Coronavirus: Perversione Della Nozione Di Solidarietà

Questa settimana abbiamo tutti letto la richiesta di nove paesi dell’Unione Europea implorando l’emissione di “corona”-bonds con altissime e stentoree grida usando al massimo della gran cassa mediatica per farsi sentire dai loro elettori e spiegare loro che se non ce la fanno o faranno a gestire la corrente crisi sarà solo la colpa degli “altri “, in questo caso di quei cattivoni tedeschi e olandesi che non vogliono mutualizzare il debito necessario al finanziamento dei nove paesi in questione: questi dirigenti hanno addirittura annunciato, lacrime all’occhio, che lotteranno fino alla loro ultima goccia di sangue sudore per … avere gli altri paesi europei sobbarcarsi il loro debito.

Vedremo la fine di questa storia in tempo dovuto: indipendentemente dall’esito finale, quel che mi interessa qui è la dimensione etica della faccenda e quali ne dovrebbero essere le conseguenze concrete per noi, cittadini cattolici.

Tanto per ricominciare vediamo cosa ci ha insegnato Gesù stesso in materia di solidarietà rileggendoci il Santo Vangelo senza paraocchi ideologici, ad esempio, con Matteo 25: “Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro! Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene10 Ora, mentre quelle andavano per comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. 11 Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! 12 Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco. 13 Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora.”

Ricordiamoci, peraltro, quel che la saggezza popolare occidentale, quando non era ancora morente affogata com’è nel benessere del consumismo, era solita insegnare ai bambini con la favola della Cigala e della Formica di Esopo. Qui ci appare la convergenza circa la solidarietà tra la saggezza divina a proposito del Regno dei Cieli con quella della gestione umana da bravo padre di famiglia numerosa.

Senza voler andar trovare significati misticheggianti particolari a quest’epidemia, e partendo dal principio che prima di morire non è l’ora di morire e che quando si muore è l’ora di morire perché tanto si dovrà pur ben morire di qualcosa, questa pandemia ha già molto concretamente mostrato più di un paio di verità che, accettate al più presto, potranno servire come base per una riflessione economica, politica ed etica.

La prima verità di cui abbiamo già un po’ discusso precedentemente e sulla quale avremo certamente occasione di tornare è che l’Europa nel suo insieme è ormai una nana sul piano geopolitico, economico, scientifico, sociale, sanitario quando paragonata al mondo asiatico: non siamo ancora un nuovo terzo mondo ma di sicuro un secondo mondo in questi campi specifici.

La seconda verità che ci appare è che le mentalità asiatiche o non cristiane hanno un atteggiamento più efficace sul piano meramente umano dovuto ad una nozione di bene comune molto più affermato che dalle parti nostre, sbaragliate come sono da un individualismo decadente plurisecolare.

La terza verità molto concreta e che è quella che vorrei discutere oggi è che vi sono paesi che sono gestiti come dalla formica o dalle vergini sagge e ci sono paesi che sono gestiti come da cigali o da vergini stolte: le analisi statistiche sono assolutamente chiare al soggetto mostrando che i paesi che per anni hanno investito correttamente nel loro sistema sanitario mostrando oggi, ad esempio, un alto numero di letti in ospedale pro capita riescono a gestire la pandemia tenendola a bada più a lungo, indipendentemente dalla “filosofia” utilizzata e qui penso alla Corea, alla Germania, al Giappone, ma anche alla Svizzera che ha gestito la pandemia malissimo ma che per ora ha “solo” 200 persone sotto respiratore mentre c’è al giorno d’oggi ancora una capacità di 1000 a 1200 respiratori, al punto che Germania, Svizzera, Lussenburgo accolgono ormai malati provenienti dalla Francia che non gestisce un bel niente e dall’Italia che è sopraffatta.

Un’economia efficace, grazie anche ad una demografia in crescita dovuta anche all’afflusso intelligentemente gestito di migranti, la non svendita all’estero degli strumenti di produzione, quindi tasse “relativamente” non troppo alte e malgrado tutto investimento costante, secondo metodologie diverse, nel sistema sanitario, fanno tutta la differenza tra un paese come la Germania, la Svizzera e consimili, e gli altri. E qui è il punto centrale della riflessione: il preparare un sistema sanitario davvero efficace fa parte delle attività intelligenti di una formica o di una vergine saggia che non usa dell’olio delle lampadine quando e dove non ce n’è bisogno ma investisce pensando alle vacche magre che sempre si verificano prima o dopo.

E adesso vediamo governi stolti chiedere a governi saggi di sobbarcarsi i propri debiti e di dare loro l’olio necessario al loro futuro: la risposta del Signore al soggetto già la conosciamo e fa molto senso anche umanamente parlando. Il dovere primo di uno stato e di un governo è di preoccuparsi in primis dei propri connazionali, in seguito di tutti i residenti nel proprio terriorio , eppoi, se è possibile, aiutare altrui ma senza mai mettere in pericolo coloro di cui è, primariamente, in carica.

È lo stesso ragionamento di un padre di famiglia: prima dà da mangiare alla propria famiglia, poi, se può senza mettere questa in pericolo in futuro aiuta altrui del meglio che può, cominciando dalla famiglia allargata e finendo al livello della tribù, del comune, della provincia, della nazione, e infine degli amazzoniani.

Ah….. ma allora non c’è solidarietà! Grideranno, strappandosi le vesti, i pseudocristiani, ma veri ideologhi, di servizio che inondano la rete ed i mass-media, come anche un certo mondo cattolico. In realtà la Solidarietà non c’entra niente in questi contesti in quanto Essa non può mai andare contro la nozione di Giustizia che è la sola che garantisca una vera Misericordia in un contesto di Bene Comune.

Se è vero che non c’è più grande amore che dare la propria vita affinché qualcun altro viva, questo non può essere fatto a scapito delle persone di cui si è in carica: se dò il mio rene per salvare un bambino malato innocente, ma con questo divento un handiccapato che non può più occuparsi dei propri figli, è chiarissimo che non esprimo nessuna solidarietà, ma solo incoscienza criminale. Se la vergine saggia dà del proprio olio a rischio di non poter essere ricevuta dallo Sposo, non esprime solidarietà alla stolta ma solo il suo tener poco conto del detto Sposo, il che gli costerà, a ragion divina, grida e stridore di denti.

Dobbiamo riscoprire la significazione di solidarietà e lo possiamo fare solo avendo una comprensione corretta della nozione di Bene Comune: il bene comune non è una cassaforte dove c’è chi può e porta oro e c’è chi non può e prende l’oro; il Bene Comune è come una festa dove ognuno porta il meglio di quel che ha, la coca-cola, la musica, i dolci, le ghirlande, le barzellette, il buon umore e ne ritira qualcosa come l’essere sazio, l’aver incontrato l’amore della vita, l’aver ballato e l’essersi divertiti assieme.

La prima domanda da porsi è sapere, ciascuno di noi, a quale festa partecipiamo per davvero: se la sola festa che concepiamo è la nostra personale o quella della famiglia ristretta (che non è quella tradizionale la quale fu sempre quella allargata) il Bene Comune concepibile è limitatissimo; se sappiamo di partecipare alla Festa del Comune questa nostra nozione di Bene Comune sarà allargata al detto Comune.

La questione seguente è quella di rimettere la chiesa al centro del villaggio: dico partecipare alla Festa della mia famiglia tradizionale (cioè allargata), ma in realtà come già vi partecipo? concretamente, che birra vi porto? con che barzelletta vi partecipo? e cosa ne porto via per me e per i miei, e sottolineo per i miei perché un bene comune, che escludesse coloro di cui sono in carica, non sarebbe un vero bene comune ma una sua ben triste caricatura?

Non c’entra niente con la solidarietà se chiedo ai castellani del villaggio, supposti essere ricchi, di indebitarsi per darmi da mangiare: come essi già partecipano al bene comune della comunità, e come già vi partecipo io? Cosa ne ricavano dalla Festa e cosa ne ricavo? La mia è davvero una richiesta di solidarietà oppure l’ennesima rivendicazione impregnata del solito mero egoistico individualismo occidentale nascosto sotto una maschera pietosamente smorfiosa che ne deforma il significato?

Noi, cattolici occidentali, possiamo e dobbiamo ritrovare la vera nozione di solidarietà, quella che ci lega al Bene Comune concreto e cessare di aspettare che terzi, come lo stato, o peggio altri stati, siano “solidali”: dobbiamo convertirci qui e adesso e, il bello, senza aspettare nessuno altro che sia fuori dalla Festa alla quale desidero partecipare con la mia intelligenza, il mio amore, le mie attività, i miei averi.

Debbo davvero rimanere piantato qui, piagnucolando e lamentadomi, ed aspettare che la Germania accetti, oggettivamente indebitamente, di accollarsi i mei debiti, o che lo Stato vari un insieme di leggi, o che il comune o la parrocchia me ne dia il permesso, per incominciare, oggi ad organizzare la Festa, la Festa in famiglia ristretta, la festa con la famiglia allargata, la festa con gli amici, la festa con la parrocchia, il comune, la provincia, la nazione, il mondo tutto?

Sappiamo già che ci sarà una recesssione immane dopo quest’episodio pandemico: usiamo della solidarietà per investire noi, individualmente, in famiglia, con amici e conoscenti, in NUOVI progetti comuni utili LOCALI, in sostenendo i commerci ed imprese già esistenti, usando giornate intere di far niente per organizzarci tra amici CONCRETAMENTE, mettendo nella Festa tempo, competenze, contatti, soldi, se necesssari? Questa è vera Solidarietà: quella delle Vergini Sagge fra di loro, quelle delle formiche tra di loro, altro che chiedere altrui di indebitarsi per noi.

Questa nozione di Solidarietà cristiana, nel quadro della Giustizia che ci offre una versione non adulterata di Bene Comune come ce lo indica il Vangelo, è dinamica e creatrice, è positiva, è universale e non abbisogna di tempo e di risorse altrui per realizzarsi : il cristiano e la sua comunità non dipendono dallo stato per salvarsi e per salvare chi ne ha bisogno materialmente e spiritualmente, anche se, ovviamente, rimangono sottomessi alle sue regole quando queste sono legittime sul piano etico e su quello della salvezza delle anime.

Nota Bene:

A nessun momento è stato sviluppato nelle righe qui sopra un ragionamento che faccia appello alle cause circostanziali che hanno indotto la situazione presente dei varî paesi come , neppure, è stato assunto che tali economie siano uguali, visto che, per l’appunto, sono differenti.

L’intento di questo articolo non è di ricercare un colpevole, uno stato o nazione particolare che porterebbe colpa di qualcosa: colpa di aver mal gestito oppure colpa di aver “derubato” gli altri, e la ragione ne è che i discorsi moralizzanti che vanno a cercare le colpe proprie o altrui sono sempre e solo forme subdole di autogiustificazione e radicati in un’assenza di reale senso morale e causati da un locus decisionale psicologicamente esternalizzato, invece che internalizzato, comunque poco in sintonia con quello del cristiano che sa fare la differenza tra quel che si può e quel che non si può in modo equilibrato, focalizzandosi sulle proprie responsabilità che sono quelle le cui conseguenze si devono poi gestire.

Invece, l’intento di questo articolo è di guardare la situazione quale essa è : le vergini stolte sono stolte in quanto non hanno più olio, è il fatto di non avere olio che impedisce loro di entrare nella festa dello Sposo, a comprova la parabola del servitore disonesto che se la cava anche se il suo agire è disonesto e queste due dimensioni non si contraddicono se si guarda al reale e non alle cause circostanziali che non hanno nessuno o perlomeno molto limitato interesse metafisico e morale. Salva è la vergine saggia anche se il suo olio glielo ha pagato suo padre il servitore disonesto dell’altra parabola; resta fuori la vergine stolta anche se l’olio, ormai sparso, se lo era pagato a sudor di fronte.

Stolti sono i governi che non hanno un sistema sanitario decente, saggi quelli che li hanno; stolti i governi così indebitati che non possono reagire alle crisi di vacche magre quando si presentano, saggi quelli che hanno fatto “riserve”. Forse non c’è colpa morale nell’essere stolti e ce n’è nell’essere saggi : non importa, in quanto da un punto di vista morale, la stolta non ha il diritto di chiedere alla saggia di comportarsi da stolta.

Non si devono prestare soldi ai poveri, MAI ed in nessuna circostanza: si prestano soldi SOLO ai ricchi. Ai poveri i soldi devono essere regalati. Infatti, se si presta ad un povero in un primo tempo lo si soffoca con un obbligo di rimborso del principale e di servizio del debito che sarà sensato solo se lui può svendere qualcosa e così, dopo un po’, si ritroverà ancora più povero di prima ed in un secondo tempo assistiamo al furto di chi ha prestato al detto povero che vede il suo principale dissolversi: niente è più immorale che prestare ad un povero e penso che la crisi dei sub-primes lo abbia ben mostrato una dozzina di anni fa in tutto il suo splendore. E qui non c’è nessun giudizio morale circa l’essere poveri come dannazione o l’essere ricchi come premio: è sola la constatazione di un fatto.

Il discorso di questo articolo non tocca neanche da lontano la questione, meramente politica e ideologica e, quindi, senza interesse qui tra una concezione della relazione tra stato ed economia che sia di stampo keynasiana o neo-liberista: tanto è convinzione nostra che “vincerà” ad ogni momento quella realtà economica che al meglio favoreggerà l’aumento di entropia in quella circostanza precisa e questo non è predittibile a priori in quanto le equazioni che le descrivono non sono “integrabili”.

La riflessione qui è su un altro piano: da un lato si sottolinea il fatto che non è etico chiedere ad un terzo di mettere in pericolo le persone di cui è in carica per essere salvati e questo independentemente dal fatto che chi debba essere salvato lo sia per propria colpa oppure no, o che il detto terzo sia in posizione di aiutare oggi perché ieri ha rubato, oppure no, il salvando.

Da un altro lato, non si avanza una soluzione etica individualista come sarebbe quella di un neo-liberista, ma una soluzione che è basata sulla vera solidarietà che è quella solidarità di gruppo al livello di ognuno di noi in quanto persona concreta: non si afferma che bisogna essere dei superuomini superscaltri finanziariamente, homo homini lupus, ma che, per uscirsene moralmente, bisogna aiutarsi nel quotidiano concreto con le persone concrete intorno a se: quindi, certo, non si fa appello allo stato, ma neanche si fa appello allo spirito di competizione tipico del liberismo, si fa solo appello allo spirito di solidarietà concreta.

Solamente la solidarietà intesa come cooperazione e compartecipazione concreta ad una Festa comune tra familiari , tra amici, tra conoscenti, tra membri di una comunità più o meno allargata, può risolvere in modo radicale il dilemma etico che si pone tra la necessità di mangiare e quella di comportarsi da cittadino serio di questo pianeta.

A lato di queste considerazioni meramente etiche, vi è però la convinzione che i paesi e le collettività che se ne “usciranno” il meglio saranno quelli che avranno il meno ipotecato il loro futuro e quello delle generazioni seguenti indebitandosi con terzi “obbligandoli” a diventare, volens nolens, i loro creditori al punto di mettere in pericolo le loro comunità e a scanso di ogni considerazione morale: una crisi di sub-primes a livello di gruppi di nazioni intere porterà solo a collassi maggiori, che la causa iniziale di questi sub-primes abbia pseudo-giustificazioni etiche oppure no.

Ai poveri non si presta, ma il ricco dona.
Ai ricchi l’invidualismo del più forte, ai poveri la solidarietà dei resilienti.

In Pace



Categories: Cortile dei Gentili, Simon de Cyrène

46 replies

  1. I presupposti della presente analisi mi paiono essere due. Presupposto storico: che le economie siano state storicamente sempre uguali e che si sviluppano in modo uguale nonostante territori e popolazioni diverse; presupposto economico: il cosiddetto debito pubblico è equiparabile perfettamente al debito privato.
    Non sono d’accordo né su uno né sull’altro presupposto (che io presuppongo essere tali eh). Per questo voglio prima capire se è davvero così per te Simon e poi eventualmente parliamo di chi ha fatto la formica anche con i granai altrui o chi ha fatto la cicala nonostante bilanci statali in attivo da 20 anni.

    • Interessante osservazione: ma perché dovrei avere tali presupposti per poter scrivere quel che ho scritto?

      Comunque, prima di nascere non mi ricordo aver firmato un documento nel quale mi sarebbe stato garantito di vivere in un mondo giusto.

      😉

      In Pace

      • In breve perché tanto ne sai più di me:
        presupposto storico: l’economie di Germania e Olanda post guerra mondiale si sono ricostruite in modo molto diverso da quella italiana (che era un unicum poiché la presenza dello Stato era enorme) e quella francese. Anche il ruolo del debito pubblico, dell’inflazione e delle esportazioni in questo senso è stato molto diverso. In soldoni (si perdoni la generalizzazione): in Italia il debito pubblico ricomprato dalla Banca centrale e compensato con partita a giro quale modo di mettere in circolazione nuova moneta, l’inflazione spesso a due cifre e la tenuta dei consumi interni è sempre stato un must rispetto ad una visione di debito come vero e proprio obbligo verso privati speculatori e volontà di creare PIL soprattutto con l’export. E ancora: in Italia fino a tutti gli anni 80 lo Stato partecipava dell’economia (direttamente o con partecipate) a quasi il 90%. Altra cosa rispetto ad economie prettamente privatistiche come quelle del Nord. Poi è arrivata l’idea dell’Euro, cioè far diventare noi come loro. Per chi comandava in quel momento sembrava una figata, sappiamo che molti applaudirono e in pochi si rizzarono i capelli perché immaginavano il disastro. E’ andata come è andata, vedremo come continuerà.
        Perché il tuo scritto potrebbe avere questo presupposto? Perchè chi ha scelto come deve svilupparsi l’Europa (neoliberista) aveva storicamente l’economia perfetta per quel carattere economico, gli altri dovevano pressoché adeguarvisi con selvagge (o meno) privatizzazioni. Qui penso a Grecia e Italia. Non so come sia andata in Grecia, in Italia le privatizzazioni sono state un bagno di sangue, anche perché in molti hanno pensato giusto a sé stessi. Ergo pensare a Stati che negli ultimi 20 anni sono stati “formiche” contro le “cicale” significa pensare che le economie e il modo di pensarle (ha ragione Chiara a dire che la nostra costituzione è keynesiana, e infatti non seguiamo la Costituzione da 20 anni!) non solo potevano essere comparate, ma erano proprio uguali. Semplicemente un popolo ha speso di tutto e di più per avere ricchezze inimmaginabili, un altro ha mangiato riso e patate per 20 anni per fare in modo che lo stato avesse più ricchezza. Primo non è stato cosi, secondo significa appunto che si pensa che le due economie (e quindi il modo di agire) dovevano essere uguali in tutto per tutto. Bastava agire come i tedeschi per fare in modo che l’economia fiorisse e avessimo i soldi?
        Lo si è fatto per più di 10 anni, con bilanci in attivo e austerity come dicevo, col risultato di essere al 130% di debito e in recessione. Il discorso comunque è lungo, consiglio a chi ha voglia la lettura di “Il tramonto dell’Euro” di Alberto Bagnai.

        Detto questo comunque si capisce più velocemente la questione del secondo presupposto, che dirò ancora più in soldoni. La questione del debito soprattutto come obbligo verso privati che possono anche speculare vs. del debito soprattutto come modo di finanziare l’economia reale tramite partita di giro è una delle grandi differenze fra visione neoliberista e visione neokeynesiana. E da questa visione dipende l’idea di debito proprio dlelo stato: è una obbligazione verso terzi oppure una redistribuzione di ricchezza al pari (se non più) della leva fiscale? Scrivere di formiche e cicale parlando di “debito” ha per presupposto proprio l’idea di debito come “colpa” verso terzi (da qui l’idea che una tale visione sia prettamente protestante). Ben diversa l’idea invece che il debito pubblico possa salire, anche in modo permanente, se tale salita è ben compensata da un giusto modo di spendere i soldi creati attraverso investimenti oculati attraverso emissione di titoli a scadenza illimitata, non redimibili, ed a tasso zero acquistati dalla Banca Centrale li acquista e li detiene. Un simile titolo non è certo “di mercato”, perfettamente keynesiano, e corrisponde ad una monetizzazione del debito. E tutto questo deriva dall’idea che si ha di moneta: risorsa scarsa o strumento gestito dallo Stato a servizio dell’economia reale?
        La questione qui non è quando si deve fare, ma proprio SE si possa fare. La risposta è SI, ma un presupposto neoliberista che vede una idea di debito pubblico totalmente come colpa/obbligo, non permetterebbe mai una cosa simile. I corona bond sono una cosa simile (perché cosi sarebbe troppo davvero per questa economia completamente malata), non permetterli a mio avviso è soprattutto perché non si vuole creare un precedente neokeynesiano per cui lo Stato possa fare… lo Stato! E quindi superare di importanza il mercato e il singolo privato.
        In media stat virtus, certo, peccato che in 20 anni il medio era il dito alzato verso la visione economica prediletta dalla Costituzione Italiana. Scemi noi eh, mica gli altri.
        E qui arriviamo al dunque sul tuo articolo: perché hai ragione su molte cose, e naturalmente eticamente se fosse esattamente cosi come hai configurato le premesse, sei totalmente nella ragione. Ma le tue premesse, come ho cercato qui di fare, non sono le mie e pertanto trovo il resto non perfettamente a fuoco.
        La metafora sugli animali però la voglio tenere, ma hai sbagliato animali. Semplicemente qui non è questione di cicale e formiche, ma di volpi e polli. Ci sono Stati che hanno guardato prima a loro e poi agli altri. E altri che invece sembrano quasi aver rivenduto i gioielli di famiglia pur di essere seduti alla stessa altezza degli stessi Stati che invece guardavano al loro interesse. Perché hai ragione Simon: è cosi che deve fare uno stato. Ma non è stato fatto, soprattutto dall’Italia in UE. I perché sarebbero molteplici e quasi sicuramente manco li conosco e mai li conosceremo, ma così appare. E colui che svende i propri gioielli solo per potersi presentare ad una festa vestito di tutto punto e pigliare due sorrisi di circostanza (falsi) e tre ordini (perché questo è) non è una cicala, ma – appunto – un pollo. Inutile dire che trovo moralmente più riprovevole essere polli che essere volpi.
        Per il resto la riflessione è molto accurata. Grazie Simon!

        • Caro Minstrel, ti ringrazio per questo lungo intervento in quanto ci offre la tua analisi di alcuni possibili meccanismi circostanziali che potrebbero illustrare il come si è potuto giungere alla situazione attuale, e questo non manca, di certo, di interesse.

          Però, in niente queste tue descrizioni rispondono alla domanda che ti ho posto e, cioè, in cosa quel ho scritto nell’articoletto di cui sopra presupporrebbe che le economie siano sempre state uguali o che il debito pubblico sia equiparabile al debito privato: mi sembra che questa tua risposta non risponde alla mia domanda ma vuole, piuttosto, dimostrare che le economie non siano uguali, il che è pacifico, e che il debito pubblico potrebbe essere considerato non equiparabile a quello privato, il che è un’opinione legittima, ma in nessun caso mi dimostri che io abbia bisogno di queste due premesse per scrivere quel che ho scritto.

          Ed, infatti, ti invito a rileggere con calma l’articolo in questione e vi vedrai che a nessun momento sviluppo un ragionamento che faccia appello alle cause circostanziali che hanno indotto la situazione presente dei varî paesi come , neppure, ho assunto che tali economie siano uguali, visto che per l’appunto, sono differenti. Ti ho anche fatto cenno, nella mia prima risposta al tuo primo intervento, al fatto che questo mondo non è “giusto”.

          L’intento di questo articolo non è di ricercare chi è colpevole, chi porta colpa di qualcosa: colpa di aver mal gestito oppure colpa di aver fregato gli altri, e la ragione ne è che sono sempre stato più convinto, con l’avanzare degli anni, che i discorsi moralizzanti che vanno a cercare le colpe proprie o altrui sono sempre e solo forme subdole di autogiustificazione e che provengono da un’assenza di reale senso morale e da un locus decisionale psicologicamente esternalizzato, invece che internalizzato, ma poco in sintonia con quello del cristiano che sa fare la differenza tra quel che lui può e quel che non può in modo equilibrato, focalizzandosi sulle proprie responsabilità che sono quelle le cui conseguenze deve poi gestire da adulto.

          No, l’intento del mio articolo è di guardare la situazione quale è : le vergini stolte sono stolte in quanto non hanno più olio, è il fatto di non avere olio che impedisce loro di entrare nella festa dello Sposo, a comprova la parabola del servitore disonesto che se la cava anche se il suo agire è disonesto e queste due dimensioni non si contraddicono se si guarda al reale e non alle cause circostanziali che non hanno nessun interesse metafisico né morale. Salva è la vergine saggia anche se il suo olio glielo ha pagato suo padre il servitore disonesto dell’altra parabola; resta fuori la vergine stolta anche se l’olio, ormai sparso, se lo era pagato a sudor di fronte.

          Stolti sono i governi che non hanno un sistema sanitario decente, saggi quelli che li hanno; stolti i governi così indebitati che non possono reagire alle crisi di vacche magre quando si presentano, saggi quelli che hanno fatto “riserve”. Forse non c’è colpa morale nell’essere stolti e ce n’è nell’essere saggi : non importa, in quanto da un punto di vista morale, la stolta non ha il diritto di chiedere alla saggia di comportarsi da stolta.

          Non si devono prestare soldi ai poveri, MAI ed in nessuna circostanza: si prestano soldi SOLO ai ricchi. Ai poveri i soldi devono essere regalati. Infatti, se presti ad un povero in un primo tempo lo soffochi con un obbligo di rimborso del principale e di servizio del debito che sarà sensato solo se lui può svendere qualcosa e così, dopo un po’, si ritroverà ancora più povero di prima ed in un secondo tempo assistiamo al furto di chi ha prestato al detto povero che vede il suo principale dissolversi: niente è più immorale che prestare ad un povero e penso che la crisi dei sub-primes lo ha mostrato una dozzina di anni fa in tutto il suo splendore. E qui non c’è nessun giudizio morale circa l’essere poveri come dannazione o l’essere ricchi come premio: è sola la constatazione di un fatto.

          Il mio discorso, in questo articolo, non tocca manco da lontano la questione, meramente politica e ideologica e, quindi, senza interesse per me tra una concezione della relazione tra stato ed economia che sia di stampo keynasiana o neo-liberista: tanto “vincerà” ad ogni momento quella realtà economica che al meglio favoreggerà l’aumento di entropia in quella circostanza precisa e questo non è predittibile a priori in quanto le equazioni che le descrivono non sono “integrabili”. Ovviamente ho opinioni al soggetto ma di queste non faccio cenno, volontariamente, in questa sede, in questo articolo.

          La mia riflessione è su un altro piano: da un lato sottolineo il fatto che non è etico chiedere ad un terzo di mettere in pericolo le persone di cui è in carica per venir salvarti e questo independentemente dal fatto che se stai male sia, o non sia, colpa tua o che lui sia in posizione di aiutarti oggi perché ieri ti ha rubato, oppure no.

          Da un altro lato, ben vedrai, rileggendomi, che non porto una soluzione etica individualista come sarebbe quella di un neo-liberista, ma una soluzione che è basata sulla vera solidarietà che è quella solidarità di gruppo al livello di ognuno di noi in quanto persona concreta: non affermo che bisogna essere dei superuomini superscaltri finanziariamente, homo homini lupus, ma che, per uscirsene moralmente, bisogna aiutarsi nel quotidiano concreto con le persone concrete intorno a se: quindi, certo, non faccio appello allo stato, ma neanche faccio appello allo spirito di competizione tipico del liberismo, faccio solo appello allo spirito di solidarietà concreta.

          Solo la solidarietà intesa come cooperazione e compartecipazione concreta ad una Festa comune tra familiari , tra amici, tra conoscenti, tra membri di una comunità più o meno allargata, può risolvere in modo radicale il dilemma etico che si pone tra la necessità di mangiare e quella di comportarsi da cittadino serio di questo pianeta.

          A lato di queste considerazioni meramente etiche, scommetto quel che vuoi che i paesi e le collettività che se ne “usciranno” il meglio saranno quelli che avranno il meno ipotecato il loro futuro e quello delle generazioni seguenti indebitandosi con terzi “obbligandoli” a diventare, volens nolens, i loro creditori al punto di mettere in pericolo le loro comunità e a scanso di ogni considerazione morale: una crisi di sub-primes a livello di gruppi di nazioni intere porterà solo a collassi maggiori, che la causa iniziale di questi sub-primes abbia pseudo-giustificazioni etiche oppure no.

          Ai poveri non si presta, ma il ricco dona.
          Ai ricchi l’invidualismo del più forte, ai poveri la solidarietà dei resilienti.

          In Pace

          • Comincio dal fondo perché credo sia lì il punto che mi fa rileggere l’intero scritto in modo “disordinato” rispetto a come lo vedi tu.
            Ma ho anche (forse) scovato l’inghippo perché i coronabond pensavo fossero uno strumento che almeno si avvicinasse al dettato neokeynesiano, ma ahimé no. Mi sai che i nordici non vogliono nemmeno sapere di monetizzare il debito, allora questi bond sono veri e e propri prestiti di mercato che potrebbero essere coperti da altri paesi. Questo diventa davvero un regalo del Nord al Sud ed è una emerita stronzata, nonostante ovviametne il NOrd abbia preso dal Sud per 20 anni (il mondo non è giusto e blablabla).
            Su questo punto hai ragione. Primo: non pensavo fosse una simile cagata, ma confido non sia totalmente cosi eprché ho appreso questa cosa da un giornalista di repubblica quindi mi fido e non mi fido.
            secondo a mio avviso con questa assurdità non se ne esce. Il debito va monetizzato, cioè non bisogna fare debito di mercato! E qui arriviamo a quel che scrivi alla fine:
            Scrivi: “i paesi e le collettività che se ne “usciranno” il meglio saranno quelli che avranno il meno ipotecato il loro futuro e quello delle generazioni seguenti indebitandosi con terzi “obbligandoli” a diventare, volens nolens, i loro creditori al punto di mettere in pericolo le loro comunità e a scanso di ogni considerazione morale”
            Ma è proprio questo il punto, hai ragione SU TUTTO! Infatti è da pazzi fare debito ora, bisogna REGALARE E SOLO A CHI HA DAVVERO BISOGNO! Ed è quello che dicevo io.
            Non va creato debito, va creata moneta e messa in circolo nel mercato primario in questo modo non esistere debito come credito nei confronti di qualcuno! Cosa normale, che tutte le banche centrali stanno facendo, ma che alla BCE non è concessa perché non si vuole nemmeno pensare che essa debba farlo. Eppure è tutto qui: BIsogna fare bond a scadenza illimitata che vengono comprati INTERAMENTE dalla BCE e per ill quantitativo NECESSARIO A QUELLA PRECISA ECONOMIA. Italia: servono 4000 miliardi. Pronti. Germania: 3000 eccoli! Grecia: 60.000 miliardi, avanti! Sparo assurdo volutamente eh.
            E l’inflazione? Risponde Bagnai: “ma allora lo Stato potrebbe dare un milione a testa? No! Perché? Perché se tutti andassimo a spenderlo non troveremmo abbastanza beni sul mercato e i prezzi si alzerebbero per la legge della domanda e dell’offerta che ogni casalinga conosce (quando acquista il pesce sabato alle 14 anziché venerdì alle 12). Quindi uno Stato responsabile “stampa” responsabilmente.”
            Il punto è questo: servono Titoli a costo zero, scadenza illimitata, dati in pasto all’economia reale con un acquisto della BCE che crea liquidità. Lo stato che ha un debito con lo stato che non ridarà mai perché è un modo per mettere in circolo nuova moneta usando la banca centrale. Fine. Fine delle polemiche, fine del nord che ripaga al sud (perché nessuno ha da ridare a nessuno), MA (ecco il problema) anche fine dell’idea di UE totalmente neoliberista a traino tedesco con una BCE che deve pensare a tenere l’inflazione al 2% e una giusta disoccupazione per avere i salari bassi.
            Ed è questo il problema.
            Fra l’altro questo è il modo classico di usare una banca centrale. La FED è lì a dimostralo.

            Ed è qui che non “ci capiamo”. Non bisogna chiedere niente a nessuno perché non c’è vero debito. Fine. Ed è qui che il tuo concetto “etico” mi pare abbia il presupposto che dicevo. BCE stampa moneta e mettila in circolo perché altrimenti fallisco, stop. Non mi devi niente e non devo niente a nessuno. Semplicemente metti in circolo nuova moneta PERCHé essa è LO STRUMENTO dell’economia non è MERCE RARA DI PURO SCAMBIO (vedasi appunto il presupposto al presupposto che sopra ho trattato).
            Un paese però non lo vuole fare perché teme ripercussioni sulla tua moneta forte e quindi all’export e quindi al suo surplus assurdo (fuori dai parametri) che ha da 20 anni? beh, allora tu pensa a te che io penso a me: bisogna fare in modo che la banca centrale italiana crei un’altra moneta elettronica che valga solo per l’italia, la stampi e dichiari che da oggi vale anche quella in Italia. Oppure Italexit o qualcosa d’altro.
            Ma vabbeh, qui siamo davvero ad un altro argomento. Spero che questo commento abbia chiarito i motivi per i quali sono d’accordo con te e insieme non completamente.

            • No guarda, in economia c’è sempre qualcuno che paga: e quel qualcuno è sempre il popolino.
              Sia trmite le tasse, sia tramite l’inflazione: il risultato è lo stesso, e cioè che il potere di acquisto cala e sono i più poveri che ne soffrono.

              La domanda è sapere se è giusto che il potere di acquisto di chi ha meglio gestito il proprio patrimonio debba essere diminuito per sostenere quello di chi non lo ha gestito: questa non è solidarietà, ma furto.

              È un concezione falsata dell’economia a anche bugiarda e francamente fa paura e capisco che la maggioranza dei paesi europei ne abbiano schifo: credere che si può spendacciare senza aver creato valore è semplice miraggio e specchio alle allodole. Personalmente sono contento (da sempre) che la Svizzera non sia in questo “coso” europeo e ancor meglio il non aver dato blatantemente via, a stranieri, uno strumento così importante come la gestione della propria moneta.

              In Pace

              • Vorrei anche aggiungere un osservazione (so che ho tendenza ad essere ellittico) : quando propongo un approccio di solidarietà nei termini in questo articolo , quello che sto dicendo è di uscire dalla nozione di monetizzazione in quanto atto primo della dinamica economica.

                Non serve a niente produrre moneta se non c’è valore aggiunto addizionale corrispondente alla produzione di questa moneta: è solo un gioco delle tre carte. Le banche creano moneta condedendo crediti, non in funzione di un valore aggiunto creato.

                Quel che bisogna fare è creare valore aggiunto in quanto tale, come primo atto, e la sua monetizzazione non è un fine in sé: se è valore davverio aggiunto la domanda lo riconoscerà e lo scambierà con altro valore aggiunto, con o senza moneta come intermediario. Per questo metto l’accento sulla solidarietà: è solo in un contesto solidario, famiglia, tribu , comunità locale, che si può generare del valore aggiunto : e per questo non c’è bisogno né di banca né di BCE né di stato, per essere onesti.

                In una situazione di crisi,ci dovremmo tutti rimboccare le maniche e creare questo valore aggiunto:un volta questi creato vi si potrà dare, se si vuole, un valore monetario.

                Quindi, veramente, bisogna uscire da una concezione bancaria dell’economia, per ritornare ad un senso comune delle cose, non più astratta ma concreta.

                In Pace

                • Mega like! Serve infatti creare moneta ora perchè il mercato europeo è senza “sangue” da troppo tempo e il rischio di morte è pressoché certo. Finché il corpo era sano i salassi facevano procedere le parti forti , indebolendo quelle già deboli (cioè gli stati forti hanno guardato ai loro interessi e gli altri chini e muti, hanno fatto bene loro e gli altri no, certo non era solidarietà del sud nei confronti del nord così come non è solidarietà il contrario che ora si propone. Hai appunto ragione! Si tratta piuttosto colonizzazione in senso ampio. E si, ci siamo fatti colonizzare). ora un salasso che dovremmo restituire con interessi sarebbe la morte del corpo europeo, magari non degli stati, ma di certo di quello che veniva chiamato “sogno europeo”. Sogno… incubo, ma tant’è.
                  Grazie ancora di questa occasione di confronto!

                • E io like è anche per il tuo concetto di valore aggiunto che non manca in Europa e in Italia, manca proprio la moneta perchè viene considerata dalla UE a traino tedesco merce rara da tenere sempre a freno. Almeno questa è la narrazione che più mi pare coerente con quel che da anni vado approfondendo. Naturalmente è di parte, ma il punto è questo: qualora si creasse valore aggiunto non ci sarebbe moneta per pagarlo perchè la moneta manca da prima di tutto sto casino per volontà delle formiche e delle cicale sue serventi!
                  Arriveremo al baratto, cosa che sta quasi già succedendo e avrai anche qui ragione in toto. Come io non avrò torto. 🙂

                • C’è tanta gente che può fornire valore aggiunto e tanta gente che ne ha bisogno e che manca di moneta: la questione è proprio qui, il baratto,possibile solo in comunità all’interno die quali c’è fiducia (famiglia, etc) permette il ri-emergere della creazione di valore aggiunto . La vecchietta che ha bisogno che che il suo giardino sia lavorato ma non ha più la forza né i soldi, può benissimo avere un manovale che ha solo le sue competenze lavorare il giardino, qui vi è creazione di valore aggiunto, senza monetarizzazione, in quanto il manovale può beneficiare ad esempio dell’80% della produczione assumendo che la vecchiett aabbi abisogno di solo un 20%.

                  Abbiamo bisogno di moneta se e solo se ci lasciamo ipnotizzare da essa.

                  In Pace

                • Qui vai ancora oltre e se ne deve parlare come sappiamo only men e col whisky in mano

                • “Qui vai ancora oltre”…… beh…non davvero. Il discorso macroeconomico è un discorso intrinsecamente ideologico basato su un’ipotesi di perfetta individualismo razionalemnte egoista; ipotesi tanto ardita quanto la sua antesignana teoria marxista-leninista che si basa sull’ipotesi della lotta di classe, cioè di gruppi non individuali: ad ogni modo, il loro potere di predizione è limitato a spiegare il ….passato.
                  La realtà, che è la sola cosa per sua natura verificabile, invece necessità uno sguardo ed una lettura economica che sia ecologica: cioè uen ricerca delle leggi che governano la casa (comune) seguendo la logica della detta casa (a cominciare da quella familiare).
                  Non c’è società che funziona per davvero se non c’è il dono gratuito, non monetizzato, anzi a fondo perduto (quello che l’economia parzialemnte identifica con il consumo, cioè il luogo dove si consuma, brucia, distrugge il valore aggiunto prodotto dalla società) della famiglia: nella famiglia (e puoi allargare questo concetto a quella allargata, agli amici, al comune, alla provincia, etc) niente è sottomesso a creazione di moneta, ma il risultato è che abbiamo nuove famiglie, nuovi consumatori, nuovi lavoratori, nuovi investitori. per questo voler “valorizzare” con moneta il lavoro casalingo, gli atti solidari gratuiti per il bene comune e così via di seguito in realtà distrugge queste realtà stesse nella loro essenza.
                  Per questo, per rialazarsi non c’è bisogno né di BCE, né di soldi, né dello stato in quanto attore economico, ma solamente della volontà qui ed adesso di connettersi nelle famiglie, nelle varie comunità per produrre valore aggiunto: e questa economia della solidarietà che non ha mai cessato compeletamente è capace di dono per sua natura intrinseca ed è la sola che abbia reale resilienza lungo la storia.
                  In Pace

                • E qui ci dobbiamo ubriacare ahah

                • Piuttosto, direi, di rimboccarsi le maniche.
                  In Pace

                • Beh, alla fiera di Bergamo i muratori bergamaschi hanno tirato in piedi un intero reparto di rianimazione in una settimana (meno di 10 giorni…) con il lavoro a gratis,esattamente come noi mixano gratis album che escono per finanziare ospedali di Bg ecc…. Qui non è questione di fare quel che si sa fare e dare quel che diamo da mo’ (Italia è patria del volontariato), ma chiederci come mai alla fine dobbiamo sempre in qualche modo “pagare” noi le magagne create volutamente da altri.
                  Non dimentico ad esempio che uno dei punti del programma elettorale del partito prediletto da Bruxelles chiamato “+Europa” recitava “abolizione del sistema sanitario nazionale”.

                • Certamente, ma infatti l’Italia, secondo me, va molto meglio di altri paesi , anche se non sembra a guardare i numeri ufficiali che sono quelli della sola monetizzazione.
                  Ma se l’euro si fa raro, vuol dire che il costo di fare affari con l’euro è troppo alto e la soluzione non è di farsi inaffiare da euro prodotti dalla BCE, che tanto, saranno rimpompati dalle economie più efficaci sul piano monetario (segui il mio sguardo). ma è nel vaolozzare e facilitate tutta quest’economia “sotteranea” nel buon senso del termine: creare una moneta elettronica per facilitare il baratto sconnessa dall’euro per Bergamo, per la Lombardia, per l’Italia? Gli africani secoli fa usavano conchiglie come “moneta” e il sistema funzionava: possiamo utilizzare foglie di fico o di castagno, o di un tabulatore Xcel in una comunità che si fida gli uni degli altri e che ben conosce gli uni e gli altri.
                  Non mi si venga a dire che l’euro è pura misura dello scambio: se così fosse, non sarebbe così rara da ottenere, ma vuol dire che ha un valore in sé che è quello delle economie che lo garantiscono nei fatti, e cioè che si può davvero comprare qualcosa in EEUU con essa e non ritrovarmi con cartaccia in mano che non so contro cosa scambiare.
                  In Pace

                • A questo vorrei aggiungere che il metodo “normale” di far funzionare l’economia è quella di distruggere (consumare) il valore aggiunto creatosi, questo richiede la legge universale dell’entropia: affogando l’economia in una mare di moneta creata da niente, in un primo tempo si abbassa il valore della moneta con l’inflazione, e la sua iniziale e facilitata accessibilità può dare un piccolo boost al consumo, ma in realtà si ritrova prestissimo compensata dall’aumento dei prezzi e quindi, ci si ritrova con lo stesso problema, anzi peggiore di prima perché, nel frattempo, non ci si è occupati del creare i veri “buchi” neri di consumo, il solo che fanno nella concretezza funzionare l’economia.
                  Creare “buchi” neri di consumo è quello che ha fatto la Merkel 5 anni fa accettando milioni di rifugiati ad esempio: c’è poco da fare, questi sono processi lunghi per loro natura mentre il bisogno di accedere ai beni di consume è quello attuale.
                  Ma non c’è nessuna ragione intellettuale che obbliga ad avere beni di consumo che siano monetizzati ed è qui che subentra la nozione di economia di solidarietà, che è vicina infatti al baratto*
                  In Pace
                  *vicina al baratto in quanto lo scambio non ricerca un’uguaglianza in tutti i casi, ma si accomoda anche di una dimensione “dono” (“OK, tu hai dieci uova ed io ho un torta che ne vale di più, ma va bene, di to do la torta per le dieci uova) che “olia” il meccanismo stesso, cosa che una cocnezione moetarista dello scambio proprio non pu?o concepire e lo stato ancor ameno perché non saprebbe come tassarlo (LOL) .

              • In Europa c’è carenza di moneta da eoni tanto che la BCE sono anni che crea moneta per il mercato secondario e l’inflazione non è salita per nulla. Un po’ perchè viene investita in speculazioni (ahimè), un pò perchè appunto si alzerebbe l’inflazione solo se si arrivasse al punto di saturare il mercato di euro, ma siamo ben distanti di svariate migliaia di miliardi (e volutamente).
                Per il resto l’inflazione è bestia nera per i creditori (mio padre mi ha sempre detto che casa sua l’ha pagata per 1/4 almeno l’inflazione degli anni 80) e per altro è un altro modo che ha lo stato per ridistribuire i soldi, come la leva fiscale e la leva del cosiddetto debito pubblico (che appunto debito non è, ma è solo creazione di moneta dal nulla poiché il mercato tutto ne abbisogna).
                La Svizzera è alquanto illuminata, lo si sa, anche perchè ha la sovranità monetaria e crea moneta dal nulla per il mercato primario quando vuole.

          • Detto questo il vulnus del tuo articolo non è tutta ‘sta manfrina di cui sto parlando, ma la questione della solidarietà su cui sono d’accordo con te.
            Totalmente.

            • Non sono sicuro di aver capito: saresti d’accordo sul vulnus dell’articolo?
              Non sarei mai d’accordo sul vulnus di ragionemento per quanto mi concerne.
              In Pace

              • Si perchè con i presupposti accettati è pressoché ineccepibile ed inoltre la tua idea di solidarietà come regalare ai poveri ecc è perfetta
                Poi ovvio, andrebbe stabilito se uno stato possa o meno essere povero. Per me no se non perchè la sua industria è povera. Se invece c’è, come c’è e c’era di più in Italia 20 e 30 anni fa, allora in teoria uno stato con una propria moneta, per Keynes e il sottoscritto quindi, non è mai povero, soprattutto da quando si è tolta la parificazione sull’oro (e anche qui… ce ne sarebbe da dire). Va beh, se ne parlerà comunque. Qui è questione puramente economica e esuliamo da quel che qui vai dicendo nel profondo che è quel che il cattolico dovrebbe fare o dire, non quel che oggi deve fare lo stato tal dei tali… d’altra parte il mondo non è giusto.
                O forse sono io a sbagliare vedendolo così generalista? Grazie della disputa Simon!

  2. Completamente d´accordo con la spiegazione del concetto di solidarietá cattolica. Un po meno con certe osservazione dell´attualitá. La superioritá dei paesi asiatici nel combattere l´epidemia la prenderei con le pinze. La loro cultura é (era?) molto sbilanciata sul sociale al contrario dell´individuo. Loro o non avrebbero permesso l´esistenza delle cicale o sacrificherebbero le formiche pur di salvare i piú possibili.
    Sul sistema sanitario italiano io ancora aspetto la fine della pandemia, a ieri l´occupazione posti di terapia intensiva, prendendo la cifra dichiarata e quella che ho rintraciato dei letti per regione al 2018 sarebbe del 75%. Qualcosa di diverso sembra accadere in Lombardia dove la mortalitá (morti sul totale di abitanti) é circa otto volte quella del veneto.

    • Infatti, la dimensione sociale or la loro concezione di bene comune è fallimentare in quanto vede solo gli obblighi dell’individuo verso la comunità ma non considera sull stesso piano il beneficio che ognuno ne deve poter trarre, da dove le situazioni para-dittatoriali ch eosserviamo.

      in Pace

  3. Non avete detto una parola sulle speculazioni vergognose che fanno le banche tedesche (quanti crediti deteriorati posseggono), quanti prodotti vergognosi hanno rifilato, quante ne sono fallite o sull’orlo del fallimento e quanto il MES serva a salvare le banche TEDESCHE.
    Non avete detto che l’Italia è quella che più di tutti ha rispettato la regola del 3% deficit/PIL.
    I tagli al sistema sanitario ci sono stati IMPOSTI DALLA AUSTERITY NEO-LIBERISTA!
    Non avete detto una parola sulla nostra costituzione economica… keynesiana.
    Non avete detto una parola sui principi neo-liberisti, in base ai quali è stata massacrata la Grecia, le cui isole, porti e aeroporti, si è poi comprata… guarda caso? la Germania. Che cattiva cicala…. questa Grecia! E che GRANDE ESEMPIO DI… GIUSTIZIA LE BANCHE TEDESCHE… PIENE DI CREDITI DETERIORATIIII !!!!!!!!!

    IL VOSTRO, SEMBRA IL TRATTATO DELLA GIUSTIFICAZIONE RELIGIOSA DEL NEO-LIBERISMO.
    Sono sdegnata!

    • Mi permetto. Proprio perché di primo acchito alcune parti mi sono suonate quasi esattamente come sono suonate a te, mi sono proposto con il primo commento di chiarire quelli che mi sono sembrati essere i presupposti impliciti allo scritto, primo perché mi sembrano proprio palesi, secondo perché conoscendo bene chi ha scritto l’articolo mi sembra strano che essi stessi siano stati utilizzati senza prima una forma di riflessione ad hoc.
      Ergo: prima di mettere le mani avanti (con l’indice puntato) e cliccare il caps lock, preferisco chiarire bene questi punti per capire di cosa stiamo parlando. Spero tu sia d’accordo. Adesso spero di aver due secondi per esplicare i due punti sopra e poi vediamo.

    • La questione non è se questo articolo “sembra” il trattato della giustificazione religiosa del neo-liberismo, ma se “lo è”.

      Per poter rispondere, bisogna leggerlo, però.

      In Pace

  4. Nel frattempo consiglio questa lettura che analizza due scritti importanti, la lettera dei capi di Stato e l’inaspettata analisi dell’ex direttore della BCE Mario Draghi (probabilmente ora finalmente libero di dire quel che vuole… certo che se è così, che tristezza).

    https://tempofertile.blogspot.com/2020/03/campo-di-battaglia-draghi-consiglio.html?fbclid=IwAR1UxKpuhCt2_Mznh9wXt2PdS8Ol4mt7S554y88W98xCN_X9HLUeBqRUC8w&m=1

  5. Mi pare ottimo anche questo: https://tempofertile.blogspot.com/2020/03/visioni-mark-schieritz-guarigione.html

    E questo invece che bene esplica alcune cose che ho accennato sopra, naturalmente non per Simon che certe cose le conosce fin troppo bene: https://goofynomics.blogspot.com/2020/03/stampare-moneta-in-sette-whatsapp-piu.html

  6. Vecchio, ma interessante. Parlava dei nodi che ora sono al pettine.

    https://goofynomics.blogspot.com/2011/11/i-salvataggi-che-non-ci-salveranno.html?m=1

  7. Breve approfondimento di Pino Cabras.

    TUTTI I VIRUS VENGONO AL PETTINE. LO STRANO CASO DELLO SWAP CHE TANTO BENE FA ALLE BANCHE TEDESCHE
    L’interrogazione parlamentare che ho presentato oggi va al cuore di una questione che più di altre rivela il disequilibrio, l’ingiustizia, l’assurdità dell’attuale costrutto europeo, giunto alla sua crisi terminale. È una questione apparentemente molto tecnica, marchiata dal gergo complicato con cui le prepotenze fra umani, identiche ai tempi dell’uomo di Neanderthal, si travestono oggi con le norme astratte e incomprensibili che regolano i giochi del denaro in giacca e cravatta (soprattutto cravatta, quella dei cravattari). Ma anche se in giacca e cravatta, rimangono pur sempre prepotenze scimmiesche, soprusi, delimitazioni arroganti di certi territori dove si può fare tutto mentre agli altri non si consente nulla. La pandemia 2020, con la sua accelerazione che toglie il tempo ai trucchi (e forse ai crucchi), rende più facile rivelarli.
    Come sapete, per affrontare l’imminente crisi di liquidità innescata dal coronavirus, le banche centrali di molti paesi stanno disponendo con pochi clic l’emissione di cifre mostruose, a colpi di migliaia di miliardi. La loro capacità di creare denaro trova un freno solo nei limiti del capitale fisico: il troppo denaro, in presenza di beni scarsi, si inflazionerebbe. Ma oggi il denaro necessario non è già troppo (ben al contrario), e perciò le banche centrali ne devono creare tanto, a sufficienza.
    Gli unici che tengono sempre il freno a mano tirato sono quelli della Banca Centrale Europea (BCE): a Francoforte vige la regola del Capital Key, cioè la quota del capitale che si possiede. Se la Banca di Grecia ha sottoscritto solo il 2 per cento del capitale BCE, può sperare che i titoli di stato greci siano acquistati dalla BCE solo entro il limite del 2% delle proprie emissioni. Quando ad Atene hanno avuto bisogno di più di quel 2 per cento, sono stati massacrati e costretti a vendere tutto. Dai signori dell’austerity nessuna pietà per i bambini che morivano negli ospedali e per milioni di persone sul lastrico. La Capital Key, come tante regole che tornavano comode ai più forti, si applicavano in modo inesorabile ai deboli. C’era sempre qualche neanderthaliano elegante a puntare il ditino, a dire che certi Stati avevano dato troppo ai propri popoli, che vivevano sopra i propri mezzi, e che dovevano sputare fino all’ultima goccia di sudore e di sangue ai loro usurai per servire il debito.
    Sappiamo per certo che la Capital Key viene applicata per i debiti pubblici, dunque. Ma i debiti privati non è che sono invece trattati con affettuose carezze? Penso alle grandi banche dei paesi nordici piene di derivati che le rendono putrefatte e vulnerabili, ma che stanno miracolosamente in piedi.
    Ecco la questione. Le banche nordiche non riescono a reperire dollari per le loro obbligazioni in valuta? Nessun problema, in apparenza. La BCE arriva a indebitarsi con la Federal Reserve USA (la famosa FED), paga a questa perfino un interesse, e così le acrobazie delle banche zombi trovano un bel paracadute. Si chiama Swap. Se si applicasse anche ai privati lo stesso criterio usato per i debiti pubblici, la Banca d’Italia si dichiarerebbe disponibile a gravarsi solo di quel che serve alle banche italiane e la BCE dovrebbe rispettare i limiti di Capital Key pro quota. Ci sono già soggetti inflessibili che fanno rispettare rigidamente questa regola per i debiti pubblici: il Tribunale Costituzionale tedesco non transige. Sarebbe giusto oppure no che la regola valesse anche per gli swap in valuta estera (anch’essi debiti) accesi dalla BCE?
    Certo, senza il paracadute il rischio è che qualche gigantesca banca germanica gonfia di derivati possa fallire. Una nazionalizzazione, cioè trasformare un debito privato mostruoso in debito pubblico, porterebbe il rapporto debito/Pil di Berlino alle stelle. Pazienza. La trojka potrebbe mandare i suoi becchini ottusi a Berlino e trasformare l’economia tedesca nello stesso deserto di sale imposto alla Grecia e agli altri. Perché agli altri sì e a loro no? Sarebbe utile chiarire una volta per tutte come funziona questo sistema.
    Magari qualche autorità giurisdizionale italiana potrebbe usare lo stesso metro dei giudici costituzionali tedeschi e applicare i limiti di Capital Key anche a queste grandi operazioni private.
    Avete capito bene: ci sono banche tedesche, olandesi e francesi che potrebbero fallire in un amen, perché non trovano più uno straccio di banca americana disposta a fargli credito sul mercato interbancario. La BCE si indebita con la FED e si sostituisce al mercato malato. Ricordarlo ora è assolutamente dovuto, di fronte al ministro olandese che ci dà lezioncine di vacche grasse e vacche magre e ci vorrebbe rifilare il MES.
    Ora che le operazioni della BCE che offrono la valuta USA sono arrivate a un ammontare di 130 miliardi di dollari ci chiediamo: che la Merkel abbia aperto bocca una sola volta su questo? Nein! Se ne sta invece zitta zitta, dice solo che è “irritata” dai premier che non accettano la divisione fra nordici e sudici.
    In altri termini ancora: da Berlino e Amsterdam ci trattano da debitori appestati, ma siamo noi che stiamo salvando le loro banche, e non sono loro a soccorrere le nostre economie. Il futuro dell’Europa e delle nostre vite si giocherà in questi pochi prossimi giorni intorno a regole che o valgono per tutti o per nessuno. La dittatura di Maastricht è finita. Il nostro popolo in una partita resa tragica da una calamità planetaria, ha carte da giocare. Ma il gioco deve essere totalmente nuovo.
    ECCO L’INTERROGAZIONE PARLAMENTARE:
    Al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro dell’economia e delle finanze – Per sapere – premesso che:
    in data 18/03/2020 la Banca Centrale Europea ha attivato con la Federal Reserve degli Stati Uniti due linee di credito per 112,09 miliardi di dollari: la prima ammonta a 75,82 miliardi di dollari, con una scadenza a 84 giorni (su base settimanale) e un tasso dello 0,38%, mentre la seconda è pari a 36,27 miliardi di dollari, con scadenza a 7 giorni (su base giornaliera) e un tasso dello 0,48%. Si tratta della più grossa operazione effettuata tramite linea di swap in valuta dalla crisi del 2008;
    in una nota ufficiale del 20 marzo la BCE ha sottolineato che l’aumento del ritmo delle operazioni swap a 7 giorni rimarrà in vigore dal 23 aprile e “per tutto il tempo necessario a sostenere il regolare funzionamento dei mercati di finanziamento in dollari”;
    tuttavia a oggi non è ancora chiaro se, nella ripartizione della somma, siano stati rispettati i criteri di capital key che alcuni Paesi appartenenti all’area euro pretendono vengano rispettati quando la BCE acquista titoli di Stato dei singoli Paesi dell’Eurozona nelle operazioni di quantitative easing poste in essere nel corso degli anni;
    nel caso in cui su queste operazioni di indebitamento della BCE in valuta estera non sia stata rispettata la ripartizione secondo i criteri di capital key ci si troverebbe di fronte a una anormale asimmetria. La questione è di alto rilievo politico perché se la BCE si fosse indebitata in valuta estera con un’altra banca centrale senza tenere conto del suddetto criterio di ripartizione dei rischi questo si verrebbe a scontrare con la consolidata prassi per cui, nel caso di acquisto di titoli di stato dei Paesi dell’Eurozona da parte della BCE, si pretende il rispetto di vincoli precisi con la motivazione di non rischiare una minima perdita, anche se solo teorica;
    se tale asimmetria fosse confermata, ci troveremmo di fronte a un’operazione che, nei fatti, ha il risultato di chiudere le posizioni in dollari a Wall Street di alcune banche tedesche e olandesi attraverso un’azione senza vincoli della BCE che avrebbe così impegnato anche questi Paesi, come l’Italia, che hanno un sistema bancario non incentrato sulla speculazione finanziaria;
    se confermato, si tratterebbe di un fatto ancora più grave dal momento che quegli stessi Paesi pretendono il rispetto pedissequo di vincoli e limiti che non consentono alla BCE di svolgere la propria funzione in termini di utilità pubblica, sociale e all’economia reale, soprattutto quando è richiesto un impegno per salvare le finanze pubbliche di un Paese dell’Eurozona;–
    se quanto esposto in premessa sia rispondente al vero;
    quale sia l’ammontare delle due linee di credito di cui hanno beneficiato le banche italiane e quale sia l’ammontare di cui hanno beneficiato le singole banche degli altri Paesi;
    se, nell’ipotesi che il fatto sia confermato, il Governo non intenda intraprendere iniziative per chiedere il rispetto degli stessi vincoli valevoli per l’acquisto dei titoli di Stato anche per le operazioni di swap in valuta estera.

  8. Mi permetto alcune note di colore, polemiche ma senza polemica col post.
    E questo l’approccio razionale olandese (alcuni del neon) alla ‘cura’ degli anziani col COVID-19?
    “These are shortages that they have created themselves by putting patients on a ventilator, including all the very elderly,” says the Dutch geriatrician Bert Keizer. “In the Netherlands, we hope to be spared that scenario by being stricter in providing an indication for intensive care.”

    • Si ma non c’entra niente con il discorso del post: come ben spiegato (mi pare) non c’è un giudizio morale sulla situazione economico-sanitaria di ogni paese, solo la constatazione che alcuni gestiscono da stolti e altri da saggi, senza connotazione morale in sé. Quel che non è morale è che il saggio aiuti lo stolto al rischio di mettere in pericolo le proprie decisioni sagge quando queste concernono le persone di cui si è in carica.
      Gli olandesi abortiscono alla grande, fanno eugenismo, uccidono i bambini appena nati lasciandoli moriree lo chiamano aborts post-partum, uccidono i vecchi, i giovani malati ed i matti. Se quell’Europa lì non è la degna erede dell’ideologia nazista….
      Ma nessuno ha mai detto che un comportamento morale debba produrre migliori profitti di quello immorale: quel che fa la differenza è la competenza economica dell’operatore, che egli sia morale o immorale.
      In Pace

  9. Sono d´accordo che il ricco dona, a chi é in stato di necessitá. Daro soldi in cambio di niente al “povero”, cioé a chi é in difficolta per campare, non serve. Anzi crea una dipendenza dalla quale é difficile uscire e della quale i “ricchi” si approfittano. I francescani del medioevo per aiutare questa gente hanno creato due banche, il monte dei paschi ed ilmonte di pietá. L´aiuto deve cambiare la realtá dei poveri affinché lascino di esserlo coi propi mezzi.
    Sul commento di Minstrel della situazione attuale io credo che questa crisi mostra crudamente tutte le falle della democrazia rappresentativa con stati centrali forti, dove le decisioni le prendono politici distanti dalle societá é che usano la demagogia per mantenersi nel potere. Tutto sommato al problema della moneta dove keynesiani non vedono il problema di dare ai politici la capacitá di stampare denaro e i “liberali” quello di lasciare quel potere alla banca privata con la riserva frazionaria senza controllo e regolamentazione.

    • Beh, tu stai parlando poprio degli indigenti: certamente dare all’indigente non consiste a solo dare un pezzo di pane, ma anche insegnare una professione….

      Detto ciò quando si dà, si dà: non c’è nessun diritto al controllo di quel che la persona ha ricevuto faccia con il dono.

      Una volta mi sono arrabbiato con una delle mie figlie, già giovane adulta, al quale un povero ubriacone aveva chiesto i soldi fuori dalla Chiesa, e mia figlia gleine diede a condizione che fosse per comprarsi pane e non alcohol e allora lo accompagnò fino alla panetteria per vederlo comprare il pane con i soldi che gli aveva dato: questo non va… quando si dona, si dona tutto anche il controllo su quel che la persona ne farà…. sennò, che dono è?

      In Pace

      • Sono d’accordo assolutamente con te.
        Però rispetto a questo , teologicamente, mi è sempre sfuggito per quale motivo della vita (che la Chiesa dice da sempre essere un « dono ») l’uomo non possa usare fino in fondo come vuole.
        Nel senso del perchè il suicidio sia un peccato, posto che in questo senso è l’utilizzo di un dono.

        • Certo uno puo’ donare dei soldi senza preoccuparsi di come vengono spesi , ma se il beneficato con quei soldi comprasse una pistola e si sparasse alla tempia ( o comprasse dell’ eroina e morisse di overdose, il che e’ lo stesso) penso che il benefattore rimarrebbe scioccato . O no? O a voi non importerebbe nulla se proprio coi soldi che gli avete dato voi, uno si ammazzasse ? Soprattutto se il donatore poteva immaginarsi che i soldi da lui donati sarebbero stati utilizzati cosi’ . Sareste tanto freddi e insensibili da dire: io gli ho fatto un dono, come poi l’ abbia utilizzato ,se ha comprato eroina, sono affari suoi non miei?

        • Il suicidio non è un dono, perché si può donare solo quello che si possiede: e noi non possediamo la nostra vita, infatti non ce la siamo mai data né guadagnata.
          In Pace

          • Non è il suicidio ad essere un dono, ma la vita che si è ricevuta e che (in teoria) essendo ormai nostra possiamo anche gettare.
            Non mi sembra una risposta logica. Anche il mendicante non si è dato i soldi, ne li ha guadagnati. Li riceve in dono, esattamente come si dice che vita sia da noi ricevuta in dono.
            Credo che la spiegazione, pur non sapendola, debba essere altra.

            • La vita non è MAI “ormai nostra”: non hai il diritto di distruggere una realtà non tua anche se ne hai usufrutto.
              Usufruisci quel che hai ma che non possiedi; possiedi quel che ti sei guadagnato o che ti sei dato, il che non è il caso della vita, per l’appunto.
              In Pace

        • La vita è, come esattamente affermi tu, un dono, e di quel dono ogni essere umano può farne quello che vuole:
          può infatti liberamente scegliere se “trasformare” la propria vita in “vita eterna” o in “morte eterna.

          • Possiamo desiderarlo, possiamo anche scegliere, ma non possiamo fare la “trasformazione”.
            Sola la Grazia divina lo può.
            In Pace

            • Hai perfettamente ragione:
              forse dovevo più correttamente scrivere
              … può infatti liberamente scegliere se lasciar “trasformare” la propria vita in “vita eterna” o optare per la “morte eterna ».

  10. Non sono d’accordo col topic.

    Anzi, per far capire le storture, le menzogne e le ipocrisie dell’UE provo a raccontare alcuni fatti che mettono in luce quanto questa UE crucco-centrica sia falsa, forte con i deboli e debole con i forti.

    Partendo dal ’93, anno in cui venne approvato il trattato di Maastricht, si nota che la Francia aveva un debito/Pil pari a circa il 45%, oggi la Francia sfiora il 100%. Quindi ha peggiorato di quasi il 55%.

    La Germania aveva un rapporto debito/pil di circa il 44%, dopo aver anche toccato l’80%, oggi ha un rapporto pari al 62% con un peggioramento del 18%.

    L’Italia nel ’93 aveva un rapporto debito/pil del 115%. Nel 2007 eravamo andati anche sotto il 100%. Purtroppo in questi ultimi 5 anni tale rapporto ha ripreso a crescere arrivando al 135%. Tuttavia dal ’93 ad oggi questo aggregato è cresciuto più o meno come quello tedesco, cioè circa del 20%, e molto meno di quello francese. Quindi in base a cosa lor signori ci accusano di non essere affidabili e spendaccioni?

    Inoltre tale crescita non è dovuta a spese pazze ma soprattutto al declassamento dei titoli italiani operato dalle agenzie di rating (sulla cui imparzialità ci sarebbe molto da dire…) che ci costringono a pagare ogni anno circa 70 mld di interessi sul debito. Che è la vera palla al piede del nostro paese. Ovviamente ci fossero gli eurobond queste uscite sarebbero molto minori, ma in quel caso saremmo meno ricattabili e meno proni alle follie degli « europeisti ».

    http://grafici.altervista.org/wp-content/uploads/Debito-pil-italia-e-altri.png

    I dati sull’avanzo primario, cioè la spesa pubblica senza considerare gli interessi sul debito, mostrano che l’Italia dal ’90 ad oggi è stato uno degli stati più diligenti se non il migliore.

    http://grafici.altervista.org/wp-content/uploads/Deficit-avanzo-primario-interessi-percentuali-pil-italia.png

    http://grafici.altervista.org/wp-content/uploads/Entrate-spese-pubbliche-percentuali-pil-italia.png

    Intendiamoci: l’avanzo primario è generato in primis dall’aumento della tassazione e qui hanno ragione i tecnocrati europei a chiederci di tagliare la spesa pubblica. Il fatto è che a loro non interessa quale tipo di spesa pubblica tagliare (produttiva o improduttiva), a loro interessa la quantità dei tagli, non la qualità. E qui hanno gravi responsabilità i governi italiani che non hanno mai avuto il coraggio di eliminare gli sprechi tagliando dove non occorreva: cioè Sanità e pensioni. Al di là di questo una nazione che per 30 anni fa registrare avanzi primari ho seri dubbi che ci sia mai stata. Tutto grazie all’abnegazione, alla pazienza, alla sopportazione ed alla tenacia del popolo italiano. Ebbene c’è qualche cane della commissione UE che abbia mai sottolineato questo? No. Per 30 anni siamo stati tra i più diligenti cittadini europei, nonostante ciò ci continuano a trattare come appestati e a negarci ogni aiuto. Inutile rivangare le recenti sortite delle due sgualdrine poste a capo della commissione UE e della BCE.

    Quindi discordo totalmente dalla linea del topic, perché un’Europa che esiste solamente per fare gli interessi della Germania (che se fosse stato applicato il Piano Morgenthau dopo la guerra oggi sarebbe in condizioni totalmente diverse) e che poi lascia nel guano chi ha bisogno, non è un’Europa, è un quarto Reich sotto mentite spoglie, altroché “perversione della nozione di solidarietà”.

    Ma tant’è, Simon è Svizzero e sono sempre stato scettico sulla convivenza possibile tra i popoli del Nord Europa e quelli del Sud Europa. Troppe differenze.

    Per me l’Europa come l’abbiamo conosciuta è finita con questa crisi.

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