Fori Interni, Esterni & Pubblici: La Via Stretta (I)

Infinito Traboccante

Il Galeotto

Il 19 giugno scorso (ad esempio, cf. Avvenire) andando contro le pressioni del Vaticano, con 168 sì, 5 astensioni e 55 opposti, i vescovi americani hanno dato mandato alla Commissione dottrinale della conferenza episcopale USA di redigere un documento sulla Santa Eucaristia nella Chiesa, documento che sottolineerebbe la necessità di coerenza tra i comportamenti e le posizioni etiche dei personaggi pubblici e l’accesso di questi ultimi alla comunione.

Sembra abbastanza evidente, a chiunque non sia profondamente corrotto sul piano morale e spirituale, che se un uomo politico promuove politiche antiumane, come lo sono le politiche abortiste, eutanasiste, contraccettive, eugeniste, genderiste, razziste, schiaviste, et similia, costui non può e non deve avere accesso alla Santa Eucaristia: it is a no-brainer direbbero i nostri amici americani.

Eppure, la situazione nella quale si trova il Presidente Biden ci obbliga a riflettere andando un poco oltre: questo personaggio si è detto personalmente contro l’aborto, il che si può immaginare che intenda dire che lui non lo praticherà mai né mai consiglierà chiunque a praticare questo crimine contro l’umano.

Peraltro, in quanto Presidente della sua nazione, non ha esitato a rimettere in pista finanziamenti federali tali da rinforzare la propagazione di questo eccidio di poveri innocentissimi. Sul piano politico la questione non è così semplice come a prima vista perché la dottrina cattolica non è mai stata pronta a sviluppare una vera teologia del politico in un contesto “democratico” come lo intendiamo, a spanne, da cent’anni in qua.

Infatti, la Chiesa ha sempre avuto come sfondo ideologico l’idea che il potere secolare dovesse essere informato moralmente da quello ecclesiale e che chi fosse al governo di un popolo lo fosse in quanto rappresentante terrestre, volente o nolente, della regalità del Cristo Stesso. Obbedire al principe, nelle materie proprie alle competenze di questi e nella misura in qui esse non siano in opposizione con l’insegnamento della Chiesa, è quindi sempre stato indicato come un cammino di umile perfezione per i sudditi.

In questo contesto, ovviamente, il principe aveva l’obbligo morale, per la sua propria santità, di comportarsi e di stabilire leggi che siano coerenti con l’accrescimento della libertà dei suoi sudditi, cioè con l’accrescimento delle loro virtù e l’accesso alla propria santità, Dio volente.

Grosso modo, dal Rinascimento fino ai giorni nostri questa concezione del potere politico in quanto strumento per il miglioramento morale e spirituale dei sudditi è andata affievolendosi, fino ad arrivare alla situazione diametralmente opposta dove gli stati occidentali nostri contemporanei cercano, addirittura, la perversione dei più giovani, cf. il modo in cui le istituzioni della EU reagiscono alle leggi ungheresi previste per proteggere i minorenni dalle disinformazioni delle movenze LGBTQI+ miranti a farne carne fresca per vecchi perversi, oppure la propaganda per l’uso di tutti gli strumenti di morte a disposizione come aborto, eugenismo ed eutanasia arrivando a considerarli, addirittura, in quanto diritti umani come pretende, proprio in questi giorni, il parlamento europeo stesso.

Lo iato tra la dottrina della Chiesa e la realtà nella quale si trova un politico cattolico proviene dal fatto che la concezione di democrazia che portiamo da un secolo in qua è radicalmente differente dalla concezione monarchica: siamo all’antitesi ontologica stessa della nozione di potere secolare quale era concepito dalla Chiesa e non ad una semplice “modulazione” o “variazione su un medesimo tema” dove si possa sperare di tentare di applicare dei concetti validi precedentemente, ovviamente mutatis mutandis, ad una situazione solo circostanzialmente novella.

La differenza è sostanziale, non solo giuridico-formale, e questo già Aristotele l’aveva capito quando aveva individuato la democrazia come il peggior sistema di governo possibile in quanto conducente inesorabilmente alla tirannia, il che è quello che noi tutti già osserviamo nelle reazioni contemporanee e nei comportamenti delle istanze politiche che ci governano.

In un contesto democratico tale quale lo capiamo da un secolo, il fine dello stato, la ragione stessa della sua esistenza, non è quello di creare e facilitare un ambiente propizio allo sviluppo delle virtù individuali, sociali e societali, al fine di rendere i sudditi persone più libere e quindi più capaci di accedere alla felicità ma è quello, proprio dell’essenza della democrazia, di soddisfare i bisogni sempre più volgari, proprio nel senso etimologico del temine, di chi essa governa: un bisogno, in fin dei conti, è un vincolo, una costrizione cioè l’espressione di un’assenza di libertà. La soddisfazione di bisogni non conduce, per natura, alla libertà ma all’apparire di nuovi bisogni e questo è analogo al meccanismo stesso nel quale si coltivano i vizi: la caratteristica propria dei vizi è di accrescere la dipendenza nei loro riguardi di chi li pratica .

Un “bisogno” è l’espressione di una dipendenza, legittima come il mangiare, il bere, l’alloggio, l’essere amati, l’essere accettati, e così via di seguito: se ci si focalizza solo su un bisogno, ad esempio il mangiare, si vorrà mangiare sempre meglio e di più, eppoi tesaurizzare il mangime, e così via di seguito, la dipendenza accrescendosi e mai diminuendo. La vera libertà, per questo esempio, non consiste nel soddisfare questo bisogno ma nel garantire che i sudditi possano produrre di che mangiare: anche gli antichi romani conoscevano questo principio, quando, per asservire il popolaccio, non esitavano ad offrirgli panem et circenses e quest’ultimo ne richiedeva sempre più franticamente, esattamente come oggi lo stato promette potere di acquisto garantito, vedasi accresciuto, con denaro mai guadagnato dal lavoro reale e, assieme, accesso a tutti i giochi video ed ai Netflix di questo mondo.

E il popolo bue si scopre sempre nuovi bisogni, perché, soddisfatti i primi, nuovi ne appaiono e sempre nel senso di nuove dipendenze: e il sistema democratico è tale che non può non soddisfarli se desidera sopravvivere e non transitare troppo velocemente in una tirannia, prima che la gente sia pronta ad accettarla.

In cosa la dottrina tradizionale della Chiesa circa la relazione tra potere spirituale e potere secolare potrebbe trovare un solo elemento al quale riferirsi e sperare di sviluppare analogie con i sistemi politici precedenti? Dire che, in quanto cattolici, non possiamo far parte di questa bolgia infernale che porta le società inesorabilmente al peggio, come ormai lo constatiamo senza rischio di essere trattati di pessimisti, non è una via percorribile se non altro per poter avere qualche ultima e marginale influenza positiva anche se oramai umanamente microscopica. Ma, entrando in questo gioco mortale per la vita materiale e spirituale, il politico si mette chiaramente in una situazione di pericolo di dannazione personale. Fino ad adesso la Chiesa non è venuta con nessuna riflessione rinnovata ma si limita, da Leone XIII ad oggi a reagire ad ogni situazione storica particolare con più o meno buon senso e successo, però senza, ancora, una proposta maturata che tenga conto del fatto che i sistemi democratici contemporanei sono intrinsecamente incapaci a medio e lungo termine di promuovere le virtù umane e ancor meno di difendere, ovviamente, quelle teologali.

E allora ci troviamo nella situazione schizofrenica attuale, dove i 168 vescovi americani di cui sopra difendono la nozione di “coerenza” eucaristica, la stessa che il Cardinale Bergoglio fin dai tempi di Aparecida ha sempre difeso, ma contro il Papa Francesco che non li vuole vedere percorrere questa via per ragioni politiche.

La schizofrenia morale di Biden rispetto alla questione dell’aborto trova quindi la sua causa nell’assenza concettuale e teoretica della proposta della Chiesa cattolica: egli è in foro esterno (quello interno per definizione lo conosce solo lui ed il suo Creatore) contro l’aborto, ma in quanto personaggio pubblico, il suo foro “pubblico” è a favore e questo perché la sua posizione pubblica si innesca in una realtà di potere “democratico” che è finalizzato allo sviluppo di vizi sociali e, quindi, come geneticamente opposto allo sviluppo delle virtù e della libertà dei “sudditi”.

Se non possiamo dire a Biden, come a qualunque altro cattolico, che non si può partecipare alla res publica, ma, all’opposto, che è un dovere parteciparvi questo vuol dire che bisogna accettare di prendere positivamente parte ad un sistema perverso se non altro come partecipazione ad un male minore: in altre parole, per rimanere grafici, se è facile dire, nel quadro di un sistema di potere non democratico come la situazione tirannica del Terzo Reich che, però, rimaneva inquadrabile nelle teorie politiche millenarie della Chiesa, che nessun cattolico poteva partecipare alle strutture di peccato naziste, nella situazione attuale possiamo davvero rifiutare la partecipazione e quindi certe forme di complicità dei cattolici alla vita politica dei nostri paesi? Vedremo i nostri politici cattolici andare prendere la comunione con la benedizione dei vescovi e del Vaticano, dicendo in foro esterno che sono contro l’educazione genderista dei propri figli, ma in quanto uomini politici che bisogna favorire la propaganda omosessualista nelle scuole per influenzare i bambini degli altri a favore di queste pratiche contro-natura, perché, tanto, se non si allineano su queste strutture di perversione, sono fatti fuori politicamente e socialmente, e questo non sarebbe bene?

Dall’analisi di questa situazione vediamo comunque, ormai, la comparsa di un nuovo campo di riflessione etica che è quella del foro “pubblico”: campo di riflessione che nel passato non aveva nessuna ragione intellettuale di essere separata da quello del foro esterno, nella misura in cui le società culturalmente cristiane non esigevano nessun divorzio tra il comportamento pubblico e quello esterno, la ricerca della virtù personale e sociale essendo considerata cosa normale e valorizzata, la problematica riducendosi, in finis, alla coerenza tra foro interno ed esterno al rischio di ipocrisia.

Eppure, vedremo assieme che la Via stretta che il Cristo ci propone, in realtà, non sa che farsene di queste distinzioni tra foro interno ed esterno ma che si riferisce proprio in modo peculiare al “foro pubblico” di ognuno di noi quando Egli ci propone la Redenzione.

In Pace

(Continua)



Categories: Attualità cattolica, Filosofia, teologia e apologetica, For Men Only, Simon de Cyrène

9 replies

  1. Grazie, di questi tempi, per tante ragioni, c’è proprio bisogno di approfondimento e riflessione su questo argomento, non vedo l’ora di leggere il seguito.

  2. Ottima riflessione… anch’io attendo il seguito.

  3. Molto interessante , ed anche io attendo il seguito.
    Nel frattempo qualche spunto di riflessione perché il testo contiene una serie di affermazioni che necessitano di indicazioni più stringenti.
    1) Frasi ed aforismi sulla democrazia si moltiplicano da secoli, in critica o in esaltazione. Quando si parla di essa sarebbe sempre meglio citare nel dettaglio quale forma di governo alternativo sarebbe migliore e concretamente realizzabile senza che si riproducano le storture della democrazia aggravate da quelle della tirannide di uno o di pochi. Se è vero infatti che la democrazia rincorre i vizi di tutti la tirannide rincorre quelli di pochi, come e’ stato concretamente dimostrato in 10.000 anni di storia, ed in migliaia di guerre e milioni di morti. Sicuramente un sistema possibile è quello dello stato Vaticano, dove alla fine il governo è gestito da ministri di Dio. Anche lì alla fine c’è una elezione però , detta conclave . E se questo avvenisse ora saremmo cattolicamente governati da Papa Francesco. Giudicate voi se sarebbe meglio.
    2) È vero che c’è una apparente contraddizione nel politico che da una parte si professa personalmente contro alcune pratiche come l’aborto ma dall’altra ne favorisce in qualche modo l applicazione della legislazione. Questo però è proprio il compito assegnato alla politica . Nei sistemi democratici è il parlamento che approva le leggi, ed una legge che consente una libertà (seppur sbagliata) come l’aborto deve poi essere seguita dalla possibilità che la stessa venga concretamente utilizzata da tutti e non soltanto da chi se lo può permettere economicamente. Il che non significa che non si possano contemporaneamente finanziare le iniziative che prevengono questa piaga cercando di dare alternative concrete alle donne che pensano di farne uso.
    D’altra parte anche i rapporti eterosessuali prematrimoniali sono un peccato mortale che pure è consentito dalle leggi di tutti gli stati moderni . Eppure nessuno propone (per esempio) il divieto di affittare la stessa stanza di albergo a due persone non sposate come « ostacolo » verso questi rapporti. Sarebbe una legge che costringerebbe ad affittare 2 separate per un maggior costo, ma non impedirebbe di fatto ai due di riunirsi. Quindi di nuovo chi ha i soldi sarebbe favorito, mentre due semplici amici ne verrebbero danneggiati.
    .
    La domanda di fondo è sempre la stessa : sono meglio i liberi peccati o le obbligate virtù ? Ed una virtù obbligata ha valore al cospetto di Dio , o diventa (al contrario ) una diminutio della Grazia ? Lo stato deve imporre l etica personale , o proporre l’etica personale lasciando ad ognuno la libertà effettiva di scegliere?
    Spero nella prosecuzione di trovare qualche risposta.

    • Ti ringrazio per le tue osservazioni.
      (1) Il fine di questa serie di articoli non è quello di proporre il migliore sistema politico ma di riflettere sul come un cattolico (magari politico) debba comportarsi nel contesto democratico per essere redento.Un sistema politico “ideale” sarebbe quello dove persone veramente saggie, e quindi veramente virtuose (e Francesco non è né saggio , né virtuoso), governerebbero la cosa pubblica per il meglio del bene comune, e si sceglierebbero per cooptazione (il che non funziona quando i saggi che si cooptano non sono né saggi né virtuosi, cf. il caso degli ayatollah musulmani in Iran). Come detto, non mi interessa in questo luogo discutere del miglior sistema politico né della sua fattibilità, ma, accettando la realtà della situazione attuale, come navigare per la propria e altrui santità.
      (1bis) La tirannide è il sistema politico peggiore in assoluto e, quindi, non va da essere perseguito: purtroppo la democrazia conduce alla tirannide come la traiettoria di un’ogiva conduce al bersaglio e il meccanismo è quello descritto qui sopra e cioè la ricerca della soddisfazione di bisogni dove, quindi, la diminuzione della libertà morale conduce ad un decadimento delle regole societali e alla fine la tirannide è quel che rimane per regolare il caos egoistico restante.
      (2) Il fatto che i sistemi democratici, cioè i peggiori a parte la tirannide, consentano comportamenti anti-umani, anti-etici, e anti-sociali non vuol dire che il cattolico serio debba prendervi parte, peraltro è anche chiaro che il voler essere virtuosi implica per l’appunto sacrifici personali ivi compreso il piano finanziario.
      (3) Una virtû non può essere “obbligata” per definizione in quanto essa è l’espressione della stessa libertà: se sono temperante, la libertà rispetto ai varî bisogni e desiderî che mi potrebbero agitare, è superiore a chi, invece, si sottomette alle proprie passioni e ne esce da esse schiavizzato. Se intendi per obbligata virtù il fatto che uno si senta nell’obbligo di svilupparle per essere accetto nella società nella quale vive, allora è indubbio che è meglio, a scegliere, essere “obbligato” ad una vita virtuosa, in quanto alla fine, diventando virtuosi si è più liberi, che lasciati “liberi” di peccare in quanto l’akrasia umana fa che in questo caso si finisce sempre per essere schiavo delle proprie passioni e per comportarsi peggio degli animali stessi,come insegnano millenni di osservazione dei comportamenti umani.
      In Pace

  4. E’ sempre bellissimo leggere gli scritti di Simon. Naturalmente ci saranno sempre dei Viandanti che ne tireranno le più balzane conclusioni, ma pazienza, è inevitabile.

    Mi viene solo da osservare che il predecessore di Biden si è adoperato in senso contrario; perciò è possibile farlo. Non aspettarsi che il male possa essere interrotto da un giorno all’altro, su un sistema profondamente corrotto, è una cosa. Ridurre la portata del suddetto male non è impossibile: significa rendere il mondo pazzo e pieno d’odio contro di te, com’è accaduto e come abbiamo visto. Ma non è impossibile e credo che sia una doverosa aspettativa nei confronti del cattolico politico. Il politico che fa finta di fare il cattolico, certo, invece può anche arrivare alla « pazza idea » di doversi adoperare per estendere l’uccisione dell’innocente il più che sia possibile.

    Che poi impegnarsi a ridurre la portata del male sia già sufficiente ad appendersi un bersaglio sulla schiena e condannarsi all’insignificanza nel medio-lungo termine, credo che sia inevitabile, ma di certo non ragione sufficiente a decidere un diverso modus operandi. E’ ovvio che un sistema corrotto e un popolo corrotto sceglierà governanti corrotti: chi non è corrotto deve gettare sabbia nel meccanismo il più possibile, entrare nell’ottica che la sua Croce comprenderà alla lunga il venire sconfitto, con le buone o con le cattive; e soprattutto impegnarsi a non farsi corrompere e proteggere dalla corruzione coloro sui quali ha responsabilità.

  5. Stanti alla Traditio Apostolica di Ippolito ed alle lettere di Ignazio di Antiochia si nota felicemente che il popolo era deputato ad eleggere il proprio vescovo e ciò era normale giacché la concezione antica oltretutto aveva ben poco a che fare con la vocazione intimista che si credette dal basso medioevo in poi. Colui che era scelto fra i battezzati, appunto, spesso e volentieri era costretto al ministero e dunque chiamato dalla propria comunità poiché ritenuto esemplare ed/od idoneo per tale compito.

    Per quanto riguarda il funzionamento del governo ,il monastero è esemplare, in chiave di governo misto,esigendo la consultazione di tutti i monaci, poi un ristretto dibattito con i consiglieri anziani ed infine la decisione irrevocabile dell’abate. Mi è sempre sembrata la migliore conduzione possibile.

    Questi due primi punti gettano una luce un po’ tetra sulla modalità conclavista per l’elezione del Papa nonostate sia stata utile o necessaria in certe fasi storiche, forse.

    Ad ogni modo le lettere di Paolo e Pietro parlano esplicitamente di non essere sediziosi e rispettare l’istituzione politica in cui ci si trova, calcolando che essa era al tempo non solo idolatra ma anche sotto alcuni riguardi contraria al diritto naturale.
    Il problema è che però non si votava affatto, ossia il parallelo riguardo ai convertiti in tale apparato può essere applicabile per il burocrate od il funzionario attuali come per il cittadinano qualunque che ci vive, ma appena quest’ultimo vota referendum o fa eleggere deputati immorali di chiari programmi immondi poi da questi ratificati in parlamento può mancare la colpa , per gli uni e gli altri?

    Credo sia una risposta chiara quanqunque non sono chiuso ad una certa intransigenza che vieterebbe ogni compromissione politica, cosa che anche nel cristianesimo degli inizi, fu ben presente.

    p.s. Il discorso sarebbe ancora più tragicomico se prendessimo ad esame la fedeltà al Vangelo dello stato pontificio del Vaticano lungo la sua storia.

    • Hai ben visto quale sia tutta la differenza tra la concezione antica di potere e quella attuale: nel primo caso non c’era partecipazione attiva alla creazione di una struttura di peccato e questa poteva essere concepita come si concepisce una sciagura naturale contro la quale si può poco. Nella concezione di democrazia di questi ultimi decenni/secolo, il fatto che il cittadino partecipa alla messa in opera della detta struttura di peccato dovrebbe cambiare anche la teologia politica relativa: cosa che la Chiesa non ha davvero fatto ancora accontentandosi di adattare antichi concetti alle novelle situazioni per analogia.
      In Pace

      • Infatti il problema non è la propria partecipazione alla vita civica e politica di per sè, fin tanto che non obblighi ad atti di irreligione o di criminalità contro la legge naturale, ma proprio l’adesione o partecipazione diretta alle sue immondizie tramite il voto che rende responsabili pur se lievemente ed indirettamente delle proposte dei parlamentari. Un tema credo molto complicato.

        Quel che dovrebbe saltare agli occhi è che infondo la legge sull’aborto e foss’anche quella prossima ventura sul gender non costituiscono un problema per sè.
        I martiri ed i monaci non si sono mai promessi di cambiare le leggi politico sociali cosicché il vero problema non inerisce la libertà di un dato statuale a legiferare in autonomia foss’anche in modo degenere, ma sull’obbligatorietà delle norme stesse.
        Parlamentarmente , un giorno, si potrebbe tornare liberamente a bandire l’aborto, ad esempio se il comune sentire variasse, ma il fatto che esso esista oggi non obbliga alcun cristiano a dover rinunciare alla propria cittadinanza politica ( cosa che credevo anni addietro illudendomi di poter divenire apolide ) giacché può esprimere la propria fedeltà al diritto naturale giustamente non compiendolo oltre che a prodigarsi per impedirlo.
        Mi rendo conto però che forse con il gender è più complicato…

    • Roberto io mi sono limitato ad alcune osservazioni, che probabilmente (essendo semplicistiche) condivido con qualche milione di persone. Non significa per questo che siamo corrette ma mi sembra improprio credere che siano una interpretazione maldestra , in confronto ad una interpretazione che evidentemente dai per scontata. Evidentemente scontata invece non era , ed infatti Simon ha poi correttamente dettagliato il suo pensiero.
      Per quanto riguarda il predecessore di Biden , era una persona non nota per avere comportamenti personali etici e cattolici anzi tutt’altro.
      E francamente questi personaggi politici che applicano alla propria vita personale una etica peggiore di quella che applicano alle decisioni pubbliche mi sembrano difficilmente indicabili come esempi positivi.
      Nel caso specifico per essere precisi è evidente che si trattava di semplici azioni propagandistiche in favore del proprio elettorato , che casualmente collimavano con la dottrina cattolica.
      Abbiamo avuto un premier in Italia che frequentava convegni cattolici a profusione e poi organizzava festini privati , dopo essersi multidivorziato. La domanda è : ostacolare pubblicamente (senza minimamente però risolverla, basta vedere i dati) la piaga dell’aborto, pur fregandosene di tutto il resto della dottrina cattolica, è ragione sufficente per essere votato dai cattolici? Perché mi sembra che ci si turi il naso con troppa facilità di fronte ad autentici campioni dell’ipocrisia.

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