Radio Crocevia – 07 Speciale Santa Cecilia

zuzenean

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In memory to “il desiderio di Claudio di saperne di più
che dopo aver visto cosa ha creato si sarà certamente nascosto”

 SIGLA

“Sei cristiano e non hai mai sentito ‘sta roba qua? Nun va bbene.
Sei appassionato di musica e non sai chi è quell’autore lì? Devi rimedià!
Sei cattolico quindi non ascolti Bach? Ba(c)h!
Sei ortodosso e dal 1100 non ti sei più mosso? Nun fare il gradasso!

Nooononononoooooo Nun fare il graaadaaassoooo!

Sei tradizionalista e pensi che dopo Palestrina la musica è andata a rotoli? Nun fammé ridè!
Sei quello che Frisina è il non plus ultra dei sacri moderni? Ti prego, dimmene ‘n’altra che me faaai mmorì!

Dundaduuun dadaaaaa me faaaiii morììììì!
Dundaduuun dadaaaaa me faaaiii impaziiiiiiiiiiiiiiiiii!!!”

Legenda

Minstrel

Franz

#regia

PUNTATA

Buoooongiorno a tutti!

#èsera…

Per la serie si stava meglio quando si stava peggio(rando), torna per gioia vostra e delle vostre orecchie il…

#ilsilenzio!

…no, il programma dedicato ai capolavori della musica sacra, alla rubrica gggiovane dell’eterno

#se,eternoriposo!

Ma lei è sempre così scusi?

#nonsonounalei,sonounlui

è deciso, me ne vado anche questa volta!

#machissene!

No Franz, aspetta, aspeettaaa! Fermo lì, ci penso io

#afareche?ehi,fermochevuoifare?feeermooooaaaaah

(rumori inconsulti)

Minstrel? Minstr…

Eccomi! Ti assicuro che non ci darà più fastidio oggi, ma dobbiamo approfittarne. Tira fuori i tuoi appuntini e facciamo una puntata da musicologi che la prossima non sarà più possibile

Ma come hai…

Procedi, veloceee!

Ok, ok. Sai che giorno è oggi?

Il 22 novembre.

Si, ho capito. Appunto, quindi è?

Novembre? Ma che ne so…

E’ Santa Cecilia.

Aaah, certo certo. E quindi…

Esatto, bravo!

Bravo cosa. E quindi?

Ascolta adesso facciamo una bella cosa. Io parlo, tu stai zitto e…

Zitto e urla!

Scusa?

L’ho trovato scritto su un muro anni fa a Roma e…

ARGH, zitto o ti faccio urlare, ok? Avanti. Oggi è Santa Cecilia, martire cristiana e patrona della musica, degli strumentisti e anche dei cantanti. Ma quelli per ultimi.

E lo sapevo…

Cosa vuoi sapere tu, cantante da strapazzo! Zitto.

Dicevo. Voglio parlarvi, approfittando dell’inattesa ospitalità della regia della radio di oggi, di un solo capolavoro musicale, dedicato tutto a Santa Cecilia. Sto parlando del CANTANTIBUS ORGANIS di Liszt.

Cosa? Quel pianista idolo delle folle che scriveva a quel matto di Schumann e girava l’Europa e pensava solo a sè stesso e che…

…e che nel 1862 decise di entrare nel monastero della Madonna del Rosario di Roma, certo che solo la fede avrebbe potuto essere vero conforto ad una serie di eventi tragici.

Ah…

Te l’ho già detto di star zitto? Mi sembrava…

Dicevo: per Liszt gli anni a cavallo tra i cinquanta e i sessanta dell’ottocento sono stati quelli della definitiva consacrazione a gigante della musica, anni nei quali scrive una serie di capolavori (Totentanz, i concerti per pianoforte, Mazeppa, la sinfonia sul Faust, Sonata in si minore…). Tuttavia, parallelamente, nella sua vita è un momento di eventi tumultuosi fra i quali ricordo la fine della relazione con Maria d’Agoult, la morte di due figli, l’impossibilità di sposare la principessa Caroline, le crescenti tensioni con Wagner -che aveva precedemente sostenuto in toto- per la relazione che questi aveva con la figlia di Liszt…

Sono questi gli anni nei quali Liszt manifesta un crescente impulso religioso. Dapprima come dicevo entra in monastero della Madonna del Rosario a Roma, in seguito, nel ’65 riceve la tonsura e gli ordini minori. Diviene terziario francescano e diventa noto da quel momento come “Abbé Liszt“, anche se “Abbé” in questo caso è solo una sorta di onoreficienza per la statura artistica del personaggio, visto che i minori non hanno questo titolo.

E questo lo sapevo!

(sospira) Nonostante avesse già composto nell’ambito della musica sacra, da quel momento la sua produzione vira sempre di più verso questo genere con molte composizioni (Missa Choralis, Christus, An den Wassern zu Babylon, De Profundis, Via Crucis…) alcune in forma propriamente liturgica, altre su parafrasi e rielaborazioni di testi sacri o apocrifi. Nelle parole di Liszt stesso “Giunge per me il momento («nel mezzo del cammin di nostra vita»), di liberarmi della crisalide del virtuoso e di lasciare libero volo al mio pensiero. Lo scopo di cui m’importa innanzi tutto e soprattutto, in quest’ora, è di conquistarmi un teatro per il mio pensiero, come l’ho conquistato in questi ultimi anni per la mia personalità d’artista.”

Questo non lo sapevo. Ed è molto bello…

Bene, ora si che siamo in sintonia. E adesso passiamo al brano di oggi

Vai! Ahia, stai tirando fuori il quadernino, moh son ca…

Caaaa…ntantibus Organis si inserisce appieno nella fase “sacra” della produzione lisztiana! Anzi, per la sua concisione si potrebbe quasi dire che ne rappresenti una sorta di paradigma di questa, sia da un punto di vista tematico che formale.
IL TESTO è esattamente quello dell’antifona a S. Cecilia prevista per il vespro del 22 novembre. Nonostante una grande tradizione di messa in musica di questo testo (Marenzio, Lasso, Palestrina, da Rore…) prevedesse l’aggiunta di un’ulteriore stanza testuale, divenuta ormai tradizione consolidata, Liszt sceglie di attenersi fedelmente all’antifona originale.
MUSICALMENTE la forma è abbastanza semplice, caratteristica comune a molti lavori di questo periodo dell’artista.
Semplice, non semplicistico
(lo guarda esterefatto) Esatto… Esatto, bravo!
Il linguaggio è lineare e l’estensione relativamente contenuta, ad esprimere la solennità di Liszt, magniloquente senza per questo eccedere in sterili manierismi o lirismi romantici. L’orchestra d’archi introduce il brano con una frase all’unisono dal carattere mesto, in cui la struttura intervallare richiama il Protus, modo dell’antifona originale. Le affinità con il brano gregoriano finiscono qui, tuttavia l’intero pezzo è caratterizzato da continui rimandi ad atmosfere più modali che tonali.
Cioè ci stai dicendo che lo sfondo del dipinto è antico, anche se le pennellate sono romantiche?
(sempre più esterefatto) Si, si può dire così. Diciamo che il “colore” della composizione è gregoriano, più modale appunto che tonale. Gli archi abbandonano subito la posizione dominante nell’orchestra per intraprendere la strada di un accompagnamento ostinato dal carattere discreto e circolare, atto a dare profondità e tensione al dialogo tra i fiati (e l’armonio – onnipresente nel Liszt sacro) e il coro. L’andamento si interrompe per lasciar spazio al primo intervento dell’alto solista, completamente scoperto e quasi atonale.
E senza battute in partitura.
(sconvolto) Esatto! L’episodio si ripete in maniera quasi identica in una tonalità lontana, (mi maggiore, contro il mi minore iniziale)
Tanto lontana armonicamente, eppure tanto vicina nell’indicare un cambio di prospettiva del medesimo testo, quasi passando da una maliconica preghiera di mestizia ad una mistica ode di visione speranzosa
(oramai in delirio) eccerto, ceeerto! Dopodiché assistiamo ad una seconda fase dell’antifona, caratterizzata da una stretta alternanza tra solo e coro, in cui dapprima i tenori e poi i bassi imitano il solo, fungendo da “cantus firmus” per l’elaborazione da parte delle altre voci.
Sto osservando la partitura completa. La tonalità mi pare un’altra volta precaria e cangiante, con l’arpa a scandire via via l’armonia discendente (la maggiore, sol maggiore, fa maggiore) delle tre diverse frasi musicali…
Si, si si! Per poi esplodere in due possenti frasi armonicamente statiche, la prima in si bemolle e la seconda in mi bemolle, in un forte collettivo con lunghi accordi dei fiati, ancora una volta contrapposti agli archi che con un andamento sestinato ribattono ossessivamente gli stessi accordi. Con un magistrale passaggio enarmonico si ritorna in la maggiore e anche questo secondo episodio è ripetuto, con la sostanziale differenza dell’inserimento degli ottoni e dei timpani nel forte, a conferire un carattere ancora più solenne e drammatico. La tensione che si accumula in questa frase viene troncata all’improvviso con una sospensione e una pausa coronata per tutti, Liszt quasi rappresenta visivamente la brutalità del martirio senza perdere la sua poetica antiteatrale.
E ancora: una grave frase all’unisono degli archi e dei legni lascia spazio ad un subito piano del coro, sostenuto dall’armonio, che si muove dapprima all’unisono e poi polifonicamente nelle ulteriori modulazioni lontane (sol bemolle minore, si maggiore, do maggiore che va a sol maggiore) che conducono alla conclusione del brano.
(tira un sospiro di sollievo) No, è sol bemolle maggiore, si maggiore, do e sol. Comunque esatto anche qui!
La cadenza finale non appaga il gusto risolvente tipico del sistema tonale, dando una sensazione di eterea incompiutezza, voce della profonda spiritualità di Liszt che, in quanto conscia della grandezza imperscrutabile del Mistero, rifiuta di indagare oltre la vicenda umana di Cecilia. Chiarissimo è il rimando al dolore assieme straziante e impalpabile della scultura marmorea del Maderno (che Liszt utilizzerà come richiamo esplicito in un’altra composizione, “Die heilige Cäcilia – Legende”) nella quale la Santa è ritratta nella posizione in cui la lascia il carnefice, misteriosamente avvolta dalle bende, con in vista solo un orecchio e il collo ferito.
Ma scusa… perché un solo di alto?
L’ALTO SOLO è forse l’aspetto più singolare della composizione. Esso non impersona in realtà S. Cecilia, come sarebbe legittimo aspettarsi da una composizione romantica di questo genere, visto che l’antifona contiene anche del discorso diretto (“Fiat Domine cor meum et corpus meum immaculatum ut non confundar”). Tuttavia questa frase è introdotta da un “dicens” (diceva), che viene cantato proprio dal solo, espediente che consente al compositore di non trasformare l’antifona in una vera e propria cantata, evitando di contaminarla con sfumature drammaturgiche. L’alto solista è per cui una scelta molto particolare. Se da un lato riconduce certamente al “personaggio” di Cecilia, dall’altra è essenzialmente un narratore e in definitiva le sue fusioni con il coro (già sbilanciato dalla presenza di tre sezioni femminili contro due maschili) contribuiscono ad aumentare l’atmosfera eterea di determinati passaggi.
Wow. Fra l’altro sto osservando che anche l’organico è variabile…
E ancora esatto. Ma comunque ho reperito su spotify una versione ottima, comprensiva degli strumenti opzionali.
Beh, che dire… buon ascolto!
Ma davvero!
#cosaèsuccesso?dovesono?chisono?

 Ricordatevi che tutti i brani analizzati nelle nostre puntate, nelle edizioni scelte dai sottoscritti, sono reperibili nella playlist di Spotify “Radio Croce-via”. Cercatela nella app, buon ascolto e alla prossima!



Categories: Sacra Arte

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1 reply

  1. In linea con gli obiettivi della Radio segnalo questo splendido articolo di Porfiri dedicato al genio del M. Bartolucci e delle difficoltà che ancora oggi si incontrano nelle realtà ecclesiali ad aprirsi alla vera musica d’autore sacra contemporanea.
    Frisina, please, lèvati.
    Già il nostro Franz ne parlò qui tempo fa, affranto.

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