Il Dio Chronos È Di Ritorno….

Tutti siamo a conoscenza dell’insegnamento tradizionale framassonico (cf. qui) che “il Tempo è superiore allo Spazio”.

Per il frammassone mistico, spesso appellandosi alla constatazione che, in latino, Tempum e Templus abbiano la stessa radice, è il Tempo sacro che, ciclicamente, genera lo Spazio sacro del Tempio massonico.

Il Tempum, per lui, domina quindi lo spazio e lo trasforma a suo piacimento. Per il frammassone mettere a posto nuovi processi temporali sarà quindi la garanzia del perfezionamento dell’”opera” alla quale si è accinto con i suoi fratelli.

Questa concezione procede direttamente dai concetti illuministici del XVIII secolo durante il quale la framassoneria è nata e si è sviluppata e, in particolare, dall’impregnazione intellettuale proveniente da una fisica di tipo newtoniano semplicista dove un tempo assoluto ingloba un’infinità di spazi da una parte e dall’altra dalla mancata intelligenza tipica di quei secoli della filosofia della natura e dell’ontologia aristotelica e tomista.

In realtà è un’inversione illecita della realtà: ben tutti sappiamo che il passato non è, che il futuro non è e che la sola cosa che esista sia il presente; che, semmai, il passato deve convergere nel presente e il futuro non può che esserne astratto; che il tempo assoluto valido per tutti non esiste come lo sappiamo da più di un secolo ormai anche scientificamente; e che quel che fonda la dinamica dell’essere, non è il “tempo” e neanche lo “spazio”, i quali non sono enti per sè, ma il fatto di realizzare un perfetto “sinolo” di potenza e di atto.

Il frammassone mistico vede quindi la storia come un concatenarsi di realtà spaziali e basando la propria azione sulla generazione di processi temporali che condurranno ad altri spazi sacri non ancora esistenti, e mostra così solo una (vana) convinzione e desiderio di poter controllare e possedere il Reale.

Vi è una hybris fondamentale: il Tempum creando ogni Templus particolare diventa il mediatore per eccellenza della divinità, il GADU (Gran Architetto Dell’Universo) , ma niente impedisce nel suo insegnamento di pensare che il Tempo Sacro non sia solo come un Demiurgo ma sia il GADU stesso;  “lavorando” quindi durante le loro “officine” a mettere in moto processi temporali, essi, analogamente ai pagani, pensano influire il GADU, sottometterlo in qualche modo magicamente, alla loro volontà affinché produca nel futuro temporale (che non ha mai esistenza per definzione) quel che loro desiderano, l’”opera” perfetta secondo la loro concezione, la loro “utopia”.

Che questa convinzione sia uno specchio alle allodole lo si nota nelle società sulle quali i frammasssoni hanno avuto un effetto considerevole, in quanto, non tenendo conto delle regole che strutturano l’essere nel suo atto e la sua potenza, i processi generati creano solo mostri sterili ontologicamente destinati a sparire: basta guardare le società occidentali da loro ispirate fino a che punto sono corrotte e sbracate, assassine e sfruttatrici, violente, incoerenti e suicidarie come mai lo sono state nella storia dell’umanità e il tutto con numeri siderali.

I processi temporali, che sono sempre e solo un muoversi di causalità accidentali per definizione, possono non avere effetti negativi solo se sposano la natura stessa degli enti di cui sono l’oggetto: ma il filosofo sa che l’Essere, quel che è, è superiore al tempo e allo spazio che non hanno esistenza in sé e che, se si desiderano cambiamenti positivi, questi possono avvenire con l’aumento delle sue potenzialità e questo procede solo dall’esercizio di atti virtuosi che ne accrescono la liberttà, non con “processi” temporali in quanto tali. Per esemplificare, se vogliamo migliorare la società questo non avverrà con la messa a posto di leggi che incorniceranno i processi temporali, ma con l’avere persone realmente virtuose al governo, con l’educare la propria prole all’esercizio delle virtù.

Quando questi concetti di tempo e di spazio sono utilizzati ingenuamente e acriticamente da chi poco capisce di fisica e filosofia per applicarlo in un contesto teologico e pastorale, allora i risultati possono essere disastrosi.

Consideriamo il paragrafo 222 della Evangelii Gaudium: vi leggiamo letteralmente che  Vi è una tensione bipolare tra la pienezza e il limite. La pienezza provoca la volontà di possedere tutto e il limite è la parete che ci si pone davanti. Il “tempo”, considerato in senso ampio, fa riferimento alla pienezza come espressione dell’orizzonte che ci si apre dinanzi, e il momento è espressione del limite che si vive in uno spazio circoscritto. I cittadini vivono in tensione tra la congiuntura del momento e la luce del tempo, dell’orizzonte più grande, dell’utopia che ci apre al futuro come causa finale che attrae. Da qui emerge un primo principio per progredire nella costruzione di un popolo: il tempo è superiore allo spazio.”

Come si può constatare vi è l’inversione illuministica newtoniana dove il “tempo” è pieno e “circonda” lo spazio che è espressione di un limite, la luce è nel tempo e il buio quindi nel momento, la causa finale è imbecillemente identificata al futuro, all’”utopia” di cui sopra. La Venuta Finale di Cristo vera Causa finale che ci fa accedere alla Visone beatifica della Santa Trinità è qui sostituita dall’utopia umana che la realizzerà nel tempo. E l’insegnamento che ne consegue non è che bisogna assicurarsi che il popolo cristiano diventi più virtuoso hic et nunc, ma che lo si debba costruire per una causa finale, una nuova utopia, una utopia del “possedere tutto”.

Nel paragrafo 223 dello stesso documento, il Nostro continua ad esporre le conseguenze di questa sua convinzione personale: “Questo principio permette di lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati. Aiuta a sopportare con pazienza situazioni difficili e avverse, o i cambiamenti dei piani che il dinamismo della realtà impone. È un invito ad assumere la tensione tra pienezza e limite, assegnando priorità al tempo. Uno dei peccati che a volte si riscontrano nell’attività socio-politica consiste nel privilegiare gli spazi di potere al posto dei tempi dei processi. Dare priorità allo spazio porta a diventar matti per risolvere tutto nel momento presente, per tentare di prendere possesso di tutti gli spazi di potere e di autoaffermazione. Significa cristallizzare i processi e pretendere di fermarli. Dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi più che di possedere spazi. Il tempo ordina gli spazi, li illumina e li trasforma in anelli di una catena in costante crescita, senza retromarce. Si tratta di privilegiare le azioni che generano nuovi dinamismi nella società e coinvolgono altre persone e gruppi che le porteranno avanti, finché fruttifichino in importanti avvenimenti storici. Senza ansietà, però con convinzioni chiare e tenaci. »

La priorità è qui data di nuovo al tempo, novello demiurgo francescano, semi-deità che tutto risolverà se sono messi a posto i giusti processi, il presente (in realtà l’essere, il “luogo “ e lo “spazio” metafisici dove Dio è) non ha importanza nel suo discorso, anzi è qualcosa di negativo che non va da essere privilegiato perché esso impedisce l’iniziare di processi conducenti alla desiderata utopia.

Ci illustra poi la sua concezione antiquata e obsoleta del tempo che “ordina gli spazi, li illumina e li trasforma in anelli di una catena in costante crescita, senza retromarce”: un mondo lineare e un futuro programmabile dove la fisica relativista e quantistica non trovano spazio sul piano fisico e dove filosoficamente e teologicamente le virtù ed i sacramenti sono scambiati contro “convinzioni chiare e tenaci”.

Non è giusto un temino di filosofia di uno studente impreparato che ricicla le solite idee mondane di prima liceale che leggiamo qui, ma proprio un’inversione cosciente della relazione con il Reale: se scambiamo “Tempo” con GADU o con Dio e il presente (che è veramente l’esistente in quanto atto e potenza!) come il “male” queste righe possono essere lette in questo modo, dove il ruolo demiurgico e divino del tempo nel pensiero di Jorge Bergoglio appare con tutta la sua chiarezza (in corsivo il testo originale, sennò aggiunte mie):

Dio, considerato in senso ampio, fa riferimento alla pienezza come espressione dell’orizzonte che ci si apre dinanzi, e il male è espressione del limite che si vive in un esistente circoscritto. ..

I cittadini vivono in tensione tra la congiuntura del momento e la luce di Dio, dell’orizzonte più grande, dell’utopia che ci apre al futuro come causa finale che attrae… Da qui emerge un primo principio per progredire nella costruzione di un popolo: Dio è superiore al male.”

… È un invito ad assumere la tensione tra pienezza (divina) e limite (malefico), assegnando priorità a Dio...

…Dare priorità a Dio significa occuparsi di iniziare processi più che di possedere (contraddizione, sic).Dio ordina le esistenze, li illumina e li trasforma in anelli di una catena in costante crescita, senza retromarce…

Questo Dio non è il Dio dei cristiani, ma Chronos o GADU.

Ovviamente, qualunque insegnamento del papato attuale, nella Evangelii Gaudium o in altri scritti ufficiali o non ufficiali, in campo teologico o pastorale, che sia direttamente o indirettamente assoggettato da un punto di vista logico o ermeneutico a tali stupefacenti presupposti e“opinioni” filosofiche per poter essere accettate, va da essere rigettato illico presto dal cattolico fedele al Magistero autentico, alla Tradizione e alle Scritture.

Nel frattempo: oremus et pro Papa nostro Francisco.

In Pace



Categories: Attualità cattolica, Filosofia, teologia e apologetica, Magistero, Simon de Cyrène

137 replies

  1. Le primissime righe di questo articolo, confesso, mi hanno raggelato il sangue.
    E a quelle mi sono fermato per ora.
    Mi ci vorrà un po’ per leggere il resto, e per leggere l’insegnamento framassonico che “tutti conosciamo”.
    Perdonate ciò che forse sembrerà irriverenza, ignoranza e/o strafottenza ma vorrei ringraziarvi per aver “finalmente iniziato” (invero da un po’ di tempo ormai) a parlar chiaro sulla situazione ecclesiastica.
    Ho la certezza che in questo sito non si siano mai fatti discorsi non cattolici, ma ho ravvisato un leggero cambiamento nelle posizioni. Ai miei occhi sembra si sia passati da un (giusto) comportamento simile a quello dei figli di Noè che coprivano il padre a quello (altrettanto giusto) di San Paolo che si opponeva a San Pietro “in faccia”.
    Magari, più che passati da uno all’altro, avete fatto in modo di integrare insieme questi due giusti comportamenti. Di questo vi ringrazio.
    Il rispetto per l’attuale Vicario è d’obbligo ma anche dire la verità è d’obbligo.

    Un cordiale saluto agli autori e a tutti i commentatori.
    Con Simon Minstrel Mentelibera e Walter White ci siamo “conosciuti” su Critica Scientifica qualche anno fa (se non vi ricordate pazienza).
    Un caro saluto a Bariom che non mi conosce ma che stimo.
    Perdonate l’intrusione.

    PaoloS

    • Io mi ricordo di te, PaoloS.

      Concordo col tuo post, il fatto che anche un blog imparziale come Croce-Via abbia cominciato a scrivere certe cose è significativo. Del resto cattolici si, papolatri no, ciechi volontari men che meno.

    • Salve PaoloS, sinceramente non mi ricordo di te ma non importa!
      Il sig. Pennetta ha provvedutto a bannarmi dal suo sito perchè mal sopporta (come purtroppo tanti altri) che lo si contraddica.. Ha il vizio di mischiare scienza e teologia e molte aspirazioni complottiste.
      Nonostante il suo miglior amico Foa sia diventato presidente della Rai , fa ancora riferimento alla comunicazione mainstream , glissando tranquillamente sul fatto che ormai ad essere mainstream è proprio il tipo di comunicazione conforme alle sue idee.
      Il mai troppo compianto De Andre diceva “si sa che la gente da buoni consigli se non può più dare il cattivo esempio”. Ora, nella nuova era sovranista è emersa invece una categoria che da buoni consigli e contemporaneamente da il cattivo esempio.
      Le famose idee “di lotta e di governo”. Comandano, dispongono, e fanno finta di no.
      Benvenuto! 🙂

    • @PaoloS, ricambio il tuo saluto.

      E’ vero non ho il piacere di conoscerti, ti ringrazio della stima che mi dichiari, ho apprezzato il tono e il succo dei tuoi commenti qui.

  2. «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo». (Mc 1.15)
    “Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge” (Gal 4.4)

    Il tempo si è compiuto e la sua pienezza è già venuta da quasi duemila anni, e qualcuno aspetta ancora che il tempo si compia e che venga la sua pienezza?

  3. Grazie per l’articolo Simon, ben fatto e “terribile” al tempo stesso per la situazione surreale (ma reale, purtroppo) che commenta

    Riguardo a questo

    “Ci illustra poi la sua concezione antiquata e obsoleta del tempo che “ordina gli spazi, li illumina e li trasforma in anelli di una catena in costante crescita, senza retromarce”: un mondo lineare e un futuro programmabile dove la fisica relativista e quantistica non trovano spazio sul piano fisico e dove filosoficamente e teologicamente le virtù ed i sacramenti sono scambiati contro “convinzioni chiare e tenaci”.”

    Ricordo che il nostro Santo Padre disse che una divorziata risposata poteva prendere la Comunione, e la strabiliante ragione non fu certo quella enunciata nel capitolo VIII di Al nei paragrafi sulle circostanze attenuanti, ma fu che “a little bread and wine does no harm” http://thatthebonesyouhavecrushedmaythrill.blogspot.com/2014/04/a-little-bread-and-wine-does-no-harm.html e anche lì, come per la faccenda delle parole dette a Scalfari https://pellegrininellaverita.com/2018/03/29/scandalo-potrebbe-bergoglio-essere-un-ipocrita/ non ci fu nessuna smentita (smentita che, tuttavia, arrivò celermente quando si trattò di sbugiardare Marino https://www.qelsi.it/2015/papa-francesco-smentisce-marino-non-lho-invitato-io-negli-usa-e-neppure-gli-organizzatori/ , evidentemente per il Santo Padre chiarire quello era più importante dello smentire affermazioni che hanno causato sconforto nei fedeli cattolici e dubbi e confusione ulteriore nei già confusi).

    Insomma, il dio di Jorge Mario Bergoglio sembra davvero non essere il Dio dei cristiani. Se non altro perché i Cristiani credono che l’Eucaristia sia ben di più che un po’ di pane e vino.

    “Ovviamente, qualunque insegnamento del papato attuale, nella Evangelii Gaudium o in altri scritti ufficiali o non ufficiali, in campo teologico o pastorale, che sono direttamente o indirettamente assoggettate da un punto di vista logico o ermeneutico a tali stupefacenti presupposti e“opinioni” filosofiche per poter essere accettate, vanno da essere rigettate illico presto dal cattolico fedele al Magistero autentico, alla Tradizione e alle Scritture.”

    Ben detto: “se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! ” – Gal 1,8

    E si, preghiamo per Papa Francesco.

  4. Il Dio Chronos non è altro che una delle mille forme possibili di immanentismo o panteismo. Gli uomini, di sottigliezza in sottigliezza, ci proveranno fino alla fine del mondo. Il tempo non è un ente: come possa essere superiore a qualcosa è un mistero; come possa essere superiore a qualcosa che non è un ente, lo spazio, è un altro mistero. Tempo e spazio sono le facce di una stessa medaglia. Sono come reti che l’uomo getta sul mondo per cercare di leggerlo e di catturarlo, giacché l’uomo non riesce a vivere con pienezza il presente di questo mondo, e non vi riesce perché il presente di questo mondo è una forma corrotta, benché di per sé buona, di essere. L’uomo cerca un altro presente e un altro essere, che noi chiamiamo eternità. Ma anche intendendo il tempo in un senso prossimo a quello comune, cioè identificandolo con un mondo in eterno divenire, non si capisce come possa essere espressione di pienezza qualcosa di infinito e perciò di in-definito: è la più clamorosa delle contraddizioni. E’ in qualche modo ribaltata la sensibilità dei greci sulla questione: l’Uno (quindi qualcosa che rimanda al concetto di limite, ma anche di qualcosa di compiuto) aveva una valenza piuttosto positiva; il molteplice, l’infinito, una valenza piuttosto negativa. In generale il finito (meschino, ma al quale solo, a rigore, può essere attribuita la perfezione) e l’infinito (grandioso, ma anche in-definito e quindi per natura imperfetto) rappresentano gli aspetti manchevoli di questo mondo per il nostro spirito, cui l’ossimorico Tutto cerca di rispondere. E’ vero che viene attribuito a Dio l’attributo di infinito. Ma questo non va inteso come se Dio fosse soggetto alla dimensione spazio-temporale, sennò sarebbe un’imperfezione, giacché in questo mondo perfetto e infinito costituiscono un ossimoro. Il Dio Chronos è quindi una forma di usurpazione del trono dell’Essere da parte del Divenire. E’ il Divenire di questo mondo, che è una forma di essere, ma corrotta, che si presenta come Essere. E che ci sussurra all’orecchio: non abbiamo bisogno di Dio.
    E’ l’ennesimo gioco di prestigio, sulla scia dello spirito assoluto di Hegel. E’ un piatto che puoi cucinare in mille modi. Ci puoi scrivere 10 tomi di mille pagine ciascuno, ma alla fin fine è la solita ideuzza che si può concentrare in quattro righe.
    Di Papa Francesco posso solo pensare che delle implicazioni profonde di questi discorsi stravaganti non capisca – con rispetto parlando – una beata mazza. E che in questo “tempo” veda solo – ingenuamente – un’espressione di pazienza, apertura, di carità, di magnanimità.

    • Sono perfettamente d’accordo con te, soprattutto per il finale.

    • Condivido assolutamente tutto nel tuo discorso, caro Zamax… salvo, forse, l’ultimo paragrafo: egli sicuramente capisce, purtroppo per lui.
      In Pace

      • Se le prime righe mi hanno fatto quell’effetto è perché anch’io ho sempre dato un’altra motivazione (molto simile a quella di Zamax) ai 4 noti postulati.
        Nell’articolo invece leggo:
        “Non è giusto un temino di filosofia di uno studente impreparato che ricicla le solite idee mondane di prima liceale che leggiamo qui, ma proprio un’inversione cosciente della relazione con il reale”.
        Chiedo… è un’ipotesi o una certezza?
        Nel caso non sia ipotesi, quale dato oggettivo si dovrebbe prendere in considerazione per poterlo affermare?

        • Leggi l’articolo qui sopra: non credo che i paragrafi della EG siano stati scritti in modo incosciente senza sforzo volontario da parte dell’Autore; per giunta sembra essere una convinzione acquisita da anni.
          È generalmente più facile pensare giusto che sbagliato se si segue la propria retta coscienza.
          In Pace

          • Concordo sul fatto che non abbia scritto incoscientemente e che certe convinzioni le abbia dalla giovinezza (a proposito di autoreferenzialità) ma spero vivamente che sia una coincidenza la sovrapposizione con l’idea massonica… data più da – mi si perdoni – ignoranza che volontà premeditata. Non posso credere che lo faccia di proposito, che scientemente insegni dottrine massoniche. Sarebbe cosa talmente grave che una richiesta di, perlomeno, ritrattazione valicherebbe i confini della diocesi romana e diverrebbe responsabilità dell’intero cattolicesimo proprio in virtù del ruolo supremo che ricopre.
            So che cozzo con un articolo che affronta già la questione ma…

            Per il momento mi riservo di pensare che ogni riferimento a ideali massoni sia puramente casuale e non voluto. Che non è poco eh.
            Già queste “sviste” papali bastano e avanzano, per quel che mi riguarda, per chiedere a Dio di affrettare l’alba.
            Risulterò forse arrogante nel considerare questo un periodo buio per la Chiesa ma tant’è. Spero di sbagliarmi. Ho cmq la speranza che un giorno ogni cosa sarà illuminata e che Dio sa quel che fa.

            • Non saprei dire se è più educato trattare il Santo Padre di emerito ignorante e intellettualmente incapace o di persona che sa quel che fa e scrive con pienezza di intelletto e di volontà.
              In Pace

              • Sicuramente non è educato da parte mia trattarlo da ignorante, mea culpa. Suppongo sia a causa dei cattivi maestri che ha incontrato sul suo cammino.
                Ma crederlo eretico (praticamente reo confesso) e perché no nemico della Chiesa, qual i massoni sono, Gesù mio! sarebbe drammatico.
                Fino a prova contraria certa lo ritengo impossibile. Anche a San Pietro e alcuni successori è capitato di sbagliarsi per delle convinzioni non volutamente erronee. Grazie a Dio hanno incontrato chi li ha aiutati a capire. Gli do il beneficio del dubbio.
                Certo da tristezza il fatto di vedere che oggi la Chiesa ha perso molti dei suoi anticorpi e nel contempo si moltiplicano i virus.
                Ma se fosse come dici tu, egregio Simon, allora che il Signore affretti la purificazione. Quanto pus deve ancora venire fuori? Tutto il necessario?
                Mio Dio preserva la Tua Sposa nostra Madre.

                • La causa del perchè scrive tali orrori non la conosco, quindi non la posso giudicare.
                  Mi limito a dire che quell’insegnamento è ortogonale al cattolicesimo e che lo ha scritto e ripetuto in più occasioni molto ufficialmente.
                  Dire di più su di lui non conviene perchè sarebbe illazione.
                  In Pace

              • Non sarà educato e gentile, caro Simon, però io la questione la pongo. E francamente non credo che Papa Francesco abbia la cultura necessaria e la capacità intellettuale per affrontare certi argomenti. Lo dimostra troppe volte quando si avventura in disquisizioni che vorrebbero essere sottili, nonché ispirate dalla carità, e che si rivelano soltanto fumose. Perfino Pietro, nelle sue lettere, da qualche parte, confessa che gli è arduo capire in profondità i discorsi di Paolo. Ma appunto, nella sua umiltà, non ne mette in dubbio la bontà: sa giudicare gli uomini e riconoscerne la rettitudine. Cosa che a Papa Francesco sembra aliena. E’ chiaro che nelle encicliche di Papa Francesco c’è la mano eterodossa di persone di cui sciaguratamente si fida (è questa è una colpa, non solo un innocente errore) e che non possono essere definite propriamente e provvidenzialmente eresie solo perché avvolte nell’ambiguità. Che egli ci metta timbro e firma, per così dire, non significa che siano frutto del suo intelletto, ma che le sposa sì, non si sa con quanta consapevolezza. Faccio d’altra parte notare che il Papa venuto dalla fine del mondo risulta singolarmente ortodosso e perfino provocatoriamente “antiquato” quando si mette a parlare il “linguaggio del popolo”: inferno, Satana e via dicendo, concetti sconosciuti alla sua cerchia. Io credo che egli si sia, nella sua limitatezza, incapricciato di uno schemino facile facile fino a esserne completamente sedotto; schemino nel quale, il “fissismo”, la rigidità, la norma, in questo caso il “limite”, ecc. ecc. diventano espressione di mancanza di carità e quindi del male, mentre il contrario si pone come carità e bene. Ecco allora tutta la retorica confusa sul discernimento, e lo stesso accento posto sempre confusamente soprattutto sulle opere di carità piuttosto che sulla fede, come se opere e fede, carità e verità potessero essere disgiunte. La più misericordiosa delle interpretazioni del suo comportamento è che egli sia ispirato da un concetto distorto de “la lettera uccide, lo spirito vivifica”. Ma certo vi è anche un peccato di presunzione che gli fa scambiare la sua imprudenza in un fiducioso abbandono alla guida dello Spirito Santo.

                • Sì, quel che scrivi è verosimile Zamax.
                  Senonchè preferisco decostruire il suo insegnamento (quando è necessario) che analizzare le sue motivazioni, che saranno, come per me e noi, sempre in pò intrise di peccati più o meno consapevoli.
                  Penso che si debba pregare per lui e al contempo setacciare quel che insegna visto che ormai non ha più l’autorevolezza necessaria per pretendere un a priori immediatamente positivo da parte del cattolico fedele.
                  È la nostra Croce per accrescere la nostra fede in quel che insegna la Chiesa a scapito dei peccati di chi sarebbe sensato insegnare.
                  In Pace

                • Preferisco pensarlo uno che non ci arriva ed è al massimo girato ad arte (per di più) da alcuni nella sua cerchia. Mi conforta (?!) il fatto che molti miei conoscenti che hanno studiato teologia (va beh), manco ci arrivano a quel che qui accenni e alcuni non capirebbero il problema… e non sono ignoranti, anzi, non è questione di mancanza di QI, ma di forma mentis.
                  Fra l’altro alcuni sono diventati così dopo aver studiato teologia. Da lì il mio rinunciare agli studi da laico (o meglio il non trovare mai tempo per simili cose fatte “seriamente”, se quel che si fa oggi significa seriamente).
                  Il Papa lo scrive apposta? Cioè avere forma mentis simile alla nostra e dire quel che dice apposta?! Caz… Nessuno lo può escludere, ma mi piace pensare bene delle persone.

                • Infatti, limitiamoci a considerare i suoi insegnamenti spassionatamente e senza considerazioni ad hominem.
                  In fin dei conti non c’è bisogno di sapere chi abbia fatto un certo insegnamentio per capire quel che insegna tale insegnamento: basta leggerlo.
                  In Pace

                • “Cioè avere forma mentis simile alla nostra e dire quel che dice apposta?! Caz… Nessuno lo può escludere”
                  E il dramma è proprio questo. Con un Papa sarebbe d’obbligo doverlo escludere, e invece…

      • Boh, sarò giovane e ingenuo, ma secondo me è proprio poco propenso a questi discorsi profondi.. o meglio voglio crederci…

  5. Bellissima riflessione sul Tempo che pero’ mi pare troppo alta per capire la mentalita’ del pontefice attuale, piuttosto terra-terra.
    io credo, da tanti indizi, che l’ asserzione che il Tempo e’ superiore alla spazio” sia stata affermata da questo pntefice piu’ che altro per fini diciamo di strategia ecclesiale. Finalmente, secondo alcuni ( purtroppo secondo altri) , le forze rinnovatrici e progressiste sono arrivate col gesuita Jorge Mario Bergoglio al vertice del potere ecclesiastico e possono cambiare tante cose, nell’ attesa di cambiare tutto, rivoltando la Chiesa come un calzino. Non tutto pero’ puo’ essere fatto nel tempo di un solo pontificato.E chi assicura che i prossimi pontefici continuino l’ opera di Bergoglio?
    Certo si puo’ occupare lo spazio, ogni spazio strategico, mettendo “ uomini giusti ai posti giusti” come direbbe Aldo Maria Valle. All’ Accademia per la Vita, alla Dottrina della Fede, ecc, tutti gli spazi devono venire occupati da uomini ligi alla linea . Ma anche questo potrebbe non bastare. Le forze riformatrici e progressiste vogliono che non si possa tornare piu’ indietro, che i cambiamenti della Chiesa siano irreversibili, frase che ha detto lo stesso papa. Ed ecco che Bergoglio ribadisce questo assioma come se dicesse Tranquilli, il Tempo e’ superiore alla spazio, date tempo al tempo e il cambiamento ci sara’ per forza, non dubitate che anche dopo di me , nel futuro, si continuera’ nella stessa linea di cambiamento. Perche’ il Tempo e’ una specie di forza inarrestabile che tutto cambia. E’ una “ energia” . Tutto si tramuta, “ panta rei” direbbe Eraclito.
    Mi sembra , potrei sbagliarmi, che sia una specie di profezia di Bergoglio: anche se non riesco a fare tutto subito, anche se ci sono settori della Chiesa , spazi della Chiesa “ occupati” da chi non vuole il cambiamento, questo nel tempo non conta, il Tempo e’ dalla nostra parte , dalla parte del cambiamento, in questo senso e’ superiore all’ occupare spazi di potere.
    Secondo me piu’ che riflessioni mistiche , l’ uomo Bergoglio e’ interessato a considerazioni pratiche e di potere. I gesuiti sono arrivati al Vertice della Chiesa, come poterci restare per tanto, tanto tempo? Come poter impedire che le forze della Tradizione riprendano il potere? Come poter rendere irreversibili i cambiamenti? Credo siano questi i problemi che si presentano alla mente dell’ attuale pontefice, non certo considerazioni metafisiche.

    • I frammassoni sono gente essenzialmente terra-terra: anzi, direi che per poter pensare come loro, bisogna essere davvero terra-terra, ma, per giunta, con poca intelligenza delle cose.

      Si può anche essere “pratici” senza aver un pensiero terra-terra, anzi questo è il vero spirito pratico, l’avere l’intelligenza delle cose reali e un agire in conseguenza; non il crearsi un’utopia irreale e voler perseguirla nell’inesistente (in quanto ente in sè) “tempo”.

      In Pace

    • Leggendo il commento di Gianpiero la mia vista (che all’alba del mezzo secolo di età comincia a fare scherzi) mi ha fatto leggere “uomini GUASTI ai posti GUASTI”; naturalmente ho sussultato e ho riletto con più attenzione ciò che era scritto. Scusate la digressione, ma l’episodio oltre a farmi sorridere mi ha fatto pensare. Solo Dio conosce gli uomini giusti e i posti giusti, tutte queste macchinazioni, strategie, trame nell’ombra sono inquietanti si, ma non più di tanto, se ci si concentra su i gesti concreti e presenti: preghiera, penitenza, carità e sacramenti.
      Grazie Symon di questo interessante articolo, e anche di quello sul cardinal Schneider; è rassicurante che ci siano ancora pastori degni di tale qualifica.
      Buona Domenica a tutti.

  6. Senza nessuna critica, volevo soltanto constatare che questo blog è straordinario perchè alterna articoli pop ad articoli sofisticati.
    Un pò come la tv generalista che ospita Ciao Darwin o Uomini e Donne , e dal’altra parte Quark o Report.
    Solo che in questo blog sono le stesse persone a parlare di argomenti di alta teologia e filosifia, alternandoli col pettegolezzo scandalistico o complottistico
    E questo avviene spesso all’interno della stessa discussione, sicchè si parte da un argomento sofisticato per arrivare al pettegolezzo, e viceversa.
    Ripeto..nessuna critica…una semplice constatazione.
    Buon Sabato.

  7. Lo Spirito spira dove vuole, Mente Libera.e forse e’ meno convenzionale di te e di tanti cattolici moralisti: certo il pettegolezzo e’ riprovevole, mai un giusto fariseo se ne macchierebbe, per carita’ ! Il giusto ( fariseo) dei nostri tempi e’ sempre alieno da ogni umana debolezza, per carita’ ! Da ogni chiacchiericcio, pettegolezzo scandalistico o complottistico.
    Certo ! Solo i debosciti tradizionalisti scadono nel chiacchiericcio!
    Ti ringrazio Dio perche’ non mi hai fatto come quel debosciato tradizionalista che indulge al pettegolezzo complottistico. Io , Io , Io invece sono tanto buono…..
    Ricordarsi la preghiera del fariseo e del pubblicano !

    • Il fatto che tu consideri me un moralista è davvero straordinario.
      Per esempio nel tuo commento qui (link sotto) hai fatto la morale e centinaia di migliaia di persone in una botta sola!
      https://pellegrininellaverita.com/2019/03/12/blog-dei-blogs-quaresimale-fra-malinconica-depressione-e-medicine-alternative/#comment-38459
      .
      Io sono davvero l’ultimo dei moralisti, non tocca a me giudicare nessuno. Prendo solo atto delle cose che leggo e ne traggo le conseguenze logiche!
      .
      Nella Chiesa il chiacchiericcio contro tutto e tutti ha un nome ben preciso e cioè maldicenza. Ed è un peccato per un cattolico.
      .
      Certo si può discutere di tutto ma l’ossessione per una parte soltanto della verità, o presunta tale, è più un comportamento da comare che da convertito.
      .
      Leggo per esempio dei disastri di questo Papa, che vengono descritti sia in forma popolana che erudita (ma sempre disastri vengono considerati, anzi….la forma erudita che parte da Adamo ed Eva passando per filosofi teologi e matematici, per organizzare un discorso che arriva sempre alla stessa predeterminata conclusione, è secondo me un pò ipocrita).
      Ora è materialmente impossibile che Bergoglio in 6 anni non abbia detto o fatto una cosa giusta.
      Le sue azioni o frasi giuste ed ortodosse, che sono almeno il 90% (limitandosi al calcolo delle probabilità ma mi tengo molto basso) , vengono regolarmente ignorate, mentre ogni atto considerato negativo viene esaltato all’ennesima potenza, fino a far dissertazioni sulla fine della fede, dei tempi, del mondo….
      I facili profeti di sventura furono già stigmatizzati da Giovanni XXIII nel suo discorso iniziale del CVII.
      Qui abbondano. E profetizzano SOLO sventure, mentre invece bisognerebbe avere più umiltà nel considerare il Vicario di Cristo, visto che , per esempio, in passato vi sono stati Papi con delle vite personali davvero ignobili, e la Chiesa è sopravvissuta.
      Se poi qualche sua scelta o atto darà effetto nel tempo, dopo aver fatto tanto scandalo nello spazio, vorrà dire che sarà stata volontà di Dio, per chi ancora crede che la Chiesa sia da Dio protetta. Chi non ci crede può pure agitarsi all’infinito.

      • Hai un problema di dissonanza cognitiva, caro ML.
        In Pace

        • Non so cosa tu intenda nello specifico, la tua accusa è generica ed apodittica.
          Io esprimo il mio parere. Come tutti.
          Ho il coraggio di mettermi in minoranza e di non cercare appoggi qua e la.
          Ogni mio intervento viene prima moderato e solo dopo pubblicato. Sono quindi un facile bersaglio. Buona giornata.

          • Premesso che anch’io sono “prima moderato e solo dopo pubblicato”, vorrei chiederti come giudichi il gesto del Santo Padre che, a Loreto, ha ritirato la mano per non permettere ai fedeli il bacio all’anello piscatorio.

            • Il problema Lorenzo – di carattere del tutto generale – è che per giudicare il “gesto”, dovremmo conoscere la motivazione…

              Quindi “perché Santo Padre, Lei ha ritirato la mano ecc, ecc.?”

              Vi può essere una motivazione valida? Forse si, forse no… resta il fato che “giudicare il gesto “senza conoscerne la motivazione (profonda, poco profonda, troppo banale considerando la valenza simbolica, ecc. ecc.), porta a giudicare con pre-giudizio.
              Per gli uni giudizio decisamente negativo (che si assoma a tutti gli altri dello stesso segno e semmai li conferma e accresce), per gli altri giudizio di segno opposto (?) o quanto meno “neutro”.

              Se hai conoscenza della motivazione – che non siano illazioni (l’inferire argomentando, il processo mentale con cui da una premessa si trae una conseguenza logica) – se ne potrebbe anche discutere… credo.

              • Bariom, l’anello piscatorio è il segno visibile dell’autorità papale e non è legato alla persona fisica che lo porta, ma a cosa rappresenta la persona che ha al dito quell’anello con l’effige di San Pietro: credi che quando ha ritirato la mano, in nostro Santo Padre fosse cosciente che quell’omaggio era rivolto al successore di San Pietro e non all’uomo Jorge Mario Bergoglio?

                • @Lorenzo, la tua obiezione ha senso, ma di nuovo mi stai chiedendo se Papa Francesco si è reso conto o no che…

                  Quindi, ragioniamo per ipotesi, se ha sottratto la mano senza rendersi conto che… ha sbagliato nel suo gesto.

                  C’è qualcuno qui che crede in (o invoca) un Papa infallibile in ogni suo gesto?

      • “ in passato vi sono stati Papi con delle vite personali davvero ignobili, e la Chiesa è sopravvissuta.”

        Un Papa dalla vita personale ignobile ma ortodosso danneggia meno la Chiesa di un eretico virtuoso. Poi su quanto sia virtuoso l’attuale Pontefice si potrebbe discutere a lungo ma il punto quello è.

      • Ma del resto l’altro giorno hai scritto che le cose fatte e dette da Francesco in questi sei anni sarebbero “nulla” solo perché percepite come tali dalla maggioranza dei cattolici (i quali non conoscono nemmeno la propria Fede nè la fanno propria) perciò non mi stupisco più di niente.

      • Ultima cosa

        “Le sue azioni o frasi giuste ed ortodosse, che sono almeno il 90%”

        Prova a mangiare un piatto di pasta dov’è il 10%, ma facciamo anche solo il 5%, del condimento, è veleno.

        Poi mi sai dire….

  8. Grazie Simon per la rilettura e spiegazione di EG.

  9. Se la frase “Il Tempo è superiore allo Spazio” viene considerata alla stregua di un aforismo non credo ci sia nulla di male: penso sia invece un errore porre tale frase quale assioma di una dottrina.

      • Eccellente: mi ricordo averlo letto in suo tempo.
        Per me è chiaro che l’origine del pensiero bergogliano, che lui ne sia cosciente o no non è qui il problema, va cercata nell’assimilazione di concezioni massoniche del “reale”. Gli altri principi sono da ritrovarsi nella concezione sociologica marxisteggiante della scuola di Frankfurt.
        Comunque tutti gli insegnamenti che si possono reggere solo ammettendo questi principi massonici e marxisteggianti vanno da essere rigettati tali e quali in quanto non parte del Magistero Autentico da 2000 anni qua né della Santa Tradizione
        In Pace

      • Con grande pazienza e metodo Padre Scalise articola le sue riflessioni critiche sulla “Weltanschauung” bergogliana. Mi sembra evidente, in ogni caso, che stringi stringi le sue critiche riflettano nella sostanza quanto da me espresso in maniera succinta qui sopra. E mi fa piacere.

        • Buonasera, approdo qui, navigando tra un blog e l’altro, alla ricerca di conforto, di idee, suggerimenti su che fare, che pensare, in tale crisi in cui e’ impelagata la Chiesa, e non mi capacito di come molti neghino la gravita della situazione; comprendo e, se in buona fede, stimo di piu’ gli entusiasti del “nuovo corso”. Se me lo permettete, vorrei partecipare alla discussione in corso. Sono un vecchio insegnante, con l’imbarazzo di dover : o tacere, su argomenti religiosi e ontologici, oppure esser costretto a “correggere” colleghi obiettivamente impreparati. Non sto parlando di opinioni, naturalmente, ma di insegnamenti errati. Un solo esempio; tutti ,dico tutti i colleghi di italiano, anche credenti, insegnano che il purgatorio sia stato inventato (ovviamente con fini simoniaci) poco prima che Dante ne facesse una cantica. Qui pero’ si tratta del Magistero, qui son io che dovrei imparare! e non per passare un esamuzzo , ma per…. la Vita Eterna!!! Nel merito: pur, evdentemente, redatte da altri, quelle frasi rappresentano, temo, diro’, piu’ che un pensiero, una volonta’ del Papa. Volonta’ da molti gia’ individuata e delineata, lo smantellamento della essenza “romana” della Chiesa. Il piu’ grave pericolo, tuttavia, sta, secondo me nel pensiero, questa volta vera speculazione, dei teologi che hanno come obiettivo la liquidazione dei “praeambula fidei” che, immagino, Vi siano molto cari. Cito solo Kasper, per il quale e’ necessario non predicare piu’ l’ indivenire, l’immutabilita’ di Dio, per poter predicarne la possibilita’ di commuoversi e soffrire assieme a noi. Non Gesu’ nella sua natura umana, ma Dio, ovviamente non piu’ oggetto dell’intelletto umano, ma del desiderio nostro. Son convinto che costoro non stimano piu’ di cio’ che la decenza permetta, le speculazione del Papa, ma, cinicamente
          le utilizzano; bisogna “abituare” i fedeli ad accettare( io credo in un futuro pontificato) che il dogma sia traseunte, come ogni realta’, appunto, che noi conosciamo, empiricamente. Si deve spodestare l’essere in teologia, cosi’come si e’ fatto in filosofia. Ma qui si tratta dell’Essere!
          Perdonate la lunghezza del mio, primo, intervento.

          • Benvenuto IR!
            Infatti, quel che è preoccupante è che i vari Kasper e altri Bergoglio sviluppano o si fidano di dottrine e opinioni filosofiche, incompatibili con la nozione di Essere, quella proprio di YHVH.
            Spero ampie ed interessanti discussioni anche quando non per forza d’accordo!
            In Pace

            • Grazie per l’accoglienza; discutere, certo, sempre in pace.

          • Su una cosa non sono d’accordo: “la volontà del Papa”. Volontà: questa è una parola pesante, troppo pesante. Mi spiego: cos’è un eretico nel senso pieno del termine? Non uno che solamente erra. Il più ortodosso, rettamente ispirato e profondo dei teologi può errare in qualcosa, e anzi fatalmente erra in qualche cosa; ma egli offre il suo lavoro allo scrutinio della Chiesa, che può durare anche molto tempo, affinché salvi ciò che di fecondo vi è in esso, e condanni ciò che vi è di errato, anche perché un grande esploratore della verità, per dir così, si espone a questi rischi. Preciso: per esploratore della verità non intendo uno che scopre nuove verità – giacché la verità si è rivelata – ma uno che cerca di rischiarare ciò che già sappiamo sul fondamento della rivelazione e con l’uso della ragione. Il vero eretico è invece colui che è intimamente eretico nel cuore; che non solo attacca la dottrina nell’essenza, ma ne è perfettamente consapevole, benché magari non lo dica nemmeno a se stesso, perché questa spesso è la prima delle menzogne: in questo senso non è possibile essere eretico per caso o per sbaglio. Ritorna la questione del Papa eretico: può esserlo nel “senso pieno” da me descritto, al punto tale da proclamare solennemente “nuove verità”? Per me no. E’ impossibile. E non perché la bacchetta magica di Dio glielo impedirebbe, perché allora Dio sarebbe veramente solo un deus ex machina, indifferente all’unità profonda del vero e del buono, ma perché un libero arbitrio rettamente ispirato saprebbe rispondere al provvidenziale e necessario aiuto della Grazia.

            • E infatti, spero di concludere la mia vita terrena senza provare l’emozione di chiamare, io!!, eretico il Papa. Mi son spiegato male; intendevo la volonta’ di smantellare, non la Chiesa, opera divina, ma il suo essersi resa visibile in “forme” romane. I miei riferimenti sono le diverse osservazioni su questo tema di un de Marco, di un De Matteis, ma anche dello stesso Maiettini. Io credo che il “dottore privato”, diciamo cosi’, sia in buona fede, ma non si renda conto dove i famosi “processi” possano arrivare; e che altri personaggi, con una formazione affatto diversa, lo sappiano bene!
              Che poi io creda che sia stata la Divina Provvidenza a scegliere certe “strutture”, romane appunto, e’ un altro discorso….

            • Eretica è una dottrina che non riflette quel che insegna la Chiesa cattolica nella sua triade Magistero-Tradizione-Scritture.
              Principi filosofici possono essere eretici quando non possono intrinsecamente condurre ad una riflessione cattolica della Verità rivelata compatibile con quel che insegna la Chiesa.
              Un eretico è chiunque professi dottrine o principi eretici, indipendentemente dal fatto che ne sia cosciente o no. Per altro l’eretico si caratterizza dal fatto che, per definizione, è convinto esprimere la “vera”ortodossia: l’essere eretico non è quindi una questione di convinzione di essere nel giusto o di fare apposta di insegnare l’errore, ma di disobbedienza oggettiva alla triade sumenzionata, Magistero-Tradizione-Scritture.
              Il grado di colpevolezza di un eretico in particolare, cioè il decidere se una proposizione è “solo” eresia materiale o se è anche eresia “formale”, lo può constatare solo il Magistero autentico.
              Quando non ci fosse questo Magistero Autentico nella materia propria dell’eresia, ad esempio se il “Giudice” professasse lui stesso la medesima eresia materiale, ovviamente una condanna non sarebbe possibile e un’assoluzione insensata, ma resterebbe ai fedeli con sensus fidei intatto l’onere di lottare contro l’eresia, ovviamente, senza il diritto di dichiare formalmente l’eresiarca di eretico.
              In Pace

              • Ho usato il linguaggio comune, ponendo l’accento su quell’eretico “nel senso pieno del termine”, per rispondere a quell’aggettivo – “volontà” – che suggerisce premeditazione. In questo senso mi è assai difficile accettare il fatto che un eretico ostinato, ribelle, irrispettoso ecc. ecc. possa essere veramente convinto, cioè convinto in buona fede, di essere “ortodosso”. Questo è piuttosto la parte in commedia che egli decide di recitare, come fece Lutero con grande senso dello spettacolo. Ma io penso che lui in cuor suo sapesse benissimo di servire il diavolo e odiare Cristo. C’è poi da dire che “disobbedienza oggettiva” è sì una bella e necessaria espressione, ma poi non ci esime da grandi fatiche, spesso, nell’individuarla e soprattutto nel catalogarla in eresia materiale o formale. E quando tutto è avvolto nell’ambiguità e nella sciattezza, sicché volendo, misericordiosamente, acrobaticamente, lo si può interpretare anche “cattolicamente”, ciò diventa ancora più difficile.

                • Secondo me, la cosa è molto più semplice: se uno si posiziona, anche con tutte le “migliori intenzioni” del mondo, in disobbedienza con la volontà di Dio, allora quella persona è uno scagnozzo di satana.

                  Esemplificando, se uno dice “vorrei che tutti fossero salvati, come lo vuole Gesù, ma il cammino giusto non è quello dei comandamenti di Dio e della Chiesa , ma quello che mi invento o che scopro io” , allora la sua volontà non è allineata con quella del Padre, perchè la Carità è fare quel che il Padre vuole sia fatto, non l’interpretare il volere del Padre secondo il proprio (volere).

                  In Pace

                • Infatti come apostroferà Cristo lo zelante e molto umano Pietro, quando questi, pensando di fare cosa buona e giusta esclamerà volgendosi al suo Maestro: «Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai»? (invero protestando sottolinea la Scrittura…)

                • Ma quello di Cristo a Pietro è un aspro rimprovero, un’ammonizione, non una condanna. E’ come se gli dicesse: “Stai parlando come un figlio del diavolo!”; non: “Sei un figlio del diavolo!”. E certo lo disse in modo da farsi capire. E certo il peccatore Pietro lo intese in quel modo.

                • “Ma quello di Cristo a Pietro è un aspro rimprovero, un’ammonizione, non una condanna.”

                  E io non intendevo nulla di diverso…

                  Solo volevo sottolineare come si può facilmente ragionare (inconsapevolmente o per meglio dire senza discernimento), andando contro la Volontà del Padre.

                  Forse che l’episodio non calza a pennello a quanto scritto da @simon?
                  “…se uno si posiziona, anche con tutte le “migliori intenzioni” del mondo, in disobbedienza con la volontà di Dio, allora quella persona è uno scagnozzo di satana.”

                  Grazie a Dio il “posizionamento” non è detto sia immutabile 😉

                  Per satana certamente lo è.

            • Zamax, anche secondo me “volontà” è una parola un po’ troppo forte. Tuttavia non capisco quando dici: “[il vero eretico] non solo attacca la dottrina nell’essenza, ma ne è perfettamente consapevole, benché magari non lo dica nemmeno a se stesso”. Consapevolezza non è proprio il dirlo a se stessi?

              (Un saluto a tutti coloro che stanno partecipando a questa appassionante discussione)

              • Penso che vera consapevolezza abbia a che fare con la Verità…
                A noi stessi possiamo dire tante cose, spesso lontani dalla Verità o mentendo a noi stessi (più o meno consapevolmente… e torniamo daccapo)

              • Grandezza e miseria del linguaggio! Cosa meravigliosa, che può servire efficacemente la verità; ma che non può sostituirsi a essa, perché di per sé – e sottolineo di per sé – nulla può significare: è anche questa una conseguenza della nostra caduta. In parte la mia è una vuota frase a effetto, di quelle che sfuggono volentieri alla penna, pur di impressionare il pubblico. In parte però veicola qualcosa di vero, che magari necessita di una migliore messa a fuoco. Infatti colui che fa il male con premeditazione, specie in una materia tanto sottile come quella di cui stiamo parlando, se si comporta di conseguenza in tutta una successione di atti, non sente però affatto il bisogno di aggiungere a ciò la fatica di confessarlo a se stesso; preferisce tacere o crearsi delle piacevoli giustificazioni, magari al servizio di una buona causa; se lo facesse o fosse costretto a farlo la più naturale delle reazioni sarebbe, credo, di accompagnare tale confessione a una sghignazzata.

  10. “Eccellente”
    Già, identico mio giudizio. Lorenzo me l’ha riportato alla memoria.
    I numerosi articoli di padre Scalese mi sono sempre stati di grande aiuto (così come quelli di dom Giulio Meiattini soprattutto nei dibattiti con A. Grillo).
    Lucidi chiari puntuali. Mi rispecchio moltissimo nella sua posizione pacata e rispettosa ma sincera e ben fondata (come qui su Croce-Via). Peccato abbia smesso.

    Mi associo ai particolari ringraziamenti di blaspas59.
    Che l’autore di EG sia cosciente o meno, in base a quanto da te documentato e della fiducia nei tuoi confronti, non posso che accondiscendere a ciò:
    “tutti gli insegnamenti che si possono reggere solo ammettendo questi principi massonici e marxisteggianti vanno da essere rigettati tali e quali in quanto non parte del Magistero Autentico”.
    Grazie

  11. Mi si perdoni la pedanteria ma vorrei riscrivere l’ultimo periodo dato che non mi sembra chiaro.

    Facendo, da parte mia, salva la buona fede dell’autore di EG, scopro e riconosco, come da te documentato in questo articolo, l’origine di certi insegnamenti in base alla quale sono i medesimi da rigettare.
    Ti ringrazio per avermi aggiunto maggior chiarezza e precisione a ciò che p. Scalese aveva tempo addietro già esposto.

  12. Vorrei fare una domanda a tutti, cercando di ottenere una risposta schematica.
    A parte la storia della “dissoluzione delle Anime” , peraltro riportata da un giornalista , ma quali sono precisamente (elencandole in modo schematico per favore…) le altre posizione teoricamente eretiche che sono addebitate a questo Papa ?
    Perchè sinceramente mi sono un po perso….

    • Qui https://en-denzingerbergoglio.com trovi tutto ciò che cerchi, con una dettagliatezza e precisione uniche nella blogosfera Cattolica.

      Buon divertimento.

    • Poi, qualora non avessi voglia di leggere quel blog, le più roboanti, e sufficienti già di per se, sono l’idea che l’Inferno non esista perché le anime verrebbero annichilite e il fatto che Maria non sarebbe nata Santa ma lo sarebbe diventata, espressione quest’ultima che può essere interpretata cattolicamente solo violentandone il significato ovvio e prossimo che si evince dalla proposizione per assegnargliene uno nuovo (ad esempio secondo alcuni il Papa avrebbe inteso con quello una crescita di Maria nella Santità, peccato che non sia ciò che viene trasmesso da quella frase, perché nascere Santi implica il nascere in Grazia di Dio, non nascere Santi implica il nascere in peccato mortale. Il peccato originale infatti ha privato l’uomo della sua originale santità e giustizia proprio perché l’uomo, dopo di esso, nasce nel peccato. Chi non nasce nel peccato, come Maria, nasce Santo).

      • Walter , avevo chiesto un elenco banale , e mi indichi un libro intero , per giunta in Inglese ?
        Dopo di che mi indichi le due più gravi (figuriamoci le altre…)
        I Papi vanno giudicati per quello che scrivono in documenti ufficiali della Chiesa, non quando parlano a braccio durante un discorso o una intervista. Sennò stiamo freschi.
        Se questi (e lo dico a Lorenzo) sono gli argomenti delle presunte eresie del Papa sono veramente inesistenti. Queste al limite sono gaffe, o anche cattive interpretazioni.
        Qualcuno può escludere che altri Papi del passato abbiano detto delle fregnacce, quando mancavano i registratori e le telecamere ed i giornalisti. Ma figuriamoci! In 2000 anni di storia è successo di tutto!
        Siamo vicini ad una assoluzione perchè “il fatto non costituisce reato”, se non addirittura “il fatto non sussiste”.
        Veramente pensate che il futuro della Chiesa dipenda da tutto questo ? In italia le presenze a Messa sono in continuo e progressivo calo da 25 anni. Dati tempi di GVII, passando per BXVI e Francesco. Ben altri sono i motivi di tutto questo, e non è coprendosi con la calda coperta delle presunte eresie del Papa attuale che si troveranno. Poi certo..fa sempre comodo trovare un colpevole facile.

        P.S. Si può nascere santi ed un minuto dopo non esserlo più. Questo intendeva il Papa parlando della santità di Maria e Giuseppe, e lo sapete benissimo. Parlava della santità dei comportamenti , non dell’aspetto formale . Chi vuol intendere intenda. Chi non vuole intendere non intenderà perchè ha altri interessi.
        Le parole del Papa sono per noi e ci esorta ad essere santi nella vita quotidiana. E sono molto chiare.
        Poi si può glissare concentrandosi sulle parole inesatte su Maria, in modo da avere una scusa per non seguirle o ascoltarle.
        “Mi sarei convertito pienamente e sarei diventato santo, se non fosse stato per le colpe del Papa”
        “Non avrei mai mangiato dell’albero proibito, se non fosse stato per la donna che tu mi hai messo accanto”
        (anche qui chi ha orecchie per intendere intenda)

        • Premesso che Papa Francesco ha testualmente detto, riguardo alla Madonna, che “santi non si nasce”,
          ti sembra normale che talune sue parole debbano poi essere successivamente “aggiustare” da qualcun altro affermando che non intendeva dire questo ma quest’altro?
          Io poi non accuso il nostro Santo Padre di essere eretico: io ritengo che talune sue affermazioni siano, volutamente o no non so, talmente ambigue da prestarsi ad essere lette in modo eretico.

          • No, non è normale. Ma ogni volta che si può stendiamo un velo pietoso senza dargli ancora di più adosso. Quando non si può davvero, allora si analizza e si corregge evitando, per quanto possibile, di insultare l’uomo.
            In Pace

        • @Mentelibera

          Come dico sovente, non c’è peggior sordo di chi è sordo veramente.

          Per questo motivo mi astengo dal dare una risposta articolata e mi limito ad evidenziare una cosa a titolo informativo

          “ I Papi vanno giudicati per quello che scrivono in documenti ufficiali della Chiesa, non quando parlano a braccio durante un discorso o una intervista. Sennò stiamo freschi.”

          Papa Giovanni XXII venne costretto a rimangiarsi una eresia sulla Visio Beatifica che egli aveva espresso in alcuni semplici sermoni https://www.google.it/amp/s/www.corrispondenzaromana.it/un-papa-che-cadde-nelleresia-giovanni-xxii-e-la-visione-beatifica-dei-giusti-dopo-la-morte/amp/

          E all’epoca non c’erano il Tg e nemmeno…. i registratori…

          Ave atque vale.

          • Grazie Walter di aver allegato questo link che parla di Giovanni XXII.
            Evidentemente lo hai fatto per consentire a tutti di apprezzare la grande differenza tra il comportamento di papa GVII (che in più occasioni ufficiali e pubbliche, e successivamente anche in altri consessi ha pronunciato una evidente eresia , provando poi ad imporla alla Chiesa) e Papa Francesco (che invece solo occasionalmente ed in contesti non ufficiali ed in modo indiretto ha pronunciato parole inesatte o imprecise )
            Ti ringrazio per questo riferimento, che mi era totalmente sfuggito.
            E pensa se all’epoca ci fossero stati anche i TG ed i Registratori quante inesattezze di altri Papi sarebbero state registrate! Per fortuna il buon senso e la carità verso i pontefici ci guida a discernere tra il comportamento occasionale e colposo, e quello ripetuto voluto e doloso teso veramente ad uno stravolgimento del magistero e del lascito di Cristo.
            Salve.

            • L’unica differenza è che Papa Giovanni XXII avesse il polso almeno di agire a viso aperto.

              Questo Papa sa bene lo sconcerto provocato da alcune sue dichiarazioni, e la confusione ulteriore che generano.

              Eppure se ne guarda bene dallo smentire, cosa necessaria in certi casi https://www.google.it/amp/s/pellegrininellaverita.com/2018/03/29/scandalo-potrebbe-bergoglio-essere-un-ipocrita/amp/ e questo nonostante il fatto che, quando vuole (Sindaco Marino) le smentite le da eccome.

              Non ho nulla da dire a chi ritiene questo comportamento anche solo vagamente difendibile.

            • “L’unica differenza è che Papa Giovanni XXII *avesse* il polso almeno di agire a viso aperto.”

              *Aveva*

              @Mentelibera

              Che poi fosse solo il problema della distruzione delle anime e dell’Immacolata concezione…

              Purtroppo i problemi sono ancora più estesi
              https://pellegrininellaverita.com/2019/03/22/il-dio-chronos-e-di-ritorno/comment-page-1/#comment-38638

              • Walter , nel tuo ossessivo delirio di ricerca dell’eresia di Francesco (a cui addebiti persino di essere un eretico che non ha il coraggio di difendere la propria eresia, preferendogli GXXII che la difese ! Siamo proprio all’odio personale! Tutti sono meglio di Francesco!) dimentichi che tanti papi , anche di recente , sono stati accusati a vario titolo di essere eretici dai vari “walter” di turno.
                in questo articolo di Tornielli c’è un breve sunto delle accuse a GPII, che puoi facilmente trovare cercando su google “giovanni paolo II eresie” (gliene addebitano addirittura 101), ma puoi cercare “Paolo VI eresie” e così via.
                Ora però basta parlare di fuffa. Ti lascio ai tuoi convincimenti, ed alla tua prossima risposta visto che certamente non puoi sopportare di non avere l’ultima parola. La mia è questa. ciao.
                https://www.lastampa.it/2017/09/26/vaticaninsider/il-documento-contro-le-eresie-del-papa-tocc-anche-a-wojtyla-ENsP44hXCSNCWdX7LZsmIK/pagina.html

                • Ma no, Mantelibera, l’ultima parola posso anche lasciarla a te senza problemi. Del resto paragonare San Giovanni Paolo II, al quale vengono addebitateveresie solo da ambienti sedevacantisti che storpiano le sue parole, con Francesco le cui affermazioni sono di ben altro tenore, la dice lunghissima su di te.

                  Come scrivevo qui https://pellegrininellaverita.com/2019/03/22/il-dio-chronos-e-di-ritorno/comment-page-1/#comment-38604

                  “Come dico sovente, non c’è peggior sordo di chi è sordo veramente.”

                  E vedo che anche Simon qui https://pellegrininellaverita.com/2019/03/22/il-dio-chronos-e-di-ritorno/comment-page-1/#comment-38648 è giunto, e non coincidenzialmente, alla medesima conclusione.

                  Ave atque vale, igitur.

                • P.s: fatti due risate https://m.youtube.com/watch?v=79Uiuqc06ak

                • Vi è una differenza sostanziale ML,

                  Mentre chi criticava San Giovanni Paolo il Grande non compartiva integralmente il sensus fidei fidelium cattolico, oggi sono quelli che vivono di questo sensus fidei fidelium che si sentono a disagio e non per ragioni “politiche”.

                  In Pace

                • Appunto Walter, hai lasciato l’ultima parola a me salvo poi fare altri 50 righe di commento sarcastico. Ti conoscono tutti…nessuno si sorprende.

                • Simon sono molti quelli che credono di compartire integralmente il sensus fidei fidelium cattolico , e poi sono tra di loro in disaccordo.
                  Quindi qualcuno tra loro certamente sbaglia.
                  Ad un certo punto è giusto che ognuno resti delle sue idee, lasciando gli altri liberi di pensarla diversamente , ben sapendo che l’unico vero giudice di tutto questo sarà nostro Signore. E questo , prima che per Francesco, varrà anche singolarmente per me, per te, per Walter, etc etc.
                  Dubito che ci verrà chiesta ragione dei mali della Chiesa.
                  Più probabile che ci venga chiesta ragione dei nostri peccati di tutti i tipi e della nostra incapacità profonda di amare le altre persone come Cristo ha amato noi. Dando la vita. Salve

                • “Simon sono molti quelli che credono di compartire integralmente il sensus fidei fidelium cattolico , e poi sono tra di loro in disaccordo.”
                  Su elementi accidentali e accessori, non certo su elementi essenziali ed imprescindibili del suddetto sensus Fidei. Ma anche questa spiegazione sarà inutile e infatti Simon ha rinunciato (giustamente, peraltro).
                  Riguardo al mio sarcasmo, il sarcasmo è quasi d’obbligo in certi casi.

    • Oggi, solennità dell’Annunciazione, te ne indico una che riguarda la nostra SempreVergine Madre Maria:
      “E voi mi direte: per forza! Sono la Madonna e San Giuseppe! Sì, ma non pensiamo che per loro sia stato facile: santi non si nasce, si diventa, e questo vale anche per loro.”
      http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2018/december/documents/papa-francesco_20181221_dipendenti-vaticani.html
      Se il dogma dell’Immacolata Concezione afferma che la nostra SempreVergine Madre Maria è nata santa perché è nata senza il peccato originale, come può il nostro Santo Padre affermare che la Madonna non è nata santa?
      Solo San Giuseppe è diventato santo, la Madonna invece ha conservato la sua santità.

    • Io smetterei questa discussione qui: nessuno qui ha da fare ricerche su tutte le cose imprecise dette da questo papa o un altro: saremmo nel pettegolezzo costante e insostanziato in continuo.

      Penso che il ruolo del cattolico non è di criticare il Papa, ma di sempre usare del principio di carità quando sia necessario interpretare il suo pensiero: il caso dell’Immacolata Concezione di Maria e della sua perfetta Santità fin dalla sua concezione, è un buon esempio, in quanto niente nella frase oggettivamente confusa del Santo Padre impedisce intrinsecamente di interpretarla come andante contro il dogma.

      Diverse sono le frasi o le affermazioni o comporatmenti (cf. S. Pietro vs. S. Paolo) che esprimono pensieri che intrinsecamente vanno contro l’insegmento della Chiesa: queste vanno da essere identificate per poter trarne le dovute conseguenze sul piano dottrinale e pastorale.

      Se ci atteniamo al Credo cattolico quale ce l’ha ricordato il Card. Mueller siamo sicuri di non essere eretici: quel che conta è che la Chiesa per via dei suoi cardinali , vescovi, sacerdoti e laici, anche se in estrema minoranza numerica nella mare restante della Chiesa “formale” ma materialmente eretica, sia sempre capace di insegnare la Verità che Cristo ci ha annunciata.

      In Pace

  13. Un’ultima riflessione che mi viene in mente su questa strampalata storia del “tempo superiore allo spazio”, cercando di entrare nella forma mentis del Papa, e di vedere il lato buono, o confusamente buono, almeno nelle intenzioni, di questa teoria, e poi chiudo. Forse per il Papa ciò significa, sempre confusamente, avere umilmente fiducia in un Dio che ci guida in questi fantomatici “processi” da lui continuamente evocati, e che non siamo noi a doverci sostituire alla Sua sapienza, anticipandone i frutti. Per analogia, si potrebbe pensare a un aspetto di quella che potremmo chiamare “fenomenologia della preghiera”: infatti, quando preghiamo e chiediamo qualcosa effettivamente in consonanza con la volontà di Dio, lo facciamo involontariamente, almeno in parte, secondo la nostra sapienza, non secondo la Sua, che sa perfettamente decidere sul come e sul quando, guardando al fine ultimo della nostra salvezza. In una parola, non siamo noi che dobbiamo anticipare i disegni di Dio che si manifestano nella storia. Solo che, se non si bilancia questa già di per sé male articolata visione, con la chiara riaffermazione che il compimento ultimo di questi disegni si situa oltre la storia, ecco che saltano fuori le pulsioni millenaristiche di questo pontificato, dalla giustizia sociale caratterizzata da un concetto cripto-materialista di povertà e di pace evangelica, al catastrofismo ecologista, a una “madre terra” vista come paradiso perduto e da riconquistare, piuttosto che come esilio. Certamente in lui c’è questo empito che rischia di squilibrarlo, e che fa effettivamente il gioco dei nemici della Chiesa.

    • In realtà quando preghiamo, Gesù ci ha promesso che otteniamo subito: in verità la nostra anima corrotta delle conseguenze del peccato originale ha una percezione del presente, cioè di quel che è, sminuita e ha bisogno di “tempo” per tendersene conto, ma la grazia richiesta è già ottenuta “immediatamente” e non in seguito ad un processo “temporale”.
      In Pace

      • Ma quando noi chiediamo nella preghiera qualcosa che ha risvolti materiali, ed essa piace a Dio, perché magari anche in piccolissimo grado è strumentale al Suo disegno di salvezza a nostro riguardo, ecco che essa ha effetti anche in quella che chiamiamo dimensione spazio-temporale. Solo che noi, essendo imperfetti, su questo risvolto materiale della preghiera, più o meno inconsapevolmente a volte pretendiamo – in parte s’intende, perché in caso contrario non sarebbe nemmeno una preghiera, la quale presume l’accettazione della volontà di Dio – di sapere anche il come e il quando dovrebbe essere esaudita.

  14. Ciò che più preme alla mia vita, è sapere che l’Infinito si è fatto “finito”, che l’Eterno si è dato un Tempo, che l’Onnipresente si è fatto presente nel tempo e nello spazio e tutto ciò in favore nostro, senza intaccare o diminuire il Suo Essere, ma per dare modo a noi di esserne partecipi.

    Ciò che più mi interessa è che il mio passato non è cosa “sterile” – acqua che “non macina più”. Il mio passato redento è ciò che mi ha donato un presente in cui incontro Dio, in Cristo, nella Chiesa, mosso dalla Spirito Santo.
    Il passato diviene *memoriale* e in questo fonte che ancora zampilla, tesoro nascosto che viene in aiuto nella prova, nella siccità e carestia spirituale.

    E il futuro, che pure non mi appartiene, si apre a me come promessa, una promessa che si fa certezza perché si appoggia a promessa divina e non umana. E’ speranza, è orizzonte, è traguardo.

    Io so che il Tempo e lo Spazio sono stati inchiodati entrambi su Quella Croce e sono esplosi come Luce che valica il Tempo e lo Spazio, nella Resurrezione!

    Illumina il mondo, il tempo e l’essere di ogni Uomo vivente, vissuto e che vivrà, il tempo concessogli che avrà termine senza che termine sia, nella Vita Eterna.

    • Bella iperbole poetica!
      Peccato che tempo e spazio non esistano in sè.
      Gli alessandrini dovrebbero essere scritti altrimenti: ad esempio che l’esperienza di tempo e di spazio della natura decaduta di ogni essere umano si è trovata inchiodata sulla Croce dove spazio e tempo furono compiuti.
      In Pace

      • Non avevo certo la pretesa di comporre un “alessandrino” 😉

        Ciò che hai scritto a mo’ di esempio, è un modo diverso (forse più intellegibile) di dire ciò che intendevo dire.

  15. Lasciamo pure il tempo, che e’ solo misura, e riflettiamo su cio’ che diviene, che e’cio’ che e’ misurato. La natura decaduta e’ certamente, come dici, Simon, diveniente ma, mi concederai che pure nella condizione edenica, prima della caduta, l’ente sensibile, corporeo,in quanto creato, quindi non essendo atto puro, mutava, “sperimentava il proprio divenire. Anche l’ente creato spirituale muta, anche se la sua misura e’ l “evo”. Scusate, non voglio insegnare nulla a chi ne sa piu’ di me; mi richiamo alla mente queste nozioni di base per chiarire, prima di tutto a me stesso, cio’ su cui vorrei confrontarmi con voi. Il poter mutare, voglio dire, nella condizione post-edenico e’ anche mezzo di Salvezza, mezzo di conversione. Il “grande attacco” contro il pensiero dell’essere, validamente e vittoriosamente combattuto dai campioni del tomismo, rischia oggi di imporsi perche’ portato dall’interno della Chiesa. Il “cuore” dell’errore teoretico, lo sappiamo bene, e’ la sostituzione dell’ essere col divenire, dell’ente coll’esistente… il passaggio dalla filosofia alla teologia, ahime’ insegnata nei seminari, di tale errore si palesa nelle dottrine del “mutamento” di Dio, la sua “sofferenza”, e , coerentemente nella Sua non- onnipotenza. (avrete sentito anche voi quel popolare predicatore, laico, affermare che “il male era presente al momento della creazione”!!!.). Io non sono un teologo, ma ho la presunzione di riconoscere , in questo caso, dietro affermazioni assurde come questa, una “cattiva” metafisica(che poi e’ sempre una anti-metafisica). In estrema sintesi, temo che ai vertici della gerarchia siano arrivati un bel po’ di personaggi che credono Nostro Signore abbia adirittura “bisogno” del divenire del mondo, che l’ Assoluto debba ancora “realizzarsi”. Diventa cosi’ fin troppo facile considerare impossibile una morale che non cambi nel……tempo (ohibo’, e’ sbucato fuori di nuovo). Sono troppo pessimista?
    Pax

    • Chronos divora i suoi figli; non solo nel senso che le cause accidentali temporali generano nuovi enti e che altre le distruggono: non per caso la legge fisica per eccellenza che è la sola a definire una “direzione” alla nozione della misura del tempo è la seconda legge della termodinamica che ci indica la necessità di accresciuta distruzione.

      Ma Chronos in quanto deità distrugge i suoi succubi in quanto diventano incapaci di concepirsi fuori dal quadro di un processo temporale distruttorio mentre l’utopia prometeica di poter creare processi storici che condurranno alla desiderata utopia è un semplice specchio alle allodole.

      La convinzione che l’andare avanti del tempo garantisca un continuo migliorare della qualità morale dell’umanità, sola foriera della felicità, va contro l’evidenza quotidiana: per giunta per il cristiano in generale e per il cattolico in particolare, i tempi sono già compiuti, la Redenzione è già operata e non va da essere ricercata nel futuro (o nel passato) ma nel presente: la felicità è già a distanza di un bracccio, basta volerlo per acchiapparla senza aspettare.

      Per giunta una pastorale che concepisce l’umano prigioniero in una gabbia temporale non porta nessuna speranza in quanto la felicità è rimandata al tempo della realizzazione dell’utopia sempre asintoticamente postposta aldilà delle vite particolari.

      L’imbecillità della nozione di causa finale in quanto utopia posta nel futuro, proviene dal non voler capire che la causa finale della statua di Mosé scolpita da Michelangelo al momento della sua creazione, NON è nella statua futura che sarebbe esistita a scultura finita, MA nella mente dello scultore che gli dà forma prima ancora di dare il primo colpo di scalpello nel blocco di marmo informe: l’attrazione del blocco di marmo verso la sua scultura finale non è causata quindi da un’entità posta nel futuro, ma da una causa ben presente e, addirittura, precedente nella mente delllo scultore.

      Simili modo, quello che Papa Francesco non capisce è che la Città di Dio già è, hic et nunc, nell’eterno presente nostro e di Dio e non in un’utopia verso laquale tendono i processi temporali cosi tanto superiori allo spazio e , quindi, al presente secondo lui.

      In Pace

      • La convinzione che l’andare avanti del tempo garantisca un continuo migliorare della qualità morale dell’umanità, sola garante della felicità, va contro l’evidenza quotidiana: per giunta per il cristiano in generale e per il cattolico in particolare, i tempi sono già compiuti, la Redenzione è già operata e non va da essere ricercata nel futuro (o nel passato) ma nel presente: la felicità è già a distanza di un bracccio, basta volerlo [perlo(?)] per acchiapparla senza aspettare.

        Sottoscrivo in toto (perlo a parte) 😉

        • E chi ha tempo non aspetti tempo!
          Marco 1,15
          «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo». (OGGI)

        • La Città di Dio è già qui (la “felicità” anche), ma non nella sua forma gloriosa, visto che alla sofferenza non possiamo sfuggire. Il tempo (inteso come il divenire, forma corrotta di essere) è compiuto per la Rivelazione, con l’incarnazione, morte e resurrezione di Gesù Cristo, e da questo punto di vista “Tutto è compiuto”, come disse Gesù sulla croce. Ma il tempo (sempre inteso come divenire, forma corrotta di essere) non è compiuto per questo mondo. Quindi c’è anche un disegno di Dio che si compie nella storia, che certo non è quello delle magnifiche sorti e progressive, ma che risponde al bisogno di lasciare crescere il grano fino a che sia maturo per la mietitura, quando la zizzania sarà estirpata e la Città di Dio potrà accedere al vero essere nella sua forma gloriosa.

        • Non c’è niente che va avanti nel tempo, visto che il tempo non è che un’esperienza personale e relativa: il fotone che vediamo sgorgare da una galassia 13 milardi di anni fa, in realtà, dal suo punto di vista, ha viaggato durante un tempo zero (non un millisecondo; ma proprio zero) , appena creata già assorbita dal telescopio: benchè abbia oggetivamente esistito e la prova ne è che l’abbiamo visto, esso non ha avuto neanche il “tempo” di rendersene conto in 13 miliardi di anni di viaggio alla velocità della luce.

          Gli esseri passano dalla potenza all’atto, a volte tornano a potenza, sempre sono distrutti quando non semplici e unici: per capire bisogna mettersi nei panni di un granello di senape, il quale non ha nessuna nozione di tempo ma vede il proprio stato evolvere da piccolo seme ad erba rigogliosa fino a diventare la pianta alta di uno o due metri con le sue panocchie.

          Così ne è del Regno di Dio che già ci è dato adesso, Causa Finale già presente, che si sviluppa non in funzione di processi temporali ma secondo la propria natura, assimilando i Santi al proprio sviluppo e facendoli Regni di Dio per assimilazione e “contaminazione” speculare, in, modo atemporale, con il loro passaggio individuale e collettivo dalla potenza all’atto: la causa finale è già qui operante, la richiesta della venuta del regno di Dio è primariamente la richiesta di diventare se stessi Regno di Dio, Cristo e Chiesa, non di subire un processo temporale ma di realizzare il regno nel presente e nell’adesso, la sola realtà che è.

          In Pace

          • Mi sembra si sia tutti d’accordo, qui, sul fatto che il tempo non causi nulla, non generi nulla ne’, men che meno, crei nulla. Tuttavia, molti enti creati raggiungono la propria perfezione solo attuando la loro potenza; ho quindi alcune obiezioni da esporre. A Simon: e’ vero che la causa finale “agisce” dal principio, ma se Michelangelo , pur con tutti i suoi meravigliosi progetti in testa, avesse deciso di far solo il poeta, la statua non sarebbe mai esistita. La statua non l’ha fatta il tempo ne’ si e’ fatta da se'(lo ribadisco perche’ sia chiaro cio’ su cui son d’accordo, e che, credo sia la sostanza del discorso) ma Michelangelo ha dovuto modificare la materia e, per farlo, ha avuto bisogno di tempo! Non per virtu’ del tempo, ma per la natura del marmo.
            A Zamax: dici che il divenire e’ forma corrotta di essere. Questa tua e’ una frase un po’ ambigua; gli enti partecipati (consideriamo ora solo gli enti materiali) non possono non divenire, significa che l’essere loro partecipato e’ corrotto in quanto partecipato? Escludo che tu lo pensi. Significa, allora che l’essere partecipato si corrompe necessariamente nel divenire della creatura? Ma se ammettiamo cio’, come facciamo a escludere (come dobbiamo fare) il male nella partecipazione dell’essere. In altre parole, l’ente che diviene e’ certissimamente subordinato, perche’ ASSOLUTAMENTE causato dall’ Atto Puro d’essere indiveniente (e penso non dobbiamo stancarci di riaffermarlo, proprio per non arrendersi a Cronos, ed e il motivo per cui mi sono infiltrato qui da voi!), ma dobbiamo chiamare per questo, “corruzione” ogni divenire?
            Pax Pax

            • È la causa finale che mette in moto la causa prima 😉
              In Pace

            • Può darsi che sia o che suoni come un termine ambiguo, “corrotto”, anche perché forse siamo assediati dalla retorica contro la corruzione. Non è come teme lei: intendo per “corrotto” qualcosa sottoposto alla caducità, per dirla con S. Paolo, o alla mutabilità, per dirla coi greci.

            • La ringrazio inoltre per questa osservazione: non vorrei essere equivocato in futuro per questioni lessicali.

          • Ma il “presente e l’adesso, la sola realtà che è” ha due forme.
            1) Quella corrotta, il divenire, che è una forma corrotta di essere; quella che stiamo vivendo e che non siamo capaci di vivere pienamente e che chiamiamo tempo. Il tempo in senso stretto è solo misura e perciò non è un ente; in senso lato è sinonimo di divenire; in senso mediano è il modo d’essere del divenire, il modo d’essere di una forma corrotta di essere. “Immagine mobile dell’eternità”, come la chiama (stupendamente) Platone.
            2) Quella gloriosa, quella cui aspiriamo, il vero presente, la vera eternità, il presente incorrotto, l’eternità incorrotta. “La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità – non per suo volere, ma per volere di colui che l’ha sottomessa – e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.” (S. Paolo)
            Sennò, prendendo alla lettera il tuo discorso, si rischia di cadere in un immanentismo.

            • Immanentismo? Devo proprio essermi espresso pessimamente! E’ proprio la Trascendenza di Dio che permette all’ ente creato di divenire senza, per il suo solo divenire, esser corrotto nel suo essere. La sostanza creata e’ INFINITAMENTE inferiore al suo Creatore, ma non c’e’ in tale inferiorita’ nessun male. La morte ( corruzione) e’ entrata nel mondo a causa del peccato, non a causa della creazione. Per la creatura non e’ un male il suo “non esser Dio”, anzi , e’ il proprio bene. Siccome, poi, siamo peccatori, essendo creati anima e corpo, le conseguenze del peccato, tra cui la corruzione, avvengono nel modo proprio nostro, cioe’ nel divenire. Approvo incondizionatamente il vostro affermare con forza che l’instaurazione del Regno di Dio , il cui “modo d’essere” e’, certo, l’ Eternita’, che non e’ nel tempo, ma, ecco perche’ sono cosi’ insistente, il modo d’essere del Creato, non e’ IN SE’, male. Il male non e’ intrinseco a nessun modo d’essere, infatti e’ (in questo siam d’accordo?) mera assenza d’essere. Prometto che me ne staro’ zitto per un po’.
              Pax

              • @ Immaturo irresponsabile (che razza di pseudonimo, però!, si fa fatica a scriverlo, anche se capisco l’autoironia).
                1) C’è un equivoco. Rispondevo a Simon.
                2) Preciso comunque, allo scopo di evitare altri equivoci a proposito dell’uso mio della parola “corrotto” (vedi mio commento sopra) che lei ha perfettamente ragione: la creazione di per sé è buona, ché nulla di male può originarsi da Dio.

            • Beh, se è a me che ti indirizzzavi, allora non concordo con te: il reale ha una sola forma e, a mia consocenza, solo il Cristo ha due forme congiunte, quella umana e quella divina.

              In realtà il tuo esempio può essere utilizzato per illustrare ancora una volta quanto il fiosofo che riflette sulla natura del tempo intende: non ci sono due nature del reale, ma una sola; però ci sono due modi di relazionarsi al reale, uno, essenziale, che è quello degli esseri (enti) stessi che vi partecipano secondo la loro propria natura (cioè un divenire che è passaggio dalla potenza all’atto sotto l’azione di cause efficienti e NON sotto l’azione del “tempo” e che tu hai chiamato “gloriosa”) e l’altro accidentale, tipico di un ente materiale autocosciente e che è quello di relazionare gli enti reali a se stessi, individualmente.

              Questo sfasamento soggettivo tra il divenire oggettivo degli esseri e la percezione soggettiva del proprio sè crea questa esperienza temporale che, come nell’effetto di perspettiva, non esiste al di fuori di noi ma che, in pratica, ci ingabbia e ci limita.

              L’immanentismo è proprio di chi crede che il Tempo possa essere causa di qualcosa, mentre, in realtà, è solo un’esperienza individuale: il discorso di EG nei punti discussi qui sopra sono a rischio scoperto di immanentismo.

              In Pace

  16. Tutte molto filosofiche queste interpretazioni del Tempo, del suo non esistere in sé o del suo non essere causa di nulla…

    Ma non perdiamo di vista l’umana esperienza del Tempo e di cosa nel tempo si possa verificare e di cosa il Tempo possa acuire piuttosto che lenire.

    Andiamo a dire ad un malato che nella sua sofferenza il Tempo è una variabile di poco conto (o quasi nulla) o chi nel Tempo è diviso dai suoi affetti più cari, o chi da tempo e soggetto ad ingiustizia, e potremmo continuare…
    Credo nessuno di coloro che qui dibattono filosoficamente non ne siano consci, ma credo anche che rimanere agganciati alla realtà umanamente percepibile o percepita dai più e dai “semplici”, quand’anche non filosoficamente del tutto esatta, sia cosa doverosa.

    In questo dibattere l’immagine che trovo più attinente alla realtà e quella di IM IR:
    “La statua non l’ha fatta il tempo ne’ si e’ fatta da se’….ma Michelangelo ha dovuto modificare la materia e, per farlo, ha avuto bisogno di tempo!”

    Così come dio ha bisogno di Tempo per operare la nostra conversione (non per Suo limite ma per il nostro), per lenire i nostri dolori, perché la Croce divenga gloriosa negli avvenimenti della nostra vita.

    Buona giornata a tutti, per questo ulteriore Tempo che Dio ci concede 😉

    • “Credo nessuno di coloro che qui dibattono filosoficamente non ne siano consci, ma credo anche che rimanere agganciati alla realtà umanamente percepibile o percepita dai più e dai “semplici”, quand’anche non filosoficamente del tutto esatta, sia cosa doverosa.”

      Parole sante Bariom. In caso contrario diventa uno sterile esercizio intellettuale che non porta frutti.

    • Il discorso tuo è arci-confuso: quando parli di tempo di cosa parli? Per i piccoli come li chiami tu tutte queste cose cose sono evidenti: quel che conta è il divenire secondo la propria natura, adorare il dio tempo è già un errore massiccio che necessita (errata) sofisticazione e molta contreducazione con massiccie iniezioni di illuminismo..

      Il tempo non può acuire nè lenire nulla, sola la propria relazione al reale acuisce o lenisce asseconda di come il malato vive la propria esperienza: il divenire, o in questo caso più specificamente, la degradazione della qualità dell’atto di esistere del malato ha un proprio percorso secondo la natura del male. Quindi infatti non bisogna dire a queste persone che il tempo è una variabile di poco conto , perchè in effetti non cambia niente, ma di dirgli di fare leva sul reale della situazione e di agire in funzione della sua natura.

      Quanto alla frase “ma Michelangelo ha dovuto modificare la materia e, per farlo, ha avuto bisogno di tempo!”” è errata, in quanto quel che ha messo in moto Michelangelo non è il tempo ma la causa finale, onde per cui ho già fatto quest’osservazione a IR :” la causa finale mette in moto la causa prima”.

      In Pace

      • Simon credo che se volevi capire il senso del mio confuso dire, potevi ben comprenderlo…
        Diversamente, meno arci-confuso di così non saprei essere e a quanto pare il mio limite intellettivo non mi consente di chiarificarmi con il vostro dire.

        Avrai misericordia.

        • Certo, ma se parliamo alla gente usando di categorie mentali che deformano la relazione al reale non li aiutiamo e ci esponiamo noi stessi a pensare storto. Prendi ad esempio la pseudo-nozione di eterosessuale usata dalla propaganda gender, che non corrisponde a niente e che conduce a considerazioni sballate rispetto alla realtà. Sarà anch epiù facile nel contesto del pesiero unico attuale parlare di omossessuali al posto di persone con con tendenze omossessuali, ma se lo facciamo in realtà creiamo una separazione di tipo razziale nel genere umano.

          Dopodittutto quando Gesù chiamò Andrea e gli altri, non stabilì processi nel tempo, ma ci fu un passaggio dalla potenza all’atto nell’anima dei discepoli, perfettamente intemporale, mentre non fu il caso del giovane ricco.

          La percezione di tempo, quest’effetto di prospettiva soggettivo, lo sperimentiamo quando osserviamo l’altro o quando ci osserviamo come se fossimo un altro: ma quando siamo tra sé e sé, o tra sé e Dio, o tra sé e una realtà sprituale o intellettuale o volitivi non c’è nessuna nozione di “tempo”ma solo di “essere”, osserviamo un cambiamento quando c’è da prendere una decisione, cioè quando la nostra volontà ha da prendere una direzione, ma non è tempo, è reale passaggio dalla potenza alll’atto, cosciente e, per altro, per noi umani possiamo anche tornare indietro e ritrovarci esattamente al punto precedente: cosa impossibile quando ci si relaziona con l’alterità.

          In Pace

          • Perdonami Simon, ma pur essendo perfettamente d’accordo in linea di principio, soprattto nell’esempio dell’uso del temine “omosessuali”, che però mi pare un tantino meglio comprensibile ai più, se io all’Uomo della strada (non a caso uso la mauiscola) dico:

            La percezione di tempo, quest’effetto di prospettiva soggettivo, lo sperimentiamo quando osserviamo l’altro o quando ci osserviamo come se fossimo un altro: ma quando siamo tra sé e sé, o tra sé e Dio, o tra sé e una realtà sprituale o intellettuale o volitivi non c’è nessuna nozione di “tempo” ma solo di “essere” … e a seguire.

            veramente lo aiuto a “non pensare storto”?
            Dubito che lo aiuterei a comprendere meglio “qualcosa”…

            A me pare veramente un parlare da “dotti e sapienti” che fuori da un contesto accademico a poco vale…
            Ma mi sbaglierò io da ignorante quale sono.

            • No, alla gente della strada, al peccatore, gli dici : guarda il tempo c’entra poco, quel che tu vuoi adesso, hic et nunc, fa il tuo presente e la qualità della tua felicità.
              In Pace

    • Ti assicuro che in cuor mio detesto il “gergo filosofico” e che nei limiti del possibile cerco di farne il più possibile a meno. Ogni persona che abbia ancor sangue nelle vene non può che provare un senso di gelo e di rigetto di fronte all’aridità di certe dissertazioni filosofiche e ai sottili e complicati vaniloqui, di natura spesso solo lessicale, che le caratterizzano: “Folly, doctor-like”, follia, con aria dottorale, chioserebbe Shakespeare. E penso che nella maggior parte dei casi questo rigetto sia giustificato. E mettiamo in chiaro, a scanso di equivoci, che io non mi sento e non sono professore di alcunché: sono un perfetto “dilettante”, e nemmeno laureato.
      Ciò premesso, direi che il tuo ragionamento potrebbe essere definito francescano, nel senso di Papa Francesco, e nel senso buono del termine. E forse Papa Francesco, se capisco bene la sua forma mentis, lo inserirebbe fra i frutti di uno dei suoi “postulati”: la realtà è superiore all’idea. Ma qui appunto nascono i guai che sono oggetto di questa discussione. Quando Bergoglio si mette a parlar da filosofo, o da teologo, ne esce solo confusione. Come va interpretata la sua frase? Alla luce della vecchia contrapposizione fra Realismo (gnoseologico) e Idealismo (termini che già di per sé hanno un potenziale così polisemantico da renderli praticamente inutili e confusionari), per la quale risulterebbe diciamo ortodossa? Non sembra. Oppure intende dire, per usare un linguaggio semplice quanto vago, e per fare più o meno il tuo discorso, che i principi, i comandamenti vanno applicati nella vita quotidiana, sennò rimangono lettera morta, come in una fede senza opere, la qual cosa pure andrebbe abbastanza bene, se fosse esplicitata con linguaggio piano e popolare? Solo che in questo caso la realtà verrebbe a coincidere con la realtà fenomenica, con un “vero” di seconda categoria, per così dire. Ma allora, se il tempo è superiore allo spazio e la realtà è superiore all’idea, misteriosi postulati di questa strampalata teologia dal vago sentore esoterico, ciò significa forse che la realtà e il tempo sono due aspetti della la stessa cosa? Se è così l’Essere parrebbe – parrebbe – allora identificarsi con il Divenire e con la Storia, e Dio con la Storia – come paradossalmente succede per …l’idealismo assoluto di Hegel – e paradiso ed inferno volatizzarsi nel nulla, come certamente è nella mente di certi suoi collaboratori neo-modernisti. Insomma, chiacchiere, chiacchiere, chiacchiere, che nascono da un fondo limaccioso… Che ne pensa lui? Si rende conto di tutto ciò? Dando per buona la sua …buona fede, ciò si configura come un’eresia “materiale”, cioè inconsapevole, oppure siamo – provvidenzialmente – in una tale vaghezza che neanche questo gli si può imputare, come penso io? E in ogni caso si rende conto che in questo “brodo culturale” prosperano i nemici della Chiesa? Come fare a svegliarlo dal suo sonno da questo punto di vista? Di questo stiamo discutendo. E con questo davvero chiudo.

      • Infatti quello è il problema del testo della EG nei suoi punti 222-224: l’Essere è il Tempo, è quel che “illumina” il presente che non ha nessun valore: siamo davvero in pieno panteismo storicista.

        In Pace

        P.S;.: la “cosa” è talmente grossa che nessuno nel suo entourage osa aprire la bocca, non sapendo e non capendo perchè il re sia cosi nudo, o forse assumendo che è un genio aldilà della comprensione umana…

      • Caro Zamax tu però mi vuoi nuovamente tirare in un discorso, in un lessico, in un “filosofeggiare” (non uso il termine in senso dispregiativo) che nuovamente porta a “piani alti” in cui personalmento mi perdo… 😛

        Mi chiedi poi in sostanza quale sia la ratio “filosofica” (o teologica) di Papa Francesco… io non ti so rispondere.

        Lasciando da parte la filosofia o gli “enti” ( che per una persona di media o se vuoi anche bassa cultura, al massimo si individuano nell’INPS 😀 ), visto che alla fine ciò che preoccupa tutti e che il Messaggio Evangelico non venga distorto o frainteso (o no?), come parlava Gesù?

        Le parabole talvolta erano di una evidenza cristallina, altre restavano misteriose con scopo propedeutico e non certo per uso di termini “esosterici” o “criptici”. Quando il “popolo minuto” (neppure i discepoli erano tutti “dottori”) lo ascoltava, non riconosceva forse che, a differenza dei Farisei, parlava con autorità? (certo, non solo per come parlava).
        Forse affabulava gli astanti con paroloni altosonanti e enigmatici?

        Invero usava figure che per lo più tutti potevano comprendere perché facevano parte della vita, del tempo e del luogo in cui Cristo si è manifestato, tant’è che spesso siamo noi che dobbiamo riandare a cercare il senso di taluni termini o simboli.

        Questo non significa che di teologia (o filosofia teologica) o anche alta teologia non si debba o non si possa parlare anzi! Non è voler rincorrere un pauperismo lessicale (o concettuale), ma spingersi a parlarne in modo comprensibile (io la teologia di Benedetto XVI riuscivo a comprenderla direi bene…).
        Il problema certo è il preoccuparsi di essere sempre comprensibile a costo di storpiare significati veri e profondi, ma nessuno qui credo sia per questa linea.

  17. Perfetto! ( magari tralascio hic et nunc 😉 )

  18. Non credo che il tempo esista: io lo considero una pura convenzione introdotta dalla mente umana per ordinare in modo comunemente riconosciuto ed accettato il mutare della realtà.

    • Esiste , ma non come un ente in sè.
      Come la prospettiva che ti fa vedere case piccole lontano e grandi vicino e linee di fuga, ma non esiste in sè nel reale, nel senso che quel paesaggio li è solo nella tua testa, , in realtà le case sono grandi e non ci sono linee di fuga. Ma l’effetto stesso è reale…ma come effetto.
      In Pace

      • Siccome il grosso problema nelle discussioni è il reale significato che diamo alle parole, sono andato sul vocabolario Treccani online a cercare la definizione di “ente”, e la mia idea del tempo corrisponde alla seguente definizione: “ente di ragione, oggetto puramente mentale, al quale non corrisponde nulla di reale”;
        anche la prospettiva del resto, se non ho capito male il tuo esempio, è, ovviamente dal mio punto di vista, un “oggetto puramente mentale, al quale non corrisponde nulla di reale”;
        potresti per favore chiarirmi meglio (senza alcun intento polemico perché come credo tu abbia capito i miei studi di filosofia sono scolastici e non certo universitari) che cosa intendi quando scrivi che il tempo: “Esiste, ma non come un ente in sé”

        • Non sono intervenuto sul tema perchè ammetto di seguire con difficoltà alcuni ragionamenti, i quali tra l’altro non mi appassionano molto.
          Gesù Cristo è sceso sulla terra 2000 anni fa e da allora il mondo è cambiato, non a caso c’è un BC ed un AC.
          L’unico rapporto che l’uomo ha con il tempo che non esiste, è quello con l’infinito di Dio, che essendo incomprensibile con la mente umana, fa parte infatti di quello che la Chiesa chiama non a caso mistero. Ogni tentativo di razionalizzare concettualizzazioni che escono dalla nostra percezione , almeno ipotetica, della realtà , è destinato a non aver impatto alcuno sulla concretezza della nostra vita e sulla missione (molto più diretta e semplice ) a cui ci chiama Gesù Cristo.
          Il quale Cristo si è fatto uomo, ha vissuto nel nostro tempo cronologico, ha iniziato la sua missione DOPO essere stato bambino e ragazzo, ha pianto DOPO la morte di Lazzaro , si lascio uccidere sulla croce e DOPO 3 giorni è resuscitato. E ci ha indicato una direzione nella cronologia della nostra vita , per portarci alla vita eterna, visto che siamo stati destinati a vivere una realtà dove esiste un tempo, e tempo nel quale le nostre azioni possono o meno conformarsi al progetto di Dio.
          Di fronte alla affermazione, molto complessa ed articolata e magari pure giusta, che porta a dire che il tempo “non esiste” , la mia prima reazione istintiva , quindi, sarebbe dire : “e allora?” “questo cambia la mia vita?” “questo mi spinge ad amare Dio ed il prossimo?”.
          Io credo che queste siano le vere domande .
          Perchè se tali complesse deduzioni non hanno impatto sulla vita reale corrono il rischio di diventare fini a se stesse, col rischio collaterale di assegnarli una importanza superiore a quella di una speculazione filosofica per addetti ai lavori.
          Con questo non voglio certamente sminuire studi e ragionamenti, ma semplicemente cercare di riequilibrare i pesi delle cose.
          Il Papa , riferendosi al tempo, intende il tempo cronologico , cioè il futuro rispetto al presente. Che il tempo sia più importante dello spazio, nella sua accezione, significa che non è interessato tanto alla efficacia momentanea ed immediata di certe modifiche pastorali nel presente della Chiesa, quando del loro effetto nei tempi futuri lungo un percorso cronologico. Che è poi il timore di tanti detrattori. D’altra parte la TRADIZIONE è proprio il trasporto nel tempo.
          Salve.

          • Il tuo commento mostra che sia non hai letto sia non hai capito, sia non vuoi capire quel che è stato discusso in questo thread e in ben altri dove il tempo fu il tema principale.

            Il problema in tutte le discussioni sono le persone che, con perfetta malafede, vengono con la bocca in cuore e ripetono di punto in bianco, come veri trolli, le cose già affrontate e risolte.

            Ti ripeto il succo un’ultima volta: se il Santo Padre scrive in un documento uffiiciale nel suo EG punto 222 “… la luce del tempo, dell’orizzonte più grande, dell’utopia che ci apre al futuro come causa finale che attrae …”, allora non solo c’è un problema astratto sulla nozione di tempo, che tu non riesci, visibilmente, a concettualizzare per incultura, incapacità intellettuale oggettiva o mancanza di volere, ma c’è un verissimo problema teologico, visto che Bergoglio rimpiazza la Venuta di Cristo e la costruzione della Città di Dio da realtà già attuali (cioè in atto, in caso tu non capisca) con un’utopia posta nel “futuro” (che non solo non esiste in atto, ma forse neanche in potenza), per giunta de facto deificando il “tempo”; non solo, ma tutto questo porta ad una problematica pastorale arci-pratica, in quanto invece di chiedere la conversione immediata, che è quel che Gesù ci comanda (cf. i Vangeli), il Vescovo di Roma, da bravo sudamericano, rimanda il dover convertirsi a … mañana quando i processi saranno, utopicamente beninteso, operanti e compiuti.

            Siamo di fronte ad una frode intellettuale, filosofica, teologica e pastorale: un gioco delle tre carte dove si è sostituita la Buona Novella con una prassi di sapore massonica.

            Se non lo capisci, non ci posso fare niente: ad alcuni abbisogna che loro orecchie restino turate, e non lo dico io ma Gesù stesso.

            In Pace

            • Il problema è e rimane, a mio opinabilissimo modo di vedere, che quando si affrontano frasi come quella che riporti Simon, che restano piuttosto ostiche ad una corretta interpretazione, perché poco chiare (per come sono articolate o per limiti di chi legge), queste necessiterebbero di una ulteriore spiegazione banalmente del tipo: “Francesco, fratello mio (ancorché Papa) cosa hai voluto dire?”
              “Non ho capito, ho frainteso, o ti sei espresso malamente?” (certo tutti vorremmo che un Papa non debba trovarsi ad esprimersi “malamente”…)

              L’articolo tuo sotto al quale commentiamo, è in verità piuttosto comprensibile (anche per un ignorante in materia come me), ma il dubbio che rimane a me – sempre da ignorante quale sono – è: “è questa la corretta interpretazione critica delle parole del Santo Padre?” O in altre parole: “E’ proprio questo quello che il Papa intendeva scrivendo ciò che ha scritto?”

              Trovarsi in questo rovello dispiace, perché come ho detto, non mi sono trovato in simili difficoltà con un Benedetto XVI quando affrontava simili temi (seppure anche alle sue esposizioni son state mosse critiche da finissimi “azzeccagarbugli” … così li definirei io nel caso del Papa Emerito).
              Poi, siccome per i più, queste fini disquisizioni, non avranno (credo) impatto sul loro vivere nel tempo e nello spazio da Cristiani, proseguo il mio cammino di conversione stretto a ciò che in tanti anni ho ricevuto dalla Chiesa, diciamo “indivisa” e solida sull’Autentico Magistero.

              Mi pare che invece la questione sia un grosso problema per chi intravede in talune proposizioni di Papa Francesco, latenti o concrete eresie, che possono o vanno ad inficiare, l’intero esercizio del suo Ministero.

              E’ chiaro che chi ne è convinto, ne è convinto (e abbiamo irriducibili sostenitori di tale tesi anche qui tra i commentatori), ma le singole convinzioni, per quanto si cerchi di portare ogni tipo di prova a sostegno delle stesse, rimangono singole convinzioni (anche se ne assommassimo enne di stesso stampo).
              Dio non voglia abbiano ragione, ma non credo personalmente di essere chiamato – soprattutto in un simile caso – a convivermi sulla base di convinzioni altrui anche se costoro pensano che sia io ad avere … come si dice? Le fette di salame sugli occhi.

              Tale salume abbonda talvolta anche sugli occhi di chi dice di vederci chiaramente 😛

              Alla prox

              • In realtà, caro Bariom, questi punti espressi nel 222 e nel 223 sono rispiegati nel 224 e 225, e reinforzano l’interpretazione di chi sa leggere.
                La domanda che vuoi porre a Francesco, lui vi ha, quindi già risposto.

                L’analisi data nell’articolo qui sopra non è facilmente smentibile: anzi gli atti posti dal presente Pontefice ne confermano, spesso disgraziatamente, il tenore.

                Di per sè, il concepire il Tempo come una deità de facto è più una mentalità apostata che eretica: ma convengo con te che per causa di incapacità simili a una di quelle che attribuisco a ML (cioè mancanza di cultura, inintelligenza, assenza di volontà), l’attuale vescovo di Roma, possa non essere cosciente della fattualità di questa apostasia, o non sia capace di stabilire una connessione intellettualmente chiara con le conseguenze prossime o remote di tali presupposti “filosofici”, oppure, speriamo di no, pecca contro lo Spirito e proprio non vuole capire.

                Di per sè, il Magistero autentico non ha da esprimere o difendere una filosofia data, però ha l’obbligo morale e divino di utilizzare un quadro intellettuale che esprimi e non reprimi o deforma la Buona Novella: usare di concetti confusi al limite dell’ateismo o del panteismo conduce per forza a delle affermazioni intrinsecamente errate e in contrapposizione con 2000 anni di magistero cristiano.

                Un tale insegnamento sarebbe per natura inaffidabile e richiederebbe un continuo lavoro da parte dei fedeli, ciascuno secondo i propri carismi, di analisi e di comparazione con quel che è sempre stato insegnato, creando, purtroppo, diffidenza verso la gerarchia umana della Chiesa.

                In Pace

                • Convengo con questa tua riassuntiva analisi… che ha comunque anche un compiuto senso di carattere generale.

                • Faccio mia una preoccupazione, grave, che e’ stata gia’ qui espressa; in un documento pontificio, ufficiale, e’ scritto che l’utopia e’ causa finale che ” attrae”. Ora, anche sapendo che l’attuale Papa non gradisca, non dico correzioni, ma nemmeno interlocuzioni, e’ mai possibile che NESSUNO, a lui vicino, osi sussurrare, accennare, una pur minima perplessita’ per tali evidentissime corbellerie? Non si chiede il martirio all’altro, soprattutto se non si e’ pronti, personalmente, ad affrontarlo ma, questi cardinaloni di curia si rendono conto che un domani, essi stessi o i loro successori si troveranno di fronte a un dilemma diabolico? O dovranno correggere un insegnamento precedente DI UN PAPA!, oppure inserire nella Tradizione cio’ che per se stesso (“utopia” riferito al Regno??!!) non potrebbe esser inserito in nessun discorso di qualche senso compiuto. Naturalmente c’e’ la possibilita’ che questi pusillanimi faccian finta di nulla, e sperino che documenti come EG vadano, in futuro, nel dimenticatoio. Se questo e’ il piano, oltre che pavidi, sono pure babbei, perche’ dopo Bergoglio potrebbero trovarsi al vertice della Chiesa coloro che, gia’ oggi lo fanno, utilizzeranno quelle insensatezze come strumenti per la loro strategia, ovvero la relativizzazione del Dogma.
                  P.s. ho scelto il nome dopo aver letto in un foglietto da Messa, discusso sul forum di Tosatti, che, cito a memoria, ” il cristiano maturo e responsabile non va a Messa per adempiere a un precetto, ma perche’ ne sente necessita”. Si da il caso che io a Messa ci vado per precetto, e quindi…
                  P.p.s. non sono troppo esperto, si possono citare altri forum?
                  Pax

                • Io fatico a credere che tu ci vada SOLO per precetto… cioè solo per adempiere ad una legge (non che la cosa in sé produca dei danni).

              • @Bariom

                “anche se costoro pensano che sia io ad avere … come si dice? Le fette di salame sugli occhi.”

                Veramente io parlavo del San Daniele, so che sei un buongustaio 🤪

            • Simon come dice giustamente Bariom bisognerebbe essere sicuri che Francesco intendesse proprio quello….
              Grazie per la spiegazione, che mi hai dato anche se sono una persona con incultura, incapacità intellettuale oggettiva o mancanza di volere.
              Per fortuna nostro signore Gesù Cristo è venuto per gli ultimi, così qualche speranza ce l’ho anche io.
              “Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio”
              Per tua fortuna non c’è più il sinedrio. Chissà…

        • No.
          In Pace

  19. Io penso che anche un “ultimo” anche un “semplice” anche un incolto ,per non dire anche uno con scarso acume intellettuale,può capire e capisce benissimo quello che sostiene questo post cioè che la deificazione del tempo non ha nulla a che vedere con la Fede cattolica ma con altri costruzioni teoretiche di stampo massonico.
    Senza entrare per chi non ne ha le competenze tecniche,( e io sono tra quelli,) nella discussione filosofica basta tenersi ai Vangeli in cui Gesù , ogni volta che mostra la sua opera dui salvezza dice OGGI , salva nell’”oggi” cioè nella dimensione del presente atemporale . hic et nunc, oggi , in questo momento .
    Gesù mori sulla Croce e risuscitò in un determinato tempo? Oppure muore e risuscita oggi , e salva , oggi, me che vivo oggi? Oggi prega per TUTTA l’umanità, Padre perdona loro perchè non sanno quello che fanno, o lo disse solo in quel determinato tempo per quei determinati giudei?
    Oggi dice a me come al buon ladrone , se morendo gli chiedo, Gesù prendimi con te nel tuo regno, OGGI SARAI con me nel Paradiso.
    OGGI la salvezza è entrata in questa casa, disse a Zaccheo, lo disse solo quella volta, o lo dice OGGI anche a me se come Zaccheo, mi converto?
    insomma tutti i cristiani semplici e anche incolti capiscono , con l’intelligenza del cuore, che Gesu’ è il salvatore e che la salvezza non ha a che fare col TEMPO. Il tempo , lo spazio non sono essenziali.
    Diciamo che l’essenziale non appartiene al tempo. questo credo lo capiscano tutti quelli che hanno fede in Gesù.

    • E’ tutto vero Gian Pietro. L’essenziale sta succedendo ancora oggi, in questo momento. E Gesù parla nei fatti tutti i giorni a noi , in ogni fatto quotidiano.
      Ma allora perchè tutti noi abbiamo preso almeno una volta l’aereo e siamo andati in Israele a toccare con mano la tomba vuota, a vedere i luoghi dove è nato , dove è cresciuto e dove ha predicato ?
      Che bisogno ne avevamo se eravamo veramente convinti che Gesù fosse qui in questo momento con noi ? E perchè sono state fatte tante crociate per salvaguardare quei luoghi, quando sono solo pietre mentre Gesù è in mezzo a noi ogni giorno ?
      Il problema caro Gian Pietro è che dobbiamo tutti far pace col su tanti argomenti che trattiamo in modo incoerente (tutti quanti eh).
      Pensiamo di credere ma ci comportiamo come se non esistesse davvero Dio.
      Sappiamo che Dio regge il mondo, e passiamo il tempo a preoccuparci per il mondo, invece di fare esclusivamente quello che lui ci ha chiesto di fare . Cosa ci ha chiesto ? Ama Dio e Ama il Prossimo! Ha chiesto altro ? No !
      Eppure noi facciamo tutto meno che quello che ci chiede.
      Ci preoccupiamo dei massimi sistemi , e non ci occupiamo del vicino di casa solo.
      Studiamo la teologia nei minimi dettagli, e disprezziamo e calunniamo il migrante che cerca di miglior fortuna.
      Conosciamo ogni dettaglio della liturgia, e ci infastidisce la vista della vecchiaia e della malattia del novantenne malato di alzheimer.
      Il più grande dono che il Signore ci possa fare e darci l’opportunità di piangere sui nostri peccati.
      Chi ha fatto questa esperienza ha toccato con mano il male fatto e l’amore di Cristo.
      Allora non ha più bisogno di simboli visibili, perchè sa che gli ALTRI sono il simbolo visibile dell’amore di Cristo . TUTTI gli altri. Amare gli altri è una follia, se non lo si fa nel senso della Croce.
      Invece chi non ha avuto il dono di fare questa esperienza di piangere sui propri peccati, difficilmente può capire cosa sia realmente il peccato.
      La sua resterà una comprensione intellettuale, e come tale avrà bisogno di nutrirsi di comprensione e logica e di un amore di tipo affettivo e sentimentale, che ama solo chi lo ama.
      Salve.

  20. Scusate se mi faccio vivo di nuovo, dopo aver detto a più riprese di aver chiuso coi commenti su questo post. Ma la realtà tanto cara a Papa Francesco è venuta implacabile a bussare alla porta del mio intelletto. Nel mio ultimo commento mi chiedevo: “E in ogni caso si rende conto [il Papa] che in questo brodo culturale prosperano i nemici della Chiesa?” Giunge ora notizia, come riporta Avvenire, che il cattolico adulto prof. Zamagni è stato nominato nuovo presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Che dice a proposito della sua nomina l’egregio professore? Sentite:
    «Certamente mi sono chiesto qual è la ratio di una decisione di questo tipo e sono arrivato alla conclusione che la mia nomina sia legata all’impostazione teologica-filosofica a cui -a differenza dei suoi predecessori- è legato Papa Bergoglio, quella del “realismo storico”.Mentre altri papi privilegiavano l’approccio Top-Down e cioè dai principi primi della teologia cattolica facevano derivare tutta una serie di conseguenze di ordine pratico, questo papa si muove a rovescio, parte cioè dalla constatazione di ciò che capita nel mondo – ecco perché si chiama realismo storico- e da lì, alla luce dei principi cristiani, cerca di dare non solo una lettura, ma soprattutto delle linee di azione. Se noi guardiamo i documenti scritti dal Papa e la sua Enciclica Laudato sì, vediamo che nell’ultima parte si trova sempre un capitolo che ha come titolo: “Linee di azione per… “. Prima di Papa Francesco non era così: ci si limitava alla lettura delle “Res Novae” ed ad una loro interpretazione, senza arrivare a dei suggerimenti di azione. Questo modo di agire del papa è una conseguenza della “divisa metodologica” che ha sempre seguito. Detto questo posso capire che il papa abbia scelto un economista che dialoga con le altre discipline in particolare con la Sociologia, la Filosofia, la Psicologia ma partendo dalla considerazione dei nodi che affliggono le nostre società di oggi. In altre parole l’impostazione del Realismo storico, esige una Pontificia Accademia che fornisca non solo ottime elaborazioni dei principi ma si spinga a indicare linee di intervento.»
    Avvenire dunque riporta con assoluta tranquillità che il nominato attribuisce al Papa un’impostazione teologica-filosofica diversa da quella dei suoi predecessori. Affermazione invero piuttosto clamorosa, ma che si può misericordiosamente interpretare anche in senso buono come una differenza di sensibilità: c’è chi nasce agostiniano, c’è chi nasce tomista, c’è chi nasce platonico, c’è chi nasce aristotelico, sempre che nasca filosofo. Quest’impostazione avrebbe pure un nome che nella sua completezza suona più come quello di una filosofia fatta e finita che quello di una semplice “impostazione”: Realismo Storico, il quale – se ci è permessa una nota umoristica che non può che alleggerire l’atmosfera un po’ deprimente del dibattito – suona inoltre anche come l’inizio di un magnifico processo che porterà ineluttabilmente al mai troppo rimpianto Materialismo Storico. Tutto il resto del confuso e contraddittorio discorso (prima dice, per esempio, che i Papi precedenti partivano “dai principi della teologia” da cui “facevano derivare tutta una serie di conseguenze di ordine pratico”; poi dice che tali principi servivano solo alla lettura delle “Res Novae” “senza arrivare a dei suggerimenti di azione”) ci dice che il professore si sente un po’ come l’amministratore delegato di una società di consulenza incaricata dal Vaticano di stendere un piano attuativo per risolvere i problemi sociali del mondo grazie al proprio know how.

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