Il Pio: Vero Santo Moderno (V)

L’amore dell’uomo pio è naturalmente gerarchico.

Lo abbiamo visto: l’uomo veramente pio non si impone come il prossimo di altrui rischiando così di avere da scegliere chi considererà il suo prossimo, ma riconosce intorno a sé chi è il suo prossimo e cioè, come il viandante percosso della parabola, colui che prende cura di lui, in un modo o nell’altro.

La generosità dell’uomo pio è quindi indipendente da ogni capriccio personale: non è lui che decide chi si prenderà cura di lui, ma il suo prossimo gli è imposto dalla vita, spesso senza possibile azione da parte della propria volontà. E questo prossimo l’uomo pio lo deve amare come sé stesso, comandano il Levitico e Gesù.

A questo punto l’uomo pio si rende conto che ci sono due “prossimi” che sono ineludibili, il primo il Creatore, che è Colui al quale si deve di poter essere, ed il Salvatore che è Colui che lo salva: li deve dunque amare come sé stesso ed in questo l’Amore verso Dio e quello verso il prossimo coincidono non solo analogicamente ma anche propriamente.

Il prossimo seguente, e altrettanto imposto dalla vita, è il padre senza il quale non ci sarebbe stata la causa accidentale e strumentale che fa sì che possa esistere: non per niente il primo comandamento dopo quelli che si riferiscono alla sua relazione con la divinità riguarda proprio l’onorare il padre. Onorare i propri genitori come se stessi è quindi conseguenza e applicazione diretta e necessaria del comandamento circa l’amare il prossimo suo come se stessi.

Cosa interessante è notare che nel Decalogo non c’è nessuna referenza morale circa il fatto di dover amare o onorare la propria moglie, giusto un obbligo, alla fine, di non desiderare e rubare donna (e cammelli) altrui. Infatti, l’amore per la moglie, in quanto prossimo da amare come se stessi, non è dell’ordine dell’imperativo morale ma di quello della connaturalità ontologica. La donna è creata per essere la compagna di stessa natura dell’uomo e, a comprova, ella è creata dalla costola adamitica a segno della sua unità ontologica.

Se Dio, infatti non è della stessa natura dell’uomo pio che crea, e se il padre e la madre appartengono ad un ordine superiore in quanto genitori e, quindi , vi è bisogno del Decalogo, per regolarne le relazioni di adorazione nel primo dei casi e di onore nel secondo, l’uomo e la donna, in quanto marito e moglie, come lo erano Adamo ed Eva, sono intrinsecamente finalizzati l’un l’altro: per natura, senza alcuna possibilità di altra scelta, essi sono ontologicamente, e non solo moralmente, il Prossimo l’un dell’altro, in quanto Adamo non può essere solo e ha bisogno di Eva per essere chi egli è, cioè per vivere da Adamo.

A questo punto occorre ritornare alla parabola del Buon Samaritano, la quale, in fin dei conti, riassume tutto l’Antico e il Nuovo Testamento nella sua potenza simbolica e nel significato intimissimo della Buona Novella lasciando da parte certe interpretazioni e visioni gratuitamente “buoniste” ma poco cristiche tipiche di certi rappresentati della struttura ecclesiastica cattolica contemporanea.

Ricordiamoci l’esempio datoci da Gesù: il “prossimo” di qualcuno è colui che si prende cura di costui. Il Dio di Israele si fa il Prossimo del Suo popolo in qualunque circostanza a volte dandogli la Terra Promessa, a volte mandandolo in esilio, a volte permettendo di moltiplicarsi, a volte punendolo con stragi per mano dei suoi nemici; Il Dio di Israele si fa tanto prossimo che alla fine manda il Suo Figlio per accudire alla Vigna anche al costo di farLo trucidare dai vignaioli. Ragione per la quale Lo si deve amare come sé stessi.

Ma il contrario è anche vero: Dio ha anche il Suo prossimo e a chi si fa il Suo prossimo Egli dà il Suo Amore come Sé Stesso, cioè lo Spirito Santo. Infatti, quando Abrahamo si fa il Suo prossimo, sotto la quercia di Mamre oppure quando pronto ad offrirgli suo figlio, Egli lo benedice con una discendenza innumerevole. Quando la vedova di Serapta si fa vicino a Lui nel Suo profeta Elia, Egli gli dà olio e farina durante tutta la carestia e quando la donna Gli profuma i piedi prima della Sua ultima entrata in Gerusalemme per esservi crocifisso Egli la loda e la benedice.

Anche il Dio della Bibbia riconosce il Suo prossimo in coloro che si prendono cura di Lui ed Egli li ama come Sé Stesso: per questo l’uomo pio tenta quel che può per essere attento a quell’evo e a quel luogo sacro nel quale egli può adorare Dio con tutto il suo cuore, la sua intelligenza e le sue azioni concrete, grazie allo Spirito Santo.

In realtà l’amore di Dio come per Sé Stesso inverso il Suo prossimo non è gratuito nel senso Egli consideri indiscriminatamente come Suo prossimo anche individualità che non si prendono cura di Lui, come il dottore della Legge o il Levita della Parabola, o gli angeli disobbedienti, o chi disobbedisce pervicacemente ai Comandamenti: è però gratuito nel senso che il Suo Spirito ispira sempre tutte le individualità create a compiere almeno un passo di adorazione concreta da un lato eppoi anche nel senso che il Suo Amore sarà sempre incommensurabile rispetto a quel che il Suo buon samaritano di turno farà per Lui.

Per questo è una grazia osservare l’economia del creato e la sua ecologia: piantando un semino quasi invisibile di senape, la natura produce un alberello rigoglioso nel quale gli uccelli possono rifugiarsi, oppure il seme di un grano produce une centinaio di chicchi: il 10’000% di interessi garantiti ancora nessuna economia umana vi è arrivata quando pena a garantire un 2%. E così è Dio: se riconosce in noi un genuino accudirsi di Lui, allora ci ama come Egli ama Sé Stesso.

Tutta la Bibbia, Nuovo Testamento incluso, è questo continuo commerciare con Dio e dove il commerciare è il fondamento stesso della Salvezza: diamo un pezzo di pane e un po’ di vino e il Signore ne fa il Suo corpo ed il Suo Sangue.

E Dio ama di più alcuni che altri e questo in funzione di come Lui li riconosca come Suoi prossimi: l’amore di Dio non è lo stesso per tutti ma è strutturato proprio nel Suo principio fin dall’interno della Sua Vita trinitaria dove il Figlio riceve dal Padre, Suo Prossimo ontologico e dove lo Spirito Santo ha ontologicamente due Prossimi, Padre ed il Figlio, eppoi vi sono tutte le individualità create, mosse dallo Spirito, che si prendono cura di Dio, adorandoLo, benedicendoLo e obbedendogli, la Prima essendo la Santissima Vergine e così via di seguito secondo un ordine ed una struttura che ci sarà dato di conoscere con precisione solo alla fine dei tempi.

Così anche l’uomo pio: egli non ama “tutti” astrattamente, il quale vuol dire “nessuno” praticamente, ma ama come sé stesso chi si prende cura di lui anche se in modo infimo e questo sempre più perfettamente quanto più vive per grazia dello Spirito Santo le quattro virtù cardinali e le tre virtù teologali. E ama secondo una struttura ben precisa che gli dà la vita: il suo Creatore, il suo Salvatore, sua moglie, i suoi genitori, le persone di cui ha una cura secondo il grado di responsabilità che ne ha come i suoi figli eppoi i suoi nipotini, i membri della sua famiglia, i suoi impiegati ed i suoi superiori, i suoi amici ed i suoi conoscenti, i suoi connazionali e gli stranieri, i suoi correligionari e gli altri. E, ovviamente, molto concretamente li amerà come Dio stesso fa, ciascuno secondo il grado e la natura della relazione privilegiata che ha, secondo i propri mezzi e secondo i bisogni che individua.

L’amare con atti pratici e secondo una struttura gerarchica ben precisa soddisfa il senso della virtù di Giustizia da un lato e il fatto che questo avvenga sempre ed in ogni caso al massimo delle proprie capacità, che ha come unico metro l’amore per sé stesso, garantisce la generosità sulla quale si fonda la vera Misericordia.

In altre parole, non vi è niente di virtuoso, essendo in carica della cassetta dell’elemosina della chiesa, di dare i soldi offerti da altri, che si sono, essi sì, virtuosamente sacrificati per riempirla con il proprio denaro rinunciando a consumare o investire, a persone sconosciute e astratte delle altre parti del mondo. Come non c’è niente di particolarmente virtuoso o pio (o, a contrario, vizioso o empio) avere opinioni personali su come si debbano trattare i migranti economici sul piano politico, con le risorse umane e finanziarie altrui,  in quanto eminentemente opinabile: a volte un obiettivo finalmente identico può avere legittimamente metodi concreti opposti.

Mentre è chiaramente veramente amare Dio come sé stessi che dedicarsi pienamente e concretamente alle proprie famiglie, accogliere nuova prole, ben occuparsi dei propri impiegati, aiutare i poveri concreti della parrocchia, assicurarsi che i giovani siano educati alle virtù oltre che meramente istruiti culturalmente…

L’uomo pio, per via delle virtù umane e teologali che vive per grazia dello Spirito Santo, ama il suo Prossimo con assoluta generosità, come sé stesso, in modo gerarchico, pratico e preciso e senza buonismi e sentimentalismi che sono sempre una via larga opposta a quella stretta della vera Pietas.

In Pace

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Categories: Filosofia, teologia e apologetica, For Men Only, Simon de Cyrène

3 replies

  1. Mi pare che venga ben delineata in questo ritratto spirituale dell’uomo pio la grande differenza che vi e’fra moralismo e pietas.
    Purtroppo oggi la fede e’stata in buona misura ridotta a moralismo come si vede per esempio dal fatto che il tema « accoglienza dei migranti »viene travisato dal punto di vista meramente assistenzialista e l’intera fede cattolica e’ridotta ad assistenza sociale .
    Con la parabola del Buon Samaritano , un tempo interpretata in senso spirituale e cristocentrico oggi invece piattamente materiale, si tocca il cuore del messagio di Gesu’. Io ho sempre visto nel.buon samaritano Gesu’stesso e nel viandante ferito e quasi ucciso dai briganti l’anima umana ferita dalle forze del male che trova soccorso solo nel Divino salvatore, che PAGA DI TASCA SUA il.soccorso, cioe’ha dato.la sua vita per noi. . Il nostro prossimo, colui che si prende cura di noi, e’innanzi tutto Cristo.
    Purtroppo la fede oggi e’diventata moralismo. Si e’persa tuttala dimensione trascendente.

  2. Il punto dove scrivi: “Adamo non può essere solo e ha bisogno di Eva per essere chi egli è, cioè per vivere da Adamo”, è il punto cardine che oggi non solo non è chiaro, ma è addirittura osteggiato.
    L’uomo non è un singolo in relazione, ma relazione che si scopre singolo!

  3. La gerarchia non saprei definirla ma la xenia ( vero gli ospiti e stranieri ) e lo storge ( verso i familiari e parenti ) sono infondo complementari.

    L’eros per la propria moglie, se tale è, e se convertito biblicamente, è un po’ ambivalente giacché l’unica carne è sì prossimo ma anche sé stessi, per entrambi i coniugi.
    ( non mi pare casuale di certo che tra tutti i possibili rivolgimenti fra padri e figli e madri e figlie la moglie sia esclusa nel santo Vangelo, che io ricordi, se sbaglio fatemelo presente, ma non inficia il discorso dell’unione sponsale )

    La filia infondo può essere poi generica o propria di un amico specifico, ma è inferiore a questi doveri?

    E’ chiaro che la Karitas permea tutta l’ordine armonico proposto, la natura non è mai distrutta giust’appunto.

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