M.C.D. e m.c.m., Democrazia e Impresa, il Denaro e lo Spirito

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M.C.D. e m.c.m.

Il minimo comune multiplo di due o più numeri interi è il più piccolo numero intero di cui tutti essi sono i divisori; mentre il Massimo Comune Divisore di questi stessi numeri è il più grande numero naturale che li divide tutti. Ad esempio, se ho i tre numeri interi 6, 9, 15 il loro m.c.m. è 90, che può essere diviso da ognuno di questi, mentre il loro M.C.D. è il numero 3 che li divide tutti.

Questi concetti di aritmetica da scuola elementare possono essere utilizzati, analogicamente s’intende, per ben illustrare e aiutare a riflettere sul ruolo che ha un’organizzazione nel creare valore aggiunto cioè ad aumentare il valore complessivo degli elementi base quando strutturati in un’organizzazione.

Adesso, se si considerano i tre numeri interi di cui sopra e li si addiziona nella loro “individualità”, si ottiene un valore totale di 6+9+15=30.  Come e con quali operazioni si potrebbe ottenere un risultato più alto che questo valore di 30? In cosa organizzando elementi individuali si può ottenere di più che mantenendoli separati semplicemente addizionando il loro valore intrinseco? Cosa fa che gestendo un gruppo organizzato di persone si possa essere più efficace in creando valore aggiunto che mantenendole separate?

Il problema non è così ovvio da risolvere, perché se si ha un’organizzazione, si deve aggiungere al minimo un elemento organizzativo che ha sempre un costo sul risultato finale apportato dalle tre persone “6”, “9”, “15”, costo che è la carica dell’organizzazione stessa, come, ad esempio, il salario del manager o del leader e i costi della struttura in quanto tale come informatica,  locali, tasse e cosi via di seguito; chiameremo la carica “C” e questa, ovviamente, viene a sottrarsi al valore aggiunto desiderato.

La struttura organizzativa, che chiameremo “S”, è composta dai tre elementi considerati “6”, “9”, “15”, dal manager e dai benefici della struttura deve operare in modo da ottenere da “6”, “9”, “15” più della loro semplice somma, cioè, usando di un linguaggio algebrico

S (6, 9, 15) – C > 6 + 9 + 15

oppure

S (6, 9, 15) > 6 + 9 + 15 + C

Dove S (6, 9, 15) è il valore aggiunto generato dalla struttura “S” che organizza “6”, “9”, “15”.

Il solo modo affinché questa ineguaglianza sia possibile è che la funzione S non sia solo una somma di competenze o di elementi di base ma contenga altre interazioni che rompono la singolare individualità tra questi elementi, interazioni che qui rappresenteremo con moltiplicazioni o condivisioni.

Spesso sentiamo dire che bisogna sempre cercare quei punti che abbiamo in comune: questo equivale analogicamente a ricercare tra persone, culture, popoli il loro M.C.D.  Ma se S (6, 9, 15) = M.C.D. (6, 9, 15) allora S (6, 9, 15) = 2 << 6 + 9 + 15 + C  …

In altre parole, la ricerca di punti comuni e l’operare solo su questa base è un’attività di per sé stessa sterile e non portatrice di nessun valor aggiunto.

Un leader che si limitasse a garantire nel gruppo di cui è in carica del solo M.C.D. o di qualunque altra funzione S (6, 9, 15) tale che il risultato sia ≤ 6 + 9 + 15 + C, non ha nessuna utilità umana, culturale ed economica.

Se, invece, S (6, 9, 15) = m.c.m. (6, 9, 15) = 90 allora tale struttura e la sua leadership creerebbero un valore aggiunto nella misura in cui m.c.m. (6, 9, 15) – C > 6 + 9 + 15 e cioè 90 – C> 30 e cioè ne varrebbe la pena fintanto che C < 60.

In altre parole, è la ricerca e lo sfruttamento delle differenze che crea vero valore aggiunto, non la ricerca di punti comuni o lo sbiadire e il cancellare delle differenze!

Una struttura organizzativa che si basasse solo sulle uguaglianze è destinata a sparire a termine: solo quelle capaci di sfruttare le differenze in quanto tali sono destinate a perdurare. Questo è dovuto al fattore C di cui sopra, il quale è sempre superiore a zero in qualunque struttura e che è un equivalente analogico all’entropia, cioè quella parte di costo che non sarà mai possibile recuperare. In un sistema che si basa solamente sugli M.C.D., C porta rapidamente il tutto a zero.

Ovviamente vi sono casi dove la ricerca dei punti in comune sembrano necessari e inevitabili: questo accade solamente in due contesti. Nel primo caso quando siamo in una situazione di distruzione di valore aggiunto, come nel caso di conflitti tra le varie parti, dove la ricerca del M.C.D. è sempre meglio che la distruzione e può essere propedeutica alla ricerca di ulteriori future evoluzioni alla ricerca di un reale valore aggiunto comune.

Nel secondo caso quando siamo in assenza di una struttura comune e cioè di un’autorità comune: in tale situazione il meglio che si possa aspettare è la semplice “somma” di quel che ogni ente apporta e al peggio, se non c’è conflitto, la semplice ricerca di punti di interesse comuni senza ricerca di vero valore aggiunto. Questo è il caso ad esempio tra le nazioni, dove l’ONU rappresenta solo come un M.C.D. tra stati che non sono strutturati tra di essi in modo da generare valore aggiunto in quanto tali. Mentre la ricerca di un mero M.C.D. nel quadro della strutturante U.E. sarebbe uno spreco di energie e risulterebbe con una sua diminuzione di valore aggiunto prodotto da ogni stato-membro, che avrebbe più da guadagnare uscendosene.

Un’obiezione apparente potrebbe venire da chi osservasse che un’organizzazione funzionale è tradizionalmente composta da gente che fanno tutti le stesse faccende: in realtà, tali strutture sono preposte a fornire quantità, ma generano valore aggiunto solo in quanto in interazione con altri entità per l’appunto molto differenti nelle loro funzionalità; ad esempio il piano produzione di un’azienda con tanti operai che compiono lo stesso compito lavora implicitamente in associazione con gli servizi funzionali di vendita, di contabilità, di R&D, etc. ,  e che sono molto differenti.

L’imposizione di un pensiero unico, politicamente corretto, va dunque nel senso della ricerca di un M.C.D. alle spese di una ben più interessante, umanamente, politicamente e socialmente parlando, ricerca di m.c.m. Il discorso laicista alla francese è in questo senso antiumano in quanto vieta la differenza religiosa nello spazio pubblico cercando così un M.C.D. talmente ristretto che distrugge gli spazi di libertà degli individui e delle varie comunità religiose. Il discorso laicista all’americana era, fino ad un decennio fa, molto più positivo in quanto accoglieva la differenza religiosa, nel mutuo rispetto, e ne ha fatto una forza positiva e propositiva per tutta la loro nazione, cioè si avvicinava molto di più ad un m.c.m.

Il discorso che la Chiesa cattolica ha dal S.S. Concilio Vaticano II è iniziata una dinamica che in linea di massima cerca, onestamente senza troppo sapere come, di sviluppare con le altre realtà religiose una relazione di tipo m.c.m. ; anche se, finora, si è concretamente limitata a metter in valore i punti in comune di tipo M.C.D. con l’unica eccezione della Laudato Sì che sembra proporre, implicitamente, un approccio di tipo m.c.m. anche con chi cattolico non è: resta da valutare se questo sia umanamente molto realista nella misura in cui tra le varie religioni non c’è una struttura comune. Ma il cattolico sa che è lo Spirito Santo che guida in finis le faccende di questo mondo e quindi si può permettere di avere speranza in un m.c.m. escatologico.

Democrazia e Impresa

Democrazia e Impresa sono come i due poli fondanti delle nostre società occidentali e sono interessanti nella loro relazione reciproca e sul perché questa sia possibile: da un lato con la democrazia si ricerca anche meno di un M.C.D. visto che con la legge della maggioranza, in realtà, si impone a tutti l’M.C.D. di detta maggiorana votante che spesso rappresenta purtroppo solamente l’opinione di una certa minoranza; siamo, cioè, in presenza di un’organizzazione estremamente inefficace dal punto di vista di produzione di valore aggiunto, il cui costo C delle strutture “democratiche” e produzione di entropia è tale che immancabilmente è destinata a terminare dopo qualche decennio o, al massimo, dopo un paio di secoli, come la storia dimostra e il ricorso ad una UE tecnocratica e non democratica attualizza a suo modo nei tempi odierni.

Da un altro lato abbiamo le imprese e altre strutture eminentemente non democratiche che producono un incredibile valore aggiunto in tutti i campi e che fioriscono meglio nei contesti democratici che in quelli dittatoriali. Il legame tra le due realtà è certamente possibile ad un certo livello nella misura in cui si suppone che in paesi “democratici” si applichi la legge in modo più neutrale che in paesi autocratici, che il livello di corruzione sia minore e che le “regole del gioco” economico siano più trasparenti e quindi la probabilità di riuscire economicamente sia più alta.

A parte il fatto che chi ha “navigato” per decenni in campo aziendale a livello mondiale e globale sa benissimo che queste “ragioni” sono in realtà un discorso propagandistico per far accettare sia la necessità di un regime “democratico” sia, al contempo, la necessità di una “libera impresa” estremamente autocratica, vi è però una relazione oggettiva tra queste due realtà che sono esplicitamente come in una relazione simbiotica.

Se la società democratica non è capace di creare valore aggiunto di per sé è perché non ricerca la messa in valore delle differenze tra gli individui che la compongo, ma, al contrario, vuole canalizzare e cancellare tali differenze nel tentativo, irrealistico, di fondare una società duratura del massimo comune denominatore, dove le differenze non hanno nessun peso, anzi sono scartate dallo spazio pubblico per quanto sia possibile. È una lotta contro l’individualità, questa dovendo svilupparsi altrove che sulla piazza. Dato che questa omogeneizzazione societale ha un costo C, vuol dire che le imposte dirette o indirette e tutti i costi sociali associati aumenteranno fino al punto dove il sistema stesso immancabilmente si sgretola e si sfonda.

All’opposto, le aziende, più sono “sane”, cioè più sono capaci di mostrare un valore aggiunto globale, più si sviluppano proprio su quel che il sistema democratico rifiuta di tenere in conto: cioè le differenze. È perché gli individui sono intrinsecamente differenti che le imprese sono capaci di creare un valore aggiunto tanto più alto quanto le differenze sono le più grandi: se sono capaci di massimizzare l’uso della differenza tra un manovale nel terzo mondo con un ricercatore in Intelligenza Artificiale in California, allora il valore aggiunto sarà ottimamente generato. Mentre una democrazia non sa che farsene di tale differenza in quanto tale.

Ma allo stesso modo che l’acqua che spilla dai nostri rubinetti avrà più pressione se il castello d’acqua è posto molto più in alto che il loro livello, così anche l’impatto del valore aggiunto sarà più alto in una società che ne ha poco di questo valore aggiunto. In una società dove si darebbe più peso alla saggezza degli individui, al loro coraggio civico, alla loro contribuzione oggettiva alla società, l’impatto del valore aggiunto economico sarebbe minore e le imprese non fruirebbero altrettanto della creazione del loro proprio valore aggiunto. In altre parole, le imprese potrebbero evacuare la loro entropia molto meno facilmente nell’ambente sociale ed economico nel quale operano.

Due cose sono ovvie: la prima che chi produce valore aggiunto è più incisivo nella società che chi non ne produce; la seconda è che chi produce valore aggiunto desidera una società dove esso abbia il massimo impatto, così da poter massimizzare per sé tale valore. Così è nell’interesse di qualunque impresa creatrice di valore appoggiare l’evoluzione di un sistema sociale verso organizzazioni di tipo democratico.

D’altro canto, una società democratica è dipendente dalle imprese creatrici di valore aggiunto al fine di poter finanziare il proprio C attraverso imposte e tassazioni varie.

L’m.c.m. del mondo dell’impresa ha dunque bisogno dell’M.C.D. della società nella quale opera se non altro per potervi scartare quel che è inutile alla creazione del valore aggiunto da un lato e per aumentare il proprio valore aggiunto relativamente a quella società.

All’opposto abbiamo un concetto di società perfetta nella nozione di Chiesa in quanto Corpo di Cristo, dove ognuno è un membro con funzioni differenti gli uni tra gli altri, dove si ricerca un m.c.m. e dove anche l’inutile, il malato, l’improduttivo, il sofferente umanamente parlando è di sommo valore in quanto parte di un organismo che li valorizza un quanto tali, il Corpo non potendo neanche “essere” senza di loro.

Denaro e Spirito

La connessione tra società e impresa si compie molto concretamente, anche se non solo, a livello economico. Vale quindi la pena soffermarsi qualche istante sulla nozione di “denaro” e cercare di capirne il significato. Rimando i lettori alle varie definizioni di denaro e moneta che una semplice ricerca con Google offrirà loro. Qui vorrei solo interessarmi al significato profondo di cosa sia il denaro in quanto tale.

Ovviamente il denaro può essere visto come uno strumento di misura che permette ad un momento dato in una geografia data di paragonare vari beni, anzi, nel contesto di questo articolo di paragonare tra di loro vari valori aggiunti rispetto ai bisogni.

Però, il denaro è qualcosa di più che solo strumento di misura, in quanto c’è una necessità di possedere molti di questi strumenti di misura. Però nessuno si sognerebbe di avere quant’è più bilance in casa e trovare in questo soddisfazione, ma piuttosto tutti intendono usare della bilancia per misurare altro che la bilancia stessa. Quindi il denaro è qualcosa che ha un valore in sé che le bilance non hanno.

Possedere denaro è percepito come avente un valore proprio e, non ultimo, quello di poterlo scambiare con altri beni e servizi ai quali lo si paragona analogicamente.

A questo punto viene una domanda, cosa fa che qualcosa abbia più o meno valore? Ebbene, il valore economico di qualcosa dipende da due elementi, da una parte dall’ampiezza della domanda per tale oggetto e dall’altra dalla sua scarsità. Più persone vogliono la stessa cosa, più essa vale; meno tale cosa è accessibile più essa vale.  La famosa legge della domanda e dell’offerta.

La domanda in questo caso è garantita in quanto il denaro è necessario per la sopravvivenza di ciascuno.

Affinché il denaro valga qualcosa per poter funzionare come strumento di scambio bisogna quindi che sia sufficientemente raro e richiesto da molti.

Un denaro “abbondante” non vale niente e nessuno scambierebbe i propri beni e servizi contro qualcosa che non vale niente.

Denaro raro vuol dire che non tutti possono avervi uguale accesso: in altre parole per aver valore il denaro deve essere posseduto in modo ineguale e per garantirne la rarità se ce n’è troppo deve per forza accumularsi in certi posti piuttosto che in altri.

Il denaro per esistere deve quindi postulare l’ineguaglianza economica e i ricchi e straricchi sono la garanzia del minor accesso a tutti e quindi della rarità del denaro e quindi del suo valore in quanto strumento di transazione e questa è la ragione profonda e filosofica per la quale più c’è denaro in giro più esso si accumulerà per sua propria natura nelle mani di pochi. L’1% della popolazione mondiale possiede il 50% della ricchezza mondiale nel 2016.

Ma ci deve anche essere abbastanza denaro in giro, il che consiste a garantire un’inflazione sufficiente anche se mai eccessiva per poter garantire un suo valore “minimo”.

Ragione per la quale il denaro con poco valore tende ad essere visto dappertutto mentre quello che ne ha diventa sempre più raro.

Qualunque sia il sistema statale/politico che voglia mantenere il denaro come fondamento societale dovrà per forza assicurarsi che ci sia scarsità sufficiente di denaro tale da garantirgli un certo valore e quindi manterrà le ineguaglianze socioeconomiche come necessarie.

 La questione morale non è quindi capitalismo o socialismo: i due avranno bisogno di creare ineguaglianze secondo meccanismi diversi, ma la questione è sapere se sia possibile, intrinsecamente, pensare un mondo senza denaro ma anche riflettere sulla nozione di giustizia in quanto tale.

Il legame simbiotico tra una società democratica con nessuna differenza valorizzata e un sistema economico aziendale basato sull’estrema valorizzazione delle differenze si trova nella nozione di denaro: quando l’investimento aumenta via il credito cresce la massa monetaria, aumentando di conseguenza l’inflazione e conseguentemente rendendo così il denaro più accessibile, e quando l’impresa genera valore aggiunto il  suo ricavo risucchia l’eccedente di denaro dalla società per garantirne una sufficiente scarsità permettendone la concentrazione per pochi e valore per tutti.

Non si può servire Dio e Mammona: filosoficamente, infatti, nella nozione di denaro stesso c’è quindi l’accettazione dell’ineguaglianza economica, dell’estrema povertà e dell’estrema ricchezza.

In una società democratica come quelle occidentali, dove tutti sono “uguali”, dove nessuno ha un valore in sé che risieda proprio nella sua differenza, ma solo in quanto compartendo un M.C.D. comune a tutti, al punto che non si ha nemmeno il diritto di chiamare un bambino maschio ed una bambina femmina; dove è impossibile mettere in evidenza la grande differenza tra una coppia composta di un uomo e di una donna e quella di altre fantasmagoriche associazioni interpersonali; dove è vietato riconoscere una qualunque identità religiosa propria e così via di seguito; sola rimane ormai la valenza numerica di individui che non sono più persone, ma semplici realtà economiche, valorizzando economicamente anche quel che nulla ha a che fare con il denaro, come il tempo dedicato alla famiglia, al volontariato e così via. Sottomettendo tutto al dio il più impietoso e il più discriminante possibile, Mammona, il Denaro.

A poco serve lamentarsi che siano i poteri finanziari a governare i nostri paesi e a considerare i nostri governanti tali burattini nelle loro mani: da un sistema totalmente egalitario, che non accetta le differenze in quanto tali, non può emergere nessun principio di leadership, né di organizzazione valorizzante, dal quale dedurre un’autorità altra che la sola che sembra essere discriminante e dalla quale sembra impossibile liberarsi che è quella del Denaro.

Sembra davvero trovarsi in un vicolo cieco e deprimente: come sarebbe possibile liberarsi da questa dittatura intrinsecamente inumana alla quale siamo tutti sottomessi, ma non Gesù, nostro Dio, che rimandò la moneta a Cesare?

Abbiamo bisogno di un metro, di una bilancia per paragonare le cose di questo mondo; abbiamo bisogno di qualcosa che abbia valore per poter scambiare i nostri valori aggiunti; solamente non vogliamo qualcosa che sia raro, qualcosa la cui rarità è il fondamento del suo valore; ci vorrebbe un sistema dove più la quantità e disponibilità aumenta più aumenta il suo valore.

Su cosa potrebbe basarsi un tale sistema? Propongo due piste possibili: la prima con l’educazione, che comprende l’istruzione, data-sharing e know-how da un lato e lo sviluppo delle virtù umane da un altro lato; la seconda con la carità, che comprende il dono ma anche la cura altrui.

Quando educhiamo un prossimo, quando creiamo conoscenza e la compartiamo, essa non diminuisce in noi, pur crescendo nel prossimo: se insegno fisica, non dimentico la fisica insegnata.

Allo stesso modo quando prendo cura di altrui non perdo niente.

E più una società è intrisa di Spirito cioè di educazione, di cultura, di arte, di saggezza e di carità più queste prendono valore, sempre più persone desiderano accedere a livelli di conoscenza e di carità superiore, sempre acquistano più valore.  Sempre diventano una ragione maggiore di scambio: il contrario di quel che succede nella nostra società monetizzata.

Conclusione

Il momento è venuto di riflettere su come sia concretamente possibile passare da un’economia basata sul denaro ad una basata sullo spirito. Qui entriamo in un altro tipo di riflessione che diventa politica, in quanto è questione di immaginare una società dove le differenze hanno valore in sé un po’ come nelle imprese, e non perché si fa finta che non ci siano differenze; ma è immaginare una società che non lascia il denaro creare differenze fattizie; ma è immaginarne una dove la cultura, il dono gratuito di sé sono riconosciuti come intrinsecamente desiderabili, dove il malato è occasione di dono e di cura e dove l’ignorante è il centro dell’educazione; immaginare una società dove la differenza religiosa, raziale e culturale siano una ricchezza esplicita per tutti proprio in quanto differenti, in quanto nuovi spazi di dono e di conoscenza; è immaginare una società dove il ruolo di ognuno è definito dalle sue virtù, dove il ruolo del saggio e del santo è predominante nelle decisioni di fondo; immaginare una società dove si scambia  pane per un mese contro nuove conoscenze e aiuti, dove la banca registra le conoscenze acquisite e date e gli atti di carità dati e ricevuti, dove il totale è sempre superiore, e di molto, alla somma degli apporti individuali.

Cominciare a muoversi in tale direzione vuol dire sviluppare in noi le virtù umane fondamentali come la temperanza, la prudenza, il coraggio e la giustizia; vuol anche dire cercare di ridurre al minimo il ricorso all’uso di tutti i valori aggiunti inutili che ci offre l’economia, ma tentare di creare quanto possibile da sé stessi il valore aggiunto che ci è necessario, come fare il proprio pane e la propria pizza invece di comprarne industriale; vuol dire creare reti di sostegno e aiuto mutuale, dove solo valori spirituali sono usati come strumenti di scambio in quanto mai persi. Uscire da questa mentalità consumeristica, non solo aiuterà a spendere meno ma anche a pagare meno IVA e quindi a meno sostenere una democrazia che pastorizza tutti alla macina del Denaro.

E valorizzare conoscenza e carità, sempre e ovunque, nel nostro piccolo aiuterà a ristrutturare dall’interno la società nella quale viviamo, dandogli finalmente un’organizzazione, una struttura, un significato che sia finalmente un vero minimo comune multiplo dell’umanità.

In Pace



Categories: Cortile dei Gentili, Filosofia, teologia e apologetica

27 replies

  1. Che dire, grazie di questa riflessione utilissima! Casca proprio a fagiolo.
    Buona Domenica!
    Lidia

  2. Articolo interessante.
    Pongo due considerazioni: credo che la questione sull’ “uguaglianza” sia nata perché si è voluto far coincidere la pari dignità umana con il pari trattamento, quindi ammettere condizioni diverse per una persona equivarrebbe a trattarla diversamente e considerarla superiore o inferiore alle altre persone. Bisognerebbe ribadire che “diverso” non è sempre sinonimo di “inferiore” e che gli uomini non sono “uguali” ma “speciali e complementari”: hanno sì tutti pari dignità umana, ma le caratteristiche e le condizioni di ognuno rendono quest’ultimo unico, e il vero progresso si ha quando queste unicità, una volta vagliate, le si custodisce e le si sfrutta per il mutuo bene, ognuno “completando” ciò che manca all’altro.
    Per quanto riguarda il denaro, ho sempre creduto che la voglia di accumulo sia inizialmente nata per una ragione proba, ossia che essendo il denaro un mezzo per poter procurarsi anche il necessario per vivere, chi più denaro possedeva in sostanza “faceva scorta” di mezzi di sopravvivenza e aveva meno probabilità di sopportare periodi di fame.
    Quello che penso dovrebbe mutare non è l’esistenza del denaro, quanto il rapporto con esso: invece che considerare valore la quantità di denaro posseduto, sarebbe meglio dar valore al come si gestisce quanto si ha. Ad esempio, il milionario che sperpera ingenti quantitativi di denaro per cose non indispensabili a vivere come vizi o anche passatempi probi che possono essere attuati con molti meno soldi, seppure in forme più semplici, sarebbe da reputare “meno ricco” rispetto a un impiegato che con i suoi 800-1000 euro mensili riesce a vivere dignitosamente con la sua famiglia e permettersi qualche piccolo sfizio di tanto in tanto. Tutto ciò però sarebbe fattibile solo in una società in cui si potesse garantire le necessità di vita proprie e della propria famiglia svolgendo qualunque mestiere, dove in pratica non ci fossero mai stipendi da fame.
    Buona Domenica!

  3. Articolo davvero inusuale e per certi versi straordinario, Caro Simon. A partire dalla chiarissima matematica utilizzata che ben delinea le motivazioni oggettive per le quali molti atteggiamenti moderni, ecclesiali e non, siano sterili. Fino a giungere alla parte schiettamente filosofica dove Personalmente ho “volato” non poco grazie ai tuoi suggerimenti e imparato molto con le tue riflessioni circa il denaro, la sua schiavitù e il valore dello stesso oggi.
    La conclusione politica e pratica mi ha lasciato con la voglia di capire meglio cosa si può fare oggi. Non sarebbe male, come ti ho aspettato privatamente, un eventuale approfondimento in termini di filosofia pratica e possibilità politiche per un articolo Dedicato ai futuri libri di controcorrente. Nel frattempo io senza saper né leggere né scrivere mando al volo questo articolo ai dirigenti nazionali del Popolo della famiglia. Secondo me è una riflessione che un movimento del genere deve fare propria o quantomeno conoscere. Grazie ancora.

    • @Minstrel

      Ho una proposta, per voi della Redazione: perché non create un “topic per gli off topic”, cioè un topic speciale dove uno possa parlare di argomenti non direttamente attinenti ai vari altri topics proposti su Croce-via?

      Esempio: a uno viene in mente di parlare di eviternità e non c’è nessun topic aperto che ne parla? Va li.

      A uno viene voglia di parlare della Mystici Corporis Christi di Pio XII e non c’è nessun topic che ne parla? Va li.

      A uno viene voglia di parlare di un determinato argomento morale? Va li.

      Ecc. Ecc. Ecc.

      Ovviamente il topic per gli off topic ha comunque un confine limitato agli argomenti cattolici, essendo un blog cattolico.

      Cioè non avrebbe senso che ci fosse una discussione di 200 commenti tra due utenti sul miglior film di Dario Argento.

      Ma penso che un “topic per gli off topic” dove spaziare a tutto campo su tutto ciò che riguarda la nostra Fede potrebbe essere una bella idea.

      Cosa ne dici/dite?

  4. Bellissimo articolo. Dovrei rileggerlo più volte e più attentamente per darne una valutazione più attenta, soprattutto sulle conclusioni che non mi convincono totalmente, ma nel complesso trovo il tema posto in modo molto originale e pieno di spunti.
    Già Marx aveva identificato nel “capitale” (il denaro appunto) una entità quasi dotata di una vitalità propria, in grado cioè di concentrarsi in modo naturale, progressivo ed inesorabile sempre nelle stesse mani. La cura da lui proposta era peggiore del male, ma sulla malattia era stato lungimirante. Bisogna anche dire che il capitalismo “pre-marxista” era talmente “selvaggio” che una reazione sociale era forse inevitabile, ed è facile oggi stigmatizzarla, se non si tiene conto del contesto.
    Certo è che la concentrazione attuale, anche favorita dalla assenza di idee differenti e dall’idea che il sistema attuale sia l’unico praticabile, sta tornando a livelli talmente forti che potrebbe aprire la strada, in un futuro, ad una nuova reazione deflagrante, non saprei dire con quale forma e quale idea retrostante, ma con molta probabilità ben lontana dall’ordine e dalla sapienza proposta da Simon.
    In ogni caso l’articolo mi piace molto. Lo rileggerò.

    • “Certo è che la concentrazione attuale, anche favorita dalla assenza di idee differenti e dall’idea che il sistema attuale sia l’unico praticabile, sta tornando a livelli talmente forti che potrebbe aprire la strada, in un futuro, ad una nuova reazione deflagrante, non saprei dire con quale forma e quale idea retrostante”

      Che cosa hai in mente di preciso?

      Te lo chiedo perché questa idea non è affatto inverosimile.

      • Se avessi in mente qualcosa di preciso sarei profeta 🙂
        È certo che con la tecnologia stanno saltando tutti i paradigmi. Il lavoro umano sarà sempre meno necessario, ma senza una presa di coscienza generalizzata di tutti gli stati che porti a leggi che costringano le aziende a pagare di piu per lavorare di meno , restituendo ai lavoratori parte del reddito prodotto dalle macchine , la disoccupazione o la sottoccupazione sarà una piaga mondiale crescente, ed il sistema collassera’. Ma questo significa contraddire il capitalismo , e ci sara una coscienza mondiale pronta ad imporlo , o saranno i popoli (dal basso) a muoversi con grande deflagrazione e dubbio discernimento ?
        Per ora a livello mondiale quello che si intravede è che si è passati da una battaglia tra ideologie (capitalismo vs comunismo) ad una battaglia tra portafogli (ricchi vs poveri) , con i secondi che bussano alle case dei primi ed i primi che sentono crescere la tentazione di rispondere in modo violento per proteggere il proprio benessere.

  5. Il m.c.m. tra le religione sarebbe il dogma del AGW e l´undecimo comandamento il combatterlo?

    • Uno dei grandi misteri dell’umanità è il motivo per il quale molti cattolici sono dei detrattori dell’AGV. Chi riesce a vedere una connessione tra il Vangelo e la negazione dell’innalzamento della temperatura dovuto alla azione umana , me ne spieghi la ragione.

      • La Veritá.

        • Blaspas59, poichè i miei commenti vengono purtroppo pubblicati in ritardo non so se la tua considerazione è in riposta al mio commento del 08.09 .
          In caso affermativo, direi che la tua è una considerazione apodittica (come spesso dice Simon) ed a questo punto potrei rispondere la Menzogna, e andiamo pari.

      • “Chi riesce a vedere una connessione tra il Vangelo e la negazione dell’innalzamento della temperatura dovuto alla azione umana”

        Credo che tutta la questione, anche quando non viene detto esplicitamente, ruoti intorno al controllo delle nascite, soprattutto.

      • Direi che la grande difficoltà è vedere la connessione tra il Vangelo e l’affermazione dell’innalzamento della temperatura per causa umana che certuni fanno .. il fatto che l’AGW sia reale oppure no non dipende da una credenza religiosa.
        A questo aggiungiamo che gli « ambientalisti » sono impregnati di maltusianesimo che è ideologia anti-umana e, di conseguenza, anti-cattolica e anti-cristiana.
        Per giunta tutto il discorso AGW sembra un discorso troppo « politico » e non abbastanza « onesto » per essere guardato senza sospetti, nei fatti piuttosto mirante ad impedire l’emergenza di nuove potenti economie o, al contrario, mantenere una posizione di forza per certi altri.
        Tutto il discorso « puzza » di manipolazione ed è mandato avanti principialmente da governi che manipolano e gestiscono un pensiero unico sfasato con il reale: basta pensare alle ideologie tipo gender, abortiste, et., e questo non aiuta a ritenere l’AGW come qualcosa di serio che si riferisce a qualcosa di reale aldilà degli interessi economici di certuni e degli obiettivi ideologici anti-umani di altri.
        Quel che c’è di certo è che il cattolico è cosciente della responsabilità verso il Creato che è come un giardino di cui si deve accudire e questo è anche il nocciolo spirituale della Laudato Sì.
        In Pace

        • E’ come dire che poichè la maggior parte di persone fa la dieta per sembrare più belli e quindi per motivi di vanità, allora non è vero che ingrassare sia una cosa negativa.
          Francamente mi sembrano argomenti assai discutibili. Il fatto che alcune nazioni in via di sviluppo siano oggi grandi inquinatrici, mentre altre lo sono state in passato, non significa necessariamente che per il mondo sia indifferente che le prime inquinino o meno.
          Da non addetti ai lavori valutare certe posizioni scientifiche attuali è assolutamente inutile, ci si può solo affidare o non affidare alla fiducia negli esperti degli organismi internazionali, o si finisce per avere lo stesso atteggiamento teso all’eterno complotto che si ha sui vaccini o sul caso di Charlie Gard.
          Francamente non vedo quale danno concreto ci sia per l’umanità se USA, Europa, Cina ed India producessero meno scarichi industriali. Può essere solo che un vantaggio, indipendentemente dal AGW che può essere comunque uno stimolo determinante per trovare sistemi meno inquinanti e più rispettosi della casa comune. Che questo abbia un impatto sullo sviluppo e sulla disoccupazione e sulle nascite è una supposizione assolutamente infondata, altrimenti dovremmo supporre che il futuro del mondo sia produrre sempre più CO2 per evitare la disoccupazione. Che ci sia una connessione tra la due cose è una posizione ideologica, perchè il problema non è il consumo ma la quantità di « lavoro » che da quel consumo deriva. Se una lampadina a incandescenza consumava 100W e sprecava in calore, ed una a LED consuma 20W , per produrre alla fine la stessa luce , quindi la stessa utilità per le persone, quale danno può venire (per l’occupazione, lo sviluppo e per le nascite) dal consumare di meno? Ovvio sto facendo una semplificazione, ma non così’ banale come sembra.
          Io non credo che trasmettere la convinzione che ogni cosa sponsorizzata dagli organismi scientifici internazionali sia progettata a scopo anti-cristiano sia una atteggiamento cristiano.
          Credo invece che questo atteggiamento, spacciato per essere antagonista del pensiero unico, finisca per essere un pensiero unico al contrario, dove una cosa è negativa solo perchè proposta da qualcuno di cui non abbiamo pregiudizialmente fiducia. E, incredibile a dirsi, anche quando è sponsorizzata in qualche modo dalla Chiesa stessa! In pratica anche la Chiesa « ufficiale » viene omologata al pensiero unico, perchè il complotto diventa un « idolo » a cui sacrificare tutto.
          Chi lo fa sostiene di essere cattolico, me non crede veramente « la Chiesa », perchè di fatto non crede che la Chiesa abbia un discernimento su questi fatti.
          Non si fida della Chiesa, e a questo punto …di chi si fida ? E su quale base se ne fida, se non in modo realmente apodittico, non possedendo le basi scientifiche ne per giudicare i fatti ne per giudicare le persone che quei fatti giudicano, ne per contraddire e verificare dati e grafici che possono essere totalmente falsi o totalmente veri, ma che di certo non sono stati raccolti in prima persona?

          • ML, tu hai posto una domanda, ho solo tentato di rispondere a quella tua preoccupazione.
            Di sicuro l’AGW non fa parte del depositum fidei e quindi la relazione con la religione non c’entra niente.
            Che ci sia realmente un accrescimento globale della temperatura anomalo rispetto alla storia della terra, non è per niente certo secondo me, nella mia veste di “scientifico”.
            Che poi l’origine sia l’attività umana mi sembra ancora meno provata: secondo me è più probabile che dipenda dallo spostamento del campo magnetico …
            La crescita di CO2 dovrebbe essere a tutto beneficio delle piante… a priori.
            Siamo nel campo dell’opinione, e una certa opinione è stata scelta da governi che non brillano per il loro rispetto dell’umano e quindi non hanno nessuna autorità morale per appoggiare questa tesi e imporla.
            Quanto alla Laudato Sì, la Chiesa non ha nessuna competenza in materia climatica come neanche in astrofisica o in teoria delle maree, fisica atomica o biologia: esprime quindi “solo” un’opinione che non ha più valore di alcun altro ente.
            Mentre nella sua dimensione morale, etica, spirituale e religiosa e cioè che dobbiamo tener cura del Creato, Essa ci obbliga: ma sul come farlo, sui mezzi concreti, questa è una decisione che è per forza di cose lasciata ad ognuno di noi; al massimo può presentare piste percorribili, ma senza imporle.
            Non mischiamo i piani.
            In Pace

            • Non dimenticando che per quanto se ne possa avere cura del Creato, questo oggi partecipa della nostra realtà decaduta e NON può essere considerato un “assoluto” o portatore di una “perfezione assoluta” (ricordiamo le parole di San Paolo).

              Così come, per quanta cura possiamo avere del nostro corpo, non possiamo in alcun modo arrestare il suo naturale decadimento o le sue inaspettate malattie.

              • E per questo anche le nostre azioni “buone” per salvarlo finiranno producendo altri danni.

        • Quel che c’è di certo è che il cattolico è cosciente della responsabilità verso il Creato che è come un giardino di cui si deve accudire e questo è anche il nocciolo spirituale della Laudato Sì.

          Accudire si, ma tenendo conto che il creato é per l´uomo e non l´uomo per il creato, che vale piú un anima che tutto il creato. E come l´uomo é per Dio, se per fare un tempio a Sua lode smontiamo mezza montagna é giusto farlo. Perché siamo responsabili verso il Creato ma come un talento da far fruttare non da nascondere o conservare per paura. Perché in fondo ci é stato rivelato che questo mondo sparirá é vedremo un mondo nuovo é non dobbiamo affanarci perche non possiamo aggiungere un capello alla nostra testa ma aver fiducia nella Provvidenza. Pensieri assenti o annacquati a LS.

          Tornando al post: filosoficamente, infatti, nella nozione di denaro stesso c’è quindi l’accettazione dell’ineguaglianza economica, dell’estrema povertà e dell’estrema ricchezza.

          La nozione di denaro non comporta l´accettazione dell´ineguaglianza económica, il denaro é disuguale e scarso, perche “i beni” sono disugualmente distribuiti e generalmente scarsi. Altrimenti sarebbe buono per la lotta contro la disuguaglianza l´eliminazione della moneta.
          Perché la tua proposta non va in questo senso?

          • Sei sicuro di aver letto Laudato Sì? Le tue affermazioni non corrispondono colle nostre constatazioni: ti consiglio di andare a leggere i nostri articoli al soggetto o, ancora meglio, il testo stesso.

            Quanto al tuo commento, esso mostra che non hai capito l’articolo.

            In Pace

          • BlasPas59
            La tua espressione « Accudire si, ma tenendo conto che il creato é per l´uomo e non l´uomo per il creato, che vale piú un anima che tutto il creato. E come l´uomo é per Dio, se per fare un tempio a Sua lode smontiamo mezza montagna é giusto farlo » denota una mancanza di comprensione reale sia delle scritture che della realtà, che sono due facce della stessa medaglia.
            1) L’uomo fa esso stesso parte del creato, e distruggere il creato significa alla lunga tagliare il ramo dove siamo seduti. Da nessuna parte del Vangelo troverai esortazioni in questo senso. Anzi…molti santi esaltano la bellezza e necessità del creato.
            2) Le anime si salvano evitando di fare peccati, non distruggendo la casa comune di tutti. Uno dei peccati è quello di considerare noi stessi più importanti delle generazioni che verranno dopo. Si tratta di fatto di una mentalità non dissimile da quella abortista se ci si pensa. Distruggere la casa significa alla lunga distruggere gli abitanti della casa. E’ come se per salvare un pesce prosciugassimo il mare.
            3) Se smontare la montagna fosse innocuo forse potresti pure avere ragione. Ma per il resto citami un solo passo del Vangelo dove Cristo ti esorta ed erigere templi a sua lode. Il tempio che dobbiamo erigere e mantenere pulito è il nostro cuore, che è invece pieno di sozzure e di peccati. Chi distrugge il creato non può fare la volontà di chi quel creato ha , appunto, creato.
            4) E ora passiamo alla realtà : Ti risulta forse che l’attuale attività produttiva umana sia certamente volta al bene comune inteso in senso cristiano ? Cioè che la costruzione illimitata di strade ponti palazzi grattaceli centrali elettriche, fabbriche e miliardi e miliardi di manufatti di tutti i tipi, dalla molletta alle mutande rosse per capodanno , con contemporanea deforestazione progressiva e consumo di risorse non rinnovabili , etc etc, siano tutte considerabili attività buone ed inevitabili per il benessere dell’intera umanità e per Dio ? O la loro misura non è forse evidentemente eccessiva rispetto alle effettive esigenze umane ? Come giustificare l’immensa quantità di immobili realizzati e poi inutilizzati, di strade non percorse, di specie animali estinte per consentire di mangiare specialità che vengono poi vendute a migliaia di euro al chilo e la quantità incalcolabile di beni (alimentari e non) che ogni giorno vengono sprecati? Tutto questo è buono ed inevitabile ed a garanzia del bene comune degli uomini di oggi e di quelli di domani, o forse è anche figlio di uno schema economico e sociale che passa attraverso la produzione in eccesso di beni e servizi inutili o non fondamentali ? E tutto questo impatterà sulle generazioni future ? Si potrebbe e si dovrebbe fare meglio? Io credo di si.
            5) Ritieni la mia constatazione di cui al punto 4 una cosa cristiana o anticristiana, o indifferente ? Ritieni cioè che il cristiano debba restare indifferente rispetto a tutto questo , vedendolo come « inevitabile », o possa e debba dire una parola ed eventualmente incidere perchè la casa comune, dal creator creata ed a noi affidata, duri più a lungo possibile garantendo una vita dignitosa al maggior numero di persone e di esseri viventi possibile ?
            Scusatemi per il lungo intervento.

            • 1) Non ho parlato di “distruggere” il creato. Ho detto usarlo.

              2)Appunto cercate il Regno dei Cieli, il resto verrá in aggiunta. Perché ci preoccupiamo su cosa accadrá alla terra? Ma non solo non peccare, usa i tuoi talenti!

              3) Hanno fatto male ha construiré il duomo di Milano?

              4) Per discutere questo dovresti dirmi quale é la tua proposta per cambiare questi comportamenti. E poi come cambiando questi comportamenti si ridurrebbe il AGW, perché l´influenza di quei comportamenti é marginale di fronte alla produzione di CO2. Se il AGW é reale meglio essere preparati alla fine, perché l´unica soluzione é ridurre la popolazione a la settima parte dell´attuale.

              5) Un cattolico ha il dovere di contribuire al bene della societá influendo nella política usando la Veritá che gli é stata rivelata. Per questo la maggior parte siamo contrari al AGW e al ecologismo.

              • rispondo direttamente al 5) che riassume il tuo pensiero. Che è appunto un tuo pensiero ma non quello della chiesa e di tantissimi cattolici , che sanno perfettamente che ll sviluppo sostenibile e » un obiettivo perfettamente cattolico quando perseguito seguendo il vangelo ed il catechismo (anche sugli aspetti della apertura alla vita e della paternita e maternità responsabile.
                Tu confondi l uso del creato con l’abuso o addirittura lo spreco del creato , che è quello che avviene oggi. Evidentemente non ti senti responsabile nemmeno un po della casa comune , disprezzando tra l’altro i numerosi santi che proprio dall’osservazione del creato hanno visto la mano di Dio. Vorrà dire che il prossimo San Francesco scriverà un cantico dei cantici ringraziando ciminiere , grattacieli e cumuli di spazzatura di oggetti sprecati ed alimenti scaduti.
                Il vero problema è che lo sforzo anche grande di tanti di quelli che la pensano come me finirà forse un giorno per migliorare di qualche decimo questo pianeta , e finiranno per goderne anche quelli che la pensano come te (non come Dio eh…perche il tuo discorso con Dio non centra nulla). il che mi scoccia un po.

  6. IL VALORE INDOTTO DELLA MONETA
    di Giacinto Auriti. 1923-2006
    La moneta è una fattispecie giuridica. Due sono state infatti le definizioni date della moneta: valore creditizio e valore convenzionale. Poiché convenzione e credito sono fattispecie giuridiche, non ve dubbio che la moneta costituisca oggetto della scienza del diritto.
    Da tale premessa discende che non si può dare la definizione di moneta se non si dà la definizione del diritto. Il diritto è uno strumento, perché è il risultato di una attività creatrice dello spirito.Poiché lo strumento è un oggetto che ha valore, non si può definire il diritto (e quindi la moneta) se non si definisce il valore. Il valore è un rapporto tra fasi di tempo. Così ad esempio una penna ha valore perché prevediamo di scrivere; quindi il valore è un rapporto fra il momento della previsione ed il momento previsto. La prima fase di tempo è il momento strumentale, che attiene all’oggetto, la seconda fase di tempo del valore è il momento edonistico, che attiene al soggetto. Questo significa che il giudizio di valore è normale o fisiologico,
    quando si basa sul presupposto della concezione dualistica di filosofia della conoscenza, che distingue l’oggetto dal soggetto.

    L’unità di misura “appartiene” alla collettività perché è un bene comune ? Perchè tutti ne hanno bisogno come per tutte le altre unità di misura ? Da cosa dipende se l’unità di misura è riconosciuta come tale (bene comune ) oppure è considerata abusivamente come proprietà privata ad uso e a discrezione di chi decide, a chi prestarla e o affittarla ad altri ? L’affitto e o il prestito presuppongono la proprietà ? Può un bene comune essere proprietà privata??

    Atto I scena III – Polonio consiglia il figlio Laerte, in procinto di recarsi in Francia:
    “Non indebitarti e non prestar soldi, perchè chi presta perde sè e l’amico, il debito smussa il filo dell’economia.”
    – William Shakespeare 1564-1623, dal volume: Amleto Principe di Danimarca –

    “Ci sono diversi tipi di denaro: oro, argento e monete di rame, o carta moneta. Le monete sono terribilmente reali, la carta moneta è solo convenzione.”.
    – Johann Wolfgang Goethe, 1749-1832 –
    “Le opinioni negative di Goethe sulla carta moneta si riflettono nella parte II del Faust, dove Mefistofele convince l’imperatore a introdurre la carta moneta basata sul valore di un tesoro sepolto da scoprire. Questo piano si rivelerà più tardi rovinoso per l’impero.” (Pag. 322).
    Goethe creò Mefistofele, che impersona il diavolo nel suo lavoro teatrale Faust, il venditore di carta moneta. Il punto è che fare soldi dal nulla, supportandolo con nulla, e prestarlo alle persone con gli interessi è male.
    – Douglas Miller, l’editore e traduttore in inglese di:” Gli studi scientifici di Goethe ” –

    ” Non è tollerabile che una banca centrale, isolata, che non ha nessuna responsabilità ne obbligo di spiegare quello che fa, possa continuare a creare disoccupazione mentre i governi stanno zitti. ”
    – Franco Modigliani, 1918 – 2003 Nobel in economia 1985

    “La crisi economica ( in tempo di pace?) e la guerra, è il massacro di famiglie (etnie?) che non si conoscono e non si odiano. Attuata per il profitto di famiglie ( Etnie?) che si conoscono ma non si massacrano affatto” ( etica?)
    liberamente tratto da Paul Valery 1871 – 1945

    “Le crisi finanziarie non sono dovute tanto alla ‘mancanza di regole’, ma al raggiungimento di obiettivi di rapina coscientemente perseguiti da determinati gruppi sociali”
    (Federico Caffè, da “Problemi controversi nell’intervento pubblico”, in “L’Economia contemporanea, i protagonisti ed altri saggi”, Studium, Roma 1981)

  7. Vorrei citare qui quest’interessantissima analisi apparsa su CS e che tende a mostrare nei fatti quel che il filosofo aveva dedotto:

    http://www.enzopennetta.it/2017/12/perche-la-disuguaglianza-cresce/

    In Pace

  8. Sapeva comprendere le debolezze umane, ma era intransigente con gli usurai, considerati da lui le creature più abbiette della terra. Le conversioni spesso clamorose, le riconciliazioni ai Sacramenti di peccatori incalliti, erano così numerosi, che spesso i sacerdoti erano insufficienti per le confessioni e per distribuire l’Eucaristia.
    Quando le leggi che reggevano un Comune, una Signoria, una Repubblica, erano ingiuste e osservarle significava continuare l’ingiustizia, Bernardino da Siena, in questi casi dichiarava sciolti dal giuramento i pubblici ufficiali e invitava la città a darsi nuove leggi ispirate al vangelo; e le città facevano a gara per ascoltarlo e ne accettavano le direttive. – da Santi e Beati –

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