Coronavirus: chiarimenti pastorali e teologici sulle nuove disposizioni per le parrocchie

La vicenda non è solo nota, è oramai trita: in questo delicato momento di storia della salute pubblica in Italia, moltissime diocesi del Nord Italia hanno diramato disposizioni per la gestione del culto di rito romano (noi abbiamo pubblicato integralmente quella di Bergamo) che possiamo tranquillamente definire “di quarantena”.
Ovviamente la decisione è entrata velocissima nel caotico tritacarne mediatico, rilanciata dagli stessi media con forza e molto spesso con poca consapevolezza di cosa questa decisione significhi per il fedele e senza per altro porsi le dovute domande implicite alle opinioni avanzate e naturalmente senza spiegazioni precise di sano valore catechetico per il popolo di Dio.

Forse anche per questo motivo tra i fedeli sono subito sorte dispute fra chi vede queste disposizioni come il minimo sindacale (se possibile da amplificare e allungare nei tempi) e chi come l’atto ufficiale che testimonia come i vertici della Chiesa siano oramai composti da vigliacchi atei senza fede e speranza. E i media, dicevamo, non aiutano: le discussioni nascono soprattutto in sede di testate giornalistiche e blog di informazione cattolici – prendete ad esempio un Avvenire o un tweet di Spadaro SJ e confrontateli subito dopo i toni degli articoli (o qui) della Bussola di Cascioli – e si amplificano sui social.

Eppure la faccenda è interessante poiché, al di là delle questioni di puro carattere sanitario o – peggio – politico, pone sul piatto una serie di domande fondamentali sul valore della messa, del culto e – centralmente – dell’Eucarestia. Per questo ci sentiamo sentiti in dovere di scrivere un articolo che vuole essere un vero e proprio atto di (in)formazione catechetica, che permetta cioè a tutti di riflettere bene sulla vicenda e ricevere del bene da questo momento particolarmente intenso.

Innanzitutto una premessa che è la stessa che tutti i medici del mondo stanno andando dicendo in questo momento: niente panico! Cristo, medico dei medici, per nome e per conto dei suoi sacerdoti, questo sta dicendoci: niente panico! Anche se le Chiese dovessero restare chiuse, magari fino a Pasqua o oltre, se l’eucarestia mancherà per una due o enne domeniche, mantenete la calma. Niente panico.

Una volta chiarita questa breve, ma spero chiara asserzione, veniamo a noi. Per non creare ulteriore disinformazione o scandalo, abbiamo pensato di domandare lumi a chi non solo è titolato per darli, ma ha anche la possibilità di gestire la messa privata e quindi di non farsi mancare l’Eucarestia: un sacerdote. E non un sacerdote qualunque, ma un predicatore domenicano, amante della Tradizione, ma al contempo giovane e sempre in lotta contro le “fake news cattoliche”: Padre Gabriele Giordano M. Scardocci OP; domenicano, scrittore de L’Isola di Patmos di Don Ariel, fondatore di Club Theologicum, autore di uno dei nostri synThesis nonché di una delle riflessioni più belle dedicate alla “quarantena” lette in questi giorni. La trovate qui.

Ed è da questo scritto che cominciato a parlare con Padre Gabriele, con una prima domanda diretta e come nostro solito provocatoria:

hai scritto un bellissimo articolo dedicato alla quarantena partendo dalle disposizioni delle diocesi, ma non ti è manco balenata in testa l’idea che le stesse potessero essere non solo criticate, ma addirittura lesive dei possibili diritti e doveri dei fedeli. Stai diventando ateo pure tu?

(Ride) Spiegati meglio.

Detta in parole povere e molto contemporanee: ascoltando certi fedeli, sembrerebbe che il non poter ricevere una eucarestia minerebbe un presunto diritto quindi… esiste o no un “diritto all’eucarestia”?

“Ma no, ma no; non esiste alcun diritto all’eucarestia tale per cui in caso venga meno questo diritto, il fedele può fare ricorso al Tribunale dell’Aia o peggio alla Santa Inquisizione”

Facci capire bene allora, generalizzando la tua risposta secca, ricevere l’eucarestia non è o no necessario per essere buoni cristiani? Come va letto il fatto che si può saltare il precetto domenicale in questo particolarissimo caso? E’ una resa della Chiesa al laicismo oppure è un diritto della stessa per la salvaguardia del suo stesso gregge?

“Dunque, si possono dare dei casi in cui buona norma di prudenza e di giustizia richieda di non ammettere delle persone ad una celebrazione dell’eucarestia. Penso nel dire questo, ai casi di missioni senza sacerdote. Pensa al Giappone, per decenni sono stati senza sacerdoti e pertanto non c’era nemmeno un presunto obbligo di dare l’eucarestia e nemmeno di partecipare alla messa. IN quesi casi infatti è possibile soltanto la liturgia della parola, che non è evidentemente la messa.
Dunque non è una resa al laicismo quanto finora applicato dalle Diocesi, quanto una scelta che la Chiesa come madre impone per salvaguardare il proprio popolo. Ti propongo un esempio classico: è come una mamma che può negare di preparare un piatto nutriente che rischierebbe di aumentare una malattia del figlio o di comprometterne la guarigione. Come va letto dunque questo fatto di poter saltare il precedetto domenicale? Semplicemente come una scelta prudenziale per evitare un possibile nuovo focolaio. Anche se avvenimento con basse possibilità, è bene essere prudenti”.

Faccio allora una domanda provocatoria ma che può allo stesso tempo rispondere a molte cose che ci sono sul piatto: allora che senso ha il precetto domenicale di assistere alla celebrazione dell’Eucarestia nei giorni, diciamo cosi, normali?

Allora, la domanda va posta meglio se mi posso permettere; provo a risponderti partendo da lontano. L’eucarestia, come dicevano gli scolastici medievali, è un sacramento dei vivi che – attento – non è indispensabile per la salvezza. Lo so che sembra assurdo, ma è cosi. D’altra parte pensa ad una persona che viene battezzata in punto di morte e non è in grado di ricevere l’eucarestia oppure per una malattia non può più deglutire e cosi via. Per questo è condannata?
Ora voglio farti però notare l’aspetto che accomuna questi due esempi fra i molti possibili: sono tutti casi straordinari! Per i tutti casi ordinari, in situazioni ordinarie, esistono i canali ordinari di ricezione della grazia, in particolare della grazia della presenza reale. Dunque il precetto domenicale aiuta nella vita quotidiana perché in quel momento non ci sono altri pericoli, legandolo al momento che ora stiamo vivendo, e dunque si può preservare sia la vita spirituale che la vita fisica”

Proviamo a mettere insieme gli elementi che finora abbiamo raccolto: non esiste diritto all’eucarestia, la Chiesa per prudenza può permettersi di non ammettere il popolo alla celebrazione eucaristica e per il cristiano l’eucarestia può anche non essere necessaria per la salvezza… Ma, allora, fammi capire… il popolo nella liturgia – che per molti è l’anima della vita cristiana – è inutile?

(tossisce)

Stai bene Padre?

“No, è che la domanda è davvero talmente ampia e complessa che mi stava venendo un vero e proprio colpo, tranquillo nessun coronavirus”

(ridiamo insieme)

“Seriamente, preferirei non risponderti in questo momento perché servirebbe una trattazione a parte. In soldoni, prendila cum grano salis, il popolo non è inutile! Il popolo è utile perché nel sacramento vi è la celebrazione unita del clero e del popolo di Dio, in cui i due sacerdozi, quello sacerdotale e quello battesimale comune – insieme – si uniscono al sacrificio di Cristo ed ottengono le grazie conseguenti, dovremo dire con Maritain: “distinguere per unire”. Ed è per questo motivo che esistono messe che non possono essere celebrate senza popolo e se non mi sbaglio anche le rubriche dichiarano esplicitamente di evitare di celebrare messe senza popolo se non è proprio necessario. E ricordo che anche una sola persona fa “popolo”! Ma davvero, la chiuderei qui per ora.

Quindi alla luce di quanto detto, come risponderesti a chi lamenta il fatto che se l’ epidemia va avanti per mesi potrebbe saltare la celebrazione della Pasqua e che la Chiesa cattolica appare prona ai decreti dell’ autorità civile perché i nostri pastori non credono più nella Messa, nell’ Eucarestia e nella preghiera, e pensano che chiudere le chiese e proibire le Messe sia come chiudere un bar o vietare il Carnevale di Venezia?

Divido la domanda. Personalmente mi dovrei informare nel caso l’epidemia arrivi fino a Pasqua e coinvolga il precetto di comunicarsi. Certamente però non ha nessun senso mettere sullo stesso livello il decreto civile di uno stato che chiede di sospendere della attività pubbliche (come le partite di calcio che per noi italiani forse è peggio della messa…) e quello della diocesi. Non è un abbassarsi. E non lo è perché in primis è la fede stessa a chiederci di obbedire alle autorità civili quando le stesse ci chiedono cose ragionevoli. È ragionevole o no che non si creino assembramenti durante un periodo di possibile contagio di malattie infettive? Direi di si. Per altro, prevengo la domanda, questa decisione di aderire a quanto precettato dall’autorità civile, non può mai essere additata da un fedele quale prova di perdita di fede nei confronti dell’eucarestia e degli altri sacramenti da parte di chi prende la decisione stessa. Per un motivo molto pratico: la fede è, concedimi la licenza poetica, un sentimento privato e personale che solo Dio può conoscere perfettamente. Nessuno può permettersi di dire che poiché vengono sospese le messe, dunque chi la sospende non ci crede poiché cadrebbe in giudizio temerario! Non è possibile dedurre da questa sospensione la mancanza di fede nella presenza reale in modo certo ed evidente! Noi dobbiamo attenerci al dato esterno e se in questa prospettiva vengono date delle logiche di ragionevolezza alle decisioni, ragionevolezza che ho già spiegato esistere, è scortese se non temerario arrivare a dire “tu menti”!
Concludendo non è un essere proni ad una autorità, bensì un accettare obbedienti un ragionevole decreto, che nulla toglie alla fede e nel contempo la rilancia con una azione buona che è l’obbedienza a ordini non contrari ad essa.

Alcuni si chiedono, anche alla luce della bassa frequentazione al sacramento eucaristico di oggi, se non sia una decisione troppo pesante. Nei giorni feriali sono aperti negozi di alimentari e uffici comunali e bar (per alcune ore), per quale ragione dovrebbero essere vietate ai fedeli le Sante Messe, che già in giorni di festa sono scarsamente frequentate, figuriamoci nei giorni feriali? Ti allargo anche la domanda perché ovviamente penso che da sacerdote tu debba dare assenso obbediente alle direttive: a tuo avviso il fedele può permettersi una critica alle stesse disposizioni?

“qui siamo nel campo minato. Criticare per dire che non si è d’accordo è naturalmente lecito. Anche a me è successo di non essere d’accordo con certe disposizioni alle quali poi ho aderito per obbedienza. Il problema oggi – e qui forse arriviamo al vero vulnus – non è arrivare a criticare una scelta amministrativa  o pastorale, magari ponendo anche delle giuste domande e obiezioni che il diritto canonico prevede, ma è arrivare subito al passo successivo in cui si dichiara infedele la Chiesa stessa a causa dei provvedimenti che si vorrebbe criticare.

Cioè, il problema è la mancanza di fiducia?

Esatto, diciamolo meglio: la mancanza di fede! Qui non si sta criticando per dati oggettivi, è palese. Per inciso vorrei vedere se nel Duomo di Milano nella feriale ci sono poche persone che si assembrano molto lontane fra loro. Qualcuno me lo può mostrare? E per tutti i giorni feriali? E se anche fossero 7 persone, siamo sicuri che non si possono passare fra di loro il coronavirus, anche se non è letale per loro o magari nemmeno porta alla febbre? Chi può dirlo con dati scientifici alla mano? Credo nessuno. E allora nessuno ora come ora si può permettere di criticare in modo oggettivo e razionale questo decreto. E il fatto che questa ovvietà, perché è una ovvietà se ci pensi, non risulti normale per il fedele di oggi è la palese dimostrazione della mancanza di fiducia di una autorità che il Signore stesso ha voluto istituire e darci. Non deve essere una fiducia cieca, certo, ma è una fiducia comunque basata sul battesimo, una fede come dicevo! E se manca questa credo sia inutile lambiccarsi su quanto la Chiesa abbia perso la fede, poiché è chiaro che in questo caso è abbastanza ragionevole pensare che il primo a non averla è il popolo di Dio o comunque chi critica pretendendo di conoscere il cuore dei chierici.

Proviamo allora ad elevarci da queste considerazioni di catechismo domenicale (che se però avessimo avuto, forse non ci sarebbe stato bisogno di questo scritto…). Rileggendo il tuo intervento sopra richiamato, ci chiediamo: primo, cosa ci insegna il panico che in questi giorni si è scatenato, anche a motivo di una campagna mediatica a dir poco incoerente che passava dal “non è nulla” al “chiudete tutto, odiatevi fra voi!” negli stessi articoli? E ancora, l’eventuale mancanza della virtù del coraggio come può essere combattuta per chi “vorrebbe crederci”, ma in cuor suo oltre a sentire il peso e la paura nel vivere questo momento, sente in più la vergogna di non sentirsi “cattolico” a causa della paura stessa?

Guarda, secondo me il coronavirus ci sta mostrando, ancora una volta, una cosa precisa: l’estrema polarizzazione che è presente nella Chiesa e, forse in misura maggiore, nel popolo di Dio. Perché? Perché si parla tanto della laicizzazione dello stato e delle persone e dell’ateismo altrui, ma la prima vera mancanza di fede la si riscontra fra le nostre fila. Come non si ha fiducia nel clero, allo stesso modo non si ha fiducia in Dio. Questo dico agli estremisti che esistono in questa Chiesa polarizzata, siano essi superstiziosi per cui Dio non permetterà alcun male ai suoi fedeli, o apocalittici senza speranza per cui è necessario mettersi in quarantena alimentare per fermare la pestilenza: non avete fede! Gli estremi, come al solito, si toccano! Da un lato ci sono i neopelagiani che non si fidano di Dio e si affidano ad assalti alla far west nei supermercati e dall’altro ci sono gli stregoni neocalvinisti per i quali fa tutto la grazia e chiedono di spalancare porte e finestre e celebrare messe e processioni che tanto Dio vedrà, approverà e manderà la grazia necessaria affinché nulla succeda. Niente di più fallace.

Praticamente la soluzione dei fedeli estremisti è: o faccio tutto io o fa tutto Dio.

Esattamente. E si toccano ahimé nella causa di queste azioni opposte: la mancanza di fede.
È la nostra responsabilità insieme alla grazia che ci rende corresponsabili del bene comune che, in questo preciso momento, è evitare che ci sia un’espansione del contagio e nuovi focolai di Coronavirus.
Perciò ecco la lezione: dobbiamo re imparare tramite il Coronavirus e questo momento di prova a credere. Solo questo: credere! E a vivere con responsabilità la grazia e la libertà che ci è data. E tu sai che grazia e libertà compartecipano alla nostra vita di fede.

Padre, possiamo dire allora che il Coronavirus si può leggere come uno dei modi di Dio di mostrare chiaramente all’uomo la grave mancanza di fede che oggi ci colpisce, derivata da un vivere il proprio percorso di fedeltà molto nella teoria e senza veri sbocchi nella pratica?

In un certo senso si. O meglio, ritengo che il Coronavirus sia un male da cui Dio trae il bene, uno dei modi insomma in cui, misteriosamente e a suo modo, Dio ci fa riscoprire la fede. Ecco la mia personale rilettura teologica.

Mi pare di capire che il rischio è di una fede ideale che non riesce a collimare con il reale, ma che entra sempre in competizione se non in collisione totale con esso.

Esattamente. E, se ci pensi bene, questo scontro fra fede vissuta (o da vivere) e vita reale è l’esatta antitesi di quello che è un vero percorso cattolico che un uomo dovrebbe sviluppare in questa vita terrena, qui ed ora. È triste capirlo di sé stessi, certamente, come lo è per l’uomo scoprirsi ogni volta caduto e peccatore.
Ma non possiamo indugiare nella tristezza, bensì ricordarci che Cristo ha vinto il mondo e, anche in questi momenti di crisi, la sua vittoria riempie la storia universale e quotidiana.
Dunque bisogna essere certi che, pian piano, tutto il popolo di Dio che a lui si affiderà giungerà a vivere questa fede “ideale” in modo concreto, poiché è Cristo la fonte della vera fede. Basta solo… fidarsi

Grazie Padre.

Ci mancherebbe. E buona Quaresima a te e a tutti i vostri lettori!



Categories: Attualità cattolica

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98 replies

  1. Credo che l’articolo su Breviarum, unito alle considerazioni molto opportune di Padre Scardocci, dia una visione assolutamente ortodossa della vicenda.
    Leggo che alcuni commentatori ancora si ostinano a confrontare questa momentanea impossibilità di accedere alla eucarestia con la situazione cronica e difficile di quei popoli che invece possono ordinariamente accedere alla eucarestia con cadenza mensile o addirittura annuale , facendo magari decine o centinaia di chilometri.
    Di fatto gli stessi che fino a ieri banalizzavano e di fatto minimizzavano il problema di queste popolazioni per accedere alla eucarestia con regolarità, oggi si sentono defraudati perchè per qualche giorno o settimana saranno loro a non poterlo fare, senza rendersi conto della differenza enorme tra i due casi. E’ come mettere sullo stesso piano chi fa la doccia tutti i giorni , e deve rinunciare per qualche giorno, e chi la fa una volta l’anno e chiede di farla un pò di più.
    Credo che Padre Scardocci abbia centrato assolutamente il problema, parlando di una mancanza di Fede , quando sostiene che il problema “non è arrivare a criticare una scelta amministrativa o pastorale, magari ponendo anche delle giuste domande e obiezioni che il diritto canonico prevede, ma è arrivare subito al passo successivo in cui si dichiara infedele la Chiesa stessa a causa dei provvedimenti che si vorrebbe criticare”
    Mancanza di fiducia nei Vescovi, e presunzione di diritti che diritti non sono , segno di una visione laicistica della fede, dove il fedele da (presenza, soldi, preghiere, etc etc) e pretende di ricevere (celebrazioni, attenzioni, etc etc).

  2. Ottimissimo (esiste in italiano?) articolo: grazie Minstrel e P. Scardocci O.P..

    In Pace

    • Basta appellarsi alla sempre spendibile “licenza poetica” e in italiano si può dire più o meno qualsiasi cosa😁😁

      Con affetto

    • Basta appellarsi alla sempre spendibile “licenza poetica” e in italiano si può più o meno dire qualsiasi cosa😁😁

      Con affetto

      PS
      Grazie Minstrel per questa bella intervista

      • la fede è, concedimi la licenza poetica, un sentimento privato e personale che solo Dio può conoscere perfettamente” : infatti dire che la fede è un “sentimento” necessita una buona dose di poesia, te lo concedo.

        In Pace

        P.S.: Ma, forse, c’è una soluzione e cioè che Minstrel è al nostro dominicano quel che Scalfari è a Bergoglio 😉

        • 😂 povero Minstrel.
          io, anche se scherzosamente, un po’ mi offenderei ad essere associato al “pessimissimo” Scalfari 😂

          Oggi sono poeta anch’io…

          • La sbobinatura originale dell’audio diceva “mettiamola così, poi possiamo sempre esplicitarlo meglio” poi ho avuto l’imprimatur con il mio “licenza poetica” anche per il fatto che ho fatto fretta al Padre per pubblicare.

            • Per farla breve, vediamo che dice il Compendio del Catechismo:

              “25. Come risponde l’uomo a Dio che si rivela?

              L’uomo, sostenuto dalla grazia divina, risponde con l’obbedienza della fede, che è affidarsi pienamente a Dio e accogliere la sua Verità, in quanto garantita da Lui, che è la Verità stessa.

              28. Quali sono le caratteristiche della fede?

              La fede, dono gratuito di Dio e accessibile a quanti la chiedono umilmente, è la virtù soprannaturale necessaria per essere salvati.
              L’atto di fede è un atto umano, cioè un atto dell’intelligenza dell’uomo che, sotto la spinta della volontà mossa da Dio, dà liberamente il proprio consenso alla verità divina. La fede, inoltre, è certa, perché fondata sulla Parola di Dio; è operosa « per mezzo della carità» (Gal 5,6); è in continua crescita, grazie all’ascolto della Parola di Dio e alla preghiera. Essa fin d’ora ci fa pregustare la gioia celeste.”

              30. Perché la fede è un atto personale e insieme ecclesiale?

              La fede è un atto personale, in quanto libera risposta dell’uomo a Dio che si rivela. Ma è nello stesso tempo un atto ecclesiale, che si esprime nella confessione: «Noi crediamo». È infatti la Chiesa che crede: essa in tal modo, con la grazia dello Spirito Santo, precede, genera e nutre la fede del singolo cristiano. Per questo la Chiesa è Madre e Maestra.”

      • Nel frattempo ricevo da Bergog… da Padre Scardocci OP ( 😛 )queste parole che trascrivo io poiché ha problemi a collegarsi in questo momento al blog.

        Gentile signor paolo, la ringrazio per la osservazione.
        Chiarisco che ho scelto questa dizione appositamente in via analogica, o poetica appunto, perché la definizione della fede come « actus intellectus, ex imperio voluntati, assentientis veritate divine a deo motae per gratia » era di difficile sintesi in una intervista che avrebbe letto anche chi non mastica nè il latino nè San Tommaso. In Domino

        Certo che se me l’avesse detta cosi, nonostante sia un novello Scalfari, avrei mantenuto il tutto anche solo per vedere “di nascosto l’effetto che fa”!
        Ovviamente avrei inserito – volente o nolente – erroracci di latino. Forse quindi il primo a cui Padre Gabriele ha pensato era… l’intervistatore. 😉

        • Certamente un atto intellettivo voluto da un’anima docile alla grazia.
          Penso che sul nostro blog lo potevamo scrivere così.
          In Pace

        • Traduzione da Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 28 (come riferito in commento precedente) di credere est “actus intellectus assentientis veritati divinae ex imperio voluntatis a Deo motae per gratiam” (San Tommaso, Summa Theologiae, IIª-IIae q. 2 a. 9):
          “L’atto di fede è un atto umano, cioè un [da questo punto la traduzione] atto dell’intelligenza [dell’uomo] che, sotto la spinta della volontà mossa da Dio [attraverso la grazia: “per gratiam”], dà [liberamente] il proprio consenso alla verità divina”.
          Comunque Scalfari finge di sapere il latino, fidatevi… 😉

        • Aspettate un attimo fermi tutti 😊

          Il mio (doppio e ri-postato/modificato) commento dove parlavo di licenza poetica era rivolto a Simon che chiedeva se ottimissimo esistesse in italiano.
          L’intento era, dato che è stranoto non essere madrelingua italiana, di “rassicurarlo” amichevolmente suggerendogli di appellarsi alla licenza poetica e, per stavolta, di fregarsene se esista o meno; tanto i primi a fare strame dell’italico idioma siamo noi stessi 😇.
          Piuttosto che rispondere alla sua domanda all’apparenza ironico-retorica (l’ho interpretata così perché immagino lo sappia bene) con un asettico e “professorale”
          – no non esiste – ho scelto di rispondergli con una mezza battuta sugli italiani (io in primis) che coprono gli errori simpaticamente appunto all’italiana: spallucce e un “eh vabbè dai licenza poetica”. Tutto qui, soltanto questo.
          Poi la tangente sulla licenza poetica presente nell’intervista al graditissimo p. Scardocci OP (non l’avevo proprio notata/registrata) non l’ho presa io. Successivamente mi sono limitato a sorridere per l’accostamento scherzoso a Scalfari.
          Mai mi permetterei di fare tali rilievi (né all’intervistatore né tantomeno all’intervistato).
          Non ho certo l’autorevolezza, la scienza/conoscenza e il ruolo di uno stimato e pregevolissimo Simon de Cirene o un Minstrel o tanti altri.
          So che quest’ultima può essere interpretata come una sviolinata o peggio… ma tant’è, la “mia” realtà è questa: un ignorante che sa di esserlo 😊.

          • Ahahhahaha meraviglioso misunderstanding! grazie della risata! 😉

            PS: a proposito di sviolinate, ma tu lo sai che un ignorante che sa di esserlo non è proprio un ignorante? 😀 😉

            • “PS: a proposito di sviolinate…”

              Eheheh, sul piano logico/semantico in effetti hai ragione😀.

              Ma, di cose, ora ne so due: la seconda è che d’ora in poi mi converrà quotare le frasi dei commenti altrui😅.

          • A me mi piace un sacco cioè la tua precisazzione no cioè… 😉

            p.s.

            A parte gli scherzi: so che Simon vive in Svizzera… ma non è di madrelingua italiana? Giuro che non me ne erono accorto, eppure sono mesi che leggo il blog… questo per dire come mi sto rincretinendo (però l’italiano lo scrive benissimo, dai, non ditemi che tutti quelli che non lo conoscono se ne erano accorti… 😉 ).

            • In effetti lo si capisce giusto solo da alcuni francesismi che a volte sono capitati (penso ad esempio un “giocare al pianoforte” di qualche tempo fa). Ma son rari casi che vengono a volte gestiti con correzioni rapide ed indolori postume. Tutto questo per rassicurarti: non ti stai rincretinendo! 😉

            • “A me mi piace un sacco cioè la tua precisazzione no cioè… 😉”

              Buahahah
              Parenti a Cagliari? Sembra di sentire il mio vicino (o me stesso 😆).

              Su Simon hai perfettamente ragione, io lo so soltanto perché Minstrel lo fece notare anni fa sul blog del prof Enzo Pennetta a un signore che lo corresse (per un errore che tra l’altro non fece poiché esiste l’eccezione del caso). Come Minstrel confermo, nessun rincretinimento. Se non te lo dicono non si nota, anzi… fa le scarpe a una moltitudine.

              • Ne approfitto per fare le mie scuse a Simon per aver completamente glissato il contenuto del suo commento delle 11:22 (che ho capito solo dopo il disvelamento dell’equivoco) ed aver fatto lo stupidotto sul post scriptum del medesimo.
                E a Minstrel per la perdita di tempo data dal pubblicare miei commenti ormai totalmente off topic.
                Pardon

          • In fin dei conti la colpa è tutta mia e me ne scuso.

            Infatti, leggendo il testo, quel punto “poetico” della fede come sentimento mi aveva letteralmente fatto rizzare i capelli sulla testa, ma non avevo detto niente per non cominciare a tagliare i (rimanenti) capelli in quattro.

            Però quando ho letto il commento di Paolo il mio spirito era sempre fissato su quella frase della licensa poetica sulla fede (e non ho neanche più fatto il legame con il mio “ottimissimo”) ed, erroneamente, ho voluto mostrare il mio essere d’accordo …. su qualcosa al quale egli non si riferiva.

            Tutte le mie scuse a … tutti!
            In Pace

            • Ma di che! Ti dirò Anzi che ieri sera io e padre Gabriele eravamo anche già sul piede di guerra in caso di eventuali dispute molto accese che potevano venirsi a creare, se il risultato è che la disputa più accesa È su una licenza poetica direi che il lavoro sull’argomento centrale l’abbiamo gestito bene. 🙂
              Certo, tutto può ancora succedere, ma soprattutto la fiducia che ho posto nei nostri utenti per ora è stata ben riposta. Quindi grazie a tutti voi ancora

  3. @minstrel

    1) Grazie per aver posto all’ottimo padre Scardocci, che ringrazio sentitamente, l’interrogativo che mi pongo anch’io:

    “Nei giorni feriali sono aperti negozi di alimentari e uffici comunali e bar (per alcune ore), per quale ragione dovrebbero essere vietate ai fedeli le Sante Messe, che già in giorni di festa sono scarsamente frequentate, figuriamoci nei giorni feriali? Ti allargo anche la domanda perché ovviamente penso che da sacerdote tu debba dare assenso obbediente alle direttive: a tuo avviso il fedele può permettersi una critica alle stesse disposizioni?”

    Risposta: “Il problema oggi – e qui forse arriviamo al vero vulnus – non è arrivare a criticare una scelta amministrativa o pastorale ma è arrivare subito al passo successivo in cui si dichiara infedele la Chiesa stessa a causa dei provvedimenti che si vorrebbe criticare.”

    Sottoscrivo.
    Quindi, come ho sempre affermato, in materia certamente opinabile quale è la congruità delle disposizioni emanate dall’ordinario con riferimento a un’emergenza sanitaria è lecito fare osservazioni, con spirito sincermente filiale e senza dare scandalo, ovviamente evitando di trarre da eventuali perplessità personali sul tema la conclusione che il tal Pastore sia un cattivo Pastore che sta danneggiando il gregge ecc. (ci mancherebbe che qualcuno dia del cattivo Pastore al Vescovo che assume provvedimenti precauzionali quali quelli – qui riportati – decretati dal Vescovo di Bergamo, i quali, come ognuno può constatare, sono di puro buon senso, atteso l’incombere acclarato di non lieve minaccia alla salute pubblica!)

    Proseguo con la risposta del padre: “Per inciso vorrei vedere se nel Duomo di Milano nella feriale ci sono poche persone che si assembrano molto lontane fra loro. Qualcuno me lo può mostrare? E per tutti i giorni feriali? E se anche fossero 7 persone, siamo sicuri che non si possono passare fra di loro il coronavirus, anche se non è letale per loro o magari nemmeno porta alla febbre? Chi può dirlo con dati scientifici alla mano? Credo nessuno.”

    Verissimo.
    Ma annoto che la disposizione che vieta il concorso di popolo alle Sante Messe feriali è la medesima che stabilisce che le chiese restino aperte solo per la preghiera personale, il che significa che nel mio paesello (e in tanti altri come il mio) alla Santa Messa feriale partecipano 7 persone ed è possibilissimo, anzi certo che in questi giorni 7 persone si ritrovino in chiesa contemponeamente per la preghiera personale. Palese incongruenza.

    Il che non toglie – ribadisco ancora e ancora, a scanso di penosi equivoci – che l’ordinario del luogo abbia fatto bene a diramare le disposizioni che ha diramato, considerando che in queste circostanze, in cui ne va della salute pubblica, è ragionevole applicare misure precauzionali severe.

    2) mille grazie a minstrel e al giovane e valentissimo padre Scardocci per l’ottimo servigio formativo e informativo, assai utile in queste frangenti inquieti, in cui è normale che si affaccino dubbi e perplessità.

    Buona quaresima di conversione a tutti!

  4. Grazie mille di questo articolo misurato e utile.
    Il problema, che senz’altro deriva da una fede fiocca, è quello di sempre, il tramonto del buon senso e del senso della misura, per cui ogni ad ogni evento si reagisce emotivamente, si cede all’isteria, di qualunque colore.
    Basterebbe invece affidarsi, come un bambino appena svezzato tra le braccia di sua madre…
    Buona Quaresima a tutti!

  5. Domanda: “Cioè, il problema è la mancanza di fiducia?”
    Risposta: “Esatto, diciamolo meglio: la mancanza di fede!”.
    E ci voleva il corona virus per scoprirlo?
    Molti sui blog cattolici si lamentano e si chiedono perché non si organizzano incontri di preghiera, non si facciano suppliche alla Madonna o processioni come si faceva un tempo. Qualcuno fa riferimento addirittura all’atmosfera religiosa ben presente durante la peste manzoniana per imbastire improbabili paragoni e non si rende conto che queste manifestazioni, quando avvengono ai giorni nostri sono per lo più manifestazioni folcloristiche che nulla c’entrano con l’aspetto religioso o votivo.
    Il perché di tutto questo? La ragione è piuttosto semplice: per la stragrande maggioranza delle persono la “fede” è quella che si mette al dito e nient’altro

    • https://torino.repubblica.it/cronaca/2020/02/26/news/il_vescovo_di_torino_messe_vietate_ma_c_e_piu_gente_nei_supermercati_che_nelle_chiese_-249598253/

      ” I supermercati sono molto più pieni delle chiese durante le messe in settimana. I centri commerciali possono aprire le porte, le chiese no. Un fatto che ci deve far riflettere. “Non voglio fare polemica, capisco che la gente ha bisogno di comprare la frutta, la verdura e la carne. E deve avere il diritto a muoversi. Però non vorrei che passasse un concetto che è sbagliato. Non vorrei che il supermercato o il bus venga considerato come un servizio essenziale, mentre la messa venga considerata come un di più. Se c’è bene, se si può fare bene, altrimenti pazienza. Non è così. Me lo sono sentito dire da diverse persone in questi giorni, fedeli e no”.

      Caro Mario ti assicuro non è certo per quelli che la fede se la mettono al dito che la mancanza di Santa Messa sarà un problema . Come dice l’Arcivescovo Nosiglia di Torino rischia di passare il messaggio. supermercati e mercati aperti si’, perche necessari, la Santa Messa no perchè non necessaria.
      Il virus poi andrà avanti fino a primavera inoltrata , maggio giugno., secondo le previsioni dei virologi.
      Voglio proprio vedere la gente saltare le cerimnonie della Settima Santa e Pasqua e magari anche Pentecoste. Ci organizzeremo in qualche modo, andando a Messa a chilometri di distanza o alla Messa della Chiesa Ortodossa ( che NON chiude) . Ma questi vescovi e questa gerarchia ben felice di adeguarsi alle norme dei governatori delle regioni, senza capire neppure il perchè delle proteste dei fedeli, sarà sentita ancora più lontana ed autoreferenziale dai fedeli, i quali anche una volta che ricomincino le Messe nelle Parrocchie potrebbero anche non farsi vedere più . Ci hanno pensato i reverendissimi vescovi igienisti??
      gia le loro pecorelle si assottiglianno di anno in anno, vogliono dare il colpo di grazia?

      • Un plauso a mons. Nosiglia, che ha colto appieno il senso delle mie piccolissime osservazioni sulle incongruenze di alcune disposizioni.

  6. VERGOGNA!!!
    Non capite la vera ragione della Messa senza il popolo:
    il COVID-19 è mortale soprattutto per le persone anziane, ed i nostri sacerdoti sono in maggioranza anziani…

  7. Oggi mercoledì delle ceneri ci ricorda che siamo cenere e che torneremo cenere. Nel frattempo e’scritto chi vorra’ salvare la propria vita la perdera’ .
    chi come i Martiri di Abitinia o come i sacerdoti che in tempo di peste e di calamita’ portavano l’Eucarestia agli ammalati ,rischiera’ la propria vita la salvera’. E non si tratta di simboli e metafore ma di realta’. Realta’ a cui non siamo piu’abituati a credere “sine glossa”

    • A Milano riaprono i bar , che erano stati chiusi solo dopo le 18,per la protesta Di proprietari e clienti, e il sindaco Sala chiede a gran voce di riaprire i musei perche’ la “cultura e’vita”.
      Nessun segno di vita invece per la ripresa delle Sante Messe dalla Curia , che persiste trincerata donabbondiescanente dietro una burocratica e zelante applicazione di norme esagerate e dettate dal panico.. evidentemente la Messa non e’”vita”come i bar e i musei.
      Sine Dominica possumus, ma sine movida ed aperitivo no.

      • Gian Piero chissa perche’ ma ho la sensazione che, se al posto dei sacerdoti in tempo di peste ci fossi stato tu, ti saresti murato vivo in casa pur di non avvicinarti ad un appestato!
        Evidentemente non hai proprio capito il senso dell intervista di padre Scardocci ed ancora insisti sul giusto/sbagliato e sulla inopportuna , quanto anticattolica, chiamata allo pseudo-martirio (altrui ovviamente), nonostante ti sia stato dimostrato che la storia del cattolicesimo è piena di situazioni dove i vescovi hanno chiuso le celebrazioni per salvaguardare il popolo.

      • Scusami, GianPiero, ma sei proprio nell’esagerazione assoluta e distaccata dalla realtà terrestre e celeste,

        Di vitale nella vita c’è solo mangiare, bere, proteggersi, lodare il Signore.

        Andare a messa non è vitale, e comunicarsi non è vitale se questo non è possibile e non discende da una cattiva volontà di non volere obbedire ai comandamenti della Chiesa.

        Non mangiare e non bere invece è criminale se non lo si fa per eccesso: quindi fare le compere è vitale, lavorare pure, guadaganre di che vivere, invece, pure.

        Restiamo concreti e a-ideologici, per favore.

        Preghiamo di più.

        In Pace

        • Molto bene, ho capito cosa e’ vitale secondo voi è cosa non e’ vitale.
          Molte cose ora mi sono chiare . Mi dispiace aver perso tempo su questo blog .
          Che si dice” cattolico” . . Figuriamoci chi non si dice cattolico se i cattolici sono scesi a questo livello . Ma naturalmente voi pensate che sbaglio io, ognuno rimane delle proprie opinioni.
          Buona amuchina a tutti !

          • Portiamo pazienza, obbediamo ai Pastori, ogni eventuale sacrosanta doglianza sia espressa non nella mormorazione stizzosa ma in spirito di obbedienza filiale e direttamente ai legittimi Pastori, si evitino trasgressioni scriteriate tipo “messe carbonare”, Dio non gradisce la disobbedienza ai Pastori, desidera obbedienza non servile (sincera, leale, non ottusa, capace di esprimere con parresia e senza creare scandalo perplessità cristianamente motivate).

            Alcuni Vescovi stanno pronunciando parole di saggezza che auspico si concretino in provvedimenti altrettanto saggi:

            https://m.famigliacristiana.it/articolo/nosiglia-e-moraglia-supermercati-aperti-messe-sospese-perche-.htm

        • Mi ricordo un sacerdote adesso in pensione che pochi anni fa a San Donato Milanese faceva recitare ai fedeli alla fine della messa qualcosa del genere: “Senza domenica non possiamo vivere!”
          Io non penso che ci sia in generale un atteggiamento di pretesa verso la celebrazione della messa per i fedeli, ma un senso di disagio considerando che tutte le sospensioni di attività sociali sono state prese in base alla più spiccata emotività, a macchia di leopardo e di dubbia efficacia.
          La Chiesa si è subito auto-ritirata prima ancora che le autorità lo chiedessero (ricordo che le regioni non possono chiedere nulla alla Chiesa e che i decreti del governo, che, ondivago ha recentemente criticato molte chiusure decise a livello locale, sulle chiusure stanno entrando in vigore solo adesso) e in zone solo contigue ai focolai senza nessun contagio conclamato in corso.
          Se solo il rischio di un possibile contagio basta a sospendere la celebrazione delle messe, allora queste non riprenderanno per mesi? Spero si tratti di uno scherzo…

  8. mi permetto un piccolissimo appunto: negli ultimi decenni, con la riduzione al minimo del digiuno eucaristico (una delle decisioni di San Paolo VI che non riesco proprio a comprendere), con la scomparsa della coscienza che bisogna comunicarsi in grazia di Dio, dopo un’adeguata preparazione, con l’adeguato rispetto etc una parte consistente del Popolo di Dio ritiene che non solo sia suo diritto, ma addirittura sia suo dovere, di comunicarsi ogni Domenica (se non ad ogni Messa)
    il risultato è che vede come una violazione dei suoi diritti l’essere privato per una domenica della Messa; ovviamente dei diritti di Dio e del rispetto per la salute del prossimo se ne fregano altamente

    la reazioni a questi provvedimenti dovrebbero farci riflettere se il Popolo Cristiano è stato catechizzato bene e spronarci a fare meglio, oltre a spronare a diffondere tra i fedeli la preghiera personale

    • Quello di considerare il Comunicarsi un diritto, prescindendo da un rigoroso vaglio interiore per acclarare se non si è commesso peccato grave e quindi se ci si trova in stato di indisposizione a rivecere il Santissimo, è un malcostume di questi decenni, cagionato da crescente diffusione di insipienza e impreparazione teologiche e pastorali del clero; malcostume che va sempre più aggravandosi e che, a onor del vero, il lassismo favorito dell’attuale pontificato non ha fatto che peggiorare grandemente. La Santissima eucaristia non è cibo per tutti indiscriminatamente, ma solo per coloro che sono in grazia di Dio.

      Chi si Comunica sapendo di aver commesso peccato grave e senza premettere Confessione sacramentale per la remissione del peccato offende gravemente Cristo e pertanto non ricava alcun giovamento alla salute della propria anima, anzi si macchia di altro peccato grave che mette a repentaglio la sua salvezza eterna.

      • non è mai visto questo rigorismo neanche sotto Benedetto regnante, anzi, nella mia diocesi i primi ministri straordinari della Comunione sono arrivati proprio in quel periodo
        semplicemente c’è stato un lento degrado continuo del rispetto verso la Santissima Eucarestia, che è iniziato prima del Concilio e va avanti imperterrito

        • Il degrado nel rispetto non viene dal nulla, è motivato da clero sempre più scadente spiritualmente che alleva fedeli sempre più spiritualmente scadenti.
          Quanto ai pontificati, quelli di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI promuovevano indubitabilmente il debito rispetto al Santissimo, i loro documenti parlano chiaro.
          D’altronde i Papi non sono onnipotenti: se il Papa è un santo ma il Vescovo è scadente, la diocesi deperirà. Se a quel Vescovo succede uno altrettanto scadente, il deperimento continuerà (tanto più che un Vescovo scadente porta scadimento nei seminari e ordinazione di preti pochi e mediamente scadenti…e se i preti sono scadenti alla lunga lo diventano pure i laici).

          • il problema è che non bastano i documenti che promuovono, ci vogliono azioni serie e decise
            prendiamo un esempio: Benedetto XVI aveva iniziato a dare il SS.mo Sacramento solo in ginocchio e sulla lingua, e aveva anche parlato più volte dell’importanza di inginocchiarsi davanti a Cristo presente nell’Eucarestia; però cosa è stato fatto di tangibile per promuovere questa buona prassi? quando ho provato a proporlo in parrocchia in quegli anni mi hanno riso in faccia e risposto che non si poteva far durare troppo la distribuzione della Comunione…
            (per inciso, il rispetto verso l’Eucarestia non dipende solo dalla distribuzione in mano, ma anche da tutta una serie di cose come la scomparsa del digiuno eucaristico, l’inflazione di messe festive, la scomparsa del culto e delle devozioni verso l’Eucarestia etc)

            poi il popolo ci gode ad avere un clero scadente che non chiede più di tanto, e il clero ci gode in popolo scadente che non chiede più di tanto: è una perversa relazione simbiotica

            • Hai tutto il diritto di ricevere la Santa Comunione in ginocchio e in bocca, e puoi far valere tale diritto.

              Vedi Istruzione “Redemptionis Sacramentum”, nn. 91-92

              “Non è lecito negare a un fedele la santa Comunione, per la semplice ragione, ad esempio, che egli vuole ricevere l’Eucaristia in ginocchio oppure in piedi.

              Benché ogni fedele abbia sempre il diritto di ricevere, a sua scelta, la santa Comunione in bocca [Cf. Missale Romanum, Institutio Generalis, n. 161], se un comunicando, nelle regioni in cui la Conferenza dei Vescovi, con la conferma da parte della Sede Apostolica, lo abbia permesso, vuole ricevere il Sacramento sulla mano, gli sia distribuita la sacra ostia. Si badi, tuttavia, con particolare attenzione che il comunicando assuma subito l’ostia davanti al ministro, di modo che nessuno si allontani portando in mano le specie eucaristiche. Se c’è pericolo di profanazione, non sia distribuita la santa Comunione sulla mano dei fedeli [Congr. per il Culto Div. e la Disc. dei Sacram., Dubium: Notitiae 35 (1999) pp. 160-161]”

              http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/ccdds/documents/rc_con_ccdds_doc_20040423_redemptionis-sacramentum_it.html

    • @minstrel

      Sì, condivido la perplessità, non ti ci mettere però anche tu a far polemica, ti prego 😉

      Scrivo qui quello che ho scritto altrove, cercando di andare oltre le polemiche in spirito costruttivo e rispettoso anche delle legittime perplessità di molti:

      Senza dubbio il divieto di partecipare alla Santa Messa va spiritualmente “ruminato”, acuendo in noi la pungente e salutare consapevolezza che il Santo Sacrificio è

      1) dono non rivendicabile come si rivendica qualcosa di dovuto, giacché il dono in quanto tale non è dovuto

      2) dono non di dozzina, non di trascurabile valore, ma irrinunciabile e incomparabilmente vitale, perché ci è largito da Cristo, unico nostro Signore e Salvatore, per la nostra salvezza integrale (senza il dono di Cristo, siamo irrimediabilmente perduti e dannati).

      Tutto ciò deve certamente farci riscoprire e rigustare la indicibile preziosità del dono eucaristico e, con ciò, deve rinfocolare il desiderio di potervi prendere parte appieno, ossia il desiderio di abbracciare, liberi alfine da recidive renitenze idolatriche, una sequela totalizzante di Cristo, nostro tutto, che nel Suo Santissimo Sacrificio si dona totalmente a noi e al cui totale dono di sé si può solo corrispondere con la totale consegna di sé a chi è al contempo dono e donatore.

      Proprio la pungente consapevolezza che ogni salutare anelito di un cuore genuinamente cristiano termina in Cristo che, nel Santo Sacrificio, dà la vita per darci la vita giustifica ogni pio, filialmente devoto auspicio che la non ordinaria privazione che stiamo patendo non ecceda la misura di una ragionevole necessità, e presto si possa partecipare di nuovo, con ardore accresciuto dall’attesa,
      alla Santa Messa che è bensì dono sommamente gratuito e non rivendicabile, ma dono che Cristo, con mirabile divina magnanimità, si è degnato di gradire che a tutti si offra perché tutti vi attingano appieno.

      Buona santa quaresima a tutti, soprattutto agli infermi e agli afflitti nel corpo e nello spirito.

    • Minstrel forse non avevi letto questo che avevo linkato qualche giorno fa…

      https://www.lanuovabq.it/it/coronavirus-la-pastorale-igienista-tra-sciacallaggio-gesuita-e-vescovi-che-pregano

      super bho…

      • Ha ragione Alessandro, non abusiamo della pazienza altrui anche se lo spazio qui è “nostro”. Entriamo in una quaresima anche nello stile 😉

  9. http://www.papaboys.org

    Comunicato dei Papaboys: ‘Ribellatevi alla chiusura delle Chiese’.
    Andate a suonare il campanello al parroco e ai vescovi!

    E’ una vergogna senza fine chiudere le Chiese, adesso basta!

    Ma dove siamo finiti?
    Supermercati aperti, pub aperti, discoteche e locali aperti e chiese chiuse? Il sogno che il diavolo propone attraverso il grande inganno del Coronavirus, ha fregato molti Vescovi italiani!
    Le Chiese devono stare aperte! Senza Eucarestia come può vivere una comunità?

    Le immagini dei Vescovi che celebrano da soli sono irreali, è l’ora di riaprire le Chiese: andate a suonare ai campanelli delle canoniche e delle curie e svegliate, per cortesia, preti e vescovi anestetizzati dalla paura! Coronavirus, mentre l’Italia cerca di ripartire, si registrano i primi contagi in Europa Coronavirus, mentre l’Italia cerca di ripartire, si registrano i primi contagi in Europa

    In quasi tutto il Nord Italia sono state sospese le celebrazioni religiose, nonostante mercoledì inizi la Quaresima. I vescovi di città importanti come Milano, Torino, Verona, Venezia hanno deciso di evitare possibilità di contagio tra i fedeli cancellando le messe quotidiane, spostando i battesimi e dando rigorose disposizioni per matrimoni e funerali, ordinando che si svolgano davanti a pochissime persone.

    Cancellate anche le benedizioni pasquali nelle case, gli incontri di catechismo, gli oratori pomeridiani dedicati ai bambini. Molti hanno lodato queste decisioni, che invece sono state duramente contestate da personalità e gruppi cattolici.

    Ecco, noi dei Papaboys siamo tra questi!

    Fonte: Papaboys

    • https://www.uccronline.it/2018/12/06/giappone-il-cristianesimo-perseguitato-si-preservo-grazie-al-rosario-la-scoperta-di-un-rotolo/
      Fonte: quei papaboys di uccr

      PS. Grazie Gianpiero per il link. Come si è detto nell’articolo è possibile criticare ogni scelta pastorale amministrativa, ma nello stesso articolo faccio notare che Padre Gabriele ha sottolineato “poi però ho obbedito”, non “ho disobbedito facendo pure casino”. Poi son scelte eh…

      • Leggendo rapidamente i titoli (non ho tempo per i contenuti or ora) mi sembra che vi sia una concezione modernista dei sacramenti: è con questa falsa concezione di “grazia dovuta” che si sviluppano le teologie marciastre che hanno seviziato durante il pseudo-sinodo amazonico e che seviziano nell’altro pseudo-sinodo germanico!

        Comunque buona notizia fresca fresca di ieri: a causa del coronavirus la messa sacrilega prevista oggi nella cattedrale calvinista di San Pietro a Ginevra è stata cancellata, almeno per ora.

        in Pace

  10. Va bene sospendere le celebrazioni in questi giorni prudenzialmente per comprendere la situazione (anche se magari sarebbero bastate delle precauzioni), ma ora che la situazione è più chiara non è il momento di riaprire le messe ai fedeli in tutte quelle zone in cui non ci sono focolai e in cui quasi tutte le attività sociali sono riaperte? La messa è proprio la prima cosa a cui si può rinunciare senza problemi?

    • https://www.lastampa.it/cronaca/2020/02/29/news/se-per-battere-la-paura-del-contagio-da-coronavirus-si-mettono-in-ginocchio-le-nostre-chiese-1.38530058

      Andrea Riccardi, che non è certo un “conservatore”, fa pubblicare un articolo sulla Stampa di Torino in cui si dice preoccupato dalla facilità con cui si è rinunciato a celebrare la messa per i fedeli, si capisce quindi che questa sensibilità non è un problema di “corre ti” all’interno della Chiesa…

      • Infatti la cosa piu’ triste e’ la facilita’ con cui i sedicenti fedeli cattolici in genere, tranne eccezioni, hanno accolto la notizia che le Messe erano abrogate fino a data da destinarsi. Le persone a Milano con cui ho parlato , fedeli cattolici, erano quasi sempre incavolate per chiusura scuole( dove li metto i bambini? Mi tocca pagare una baby-sitter), per la chiusura dei Musei e della Scala ( ma insomma avevo pagato il biglietto per il Trovatore..) , per la chiusura dei bar dopo le 18, non ho trovato nessuno che si dicesse dispiaciuto , amareggiato, angosciato, per la chiusura delle Messe. Anzi con qualcuno con cui ho cercato di sollevare il problema mi ha risposto : ma le Messe sono l’ ultimo dei problemi.
        Radiografia impietosa di una societa’ : la Teologia puo’ spiegare teoricamente la giustezza dei provvedimenti presi, ma voi cari teologi di Croce- Via come spiegherete questa indifferenza alla Santa Messa , sia dei pastori che dei fedeli, che il Coronavirus ha messo in luce? Come spiegherete questa societa’ ’ Post-cristiana? Le vostre categorie logiche mi sa che falliscono di fronte all’ evidenza che detto in parole povere: della Santa Messa ormai non importa piu’ niente a nessuno, e’ un optional che ci puo’ essere o no, se non c’e non cambia nulla.

      • @Ugobagna

        premesso che sono d’accordo con Riccardi solo limitatamente a quelle affermazioni che collimano con quanto ne ho finora scritto su questo blog, non ti sfugga che Riccardi è un politico scaltrissimo.

        Come mai si produce oggi in una invettiva contro le note restrizioni pubblicata su un quotidianom laicista?

        Non solo perché non gli garbano in sé, ma anche (soprattutto?) per una questione di (bassa? diciamo non altissima) politica ecclesiale e di interesse personale.

        Notoriamente la CEI è completamente appiattita sulla sinistra (basta leggere Avvenire…). Ma la sinistra sta colando a picco (se si votasse oggi il centrodestra dilagherebbe). Riccardi (per l’interesse proprio, della influente comunità di Sant’Egidio e degli alti prelati che ne sono espressione) sa tutto ciò meglio di me e non ha nessuna intenzione di colare a picco pure lui legandosi mani e piedi alla linea della CEI.

        Da politico scaltrissimo, ha dunque colto al volo l’occasione di marcare la propria identità rispetto alla CEI (e facendo quello che alla sinistra – e alla CEI – non riesce più: intercettare, e farsene portavoce, gli umori profondi degli italiani, in questo caso il disagio di tanti – credenti più o meno tiepidi – ai quali crea disagio appunto vedere Messe interdette e supermercati aperti).

        Con questa scaltrissima mossa Riccardi non è diventato ovviamente “salviniano”, non ha rinnegato la CEI, ma ha rivendicato un proprio spazio autonomo di manovra tendendo la mano ai tantissimi italiani che sono stomacati dalla lindea di subalternità della CEI alla sinistra.

        Così, se ieri Riccardi era solo “quello di sinistra allineato alla CEI”, e quindi era un nemico che non meritava neanche asoltare, oggi è meno nemico, è avvertito come meno ostile. E Riccardi sa benissimo che passare da essere avvertito come ostile a non ostile è la premessa indispensabile per intrecciare una interlocuzione con qualcuno e magari arrivare a ottenerne, se non l’appoggio, almeno la desistenza.
        Insomma: Riccardi sta aprendo al centro per recuperare consensi e non fare la fine della sinistra, conscio che da posizioni estreme si perde,

        Quando stamattina ho letto l’articolo, mi sono detto: che scaltro, che politico consumato è questo Riccardi, c’è un motivo se è sempre in sella…

        • …E un motivo per cui non mi è mai stato simpatico…
          Ma al di là di questo, a me non sembra che ci sia stato lassismo ovunque, i vostri commenti ne sono la prova come il fatto che si è reso necessario questo articolo (fra i molti usciti).
          E ancora: non cadiamo nella trappola di saper leggere nei cuori altrui dicendo “in 4 amici sedicenti cattolici non interessa la messa, quindi chi difende la scelta della CEI non interessa la messa e /o non soffre e / o ci gode ecc ecc”

          • @minstrel

            Sono d’accordo con quello che dici e bene fai a segnalare il dovere di non cadere nella trappola che lamenti.

            D’altronde come la penso sul tema lo sai, poiché conosci tutto ciò che ne ho scritto.

            Mi sono permesso di intervenire su Riccardi solo per avvertire che in quello che scrive c’è certamente anche (soprattutto?) un interesse di parte, che non è così difficile capire quale sia (ripeto: che scaltro, che politico abile a volgere a suo favore ogni situazione!).

            La chiudo qui, torno al mio silenzio quaresimale e auguro a tutti una santa domenica nel Signore!

        • Lo so, ma a me interessa solo la parte di commento alla chiusura del culto pubblico, delle questioni di “politica ecclesiale” me ne cale ben poco…

  11. A puro titolo informativo, e al di fuori di ogni spirito polemico, segnalo che i Vescovi in Lombardia e Veneto si stanno spazientendo e sono ormai in frizione con l’autorità civile:
    “La Conferenza episcopale lombarda, fermo restando la volontà di continuare a collaborare con le istituzioni, chiede alla Regione Lombardia, così come già possibile per matrimoni e funerali, di considerare la partecipazione alle Messe feriali dei cittadini cattolici lombardi, che a differenza delle celebrazioni festive non costituiscono una forma di assembramento”
    https://www.chiesadimilano.it/news/chiesa-diocesi/i-vescovi-lombardi-chiedono-messe-con-il-popolo-nei-giorni-feriali-309693.html
    “Ferisce il cuore dei pastori, delle comunità e di tutti i fedeli il non poter celebrare insieme – per un atto di responsabilità civica e di attenzione alle esigenze della collettività e del bene comune, secondo le disposizioni al momento vigenti – la Santa Messa in questa prima Domenica di Quaresima, nonostante reiterati e purtroppo inutili tentativi effettuati in dialogo con le pubbliche autorità anche nazionali.”
    http://www.patriarcatovenezia.it/site/ferisce-non-poter-celebrare-leucaristia-il-messaggio-del-patriarca-moraglia-presidente-dei-vescovi-del-triveneto-per-l-inusuale-prima-domenica-di-quaresima-2020/

    • Invece domani, domenica 1 marzo, in tutto il Piemonte le Sante Messe festive si celebreranno regolarmente:

      “Sentito il presidente della Regione Piemonte e il prefetto moderatore, mons. Cesare Nosiglia, presidente della Conferenza episcopale del Piemonte e della Valle d’Aosta, e i vescovi piemontesi comunicano che domani, domenica 1° marzo 2020, in conformità con la circolare che verrà emanata più tardi, potranno essere celebrate tutte le messe festive nelle diocesi del Piemonte, rispettando le precauzioni già indicate in precedenza”

      https://www.agensir.it/quotidiano/2020/2/29/coronavirus-covid-19-vescovi-piemonte-domani-messe-festive-in-tutte-le-diocesi/

      • Quindi è evidente che le autorità ecclesiastiche , lungi dall’essere indifferenti al problema delle messe, stanno cercando di capire come fare la cosa migliore per i fedeli, nel rispetto delle precauzioni.
        Stanno cioè facendo quello che un buon pastore fa con il gregge, che di fronte ad un pericolo sconosciuto prima lo chiude nella stalla e poi, una volta valutata meglio la situazione, cerca di capire se lentamente e con la gradualità necessaria sia possibile tornare al pascolo all’aria aperta, ben sapendo quanto questo sia importante.
        Con buona pace per coloro che danno patenti di cattolicità a destra e manca, in base alle loro micro-esperienze personali, e che prendono la Chiesa per un “bancomat ” dei sacramenti e delle celebrazioni, da cui pretendere di poter fare prelievi H24.

        • Concordo, precisando che non sono equiparabili assolutamente a coloro che “prendono la Chiesa per un “bancomat ” dei sacramenti e delle celebrazioni” quanti, osservando docilmente le disposizioni dei Vescovi e in spirito di filiale obbedienza, hanno segnalato con franchezza ai Pastori (senza schiamazzare, senza dare scandalo, senza cadere nella ribellione o nella mormorazione stizzosa) legittime perplessità sulla proporzionalità ed equità delle restrizione cautelari disposte.

          Come ha riconosciuto mons. Nosiglia stesso, queste doglianze accorate e sincere espresse nei modi opportuni sono state di giovamento.

          Quindi dobbiamo esprimere gratitudine a tutti i nostri fratelli che hanno fatto presenti legittime, fondate perplessità in spirito di obbedienza filiale e docile; è anche beneficiando dei loro provvidi suggerimenti che gli Ordinari stanno insistendo presso le autorità civili perché sia garantito che le misure restrittive non eccedano la misura della ragionevole necessità e siano pienamente conformi a criteri di proporzionalità ed equità.
          E’ accaduto insomma che Pastori e parte del gregge abbiano cooperato costruttivamente, nel rispetto dei rispettivi e ben distinti uffici e prerogative, a giovamento e sollievo di tutti.

          Una parola per coloro che hanno ceduto alla ribellione e alla stizza e sono ancora tentati di farlo: siamo loro fratelli, non limitiamoci a deplorarli (con il rischio di cadere noi nell’errore di disprezzarli, di cedere alla riprovazione scriteriata che abbiamo biasimato in loro), ma aiutiamoli a non essere prede dell’emotività o della faziosità.
          La quaresima è tempo di conversione per tutti: procuriamo di convertirci e di fare quanto è nelle nostre possibilità per propiziare la conversione altrui.

          • Nessun disprezzo
            Credo che sarebbe sufficiente tornare tutti a dare un minimo di fiducia alle gerarchie ecclesiastiche quanto meno nell’ordinaria amministrazione, senza lanciare mille anatemi che poi ottengono , ovviamente, solo il risultato di alzare muri.
            La critica è sempre permessa, figuriamoci.
            Ma sarebbe anche opportuno, tra le tante cose che andrebbero recuperate, recuperare anche quel sano gusto dell’obbedienza filiale di fronte a scelte che di certo non alterano la fede e che fanno parte della gestione del quotidiano.
            Dico gusto perchè il cattolico è l’unico che può avere questo piacere di vedere nell’obbedienza al Parroco o al Vescovo anche una forma di educazione e formazione per la propria vita di fede, ed una piccola occasione di sofferenza (magari ingiusta) da offrire a Dio, che nella sua sapienza (superiore alla nostra) ha ispirato la scelta di collocare quel Vescovo o quel Parroco a gestire la nostra zona.
            Magari questa forzata rinuncia alla messa in pubblico poteva essere una occasione, invece che per la mormorazione, per una preghiera o celebrazione domestica , dove confrontarsi con la fede della propria famiglia e riscoprire il gusto di ritrovarsi intorno ad un crocefisso o ad una parola della Bibbia.

          • “Ribellione, stizza, anatemi” boh, perché buttarla sempre in qualunquismo?

            Sospendere la celebrazione della messa è un provvedimento serio, non andrebbe banalizzato così a cuor leggero, e mi aspetterei che le motivazioni per farlo fossero quantomeno pìù chiare…

  12. Dal sito di Aldo Maria Valli Duc in altum
    Coronavirus: prendiamone atto :buona parte della Chiesa e’ atea

    Alle considerazioni della dr. Silvana De Mari aggiungerei che quello che piu’ ferisce e’ che i fedeli che si sono sentiti traditi dalle gerarchie ecclesiastiche siano adesso additati come ribelli e protervi perche’ hanno osato protestare . Magari saremo scomunicati?
    Ma la vera ribellione e la vera protervia sono quelle verso Dio , e hanno trovato Sede nei cuori di molti cattolici clericaleggianti che ora si ergono a bacchettare severamente senza alcuna sensibilita’ cristiana sulle mani e nei cuori i loro fratelli’ che HANNO osato PROTESTARE PER La SOSPENSIONE DELLE MESSE E DEI SACRAMENTI .
    Un tempo si diceva “ bacchettoni” Ora si dovrebbero definirli atei bacchettoni.
    Insensibili, ottusi, atei bacchettoni per i quali “ le gerarchie hanno sempre ragione”

    • Ora che la Dottoressa De Mari ci ha detto che buona parte della Chiesa è atea, stiamo tutti più tranquilli. Quindi cari Simon, Mistrel, etc etc…sappiatelo : siete obbedienti alla Chiesa su questo punto delle messe ? siete tutti atei! Lo dice la De Mari, mica cavoli. Non abbiamo speranze. E’ cassazione.

  13. Col nuovo decreto governativo firmato oggi in Lombardia potranno riaprire le chiese al culto pubblico (se organizzate in modo tale da evitare assembramenti) proprio nel giorno in cui il numero di nuovi casi giornalieri di contagio in Italia è il massimo da quando è scoppiata l’epidemia (più di 500 nuovi casi), come a certificare che il blocco assoluto di questi ultimi giorni era immotivato, sarebbe bastato prendere qualche precauzione…

    Vabbè, poco male, alla fine non ci siamo persi nulla di che, giusto?

    • Non precorriamo i tempi, la conferenza episcopale lombarda si riunirà solo domani a Caravaggio per decidere, quindi almeno per la giornata di lunedì 2 marzo vigono ancora le restrizioni:

      https://www.chiesadimilano.it/news/chiesa-diocesi/vescovi-lombardi-riunione-straordinaria-sugli-effetti-del-nuovo-decreto-309981.html

    • Anche la conferenza episcopale del Veneto si radunerà domani lunedì 2 marzo per valutare il da farsi, quindi almeno fino a lunedì 2 marzo permarranno le restrizioni in essere:

      http://www.patriarcatovenezia.it/site/emergenza-coronavirus-lunedi-2-marzo-a-zelarino-riunione-straordinaria-dei-vescovi-del-veneto/

    • Apprezzo la dottoressa De Mari, ma questa volta ha sbagliato di grosso. Pazienza.

      Anch’io detesto il clericalismo peloso e ipocrita, cioè il plaudire a tutto ciò che fa e decide il Vescovo in modo da ingraziarselo e averne in cambio cariche, prestigio, potere, visibilità (e di conseguenza soldi), ma le legittime perplessità sull’operato del Vescovo vanno espresse in spirito di obbedienza filiale e docile, senza dare scandalo, tanto più in una situazione emergenziale e in rapido divenire come questa, in cui è oggettivamente arduo anche per il Vescovo meno scadente e più santo del mondo capire esattamente fino a che punto le disposizioni restrittive precauzionali non eccedano la misura di una ragionevole necessità, soddisfino appieno i requisiti di proporzionalità ed equità, e quale è esattamente il limite valicato il quale la doverosa e leale collaborazione con le autorità civili si tramuterebbe in iniqua interferenza dell’autorità pubblica, a detrimento spirituale dei fedeli, in un dominio di esclusiva competenza dell’autorità ecclesiale e della sua missione a servizio della salute delle anime affidate all’autorità ecclesiale medesima.

  14. COMUNICATO DEI VESCOVI DELLA REGIONE PIEMONTE del 2 marzo

    Visto il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri in data 1° marzo 2020 e l’Ordinanza del Presidente della Giunta Regionale in data 1° marzo 2020, i Vescovi della Regione Piemontese,

    DISPONGONO QUANTO SEGUE

    Si riprenda la celebrazione delle Sante Messe festive e feriali e dei funerali (con o senza la Messa) seguendo le norme di contingentazione indicate dalle Autorità Civili.

    Restano in vigore le norme prudenziali della recezione della Comunione in mano, dell’astensione dal segno della pace e delle acquasantiere vuote.

    In concomitanza della riapertura delle Scuole, si possono riprendere tutte le altre attività ordinarie (catechismi, oratori, ecc.).

    Torino, 2 marzo 2020

    Mons. Cesare Nosiglia

    Presidente della Conferenza Episcopale Piemontese

    https://www.diocesi.torino.it/site/via-libera-alla-celebrazione-di-sante-messe-e-funerali/

    • Chiedo per conferma di ciò che credo sia la motivazione:

      La comunione alla bocca è non preferibile perché il sacerdote potrebbe contagiarsi toccando inavvertitamente lingua/labbra dell’eventuale infetto, giusto?

      Domanda OT extra di pura curiosità (un po’ di carattere soprannaturale-teologico):
      Un’Ostia consacrata può essere ritenuta portatrice di infezioni, malanni, sostanze infette/infettive? Sì,no, perché?
      E l’acqua benedetta?*
      La mia risposta personale è solo un bel “boh!”,
      anche se a riguardo dell’Ostia, ammetto, mi farebbe un po’ strano pensare che il Signore dell’universo e tutto ciò che contiene, presente in corpo sangue divinità e anima, si faccia “infettare” e poi trasmetta malattie. Poi non so, essendo solo un mio pensiero, il mio “boh” resta.
      Cosa ne pensate? Sempre che esista risposta e abbiate voglia di darla.
      Non si è certo obbligati a soddisfare amene curiosità. Intanto grazie.

      *Qui il boh è ancora più grande.

      • “Un’Ostia consacrata può essere ritenuta portatrice di infezioni, malanni, sostanze infette/infettive? Sì,no, perché?”

        Sì, perché la SOSTANZA dell’Ostia consacrata non è più pane, ma è Gesù Cristo in Corpo (glorioso, cioè incorruttibile, e con ciò non veicolo di corruzione/infezione), Anima (incorruttibile e ovviamente non veicolo di infezione) e Divinità (incorruttibile e ovviamente non veicolo di infezione).
        Perciò il problema non è nella SOSTANZA dell’Ostia consacrata.

        Il problema è negli ACCIDENTI della SOSTANZA dell’Ostia consacrata: i quali accidenti, anche dopo la consacrazione e quindi dopo la transustanziazione, rimangono quelli del pane, e quindi obbediscono ancora alle leggi chimico-fisiche cui soggiacciono gli accidenti del pane, sicché tali accidenti possono essere veicoli di contagio.

        Ovviamente, Dio può intervenire miracolosamente per sottrarre anche gli accidenti dell’Ostia consacrata dalla possibilità di risultare vettori di contagio, ma si tratterebbe appunto di intervento miracoloso.

        Quindi chi afferma che l’Ostia consacrata può essere veicolo di contagio non sta contraddicendo ad alcun dogma.

        • @minstrel

          Così è troppo comodo, basta postare il link, io ci ho messo uno sforzo mio… 😉

        • Non concordo e qui ne è spiegato per chiare linee il motivo:
          https://traditiomarciana.blogspot.com/2020/02/sacra-comunione-e-coronavirus.html
          Non per farne un motivo di contrasti ma per palesare semmai sensibilità differenti di cui si deve tener conto e che non sono estranee all’ecumene

          • Banalmente il metropolita Nicola di Mesogaia e Lavreotiki ne sa certamente a pacchi di matematica avanzata e astrofisica nucleare, ma gran poco di metafisica, quanto meno quella classica tomista.
            Digli di fare così, visto che certamente è il suo pane accademico: si prenda un’ostia non consacrata e la analizzi con tutti i crismi concessi dalla scienza oggi. Poi la consacri e quindi la rianalizzi con gli stessi crismi. Noterà, perché così sarà, che nulla (o nulla di importante) sarà cambiato sotto quelle caratteristiche.
            Altra prova? Prenda un’ostia consacrata, la intinga nel veleno e quindi la analizzi. Ora la consacri, e la rianalizzi.
            Ma di cosa stiamo parlando?

            Eeeh, ma perché Dio si manifesta non sotto le apparenze misurabili quantificamente della scienza, bensì nella verità sostanziale che… tanti blabla per dire che la questione si chiude qui. Chiunque crede che l’ostia divenga TUTTA (accidenti compresi) divina, la prende per vero e proprio talismano superstizioso, estraneo alla fede e allla razionalità della stessa.
            Questo non significa che, come faceva notare sopra Alessandro, ogni ostia consacrata avvelenata deve certamente avvelenare chi la prende poiché Dio può dispensare miracoli quando vuole e come vuole! Ma questo significa che dispensa il miracolo perché QUELL’OSTIA CONSACRATA NORMALMENTE sarebbe mortale! E ancora significa che Dio se vuole può benissimo miracolare una particola velenosa che NON E’ ancora consacrata. Si chiama libertà di Dio anche questo. E non credo di distruggere la fede di nessuno dicendo questa banalità, semplicemente questa è la realtà delle cose e la fede si sposa a questa realtà grazie alla lettura filosofica che qui stiamo descrivendo. Altre letture metafisiche sono semplicemente pseudometafisiche e sfociano nella superstizione.

            Capiamoci: è legittimo, come è legittimo che ognuno creda a quel che vuole, eresie comprese, certo non ci venga a fare la morale o a moraleggiare con argomenti “ad auctoritas” che al massimo dimostrano ancora una volta quanto oggi sia necessario ripristinare lo studio della filosofia classica in generale e di quella aristotelico tomista in particolare.
            Grazie daouda per il link.

            • Interessanti i commenti che seguono l’articolo linkato da Daouda.

              • Li avevo saltati a piè pari, ma sono l’emblema di quel che andavo dicendo:

                “Un problema della tomistica sono proprio i termini in cui Lei si esprime: termini chimici, come se si dovesse descrivere un processo puramente naturale, e non un fatto sommamente soprannaturale. Questa volontà di trovare una spiegazione scientifica della Transustanziazione (il termine stesso è creato non prima del XII secolo) è secondo me molto pericolosa per il mistero.”

                Il problema non è della tomistica, semplicemente qui si esclude che l’analisi scientifica matematico quantitativa possa portare qualsivoglia informazione circa la materia analizzata, di fatto si esclude la portata conoscitiva della scienza contemporanea, cioè l’analisi scientifica non DICE NULLA. Il che non è possibile di certo affermarlo. Qui chi ha problemi di termini sono loro che non sanno spiegare razionalmente cosa significa “sommamente soprannaturale” mentre il tomismo, proprio con LA DISTINZIONE TEORICA fra sostanza e accidenti (questa è metafisica ragazzi, è scienza, e come tale è teoria filosofica che il reale al massimo corrobora!) esplica perfettamente.
                Qui non c’è la volontà tomista di trovare la spiegazione scientifica della Transustanziazione, quanto prendere atto che l’analisi della realtà ora porta ad altre sfaccettature che non possono essere trascurate e se la teoria metafisica che si applica le trascura, quella teoria è deficitaria se non erronea.

              • E ancora, e chiudo:

                Posso capire che a qualcuno non piaccia il Tomismo, tuttavia le Ostie Consacrate ammuffiscono e il Vino Consacrato si adultera. Contra factum non valet argumentum,

                Risposta: I miracoli eucaristici sono una realtà;

                Mia risposta: eccerto, infatti li chiamiamo MIRACOLI! E Dio li può compiere ovunque e sempre, ANCHE SLEGANDOSI DAI RITI e dai simboli e – adesso arriva la bomba – dai sacramenti!
                Booom!

                • Guarda Minstrel siamo d’accordo ma trovare una spiegazione valida e vera non può al contrario pretendere di spiegare IL Mistero in sè stesso.
                  Fin qui siamo d’accordo ma forse ti dovrebbe suonare un campanello d’allarme ulteriore perché semmai certe premesse, su cui io concordo, avrebbero potuto portare certuni all’equazione accidente infettato assenza del sacramento, che sarebbe si certo specioso, fermo restando che l’incorruttibilità dei santi defunti è tanto anomala quanto anomalo deve essere il caso dell’Eucarestia rispetto alle normali dinamiche del mondo

                • Un conto è la teoria filosofica che fa da sfondo all’impalcatura teologica (dall’uomo a Dio, cioè con la pretesa di sapere che è una teoria e non può esplicare tutto), un altro è il mistero teologico che è la spiegazione di quanto succede da Dio all’uomo, cioè capire quel che capisce Dio. Bisogna sempre essere cauti in queste cose. Sto predisponendo comunque un articolo “citazione” in cui si potrà parlare con più comodità di queste cose. Grazie ancora daouda per il lancio!

                • Innanzitutto Minstrel sai bene che la metafisica ( bruttissimo termine a mio dire ) di Tommaso non è l’ultima parola né l’unico riferimento giacché gli si possono trovare e falle ed errori viziati proprio dalla sua impostazione “metafisica”.

                  I padri sono le garanzie, ben prima di Tommaso.

                  Partendo dunque da quel che dovrebbe essere semplicemente l’analisi della realtà essenziale delle cose NON C’ENTRA nulla l’analizzare un’ostia consacrata o non consacrata per capire che quello che abbiamo difronte sono pane e vino ma tu scrivi che “nulla ( o nulla di importante ) sarà cambiato sotto quelle caratteristiche”.
                  Ora una frase del genere non si salva perché scrivi “sotto quelle caratteristiche” perché è cambiato Tutto tranne il superfluo giust’appunto ergo è proprio “l’importante” il discorso.

                  Questo importante che è la sostanza della comunicazione al corpo al sangue ed alla divinità di Nostro Signore si lega con gli accidenti suddetti, come insegna esser possibile onticamente il Liber de Causis.
                  Il dilemma è tutto ritenere che l’Incorruttibile possa comunicare corruttibilità , tutto qui. Non sono del partito di chi sostiene che le specie sacre debbano essere incorrotte per testimoniarne l’avvenuto miracolo ( giacché non è tanto miracoloso sollevare una torre o risanare un cieco nato quanto l’Eucaristia stessa di cui le manifestazioni di Lanciano o Bolsena sono mero corollario del miracolo in sè in un certo senso ) ma nego recisamente che possano apportare malanni in forza del cambio di sostanza.

                  Ora domando: un’ostia avvelenata , non essendo pura, è ostia consacrata giacché adulterata? Perché si ha dunque tanta premura nel non annacquare il vino , che sempre vino ed acqua mescolati insieme sono, o nel non metterci che sò acqua di mare ( indipendentemente dal rigetto che provocherebbe)?

                  Inoltre uno del partito di coloro che prevederebbe l’incorruttibilità delle specie ( e non degli effetti spirituali e naturali ) potrebbe adire , e forse sarebbe almeno da prenderlo sul serio, che il sacerdote non aveva la retta intenzione, che forse non manifestò rettamente consenso al momento della sua ordinazione e dunque neanche è sacerdote perché non rende tali le specie.
                  E’ inutile raccontarci le favole della societas cristiana per rimpiangere il passato e per far ciò prenderò il sacramento sociale dello sposalizio nuziale che se pur ha il favore del diritto, non lo ha di per sé sacramentalmente. I matrimoni combinati difficilmente sono matrimoni se qualcuno dei due contraenti in sé avesse pur soltanto paventato incertezze e remore sul dover seguire i costumi e le imposizioni familiari. E’ probabile che molti di noi siano figli o figli di figli di falsi sposalizi nuziali innanzi a DIO, ergo infondo infondo, dei bastardi, il che è segno della sua Misericordia più che tanto altro.
                  Quindi questo exscursus non è da sottovalutare ed è meno fantasmagorico vista la situazione di oggi ove molti dei sacerdoti che abbiamo non sono tali ma agenti demoniaci simulatori, il che è di certo peggio.

                  Il tuo approccio sembra alquanto nestoriano, mentre come giustamente affermi, tali altri credono un’impostazione tipicamente miafista ed eretica.

                  Mi sarei aspettato da te una apertura possibilista visto che il tema è delicato, mentre democraticamente lasci chiunque libero di sbagliare ( pessima pedagogia ) ma poi lo accusi di eresia dichiarando che troppo stupido per comprendere il tomismo che è solo una delle possibili metafisiche a disposizione e neanche la più completa, sebbene io la preferisca, si badi.

      • Non credo il problema sia l’Ostia, ma le mani del sacerdote che, nel porre porre la Comunione sulla lingue dei fedeli, talvolta tocca con le dita la loro bocca e potrebbe trasportare goccioline di saliva da un comunicando ad un altro, da un malato ad un sano.
        Premesso questo, io credo che, proprio perché sotto le apparenza di quel Pane c’è veramente il Corpo di Cristo, nessuna malattia possa colpire chi, con le dovute disposizioni, si accosta all’Eucarestia: siccome però una parte del Magistero ha ritenuto sia oggi un bene aprire quello che loro chiamano “pasto comune” anche a chi vive nel peccato, ben vengano almeno le cautele fisiche una volta venute meno quelle spirituali.
        Riguardo all’acqua benedetta, se non sbaglio, è stata tolta dalle acquasantiere all’ingresso delle Chiese.

        • @lorenzo
          “..le mani del sacerdote che, nel porre porre la Comunione sulla lingue dei fedeli, talvolta tocca con le dita la loro bocca e potrebbe..”
          Ok mi confermi ciò che credo anch’io. Ritengo sia la logica motivazione ufficiale sottostante ai comunicati dei vescovi postati da A. M. e non c’è dunque ragione di dare addosso ai vescovi (sì, c’è chi lo fa eccedendo in zelo) accusandoli di fomentare l’abuso della ricezione della comunione sulle mani (tra l’altro la Chiesa l’ha accettato e “convalidato” per cui ormai è legittimo riceverla sulle mani; a me personalmente non piace ma è un altro discorso).
          Grazie anche a te Lorenzo

      • Grazie a tutti per le risposte. Uno speciale a A. Martinetti😉😊

        • @paolo

          Bravo paolo, così mi piaci, hai capito che sono permaloso e quindi se non ricevo la menzione speciale son capace di mettere il broncio 😉 😀

          • Allora, da adesso, ti piacerò un po’ meno.😏
            La menzione speciale l’ho fatta perché apprezzo molto la risposta diretta e personale rispetto ai link (utilissimi per carità, grazie ancora Minstrel) e non perché ho pensato fossi permaloso.
            Non credo proprio tu lo sia, ma nel caso mi sbagliassi, da amico ti dico “ti prego no!”
            😜😜😜
            Mi bastano moglie e figli😂

  15. Le piscine di Lourdes, nelle quali fino ad ora si erano bagnate, senza mai un contagio, persone affette da ogni tipo di malattia e persone sane, sono state fatte chiudere.
    https://www.ilmessaggero.it/vaticano/coronavirus_lourdes_santuario_miracoli_francia_papa_francesco_piscine_malati_pellegrinaggi-5084285.html

    • @lorenzo

      Hai ragione. Questo mostra la differenza tra l’obbedienza ragionevole all’autorità civile e l’eccesso di zelo. Il confine è sottile, ma l’autorià ecclesiale deve saperlo individuare…

      • Riguardo inoltre all’acqua di Lourdes, in quelle vasche entrano ogni giorno centinaia di ammalati, alcuni perfino con piaghe purulente e sanguinanti, ad alla sera l’acqua è sporca, torbida, e piena di germi di ogni genere e tipo. Viene cambiata due volte la settimana e, chi vuole, la può anche bere attingendo direttamente dalla vasca: nessuno è mai stato contagiato durante quei bagni o per aver bevuto quell’acqua..

    • tanto maggiore è la pretesa che si debba dare il corpo di Cristo solo in mano per prevenire il contagio…quale segno più chiaro della negazione della trasnsustansiazione, come se l’Eucarestia potesse portare malanni connessi?

      • transustanziazione sorry

      • Affermano i virologi che il virus si trasmette con le goccioline di saliva.
        E’ più probabile che le mani del sacerdote trasportino la saliva da un malato ad un sano ponendo l’Eucarestia nella bocca o nelle mani?
        Sai chi ha detto: “Non tentare il Signore Dio tuo”?

        • E secondo te ritenere di crepare grazie all’Eucarestia cos’è? NOn è un attegiamento similare?

          • Se, e sottolineo se, eventualmente crepo, crepo per il Pane Eucaristico o perché le mani del sacerdote o del ministro ordinario o straordinario mi hanno trasmesso l’infezione?
            Se so che il virus si trasmette tramite la saliva e pretendo che il sacerdote (o chi per esso) metta le sue mani nella mia bocca dopo che le ha messe in quella di una persona malata, tento Dio oppure no?
            «Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordine per te, perché essi ti custodiscano; e anche: essi ti sosterranno con le mani, perché il tuo piede non inciampi in una pietra»

            • perché le mani sono meglio? La prossima volta he famo , la neghiamo o la lanciamo in bocca da distanza di sicurezza? Od alla santa messa non ci andiamo proprio?

              • Se non capisci da solo che le probabilità di trasmissione del virus quando le mani di una persona che ha toccato, seppur involontariamente, la bocca di un malato si accostano poi alla bocca di una persona sana sono di gran lunga superiori al toccare le mani, prima di un malato e poi di un sano, non so cosa farci.
                Detto questo, essendo il Magistero che stabilisce come distribuire l’Eucarestia, da dove ricavi la convinzione che comunicarsi direttamente in bocca sia preferibile al ricevere la Comunione in mano e poi portarsela alla bocca?

                • non serve qui ricalcare il fatto che dare la comunione sulla mano è un’opzione innovativa ma comunque lecita. Certo che capisco ste cose sapientone, ma spostiamoci sul post apposito a questo punto

            • mi sembra una superstizione per dire.

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