Imparare la logica alla scuola di Tommaso

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[Dal quotidiano La Croce del 14 marzo 2014]

È da poco uscito in libreria l’ultimo volume del noto logico, nonché fondatore dell’Istituto Filosofico di Studi Tomistici di Modena, Claudio Antonio Testi, La logica di Tommaso d’Aquino, Bologna, Edizioni Studio Domenicano. Il libro si presenta contemporaneamente come un manuale di logica e come uno studio sul pensiero logico del Dottore Angelico. Da questa peculiare caratteristica derivano la sua chiarezza e, al contempo, profondità di analisi, nonché la sua costante fedeltà al dettato tomistico e l’originalità dell’impianto complessivo.

Il libro si apre con un breve capitolo introduttivo nel quale viene chiarita la natura della logica, intesa come lo studio degli atti di pensiero e linguistici al fine di esaminare gli enti di ragione (intenzioni seconde) che da questi scaturiscono. Si sottolinea come secondo prospettiva aristotelico-tomistica la logica venga intesa come una scienza sì formale, ma non formalistica, includendo un’inestinguibile tensione che la collega inesorabilmente al reale ed in cui, quindi, l’interpretazione degli enunciati logici non è un qualcosa di puramente arbitrario o stipulativo.

Seguono tre densi capitoli in cui, seguendo l’impostazione classica dei manuali di logica, si indaga il prodotto dei tre atti del pensiero: il termine, il giudizio ed il sillogismo. Anche qui, però, l’attenzione dell’autore è tutta rivolta alla parola viva di Tommaso d’Aquino, a cui fa di continuo riferimento attraverso certosini rimandi al Corpus Thomisticum. Viene così mostrato come anche relativamente a queste tematiche il Dottore Angelico non è un semplice ripetitore di Aristotele, ma un pensatore originale che, pur nella fedeltà al maestro, sa dare all’insegnamento dello stesso un’interpretazione personale in grado di conferirgli maggiore profondità e consistenza.

È dal quinto, corposo capitolo, però, che il libro prende una svolta peculiare, quando l’autore affronta il tema della dimostrazione, denunciando come questo sia da sempre stato malamente trascurato nella letteratura specialistica, nonostante il fatto che sia Aristotele che Tommaso vi abbiano dedicato un’attenzione particolare e ce ne abbiano lasciato una trattazione particolarmente articolata ed approfondita. Per Tommaso, lo scopo della dimostrazione è l’edificazione della scienza intesa come conoscenza delle cose attraverso le loro cause. Ne viene fuori una concezione della scienza molto diversa dall’idea imperante ai nostri giorni di un edificio conoscitivo costruito attraverso ipotesi e deduzioni il cui scopo fondamentale è quello di formulare algoritmi atti a produrre predizioni il più esatte possibili. La scienza, intesa in senso aristotelico, è eminentemente sapienza e si risolve in dimostrazioni propter quid le cui premesse devono essere delle proposizioni vere, immediate, de omni e per se.

Ma come si ottengono le premesse di una dimostrazione scientifica, visto che sono immediate, vale a dire che non possono essere dedotte da ulteriori premesse? Questo è quanto ci illustra il sesto capitolo del volume, nel quale Testi affronta lo spinoso tema dell’induzione cercando, ancora una volta, di restituirci il senso che Tommaso dà a quella che costituisce una parte fondamentale della logica. Anche su questo tema il volume ci presenta una trattazione che sta almeno una spanna al di sopra di quelle che i manuali di logica classica (anche quando scritti da autori che si rifanno alla tradizione tomistica) dedicano al tema, in merito al quale tendono inevitabilmente a pagare un’esiziale pegno al concetto moderno di induzione, così distante, nella sua problematicità, da quello che emerge dalle parole dell’Aquinate (anche qui citate in abbondanza). I moderni, ci spiega l’Autore, hanno voluto intendere l’induzione come un qualcosa riguardante le seconde intenzioni, tentando inutilmente di enunciare leggi logiche induttive esponendosi in questo modo alla classica critica humeana, critica che invece non riesce a scalfire il concetto di induzione così come elaborato da Tommaso.

Dopo aver considerato l’induzione nel suo aspetto psicologico, mostrando come questa sia in grado di produrre proposizioni universali a partire dalle esperienze singolari a dai singoli processi astrattivi, Testi ci illustra la soluzione tomistica al problema logico dell’induzione. Egli nota come l’Aquinate accetti l’impostazione aristotelica del problema dell’induzione, ma ne elimina alcune ambiguità e ne fonda in modo più solido la validità. Come già accennato, Tommaso considera come unici punti di partenza dell’induzione gli individui, cosa su cui Aristotele era stato meno netto e pur conoscendo la distinzione tra induzione completa e incompleta (tanto rimarcata dai logici moderni) non le conferisce una grossa importanza. Questo perché quello che ci permette di concludere che alcuni soggetti di un certo tipo hanno necessariamente una determinata caratteristica è il fatto “ogni definizione di una specie è sempre generica (incompleta) rispetto agli individui, per cui, nel caso di non uniformità della natura, è sempre possibile modificare ulteriormente questa definizione universale in base alla conoscenza dei nuovi singolari”. (p. 197) Ne deriva che la nostra conoscenza procede sempre dal confuso al distinto, ma in modo tale che tale processo di specificazione non ha un termine finale definitivo. La scienza, quindi, rimane sempre un qualcosa di aperto, pur non lasciando spazio allo scetticismo.

Nell’ultimo, breve, ma densissimo capitolo del volume, a coronamento di tutto il discorso fino a qui intrapreso l’Autore ci fornisce invece una fondazione metafisica dell’induzione tomisticamente intesa. Questa risiede nella fondamentale distinzione tra essenza ed atto d’essere che rappresenta una delle più fondamentali e felici intuizioni speculative dell’Aquinate. Lascerò, però, al lettore il gusto di scoprire attraverso le parole di Testi in che modo ciò sia possibile.

In buona sostanza, quello che sto avendo il piacere e l’onore di recensire è un volume che non stento a considerare come una pietra miliare negli studi sulla logica tomistica, un testo che ha tutte le carte in regola per diventare da qui a qualche anno un vero e proprio classico del genere. Un volume che, con un po’ di pazienza, chiunque abbia almeno un’infarinatura di studi filosofici potrà leggere con estremo profitto, riuscendo a far propria, almeno nei suoi snodi principali, la materia a cui questo vuole introdurci, anche in ragione del fatto che l’autore ha opportunamente ridotto al minimo indispensabile il ricorso alla notazione logica, che tante difficoltà avrebbe potuto ingenerare nel lettore non avvezzo alla medesima. Si tratta di un libro che va letto, meditato, ruminato, riletto e assimilato, quasi centellinandone le pagine, al fine di far propria la sana scienza logica così come dispiegata nelle opere immortali del grande Tommaso.



Categories: Sproloqui

2 replies

  1. Magnifico.
    Grazie Trianello: avresti un link per comprarlo?
    In Pace
    P.S.: Trovato: https://www.ibs.it/logica-di-tommaso-d-aquino-libro-claudio-antonio-testi/e/9788870949735
    E comprato

  2. Sono in contatto con l’autore, che insegna logica formale presso lo Studio Filosofico Domenicano di Bologna. Sarebbe bello potervi presentare l’uno all’altro.

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