«Traditionis Custodes»:Francesco Attacca I Fedeli Cattolici Attaccando I Suoi Predecessori

Riportiamo qui un’intervista fatta da Nico Spuntoni a Tim Stanley dello Spectator e pubblicata sulla NBQ di oggi. La riportiamo qui in extenso perché ha il merito di fare il punto dettagliato della ricezione nella Chiesa del criminale Moutu Proprio in questione e perché raggiunge la nostra tesi (qui) che, con ragioni basate su alcun fondamento del previo Magistero della Chiesa malgrado la presa in giro dei lettori poco accorti con l’uso di citazioni volontariamente a sproposito (come ben notato non solo da noi ma anche dal Card. Mueller) , questo sia in realtà un attacco contro i predecessori di Francesco ed in particolare Benedetto XVI (e la Chiesa del S.S. Concilio Vaticano II in fin dei conti, aggiungiamo noi) con il fine ultimo di “riprogrammare” la Chiesa per renderla “liberale”, pro-aborto, pro-gender etc e capovolgerla.

Per fare questo cancellare il S.S.Concilio Vaticano II e il Magistero Autentico post-conciliare è primordiale nella sua strategia dei processi di “tempo superiori allo spazio” (sic) e la sua Cancel Culture nello stile della rivoluzione culturale maoista comincia con l’attacco personale al suo immediato predecessore.

Diciamocelo chiaramente e con la simplicità e l’innocenza di semplici figli di Dio che vedono il Re Nudo : il “Papa della Misericordia” come markettato dal Vaticano è in realtà il “Papa della di-visione e, quindi, dell’odio” nella realtà dei fatti, con tutto quello che ciò implica.

L’opposto esatto di quel che il Cristo chiede al Papa nel suo servizio reale all’unità, senza doppiezze verbali e intenzioni moralmente perverse.

Oremus et pro Papa nostro, Francisco.

In Pace

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Dal 2007 in poi nel Regno Unito c’è stata una crescita rilevante di fedeli e comunità che celebrano con il Messale del 1962, utilizzando con gratitudine le facoltà riconosciute dal Summorum Pontificum. La promulgazione del motu proprio Traditionis Custodes ha inevitabilmente suscitato reazioni nell’opinione pubblica legata al cattolicesimo britannico. Uno dei commenti di maggior successo, ripreso e citato anche al di fuori della Gran Bretagna, lo ha scritto Tim Stanley sul prestigioso settimanale The Spectator. Il giornalista inglese, editorialista di punta del Daily Telegraph nonché collaboratore di Cnn e Bbc, ha parlato di “spietata guerra del Papa contro il Rito antico” a proposito del nuovo motu proprio. La Nuova Bussola lo ha intervistato.

Tim Stanley, a chi fa paura il Rito romano antico? Davvero il Summorum Pontificum sarebbe una minaccia per l’eredità del Concilio?
È Francesco ad aver paura del Rito romano antico, così come i liberal irriducibili della Chiesa, perlopiù ultrasettantenni, preoccupati che il Summorum Pontificum abbia rappresentato una rovina del Concilio Vaticano II. Ma si sbagliano: il Summorum Pontificum ha chiarito che l’Antico e il Nuovo Rito sono parte della stessa tradizione, e dal 2007 la maggior parte dei tradizionalisti l’ha accettato. Questo è il grande paradosso di Traditiones Custodes: ha ridefinito il Rito antico come una ribellione e lo ha reso nuovamente controverso, minacciando la divisione proprio quando si era raggiunta una parvenza di integrazione.

Alla luce del Traditionis Custodes e della lettera di accompagnamento ai vescovi, è ancora possibile sostenere che il pontificato di Francesco sia in continuità con quello di Benedetto XVI?
Questo è ciò che Francesco si è premurato di suggerire: ha scritto che Benedetto non ha mai inteso il Rito antico come una ribellione contro il Vaticano II, che lo è diventato nel frattempo, quindi Francesco starebbe – se vuoi – ripristinando l’integrità del Summorum Pontificum restituendo disciplina e unità. Ma, come si dice in Inghilterra, “pull the other one, it’s got bells on it” (l’equivalente del nostro: “Riprova con qualcosa di più convincente”, ndr): nessuno crede che questo sia vero. Fare questo mentre Benedetto è ancora in vita viene ampiamente interpretato come un attacco personale all’eredità del suo pontificato.

Pensa che ci saranno conseguenze nell’opinione pubblica per l’immagine di Francesco quale “Papa della misericordia”?
Fuori dalla Chiesa, no: questa è una questione interna e la maggior parte dei non cattolici, e molti cattolici, non la capiscono. All’interno della Chiesa, assolutamente sì. Ora è impossibile per noi vendere Francesco al mondo intero come misericordioso perché sappiamo che non lo è. Si diceva sempre che avesse uno stile dittatoriale; avevo deciso di non crederci. Ora posso vedere la verità.

Nelle prime reazioni al motu proprio, la maggioranza dei vescovi ha rinnovato la facoltà a coloro che celebrano secondo il Messale del 1962 di continuare a farlo. Molti sembrano rimasti spiazzati dal contenuto del documento, persino un cardinale non certo conservatore come Wilton Gregory. Questo motu proprio è riconducibile al solito schema conservatori vs progressisti o c’è dell’altro, secondo lei?
Posso dirvi che in Inghilterra la reazione comune tra i vescovi è stata “perché ha fatto questo?”. È un bel grattacapo. Nel 2007, a molti di loro non piaceva il Summorum; 14 anni dopo, sono totalmente abituati e non riescono a capire come il Rito antico possa fare del male. All’improvviso devono disciplinare bravi sacerdoti, e sanno che i seminari sono pieni di giovani che vi sono entrati pensando di poter celebrare il Rito antico e che ora magari non possono. Le vocazioni sono a rischio. Mi ripeto: Benedetto ha tolto il pungiglione al Rito antico. Francesco ha di nuovo iniettato del veleno nel flusso sanguigno. I vescovi sono stati presi alla sprovvista: alla faccia della sinodalità.

Il cardinale Gerhard Ludwig Müller ha scritto: “Le disposizioni del Traditionis Custodes sono di natura disciplinare, non dogmatica, e possono essere nuovamente modificate da qualsiasi futuro papa”. Crede che il nuovo papa avrà il coraggio di fare marcia indietro?
Sì. Prevedo che questo documento verrà corretto molto rapidamente. Ha creato un incubo burocratico, manageriale, e per niente. Il prossimo papa sarà probabilmente più giovane, formatosi dopo gli anni Sessanta. Questa non sarà la sua battaglia. Inoltre, Traditiones Custodes contraddice il tanto decantato principio di Francesco secondo cui la Chiesa dovrebbe essere decentralizzata: se questa è la direzione in cui stiamo andando, una correzione è d’obbligo, in fretta.

Lei ha scritto: “Il motivo per cui ciò che Francesco ha fatto è importante è perché un giorno il tipo di liberalismo che incarna arriverà per te – per la semplice e dolce cosa che stavi facendo che non dava fastidio a nessun altro ma, per la sua mera esistenza, era una minaccia esistenziale per il regime di governo. Tu sei il prossimo”. Le chiedo: chi sarà il “prossimo” a cui si riferisce?
Immagino che la Fraternità Sacerdotale San Pietro sarà molto preoccupata. Francesco sta cercando di eliminare il Rito antico entro una generazione – non esagero – e quindi qualsiasi organizzazione dedicata alla sua perseveranza è in difficoltà. Ma il mio commento va inteso in un senso più ampio. Ci stiamo avvicinando rapidamente a un momento di contesa tra liberalismo e fede, quando le persone religiose dovranno affrontare la persecuzione per aver creduto cose che 30 anni fa erano all’ordine del giorno – sulla sessualità, sul genere, sull’aborto, ecc. La tragedia del liberalismo è che ha guadagnato potere promuovendo la diversità, ma ora cerca di dettare come dovremmo vivere, cosa dovremmo credere, anche come dobbiamo professare la nostra fede.



Categories: Attualità cattolica, Liturgia e Sacra scrittura, Simon de Cyrène

26 replies

  1. Adesso però, a me va bene tutto, ma attenzione alla polarizzazione. Alcune delle cose che sto leggendo sono sacrosante, ma altre mi appaiono come delle dichiarazioni – senza se e senza ma – interne ad una bolla che mi appare distorta, quanto meno rispetto alla mia (bolla).
    Siamo d’accordo tutti che è il NO il rito principe della Chiesa oppure no? Cioè la messa è quella lì, il resto sono concessioni pastorali che però devono stare nel solco dell’unico pensiero di una Chiesa che segue un codice giuridico umano che tenta di descrivere l’obbedienza della volontà che si deve a Dio.
    Siamo d’accordo o no? Non è il Papa a dirmi che la messa è NO, ma è la Chiesa tutta, Vaticano II in primis.
    Se il Papa regnante dicesse che oggi la messa è con il rito VO del 1965 (non del 1962) io alzo le mani e ci vado lo stesso (o ci provo…). Se mi dice che adesso si dice “fratelli e sorelle” io ci vado lo stesso (e magari non parlo se per me con fratelli ritengo di includere tutti, donne comprese). Ma ci andrei per la sostanza della messa, non per gli accidenti! Accidenti!
    Cioè io capisco tutto ma sembra (SEMBRA!) che il signore qui sopra dica “nein” ad un NO fatto come si deve magari dallo stesso prete che ieri faceva VO. Ed è assurdo. Anzi, è da scisma. E da ragione al Papa.

    Esempio? “All’improvviso devono disciplinare bravi sacerdoti, e sanno che i seminari sono pieni di giovani che vi sono entrati pensando di poter celebrare il Rito antico e che ora magari non possono. Le vocazioni sono a rischio.”

    Ma scherziamo?! Seriamente?! Questa frase suona come una dichiarazione di amore verso un rituale, non una volontà di dedicare la propria vita a Cristo e alla sua missione all’interno della Chiesa Cattolica Romana…

    Da qui possiamo anche fare altre affermazioni che potrebbero suonare come possibili illazioni. E allora domando, non affermo: sicuri che si insegni bene la vocazione secondo quanto stabilito dalla Chiesa di oggi? I ragazzi sanno il latino a menadito, come seconda lingua? Sanno cosa stanno dicendo? E sanno anche fare l’NO? Sanno che il rito della Chiesa è l’NO e il VO è una concessione? Sanno che c’è chi (come il sottoscritto) che attende con speranza la RIFORMA DELLA RIFORMA che sappia andare oltre queste due forme ELIMINANDOLE ENTRAMBE?!? stanno ben ponderando le vocazioni?
    Non ho risposte e l’unico che potrebbe volerle e averle (magari anche distorte) è lo stesso che ha il potere di imporre un motu proprio.
    Continuo la lettura.

    • Penso che i vescovi francesi, americani e inglesi, che davvero hanno queste realtà nelle loro diocesi ti hanno già risposto: la tua domanda non tiene conto delle loro posizioni concrete.
      Come anche hanno risposto a Papa Francesco: immagino tutti i nunzi che stanno facendo pressioni…
      È chiaro per tutti che il problema non è la messa ma la dottrina stessa del CVII e di San Paolo VI, di San GPII e di Benedetto XVI che Papa Francesco rifiuta nella sua chiusura spirituale.
      In Pace

      • L’ho capita, ma se il problema non è la messa e allora si cominci con il NO (magari in lingua latina) con il gregoriano, come Vaticano II comanda e nel frattempo si insegni la dogmatica, la teologia e tutto il resto come al solito per quei seminari. Ma ben vengano sacerdoti tomisti che hanno il mito di Pio XII e l’aspirazione ad essere rigidi come i vecchi preti di una volta. E che siano obbedienti… ben vengano.
        Anzi! Ci insegnino come si fa davvero un NO serio e degno perché sono venuti da una scuola in cui si faceva (anche) VO! Ci sappiano dare l’esempio migliore che solo loro sanno dare. E allora si compirà anche il miracolo che il Summorum di Benedetto XVI auspicava: il superamento di entrambe le forme per opera della chiesa orante, sogno a cui Francesco non crede più (e lì c’è per me l’errore).

        E ancora (procedendo nel discorsi): ho capito che cosi facendo interrompe il sogno di alcuni di ritrovarsi fra 100 anni con la Chiesa che deve rendersi conto che oramai la messa è solo VO perché l’NO è morto, mentre il VO ha saputo rinascere e fiorire. Ho sentito anche quello e poteva anche starci. E invece? E invece, signori, no. Si punta alla riforma della riforma. Come pure i predecessori di Papa Francesco chiedevano.
        A me non sembra di essere papolatra se dico “oooooook capo”…

        • Ma quel che mi dici è esattamente quella speranza che aveva Benedetto XVI con la SP dove sperava un’influenza reciproca tra i due riti. Ed è quello che Francesco non vuole: lui vuole la Pachamama in Chiesa, mica il Cristo che lo obbliga a mettersi a ginocchio.
          Ma che ci si poteva aspettare da uno che odia le famiglie?
          In Pace

          • Bravo, ma quando leggo alcune (ALCUNE!) affermazioni mi sembra che diano ragione al Papa che sembra (SEMBRA) dire: “Signori, qui si sperava nella contaminazione e invece si assiste all’arroccamento polarizzato. Non è questo il modo, via tutto”.
            Ma ci siamo capiti dai, forse servirebbe essere meno infervorati e più smart, cioè agire di scaltrezza serpentesca e non cedere ad impulsi emotivi che possono anche portare ad affermazioni che suonano, a noi esterni che osserviamo attoniti, come squilli di trombe da guerra che da un lato rimbombano come la prova del nove che il motu proprio era inevitabile e dall’altro polarizzano e ci portano a solidarizzare con il Papa.

            • Questo lo dice il papa rinchiuso nella sua roccaforte tagliato dalla realtà: i vescovi “di base” dicono il contrario, nei fatti.
              Come sempre sono quelli che conoscono il meno una realtà che hanno il giudizio negativo più facile.
              In Pace

              • Difatti le realtà che esistono continueranno ad esistere e quelle nuove, non concesse (per ora), speriamo sappiano portare tanti frutti nella liturgia principe della Chiesa Cattolica e non cessino di seguire la vocazione a causa di forme rituali accidentali..

                Perdona infine la franchezza di questi miei commenti. Spero ti appaia per quello che è: tentativo virile di comprensione reciproca di posizione. Per altro, più che fra te e me (conosco bene il tuo pensiero sulla Tradizione e la continuità con il Magistero post Vaticano II), con coloro che scrivono gli articoli che posti.

                • Penso che (1) chi desidera solo il VO non vada nei seminari diocesani, (2) che la proposta vocazionale di Francesco che vuole come sacerdoti assistenti sociali mal pagati e castrati non possa attirare un credente “normale”.
                  (3) Non ti preoccupare per la discussione, non lascerò mai questo di-visore, dia-bolos, di un Francesco intromettersi nella nostra amicizia: puoi continuare a non essere d’accordo con me, senza problemi alcuni da parte mia: come vedi ti rispondo con altrettanta ingenuità!
                  In Pace

                • Il divisore non vince mai se la disputa è ricerca della Verità che è Dio!

            • Ed aggiungo nessuno, NESSUNO, degli interventi che ho postato esprime niente contro il CVII, SGPII,BXVI o il NO! Queste tue affermazioni sono solo impressioni tue che hanno altre fonti esterne ai testi proposti.
              In Pace

              • Infatti non ho affermato per non fare illazioni, ho domandato perché certe affermazioni (NON TUTTE) in questo articoli (NON ALTRI) fanno nascere in me (NON IN TUTTI) queste domande.

                Fossi stato io l’intervistatore, ad uno che mi risponde: “sono entrati pensando di poter celebrare il Rito antico e che ora magari non possono. Le vocazioni sono a rischio” avrei chiesto lumi seri, puntando a fare in modo che l’intervistato dichiarasse in maniera esplicita che lui ritiene che le vocazioni siano a rischio NON PERCHE’ a questi ragazzi toccherà celebrare in NO o perchè NON POTRANNO celebrare in VO ma perché… ehm, già… perché?
                Appunto…
                Ma l’intervistatore, chiuso giustamente nella sua bolla, non l’ha chiesto, gli è suonato tutto normale. Peccato.

                Poi uhe, frase infelice (o soggettivamente tale) scappa a tutti, io ne sono il Re. Amen, dico solo che quando l’ho letta mi sono detto “eccoci…”

              • Il problema è già segnalato nell’intervista. « Riprova con una tesi più convincente » può scriverlo chi non veda il problema che c’è nei fatti e d’altronde lo scrive solo chi non comprende la natura strategica di quell’atto legale appunto…non è che uno si sveglia la mattina e dice « ué, Cristo è morto di freddo ».
                A conti fatti le motivazioni del motu proprio sono inattacabili.
                Il discorso a mio dire oltre che sul CVII come sagaciamente si fa notare, è sulla completa negazione della liturgia come culmine e fonte della vita spirituale, sogetta all’abitrio del diritto canonico.
                I tradizionalisti cianciano di intangibilità della stessa, ma officiano un rito inventato, quello del 62, che ricalca certe impostazioni del passato, è in latino ed ha il canone romano, tutte cose che si potrebbero trovare in una messa novus ordo fatta bene.
                Al tradizionalista non frega nulla che Pio XII, concedendo la messa vespertina, abbia compiuto un atto-antitradizionale perché non comprendono il senso cosmico-liturgico, per dire.
                Ora prendiamo la concelebrazione , sia dei sacerdoti che comunitaria…od il fatto che il tabernacolo non sia più sull’altare…o la questione delle preghiere dei fedeli…o del concetto di mensa e cena del Signore del novus ordo. Chi conosce almeno un poco la liturgia potrebbe dire che il CVII ed il rito paolino , in questo, sono più aderenti al cristianesmo primitivo ed ai padri rispetto la svolta basso medioevale, ciò nonostante il rito proposto oggi è un completo insulto alla tradizione liturgica della scuola romana poiché completamente sganciato dalla vita rituale stessa della pars occidentalis ( nemmeno tutta ).
                A ben vedere sia Benedetto XVI che Francesco, come Giovanni Paolo II, come Pio X ( l’apripista di ogni invenzione liturgica ) continuano a mantenere l’impostazione dunque che sia il diritto a determinare la liturgia.
                Fanno gran parlare di essere tutti custodi, ma poi le discipline che impongono sono sempre viziate da questo preconcetto, quando la liturgia è ben più importante della propria moralità o dottrina.
                Faccio presente che Benedetto XVI ricordando che il messale del 62 non fu abrogato, fa un abile gioco di parole per acquietare gli animi ma è evidente che i messali non si abrogano, si abrogano solo le leggi che li tengono in vigore e li impongono come liturgia pubblica, altrimenti che senso avrebbe avuto l’indulto di Giovanni Paolo II. Dire che il messale del 62 non è abrogato è una ovvietà.
                E finché non si dirà che il rito del 62 NON è la messa di sempre e NON è l’ultima riforma del rito apostolico-tridentino, non si capirà nulla.
                Se dovessi fare il sedevacantista si potrebbe dire che Ratzinger con la distinzione straodinario-ordinario ha volutamente creato questo impasse.

                • Interessante intervento il tuo @Daouda

                • Per dirla tutta, caro Daouda, del tradizionalista al quale non mi identifico per niente poco me ne cala, molto onestamente.
                  A me interessano la stragrande maggioranza di chi frequenta il VO grazie alla SP perché vi trovano un nutrimento spirituale senza comune misura paragonata a quella che gli stessi potranno trovare nel NO. Ma ci sono sicuramente quelli che, dopo essere andati una decine di volte al VO, ti potrebbero anche dire il contrario: perché no? Le nostre anime sono differenti e hanno bisigno di nutrimenti differenti: non vuol dire che chi vada al NO sia superiore a chi va al VO come l’afferma il Papa Apostata, o vicersa come l’affermano i lefebrvisti.
                  Quanto alla messa di sempre ne conosco solo una: la messa apocalittica di Giovanni (ti rimando ad un articolo che pubblicai anni fa dallo stesso titolo su questo blog).
                  In Pace

                • Grazie Daouda.

                  solo un appunto qui: Chi conosce almeno un poco la liturgia potrebbe dire che il CVII ed il rito paolino , in questo, sono più aderenti al cristianesmo primitivo ed ai padri rispetto la svolta basso medioevale, ciò nonostante il rito proposto oggi è un completo insulto alla tradizione liturgica della scuola romana poiché completamente sganciato dalla vita rituale stessa della pars occidentalis ( nemmeno tutta ).

                  Io non conosco nulla di approfondito al riguardo e pertanto mi limito a dire che c’è chi dice che non è vero e lo dice dopo studi – penso – altrettanto seri (vedasi Padre Ariel dell’Isola). O almeno mi è parso di capire cosi. O almeno mi pare di capire che in campo ci sono solo opinioni.
                  Ergo o trovo il tempo per studiare liturgia per 20 anni oppure alzo le mani e – continuando a fare quel che son chiamato a fare tutti i giorni – mi fido della Tradizione che mi dice di fidarmi di chi ha il potere di cambiare gli aspetti accidentali del rito.

                  Poi il nutrimento che deriva da un rito lo posso capire, esattamente come posso capire la botta assurda che ci fu quando il CVII decretò il NO come nuovo rito principe della Chiesa. Ma tant’è… che possiamo farci se non fare come le nonne che dissero: “Se la Chiesa dice che questa messa è valida, allora è Vero!” e giù di alleluja

                • x Simon: certo. Vado a cercare l’articolo

                  x Minstrel: tutto sommato tali conoscenze non le ho neanche io, ma non chiudo gli occhi innanzi alla realtà storica prima di tutto oltre che alla Rivelazione. E quel che affermo sulla centralità della liturgia, infondo vale per ogni aspetto della Rivelazione, non ho certo iniziato a credere che Cristo fosse vero DIO grazie ai canoni di Nicea, così non fu per gli apostoli ed i primi cristiani.
                  Don Ariel correttamente fa presente che il rito ha subito varie modifiche ma il rito era comunque sempre lo stesso. Discordo con lui nel ritenere che il rito del 62 sia una continuazione di quelli precedenti giacché infondo è una riscrittura totale, un’invenzione, a base di quella montiniana di cui fu un prodromo.
                  Non concordo neanche che, fatto salvo l’essnziale, la Chiesa possa ardire di fare l’uso che vuole della liturgia.
                  Il rito andava riformato nuovamente, non inventato dunque, e da questo punto di vista lo scontro tradizionalismo vs modernismo è del tutto coerente con lo spirto carnale che ha pervaso la Chiesa.
                  La cosa più agghiacciante è che questa concezione legalista e giurisdizionale è solo un’apparenza. Lo ripeterò, stanti ai canoni il Papa sarebbe dovuto esser deposto e ridotto a laico per aver celebrato un rituale giudaico a Buenos Aires, e non avremmo avuto la situazione odierna. Non solo innalzano il diritto e la potestà di giurisdizione al di sopra dei sacramenti e dei carismi e della tradizione, quando ne è un complemento necessario, ma la usano ee deturpano a proprio consumo.
                  A conti fatti questa diatriba è solo montata ad arte, fa comodo ad entrambe le fazioni a ben vedere che continueranno a distorcere il concilio Vaticano II in un modo o nell’altro come hanno fatto per il concilio vaticano I giacché l’infallibilità papale non credo l’abbia veramente compresa nessuno di questi epigoni.
                  Se proprio uno vuole fare il complottista, e guardando agli abusi d’autorità dei papi del novecento, ammettendo che furono possibili solo grazie alla distorsione del Vaticano I, beh, se uno deve negare un concilio , parta da questo invece di rompere le palle! 🙂

    • 👍
      “All’improvviso devono disciplinare bravi sacerdoti, e sanno che i seminari sono pieni di giovani che vi sono entrati pensando di poter celebrare il Rito antico e che ora magari non possono. Le vocazioni sono a rischio.”
      Sono pieni di giovani… magari!
      E comunque se la loro vocazione è a rischio perché non potranno celebrare il VO, è meglio perderli che trovarli, perché la tonaca la butteranno alle ortiche anche per molto meno.
      Siamo alla « ritolatria ».

    • « il VO è una concessione »
      Prendo spunto da una frase per fare una domanda (né provocatoria né retorica) per capire veramente:

      SP concede l’uso del messale del ’62 o ne riconosce il diritto di usufruirne?
      Quali erano le reali intenzioni di BXVI? Concedere o riconoscere?
      Cosa è giusto fare nei confronti di un messale antecedente ai vigenti? Concedere o riconoscere?
      A norma di CIC, di CCC (e tutto quello che si vuole) come è lecito agire per un Papa?

      • Cavalcoli spiega bene alcune cose.
        https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/un-solo-pastore-una-sola-chiesa-una.html?m=1

        A volte a mio avviso si perde, ma altre volte va dritto al punto come solo un tomista sa fare!

        • Non ho letto l’articolo ma il titolo è penoso: non si può dire una sola chiesa una sola messa, detto così fa ridere i polli.
          Poveri anglicani che ci hanno raggiunto nella Chiesa latina, poveri certosini, poveri ambrosiani, poveri domenicani, poveri… etc etc
          In Pace

          • Cito una parte dell’articolo.

            “Invece Cristo ha affidato a Pietro il potere delle chiavi, per il quale spetta supremamente al Papa ordinare il modo legittimo e concreto di celebrare la Messa a seconda dei tempi e dei luoghi. Occorre pertanto distinguere attentamente il rito della Messa nella sua sostanza o natura essenziale ed immutabile, dalle diverse modalità rituali di celebrare la Messa.

            Il rito è uno solo per tutta la Chiesa. I modi rituali della celebrazione, con le diverse cerimonie o usi liturgici che vi corrispondono, approvati dalla Chiesa, sono diversi, per cui abbiamo per esempio il rito romano, il rito ambrosiano, il rito domenicano, il rito malabarico, il copto, il bizantino. Il Papa non può mutare il rito nel primo senso, ma può mutarlo nel secondo o concedere o negare approvazioni o riconoscimenti ufficiali.”

            Rinnovo la richiesta di leggerlo per intero.

            • Ma dice lui che la sostanza del VO è differente di quella del NO?
              Ma questo sarebbe grave, perché vorrebbe dire che non professiamo la stessa fede dei nostri avi con il NO.
              Se invece è la stessa sostanza, allora perchè vietare un rito più venerabile per la sua anzianità?
              In Pace

            • Sono arrivato fino al secondo paragrafo. Leggere che chi critica il documento di Abu Dhabi é un cattolico rimasto a Lepanto mi ha stoppato completamente. Diffendete San Tommaso dai suoi amici.

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