Quaresima: Quest’Anno Niente Fame E Niente Solitudine

” Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3Il tentatore gli si avvicinò … ” (Matteo 4, 1-3)

Alla faccia delle moderne traduzioni melliflue del “ne nos inducas in tentationem” del Padre Nostro , in realtà fu proprio lo Spirito Santo che condusse Gesù nel Deserto per essere tentato. Non si può dire di amare veramente qualcuno finchè non si è stati messi alla prova, cioè indotti nella tentazione di amare qualcosa d’altro al posto della persona che clamiamo di amare: nel caso di Gesù questo fu opera dello Spirito Santo.

Ovviamente, non è lo Spirito Santo che tenta Gesù, però Lo conduce nel solo Luogo dove può essere tentato: nel solo Luogo dove il tentatore può avvicinarLo, cioè nel Deserto. E cos’è il Deserto? Quello Spazio metafisico e fisico dove si è soli, dove non c’è l’alterità. Il tentatore ritornerà quando Gesù sarà di nuovo solo in Getsemani.

L’essere solo è un’esperienza alquanto radicale per ogni uomo ma anche per la Seconda Persona della Trinità in quanto incarnata, Persona sempre in comunione con il Padre che Lo genera e lo Spirito che Egli spira.

E, alla lunga, digiunando in quel Deserto, Egli ebbe fame.

E allora il tentatore fu in condizione di poter avvicinarLo: su cosa sucesse poi ne abbiamo tratto gli insegnamenti nel nostro post precedente Quaresima: Antirrhetikos per evitare noi stessi in modo molto concreto di lasciarci sedurre dalla tentazione.

Però, in quel brano di Matteo vi è anche un’altra indicazione, infatti non solo ci dice come non lasciarci sedurre dalla tentazione, ma anche cosa fare per non esssere tentati: non andare nel Luogo dove c’è il tentatore.

Non andare nel Deserto: non andare nel Luogo dove non c’è alterità, dove non c’è nessun altro essere umano nè Dio; e non digiunare, cioè non avere bisogni fondamentali insoddisfatti. Evitare la chiusura su se stessi, escludendo gli altri e Dio e, al contempo, essere attenti a non avere fami fisiche e spirituali insoddisfatte: perchè lì, sicuramente, nidifca il tentatore.

E la Quaresima è il momento voluto dalla Chiesa per lottare vittoriosamente contro il tentatore.

Ma “si vis pacem para bellum” : la miglior vittoria è quella che si ottiene senza aver da combattere perchè si è inaccessibili al nemico. Questo vuol dire durante la Quaresima fuggire la solitudine ed evitare di essere affamati.

Lo sforzo quaresimale dovrebbe dunque includere uno sguardo su se stessi sui punti dove in realtà rifuggiamo dagli altri e da Dio: evitando discussioni serie con chi amiamo e non tenendo conto del loro punto di vista; lasciandosi rinchiudere nella solitudine dei socal networks rifuggendo la presenza fisica di chi dovremmo amare; non dando più tempo all’incontro gioioso con Dio nella preghiera e la Sua lode; non incontrando amici e famigliari in modo più vero ed intenso.

Su questo punto punto i nostri fratelli in umanità musulmani ci danno un indizio: durante il loro mese del Ramadan, tutte le sere, una volta il digiuno giornaliero rotto, vanno a visitarsi gli uni gli altri, socializzando tra di loro molto di più che usualmente, al punto che le spese per il nutrimento durante quel mese sono statisticamente di molto superiore che durante il resto dell’anno.

Ecco, usare della Quaresima come occasione per incontrare il più spesso che si può con cristiana frugalità e per attività positive ma sempre e solo con gioia e piacere, lo smartphone spento, gli amici e i membri della famiglia con i quali stiamo bene: mostrare nei fatti concreti ai nostri figli e nipotini quanto la cosa la più bella è l’essere con gli altri, con chi amiamo genuinamente e anche con nuovi stranieri al circolo di conoscenze usuali, facendo apparire la gioia dell’essere in compagnia di Dio e degli umani. In quel Luogo infatti non c’è Deserto e non c’è tristezza.

Eppoi c’è la questione della fame: fame che può esssere generata dalla presenza sovrabbondante di cibo che non nutre e/o dall’assenza di quello che ci nutre per davvero. Per evitare queste due fami, ovviamente, osserviamo quel che non ci nutre per davvero ma giusto soddisfa per qualche istante l’istinto di deglutizione, identifichiamolo e evitiamolo: la cioccolata forse; ascoltare gli insegnamenti inetti di pseudo-maestri spirituali; arrabbiarsi per le insanità spirituali e teologiche di cert’altri che dovrebbero esere guide ma non lo sono; leggere libri e notizie negative; perdere tempo con films e giochi on-line vani; sono solo alcuni esempi.

Al contrario saziarci di cibi buoni, ci evita quella fame che ci fa cadere in tentazione: sappiamo di non aver risolto un problema psicologico, forse andare da un buon psicologo davvero cattolico può essere una buona cosa; oppure iniziare una direzione sprirituale con un sacerdote che abbia un vero sensus fidei e una dottrina ineccepibile; accettare nuova prole; risolvere un problema o insoddisfazione professionale una volta per tutte; relazionarsi con il reale evitando di lasciarsi affogare nel mare grosso delle ideologie, sono solo alcune piste concrete di riflessione.

In realtà il Deserto dove si annida il tentatore è transeunte, ma il luogo vero di Dio è quello Spazio che è sempre superiore al tempo: andiamo ad occuparlo.

Buona e santa continuazione di Quaresima

In Pace



Categories: For Men Only, Simon de Cyrène

2 replies

  1. Io implicitamente chiedo, tu esplicitamente rispondi. Non ho parole. Anzi no, una: grazie.

  2. In quel tempo: Elia, giunto che fu a Bersabee, città della Giudea, licenziò il suo servo, e s’inoltrò nel deserto per una giornata di cammino. Postosi poi a sedere sotto un ginepro, augurandosi la morte, esclamò: «Basta, o Signore! Or prendi l’anima mia; ché io non sono migliore dei miei padri».
    Si sdraiò e si addormentò all’ombra del ginepro.
    Ed ecco un Angelo del Signore venne a toccarlo e a dirgli: «Alzati e mangia». Egli riguardò e vide vicino al suo capo un pane cotto sotto la cenere e un vaso d’acqua. E com’ebbe mangiato e bevuto, s’addormentò di nuovo. Ma l’Angelo del Signore tornò di nuovo e, toccatolo, gli disse: «Alzati e mangia, perché ti rimane da fare un lungo cammino». Elia si alzò, mangiò e bevve, e poi, per la forza di quel cibo, camminò per quaranta giorni e quaranta notti, fino al monte di Dio Oreb. ( 3 Reg 19:3-8)

    “Alzati e mangia perchè ti rimane da fare un lungo cammino” che questo monìto dell’Angelo al profeta Elia
    sotto il ginepro (simbolo della difesa dalle forze maligne) sia con noi tutti in questa questa Quaresima.
    “PER LA FORZA DI QUEL CIBO ” è una chiara profezia dell’Eucarestia.

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