Quaresivirus: Il Triduum Dell’Adesso, Del Paradiso E Dell’Inferno

Il rimorso di Giuda

Messa della sera del Giovedì Santo

Colletta: “Deus, a quo et Judas reatus sui poenamm et confessionis suae latro praemium sumpsit, concede nobis tuae propitiationis effectum: ut, sicut in passione sua Jesus Christus Dominus noster diversa utrisque intulit stipendia meritorum, ita nobis, ablato vetustatis error, resurrectionis suae gratiam largiamur: Qui vivis et regnas cum Deo Patre in unitate Spiritus Sancti Deus: per omnia saecula saeculorum. Amen”

Questa preghiera al cuore della liturgia romana del Giovedì Santo che inaugura il Triduo pascuale, riassume nella sua mistica saggezza, in modo conciso ed essenziale, la nostra vera storia in questo mondo, quel che vi avviene, il perché ed il percome del significato delle nostre vicende e tribolazioni umane.

“O Dio che hai punito il crimine di Giuda e rincompensato la confessione del buon ladrone , facci partecipare alla tua bontà; affinché, allo stesso modo che N.S.G.C. trattò quei due secondo i loro meriti, così anche, avendo distrutto gli erramenti del vecchio uomo in noi, condedici la grazia di aver parte alla Sua Resurrezione.”

Oggi, il crimine di Giuda è punito allo stesso momento in cui il buon ladrone è salvato: oggi riconosciamo quanto sia la punizione di Giuda come anche la ricompensa del buon ladrone siano l’effetto della bontà del Cristo Gesù stesso che trattò con misericordiosa giustizia i meriti dei due nonostante vite simmetricamente opposte: il ladrone con una vita da criminale e condannato molto giustamente, come da lui stesso ammesso, a morte e che riconosce il Cristo in quanto tale e si pone dalla Sua parte; Giuda con una vita intera da discepolo di Gesù, uno dei Dodici, condannato a morte per impiccagione per suo stesso proprio inappellabile e giusto giudizio, ma che non riconosce, fino alla fine, Gesù come suo Salvatore e pertanto non si mette dalla Sua parte.

La “canonizzazione” da parte di Gesù stesso del buon ladrone avvenne ancora del suo vivente come anche la condanna finale ed eterna di Giuda fu anch’essa pronunciata in “anteprima” da Gesù quando dichiarò che meglio sarebbe stato per lui non essere mai nato.

La Chiesa quando recita questa colletta riconosce quanto fine e sottile, visto dal punto di vista umano, sia lo spartiacqua tra l’essere salvati e l’essere dannati e quanto agli occhi di Dio stesso ci sia in realtà una voragine ontologica tra le due situazioni, voragine creata da Dio stesso che annichila gli erramenti del vecchio uomo in noi per poter farci partecipe alla Resurrezione del Figlio.

La colletta è precisa: non è il merito nostro che ci fa guadagnare dalla Passione di N.S.G.C. questa distruzione dei nostri erramenti, ma proprio l’esatto contrario: il merito nostro è proprio solamente nell’accettarla.

Dio ci concede nell’Adesso della nostra vita la messa a morte del vecchio uomo, a noi il merito, o il demerito, di accettarla in questo stesso Adesso, o di rifiutarla . Nell’Adesso del buon ladrone c’è l’accettazione, in quello di Giuda il rifiuto.

Nell’Adesso il buon ladrone è in Paradiso perché già in faccia a Cristo, mentre nel suo Adesso Giuda è in inferno perché già Gli ha voltato le spalle. Non c’è nozione di tempo: la condanna di Gesù nei confronti di Giuda già avviene ben prima che questi si suicidasse, perché nell’Adesso di Dio, che coincide con quello di Giuda e con quello di ognuno di noi, questi Gli aveva voltato le spalle.

Quando leggiamo quel che avviene a Giuda dal momento del suo tradimento fino alla sua morte terrestre la sua vita è già tutta avvolta nell’Inferno: Giuda vive l’Inferno, ontologicamente, misticamente, vive il rimorso di aver fatto male, il verme del rimorso lo divora dall’interno, rigetta la colpa sugli altri, in questo caso su chi l’aveva corrotto pagandolo 30 denari, digrignisce dei denti e grida la disperazione di non poter ormai più tornare indietro, sa che Dio esiste e non si gira verso di Lui, perché già porta in se la propria condanna e la giusta esecuzione della pena e si appicca pieno di rimorsi ma senza pentimento.

All’opposto, il buon ladrone riconosce il proprio crimine e sa che lo ha meritato, esprime rimorso ma soprattutto esprime pentimento, ed è di fronte al Cristo stesso e si gira verso di Lui, è sulla croce lui stesso, tra poco agonizzante, eppure è salvato, anzi è già salvo, è già in Cielo visto che assieme al Cristo stesso.

Magnifica colletta quella di questo Giovedì Santo che risponde nell’orazione ad una domanda alla quale molti si pongono: ma come sarà dopo la morte?

Già, tanto per cominicare, il “dopo” la morte non esiste se non in quanto licenza poetica. Il tempo è un’esperienza individuale non oggettiva e quando muoriamo esso cessa, semplicemente. “Dopo” la nostra mostre non esistiamo semplicemente perché non c’è “dopo”: i sopravviventi vedranno che nella loro “temporalità” abbiamo cessato di esistere, per loro vi è un prima eppoi un dopo. Ma per chi muore non c’è un dopo: c’è sempre e solo quest’eviterno Adesso nel quale siamo già immersi e dal quale siamo emersi.

È Adesso che sono, è Adesso che scelgo di accettare, come il buon ladrone, la distruzione del vecchio uomo che la Passione di Cristo opera in me in modo infallibile, oppure è Adesso che la rifiuto come Giuda. È Adesso che sono in Paradiso oppure è già Adesso che sono in Inferno. È Adesso che mi pento , oppure è Adesso che vivo di solo rimorso.

Non abbiamo bisogno, e non possiamo usare, di immaginazione per rappresentarci il Paradiso e l’Inferno, in quanto sono ambo non immaginabili, giusto ci basta considerare il nostro Adesso: sono Adesso in Cielo, oppure sono Adesso in Inferno, che la mia anima informi il mio corpo oppure no, cioè che io sia vivo o che sia morto.

Il Paradiso o l’Inferno li sperimentiamo già Adesso, nel nostro essere, nella nostra mente, nel nostro spirito, nelle nostre idee e parole, nei nostri atti, nei nostri atteggiamenti, nei nostri rimorsi e nei nostri pentimenti,

In questi giorni di confinamento ben sperimentiamo quanto il tempo non esista più davvero, quanto, benché ne proviamo la durata, senza i ritmi esterni a noi, in realtà, ne perdiamo il senso, il giorno, la settimana, l’ora : benché ancora in preda all’effetto stereoscopico tra l’ontologica eviternità della nostra anima spirituale e la percezione del cambiamento che abbiamo in quanto creature composte di materia, sperimentiamo questa continuità, quest’assenza di soluzione di continuità tra l’eterno ed il nostro presente, quest’Adesso che ci fà.

Non facciamo come Giuda che risuscitò il vecchio uomo che Cristo aveva distrutto in lui, ma seguiamo invece con celere entusiasmo le orme del buon ladrone Adesso il quale, dopo aver avuto il suo vecchio uomo annichilato da Gesù sulla croce, preferì risuscitare in Cristo stesso.

Buon e Santo Triduum Paschalis 2020

In Pace



Categories: For Men Only, Simon de Cyrène

30 replies

  1. Come sempre dice Padre GAbriele SCardocci OP: “Il futuro è l’oggi visto con gli occhi di Dio”. Grazie Simon!

  2. “Nell’Adesso il buon ladrone è in Paradiso perché già in faccia a Cristo, mentre nel suo Adesso Giuda è in inferno perché già Gli ha voltato le spalle. Non c’è nozione di tempo: la condanna di Gesù nei confronti di Giuda già avviene ben prima che questi si suicidasse, perché nell’Adesso di Dio, che coincide con quello di Giuda e con quello di ognuno di noi, questi Gli aveva voltato le spalle.
    Quando leggiamo quel che avviene a Giuda dal momento del suo tradimento fino alla sua morte terrestre la sua vita è già tutta avvolta nell’Inferno: Giuda vive l’Inferno, ontologicamente, misticamente, vive il rimorso di aver fatto male, il verme del rimorso lo divora dall’interno, rigetta la colpa sugli altri, in questo caso su chi l’aveva corrotto pagandolo 30 denari, digrignisce dei denti e grida la disperazione di non poter ormai più tornare indietro, sa che Dio esiste e non si gira verso di Lui, perché già porta in se la propria condanna e la giusta esecuzione della pena e si appicca pieno di rimorsi ma senza pentimento.”
    Simon, il discorso è interessante quanto complicato. Resta però un fatto, come tu stesso scrivi “quel che avviene a Giuda DAL MOMENTO del suo tradimento fino alla sua morte terrestre la sua vita è già tutta avvolta nell’inferno”, ma come DA QUEL momento in poi è stato così, c’è stato anche un tempo nel quale Giuda era metafisicamente salvo, c’è stato anche “un adesso” nel quale Giuda non era un damned man walking.
    Pure assumendo, per assurdo, che Giuda sia stato in stato di colpa mortale fin dal primo momento di libero arbitrio vero (e non è così, perlomeno da quanto ci è dato da sapere, infatti ho scritto per assurdo) di sicuro dalla nascita fino all’età l’adesso di Giuda non era lontano da Dio.
    Quindi rimane sempre il solito problema, e cioè perché per alcune persone vengano per così dire “immortalate” in un adesso metafisicamente infernale e altre no.
    Problema che non è stato ancora risolto conclusivamente, sono state portate molte ipotesi teologiche ma nessuna risolutoria. Alcuni teologi a dire il vero avevano teorizzato una soluzione a questo problema, soluzione secondo me efficace, ma anche lì nulla di definitivo.
    Anche perché
    “Il Paradiso o l’Inferno li sperimentiamo già Adesso, nel nostro essere, nella nostra mente, nel nostro spirito, nelle nostre idee e parole, nei nostri atti, nei nostri atteggiamenti, nei nostri rimorsi e nei nostri pentimenti”
    Per quanto questo sia vero, molte persone, anche Santi, hanno sperimentato vari “adesso” più o meno infernali e paradisiaci ma, per dirne una, se un certo San Paolo fosse stato ucciso nel momento descritto da At 7,59 “ proruppero in grida altissime turandosi gli orecchi; poi si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero il loro mantello ai piedi di un giovane chiamato Saulo. E così lapidarono Stefano mentre pregava e diceva ”Signore Gesù, accogli il mio spirito”. Poi piegò le ginocchia e gridò forte: ”Signore, non imputar loro questo peccato”. Detto questo morì. Saulo era fra coloro che approvavano la sua uccisione” (At 7, 59; 8,1) non so come sarebbe andata a finire per lui.

    • Non ci sono varî adessi, perché c’è un solo Dio, che è l’Adesso, mentre noi siamo sempre, e solo, nel Suo Adesso.
      Vai a rileggerti, per capirli, stavolta, i vari articoli già scritti al soggetto: non ricomimciamo una discussione già chiusa.
      In Pace

      • “Non ci sono varî adessi, perché c’è un solo Dio, che è l’Adesso, mentre noi siamo sempre, e solo, nel Suo Adesso.”
        Per dirla in parole più povere: ci sono situazioni, momenti, chiamali come vuoi, nelle quali la stessa persona che adesso è metafisicamente unità a Dio era in uno stato di avversione a Lui, e viceversa. Penso che questo sia pacifico. Da questo fatto discende il resto del discorso.

        • In parole povere c’è una sola domanda sensata: sei adesso dal lato di Cristo senza e senza ma? Se si sei in Paradiso.
          In Pace

          • Ovvio, ma domani potrei non esserlo ed essere all’inferno.

            • E questo perché anche assumendo che il tempo non esista esiste il cambiamento.

              • Certo ma il cambiamento non prende per forza le modalità temporali di terzi che l’osservano, come anche la teoria della relatività già insegna nel campo delle entità materiali.
                In Pace

                • “Certo ma il cambiamento non prende per forza le modalità temporali di terzi che l’osservano”

                  Va bene, ciò non toglie però che esista. Altrimenti sarebbe inutile pregare per chi è attualmente lontano da Dio, affinché si converta.

                • Non c’entra niente: tu puoi pregare prima, durante o poi (dal tuo punto di vista temporale) per chi vuoi. Puoi pregare per Nerone nel tuo adesso ebquesto giova a Nerone nel suo adesso. Puoi pregare per i tuoi discendenti anche se non nati.
                  In Pace

                • @Simon
                  “Puoi pregare per Nerone nel tuo adesso ebquesto giova a Nerone nel suo adesso. Puoi pregare per i tuoi discendenti anche se non nati.”
                  Vero.
                  Ciò non toglie però che questa preghiera dovrà necessariamente servire per cercare di favorire un cambiamento in quella persona, volto a cambiare il suo destino. Se io ad esempio, prendendo come spunto il tuo esempio, ho dei motivi fondati per pensare che un mio nonno ormai deceduto da decenni fosse lontano da Dio, posso pregare affinché Dio gli dia la grazia della conversione.
                  Ma necessariamente, qualora questa Grazia gli venga concessa e venga da lui accettata, essa dovrà operare un cambiamento confinato all’interno dell’orizzonte temporale “terreno” del suddetto nonno. Poiché qualora egli fosse dannato non potrebbe più trarne alcun giovamento (e infatti non si prega per i demoni, ad esempio, le uniche entità, insieme a Giuda stando alle parole di Cristo, della cui dannazione abbiamo certezza assoluta).

                • Non nel quadro dell’orizzonte terreno suo: ma Adesso, perché in questo Adesso il tuo bisnonno è, e se ha scelto di non essere dalla parte di Cristo adesso malgrado che preghi per lui adesso è la sua scelta libera.
                  In Pace

      • Mi spiego meglio: anche ammettendo che non esista il tempo ciò che esiste è sicuramente il cambiamento. E il cambiamento riguarda anche là proprio disposizione verso o contro Dio, fintanto che si è in vita.
        Il senso è che se è vero che
        “Il Paradiso o l’Inferno li sperimentiamo già Adesso, nel nostro essere, nella nostra mente, nel nostro spirito, nelle nostre idee e parole, nei nostri atti, nei nostri atteggiamenti, nei nostri rimorsi e nei nostri pentimenti,”
        È altrettanto vero che nella storia della Chiesa c’è pieno di Santi che hanno sperimentato l’inferno e sono stati essi stessi talvolta inferno per altri, ma poi hanno raggiunto la santità è la Beatitudine, proprio perché finché si è vivi il cambiamento, nel bene e nel male, è possibile.

        • No, perché quell’impressione di successione temporali di cambiamenti presso altrui, non sono la realtà “eviterna” del vissuto di quelle persone, ma l’esperienza che ne hai distorta dall’effetto prettamente tuo soggettivo stereoscopico che ti dà uno sguardo distorto sulla realtà: il tempo è una malattia dell’anima umana individuale contratta con il peccato originale. Lo sperimenti per davvero anche se non corrispinde al reale, come anche per effetto di prospettiva, che sperimenti per davvero, è pur sempre una stessa casa che vedi in un paesaggio che sia grande quando sei vicino e piccola da lontano.
          In Pace

          • Scusami, un fatto come questo come lo giudichi? http://www.santiebeati.it/dettaglio/92487
            Non siamo forse di fronte ad una persona che è cambiata radicalmente cambiando anche quindi anche il proprio destino eterno?

          • Perdonami @simon ma l’esposizione tua si fa troppo complessa per una mante semplice come la mia…

            Resta il fatto che il Tempo, fatto di Passato. Presente e Futuro (certamente il più ignoto e neppure scontato dei tre… come li vogliamo chiamare? Pezzi del vivere? Della Storia) esistono appunto in un susseguirsi temporale che ci è dato e ci è dato, per quanto causa del nostro peccato originale, come Tempo santificato per la nostra conversione e santificazione, sebbene con una urgenza per sottolineata dalle Scritture che è quello dell’OGGI (convertiti oggi).

            Il mio « passato » di agnostico, avverso alla Chiesa è illuminato dalla redenzione operata da Cristo, ma non è « lettera morta », non tanto quanto a meriti che non mi appartengono, ma quanto a « memoriale » della mia storia, che ritorna sul mio OGGI specificandone il senso, la mia testimonianza, il mio desiderio di continua conversione.

            In questo senso, ben comprendo e condivido il pensiero del « nostro » @Stanley Kubrick.

            D’altronde le Scritture stesse sono impregnate di un Passato che si fa ATTUALE e che ci invita verso il nostro comune futuro che è la Vita Eterna.

            Ovvio che tutto accade nell’ « Eterno Adesso » di Dio, eppure Egli ha voluto calarsi in un tempo cronologico con la nascita di Suo Figlio che ha accettato e subito lo scorrere del tempo e dei suoi avvenimenti cronologici in questo dandoci un Tempo Redento.

            Se credi dovermi rispondere, ti prego non con concetti troppo metafisici, perché faticherei a seguirti e non ne avrei vantaggio alcuno.
            Considera che simili confronti dialettici e di concetto, non di rado capita farli con non-credenti ed è importante oltre ad avere una visone chiara e corretta, avere un terminologia comprensibile ai più e questo potesse essere d’aiuto all’altrui comprensione.

            Grazie

            • Guarda che a rendere le cose complicate per il vostro comprendonio, non è quel che spiego ma fatto che usate di categorie in-sensate. Non esiste il Tempo: questa pretesa newtoniana è stata abbandonata dal 1905. Il passato non ha nessuna realtà ontologica attuale perché non è più, e il futuro non esiste neanche. Quindi state a mischiare nozioni di Tempo (assoluto newtoniano) con concetti di passato e futuro che non hanno esistenza ontologica: per questo venite fuori con paradossi.
              Tu hai sperimentato il tuo « cambiamento », hai scelto Cristo: questo è un cambiamento ontologico, non temporale, la sua temporalità è un’impressione reale, ma pur sempre soggettiva, tua. Soggettivamente alcuni fanno questa scelta da bambini e altri sul letto di morte: oggettivamente non ha nessuna importanza il « quando » temporale, conta solo l’adesso ontologico nel quale ti trovi.
              Spero sia più chiaro: ma se non lo è, è perché troppi sono incoscientemente impregnati di una concezione del tempo e dello spazio errata perché implicitamente newtoniana.
              In Pace

              • Che dire @simon, prendo atto che il mio non capire e frutto dell’ignoranza, ma il buon maestro sa rendersi comprensibile all’ignorante, non si limita a dirgli « sei troppo ignorante per capire… ».

                Non trovo nulla di paradossale nel posizionare nel « tempo » (o come caspita tu mi voglia dire lo debba chiamare), la mia conversione. Questa ha inciso sul mio …non chiamiamolo futuro (che non esiste), percorso temporale da quel momento in avanti. Non avrei conosciuto la madre dei mie figli, non mi sarei sposato in un Sacramento, non avrei avuto i figli che ho avuto, non li avrei educati alla fede.

                Poi se mi devo convincere che quello è stato solo un « cambiamento ontologico » (e lo è certamente stato) con nessuna influenza « temporale » tra passato-presente-futuro, ma soprattutto rispetto tutto ciò che mi circonda nel mio vivere in un tempo che non esiste nella sua concezione newtoniana dal 1905, scusa ma mi pare sia questo concetto molto meno impattante nel CONCRETO, rispetto la mia misera vita vissuta nell’ignoranza di ciò.

                Ma possiamo fermarci qui.

              • @Simon

                “Soggettivamente alcuni fanno questa scelta da bambini e altri sul letto di morte: oggettivamente non ha nessuna importanza il « quando » temporale, conta solo l’adesso ontologico nel quale ti trovi.”

                Non è una contraddizione, questa? Se colui che fa la scelta sul letto di morte fosse morto prima quando era in stato avverso a Dio, cosa sarebbe successo?

                Posso chiederti perché i Cristiani tradizionalmente pregavano “A subitanea et improvisa morte libera nos, Domine” chiedendo a Dio di proteggerli dalla morte improvvisa? Perché questa paura della morte improvvisa?

                • C’è l’atto di Creazione di Dio che ci innesta adesso nella Sua eternità, atto di creazione grazie al quale accediamo alla nostra eviternità.
                  Siamo liberamente creati da Dio per sceglierLo liberamente, il che è la Sua Gloria.
                  Per via della nostra natura umana, siamo creati come sinolo di quel che la nostra intelligenza concepisce come forma (e che, comunemente, chiamiamo anima) e materia: e come qualunque cosa composta e che non sia una semplice sostanza questo sinolo può cessare ed è questo quel che chiamiamo la morte; gli enti semplici, composti di una semplice sostanza, non muoiono, come Dio, gli angeli e le anime stesse.
                  Angeli e anime vivono cambiamenti che non sono sottomessi a nessuna nozione di tempo: ad esempio, la contemplazione dell’Essere stesso di Dio, è un continuo approfondimento di quel Suo sostanziale traboccarSi ed una sempre maggiore unità nella Carità, nel Vero, nel Giusto e nel Bello. Un “instantaneo” “sempre cambiarsi” ad imamgine proprio del divino “traboccarSi”.
                  A titolo di analogia si può prendere l’esempio di una dimostrazione matematica: si parte da premesse, si procede ad una dimostrazione e si arriva ad una conclusione, ma premesse, dimostrazione e conclusione sono assolutamente contemporanee sebbene si dispiegano in una serie di tappe nel loro campo logico e sebbene l’essere umano ha l’impressione soggettiva errata che trascorre tempo tra il partire dalle premesse fino all’arrivare alle conclusioni . Così avviene anche in campo ontologico: Dio crea, alcune creature uomini e demoni gli disobbediscono, manda il Cristo per redimere i primi, gli eletti sono redenti, tutto questo avviene in un solo medesimo atto divino et tutto nel Suo immutabile, ma autotraboccante Adesso. Non c’è un inizio ed un dopo nel senso della numerazione temporale, c’è un primo e c’è una fine, cioè una causa prima ed una causa finale, cause formali e cause materiali.
                  Tra l’atto della nostra creazione divina e l’atto della distruzione del nostro sinolo anima/materia avvengono cambiamenti ontologici dovuti sia a cause naturali che sopranaturali: ad esempio sul piano naturale passiamo dalla potenza del nostro essere al suo pieno compimento in quanto atto,ad esempio partecipando al piano divino sulla Creazione, moltiplicandoci e dominando il Giardino, e, sul piano soprannaturale, ad esempio, ricevendo i sacramenti che ci danno di partecipare della vita di Cristo.
                  Quando preghiamo senza ipocrisia il Signore di evitarci una morte improvvisa, in realtà Lo preghiamo di darci nel nostro Adesso, che è il Suo Adesso, la forza, la prudenza e la generosità di sceglierLo per davvero … Adesso.
                  In Pace

                • Aggiungo che i cattolici, la maggioranza dei quali non mi risulta abbia dottorati all’Angelicum e padroneggi il lessico filosofico alla perfezione, a maggior ragione secoli fa quando l’analfabetismo era comune, pregava in quel modo, se dobbiamo proprio dirla tutta, proprio perché sapevano che, purtroppo, avrebbero probabilmente commesso altri peccati, e quindi senza la protezione di Dio che gli eviti una morte nel momento sbagliato sarebbero andati in perdizione.

                  Infatti tradizionalmente il sapere la data della propria morte non era considerata una sciagura, come oggi (dove molti si augurano di morire nel sonno senza accorgersene, il che rende l’idea di quanto molti sentano lontani, irrilevanti, i novissimi, perché nessun cattolico con un po’ di sale in zucca e conoscenza minima della dottrina può augurarsi una roba del genere o auspicarla per i propri cari), ma una vera e propria benedizione. Perché? Perché dava modo di prepararsi qualora non lo si fosse.

                • Non c’è altra preparazione conosciuta alla morte se non quella di convertirsi Adesso.
                  In Pace

                • @Simon
                  “Quando preghiamo senza ipocrisia il Signore di evitarci una morte improvvisa, in realtà Lo preghiamo di darci nel nostro Adesso, che è il Suo Adesso, la forza, la prudenza e la generosità di sceglierLo per davvero ”
                  Cerchiamo di chiarirci però, Simon. Non capisco perché tu abbia cancellato il mio commento, quando scrivevo semplicemente una cosa lapalissiana, e cioè che il fatto che io adesso abbia scelto Dio non è assolutamente una garanzia che io continui a sceglierlo in futuro, visto che purtroppo anche i cattolici peccano. E quando peccano è necessario appunto avere modo di pentirsi, per potersi salvare.
                  Da lì la preghiera sull’evitare la morte improvvisa. Di sicuro i Cristiani quando formularono quella preghiera non avevano in mente un novantenne appena uscito dal confessionale assolto dai propri peccati che muore d’infarto, avevano in mente ben altra situazione, e cioè quella di un Cristiano che ha commesso peccato mortale e che, se “sorpreso” dalla morte, andrebbe all’inferno.

  3. Sembra una domanda sciocca, anzi forse lo è, ma non trovo altro modo. L’animo di Jacques è cambiato, come è cambiata di conseguenza la sua disposizione verso Dio. Non penso che sia stata un’illusione, sperimentata come reale pur senza esserlo.

  4. Tu proprio non capisci una cosa fondamentale che anche i più zotici capiscono: il problema non è sapere se ricascherai nel tuo peccato, in quanto forse già sarai morto prima di ricascarci. Ma è quello che non ci ricaschi Adesso: capisci?
    In Pace

    • Simon, quello che capisco è che, stando alla dottrina della Chiesa:

      1. Dopo la morte non è più possibile fare alcun cambiamento ontologico, nè verso Dio nè contro Dio (anche perché in caso contrario anche in Paradiso si potrebbe peccare, cosa impossibile perché essendo comunque alla presenza della Visio Beatifica la tentazione stessa verso il peccato non esiste più).

      2. Prima della morte è possibile cambiare, nel bene o nel male, la propria disposizione verso Dio.

      3. Per poter operare questo cambiamento, che nel caso si sia in peccato è necessario per la salvezza, serve, non so come chiamarlo se non così, il tempo necessario per farlo.

      Infatti, riguardo al punto numero 3, Garrigou Lagrange distingueva tra impenitenza finale deliberata, cioè l’impenitenza finale di persone che hanno avuto la possibilità, dopo l’ultimo peccato mortale commesso, di pentirsi, ma hanno scientemente scelto di morire lontane da Dio, e l’impenitenza finale di fatto, cioè persone che finivano col morire impenitenti eternamente (con tutte le conseguenze del caso) pur senza aver scelto esplicitamente ciò (potresti dire che abbiano scelto ciò nel momento in cui hanno peccato, sennonché sono due cose diverse e Lagrange stesso le distingueva).

      È il concetto di impenitenza finale di fatto che mi ha sempre creato problemi, per quello ho cercato delle soluzioni teologiche che lo risolvessero.

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