Edward Feser – Papa Francesco e la pena capitale

Riportiamo in traduzione l’articolo di Edward Feser, co-autore con Joseph Bessette di “By Man Shall His Blood Be Shed: A Catholic Defense of Capital Punishment“, apparso su First Things il 3 agosto 2018 e dedicato al recensissimo cambiamento del CCC sulla pena di morte.

Lo scritto ci pare interessante, più che per le conclusioni a senso unico – probabilmente ancora premature e dal sentore di dubia ad ogni piè sospinto -, per i vari richiami storici sull’insegnamento della Chiesa su questo tema finora da pochi così ben sintetizzati.

Personalmente ritengo che, al di là delle citate conclusioni e del background dell’autore, risulti comunque innegabile la logica intriseca all’articolo, logica con la quale ben si chiarisce come il Magistero cattolico non possa in alcun modo essere contradditorio con sé stesso. Questo lascia due possibilità di “uscita” dall’empasse che la nuova formulazione inevitabilmente crea: o Papa Francesco pensa in contrasto rispetto a 2000 anni di dottrina magisteriale cattolica – quindi, come dice Feser, è in errore – oppure – come penso io – il Papa ha ribadito quanto già detto da Giovanni Paolo II con un linguaggio meno chiaro, meno efficace e più ambiguo. Scelta altamente opinabile, ma che rispetto, nel senso che non contesto apertamente.

Sono sicuro di una cosa (le ultime parole famose…): Papa Francesco, cosi come non ha chiarito nulla su AL, non chiarirà nemmeno su questo punto. Ognuno potrà restare del suo parere, la dottrina sembrerà fumosa e ambigua, ma un seme di continuità sarà salvo proprio grazie a questa equivocità mai sanata. In questo strano modo, innegabilmente inedito per la Chiesa, si salveranno capre e cavoli.

Son felice e son contento? No, per niente. Diciamo che mi ac(h)contento.

_________________________

Con una mossa che non dovrebbe sorprendere nessuno, Papa Francesco appare di nuovo in contraddizione con due millenni di insegnamento scritturale e cattolico chiaro e coerente. Il Vaticano infatti ha annunciato che il Catechismo della Chiesa Cattolica sarà cambiato per dichiarare la pena di morte “inammissibile” data la “inviolabilità e dignità della persona” intese “alla luce del Vangelo”.

C’è sempre stato disaccordo tra i cattolici sul fatto che la pena capitale sia, nella pratica, il modo moralmente migliore per sostenere la giustizia e l’ordine sociale. Tuttavia, la Chiesa ha sempre insegnato, in modo chiaro e coerente, che la pena di morte è in linea di principio coerente sia con la legge naturale che col Vangelo. Questo viene insegnato dalle Scritture, da Genesi 9 a Romani 13 e molti altri punti, e la Chiesa sostiene che le Scritture non possono insegnare l’errore morale. È stato insegnato dai Padri della Chiesa, compresi quei Padri che si sono opposti all’applicazione della pena capitale nella pratica. Fu insegnato dai Dottori della Chiesa, tra cui San Tommaso d’Aquino, il più grande teologo della Chiesa; Sant’Alfonso Liguori, il suo più grande teologo morale; e San Roberto Bellarmino, che, più di ogni altro Dottore, ha chiarito come l’insegnamento cristiano si applichi alle circostanze politiche moderne.

È stato insegnato in modo chiaro e coerente dai papi, incluso Papa Benedetto XVI. Che i cristiani possano in linea di principio legittimamente ricorrere alla pena di morte è insegnato dal Catechismo Romano promulgato da Papa San Pio V, dal Catechismo della Dottrina Cristiana promulgato da Papa San Pio X, e dalle versioni del Catechismo più recente del 1992 e del 1997 promulgate da Papa Giovanni Paolo II – quest’ultimi nonostante Giovanni Paolo II fosse notoriamente contrario all’applicazione pratica della pena di morte. Papa S. Innocenzo I e Papa Innocenzo III insegnavano che l’accettazione della legittimità in linea di principio della pena capitale è un requisito dell’ortodossia cattolica. Papa Pio XII ha esplicitamente appoggiato la pena di morte in diverse occasioni. Questo è il motivo per cui il cardinale Joseph Ratzinger, in qualità di capo dottrinale di Giovanni Paolo II, ha affermato esplicitamente in un memorandum del 2004:

Se un cattolico dovesse essere in contrasto con il Santo Padre sull’applicazione della pena capitale … non sarebbe per questo considerato indegno di presentarsi per ricevere la Santa Comunione. Mentre la Chiesa esorta le autorità civili … ad esercitare discrezione e misericordia nell’imporre punizioni ai criminali, può ancora essere ammissibile … ricorrere alla pena capitale.

Joseph Bessette e il sottoscritto documentiamo questo insegnamento tradizionale a lungo nel nostro ultimo libro. Per ragioni che ho esposto in un articolo più recente, l’insegnamento tradizionale soddisfa chiaramente i criteri per un insegnamento infallibile e irreformabile del Magistero ordinario della Chiesa. Non sorprende che così tanti papi abbiano prestato attenzione a sostenerlo, né che Bellarmino giudicasse “eretico” sostenere che i cristiani non possano in teoria applicare la pena capitale.

Quindi, Papa Francesco ha ora contraddetto questo insegnamento? Da un lato, la lettera emessa dalla Congregazione per la Dottrina della Fede afferma che il cambiamento annunciato costituisce “un autentico sviluppo della dottrina che non è in contraddizione con gli insegnamenti precedenti del Magistero”. Difatti il nuovo testo introdotto nel catechismo non afferma chiaramente ed esplicitamente che la pena di morte sia intrinsecamente contraria sia alla legge naturale che al Vangelo.

D’altra parte, il Catechismo che ci ha lasciato Giovanni Paolo II aveva già preso tutte le considerazioni dottrinali possibili ed immaginabili verso una direzione abolizionista, ma coerente con l’insegnamento passato. Ed è questo il motivo per il quale il catechismo sostiene che i casi in cui è richiesta la pena capitale sono “molto rari, se non praticamente inesistenti”. In questo caso si fa appello a considerazioni prudenziali su ciò che è strettamente necessario per proteggere la società.

Papa Francesco, al contrario, vuole che il Catechismo insegni che la pena capitale non dovrebbe mai essere usata (non “molto raramente” usata), e giustifica questo cambiamento senza ricorrere a motivi prudenziali, ma “in modo da riflettere meglio lo sviluppo del dottrina su questo punto “. Vale a dire che papa Francesco ritiene che considerazioni di dottrina o di principio escludano l’uso della pena capitale in modo assoluto. Inoltre dire, come fa il papa, che la pena di morte contrasta con “l’inviolabilità e la dignità della persona” insinua che la pratica è intrinsecamente contraria alla legge naturale. E dire, come fa il papa, che si esclude la pena capitale “alla luce del Vangelo” insinua che essa sia intrinsecamente contraria alla moralità cristiana.

Ebbene, dire che una di queste cose è proprio contraddire l’insegnamento del passato. Nemmeno la lettera del CDF spiega come il nuovo insegnamento possa essere reso coerente con l’insegnamento delle Scritture, i Padri e dottori della Chiesa e precedenti papi. Affermare semplicemente che il nuovo linguaggio “si sviluppa” piuttosto che “contraddice” l’insegnamento del passato non lo rende tale. Il CDF non è il Ministero della Verità di Orwell, e un papa non è Humpty Dumpty, capace per fiat di fare in modo che le parole significhino ciò che egli vorrebbe. Schiaffare l’etichetta “sviluppo” sopra una contraddizione non la trasforma in una non-contraddizione.

L’ironia è che il Catechismo di Giovanni Paolo è stato emesso per chiarire questioni di dottrina e difatti ha messo un freno alle speculazioni post Vaticano II secondo le quali l’insegnamento cattolico era aperto a una revisione senza fine. Ora ci ritroviamo con due revisioni dell’insegnamento del Catechismo sulla pena di morte – uno nel 1997, sotto lo stesso Giovanni Paolo e l’altro sotto Francesco.

Il problema non è limitato alla pena capitale, questo ultimo sviluppo è parte di un modello ormai familiare. Papa Francesco ha fatto affermazioni che sembrano contraddire l’insegnamento tradizionale cattolico sulla contraccezione, sul matrimonio e il divorzio, la grazia, la coscienza e la Santa Comunione, e altre questioni. Si è anche ostinatamente rifiutato di chiarire le sue affermazioni problematiche, anche quando il chiarimento è stato formalmente e rispettosamente richiesto da eminenti teologi e membri della gerarchia. L’effetto è quello di incoraggiare coloro che vogliono invertire altri insegnamenti tradizionali della Chiesa e demoralizzare coloro che invece li vogliono sostenere.

Se la pena capitale è sbagliata in linea di principio, allora la Chiesa ha insegnato costantemente per due millenni un grave errore morale e una scrittura mal interpretata. E se la Chiesa ha talmente torto da così tanto tempo in qualcosa di così grave, allora non c’è un insegnamento che non possa essere invertito, con l’inversione giustificata dalla clausola che la si chiami “sviluppo” piuttosto che “contraddizione”. Un capovolgimento della pena capitale è la sottile punta di un cuneo che, se spinta in avanti, potrebbe sradicare la dottrina cattolica dal suo passato, e quindi smentire l’affermazione secondo cui la Chiesa ha preservato il Deposito della Fede intero e incontaminato.

Questo rovesciamento non solo indebolisce la credibilità di ogni precedente papa, ma mina la credibilità di Papa Francesco stesso. Perché se papa San Innocenzo I, papa Innocenzo III, papa San Pio V, papa San Pio X, papa Pio XII, papa san Giovanni Paolo II, e molti altri papi hanno interpretato il tema così male, perché dovremmo credere che papa Francesco abbia in qualche modo finalmente ottenuto le risposte giuste?

Non è necessario sostenere la pena capitale per preoccuparsi che papa Francesco abbia fatto il passo più lungo della gamba. Già il cardinale Avery Dulles, personalmente contrario all’uso pratico della pena capitale, insisteva sul fatto che “l’inversione di una dottrina così consolidata come la legittimità della pena capitale solleverebbe seri problemi per quanto riguarda la credibilità del magistero”. Anche l’Arcivescovo Charles Chaput, che si oppone all’applicazione della pena di morte nella pratica, ha tuttavia riconosciuto:

La pena di morte non è intrinsecamente malvagia. Sia la Scrittura che la lunga tradizione cristiana riconoscono la legittimità della pena capitale in determinate circostanze. La Chiesa non può ripudiare ciò senza rinnegare la propria identità.

Se papa Francesco sostiene davvero che la pena capitale è intrinsecamente cattiva, allora sia le Scritture, i Padri e i Dottori della Chiesa, sia tutti i papi precedenti avevano torto.Oppure ha torto Papa Francesco. Tertium non datur. E nemmeno vi è alcun dubbio su chi avrebbe torto in questo caso. La Chiesa ha sempre riconosciuto che i papi possono commettere errori dottrinali quando non parlano ex cathedra: papa Onorio I e papa Giovanni XXII sono gli esempi più noti. La Chiesa insegna anche esplicitamente che i fedeli possono, e a volte dovrebbero, criticare apertamente e rispettosamente i papi quando insegnano l’errore. Il documento del CDF del 1990, Donum Veritatis, definisce le norme che governano la legittima critica dei documenti del magistero che presentano “mancanze”. Sembrerebbe che i teologi cattolici siano ora in una situazione che richiede l’applicazione di queste norme.

Ed Feser

Diventa fans di First Things su Facebook, Sottoscrizioni via RSS e segui First Things su Twitter.



Categories: Attualità cattolica

Tags: , , , , , , , , ,

45 replies

  1. Io sono convinto che il linguaggio meno chiaro, meno efficace e più ambiguo con cui si esprime questo pontificato sia la protezione dello Spirito Santo che permette ai Simon ed ai Cavalcoli salvare la dottrina. Ma é anche un´altra evidenza che Bergoglio non crede quello che insegna.

  2. Concordo con l’essenziale di quel che Feser ha espresso: senonchè è nostro dovere di cattolici di difendere il Magistero della Chiesa Docente anche quando ambiguo e slegato dalla realtà come in questo caso.

    Senonché, questo articolo nel suo stesso contenuto e nella sua formulazione non propone nessuna nuova verità sulla pena di morte, giusto una posizione pastorale circostanziale.

    In Pace

    • Più che altro quello che mi lascia perplesso è il modo più che la sostanza. E’ la prima volta che mi imbatto in un articolo del CCC che introduce (“Pertanto”) ragioni secolari non supportate da un’adeguata riflessione teologica (diciamo che “alla luce del Vangelo” è forse un pò troppo sui generis). A dirla tutta anche la presa di impegno finale mi sembra introdurre nuove problematiche nei paesi in cui la PdM è ancora uno strumento di legge.

      • Tutti gli articoli de CCC che riguardano la dottrina sociale sono supportate essenzialmente da ragioni secolari .
        Il fatto che introduca nuove problematiche pratiche non è un problema, potrebbe anche avere una sua nozione profetica.
        In Pace

  3. Senonché (per a terza volta), forse questo articolo di Papa Francesco potrebbe essere inteso come una chiamata profetica per trovare soluzioni, chiaramente non ancora esistenti, che non includano la privazione a vita della libertà (ergastolo) o delle facoltà umane (lobotomizzazione fisica o chimica) e capaci rispondere perfetttamente, almeno in linea di principio, al dovere che la società ha di proteggersi da certi individui.

    In Pace

    • Io fatico a capire perché Papa Francesco usi sempre sistemi così tortuosi: per sensibilizzare sulla condizione delle carceri, sul problema della pena di morte in paesi moderni come gli Stati Uniti e altro non poteva scrivere un’enciclica sociale o un qualsiasi altro documento?

      E’ proprio “disordinato” nell’approccio. Ora capisco che non si debba ridurre la religione cristiana ad un’insieme di regoline precise, ma da qui al caos una via di mezzo si potrebbe anche trovare.

      • Sono effetti di “annuncio”: si dà l’impressione di cambiare tutto mentre in realtà non cambia niente, magari anzi le cose sono più complicate dopo come la relazione all’ergastolo.
        Resta che niente intacca qui la nostra Fede, solo, forse, come paventato da Feser, la nostra fiducia nel Magistero.
        Da infantile deve passare ad adulta ben capendo quali sono i gradi di ossequio realmente richiesti in ogni pronunciamento specifico.
        Poi lo SS veglia sulla Sua Chiesa!
        In Pace

        • Così diventa un’adesione un po’ ipocrita, formalmente sono d’accordo e invece sotto sotto do per scontato che farò come prima.

          A me non piace, non è nel mio carattere.
          Che poi sono sostanzialmente d’accordo con la sua linea “politica” è proprio questo caos e questa chiusura anche del confronto con i dubbi dei fedeli che faccio veramente fatica a capire.

          • A dire i vero è l’oppposto: le cose stanno come prima anche se formalmente sembrano cambiate, ipocrita è chi fa finta che siano cambiate…

            In Pace

            • Non lo so, a me sembra ormai che stiamo aspettando Godot che forse non arriverà mai. Può essere che il Papa non se ne renda conto?

    • Le chiamate profetico non seminano il dubbio sulle verità di fede e non si limitano a dire fatte tutto male cercate la maniera di farlo bene.

      • Io ho invece una proposta concreta che potrebbe rendere il nuovo articolo del catechismo attuabile: trasferire tutti a condannabili a morte e all’ergastolo perché pericolosi per la società nello Stato del Vaticano con divieto di uscirne.
        Allora potremo considerare quest’articolo del CCC come certamente profetico!
        In Pace

  4. «la pena di morte è inammissibile perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona»
    Di quale persona si parla?
    Del colpevole o della vittima?

  5. Io invece ho una domanda.
    PREMESSA
    Si dice sempre che è una atteggiamento storicistico post kantiano/continentale quello di pensare che oggi “sia meglio”, o “si conosca di più”, del passato. Ma ci pensavo giusto stamane, non ha forse detto Cristo stesso che ” Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé”? Io l’ho sempre letta come “il deposito finirà con la morte dell’ultimo apostolo, quella sarà la verità tutta intera” (ed in effetti questa è una verità di fede, occhio!), ma mi pare che oggi giorno si legga “il deposito è quello, ma la comprensione dello stesso migliora di giorno in giorno e oggi è meglio di ieri”.
    Il punto è che quella profezia cristica in effetti dà adito al fatto che l’uomo comprende con calma, col tempo. Guardate anche solo la Bibbia stessa e i suoi vari linguaggi: da sempre si dice “è perché Dio parla in modo educativo, all’uomo serve tempo per capire, assimilare”.
    E allora cosa vuol dire “storicista”?
    E’ scadere in banalità illogiche tipo “oggi è SEMPRE meglio di ieri”?
    Però è pur sempre vero che oggi necessariamente si comprende MEGLIO di ieri il deposito della fede.

    Arrivo al dunque. Sono sempre stato dell’idea, alla Feser (e alla Don Ottaviano!), che è necessario che non contraddire mai quanto comunque si è compreso in passato. Ovviamente nel rispetto dei gradi del magistero. La problematica dunque, come al solito, è capire in QUALE grado si può mettere questo insegnamento.
    Riporto:
    “I gradi di certezza teologica
    1. Le verità immediatamente rivelate posseggono il massimo grado di certezza. L’assenso loro dovuto poggia sull’autorità di Dio rivelante (fides divina) e, quando la Chiesa, proponendola a credere, garantisce che è contenuta nella rivelazione, anche sull’autorità dell’infallibile magistero della Chiesa medesima (fides catholica). Quando poi fossero solennemente definite dal Papa o da un Concilio ecumenico sono di fede definita (fides definita).
    2. Le verità cattoliche o dottrine ecclesiastiche circa le quali il magistero infallibile si è pronunciato in modo decisivo, devono essere accettate con un assenso di fede che poggia sulla sola autorità della Chiesa (fides ecclesiastica). La certezza di questa verità è infallibile come nel caso dei dogmi veri e propri.
    3. La sentenza prossima alla fede (sententia fidei proxima) è una dottrina ritenuta dalla quasi totalità dei teologi come verità rivelata, ma che la Chiesa non ha ancora definitivamente proclamata come tale.
    4. La sentenza pertinente alla fede o teologicamente certa (sententia ad fidem pertinens vel theologice certa) è una dottrina sulla quale il magistero della Chiesa non si è ancora pronunciato definitivamente, ma la cui verità è garantita dal suo intimo rapporto con la rivelazione (conclusioni teologiche).
    5. La sentenza comune (sententia communis) è una dottrina che appartiene per sé al campo delle libere opinioni ma che è sostenuta comunemente dai teologi.
    6. Opinioni teologiche con minor grado di certezza sono la sentenza probabile, la più probabile, la ben fondata e quella che, per la sua corrispondenza col senso di fede della Chiesa, si dice pia sentenza.
    L’opinione tollerata è quella che possiede il minimo grado di certezza: essa è solo debolmente fondata, ma vien tollerata dalla Chiesa.
    Per ciò che riguarda la proclamazione dottrinale della Chiesa occorre osservare con attenzione che non tutte le dichiarazioni del magistero ecclesiastico su questioni di fede e di costumi fono infallibili e perciò irrevocabili. Infallibili sono solamente le decisioni dei Concilii generali, che rappresentano la totalità dei vescovi, e le decisioni papali ex cathedra (cfr. D. r839 [DS. 3073-3074]). Il magistero papale nella sua forma comune ed ordinaria non è infallibile. Anche le decisioni delle congregazioni romane (Congregazione per la dottrina della fede, Commissione biblica) non sono infallibili. Nondimeno esse sono da accogliersi con un assenso interno sgorgante dal motivo dell’obbedienza al magistero ecclesiastico (assensus religiosus). Il cosiddetto rispettoso silenzio (silentium obsequiosum) in generale non basta. In via eccezionale può cessare l’obbligo dell’assenso interno quando un competente in materia, avendone coscienziosamente esaminato tutti i motivi, giungesse alla sicura convinzione che la decisione poggia su un errore. Cfr. D. 1684, 2008, 2113 (DS. 2880,3408,3503).”
    Ludwig Ott, Compedio di Teologia Dogmatica pag. 21-22

    DOMANDA
    Ora, dove si posiziona la visione della pena di morte non come un intrinsece malum come l’aborto o l’omicidio dell’innocente, ma un malum ut in pluribus?

    MIA RIPOSTA ORA E POLEMICHE VARIE
    Secondo me forse 4, certamente 5. Se è 4 (o addirittura 3) allora i casi sono quelli sopra prospettati da Feser e non ci si scappa.
    Se è 5 o 6 allora è un mero cambio pastorale che non cambia in realtà nulla. E’ l’idea di Cavalcoli, ad esempio. http://isoladipatmos.com/luccisione-del-nemico…/

    Gira che ti rigira (cioè che sia 3, 4 o 5) per ora il Magistero e la sua logica si salva. Mettiamola cosi.

    Capisco poi che queste tassonomie non siano Vangelo, ma frutto – pure queste – di storica comprensione del deposito e del valore della tradizione e della necessità (storica!) di fermare eresie e e e e, però mi pare un terreno talmente paludato che il minimo è muoversi con una prudenza infinita.
    Ad esempio le parole di questo studioso non sono male: http://www.lastampa.it/2018/08/04/vaticaninsider/la-chiesa-e-la-pena-di-morte-tra-teologia-e-diritto-TvAXS29PShsMZkLM1dEWLM/pagina.html , ma verso la fine sembra dare una botta definitiva alla pena di morte conq ueste parole: “Affermazione, si noti, fondata non solo su specifiche condizioni storiche, né soltanto su una valutazione, pur fondamentale, di ordine etico (l’insopprimibile dignità di ogni vita umana), bensì soprattutto nell’economia del Catechismo “alla luce del Vangelo”: il che attribuisce al nuovo n. 2.267 la massima autorevolezza e vincolatività per il futuro.” Dunque per lui la pena di morte, con tutti coloro che hanno parlato come possibile seppur con tutti i ma e i se, santi e padri della Chiesa che citavano il Vangelo e Papi che accettavano vari CCC compresi, era solo una ERRATA OPINIONE TEOLOGICA. Nell’elenco precedente 5 o addirittura 6. Mizzega… cosa serve perché col tempo diventi 3 o 4?!
    Eppure basta che il Papa scriva “alla luce del Vangelo” sul nuovo CCC ed ecco che LA SUA OPINIONE diventa 3, praticamente irreformabile.
    Davvero interessante… ma avrò capito male.
    Fra l’altro non ci trovo nessuna sottolineatura che esplichi il problema logico evidenziato da Feser in questa intervista. Ci trovo il solito emozionalismo che francamente oramai mi fa adirare:
    “il 14 febbraio 1997, gli chiesi [a Giovanni Paolo II] brevissimamente come professore di Diritto penale che potesse essere pienamente superata la posizione del Catechismo sulla pena di morte mi strinse forte le mani nelle sue e, quasi come se le mie parole avessero riacutizzato in lui una ferita, pronunciò tra sé le parole “la pena di morte, la pena di morte…” e mi benedisse»”
    E quindi? Che fosse contrario lo sappiamo tutti, ma la risposta è una non risposta.
    Un pò comodo: togliere la spia che indica il serbatoio vuoto, non ti riempie la macchina di benzina…

    • Per me è chiaro che siamo a livello 5.

      Anche se secondo me bisognerebbe aggiungere in quella tassonomia un livello 7: quello di tutte le affermazioni del Magistero formalmente corrette e materialmente inattuali perchè esprimenti una contraddizione materiale (tipico di questo caso dove si condanna la pena di morte in assoluto, ma, “oggigiorno”, questa condanna è possibile solo se si ammette l’ergastolo che è, secondo lo stesso Francesco, pena di morte nascosta).

      Credo che, alla fine, come nel passato, sarà ad ogni cattolico vagliare in coscienza nel quadro della propria cultura e situazione storica e sociale particolare, se si o no specifici casi di pena di morte sono ammissibili.

      In Pace

      • Se siamo a livello 5 in teoria sarebbe anche possibile formalizzare la dottrina che la pena di morte sia infallibile in ogni caso, e non solo contingentemente e condizionalmente allo Stato di cui si parla.

        Del resto se l’interpretazione di questo blog è corretta Papa Francesco non avrebbe affatto cambiato l’insegnamento sulla pena di morte e la sua ammissibilità in astratto, perciò in tal caso potrebbe anche essere a livello 1 e non ci sarebbero problemi, no?

        • In realtà no, chiaramente non hai radicalmente capito la nostra argomentazione: non può essere di livello inferiore a 5 a causa della sua chiara formulazione : “oggigiorno … è inammissibile …” ; e per via delle ragioni adottate che sono un vago concetto di dignita umana e di (inesistenti) condizioni attuali. Mai ed in nessun punto il Santo Padre pretende insegnare qualcosa che sia sempre valido in astratto.
          In Pace

          • Intendevo chiarire se di livello 5 fosse la dottrina dell’ammissibilità in astratto della pena di morte, quella che c’è anche nella versione del Catechismo precedente.

            In tal caso, potenzialmente, il Papa potrebbe cambiare tale dottrina e dire che la pena di morte sia sempre inammissibile anche in astratto oppure no?

            Questa era la mia domanda.

            • L’ammissibiità della pena di morte in assoluto è espressa nelle Sacre Scritture e ribadita da duemila anni di Magistero e siamo sicuramente al livello del de fide catholica.

              Il nuovo articolo si riferisce all’opportunità nei tempi nostri nei contesti attuali di applicarla: non discute della sua ammissibilità in sé ma afferma la sua non ammissibilità nel contesto attuale: è pura pastorale ad hoc, è perfettamente lecito per il Santo Padre fare tale affermazione e non c’è nessuna contraddizione formale.

              Qui si discute del’opportunità di questo cambiamento pastorale: alcuni dicono sì, altri se ne fregano, altri dicono che porta a confusione, ed io dico che è un’affermazione materialmente auto-contraddittoria e quindi va da essere ossequiosamente ignorata.

              In Pace

              • Il punto è quello che tu sottolinei Simon, ed è su quello che Feser scrive. Ma perchè nessuno è cosi chiaro? Perchè nessuno dice: “chiaro che se cambiano le condizioni e torniamo all’età della pietra la pena di morte tornerà lecita quale legittima difesa della società”. Perchè non si dice CHIA RA MENTE?!

                • Non c’era nessuna necessità di avere questa nuova formulazione: la precedente era pacifica.

                  Perchè si è voluta fare? Probabilmente un modo per Papa Francesco di segnare il suo passaggio con un gesto apparentemente rivoluzionario, anche se poi nei fatti è “come mingere in un violino” (traduzione letterale da francese che significa che è non serve a niente).

                  Se lo spiegassero chiaramente, allora non sembrerebbe così rivouzionario e l’obiettivo ricercato sarebbe annullato. Sono politiche ecclesiali tra cordate per mostrare chi lo fa più lontano ma forse anche per “abituare” il popolino ad altre future affermazioni in contraddizione con le pratiche odierne.

                  Purtroppo, tutto questo è peccaminoso perchè conduce alla perdita della fede dei semplici nel Magistero e conduce ad una protestantizzazione de facto dove ognuno può giudicare del Magistero visto che questi appare essere cangiante e in fin dei conti non cosi solidamente fondato sul Cristo, del quae non abbiamo nessuna registrazione MP3 o video You Tube.

                  In Pace

                • “Sono politiche ecclesiali tra cordate per mostrare chi lo fa più lontano ma forse anche per “abituare” il popolino ad altre future affermazioni in contraddizione con le pratiche odierne.”
                  E, infatti, i progressisti stanno affermando chiaramente che la pena di morte sarebbe diventata inammissibile anche in astratto.

                • Aggiungo una cosa, Simon: io credo che l’idea personale di Bergoglio in quanto dottore privato sia l’inammissibilità assoluta della pena di morte.

                  Però credo anche che lo Spirito Santo stia fungendo da κατέχον in questi tempi, impedendo che insegnamenti erronei vengano formalizzati e resi legge.

                  Del resto se ci badi nella nuova formulazione puoi vedere che spinge verso l’inammissibilità assoluta, in astratto, specie laddove si tira in ballo la dignità umana. Infatti se la pena di morte è inammissibile perché attenta alla dignità umana, attenterebbe a detta dignità ovunque e in ogni luogo e tempo, e del resto anche l’affermazione che dovrebbe essere abolita in tutto il mondo fa capire che il pensiero personale di Bergoglio sia quello. Del resto anche il fatto che non abbia menzionato i paesi del terzo mondo, in alcuni dei quali si vive più come nel mondo di Mad Max che in Italia, è rivelatore del fatto che egli consideri la pena di morte inammissibile in astratto, e cioè che creda che in passato si sia sbagliato (del resto molti paesi del terzo mondo oggi sono più pericolosi dell’Europa Cattolica del passato, dove la pena di morte era ammessa).

                  Poi però saltano fuori quelle provvidenziali (probabilmente nel senso letterale del termine) parole su “oggigiorno”, “sistemi detentivi efficienti” ecc ecc che di fatto rendono contraddittorio il tutto (contraddittorio perché una cosa inammissibile poiché attenta alla dignità umana non può diventare ammissibile in base alle circostanze) ma, se non altro, impediscono a Bergoglio di modificare formalmente l’insegnamento sulla validità astratta della pena di morte, sia perché introduce una condizione per l’inammissibilità della pena di morte sia perché “lex dubia non obligat”, e un testo così contraddittorio e fumoso è dubbio per forza di cose.

                • Non abbiamo il diritto di metterci nella testa dell’uomo Bergoglio: nessuna testimonianza in questo senso è apparsa pubblicamente, come invece è stato il caso sulla fine dei dannati testimoniata più vote ad anni di distanza da Scalfari senza mai nessuna smentita.
                  In Pace

                • Basta leggere il testo secondo me, che è contraddittorio e insensato, per capire che solo “il potere che frena” ci ha risparmiato l’irreparabile. Secondo me, almeno.

                  Del resto se ha quelle idee sull’inferno non è certo inverosimile tale supposizione (che tale rimane, la mia non è una certezza).

                • L’intento è quello di non fornire appigli ai cristiani che sono favorevoli alla pena di morte anche in situazioni già bocciate da GPII, penso agli Stati Uniti ma anche alle Filippine.

                  Il messaggio voleva essere chiaro e resterà così.

                  Personalmente avrei preferito avesse dedicato un’enciclica alla giustizia in generale, condizioni dei carcerati, proporzionalità delle pene, anche pena di morte, ma in un discorso più articolato, come fece GPII con l’Evangelium Vitae.

                  Però non è un pensatore sistematico come era Giovanni Paolo II, è fatto così.

        • P.s

          Nel commento delle 15:39 scrivevo

          “Se siamo a livello 5 in teoria sarebbe anche possibile formalizzare la dottrina che la pena di morte sia infallibile in ogni caso, e non solo contingentemente e condizionalmente allo Stato di cui si parla.”

          Volevo scrivere inammissibile, invece che infallibile. Probabilmente il mio commento era stato capito male per quell’errore mio.

    • Caro Minstrel, trovo ragguardevole la tua garbata denuncia del tentativo di infallibilizzazione (extra/praeter/contra legem) dei pronunciamenti dell’attuale papa.
      Piuttosto, mi stupisce il tuo giudizio positivo sull’intervista di Eusebi. Ne ho parlato anch’io il 6 c.m. in un commento del post sulle carceri:
      «Aldilà della questione pdm in sé, nelle argomentazioni di Eusebi c’è una scarsa metabolizzazione dell’Antico Testamento e delle sue istituzioni, che non sono semplicemente abolite o sostituite ma compiute e ricapitolate in Gesù Cristo.
      Il che porta ad una sorta di “marcionismo di fondo”, che spiega infortuni quali la spiegazione – davvero insufficiente e quanto mai politicamente corretta – del sacrificio della Croce.
      Anche tra i commenti in queste pagine, ho l’impressione “a pelle” di un troppo facile andar oltre l’AT che alla fine rischia di andar oltre Gesù Cristo stesso. Si finisce così per leggere le cose sotto le lenti certo rispettabilissime dell’umanesimo secolare pensando di “pensare cristiano”…
      E, quanto alla questione della pena, detto che ogni vera e umana riparazione è sempre auspicabile, vi è tutto il «suum» dell’ «unicuique» che la visione di Eusebi salta a pie’ pari, lasciando non detto e rimosso il tema se e dove ci sia il posto (nella sua visione) per l’eloquenza del sangue di Abele».

      • Il giudizio positivo voleva essere ironico vista le due stroncature finali che immetto; a questo punto mi sa che son stato fin troppo sibillino… grazie e bentornato Lyco!

  6. «De potestate saeculari asserimus, quod sine peccato mortali potest iudicium sanguinis exercere, dummodo ad inferendam vindictam non odio, sed iudicio, non incaute, sed consulte procedat» ( Enchiridion symbolorum,definitionum et declaratium de rebus fidei et morum, a cura di Peter Hünermann S.J., n. 795)

  7. Sto leggendo su un sito americano dei “””””””cattolici”””””” affermare che la pena di morte dovrebbe essere applicata anche agli adulteri, come nel Levitico.

    Si giustificano dicendo che Gesù non avrebbe abolito la condanna a morte per queste persone, secondo loro Gesù si sarebbe opposto all’esecuzione dell’adultera nel Vangelo di Giovanni solo perché l’uomo con cui aveva commesso adulterio non era lì con lei, e quindi non ci sarebbero state sufficienti prove per condannarla.

    Che dire…. Alcuni sembrano proprio voler confermare la lista di insulti che Papa Francesco ha pronunciato nel corso degli anni nei confronti dei fedeli tradizionalisti https://opportuneimportune.blogspot.com/2015/12/indice-degli-insulti-papali-ai-buoni.html

    Io non approvo quegli insulti, dico solo che alcuni di loro si mettono proprio di impegno per dargli ragione.

    • Ah dimenticavo: quando gli ho chiesto il perché (qualora la pena di morte per gli adulteri fosse valida e la loro interpretazione corretta) non ci sia nessun padre della Chiesa a sostenere la condanna a morte per gli adulteri non mi hanno risposto, come è ovvio che sia.

    • Secondo me proprio perchè si era creato una deriva tradizionalista il Papa avrebbe dovuto riportare la barra al centro e chiarire con calma le posizioni più estremistiche, invece si è scelto di buttarsi al lato opposto, insistendo sul fatto che non esiste una dottrina stabile e comune, sostituendo le argomentazioni teologiche con le prese in giro verso i “rigoristi”.

      In questo modo è venuto meno l’autorevolezza di chi doveva correggere gli errori, per cui ognuno si sente ormai in diritto di scrivere le assurdità più smaccata da una parte e dall’altra.

      Adesso siamo all’apoteosi, speriamo piano piano si calmi un po’.

      • Concordo. Anche io infatti riesco a scrivere solo su questo sito, perché è l’unico che tiene la barra al centro senza lasciarsi andare a nessun estremismo.

        Io stesso, da “centrista”, trovo impossibile scrivere su praticamente ogni altro blog cattolico, perché sono giudicato modernista dai tradizionalisti e tradizionalista dai modernisti.

        Oggi la Chiesa Cattolica è così: divisa tra gente che ritiene che l’omosessualità dovrebbe essere dichiarata via di santificazione personale e gente che vorrebbe mettere a morte i divorziati risposati. Chiunque sta nel mezzo tra questi estremismi viene rigettato sia dagli uni che dagli altri.

        • Io non sono nemmeno così centrista, anzi in molte questioni (ecumenismo, migranti, economia….) mi sento molto più vicina ai progressisti, solo non riesco ad accettare una deriva, non so come definirla, consumistica? Nichilistica? sui valori etici.

          Come può conciliarsi l’utero in affitto con la giustizia sociale? Eppure sono stata bannata dal blog di Mauro Leonardi per averlo ribadirlo.

          Ho 47 anni e non ho mai visto tante tensioni e chiusure. Forse mi ricordo male, però mi pare davvero un clima terribile.

          • “Io non sono nemmeno così centrista, anzi in molte questioni (ecumenismo, migranti, economia….) mi sento molto più vicina ai progressisti, solo non riesco ad accettare una deriva, non so come definirla, consumistica? Nichilistica? sui valori etici.”

            Anche io su alcuni punti sono più vicino ai progressisti, sebbene non apprezzi l’idea di una sostituzione etnica nel mio paese e ritenga che l’accoglienza sia sacra solo per i profughi, e non per ogni “migrante economico”.

            “Io non sono nemmeno così centrista, anzi in molte questioni (ecumenismo, migranti, economia….) mi sento molto più vicina ai progressisti, solo non riesco ad accettare una deriva, non so come definirla, consumistica? Nichilistica? sui valori etici.”

            Infatti sapevo che eri “quell’Angela”. Ci siamo conosciuti proprio su quel sito. Anche io sono stato bannato recentemente da quel sito, perché mi opponevo alle bestemmie contro lo Spirito Santo dette quotidianamente in quell’ameno luogo virtuale.

            • Non l’ha nemmeno scritto che mi ha bannato, mi ha bannato e basta.

              hai capito? Lui intervista Rocco Siffredi e Alba Parietti e io non posso scriverci.

              Che poi giuro davvero sono tutt’altro che tradizionalista, fosse per me abolire tutte le frontiere e le carceri altrochè rigida.

              Mah.

              p.s. ma non ce l’ha un vescovo? Voglio dire passi i laici che si tirano i capelli, ma lui è un sacerdote, come fa un sacerdote a buttar fuori i fedeli senza fare un plissè?

              • “Che poi giuro davvero sono tutt’altro che tradizionalista, fosse per me abolire tutte le frontiere e le carceri altrochè rigida.”
                E gente del genere dove la metti? https://www.independent.co.uk/news/world/americas/marciano-millan-vasquez-jailed-life-mexican-cartel-leader-dismembered-six-year-old-girl-a7816511.html Chiedo solo per curiosità, visto che mi par di capire che tu sia contraria anche alla pena di morte.
                Anche io ritengo che nella maggior parte dei casi andrebbe privilegiato l’aspetto riabilitativo della pena, e non quello punitivo. Sono anche dell’idea che la droga andrebbe decriminalizzata (sarebbe un colpo mortale ai cartelli e ai malavitosi che ci lucrano, esattamente come al tempo di Al Capone) e i tossici trattati come malati, e curati, ma è evidente che ci siano crimini che necessitano altre misure.
                Abolire sia carceri che pena di morte significa abdicare al principio di autodifesa, e lasciare che il malvagio e il prepotente faccia ciò che vuole.
                Così come, secondo me, abolire tutte le frontiere porta alla distruzione della civiltà europea, con masse di gente che non hanno nessuna intenzione di integrarsi e creano dei veri e propri stati negli Stati. Fino a quando non sono in maggioranza, naturalmente.
                “Non l’ha nemmeno scritto che mi ha bannato, mi ha bannato e basta. hai capito? Lui intervista Rocco Siffredi e Alba Parietti e io non posso scriverci.”
                Si sì, ho ben inquadrato il soggetto. Del resto nel suo blog uno può scrivere qualunque cosa, e ripeto qualunque, a patto che sia in totale contrasto col Magistero della Chiesa.
                “ma non ce l’ha un vescovo? Voglio dire passi i laici che si tirano i capelli, ma lui è un sacerdote, come fa un sacerdote a buttar fuori i fedeli senza fare un plissè?”
                Probabilmente il suo vescovo la pensa come lui.

                • Diciamo che accetto come un compromesso l’esigenza di carceri, frontiere ecc. così come ho accettato con dolore l’aborto di una mia cara amica del liceo nonostante fossi contraria.

                  Il mondo reale spesso va diversamente da quello ideale, ciò non toglie che si debba avere come meta quello di migliorarlo no?

                  Capisco che in certe zone del mondo si debba usare ancora una certa forma di violenza ma come notava qualcuno nei giorni scorsi è importante partire proprio dal miglioramento delle condizioni di vita, istruzione sistema penale, ecc. vediamo se questo cambiamento dottrinale poterà a qualche cosa di concreto.

                  E’ vero però che c’era già scritto tutto nella EV, con un pizzico di equilibrio in più, era sufficiente, già ci sono così tanti motivi di contrasto….

                • “Diciamo che accetto come un compromesso l’esigenza di carceri, frontiere ecc. ”

                  Ah ok, naturalmente anche io ritengo che un mondo senza carceri sarebbe un mondo migliore. Ad esempio in Paradiso di sicuro non ci saranno carceri. 😂

                  Però appunto il compromesso serve perché la realtà è quella che è, e richiede certe misure. Naturalmente in certe zone del mondo più che in altre, però anche in Italia abbiamo criminali che non sarebbe bene che circolino liberi.

                  Il compromesso purtroppo è necessario. Ci sono denominazioni cristiane ad esempio che ripudiano l’uso della legittima difesa, ed è evidente che un tale principio sia di una pericolosità senza pari, perché fa si che tutti coloro che dell’insegnamento contro la violenza se ne fregano possano predare e fare ogni sorta di crimine forti del fatto che le vittime sono inermi completamente.

                  Certamente una singola persona può decidere di non fare uso dell’autodifesa, ma imporlo alle masse sarebbe un disastro senza precedenti, a meno che Dio non faccia un miracolo e lasci sulla terra solo i “law abiding citizens”.

                  Insomma, certi compromessi sono necessari per evitare l’autodistruzione, poi è chiaro che nel mondo che verrà non ci saranno nè carceri nè polizia nè militari, perché non ce ne sarà bisogno.

        • Forse perche non bisogna stare nel mezzo, ma nel giusto.

          • E il giusto qual’è? Quello di cui vuole tornare all’applicazione della legge mosaica con gli adulteri?

            • Il “giusto” non è un luogo geometrico, ma la decisione dell”uomo virtuoso: più sarà virtuoso, più la sua decisione sarà giusta.
              In Pace

              • Appunto. Ed è evidente che quegli opposti estremismi di cui parlava Angela siano tutto meno che accettabili per una persona virtuosa.

  8. Allora, qual è il «suum» dell’ «unicuique»?
    Il penale per forza di cose astrae in prima battuta dal singolo, anche se in seconda battuta il singolo vi rientra.
    Forse bisognerebbe trovare il/un sistema punitivo che nasca di per sè “personalizzato”.
    Mi spiego.
    Tempo fa ho trovato un’acuta ridefinizione – autore G. Zuppa – del principio di reciprocità: non tanto e non solo il classico “non fare all’altro quello che non vorresti fosse fatto a te”, ma “non fare all’altro quello che lui non vorrebbe gli fosse fatto”.
    Per consentire l’effettività della pena, cosa che – con buona pace del novellato 2267 CCC – non è per nulla scontato ci sia, è necessario applicare il principio di reciprocità di nuova formulazione, al dritto (nei confronti della vittima) ed al rovescio (nei confronti del reo).
    Per quanto concerne la vittima, la pena dovrebbe comportare una riparazione della specifica lesione subita (tralasciando le questioni civilistiche, che sono un ginepraio, è chiaro che se uno subisce qualcosa che lui non vorrebbe subire, deve avere un ruolo attivo nella effettivizzazione della pena).
    Per quanto concerne il reo, la pena adeguata e personalizzata dovrebbe agire proprio facendo al reo ciò che lui non vorrebbe gli fosse fatto (per quanto possa sembrare ai pannelliani un’enormità, il famoso 41 bis dell’orinamento penitenziario rappresentava proprio una ruvidissima personalizzazione della pena in tal senso).
    Autori e lettori di Croce-indicheranno i difetti di questa proposta: tutto ok.
    Io ritengo che abbia almeno un pregio.
    Quello di riprendere sul serio la questione del «suum» dell’ «unicuique/vittima» e dell’ «unicuique/reo», in modo magari eccentrico, ma non immotivato, rispetto al sistema penale e alla dottrina che ne sta a monte e a valle.

Scopri di più da Croce-Via

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continue reading