Adriano Virgili dialoga con Padre Scardocci OP su fede e ragione: quando gli amici dei miei amici sono anche amici della ragione di tutti.

Il passo della fede di Indiana Jones è irrazionale oppure no?

“Ma se Cristo non è risorto,
allora vuota è la nostra predicazione e vuota anche la vostra fede.”
(1 Cor. 15, 14)

Se un domenicano amico ed autore di Croce-Via – al secolo P. Gabriele Scardocci OP -, sul suo canale personale YouTube seguito da Croce-Via, intervista un amico ed autore di Croce-Via – al secolo Adriano Virgili – sul suo ultimo libro, pubblicato da amici di Croce-Via, e su altri temi cari a Croce-Via come i preambula fidei e la questione Fede vs Ragione, può Croce-Via non dire nulla?

Giammai! Anzi, un breve articolo di lancio e di consiglio di visione è praticamente d’obbligo e infatti eccoci.

Qui sotto trovate l’intera oretta di conversazione nella quale il nostro Adriano sviluppa con Padre Gabriele una serie di argomenti sostanziali sulla (spesso malamente) dibattuta questione Fede contro Ragione e traccia velocemente i punti per i quali la risurrezione di Gesù non solo è credibile per la fede cattolica, ma ad oggi si dimostra una delle spiegazioni storiche migliori fra quelle a disposizione per la scienza, stando quanto meno per quell che i documenti storici stessi testimoniano.

Dunque davvero è possibile pensare, non solo credere, che Gesù è veramente risorto? In questo video, fra chiacchiere, risate e tanti approfondimenti, la risposta che si trae è una: si!

Preveniamo le critiche che probabilmente pioveranno da più parti: dunque la fede è inutile? Se è tutto così logico, dove sta il “salto nel buio” del fedele?

La questione è squisitamente tomista. Il punto non è che non serva fede per credere al miracolo della resurrezione, anche se i miracoli sono filosoficamente razionali e la resurrezione risulta ad oggi storicamente testimoniata dai documenti! Il tutto va pensato ribaltato: è proprio perché è cosi razionale che la fede cristiana è credibile e pertanto – come tale – accoglibile dalla libertà umana! Come diceva la buon’anima di Don Piero Ottaviano: nessuno dei passaggi per i quali la nostra fede si fonda è dimostrabile razionalmente senza fallo, tuttavia nessuno è razionalmente assurdo.

Sul punto avevamo già dedicato un articolo ad hoc (con copertina uguale) a cui rimandiamo. Ma il consiglio è rileggersi soprattutto la straordinaria Fides et Ratio del grande Giovanni Paolo II Magno e, fra i tanti, questo libro del compianto Livi e l’articolo in appendice dello stesso autore presente in questo saggio spettacolare.

D’altra parte, con il suo classico gioco di parole di tipica scuola bontadiniana, anche Padre Barzaghi OP va sempre dicendo:

“L’incredibile è nulla come credibile; dunque il credere l’in-credibile è credere nulla, cioè nulla come credere: non si crede nulla, cioè non si crede.”

Barzaghi, GiuseppeSoliloqui sul divino, Bologna, Edizioni Studio Domenicano, 1997, pag. 18

La fede o dialoga con la ragione o non è. La ragione o dialoga con la fede o non ha.

Ovviamente rinnoviamo l’invito all’acquisto e alla lettura dell’ultima fatica di Adriano: “La resurrezione di Gesù” reperibile su Amazon a 9,12 € per gli amici di NIhil Sine Deo.

Buona lettura e… buon ascolto!



Categories: Cortile dei Gentili, Filosofia, teologia e apologetica

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5 replies

  1. In realtà, l’atto di assentimento è sempre della volontà, che ci troviamo di fronte ad un teorema che siamo capaci di sviluppare in prima persona, o di fronte ad un argomento di autorità.

    Eh sì, bisogna anche essere convinti, con un atto di assentimento della volontà, che la dimostrazione a volte sofisticata del teorema sia giusta e accettarne le conclusioni.

    Questo è vero in matematica come anche in filosofia: l’esistenza di Dio è perfettamente deducibile razionalmente dalla realtà e accettarne la dimostrazione è puro atto di volontà anche qui.

    La fede, strictu sensu, è semplicemente aver fiducia nella testimonianza di un terzo: anche essa è un atto di volontà.

    Non ammettere i “miracoli” tra la panoplia dei fatti reali a priori non è che un postulato dello stesso valore che quello di ammetterli per scrutinarli: la risoluzione non avviene in sede razionale ma in sede volitiva, essere convinto della realtà di quel che vedo o di quello che testimoni hanno visto è un atto di volontà anch’esso, lo stesso che quello che ammette un teorema come valido.

    La Fede è quindi un atto di volontà nella testimonianza della Chiesa: niente di misterioso quindi, perché è l’autorevolezza stessa della Chiesa alla quale si appella la mia volontà per assentire: personalmente non ho mai capito la nozione di “salto nel buio” per chi ha la Fede. Mi pare, anzi, che sia un atto di suprema lucidità della volontà.

    In Pace

    • Difatti l’indagine di Adriano colpisce nel segno proprio perchè dimostra che moltissima della scienza storica si basa su un implicito atto di volontà di credere a dei testimoni, ma senza crederci davvero fino in fondo perchè altrimenti si andrebbe contro la volontà stessa loro interiore di non credere o non volersi lasciar interrogare!
      Sotto questo profilo infatti si capisce perchè si parla di scienze “umane” e di quanti limitate esse siano, al di là dea vulgata massimalista mainstream che le vede protagoniste.

      • L’atto di volontà in questione non concerne le sole scienze umane (questo era quello che volevo mettere in risalto conil mio breve intervento) ma anche le scienze dette “dure” come fisica e matematica.
        In Pace

    • Sono d’accordo con Simon, la fede non è un salto nel buio, semmai è un salto nella luce. Si tratta infatti dell’atto proprio del bambino che si getta nelle braccia del padre, che vede, e che sa che non lo lascerà cadere (ma lo sa non perché ne abbia una contezza razionale, lo sa perché sa che quello lì è il padre). Al contrario, il salto nel buio è proprio di chi, disperato, si lancia di notte da un ponte; si potrebbe dire che è un atto di fede nella morte vista come preferibile alla mancanza di senso della vita. Quel che però è tragico in questo salto nel buio non è tanto l’esito mortale, ma che venga attuato come scelta razionale.
      Infatti c’è sempre la necessità di umanizzare l’inumano, razionalizzandolo (un tipico inganno diabolico). La virtù della fede preserva invece da questo pericolo perché impedisce alla ragione di deragliare.
      Il vero salto nel buio è perciò quello di chi rifiuta l’evidenza della fede, trovandosi poi costretto a piegare la propria ragione alla ricerca dei motivi di non credibilità della fede stessa, cioè a contraddire la primaria evidenza e realtà delle cose, e, così facendo, a scivolare nella follia (in senso filosofico, prima, ma anche clinico, secondo il grado di fissazione psico-razionale raggiunto).
      La fede è strettamente connessa al senso delle cose, perché tutto il Creato parla di Dio, ma anche alla ragione con cui vediamo il senso delle cose; e il senso indica la direzione da cui tutto proviene e verso cui tutto procede. Il senso delle cose è la vita e la sua origine divina. Per questo l’assenza di fede porta necessariamente a un impoverimento di senso, e, tendenzialmente, alla follia e alla morte. La mancanza di fede è la dimostrazione empirica della verità della fede. Come dire che il male è male perché fa male; non c’è dimostrazione più evidente della realtà che la realtà stessa.

      • Dobbiamo guardare non alla razionalità della scelta che compie l’atto di volontà, ma alla razionalità del meccanismo di tale scelta: quel che è razionale è che la volontà scelga sempre quel che è più amabile in quanto, nella sua natura, l’atto volitivo è intrinsecamente un atto di amore.

        Tra scegliere ammettere come vera quel che la Fede comunicataci dalla Chiesa, e che dà senso e significato, visione e missione personali, e scegliere di rifiutare tale Fede c’è, quindi, di mezzo l’attrazione sulla volontà del grado di amabilità: una volontà retta, cioè formata all’esercizio delle virtù di prudenza, coraggio, temperanza e giustizia, sà dove guardare secondo la propria natura.

        Per questo il bambino ha la fede detta “semplice” di chi si sà amato dai suoi genitori, Chiesa domestica, che gli tramandano quel di cui la Chiesa testimonia da 2000 anni e cioè l’incontro dei primi 500 e tot discepoli con il Risorto: questa testimonianza è amabile perché papà e mamma sono amabili e che non darebbero mai ai loro figli una pietra al posto del pane.

        È quindi naturale avere la Fede quando la Chiesa testimonia del Kerygma: è non averLa che è contro-natura.

        E questa presa di decisione di non avere la Fede si arrocca tale un cancro nei vizi personali che si oppongono alle virtù umane: c’è sempre un gravissimo problema di vizi personali che impedisce di avere la Fede, tutti i discorsi in più per giustificare l’assenza di Fede sono solo logorree cosmetiche di autogiustificazione, non della mancanza di fede, ma della presenza di vizi, indice di una volontà corrotta. Sempre e solamente.

        In Pace

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