Lettera dal Seminario: “siamo diventati una piccola minoranza”. Alleluja!

Bergamo. Part. Photo by Kaspars Upmanis on Unsplash

Con gioia abbiamo letto la lettera che segue, scritta da un giovane prete insegnante del Seminario di Bergamo, stata pubblicata ieri sul blog del Patronato San Vincenzo. Ne consigliamo una lettura e una riflessione personale: come autori di Croce-Via la condividiamo totalmente! Un grazie personale all’autore. Buona lettura!


È una sera molto difficile. Oppure una sera da cui risorgere. Le regioni hanno convocato preti e vescovi per pensare a cosa fare con i ragazzi nella prossima estate quando i genitori dovranno andare al lavoro e non ci saranno gli oratori, gli scout e l’Azione Cattolica con le loro proposte; le istituzioni pubbliche hanno sentito le Caritas per verificare il buon funzionamento delle mense e dell’assistenza ai senzatetto; i sindaci hanno chiamato i parroci per cercare di portare una parola di conforto alle famiglie dei morti di Covid a cui era negato il lutto. E i vescovi hanno dato prova di grande senso di collaborazione: hanno chiuse le chiese la sera stessa del decreto, hanno ripreso con forza i preti che non avevano capito la gravità della situazione e hanno raccomandato il massimo grado di responsabilità.

Dalle notizie che sono trapelate in questi giorni, la Cei ha lavorato di concerto in ogni modo con politici ed esperti per una ripresa responsabile della possibilità di celebrare le eucaristie. I preti e i fedeli in questi giorni sono stati preparati: «Non sarà come prima, per un lungo periodo dovremo essere vigilanti, forse non si riuscirà ad andare a messa tutte le domeniche, ma torneremo all’eucaristia presto». Poco prima di della conferenza stampa di Conte avevo sentito degli amici che mi avevano commosso: «Ancora una domenica, poi finalmente torneremo all’eucaristia», mi hanno detto. Mamma, papà e tre bimbi.

E invece ho assistito attonito alla comunicazione: il premier ha ringraziato la Cei presumibilmente per la collaborazione in termini di assistenza, ha detto che capisce il dolore, ma per la messa «vedremo tra qualche settimana». Poi ha dato spiegazioni precisissime su tutti gli sport, su estetisti, parrucchieri, su piccole e grandi imprese, sulle distanze per correre, su come si prenderà il cibo nei ristoranti e su quando riapriranno i bar. Ci sono date, protocolli e procedure di controllo. Ma per i politici italiani, la Cei è da ringraziare per l’assistenza nel sociale. La possibilità per quei milioni di cattolici (a cui si uniscono tutte le altre confessioni e fedi) di pregare non è nemmeno stata presa in considerazione: ha un grado di priorità inferiore alla serie A (più volte citata da Conte), alla corsetta, agli sport individuali e di squadra, agli estetisti e ai parrucchieri, alle piscine e alle palestre. Non è una priorità, se ne parlerà, «Comprendo la sofferenza per chi ha una sensibilità religiosa, ma per eventuali aperture dobbiamo interloquire con gli esperti, tra qualche settimana».

Ci ringraziano, non siamo dimenticati; a dire il vero, come dicevo, non è stato detto il perché del grazie, però gli stiamo simpatici, suvvia! Ma ciò che succede in Chiesa non ha alcuna rilevanza: siamo rilevanti per fare i funerali in una società che non sa dire nulla di fronte alla morte, per tenere i bambini d’estate in un paese che non investe quasi nulla sull’educazione e per dare da mangiare in uno Stato che lascia indietro troppi ultimi tra gli ultimi. Questo siamo.
Che vien da dire, per fortuna! Lo Stato lo sa bene che la Chiesa non è ricca sfondata. La polemica sull’8 per mille la fanno quelli che non ci capiscono nulla di economia e sono alla caccia delle ultime fake news. Secondo diverse agenzie, lo Stato riceve dalla Chiesa circa il 250 per cento di servizi in rapporto a quanto dà. Ma meglio dare qualche soldo alla Chiesa, che si smazza poveri, anziani e bambini. Meno problemi organizzativi e un risparmio di molti soldi. Questo siamo. I preti lo sanno bene: fino a 10 anni fa in paese c’era l’ACR o l’oratorio a fare qualcosa d’estate con i bambini, e i Comuni avevano altre cose da pensare. Meglio sganciare un po’ di lire agli oratori per occuparsi dei bambini. Adesso i centri sportivi e le cooperative sociali si sono attivati, e la torta da dividere è la stessa, ma con più persone che mangiano.
Io me le ricordo le discussioni di qualche anno fa: «Ma i comuni capiranno che noi mettiamo cuore in quello che facciamo!». Invece no. Non interessa il nostro cuore: interessa se eroghiamo o meno un servizio. Franco Garelli usa un’espressione molto bella: parla di “caso italiano” per definire il ruolo della Chiesa. In Italia la Chiesa ha scuole, enti educativi, strutture, procedure assistenziali, organi di informazione, caso unico in Europa. Ma abbiamo sempre pensato che testimoniamo il Vangelo così: occupandoci del sociale, facendolo con stile, e desiderando che dietro traspaia il Vangelo.

E così le vocazioni sono crollate a picco: perché un ragazzo di 25 anni dovrebbe rinunciare a tutto per diventare un operatore sociale sul mercato delle proposte? Fino agli anni ’90 avevamo più o meno il monopolio. Ma adesso? Adesso siamo un impegno tra tanti nel planning dei ragazzi. Ci specializziamo, sediamo ai tavoli, attiviamo progetti, professionalizziamo ciò che facciamo. E diventiamo sempre più esperti, ma siamo tra i tanti sul mercato della concorrenza del sociale. Abbiamo fatto sempre una pastorale “penultima”: facciamo la pizzata con il dopocresima per «avere lì i ragazzi», perché poi si finisce con la preghiera e chissà che magari a qualcuno resti qualcosa! Facciamo l’oratorio estivo perché «noi lo facciamo con il cuore» e poi glielo diciamo con i cinque minuti finali di preghiera («Che se disturbi ti tolgo i punti in classifica generale!»), e chissà che magari a qualcuno venga la voglia di capire in nome di chi lo facciamo. Portiamo gli adolescenti al mare o in montagna sperando che gli resti quel minimo di memoria che hanno fatto qualche bella esperienza da piccoli con il don e magari chissà che un giorno… Ma quel giorno non viene mai! Non si sposano, non vengono più in chiesa, non fanno battezzare i figli. Non sei un nemico! Sei “il don”. Altra questione è “il Vaticano”, ricettacolo di tutti i mali. Ma il don è normalmente una persona simpatica. Magari fossi nemico! Magari tu rappresentassi per loro una passione forte, fosse anche contraria! No: sei quello che in quell’estate in cui sono stati a Londra tre settimane con la scuola, in Grecia con la famiglia, a Berlino con gli amici, sono stati anche alla GMG, e «che bello che è stato!». Tanto quanto Berlino, la Grecia e Londra. Uno sul mercato. Niente di più. E ti ricordano come una cosa bella tra tante. C’è poi la versione meno abbiente, di chi grazie alla parrocchia è andato a fare la GMG a Madrid e ha preso per una volta l’aereo, perché a quei soldi nessuno gli avrebbe dato questa possibilità. E ti ricorda così. Con simpatia. Ma statisticamente avviene con rilevanza sempre più nulla che da cosa nasca cosa e poi uno capisca che dietro c’è il Vangelo.

Una curiosità: ho fatto una stima spannometrica dei laureati del mio paese e con curiosità ho constatato che il numero di laureati in scienze dell’educazione, scienze della formazione primaria e infermieristica è molto simile al numero di religiose viventi che hanno fatto una vita le infermiere e le maestre all’asilo. Ci hanno presi in parola i giovani: ci imitano. Ma hanno optato per la versione laica di quello che facciamo, anche perché onestamente è quella in cui ci vedono investire più tempo. Diventiamo esausti, inseguiamo istituzioni che dovevano essere “penultime”, teniamo in piedi cose che forse erano un guizzo di genio sociale di un momento e da cui non riusciamo più a liberarci, siamo sempre più occupati.

E questa sera in due minuti il presidente del Consiglio dei Ministri dalla cattolicissima Italia ci ha detto con spietatezza elegante che la nostra pastorale ha molto del fallimentare. Se andiamo a dire una buona parola alle famiglie che piangono ce lo permettono: in questo vuoto cosmico di valori, dove il Premier riesce a dare una minima prospettiva di senso con uno slogan imbarazzante “se ami l’Italia mantieni le distanze”, ci riconoscono che almeno di fronte alla morte siamo gli unici che provano a balbettare alcune cose. Ma l’eucaristia, ciò che per noi è il cuore, non è degno di una scadenza, almeno a pari del campionato di calcio. Avremmo capito un ulteriore ritardo. Ci mancherebbe! Se Conte avesse detto: «Il 1 giugno riapriranno le Chiese» lo avremmo condiviso. Avremmo capito delle norme rigide. Anche più rigide di quelle che pensavamo. Ma «tra qualche settimana ne parliamo» è davvero una ferita. Alla fine ci ringrazia per quello in cui investiamo la maggior parte delle energie. Ma l’eucaristia non è nemmeno un problema. Non ha più alcuna minima rilevanza pubblica. Ci abbiamo provato in tutti i modi, abbiamo fatto di tutto per fare, sperando che trasparisse il motivo. E per fortuna!

Checché ne dicano i giornali, io sono convinto che in Italia tante persone hanno avuto un altro padre e un’altra madre oltre a quelli biologici e li abbiano trovati tra le file della chiesa, nel parroco, nel prete giovane, nel catechista, nel capo scout. Perché li abbiamo amati davvero. Non li abbiamo amati solo per farne un proselito. E continueremo a farlo. Ma qui si sta parlando di altro. Si sta parlando di progettazione pastorale. Non siamo nemmeno associati al vangelo, all’eucaristia, a Dio. Questa sera Conte ha messo la parola “fine” a una chiesa con un minimo di rilevanza sociale. Ce lo ha detto chiaramente: siamo una istituzione piena di servizi, ma irrilevante e in assoluta minoranza circa le convinzioni di fondo. Per il nostro specifico non meritiamo nemmeno lo stesso investimento di pensiero che per il jogging.
Io non sono arrabbiato con Conte. Che ha fatto il suo lavoro. E non lo giudico politicamente. Ma dopo qualche minuto mi è passata. Forse ci ha dato un colpo mortale. Ma se si risorgesse da qui? Ci ha messo di fronte a una identità esausta e fragilissima. Ma se ci avesse anche posto nelle condizioni per dirci che forse dobbiamo iniziare a occuparci di altro. Hanno fatto bene i vescovi a fare sentire il loro disappunto. Ma Conte ci ha solo detto ciò che tutti sapevamo e che non si poteva dire: siamo diventati una piccola minoranza. Solo che ci trasciniamo dietro mille residui storici. Vogliamo iniziare a giocarci bene il nostro ruolo di minoranza?



Categories: Attualità cattolica

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12 replies

  1. A caldo e di getto: questo articolo è stato per me un vero balsamo sul cuore (ed una carezza al mio ego, lo ammetto) in quanto testimonia di una realtà concreta esattement nei termini da me da sempre esposti anche su questo blog da anni.

    Aldilà di questo (vano) satisfecit, però questoarticolo inquadra bene la problematica: cosa significa la Chiesa oggi?

    Ritornerò certamente su questo articolo più tardi.

    In Pace

  2. Una testa calda ha avventatamente detto: “… noi in questo momento abbiamo bisogno di celebrare l’Eucarestia…”
    Il presidente ha semplicemente alzato il telefono chiamando il capo di quel fanatico.
    Il capo di quell’integralista lo ha subito rimesso in riga con le parole: “preghiamo il Signore perché dia al suo popolo, a tutti noi, la grazia della prudenza e della obbedienza alle disposizioni”.
    Come siamo fortunati ad avere al timone della nostra barca un simile nocchiero!!!

    • Commento fondamentalmente per poter seguire un eventuale dialogo circa il nocciolo dell’articolo/lettera molto interessante.
      Resto in attesa dell’articolo annunciato da Simon.
      Lorenzo, ammiro la tua santa ira-forza polemica (a seconda dei punti di vista) o semplicemente “voglia”. La mia si è spenta, soffocata dallo sconforto per lo stato in cui versa (negligentemente?) la Libertas Ecclesia… altro che AL o celibato sacerdotale. Qui siamo ben oltre temo.

      • Mi correggo. Ho letto meglio e non c’è nessun articolo annunciato da Simon.

        Pardon

  3. MI ha fatto riflettere la parola “monopolio” fino ai 90 giacché è proprio in situazioni di monopolio che si diviene inefficienti e passibili di rimproveri giacché il servizio è scadente. L’altra cosa difatti correlata è l’imitazione laica, cosicché si svela che la Chiesa ha fatto servizio ma senza aver chiaro in nome di Chi e dunque, probabilmente, più per meriti individuali che per Grazia, e questo , anche questo, finalmente si nota e tali imitatori lo avranno presentito.

    Ma forse bisogna anche ammettere che il contesto è refrattario. Come accostarsi alla sensibilità così distante di un padre dell Chiesa quando ora si ha elettricità, cellulare, televisione, automobile, riscaldamento ed internet?
    E’ questo anche che la Chiesa non ha saputo fronteggiare, forse impaurita essa stessa e tutte le telenovele ed i rosari radiofonici testimoniano questa rincorsa riguardo i mezzi per raggiungere ma che, in fondo in fondo, lasciano nel distacco e quel senso di ridicolo che nessuno di noi si toglie.

    Le sensibilità religiose…già qui in Conte il primo affondo malsano ma anche la prima constatazione che non rimane che poco oltre di questo…è chiaro , io non mi rammarico per questa presa di posizione né di quel che il Papa ha ribadito. Una santa messa comporta più persone insieme e questo ancora non può darsi, bene se iml rischio c’è, è la motivazione che ci ha portato ad accettare tale provvedimento, e se permane il motivo da trovarvi c’è.
    Notare che non si sia considerati che per questa assistenza, beh, fa il paio con il finale sulla minoranza che ha il più urgente bisogno di riconoscersi come assemblea riunita del Popolo di DIO.
    Non è più il momento di essere estranei fra di noi ed è doveroso farsi un’esame di coscienza sulle continue divisioni che non tanto vengono instillate da fuori ma in cui noi stessi, nel nostro ego, vogliamo piacevolmente sguazzare, perché in questa minoranza futura nel nome di Cristo c’è spazio anche per chi non è del tutto ubbidiente, per chi ha divergenze, per chi approccia in modo diverso le cose forse assurdamente come me…è l’occasione finalmente per riconoscerci fra noi

  4. Anche io non mi rammarico, se le condizioni per celebrare messa col popolo non ci sono…pace, attenderemo ancora (davvero non ci sono? boh ma questo è un altro discorso).
    Ma gradirei sapere che è la Chiesa ad aver preso la decisione in totale autonomia e sovranità.
    Non chiedere/pretendere/esigere dallo Stato una cosa che allo Stato non compete.
    Il lamento della mancata concessione delle celebrazioni è rivelativo della concezione che la Chiesa di oggi ha di se stessa.
    io non sono ascrivibile né alla frangia dei “vogliamo la messa” né alla frangia dei “ci bastano le messe in TV”.
    Vorrei semplicemente obbedire a ciò che la Sede Apostolica, vagliati tutti i fattori (coadiuvata da un suo proprio comitato scientifico magari), dispone da se stessa.
    Non un, ipotizzo, “Conte mi ha chiamato e non vuole le Chiese aperte”.
    Oppure “obbedite alle disposizioni del governo (sulle messe)”.
    Io, sulla messa, vorrei obbedire a te caro Papa (qualsiasi cosa deciderai) non a Conte, che sulle messe non ha il diritto di proferire mezza sillaba.
    “Ne parliamo più avanti”???!!! Ma come si permette?
    Qua non ci vedo il legittimo e giusto dialogo e collaborazione tra Stato e Chiesa. Ma una vera e propria subordinazione. Inspiegabilmente permessa e concessa.
    Spero di avere le traveggole e di sbagliarmi.

  5. In questo tempo penso spesso alla conferenza di quel liturgista che, presentando il nuovo messale che, se non sbaglio, entrerà in vigore alla prima domenica di Avvento del corrente anno, ci ha “teologicamente” spiegato come le Sante Messe debbano essere esclusivamente celebrate in presenza del popolo e non del solo sacerdote.

  6. “Siamo diventati una piccola minoranza”
    Diventati ? No , lo siamo sempre stati se con “ noi” intendiamo coloro di cui Gesu’ disse “ siate il sale della terra” . il sale infatti deve essere minoranza: un blocco unico di sale e’ immangiabile. Tuttavia il sale deve essere, benche’ minoranza in un piatto, sapido.
    I cattolici hanno perso la loro sapidita’ , hanno perso sapore , si sono troppo amalgamati con il sapore di tutti gli altri. Non c’ e’ alcuna differenza ormai tra il modo di vivere di un ateo e quello di un cattolico.
    Il problema e’ un problema di identita’ : i cattolici non sanno piu’ chi sono ne’ chi dovrebbero essere. Troppe cautele, troppe correttezze politiche, troppa paura di offendere gli altri, troppa ansia di non essere fondamentalisti, troppo orrore di essere integralisti. Con tutte queste paure ansie e menate, il cattolico non sa piu’ chi e’ . E anche un prete che oggi invitasse apertamente per esempio i ragazzini dell’ oratorio e i loro genitori a convertirsi e credere in Gesu’ , sarebbe condannato per aver fatto proselitismo. secondo il Papa la gente si convertirebbe al Cristianesimo solo “ vedendo” come vivono i cristiani . Temo che sia proprio il contrario : vedendo come vivono i cristiani la gente non si converte affatto, anzi , se ne guarda bene . Solo i Santi , i martiri , hanno capacita’ di attrazione , i poveri cristiani normali generalmente respingono piu’ che attrarre. Bisognerebbe additare non noi stessi ma Gesu’ , predicare Gesu’ , annunziare Gesu’ , non stancarsi mai di proporre Gesu’ , non presentarci noi stessi come modelli da seguire che non siamo.
    Il sale della terra ha perso il suo sapore? E quale era il suo sapore, quale era la sua
    particolarità ? Lo abbiamo dimenticato e non lo sappiamo piu’ . Quello che ci e’ stato tramandato, la Tradizione , l’ abbiamo gettata via . E ora ci accorgiamo di aver perduto la nostra identita’.

  7. Grazie di questa bella riflessione!
    Prima di tutto, da gioia sapere che ci sono sacerdoti capaci di fare una riflessione lucida e serena in una situazione come questa; ancora più gioia da pensare che tale sacerdote ha il compito di educare altri futuri sacerdoti. C’è speranza per la Chiesa (ma questo non è mai stato in dubbio).
    E’ vero, brucia sentirsi trattati come l’ultima ruota del carro, ma in fondo cosa brucia? Il nostro IO ingombrante, che deve bruciare per poter essere veramente di Cristo. Talvolta una buona sberla è utile. Oltre al bruciore c’è la salutare (in tutti i sensi) presa di coscienza del fatto che non è il nostro gran daffare che fa di noi cristiani cattolici e che ci aiuterà a far conoscere Cristo a chi non lo ha ancora incontrato. Personalmente, è dall’inizio di questa situazione emergenziale che sento come se il Signore ci stesse dicendo: “ora tutti fermi, lasciate perdere tutte quelle cose nelle quale tanto vi impegnate, belle si, ma insignificanti se trascurate l’essenziale. Eccovi il tempo di focalizzarvi su ciò che veramente conta: essere di Cristo ed essere una cosa sola in Lui. E per farvelo capire bene vi tolgo l’Eucarestia e vi tolgo lo stare insieme, così che ne sentiate la mancanza e vi rendiate conto che è l’unica cosa che da consistenza alla vostra fede e senso alla vostra vita”.
    Per quanto riguarda i nostri “persecutori” (consapevoli o inconsapevoli, in buona o mala fede che siano) prenderei esempio da Gesù stesso che si lasciò mettere in croce e amò sino alla fine i suoi che lo abbandonarono. Chiederei al Signore la forza per lasciare perdere le recriminazioni, le lamentele, la stizza, comprensibile e giustificata, cercando di fare la differenza – questa potrebbe essere la nostra identità di minoranza cristiana – perdonando e pregando per chi ci disprezza, senza cedere alle macchinazioni di colui-che-divide.Che è in fondo ciò che ci testimoniano martiri e santi.
    Se rimaniamo saldi nella fede non possiamo dimenticare che avremo “salvezza dai nostri nemici e dalle mani di quanti ci odiano” e che un giorno ogni lacrima sarà asciugata.
    Buon San giuseppe lavoratore a tutti!

    • Forse bruciano pure due altre cose cara Lidia ( ciao!), una sottocategoria dell’altra : il sedere a chi crede che certune parti politiche non farebbero questo avendo vane speranze, il cuore invece nella stizza a chi comprende finalmente che invece alla politica odierna, alla democrazia social-liberale , non interessa la Chiesa.
      C’è da temere che invece interessi ben più appunto il Vaticano di per sè, indipendentemente dal papa servente/regnante e pure questo dovrebbe bruciare, se non altro perché tale stato si presta al gioco.
      Personalmente aggiungo al tuo sentire che la celebrazione quotidiana, parere mio, è sopravvalutata ed inflaziona il sacramento stesso, comportando danni più che benefici ( non che certamente nostro Signore sia nocumento alcuno, ho ben sostenuto il contrario nella disamina della trasmissione del virus rispetto al pane ed il vino consacrati quindi non mi permetterei ) perché è cosa da ponderarsi con ben altra cognizione di quella che io stesso ho avuto, credendomi benedetto, per un certo periodo, ma l’eucaristia deve tornare a ritenersi « terribile ».
      Non mi permetto di giudicare nessuno né di ritenere che ciò sia da rivedere dipendendo semmai da noi laici, soggetti singolari, quindi non giudico. D’altronde ci sono scuole di pensiero differenti anche fra i padri ed i teologi, ed io stesso ho optato per posizioni differenti per quanto la comunicazione settimanle mi sembra l’ottimo, contro tendenze orientali ed occidentali.
      Al fratello GianPiero faccio presente che non ho alcun astio verso di lui prima di colpirlo un po’, anzi, siamo stati d’accordo nell’atteggiamento remissivo di coloro della gerarchia che non hanno neanche provato a trovare vie alternative ad i raduni dell’Assemblea santa che le pagliacciate video o radiofoniche ( non in sè che è esercizio pio, ma perché non trasmettono nulla…c’è invece chi crede di ricevere la benedizione perché guarda la televisione ) però , però, mi chiedo che mondo cattolico abbia mai conosciuto se non questo…e mi chiedo cosa del passato rimpiange , quello stesso passato che ci ha portato qui, quello stesso passato che fino al VII secolo conservava il paganesimo, e lo conservò successivamente, e lo porta ora alla luce del sole.
      Meglio la nostra epoca inconsapevole nella sua deviazione, perché spinta con tutte le forze da Beliar e certi gangli di potere che cercano di reingenierizzare l’umano in vari modi, che il popolo del passato, che i preti del passato che tali divenivano per « carriera », degli innumervoli casi di vizi di consenso in molti matrimoni di campagna perché , muti, si doveva obbedire alla famiglia e sedare la prorpia contrarietà. Insomma potrò anche essere impreciso e scorretto storicamente ma la Fede è sempre stata minoritaria, non perché innocenzo III aveva il supposto massimo potere il medioevo è un’epoca da rimpiangere. Non vediamo più santi? L’epoca non li produce più? E’ tempo allora di rivolgersi a DIO direttamente consapevoli dei santi ignoti di ogni tempo, anche questo è segno di umiltà, riconoscere che finire sul caledario ( perdonate la brutalità ) può essere merito di milioni di preghiere di un anonimo sconosciuto.
      Può avere più Fede un peccatore pessimo che ammette la sua debolezza e caratteraccio e ricasca nel peccato ( ovviamente non grave ) e piange la sua condizione e non progredisce nella virtù che il più virtuoso e forte degli uomini che si illude di seguire il Signore quando approfitta ( con determinazione ci mancherebbe ) solo della sua migliore natura, natura che gli toccò in sorte non per merito , ma perché il Disegno divino prevedeva questo, come prevedeva la debolezza dell’altro, perché DIO vuole che accettiamo il suo Amore e si può dunque anche essere barboni e soffrire: siamo salvi con la Fede ed abbiamo fatto il nostro, come per esempio farci aiutare e dare occasione agli altri di fare del bene a noi.
      Non addossiamo allora sui fratelli fardelli più gravi di quel che possano sopportare, accusandoli di essere incoerenti, incostanti ed incongrui. RIngraziamo DIo che siamo ancora cristiani nonostante tutto! Corruptio optimi pessima! Qualsiasi altra religione sarebbe già scomparsa nel mondo satanico di oggi, ed hanno colpito noi perché nelle risse si colpisce sempre il più forte ( non perché il cristianesimo sia equiparabile alle altre religioni ma capiamo l’analogia ).
      Certo sono d’accordo, davvero, ma ti scrivo questo, la cristianità che sembri intendere è più politica, se siamo sempre stati minoranza, i tuoi discorsi sono sempre valsi ( per questo sono infondo d’accordo con te ) perché anche allora i cristiani hanno deviato, hanno adeguato, hanno tradito, hanno annacquato, hanno rigorizzato , hanno reso pensate o troppo leggero. Il tuo è un discorso che vale sempre, e ricorda il caso di Formoso…follia che Francesco non raggiungerà mai

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