Disegno Intelligente no Grazie: Tomismo versus Pseudo-Scienza

michelangelo-la-creazione-di-AdamoRiportiamo, tradotto dalla nostra cara amica & fedele lettrice Alessandra (con qualche mio intervento più o meno inutile qua e la, tra cui il titolo e qualche altra robetta) l´ articolo ´´Aquinas vs Intelligent Design´´ di Michael W. Tkacz, originale qui .

Introduzione

Un giorno ricevetti una telefonata da un professore di filosofia di un vicino ateneo religiosamente affiliato. Era appena tornato da un convegno internazionale dedicato alle sfide alla biologia evoluzionistica provenienti dalla teoria del disegno intelligente (ID) [acronimo dell’inglese Intelligent Design, NdT]. C’era una certa concitazione nel tono del professore, così accettai d’incontrarlo. Come poi risultò, aveva una sorta di rimostranza da fare, perché aprì il nostro incontro sommergendomi con una serie di domande: Dov’erano i Tomisti? Dov’erano i Cattolici? Come mai non siete là fuori a difendere noi fautori dell’ID? Dopo tutto, siamo dalla stessa parte, non è vero? Spiegò che gli organizzatori del convegno avevano invitato a partecipare diversi Tomisti, ed era sbigottito dal fatto che, invece di esprimere appoggio per il movimento ID e la sua sfida al Darwinismo, questi fossero piuttosto critici. Forse sentendosi un po’ tradito, voleva chiedere a me, un Tomista, cosa stesse accadendo.

Dall’epoca di Charles Darwin c’è stato un acceso dibattito tra i Creazionisti cristiani e gli Evoluzionisti darwiniani. Nessuna delle due parti era particolarmente interessata al contributo che il Tomismo cattolico — senza dubbio una posizione di minoranza — avrebbe potuto apportare alla discussione. Nella modica misura in cui i filosofi operanti nella tradizione Tomista erano considerati, entrambe le parti sembravano esserne insoddisfatte. I Darwinisti laici vedevano sovente i Tomisti solo come un’altra specie di letteralisti che tentavano di sostituire il libro della Genesi alla buona biologia. D’altro canto, i Creazionisti protestanti hanno spesso visto i Tomisti come già a metà strada verso il laicismo e il naturalismo, giacché facevano troppo poco affidamento sull’esegesi letteralista delle Scritture e troppo sulla speculazione filosofica.

Ora [l’articolo è del 2008, NdT], i fautori dell’ID hanno riproposto su basi scientifiche il dibattito con la biologia evoluzionistica. Tale nuova sfida al Darwinismo tenta di dimostrare che le prove scientifiche suffragano l’evoluzione graduale delle specie meno di quanto non suffraghino la creazione diretta da parte di un Architetto divino. Data la sofisticatezza dei loro argomenti, è forse naturale che i teorici dell’ID presumessero di avere degli alleati tra i Tomisti tradizionali, che sono noti per la loro difesa sistematica della dottrina della Creazione.

Eppure, come scoprì il mio amico, in linea generale il movimento ID non è stato ben accetto negli ambienti Tomisti. Allora, la domanda è: Perché no? Perché i Tomisti, che condividono così tante preoccupazioni circa la secolarizzazione della società, non lo hanno sostenuto maggiormente? Perché così tanti Tomisti hanno esitato ad unirsi ai teorici dell’ID nelle loro campagne contro il Darwinismo? Perché alcuni Tomisti appaiono finanche leggermente ostili al progetto ID?

Un po’ di attenzione alla filosofia tomista della creazione può aiutare a rispondere a queste domande. Più significativamente, interrogarsi circa la freddezza dei Tomisti per la teoria dell’ID può aiutare a indirizzare il dibattito dal suo stato di fossilizzazione sulla duplice polarità “Creazione vs. Evoluzione” verso una discussione che sia filosoficamente più produttiva.

Una precedente crisi della creazione

Durante la vita di Tommaso d’Aquino ci fu una rivoluzione scientifica che mise seriamente alla prova la tradizionale dottrina cristiana della Creazione. Dal tempo della Chiesa primitiva, i Cristiani ortodossi hanno ritenuto che l’universo fosse creato da un Dio trascendente, totalmente responsabile della sua [scil. dell’universo, NdT] esistenza e dell’esistenza di tutto ciò che c’è in esso. Questo è un insegnamento che i Cristiani hanno ereditato dagli Ebrei e che condividono con i fedeli islamici.

Al principio del XIII secolo, tuttavia, si verificò un grande cambiamento storico nell’Europa occidentale, allorché le opere dei filosofi naturali e dei matematici greci divennero disponibili per la prima volta in lingua latina. Di particolare importanza furono le opere di Aristotele, che aveva studiato i principi basilari della natura e sviluppato una metodologia per la ricerca scientifica che prometteva di dischiudere, col tempo, i segreti della vita dell’universo.

Questa rivoluzione scientifica suscitò molto entusiasmo tra gli accademici di lingua latina nelle allora recenti università d’Europa. Questi si dedicarono con grande zelo a ricerche in molte delle scienze naturali ed essenzialmente gettarono le basi della tradizione storica della scienza sperimentale che prosegue attualmente. Ciò avvenne poco prima che fossero fatti progressi in campi quali l’astronomia matematica, l’ottica, la meteorologia, la botanica, la zoologia e altre scienze.

Al contempo, la nuova scienza destò preoccupazione presso alcuni teologi che videro in essa una sfida alla dottrina della creazione. Nello specifico, i naturalisti greci ritenevano che “qualcosa non può venire dal nulla”. In vero, i filosofi greci usavano il loro principio fondamentale come motivazione per asserire che l’universo è eterno: non può esserci né un primo né un ultimo motore [NDT; ´primo in senso temporale, non in senso ontologico). Ai contemporanei dell’Aquinate sembrava che ciò fosse incompatibile con la dottrina della Creazione ex nihilo.

In questo dibattito medievale interviene Tommaso, che ragiona come segue: Dio è l’autore di tutta la verità; il fine della ricerca scientifica è la verità; pertanto non può esserci alcuna fondamentale incompatibilità tra le due. A patto che comprendiamo adeguatamente la dottrina cattolica e conduciamo bene la nostra indagine scientifica, troveremo la verità.

Eppure, che dire dell’apparente conflitto tra la nozione della creazione dal nulla e il principio scientifico che per ogni moto o stato naturale c’è un moto o uno stato antecedente? Il vedere un conflitto in questo, dice Tommaso, deriva da una confusione circa la natura della creazione e dei cambiamenti nel mondo naturale . È un errore che si potrebbe definire la Fallacia Cosmogonica.

Dal nulla assoluto

L’Aquinate argomentava che il loro errore fosse una mancata distinzione tra causa nel senso di un cambiamento naturale di qualche tipo e causa nel senso di un fondamentale dare origine a qualcosa da assolutamente nessuno stato antecedente. Creatio non est mutatio, dice Tommaso: l’atto della creazione non è una specie di cambiamento.

I filosofi naturali greci erano assolutamente nel giusto nel dire che nulla viene dal nulla. Ma con “viene” intendevano un mutamento da uno stato ad un altro, cosa che richiede qualche realtà materiale soggiacente. Richiede anche qualche possibilità pre-esistente per tale mutamento, una possibilità che risiede in qualcosa.

La creazione, d’altro canto, è il radicale causare l’intera esistenza di tutto ciò che esiste. Essere la causa completa dell’esistenza di qualcosa non è lo stesso che produrre un mutamento in qualcosa. Non è una questione di prendere qualcosa e farne qualcos’altro, come se ci fosse qualche materia primordiale che Dio ha dovuto usare per creare l’universo. Piuttosto, la creazione risulta dal fatto che l´azione divina è totalmente responsabile della produzione, simultanea e completa, dell’intero universo, con tutti i suoi enti e tutte le sue operazioni, da assolutamente nulla di pre-esistente.

A rigor di termini, puntualizza l’Aquinate, il Creatore non crea qualcosa dal nulla nel senso che prende qualche nulla e ne ricava qualcosa. Questo è un errore concettuale, perché tratta il nulla come qualcosa. Al contrario, la dottrina cristiana della creazione ex nihilo afferma che Dio ha fatto l’universo senza farlo da qualcosa. In altri termini, qualsiasi cosa lasciata interamente a sé stessa, completamente separata dalla causa della propria esistenza, non esisterebbe — sarebbe assolutamente nulla. La causa ultima dell’esistenza di qualsiasi cosa e di ogni cosa è Dio che crea — non da qualcosa, ma da assolutamente nulla.

In quest’ottica, la nuova scienza del XIII secolo, da cui si è sviluppata la scienza moderna, non era una minaccia per la tradizionale dottrina cristiana della creazione. Conoscere le cause naturali degli enti naturali è cosa diversa dal sapere che tutti gli enti naturali e le operazioni dipendono radicalmente dalla causa ultima dell’esistenza di tutto: Dio il Creatore. La creazione non è un mutamento. La creazione è una causa, ma di un tipo molto diverso: invero, di un tipo unico. Solo se si evita la Fallacia Cosmogonica si è in grado di comprendere correttamente la dottrina cristiana della Creazione ex nihilo.

Prendi l’ippopotamo, per esempio

Due implicazioni di questa distinzione tra mutamento e creazione sono qui degne di nota. Una è che l ázione creativa di Dio non ha un inizio temporale: Egli crea eternamente. La creazione non è un processo con un principio, uno svolgimento e una fine. È semplicemente una realtà: la realtà della completa dipendenza dell’universo dall’agire di Dio. L’altra implicazione è la radicale alterità dell’agire di Dio. L´azione causale di Dio è diversa da quella di qualsiasi causa naturale, in quanto non solo Dio produce ciò che produce simultaneamente e senza processi di sorta, ma anche senza richiedere nulla di pre-esistente o qualsivoglia precondizione. Dio non agisce come parte di un processo, né Dio inizia un processo laddove prima non ve n’era nessuno. Non c’è prima per Dio; non c’è stato pre-esistente da quello che procede dall’azione di Dio. Dio è totalmente e immediatamente presente come causa di ciascun processo e di tutti i processi.

Sulla base di queste implicazioni della corretta comprensione della creazione, i Tomisti distinguono tra l’esistenza degli enti naturali e le loro operazioni. Dio causa l’esistenza degli enti naturali in modo tale che essi siano agenti delle loro stesse operazioni. Infatti, se così non fosse, Dio non avrebbe creato questo ente naturale, ma qualche altro. Il salmone nuota controcorrente per deporre le uova. Nel creare il salmone, Dio ha creato un pesce che si riproduce in questo modo. Se Dio avesse creato il salmone senza il suo naturale agire riproduttivo, allora non avrebbe creato il salmone, ma qualcos’altro.

Si consideri un altro esempio: un grande mammifero quadrupede, come un ippopotamo, partorisce prole vivente. Perché? Bene, potremmo rispondere dicendo che “Dio lo fa”. Eppure, questo potrebbe significare soltanto che Dio ha creato l’ippopotamo — anzi, l’ordine dei mammiferi — con la morfologia, il corredo genetico ecc. che sono le cause della sua viviparità. Dio non “mette le mani” nelle normali operazioni degli ippopotami per causare la loro riproduzione vivipara. Se si dovesse pensare che “Dio lo fa” nel senso che Dio interviene nella natura in questo modo, si sarebbe colpevoli della Fallacia Cosmogonica.

Ora, se questa distinzione tra l’essere di qualcosa e le sue operazioni è corretta, allora la natura e le sue operazioni sono indipendenti nel senso che la natura opera secondo il modo in cui è, non perché qualcosa fuori di sé stia agendo su di lei. Dio non agisce sulla natura nel modo in cui un essere umano potrebbe agire su un manufatto per cambiarlo. Piuttosto, Dio fa sì che gli enti naturali siano in modo tale da “funzionare” come fanno. Gli ippopotami sono vivipari perché questo è ciò che sono. Perché ci sono cose come gli ippopotami? Beh, la natura li ha prodotti in qualche modo. In che modo la natura li ha prodotti e perché la natura produce cose in questo modo? È perché Dio ha fatto in modo che l’intera natura operasse in questo modo e producesse quello che produce mediante il proprio libero agire. Pertanto Dio rimane completamente responsabile dell’essere e delle operazioni di ogni cosa, benché gli enti naturali posseggano realmente un agire proprio secondo il modo in cui sono stati creati.

“Il Dio tappabuchi”

Alla luce di questo schema della concezione tomista della creazione e della causalitá, si può forse comprendere la riluttanza dei Tomisti contemporanei ad accorrere in difesa dei teorici dell’ID. Sembrerebbe che la teoria dell’ID sia fondata sulla Fallacia Cosmogonica. Molti di coloro che si oppongono alla visione darwinista dell’evoluzione biologica identificano la creazione con l’intervento divino sulla natura. Questo è il motivo per cui molti sono così interessati alle discontinuità in natura, come le discontinuità nei reperti fossili. Vedono in esse testimonianze dell’azione divina nel mondo, giacché tali discontinuità potrebbero essere spiegate solo dalla diretta azione divina. Tale insistenza sul fatto che la creazione debba significare che Dio ha periodicamente prodotto nuove e distinte forme di vita è tesa a confondere il fatto della creazione con la maniera o il modo dello sviluppo degli enti naturali nell’universo. Questa è la Fallacia Cosmogonica.

Tra i tentativi più sofisticati dei teorici dell’ID di contrastare la visione darwinista della formazione degli organismi vi è l’argomento della complessità irriducibile del biochimico Michael Behe. Questi asserisce che ci sono specifiche forme di vita e subsistemi biotici che sono irriducibilmente complessi e che non potrebbero in alcun modo derivare dalla selezione naturale. Le forme e i sistemi irriducibilmente complessi rivelano il disegno intelligente nella natura e, di conseguenza, indicano la realtà di un progettista intelligente dell’universo.

I teorici dell’ID sono spesso perplessi — e talvolta anche un po’ irritati — per via del fatto che i Tomisti non riconoscono la cogenza dell’argomento di Behe. Dopo tutto, i Tomisti sono piuttosto aperti alla nozione che la Creazione fornisce le prove dell’esistenza del Creatore — giacché gli argomenti cosmologici a sostegno dell’esistenza di Dio basati sull’ordine e le operazioni della natura sono stati a lungo l’appannaggio speciale del Tomismo.

Perché, allora, i Tomisti non sono stati tra i più ferventi sostenitori di Behe? In primo luogo, i Tomisti sarebbero d’accordo con molti biologi che hanno evidenziato come l’affermazione di Behe circa la complessità irriducibile non distingua tra la mancanza di spiegazioni naturali conosciute a proposito dell’origine di certi sistemi complessi e il giudizio che tali spiegazioni siano impossibili per principio. I Tomisti, comunque, andrebbero anche più in là di molti biologi, individuando nel primo caso un’affermazione che riguarda la conoscenza umana e nel secondo caso un’affermazione ontologica riguardo ciò che esiste.

Ora, un Tomista può essere d’accordo con l’affermazione epistemologica di Behe che per certe complessità biologiche non sia soddisfacente alcun tentativo di spiegazione attuale e che non ci si possa aspettare alcuna spiegazione soddisfacente nel futuro prevedibile. Eppure, un Tomista rigetterà l’affermazione ontologica di Behe che nessuna spiegazione può mai essere data in termini di operazioni della natura. Tale affermazione ontologica dipende da una visione dell’agire divino da “Dio tappabuchi”. Questa è la visione secondo la quale la natura, così come originariamente creata da Dio, contiene vuoti e omissioni che richiedono che Dio in seguito li riempia o li ripari. Data l’interpretazione tomista dell’agire divino, un tale “dio tappabuchi” è chiaramente incongruente con un’appropriata concezione della natura della creazione e, pertanto, è cosmogonicamente fallace.

Se non c’è ordine, non c’è scienza

A partire dalle intuizioni dell’Aquinate, i Tomisti possono dimostrare che l’ordine e il progetto evidente in natura sono precisamente ciò che rende la scienza naturale possibile. Se la natura non fosse ordinata, allora non ci sarebbe una ragione per cui le cose naturali sono nel modo in cui le osserviamo. Scoprire tali ragioni o cause è il fine della scienza naturale. Senza ordine e progetto, dunque, non possono esserci le scienze naturali. Così, i seguaci di Darwin che asseriscono che la teoria evoluzionista elimina qualsivoglia necessità di immaginare un progetto in natura sono incoerenti. Presumibilmente, fanno quest’affermazione sulla base di una scienza naturale che, se la loro affermazione è vera, è impossibile.

Inoltre, come asseriva l’Aquinate nella Summa Theologiae molti secoli fa, la presenza del caso e della contingenza in natura mostra che la natura richiede un Creatore divino per esistere (I:2:3). Ancóra, i Darwinisti, che danno tanto peso al ruolo del caso in natura, sono incoerenti nel negare la creazione della natura. Così, il Tomismo fornisce una risposta cogente alla sfida laica di una teoria evoluzionista intesa a sostituire la dottrina della creazione. Le specie di piante e di animali osservate possono essere o possono non essere discendenti da antenati comuni. Se lo sono, allora ciò può essere soltanto perché Dio li ha creati per essere così, e il loro antenato evolutivo comune è parte del suo progetto divino. Le intuizioni dell’Aquinate forniscono anche una risposta alla recente sfida all’evoluzione darwiniana proveniente dalla teoria dell’ID. La creazione del mondo dal nulla da parte di Dio non è lo stesso che una causa naturale. Diversamente dalle cause che sono all’opera all’interno della natura, l’atto divino della Creazione è una realtà completamente non-temporale e non-progressiva. Dio non interviene sulla natura né modifica o “ripara” le cose naturali. Dio è la realtà divina senza cui nessun’altra realtà potrebbe esistere. Pertanto, la prova della fondamentale dipendenza della natura da Dio in quanto Creatore non può essere l’assenza di una spiegazione nell’ordine delle cause naturali per alcune particolari strutture naturali. La nostra scienza attuale può essere in grado o può non essere in grado di spiegare ogni data caratteristica degli organismi viventi, eppure deve esistere in natura qualche causa esplicativa. Il più complesso degli organismi ha una spiegazione naturale, anche se è una che non conosciamo, o che forse non conosceremo mai.

La causa ultima di tutto

Eppure, la prova della Creazione dell’universo naturale da parte di Dio è il noto fatto — un fatto che conosciamo sulla base della nostra ricerca scientifica — che le cose naturali sono intellegibili. Se sono intellegibili, lo sono come prodotti di natura — cioè, sono intellegibili quanto alle loro cause naturali. Se questo è vero della totalità delle cose naturali, allora deve esserci una sorgente ultima di tale intellegibilità — ci deve essere qualche causa ultima per l’essere di qualsiasi cosa naturale e di tutte le cose naturali.

La sorgente ultima per l’essere e l’intellegibilità della natura non può essere, a sua volta, un’altra cosa naturale. Deve essere qualcosa fuori dalla natura che abbia il potere di produrre la totalità della natura e che non richieda, a sua volta, una causa. Sia l’esistenza, sia l’ordine intellegibile dell’universo naturale, pertanto, mostrano che questo esiste in ragione di una causa ultima: Dio il Creatore.

Ma dimostrare che la contingenza e la dipendenza della natura richiedano Dio come causa ultima equivale a non schierarsi a favore dell’esistenza di un’ulteriore causa naturale interna alla natura. Al contrario, illustrare nel dettaglio il modo in cui funziona la natura che Dio ha creato è compito delle scienze naturali. Così, il Tomismo fornisce un correttivo ai teorici dell’ID che asseriscono che la mancanza di certi tipi di spiegazioni nella scienza naturale mostrino la necessità dell’intervento divino nella natura come sostituto della causa naturale. Secondo il Tomismo, Dio è realmente l’Autore della natura, ma come causa ultima e trascendente, non come un’ulteriore causa naturale tra le altre cause naturali.

La potenzialità rettificante dell’Aquinate

Sia il Darwinismo, con la sua sfida secolare all’unità di fede e ragione, sia i tentativi dei teorici dell’ID di confutare la teoria evoluzionista mettono in luce la validità della scelta operata da papa Leone XIII, che proponeva Tommaso d’Aquino come modello per gli intellettuali cattolici (v. infra, “Fede cattolica e scienza moderna”). Il Tomismo ha da dire qualcosa di utile e rettificante su entrambe le parti del dibattito. Al tempo stesso, il Tomismo non rimpiazza le scienze naturali, o, per dirla meglio, una sintesi intellettuale tomista include precisamente il tipo di ricerca che si riscontra nelle moderne scienze naturali, scienze che hanno prodotto tanta conoscenza della natura. Nella visione tomistica, gli insegnamenti della fede sono pienamente compatibili con ciò che apprendiamo circa la natura attraverso la ricerca scientifica, a patto che comprendiamo rettamente gli insegnamenti divini e portiamo avanti la ricerca scientifica in modo coerente e rigoroso. La verità o la falsità dell’affermazione che la diversità delle specie viventi è dovuta a qualche sorta di processo evolutivo è una questione da risolvere attraverso la ricerca biologica. Qualunque sia il risultato della ricerca, non potrà mai sostituire la necessità di spiegare il mondo naturale nei termini di una creazione ex nihilo secondo il progetto divino di Dio.

Chiaramente, l’asserzione laica associata al moderno Darwinismo richiede il genere di correttivi forniti dal Tomismo. Ciò significa, dunque, che i Cattolici dovrebbero fare fronte comune con i fautori dell’ID? Giacché rappresenta una visione da “dio dei vuoti”, la teoria dell’ID è incoerente con la tradizione intellettuale cattolica. Grazie alle intuizioni dell’Aquinate e dei suoi molti seguaci nel corso dei secoli, i Cattolici hanno a disposizione una visione della Creazione più chiara e coerente. Se i Cattolici si avvalgono di tale tradizione tomistica, non hanno alcun bisogno di ricorrere all’argomento del “dio dei vuoti” per difendere gli insegnamenti della fede. Hanno anche una comprensione più completa e armoniosa della relazione tra la fede cattolica e la razionalità scientifica.

NOTE A MARGINE

Cos’è il “Disegno Intelligente”?

Il movimento del disegno intelligente ha guadagnato sostenitori in ogni parte del mondo cristiano, specialmente tra gli Evangelici Protestanti. Ciò che lo contraddistingue è che non si limita a rigettare la teoria dell’evoluzionismo con motivazioni religiose, ma tenta una critica scientifica. I teorici dell’ID ritengono che prove empiriche mostrino che ci sono in natura forme biologiche che non possono essere spiegate sulla base di qualsivoglia processo evolutivo. Piuttosto, argomentano che tali forme possano essere spiegate solo ipotizzando un progettista divino che causa direttamente l’esistenza della forma. A molti Cristiani la teoria dell’ID sembra una poderosa sfida alla visione del mondo laicista e materialista che domina la scienza moderna.

Ulteriori letture

C’è un crescente corpus bibliografico sulla teoria dell’ID. Consultate le bibliografie disponibili online sul sito web del Discovery Institute (www.discovery.org) per una lista di titoli.

Per la reazione tomistica alla teoria dell’ID:

Fede cattolica e scienza moderna

Nel 1879 la Chiesa Cattolica stava affrontando una crisi intellettuale. Per secoli, l’educazione superiore e la vita intellettuale cattoliche si concentravano nelle grandi università europee. Durante la Rivoluzione Francese, tuttavia, molte di queste università furono chiuse. Nei decenni che seguirono furono fondate nuove università, per la maggior parte con il sostegno diretto dello stato. Queste nuove istituzioni didattiche erano generalmente di orientamento laico e presentavano una seria sfida al vecchio ordine intellettuale e morale. Un aspetto particolarmente importante di tale sfida era la nozione che il grande avanzamento scientifico dell’epoca fosse possibile proprio in virtù della dissociazione dalla Chiesa dell’attività intellettuale. Nelle nuove università, a molti sembrava che il progresso scientifico e umano fosse in conflitto con la più antica visione cristiana della realtà.

Tra le nuove idee scientifiche del tempo di cui si credeva che mettessero seriamente in crisi il Cristianesimo c’era la teoria di Charles Darwin circa l ´ evoluzione delle specie attraverso la selezione naturale. A molti sembrava che la visione Darwiniana sul modo in cui le forze elementari della natura generavano la complessa totalità organica che osserviamo nel mondo animale si opponesse all’insegnamento cristiano per cui Dio ha creato l’universo secondo il proprio progetto divino.

Sembrava che Darwin avesse svelato il meccanismo — la selezione naturale — per cui le pressioni ambientali permettono certe forme organiche, che sorgono causalmente, per sopravvivere meglio dei propri concorrenti e per proliferare. Ciò che appare come progettato e reso necessario da Dio è in realtà il risultato di eventi casuali combinate con opportunità ambientali. Mentre una volta la dottrina tradizionale della Creazione da parte di un Dio benefico sembrava ragionevole, ora una tale idea appariva anti-scientifica.

La teoria dell’evoluzione di Darwin suggeriva che il massimo bene dei viventi non è la perfezione dell’individuo all’interno della propria specie secondo il progetto di Dio, ma la semplice sopravvivenza. In quanto minimo comune denominatore della natura, la sopravvivenza venne a rappresentare il bene in vista del quale l’evoluzione progredisce — un bene che era meramente materiale e privo di qualsivoglia origine divina. Più tardi, alcuni fautori dell’evoluzione giunsero a considerare che anche tale bene materiale fosse troppo simile ad un progetto e ritennero che l’evoluzione non avesse affatto uno scopo e che fosse semplicemente un mutamento costante e senza direzione. L’ateo Richard Dawkins, per esempio, afferma che la biologia evoluzionista moderna dimostra che l’universo «ha esattamente le proprietà che dovremmo aspettarci se non ci fosse, alla base, alcun progetto, alcun fine, alcun male e alcun bene, nulla se non indifferenza cieca e spietata» (Il fiume della vita, cap. 4). Se la generale secolarizzazione della cultura fece apparire possibile la separazione tra fede e cultura, la teoria della evoluzione biologica di Darwin la fece apparire necessaria.

Di fronte a tale sfida, papa Leone XIII si rese conto che bisognava fare qualcosa per ristabilire la vita intellettuale cattolica e la sua testimonianza alle verità della fede. Così nel 1879 promulgò l’enciclica Aeterni Patris, in cui riaffermava un principio centrale della tradizione intellettuale cattolica: l’armonia di fede e ragione. Gli insegnamenti della fede sono la rivelazione divina della verità; la scienza, il prodotto della ragione umana, è la ricerca della verità. La vera fede, perciò, non può essere opposta alla buona scienza perché la verità è l’oggetto di entrambe. La visione laicista che era giunta a dominare la vita intellettuale moderna era sbagliata: la fede non si oppone alla ragione e la scienza laica moderna non è il sostituto dell’antica fede insegnata dalla Chiesa. La fede e la ragione possono, naturalmente, sembrare in opposizione. Eppure ciò può accadere solo se o fraintendiamo ciò che Dio ci rivela o se facciamo errori nella ricerca scientifica. Se, d’altro canto, intendiamo chiaramente la divina rivelazione e siamo attenti e rigorosi nella nostra scienza, allora conosceremo la verità — non una verità religiosa e un’altra verità scientifica, ma la verità — il modo in cui la realtà realmente è.

Rendersi conto che l’esortazione a unire fede e ragione sarebbe stata meglio sostenuta da un esempio, papa Leone ne fornì uno: il teologo medievale s. Tommaso d’Aquino. Se avessimo preso s. Tommaso come nostro modello e ispiratore, avremmo avuto buone fondamenta su cui poter ricostruire la vita intellettuale cattolica a fronte della nuova sfida laicista. Nei circa 130 anni dalla promulgazione della Aeterni Patris, un movimento intellettuale cattolico moderno è stato invero costituito e, sulla scorta di papa Leone, il suo carattere prevalente è stato quello di un Tomismo che cerca di applicare le sempre attuali intuizioni dell’Aquinate ai problemi della scienza e della cultura moderne.



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17 replies

  1. Eccellente!

    Ringrazio Claudio ed Alessandra per la messa a disposizione di questo testo del Tkacz.

    Da sempre su Croce-Via ci siamo opposti alla concezione darwinista da un lato e a quella dell’ “ID” dall’altro lato.

    La “cultura” europea contemporanea essendo piuttosto malandata il discorso “dawrinista” sembra essere il più pericoloso per la sua assenza di rigore intellettuale e a causa di una militanza agressivamente anti-religiosa che sembra motivare irrazionalmente i suoi seguaci.

    Fossimo in un ambiente più anglo-sassone e “protestante” avremmo da fare piuttosto con seguaci della Intelligent Design con i quali non è da meno complicato discutere, in quanto fanno di questo approccio un fondamento della loro religione (cristiana) in modo esplicito.

    Discutendo con i seguaci della ID, i quali sono credenti e spesso cristiani, il discorso tomista equilibrato e portato dalla avanti dalla Chiesa cattolica sembra loro quasi un discorso nei fatti ateo; ed infatti, ogniqualvolta debbo controbattere un sostenitore della ID ho sempre un sentimento (errato) soggettivo di cattiva coscienza come se io gli fossi smontando la sua fede nel Dio nel quale anche io credo.

    Eppure l’Intelligent Design non risponde alle necessità epistemiche di rigore intellettuale e si basa su un quiproquo metafisico che, in fin dei conti, ed in ultimissima analisi è lo stesso di quello dei darwinisti. Quiproquo che svela che la concezione di Dio che i primi ed i secondi hanno è la stessa, anche se i primi tentano di difenderla mentre i secondi di decostruirla.
    Ma non è la concezione di Dio che ha la Chiesa cattolica.

    In Pace

  2. Molto in teressante.

    refuso nella citazione di Dawkins: “le proprietà le proprietà”

  3. La genesi racconta della Creazione dell’universo e come ultimo atto mette la creazione dell’uomo. Il peccato di Adamo ed Eva cambia anche lo stato degli animali secondo quanto dice S.Paolo, il quale scrive : la natura geme a causa del peccato originale. Vuol dire che prima la natura tutta compresi gli animali era diversa nel Paradiso Terrestre. La scienza ci dice che l’uomo arrivò sulla terra molto dopo all’esistenza degli animali, i quali erano carnivori, quindi già corrotti. E’ una domanda stupida?

    • Tutt’altro, è interessante.

      Una possibile risposta potrebbe essere che la “corruzione” della natura si riferisca ai mali naturali che colpiscono l’uomo.

      In questa ipotesi potrebbe essere che, senza il peccato, dopo la comparsa dell’uomo non vi sarebbero stati mali naturali capaci di danneggiarlo.

      Riguardo al fatto degli animali carnivori una risposta potrebbe essere che è nella loro natura essere carnivori, e che quindi non sia un male o un segno di corruzione.

      Rimane però da capire, in questo caso, perché un Dio buono avrebbe creato una natura e un regno animale così infestato di “naturale” sofferenza. Senza contare Isaia 11, 6-8 che sembra suggerire che il male e la sofferenza insiste anche nel regno animale non siano affatto naturali in se e per se

      ” il lupo dimorerà insieme con l’agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà. La mucca e l’orsa pascoleranno insieme; i loro piccoli si sdraieranno insieme. Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera; il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso”.

      Perciò effettivamente è una bella domanda.

    • Caro Vincenzodatorino,

      che piacere rivederti da queste parti dopo tanti anni!

      Su Croce-Via avevamo trattato della questione da te sollevata nel 2013 nella serie in cinque puntate “Creazione e Evoluzione”.

      Abbiamo anche editato un e-book al soggetto:
      EVOLUZIONE E CREAZIONE Alla Ricerca Del Paradiso Perduto
      https://pellegrininellaverita.com/2015/11/10/evoluzione-il-secondo-ebook-di-croce-via/

      Ti cito l’ultimisima frase che chiude quella serie:

      “[Dio] ci crea qui ed adesso, hic et nunc, e ci crea attraverso il Suo Paradiso Terrestre, aldiquà della disobbedienza del Serpente, aldiquà di quella di Adamo, malgrado l’universo che hanno attuato, aldilà della Morte e della Resurrezione di Suo Figlio, nel Suo Corpo Risorto”

      Ben tornato e buona lettura!

      In Pace

    • Ringrazio vincenzodatorino per aver posto questa domanda la quale puntualmente, quando rifletto su questi argomenti, ritorna ma a cui finora non ho trovato risposta. Sicuramente leggerò i cinque articoli cosigliati da Simon de Cyrène con la speranza (fondata) che siano d’aiuto. Ho anche provato a scaricare l’e-book ma il link nell’articolo mi apre una pagina Dropbox in cui mi dice che il file è stato spostato o reso privato, se qualcuno mi potesse aiutare a recuperarlo ne sarei molto contento.

      Ne approfitto, inoltre, visto che questa è la prima volta che commento (anche se vi conosco ormai da un annetto e da un paio di mesi a questa parte vi seguo con assiduità) per ringraziare vivissimamente la redazione e tutti i frequentatori di questo sito: la prima per la serietà, l’impegno e la correttezza con cui nei vari articoli parla di argomenti sempre interessanti, e spesso anche delicati, i secondi per i dubbi e i diversi punti di vista che presentano e che quasi sempre danno l’occasione di approfondire tali argomenti.
      Inutile dire che considero questo uno dei siti migliori in assoluto

  4. Ok, però non si può negare che la necessità di un Designer. Intendo dire che per quanto l’ID possa lasciare dubbi ad un AT per importanti criticità metafisiche perlomeno viene sollevata, in ambito prettamente scientifico, la necessità di un Designer. Meglio che il dio-caso, no?

    • La questione pregnante, carissimo, è CHI è questo designer, cioè quali caratteristiche ontologiche possiede il “Creatore” disegnato dalla metafisica intriseca alla teoria scientifica in analisi. In questo senso il Designer dell’ID è un concentrato di errori metafisici che non solo demoliscono la teoria stessa che ne deriva, ma anche non aiuta la comprensione retta della possibile ontologia di un Creatore. Questo articolo vuole smontare l’idea erronea di Creatore Designer, non certo decretare l’inesistenza di un Creatore tout cour. Anzi, questo articolo dimostra piuttosto come sia necessario un Creatore SEMPRE, in ogni momento. E questo dovrebbe essere motivo in più per apprezzare il lavoro del filosofo che qui abbiamo tradotto.
      In sostanza l’ID pone in essere un Designer ridicolo che si limita a giochicchiare con la sua creazione creando vari pezzi diversi in vari momenti, quasi per mera noia, limitandosi a “guardare” cosa combinano. In un certo senso è la solita riproposizione del cosidetto “Dio orologiaio” pensato dai filosofi post-Cartesio. Una volta costruito il mondo, Dio non si cura più del mondo il quale va avanti per conto suo. Qui la posizione è intermedia perché si fa intendere che, di tanto in tanto, questo Dio guarda il suo orologio e ne cambia giusto qualche ingranaggio per poi lasciarlo andare ancora un pò da solo, “per vedere di nascosto l’effetto che fa”. Vengo anche io? No, IO no.
      Al contrario il Creatore “tomista” non si limita certo a guardare, ma crea SEMPRE, in ogni momento, poiché l’atto di creazione non è che il porre continuamente IN ATTO gli enti, senza lasciarli “scivolare nel nulla”. La creazione o è “sempre” o “non è”.
      Da qui si comprende anche la profondità (incosapevole quasi sicuramente) della risposta della nonnina qui: https://pellegrininellaverita.com/2013/11/07/nonna-ignota-metafisica-tommasiana-in-due-parole/

      • Del tutto d’accordo, e non era mia intenzione sminuire l’articolo. Tra gli errori che partono dal dio-caso o portano al dio-pasticcione mi sembra che il secondo almeno non metta il caso come origine dell’ordine, il che sarà poco ma almeno è un inizio che seppur errato può essere corretto 🙂

        • Però dal Dio della Bibbia non ne esce l’immagine di un Dio “progettatore”, di un Dio che ha un “piano” per la creazione, ma quella di un Dio nel presente. Dio ha un “fine” ( Se Stesso) ma la Bibbia non da l’impressione di un progettatore, designer che dir si voglia: questo mi sembra essere un antropomorfismo, nel senso che è proprio dell’essere finito e dell ‘umano di fare “progetti”.

          Ad esempio quando Dio crea durante sei giorni, non è descritto come creando gli astri nei cieli con il fine di poter avere l’erba e gli animali e questi ultimi con il progetto di avere gli umani: ma ogni volta (giorno) che crea Egli trova che quella cosa è “buona ” in sé senza riferirSi a nessuna tappa seguente.

          L’errore, madornale, che fanno coloro che difendono l’ID è che confondono “progetto” con “fine” (come anche confondono “inizio” con “origine”) .

          In realtà, il discorso scientifico in quanto tale è nell’impossibilità epistemologica di distinguere tra causalità e correlazione e, quindi, è nell’impossibilità, nel quadro del proprio ambito di competenza, di stabilire se l’evoluzione è un processo causale o casuale: in altre parole il dio dell’ID è il dio “Caso” dei darwinisti materialisti.

          Certo fin dalla cacciata del paradiso terrestre Dio annuncia implicitamente la venuta di Qualcuno che ristabilirà l’ordine, di un Messia Salvatore: ma non è l’espressione di un “progetto” di Dio, la parte progettuale è lasciata all’umanità, poi ai discendenti di Abrahamo, ma è l’espressione di una Finalità già in Atto in Dio Stesso.

          Un Dio pasticcione non è di certo Cristo.

          In Pace

          • Assolutamente. Parole d’oro. La mia opinione è che nonostante l’ID presenti problemi ed errori metafisici terrei presente che viene presentato come teoria scientifica e non filosofica. Quindi una volta messi in rilievo i problemi e gli errori metafisici quello che si può “salvare”, a mio modo di vedere, è almeno l’assunzione non eliminarista. Un riduzionismo, un funzionalismo, la conflazione delle cause formali e finali nelle efficenti e materiali, si può correggere, un eliminarismo non credo. In altri termini tra un credente nel caso ed un credente nella funzione forse è il secondo con più chances di avere una metanoia 🙂

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