Quaresivirus: Pensieri A Getto

Venerdì della terza settimana della Quaresima

Colletta: “Jejunia nostra, quaesumus, Domine, benigno favore prosequere: ut, sicut ab alimentis abstinemus in corpore, ita a vitiis jejunemus in mente”

Questa pandemia obbliga però a constatare che, forse, tra qualche giorno non sarò più di questo mondo o, peggio, che a causa del mio comportamento avrò trasmesso il virus a qualcun altro inconsapevolmente e allora la domanda, inevitabilmente, si pone: a cosa sono servito in tutti questi anni, tutto quello che ho compiuto è già scomparso o scomparirà in modo ineluttabile in un suo tempo molto, anzi troppo, breve. Va bene; mi sono (malamente!) sforzato di non fare cose (troppo!) cattive e di seguire il più docilemente (magari!) possibile i cammini che la vita concreta mi ha indicato. Però tutto questo a che serve? Nel senso cosa, di tutto questo, rimarrà scolpito nel marmo dell’Essere senza che non sia stravolto dai cambiamenti inesorabili della realtà? La risposta nel fondo del fondo già la conosco: un gran bel niente. Sono quindi, ontologicamente, un inutile.

Eppoi, tutte queste vite portate via dalla contagione “troppo presto” sembrano proprio morti inutili, perché si sarebbero potute evitare: il bello è che se consideriamo che una morte è inutile voleva dire che la loro vita era utile. Chissà: più utile della mia? Certamente, perché, per l’appunto, non mi pare che la mia vita sia estremamente utile, visto che nulla ne rimarrà, in fin dei conti. Certamente ci devono essere vite più “utili” della mia: quelle degli scopritori, degli scienziati, dei medici, dei politici, degli imprenditori, dei pensatori, dei grandi benefattori dell’umanità. Sarà, ma, a ripensarci bene, a me sembrano altrettanto inutili, nel senso che quel che fanno o hanno fatto è stato o sarà presto cancellato, annichilato, sorpassato dalla realtà che cangia ogni minuto, ogni secondo e che questo reale in fin dei conti permette il realizzarsi solo di quel che ne accresce l’entropia, lo spreco massimo di energia, il disordine, l’oblio. Qualunque decisione di azione è sempre libera, ma quelle che avranno un impatto sul reale saranno solo quelle che vanno nel senso di questa crescita di entropia fisica, biologica ed economica. Quindi anche gli “utili”, in fin dei conti, in quel che sono, sono inutili: se non fossero stati loro sarebbero stati altri. “Inutilitas inutilitatis, omnia inutilitas“.

Però….. grazie a questa pandemia e al confinamento sociale che ne consegue, al contempo che misuro la mia assoluta inutilità senza neanche lo specchietto alle allodole di “essere un persona utile” come l’hanno un medico o un’infermiera, un politico o un uomo delle forze dell’ordine, mi rendo conto, a ben guardare, che la natura è davvero bella: anzi il cielo, in questo primo giorno di primavera, è più puro del solito, non ci sono quasi più aerei, la nuvola di inquinamento giù nella valle è sparita, il mondo è al riposo (forzato) e tutto è più bello, le montagne, gli spazî , il ritmo della vita, il canto degli uccelli, l’umile lavoro nel giardino.

Ma guarda un po’, io, l’inutile ormai consapevole di esserlo, vedo il mondo più bello ancora, non sono io che scolpisco il reale ma è il reale che mi scolpisce, in questi giorni. La mia cosciente inutilità mi fa gustare l’utilità del mondo reale nella sua bellezza e qui trovo, finalmente, la mia ragione di essere, la più profonda, la più essenziale, la più estetica, quella che nessuno, salvo me stesso, potrà mai togliermi: lasciarmi prendere in mano dal reale, gustarlo e viverlo.

Non ci sono vite utili , ma solo vite inutili; non ci sono realtà inutili, ma solo realtà utili ma che lo diventano solo perché c’è chi c’è per lasciarsene impregnare ed agire di conseguenza. Essere portato dalla bellezza del Reale: lì è il solo, esistenziale ed essenziale, vero senso della vita.

Digiuniamo dall’utilità.

In Pace



Categories: For Men Only, Simon de Cyrène, Sproloqui

11 replies

  1. Perdona se esulo dal nucleo ma la confusione, la preoccupazione e lo sconcerto rendono la domanda incontenibile:
    Sono pensieri a getto “per assurdo” o è proprio letterale ciò che leggo?
    Non capisco e mi spaventa.

  2. Sarò emozionale e poco lucido in questo momento ma questa frase
    « Questa pandemia obbliga però a constatare che, forse, tra qualche giorno non sarò più di questo mondo »
    Cosa significa??
    Per l’amor di Dio rispondete vi prego

    • Tutto bene! Non ti preoccupare! 😉
      In Pace

      • Grazie.
        Ma scusa l’insistenza caro Simon.
        « Tutto bene non ti preoccupare » può voler dire molte cose (per alcune sante persone va sempre Bene nonostante tutto)…
        Oltre ad essere un po’ tardo sono anche molto ansioso, anzi io sono l’ansia incarnata. E una risposta così non risolve né dubbi né panico.
        Ti dico cosa ho capito:
        « Sono affetto da covid19 e potrei morire, ma va tutto bene non ti preoccupare ».
        Ti prego dimmi che ho capito male.
        Che è solo un enorme misunderstanding. Che sono solo un gigantesco idiota.

        Dire
        « ho già detto che va tutto bene »
        non vale.

        Perdona il tono e il naso negli affari che solo a te appartengono. Non esigo spiegazioni ma solo… le imploro, e se vorrai darmele te ne sarò grato.
        Scusa ancora

        • Non sono affetto di niente, che io sappia. Ma il pensiero di poter partire ad ogni istante è salutare come lo insegna NSGC stesso: e quel che viviamo aiuta.
          In Pace 🙂

          • Grazie grazie grazie.

            Mai stato più felice di essere così deficiente.
            Non può essere, mi dicevo, niente faceva presagire una cosa così, nei commenti a precedenti articoli è tutto normale, scrive tranquillamente sul blog; ma allora perché è scritto così? una maniera sottile e ispirata per comunicare una notizia tale? Un « semplice » pensiero a getto e nulla più?
            Oppure il contrario?

            Be’, panico e spavento. Grazie ancora.

            « Ma il pensiero di poter partire ad ogni istante è salutare come lo insegna NSGC stesso: e quel che viviamo aiuta. »
            Verissimo, come dice l’articolo.
            Personalmente la vivo purtroppo dicotomicamente.
            Vale per la mia morte, non per quella degli altri che amo.
            Detta in soldoni: se muoio io ok chissene, spero (e tento) di morire « bene ».
            Se muoiono mia moglie o i miei figli prima di me no, difficilissimo da accettare.
            Vena egoistica? Probabilmente sì

            Un abbraccio

  3. Sei vecchio.

    Abbiamo già superato la superstizione della vita per cui ci si debba interrogare sul significato e l’utilità della stessa, e questo anche gli atei sanno farlo.
    Sinceramente le domande che ti poni sono futili se le trasponi sull’Essere mentre di certo hanno senso ( per me no comunque perché me ne sbatto ) per te.
    Di per sè inoltre l’inutilità del creato fa il paio con la non risoluzione filosoficamente della materia prima. Difatti tertulliano diceva, saggiamente a mio dire, che DIO è anche “materiale”. E di certo qui si deve passare ad una metafisica non platonica né aristotelica.

    Ma il discorso è quel che è utile è utile se porta TE alla salvezza. Io ad esempio DIO SA’ che potrei e dovrei uccidere un innocente per salvarmi probabilmente e di certo questo o sarebbe un criminale punito od uno che si salva per ciò di questo, chi decide e chi parla dunque?

    Non c’entra nulla la disquisizione sulla nostra effimericità e limitatezza perché è un trasporre su DIO. Utili dunque perché…nessuno mai ha voluto rispondere alla domanda cruciale: perché DIO ha voluto creare? Perché è amore…BAH…Oltre le distorsioni di certi approcci, nessuno sà, ed è per questo che è proprio possibile l’ateismo o perlomeno il rifiuto, suppongo, e quindi la Libertà.
    Ciònondimeno DIO dirige tutto ( anche il male che di per sé non esiste ) e risolta la questione se si sia marionette o no che è già stata debellata l’utilità marginale è ricavata rispetto al resto dell’inutile, il creato stesso.
    Quindi quel che scrivi è falso: NON SIAMO INUTILI, il detto del Signore in senso ontico ha certo quel valore ma di per sé è solo un richiamo all’umiltà.

    Nel disegno di DIO , visto che superbamente tutti vogliamo ammettere da religiosi la nostra inutilità, dichiariamo morti inutili queste, ma anch’esse sono utili come utile è un cataclisma od una carestia e dunque lo sterminio. DIO ha agito sempre utilmente d’altronde, come chiunque respiri è utile di per sé…come il “male”…Dire che siamo inutili è dire che l’azione di DIO è inutile perché non può agire.

    Quanto è futile l’uomo che non crede che un fanculo determini stragi! La strage è come l’attesa dalla liberazione dall’Egitto. I rabbini dichiarano che le grida la accorciarono ma durò 400 anni. Ed il complicismo era un crimine altrui che fu in noi.
    Come diceva l’abbà Poemen: ” lasciati insultare, ti riproverano per quello che hai fatto molto prima o per quello che farai, dunque ringrazia”

    La natura è brutta.
    Pensa a come sarebbe se Adamo non avesse peccato. Ecco perché l’uomo è bello ancora, e Cristo per tali umani è voluto morire, diciamo per amore, ma non sappiamo perché, giacché potrebbe essere anche.

    Non che sia contro la riflessione sul reale ( io per contemplazione intendo altro , che proprio perché intendo camuffo e non saprò finché non risorgerò con DIO, e spero non per morire di nuovo ) naturale intorno a noi ma questo è banale.
    E’ utile a cosa? MA se dunque questo cosmo con noi deve essere trasfigurato come il beato Paolo scrive ebbene , cos’è l’inutile?
    Non voglio avvicinarmi al panteismo o panenteismo quindi sto zitto ma se i cristiani si interrogano ancora su questo è perché infondo NON IMPORTA.
    COSA IMPORTA? La beatitudine quindi Dio…quindi? NON IMPORTA. Fa lo stesso. Si deve superare anche questo.

    “Digiuniamo dall’utilità”

    Ovvio ma tanto difficile, anzi impossibile, ringraziando DIO, per questo invochiamo la Grazia. E che la conceda a chi ha il cuore ben disposto nelle traversìe, amen.

    • Ti ringrazio per questa tua reazione caro Daouda.

      Ovviamente, la riflessione fatta da me qui sopra era dell’ordine dell’estetico, in quanto, per l’appunto, mi pare vedere che la soluzione del problema dell’inutilità della creatura (e quindi del creato) si risolve solo nell’estetica che ci mostra la bellezza del Reale (al quale partecipa il Creato) quando contemplato da noi.

      Dio non è materiale in quanto è atto puro, nel quale non c’è nessuna minima parvenza di potenza, mentre la materia prima è pura potenza che, come sai, vuol dire che è “impotente” senza un atto primo che la metta in moto. La materia prima è intrinsecamente creatura e, da questo punto di vista concettuale, è proprio l’opposta di Dio: non per niente la lotta “cosmica” tra gli spiriti del male e quelli del bene consiste per primi ad impedire di passare dalla potenza all’atto mentre per i secondi è la realizzazione dell’atto, fin dall’atto della creazione stesso che ha luogo in questo stesso evo.

      Ragionare in termini di utilità, cioè cercare la ragione per la quale compiamo un atto e valutarne l’efficacia e l’efficienza, è dell’ordine della vanità: meglio accettare quel che chi si è avvicinato al Santo dei Santi, con il cuore (cioè con l’intelligenza) e con lo spirito (cioè con la carità effettiva), che sia cristiano oppure no, ha risentito in quanto esperienza estetica e cioè che Dio è aldilà dell’efficacia, ed è, in quanto appunto Atto Puro e Primo, pura e semplice gratuità. Le vie del Signore sono insondabili, e le dichiariamo misteriose,appunto in quanto non riconducibili alle nostre categorie di utilità: quel che il Signore fà è, per natura, semplicemente Bello ed il Bello è l’esperienza del Vero, cioè del Cristo, e del Buono, cioè dello Spirito Santo, nel Padre.

      Porsi la domanda del perché (nel senso del what for, oppure Wofür e non del why o del Warum) Dio crea appella ad una sola risposta possibile, perché è Bello che lo faccia, anche se inutile, perché è gratuito anche se non serve a niente: non c’entra niente essere cristiano oppure no, sia mi lascio portare dal Bello di poter ricevere il Reale ed in questo caso mi associo all’esperienza stessa del Divino, sia no e rimango materia informa.

      Ragionare in termini di utilità è proprio un ragionare che non può andare nella direzione di Dio, che è gratuità, ma è un modo di pensare che ci allontana da Lui in modo certo ed inequivocabile.

      Non importa, per utilizzare le tue espressioni, che si acceda alla beatitudine, ma è bello accedervi, in quanto lì è il vero ed il buono.

      Grazie ancora.

      In Pace

      • Prego Simon si era una reazione a getto, come di solito faccio ma non mi sembrava inutile ( ahahahh ).

        Il cristianesimo ( annotando che avevo scritto di voler parlare di Stirner ) è talmente paradigmatico e pleromico che potremmo giustificarne la natura prettamente egoistica e dunque , riflettendo sulla vanità di quel che è utile, ribaltando lo potremmo indicare come la massimizzazione dell’utile di DIO stesso oltre che per noi ovviamente.
        MA è il bello dei contrasti.

        In un certo senso volevo solo sviscerassi meglio quel che intendevi e concordo a pieno con le ultime tue frasi.
        Grazie a te

  4. Anni fa lessi un libro di Orwell poco diffuso, rispetto ai più famosi : « Sun soldo tra Parigi e Londra ».
    Se ben ricordo l’autore fece un esperimento « sociale », come si dice oggi. Si mise in strada a Parigi senza un soldo e con il solo recapito del suo editore, al quale ogni tanto faceva pervenire notizie (quando aveva soldi e modo per farlo). Lo scopo era vivere senza soldi, da barbone diciamo o con piccoli lavoretti occasionali , andando da Parigi verso Londra per circa un anno.
    Orwell alla fine del libro fa una considerazione molto interessante sul modo in cui venivano valutate le persone.
    Infatti egli arrivò alla conclusione che non l’utilità del lavoro ma la quantità del guadagno fosse il termine di paragone per la rispettabilità di una persona, secondo la mentalità del tempo. Il mendicante di strada guadagnava poco e quindi nella scala sociale era ultimo.
    Oggi è una considerazione scontata , vedendo che si arriva addirittura ad ammirare il ladro per la sua furbizia, a patto che sia ricco e non si faccia prendere, mentre l’onesto povero viene deriso.
    Ma la mentalità borghese di un tempo era evidentemente ancora piena di illusioni circa questi aspetti, aiutata probabilmente nel nord europa anche dalla riforma protestante, circa il « merito » che derivava dal guadagno.
    Ma Orwell, come oggi Simon e tutti noi, si rese ben conto che l’utilità effettiva di uno spazzino, di un infermiere, di una .badante, è in pratica infinitamente maggiore dell’organizzatore di eventi o dello stilista di moda, seppur questi ultimi guadagnino infinitamente più dei primi.
    A conferma di tutto questo oggi, come giustamente Simon evidenzia, tanti che si ritenevano basilari per la società sono a casa, mentre altri , con umiltà, fanno quello che è basicamenee necessario per la nostra sopravvivenza.
    Come non tornare , anche se ovviamente ha un significato diverso, all’ecclesiaste 1 (Qoelet) ?
    Cito solo la prima parte :
    « 1 Parole di Qoèlet, figlio di Davide, re di Gerusalemme.
    2 Vanità delle vanità, dice Qoèlet,
    vanità delle vanità, tutto è vanità.
    3 Quale utilità ricava l’uomo da tutto l’affanno
    per cui fatica sotto il sole?
    4 Una generazione va, una generazione viene
    ma la terra resta sempre la stessa.
    5 Il sole sorge e il sole tramonta,
    si affretta verso il luogo da dove risorgerà.
    6 Il vento soffia a mezzogiorno, poi gira a tramontana;
    gira e rigira
    e sopra i suoi giri il vento ritorna. »

  5. *il titolo era « senza un soldo tra Parigi e Londra »

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