di riscrivere un Catechismo, ma di studiare e far conoscere a tutte le età quello che già esiste nelle sue differenti forme: da quello di Trento via quello di San Pio X a quello ancora in uso durante il pontificato di Benedetto XVI. Dopo Benedetto XVI dobbiamo lasciare la Chiesa fare il Suo lavoro di decantazione: se tra un secolo, la Chiesa dovesse integrare alcuni elementi delle scempiaggini insegnate durante questi ultimi otto anni, allora penso che sarà quello che lo Spirito Santo vuole.

        Ma ovviamente l’dea di base è comunque di fare sempre più consocere l’usus antiquor fuori dalle cappelle e cappellette ecclesiastiche: corsi on-line per celebrarla, corsi per cherichetti, insegnamenti sulle origini e le ragioni di ogni gesto, ritrasmissione online in streaming di messe con l’Usus Antiquor per le persone che sono impedite dai loro vescovi di parteciparvi, eventualmente aiutare ad organizzare queste messe in quei luoghi in quanto eventi culturali.

        Insomma essere proseliti: in situazioni come queste, aspettando che il Cristo si svegli nella Sua barca, bisogna “catacombare”, cioè scendere più giù e bisogna radicare, cioè espandersi con forza e volontà.

        La tua critica è giusta, chi ama l’Usus Antiquor è rimasto troppo “timido” malgrado che il Popolo di Dio che ne benificiava si è moltiplicato per la grazia dello SPirito Santo , al punto di far paura ai cattivi.Ormai, siamo liberati da queste costrizioni e possiamo, soprattutto in quanto laici che non hanno da rendere conto a nessuno, procedere ad un’attività apostolica e proselita ormai senza complessi, visto che le carte sono state giocate.

        In Pace

        • Per “catechismo” non intendevo il libro, ma l’atto dell’insegnamento catechetico. Cioè mi pare ottima l’idea di catechizzare di nuovo come si deve, soprattutto gli adulti spesso allo sbando.

          Per il resto credo che sia una iniziativa lodevole, soprattutto perché pensata come culturale. Ti consiglio di pensare anche a concerti di repertorio gregoriano spiegato, magari all’interno di un evento musicale sacro meno settoriale. C’è tanta ricchezza culturale e musicale lì, anche se quella veramente secolare, millenaria, è andata oramai perduta per sempre e tutti gli specialisti lo sanno e se ne crucciano da tempo (Baroffio in primis). C’erano ad esempio molti modi diversi di cantare gregoriano, spesso addirittura con bordoni di canto fisso o con polifonie ardite oggi scomparse.

          Da qui il mio augurio per un rilancio possibile dopo un primo momento di studio dell’esistente: siate aperti alle “antiche novità” oggi defunte che certamente scoprirete. Non saranno ripristinabili filologicamente, ma lasceranno in voi forse una volontà di “provarle” secondo il gusto vostro e magari delle esigenze che scoverete nei fedeli. Cosi sarà a mio avviso viva la Tradizione che mantenete.
          Ovvio che all’inizio si debba cercare di chiarire l’esistente, da lì si parte, ma personalmente non diventerei col tempo il custode di un luogo in cui non si può spostare nemmeno una teca, non foss’anche perché il luogo in fondo è in mano a qualcun’altro.

          Ma chi vivrà, vedrà. Il resto è nelle mani del Signore.

          Detto questo, proprio per non smentire alcunché di quel che dicevo prima circa la mia disponibilità a cambiare ANCHE RADICALMENTE la mia liturgia nell’arco di pochissimo, se il Papa mi dicesse che da oggi la forma del rito è quello del VO del 1962 non avrei alcun problema e saprei chi ringraziare per il fatto di aver mantenuto viva questa forma negli anni permettendomi, fin da domani, di andare ad una messa degnamente realizzata.

          • Vengo dal NO e ho avuto la fortuna di frequentare istituzioni cattoliche (non parrocchiali) che mi hanno reso il NO digestibile e, come sai, non ho nessun problema di principio con il NO.
            Però c’è una grande differenza di qualità celebrativa con conseguenze spirituali tra i due Usi: con questo non voglio dire che l’uno è meglio dell’altro in assoluto (tanto finché si fa quel che la Chiesa vuole sia fatto non sarà mai un acosa malvagia in sé), giusto che, nelle nostre geografie, la pastorale intorno al NO ha condotto a diminuzione di vcoazioni, diminuzione di partecipazione alla messa, fuggita dei giovani in massa, famiglie senza figli o quasi, etc etc; nell’altro caso invece la pastorale che la circonda è tutto l’opposto , al punto che l’ideologo che siede sul trono di Pietro ha ben capito l’antifona e vuole abortire questa realtà, senza neanche chiedersi cosa lo S.S. gli mostra e vuole suggerirgli. Dove si prega c’è lo S.S. sempre.
            Quindi nessuno fa male a rimanere legato al NO, però deve esercitare suprema vigilanza per non finire come statisticamente finiscono coloro che vanno al NO: doppia o tripla vigilanza nei tempi attuali quando anche la Suprema Sede è incerta nei suoi insegnamenti.
            In Pace

            • La questione che poni è chiara. Potrei risponderti che i dati mi paiono troppo pochi e soprattutto poco affidabili per poter concludere che “certamente” è oggettivo che il VO funziona meglio oggi rispetto al NO dai frutti.
              Mi pare, da un punto di vista umano, che il VO attiri invece precise famiglie e persone già pronte per una precisa pastorale, inclini già ai frutti che si additano al VO, già ad altro livello rispetto a quelle che frequentano la Chiesa NO, cioè tutto il resto. Per dire che, dal punto di vista umano, non so se la qualità celebrativa/pastorale con conseguente spiritualità VO reggerebbe meglio della qualità NO una volta che in esso confluiscono per obbligo neocatecumentali, atei appena riconvertiti (o che credono di esserlo), la famiglia che prima suonava la chitarra in Chiesa e si chiede se può dare ancora una mano, Luxuria e il Presidente degli Stati Uniti.

              Ti dico la mia: secondo me si, meglio la qualità / spiritualità VO, non foss’anche perché molto vicino al tomismo di impianto catechetico, ma la questione è se NEL TEMPO questo regime sorreggerebbe l’impatto o se invece – causa peccato originale – non vada affievolendosi negli uomini di fede totalmente diversi gli uni dagli altri (ad esempio le prime famiglie che lo seguivano, contro le ultime che stanno tentando di rientrare o magari hanno idee teologiche di altro genere) il gusto della novità antica e non nascano nuovi abusi liturgici (e quindi derive spirituali?) che porterebbero a quello che si è già vissuto a fine 800 inizi 900. Ecco su questo sospendo il giudizio e questa sospensione mi fa pensare se magari la mia affermazione “meglio il VO” non sia troppo esotismo da un lato e molta fiducia nel tuo giudizio dall’altro.

              Certo… se leggo il CVII mi pare che secondo il Concilio la prova del tempo non l’avrebbe superata. E allora? E allora alzo le mani e a questo punto mi fido.

              • Ancora una volta esprimi impressioni che non corrispondono davvero alla realtà: in verità all’Usus Antiquor convergono moltissimi convertiti, in particolare musulmani, atei, protestanti perchà unrito che ti fa “toccare” Gesù in quanto Dio ed è di questo di cui un convertito ha bisogno, mica di mascarate bbboniste.

                La “classe” agiata, almeno in Francia sarà piuttosto intorno a realtà NO versione conservatrice (->St Martin).

                Detto ciò penso che l’usus Antiquor possa essere celebrato in modo anch’esso orrendo, solo non lo sperimentiamo, per ora, perché chi si avvicina si redne conto che è davvero cosa preziosa. Ma quando mi ricordo cdi aver letto che quando vessavano padre Pio da Roma chiedevano ai suoi superiori di obbligarlo a celebrare la messa in 20 minuti (!!!!!): io che ho recito di tanto in tanto una missa sicca e solo recito senza compiere gesti, ovviamente, visto che non sono sacerdote, ci metto 30 minuti quando lo faccio. Immagino quale doveva essere l’orrore di asssitere a tali messe dette meccanicamente alla velocità di una ferrari.

                In finis, direi, bisogna lasciare lo Spirito Santo agire nella sua Chiesa: penso che il Papa si fosse concentrato in davvero fare evolvere il VO e chi vi partecipava con carità e misericordia sarebbe stato seguito, il suo desidero invece di creare due Chiese, quella di Sempre e la sua, ha, invece, rotto questa dinamica: ma lo Spirito Santo scriverà dritto, restiamone convinti.

                In Pace

                • Ahah, abbiamo scritto in contemporanea la medesima cosa! E’ inutile, anche nella disputa abbiamo sinergia!

                  PS: so benissimo che le mie (le nostre?) osservazioni generali partono da insufficienza di dati e infatti, lo avrai notato, sono sempre nel “secondo me”, nel “credo”, nel “forse potrebbe essere” e nel “proverei a ragionarla in questa prospettiva, sempre che abbia senso”. 😉

              • Come ho già avuto modo di dire questa lettura (analisi neppure si può chiamarla) dei “fatti” e della loro relazione causa-effetto è del tutto arbitraria, non supportata da alcuno studio analitico con dati censiti e che, proprio perché ammassa paesi e situazioni pastorali diversissime, vale solo per chi cerca supporto alla propria teoria.

                Pensare che la Chiesa abbia la miopia o la distruttiva pervicacia, di non capire o non aver capito (perché non parliamo solo di oggi) che il profondo Suo rinnovamento e la Salvezza di tanti, sia perduta o possa essere riconquistata solo grazie alla FORMA di un Rito (non alla Sua Sostanza), tanto varrebbe rivolgersi altrove.

                C’è piuttosto da domandarsi seriamente sul piano temporale, ma con una visione escatologica, che Tempo sia questo che Dio sta permettendo non SOLO nella Chiesa e cosa concretamente domandi ai Suoi Figli, non compresi che ci consideriamo tali, a livello personale e poi comunitario.

                • Ma secondo me in un rito la forma é la sostanza.

                • Lo è, ma essendo in questo caso « Sostanza » che trascende ogni rito, non dovrebbe esistere un rito (riconosciuto e valido) che possa intaccare la Sostanza, aggiungere o togliere.

                  Semmai si può discutere sulle nostre percezioni fisiche e potremmo aggiungere spirituali, ma questo sta a noi e alla nostra Fede.

  12. Per come lo leggo io questo articolo è pieno di sentenze e giudizi, processi a intenzioni pre-ipotizzate, che quindi si allontanano dalla verità oggettiva. Amarissime conclusioni (o sentenze) che possono anche essere giustificate da un stato di sofferenza o per meglio dire di insofferenza, ma non pongono alcuna base accettabile, né danno alcun retto strumento per una analisi costruttiva e un vero confronto, pacato e cristiano nel senso più evangelico del termine.

    Per cui posso solo prendere atto (a malincuore) della posizione e delle esternazioni di chi scrive, pur da non “tifoso” di questo Papa.

    • Capisco che sia dura vedere la realtà in faccia: non sarò io il primo a lanciarti il sasso.
      Grazie del commento, nondimeno.
      In Pace

      • Dipende da quale realtà si guarda e da quale sasso si scaglia 😉

        La Realtà di oggi, comunque la si dipinga è DURA e peggio sarà per i nostri figli.
        Presentarla a tinte ancora più fosche, mi spiace Simon, non è da Cristiani (ben inteso, l’azione in sé).

        • Visto che non scaglio sassi… la cosa è semplificata.
          A dire il vero il fosco non sono mica stato io: io leggo quel che il fosco ha deciso e il liguaggio utlizzato e quel che vuol dire.
          Ma d’altro canto, onestamente, cosa ci si poteva aspettare da un papa che ha esordito offendendo tutte le mamme di famiglie numerose? Lui non sa creare dinamiche spirituali e movimenti vitali, è solo bravo nella contraccezione.
          In Pace

  13. Ancora un otttimo scritto sul sito di Tosatti.
    Uno del Card Brandmueller qui: https://www.marcotosatti.com/2021/07/29/brandmuller-sul-motu-proprio-una-legge-va-accettata-per-essere-valida/
    In Pace

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