Giornata Mondiale della Fotografia | “Aiuto dal padre”

Oggi è la Giornata Mondiale della Fotografia.

Al di là del fatto che oramai di “foto” e immagini il mondo, i social, i nostri smartphone, sono saturi (e che della stragrande maggioranza se ne potrebbe anche fare a meno), la data potrà interessare forse solo gli “addetti ai lavori” o gli appassionati più “puri” e così probabilmente è, ma lasciatemi proseguire per un attimo…

Questa giornata commemorativa, si basa sulla data convenzionale della nascita del “dagherrotipo”. Sostanzialmente l’ “antenato” della moderna fotografia che certamente può essere considerato un avvenimento storico e “rivoluzionario”, al pari dell’invenzione della stampa.
Inutile addentrarsi sull’importanza evidente di questa invenzione che permettere di immortalare, più o meno “per sempre”, immagini di cui inevitabilmente si perderebbe la memoria, siano essi volti, luoghi o avvenimenti. Arrivando ad essere considerata, a ragione, una forma di Arte.

Si leggerà molto (volendo) su questo giorno e molte saranno le immagini che verranno scelte e proposte a commemorazione. Molte premiate con i premi più importanti, di molte si dirà, con una buona dose di retorica, che “hanno cambiato il mondo”.
Non so se tante o poche di queste “hanno cambiato il mondo”, certamente alcune hanno scosso, hanno denunciato, hanno testimoniato, hanno avuto un certo “peso” nel sentire “sociale”, come anche tante sono state usate a mo’ di propaganda, hanno ingannato, mistificato… alcune persino tacciate di clamorosi “falsi”.

Bene, tra le tante che questo “peso” hanno avuto (almeno per un attimo, almeno nelle singole coscienze e che rimangono come “testimonianza”), ce n’è una che ha meritato al fotografo Hector Rondon Lovera, il premio Pulitzer nel 1963.

“Aiuto dal padre”

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La foto ritrae un soldato morente che si aggrappa ed è sorretto da padre Luis Padillo, cappellano di Puerto Cabello.

Siamo nel 1962 in Venezuela, in una guerra civile che vedrà contrapposti in sanguinosi combattimenti anche due precise fazioni di militari, pro e contro il dittatore di turno.

Mi soffermo su questa immagine (e le altre sotto) perché testimonia non tanto e non solo un preciso periodo storico e i suoi tristi avvenimenti – quel giorno ci fu un centinaio di morti e la foto emblematicamente ritrae la scena con alle spalle l’insegna “carniceria” (macelleria) – ma un atto umano, eroico e soprattutto un grande atto di fede.

Quel giorno, i quegli attimi, volavano pallottole da ogni direzione, molte di cecchini (uno di questi aveva colpito il soldato come tanti altri suoi compagni), come testimonia lo stesso fotografo che stava appiattito a terra al riparo di un edificio vicino, eppure quel sacerdote non era lì per caso, né si è trovato, per “somma sfortuna”, impedito a fuggire da quell’ultimo disperato abbraccio.
No. Era lì per amore ai sofferenti, per amore a Cristo, per compiere il suo Ministero… per Fede.

Quella Fede che dà coraggio e supera ogni paura e innato istinto di conservazione, sino a mettere a rischio la propria stessa vita per l’Altro.
Forse che quel sacerdote era così sciocco da non rendersi conto che era la sua stessa vita che metteva in gioco? Che di lì a un attimo una pallottola uguale a quella che aveva condannato a morte il soldato, poteva porre fine alla sua vita, anche confidando sul fatto che chi sparava era “cattolico”?
Non credo proprio.

Ma oltre alla fede in Dio, in cosa poneva la propria fede, questo sacerdote?
Perché non aveva certo l’illusione di poter salvare la vita a questo o altri soldati sotto il tiro dei cecchini. Ciò in cui aveva fede era nella Vita Eterna, nella possibilità di intercedere e fare concretamente qualcosa per l’anima di quegli sventurati.
Fede in una Sacramento. Quella di una Confessione o di una Professione di Fede, strappata per Grazia alla morte, che ha fretta e non concede più tempo.
Fede che va oltre i forse, i se, i ma, che spera che anche una sola preghiera, una benedizione, un Segno della Croce, possa strappare un lembo in più alla Misericordia di Dio.

Questo agire va oltre l’atto eroico a cui l’Uomo talvolta è spinto per salvare un’altra vita “fisica”. Ancora una volta agli occhi del mondo può apparire come una “stoltezza”: mettere la propria vita a rischio per un bene – altrui – che pare non avere nessuna concretezza. Ma questa è Fede.

Preghiamo Dio che ci doni questa Fede, perché ne abbiamo tutti bisogno: sacerdoti (in particolar modo) e laici.

 

 



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3 replies

  1. Da ex appassionato di questa forma d’arte, ora semplice amatore in attesa di avere di nuovo tempo da dedicarci, non posso che ringraziarti per questo bellissimo articolo, Bariom. Mi unisco alla tua preghiera. Buon fine agosto (triste e polemico come non mai ahimè) a tutti!

  2. Grazie per questa rifliessione molto bella Bariom.

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