Il Papa, la curia, la solita italietta e la sòla dello Ius Soli

A giornalista, ma che ‘sta a dì?!

Il fatto credo sia risaputo: la curia romana, non si capisce bene per quale motivo, ha pubblicato in larghissimo anticipo sul sito ufficiale il discorso che Papa Francesco  terrà il giorno 14 gennaio 2018 per la giornata mondiale del rifugiato. Naturalmente dopo la pubblicazione è scoppiato il temporale. O meglio un ridicolo balletto, rintuzzato dalle urla di un Salvini che avrebbe semplicemente fatto bene a contare fino a 10.Le danze le apre, ça va sans dire, Avvenire con un editoriale di sunto del lungo messaggio papale in cui svetta una frasetta grigino pallido che dice “Il Papa chiede che nel rispetto del diritto universale a una nazionalità «questa va riconosciuta e opportunamente certificata a tutti i bambini e le bambine al momento della nascita»”. E’ vero che prima parla di apolidi (cittadini senza alcuna cittadinanza), ma fra la frasetta prima e questa in grigino pare non esserci alcun collegamento nell’articolo di Svenire.

Ma andiamo avanti, o meglio indietro: Repubblica. Leggetevi l’articolo e fatevi due risate, fanno sempre bene. E qui (scusate per quelle che ai radical chic sembreranno dietrologie o complottismi) la cosa comincia a puzzare. I dati: Roma anticipa il discorso e Repubblica lo (s)cavalca dopo pochissimi giorni. L’anno scorso, sul discorso papale di inizio 2017, Repubblica ci fece un editorialino piatto il 14 gennaio. Oggi, con il Presidente del Consiglio che tenta un affondo estivo sulla legge rimandata a settembre, ecco un assist dal Vaticano rilanciato dal quotidiano di Scalfari, quello delle famose interviste papali senza registratore per intederci.

Saremo dunque dietrologi complottisti, ma ci pare strano che Avvenire abbia passato tutto agosto ad illuminare le povere menti mentecatte dei suoi lettori con continui articoli di persone straniere bravissime e bellissime (davvero, bellissime!) che non possono avere la cittadinanza italiana perchè siamo cattivi e manca la legge dello ius soli temperato nello ius “culturae“. Come è strano che a metà agosto Gentiloni ricominci a battere il ferro arrugginito della legge citata e quindi la Curia faccia uscire, con 6 mesi di anticipo, un messaggio papale destinato al mondo e infine Repubblica lo legga in chiave totalmente italiana, in una operazione che chiamare giornalistica è onestamente troppo, il tutto per altro col supporto entusiasta del giornale della CEI. Chi c’è dietro tutto questo?

Si, qui ci piace far domande retoriche… andiamo avanti.

In molti comunque si sono sentiti in dovere di ricominciare la solfa antibergogliana sentendo la quale si passa da “il Papa ha avallato la pubblicazione anticipata” (certamente, ma questo non significa pensare che voleva spingere l’acceleratore di una leggiucola italiana) fino a giungere ad un ridicolo “Repubblica ha letto in modo giusto”. Per rispondere a questa baggianata vi basti leggere il messaggio del Papa senza paraocchi da analfabeti funzionali in modalità ON e sapendo che tale messaggio è destinato al mondo intero. Se ciò non bastasse invitiamo a leggere questo articolo del Foglio e quest’altro della Nuova Bussola Quotidiana, che per altro riporta pensieri molto simili ai nostri su questo strano caso di timing giornalistico.

Quello che qui premeva mettere nero su bianco non è la risposta agli antibergogliani o alle follie altrui. E nemmeno soltanto parlare del lampante nuovo caso di “tiraggio di giacchetta papale” ad opera di personaggi in cerca d’autore. Vorremmo tentare invece un affondo per cercare di capire quanto la nuova legge sia effettivamente rispondente alle volontà Papali e se davvero questa sia “più cattolica” rispetto a quella in vigore oggi. Lo si farà in ragione del fatto che uno degli autori è un tecnico di Stato Civile avendo studiato la materia ed applicato tali studi negli anni.

Se si legge attentamente il messaggio, il Pontefice non fa alcun accenno allo ius soli. Ovviamente. Nella frase “incriminata” semplicemente si dichiara che bisognerebbe cercare di evitare l’apolidia e che ai bambini apolidi, nati in un determinato paese, si dovrebbe concedere la possibilità di avere la cittadinanza e quindi di risiedere in Italia in modo permanente fino al compimento della maggiore età. Guarda caso, questo è proprio quanto già prevede il nostro ordinamento giuridico. Avete capito bene. Vi farò un esempio pratico: Cuba non riconosce la cittadinanza ai propri cittadini nati in paesi stranieri. Potrà sembrarvi strano, ma se un bambino nato da madre cubana e padre cubano nasce in Italia, quel bambino non è cubano, ma per Cuba è – appunto – senza cittadinanza, cioè apolide. Cosa fa lo Stato Civile? Applica la legge italiana che dichiara subito, alla formazione stessa dell’atto di nascita, quel neonato cittadino italiano. Il Papa dunque parla per l’Italia? Ridicoli.

Andiamo avanti e giungiamo al punto. C’è chi dice “lo Ius soli esiste da sempre negli USA, non è nemmeno temperato e nessuno si è mai lamentato”. Sentito stamane dalle labbra di Gianni Barbacetto del Fatto Quotidiano nella rubrica Prima Pagina di Radio3. Due considerazioni. Primo: bisogna anche entrarci legalmente in USA prima di partorire un figlio statunitense. Questo perché, secondo punto, chi entra illegalmente e partorisce un figlio che è poi statunitense, ebbene se ne prende anche le responsabilità. E qui veniamo al punto dolens che fa comprendere come l’Italia non è (per fortuna!) paragonabile agli Stati Uniti. Non solo perché gli Stati Uniti, per tradizione, sono un misto di popoli e di nazioni la cui essenza nazionale è proprio la sua multietnicità e pluriculturalità (il che è dura dirlo per l’Italia). Ma soprattutto perché negli Stati Uniti c’è una  prassi che in molti qui definirebbero “crudele”. Prassi che se si volesse puntare allo Ius Soli, pur temperato, dovrebbe comunque almeno in parte essere attuata.

Spieghiamo. Se in Italia esistesse lo ius soli, un bambino ivi nato da genitori qualunque (stranieri clandestini compresi) diventerebbe automaticamente cittadino italiano e quindi, in forza di questo, la Questura dovrebbe rilasciare relativo permesso di soggiorno ad eventuali genitori stranieri, in quanto genitori di cittadino italiano, anche se clandestini. Una vera sanatoria che banalizzerebbe l’istituto della regolamentazione dei flussi. Si può fare eh, ma è quello che si vuole? Perchè si tirano in ballo sempre gli USA, ma gli USA fanno ben altro, eccome!

Negli Stati Uniti funziona così: i genitori sono clandestini? Si rimandano a casa  e il bambino se lo piglia lo Stato. Perché – attenzione – è questo il modo di procedere, per rispetto della cittadinanza propria di cui il bambino neonato è investito! La faccenda è subito spiegabile: Mettiamo che i genitori di bambino italiano, ex clandestini ora con permesso di soggiorno, decidano di tornare al loro paese d’origine nel quale vigono leggi differenti rispetto a quelle italiane. Ad esempio? Beh, l’obbligo vaccinale (e qui non ci batte nessuno…) oppure l’obbligo di istruzione obbligatoria ol’età minima per poter convolare a nozze.
Bene, mettiamo che in questo paese l’età minima per un matrimonio sia di 10 anni e che il padre decida di vendere la propria bambina (italiana!) di 10 anni in sposa ad un suo lontano zio ricco. Che si fa? Che dovrebbe fare il Consolato italiano per tutelare gli interessi di questa cittadina italiana minorenne? Vince la patria potestà oppure i diritti acquisiti dalla persona in forza della cittadinanza acquistata alla nascita? E perché dovrebbe vincere la patria potestà, quando facendo in questo modo si calpestano completamente le leggi italiane a cui la bambina deve far riferimento? Capite che è una questione di Stato ora? La legge della cittadinanza italiana, che fra l’altro prevede la possibilità di scelta da parte del diciottenne nato in Italia di divenire italiano, è tale perché appunto dipende dalle spinose questioni legate alla patria potestà. Lo Ius soli è possibile, ma l’alternativa sarebbe la contemporanea introduzione di leggi dure come quelle vigenti negli Stati Uniti, al fine di garantire i diritti di tutti i cittadini statunitensi, anche quelli nati da cittadini stranieri. Non si può introdurre lo ius soli e basta, bisogna fare entrambe le cose. Per la mentalità italiana, questo è praticamente impossibile.
Ed è questo il motivo cardine che ci pare abbia portato ad una mitigazione “all’italiana” della legge, portando il disegno ad essere un bizzarro modo per avere più cittadini italiani prossimi alla maggiore età che, per effetto delle leggi sulla parità di trattamento fra stranieri e cittadini non stranieri, non avranno nulla di veramente nuovo in termini giuridici e burocratici nel paese, rispetto alla loro condizione precedente.

Molto altro si potrebbe dire, ad esempio il banale fatto che per gli Stati Uniti dare la cittadinanza a tutti non è un problema, in quanto al cittadino americano lo Stato americano non garantisce praticamente nulla. E notorio che il welfare statunitense praticamente non esiste.

Pensiamoci: lo ius soli, in fondo, potrebbe rivelarsi molto più spietato ed anticristiano di quanto non sia l’attuale norma italiana la quale, lasciatemelo dire, ci pare tutt’altro che restrittiva. La legge dello Ius Soli temperato che l’Italia potrebbe emanare per altro – come si è visto – non annulla i problemi legati alla patria potestà (problemi che, ad esempio, Cuba non crea avendo una legislazione molto simile a quella italiana); problemi che l’attuale legge evade prevedendo la possibilità di richiesta di cittadinanza automatica con provvedimento del Sindaco da parte di diciottenni nati in Italia e l’automatico acquisto di cittadinanza dei minorenni coabitanti con i genitori divenuti italiani. Di certo non prevede che bambini nati in Italia da clandestini siano cacciati, non abbiano alcuna cittadinanza, non possano avere il loro atto di nascita formato in Comune o che gli stessi non possano regolarizzarsi e quindi non possano godere di istruzione o assistenza sanitaria. Non sembra che la cosa sia così terribile. Si evitano per altro tutte le problematiche legate appunto alla questione della patria potestà.

Ed ecco i contorni di questa vicenda: un messaggio per l’intero globo anticipato (pare) anche ad usum italiota, dato in pasto ai leoni da tastiera in un momento politico afoso ma sempre più caldo, dedicato ad una legge pasticciata che in pochi vogliono e che gli stessi pochi spingono come non mai. Il tutto senza un fiato che si innalzi dalle barricate radical chic riguardo all’ “ingiusta ingerenza clericale”! La coerenza.

Magari ci fosse sempre questo silenzio quando il Papa parla (veramente!) di aborto come crimine, salvaguardia della famiglia naturale (cioè LA famiglia) o condanna dei cosidetti “matrimoni” gay. Magari.

Minstrel e Trianello



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49 replies

  1. Francesco ha sempre pubblicato i messaggi per i migranti in agosto-settembre, Benedetto quasi sempre in ottobre ma una volta anche lui l’ha pubblicato in agosto. La differenza è che i media (e forse anche i cattolici) gli anni scorsi li ignoravano, quest’anno no.

  2. Eccellente disamima carissimo Minstrel!
    In Pace

  3. L’ha ribloggato su l'ovvio e l'evidente.

  4. E intanto l’Avv. Amato ci mette il cappello con un articolo strepitoso:

    http://gianfrancoamato.it/papa-e-migranti/

    • Segnalo il post di Leonardo Lugaresi
      “Benedetto non l’ha detto”
      https://leonardolugaresi.wordpress/2017/08/22/

      Il piu’tirato inballo a sproposito e per puntellare frasi poco chiare e’ sempre
      l’ emerito.

        • Aldo Maria Valli scrive: «Risulta però difficile non riscontrare una sorta di sbilanciamento di fondo. Non si accenna mai, infatti, al primo vero problema, e cioè che le persone non dovrebbero partire. Perfino quando il papa osserva, giustamente, che «molti migranti e rifugiati hanno competenze che vanno adeguatamente certificate e valorizzate», non si trova il benché minimo riferimento al fatto che la prima forma di giustizia consiste nell’operare perché tali competenze siano messe al servizio dei paesi d’origine. «Incoraggio a prodigarsi affinché venga promosso l’inserimento socio-lavorativo dei migranti e rifugiati», scrive a un certo punto il papa, che però non sente il bisogno di sottolineare che prima di tutto l’inserimento dovrebbe essere promosso nelle terre d’origine di queste persone, così da non costringerle a partire. Francesco forse dà per scontato che il primo impegno sia quello di garantire un diritto a non emigrare? Probabile, però dirlo, magari in un inciso, sarebbe stato utile».

          Verissimo. Ma per trovare un accenno al «diritto a non emigrare» sarebbe bastato tornare a leggere il messaggio per la giornata dei migranti del 2016. L’anno scorso, non secoli fa.

          “La Chiesa affianca tutti coloro che si sforzano per difendere il diritto di ciascuno a vivere con dignità, anzitutto esercitando il diritto a non emigrare per contribuire allo sviluppo del Paese d’origine. Questo processo dovrebbe includere, nel suo primo livello, la necessità di aiutare i Paesi da cui partono migranti e profughi. Così si conferma che la solidarietà, la cooperazione, l’interdipendenza internazionale e l’equa distribuzione dei beni della terra sono elementi fondamentali per operare in profondità e con incisività soprattutto nelle aree di partenza dei flussi migratori, affinché cessino quegli scompensi che inducono le persone, in forma individuale o collettiva, ad abbandonare il proprio ambiente naturale e culturale. In ogni caso, è necessario scongiurare, possibilmente già sul nascere, le fughe dei profughi e gli esodi dettati dalla povertà, dalla violenza e dalle persecuzioni.” (Francesco)

          https://w2.vatican.va/content/francesco/it/messages/migration/documents/papa-francesco_20150912_world-migrants-day-2016.html

  5. Nel “Messaggio del Santo Padre Francesco per la giornata del migrante e del rifugiato 2018” leggo:
    “Il principio della centralità della persona umana, fermamente affermato dal mio amato predecessore Benedetto XVI,[Lett. Enc. Caritas in veritate, 47] ci obbliga ad anteporre sempre la sicurezza personale a quella nazionale. Di conseguenza, è necessario formare adeguatamente il personale preposto ai controlli di frontiera.”.

    Sta scritto al punto 47 della “Caritas in veritate”:
    “Il potenziamento delle diverse tipologie di imprese e, in particolare, di quelle capaci di concepire il profitto come uno strumento per raggiungere finalità di umanizzazione del mercato e delle società, deve essere perseguito anche nei Paesi che soffrono di esclusione o di emarginazione dai circuiti dell’economia globale, dove è molto importante procedere con progetti di sussidiarietà opportunamente concepita e gestita che tendano a potenziare i diritti, prevedendo però sempre anche l’assunzione di corrispettive responsabilità. Negli interventi per lo sviluppo va fatto salvo il principio della centralità della persona umana, la quale è il soggetto che deve assumersi primariamente il dovere dello sviluppo. L’interesse principale è il miglioramento delle situazioni di vita delle persone concrete di una certa regione, affinché possano assolvere a quei doveri che attualmente l’indigenza non consente loro di onorare. La sollecitudine non può mai essere un atteggiamento astratto. I programmi di sviluppo, per poter essere adattati alle singole situazioni, devono avere caratteristiche di flessibilità; e le persone beneficiarie dovrebbero essere coinvolte direttamente nella loro progettazione e rese protagoniste della loro attuazione. È anche necessario applicare i criteri della progressione e dell’accompagnamento — compreso il monitoraggio dei risultati –, perché non ci sono ricette universalmente valide. Molto dipende dalla concreta gestione degli interventi. « Artefici del loro proprio sviluppo, i popoli ne sono i primi responsabili. Ma non potranno realizzarlo nell’isolamento ». Oggi, con il consolidamento del processo di progressiva integrazione del pianeta, questo ammonimento di Paolo VI è ancor più valido. Le dinamiche di inclusione non hanno nulla di meccanico. Le soluzioni vanno calibrate sulla vita dei popoli e delle persone concrete, sulla base di una valutazione prudenziale di ogni situazione. Accanto ai macroprogetti servono i microprogetti e, soprattutto, serve la mobilitazione fattiva di tutti i soggetti della società civile, tanto delle persone giuridiche quanto delle persone fisiche.
    La cooperazione internazionale ha bisogno di persone che condividano il processo di sviluppo economico e umano, mediante la solidarietà della presenza, dell’accompagnamento, della formazione e del rispetto. Da questo punto di vista, gli stessi Organismi internazionali dovrebbero interrogarsi sulla reale efficacia dei loro apparati burocratici e amministrativi, spesso troppo costosi. Capita talvolta che chi è destinatario degli aiuti diventi funzionale a chi lo aiuta e che i poveri servano a mantenere in vita dispendiose organizzazioni burocratiche che riservano per la propria conservazione percentuali troppo elevate di quelle risorse che invece dovrebbero essere destinate allo sviluppo. In questa prospettiva, sarebbe auspicabile che tutti gli Organismi internazionali e le Organizzazioni non governative si impegnassero ad una piena trasparenza, informando i donatori e l’opinione pubblica circa la percentuale dei fondi ricevuti destinata ai programmi di cooperazione, circa il vero contenuto di tali programmi, e infine circa la composizione delle spese dell’istituzione stessa.”.

    Ovviamente mi domando: dove papa Benedetto XVI avrebbe affermato quanto afferma papa Francesco?

    • Appunto. Benedetto non ha mai detto quello che gli fanno dire.Come hanno osservato molti fra cui Luigi Amicone su Tempi,
      Benedetto non l’ha detto!
      Si e’estrapolata una frase della Caritas in veritate per puntellare una affermazione papale come minimo discutibile, che cioe’la sicurezza individuale dei migranti deve avere la precedenza sulla sicurezza collettiva nazionale, mentre il testo di Benedetto diceva tutt’altro, e anzi andava in direzione contraria ponendo in riluevo il dovere di accogliere senza per questo mettere in pericolo i cittadini del paese di accoglienza.

      Forse pensavano che fossimo tutti ignoranti e che nessuno sarebbe andato a controllare.
      Questo modo di procedere lo trovo molto scorretto e disonesto, a maggior ragione in un documento papale.

      • A parte lo citare a sproposito Benedetto la frase” anteporre sempre la sicurezza personale a quella nazionale”non ha senso, perche’la sicurezza nazionale vuol.dire la sicurezza dei cittadini di una nazione, che sono persone anche loro.
        Abbiamo letto che in Spagna un giudice ipergarantista accolse il.ricorso dell’imam marocchino mente della strage di Barcellona, il quale doveva stare in galera, e invece fu rilasciato in nome dei diritti individuali.Con la conseguenza che l’imam ha portato a termine il suo progetto e solo per sfortuna e’saltato in aria con le bombole che sarebbero dovute servire a far saltare in aria la Sagrada Familia.

        • Anche queste mi sembrano polemiche facilmente superabili:

          «Quando il Papa dice che le espulsioni collettive e arbitrarie di migranti e rifugiati “non sono una idonea soluzione, soprattutto quando vengono eseguite verso paesi che non possono garantire il rispetto della dignità e dei diritti fondamentali” si può facilmente capire a chi si riferisce: al Kenya, ad esempio, che per motivi di sicurezza nazionale vorrebbe chiudere il campo profughi di Daadab costringendo a rientrare in patria i somali che vi sono ospitati, anche quelli che provengono da regioni della Somalia ancora controllate dai jihadisti al Shabaab. Oppure pensa ai rifugiati fuggiti dal Burundi, che Tanzania e Repubblica Democratica del Congo rimpatriano in un paese tutt’altro che sicuro, soprattutto per i cittadini di etnia Tutsi».

          http://www.lanuovabq.it/it/articoli-kenya-sudafrica-congo-ecco-a-chi-si-rivolgeil-messaggio-del-papa-per-la-giornata-dei-migranti-20817.htm

          • Chiaro che così si capisce che una presunta «sicurezza nazionale» non può schiacciare la «sicurezza personale» di un rifugiato, riportandolo in una zona controllata da tagliagole jihadisti, dai quali era fuggito.

          • nazione (c.i. dalla treccani): Il complesso delle persone che hanno comunanza di origine, di lingua, di storia e che di tale unità hanno coscienza, anche indipendentemente dalla sua realizzazione in unità politica.

            Non credi che allora sarebbe stato meglio usare il termine ” stato” o, ancor meglio ( come ben chiarisce punto 47 della “Caritas in veritate”) “politiche economiche statali”?

            • Trovo che, per la natura del documento, sarebbe stato una distinzione pleonastica, dato che secondo la definizione tradizionale uno stato esiste in quanto composto da tre elementi: un popolo stanziato su un determinato territorio sotto il regime di un governo. È chiaro che i papi quanto parlano del rapporto tra migranti e cittadinanza hanno un respiro universale non riducibile sempre e comunque alla nostra situazione particolare.

              • Ottima osservazione. La retorica marxista ci ha abituati a pensare alla società come una sorta di organismo di cui gli i singoli individui sarebbero delle semplici cellule.

        • Non dimenticare che una delle 5 frasi ad effetto del Santo Padre Francesco é che “Il tutto è superiore alla parte”.
          Come si può allora la stessa persona affermare che siamo obbligati “ad anteporre sempre la sicurezza personale a quella nazionale”?
          Forse che la nazione non è data dalla somma delle singole persone?

          • Caro Lorenzo, non è questo il senso della frase di Francesco semplicemente perché la dottrina sociale della Chiesa non prevede il primato della società sulla persona, che è invece tipico degli stati totalitari, per i quali la persona è un semplice ingranaggio del corpo sociale.

            • OT
              « la dottrina sociale della Chiesa non prevede il primato della società sulla persona, che è invece tipico degli stati totalitari, per i quali la persona è un semplice ingranaggio del corpo sociale ».
              Veramente lo pensavo anch’io ma constato il continuo rinnegamento di questo principio nella normale prassi della chiesa sul territorio… e online nei siti che si autoreputano « autenticamente » cattolici.
              Espongo l’ultimo esempio di questa prassi « cattolica ».
              A seguito di articolo su altro blog che – giustamente e col quale concordo in pieno – critica il comportamento di certi gruppi AGESCI, gli utenti commentatori si lanciano famelici nel dire che tale movimento è sempre stato anticattolico, contro la dottrina e bacato « di per sè ». Alché un solo utente, facente parte dell’Agesci, spiega che non è affatto così e che però vi possono essere sicuramente alcuni gruppi deviati. Non riporto il suo commento perché non so se si può (per la netiquette).
              Ecco. A quell’utente io rispondo. O meglio, tento di rispondere E vengo censurata. Tanto per cambiare.
              Chiedo per favore se qualcuno mi dice dove sbaglio.
              (in questo caso poteva essere il leggero OT ma ormai è chiaro che tale reiterata censura che constato ovunque ha altre motivazioni, che NON conosco).
              Se qualcuno me lo può dire, se qualcuno mi dice dove sta il problema, gliene sarò molto grata.
              Dite che i cattolici guardano alla persona? Ok. Ditemi per favore e per carità cristiana DOVE sto sbagliando !!
              Devo forse fregarmene della Chiesa? Devo forse autisticamente badare solo a salvare la mia anima e degli altri chissene???
              Sto criticando dove non si deve?
              Se almeno qualcuno me lo dicesse!! Ma nella vita reale i parroci hanno paura (letteralmente!) di parlare di questo argomento, e online c’è la congiura del silenzio!
              MA CHE COSA STA SUCCEDENDO? CHE COSA È QUESTA ROBA??!??
              Ma perché avete tutti paura di parlarne?
              Ma da che parte state??
              Lo sapete che io sono « rientrata » nella Chiesa da pochi anni. Quindi sono ignorante. Bene.
              Quindi: spiegatemi!
              Non ci casco più all’obiezione che io starei solo attaccando qualcuno.
              Non ci casco.
              Se siete uomini, rispondetemi.
              Allego i miei messaggi che sono stati censurati. Nick: Franci.
              Spiegatemi PERCHÉ messaggi di questo tipo vengono censurati nei blog cattolici.
              Se vuole può rispondermi anche Simon che mi ha rivolto accuse vergognose, false ed indecenti prima di procedere anche lui qualche settimana fa a censura.
              Mi fate capire dove sbaglio?
              I problemi li volete risolvere alla radice o volete stare a lamentarvi quando tutto va a rotoli?
              Grazie.
              Nota: NON mi riferisco ad Andreas Hofer. Ho solo preso a prestito la sua frase per iniziare il discorso
              ———————————————————
              MESSAGGI RIMOSSI DA ALTRO BLOG CATTOLICO:
              Franci su 23 agosto 2017 alle 15.42
              Il tuo commento deve ancora venire moderato. 
              Concordo col commento di ************.
              E non posso fare a meno di chiedermi perché si possano criticare – giustamente ! – le storture e gli insegnamenti sbagliati (anticattolici) solo se riguardano certi gruppi/ denominazioni. Se si parla di altri e, con tutte le cautele del caso, si tenta di fare un discorso come quello di piemontese, si viene censurati.
              Nel mio caso ho fatto presente in alcuni casi, in alcuni siti cattolici, senza nemmeno nominare il gruppo in questione, alcune gravi “anomalie” persistenti da molti anni all’interno di un certo movimento (innominato ed innominabile) … e puntualmente o sono stata censurata oppure accusata di falsità.
              Sono anni che mi chiedo perché la Chiesa lasci sole tante persone che hanno a cuore l’unità e l’autentico insegnamento cattolico… Sembra che Cristo possa essere offeso solo dai comportamenti dell’AGESCI e dai soliti criticabili. Invece altri non si toccano.
              Sono giunta alla conclusione che certi attacchi agli scout e/o ai soliti noti faccia solo parte di un’agenda per far distogliere lo sguardo da ben altro. Non ho certo perso la Fede, ma di sicuro ho perso la fiducia in diverse persone (anche molti scriventi in blog cattolici) che oggi reputo solo dei grandi ipocriti – sempre pronti a commentare sulla pagliuzza altrui. A riempirsi la bocca.
              Ho pianto molto su questa situazione che, sul lato pratico, scandalizza tanti semplici. Ho cercato in tutti i modi di chiedere aiuto e consiglio su determinate situazioni all’interno della chiesa, senza offendere nessuno, senza colpire, senza accusare. Ma non si può.
              Non piango più e nemmeno scrivo più al riguardo. Troverò altri modi ed altre vie, ma di sicuro ho imparato che dare addosso all’AGESCI (che io stessa critico aspramente) è solamente un’espressione politica, quanto quella della controparte.
              Quanto si voglia davvero risolvere il problema… (sia dell’AGESCI che di altri) con spirito cristiano… mah, non lo so.
              Saluti.
              P.s. se lo venite a dire a certi scout cattolici della mia zona (alcuni dei quali sono veri esempi di santità cristiana sia in società che in famiglia) che l’AGESCI è “bacata” beh… auguri, e che Dio vi perdoni per l’arroganza.
              Dall’altro articolo di ******** che vedo postato più sotto posso leggere:
              “in posti più simili a garage che a chiese, senza liturgia, senza guglie che portassero lo sguardo verso l’alto”.
              Eh già. Per quanto ne so, almeno i gruppi Agesci della mia zona vengono a Messa in chiesa, e non vanno nei “posti più simili a garage”. Altri gruppi lo fanno.
              ———————————-
              Franci su 24 agosto 2017 alle 00:28
              Il tuo commento deve ancora venire moderato. 
              Aggiungo al mio messaggio 23 agosto 15.42 ancora in attesa di moderazione al momento in cui scrivo.
              Quando per anni, per DECENNI, all’interno di alcuni gruppi (innominabili) si consentono diversi tipi di (gravi) disobbedienze alla Chiesa – è inutile quanto ipocrita stracciarsi poi le vesti con abbondanti piagnistei quando qualche gruppo scout compie le sue scelte devianti dal magistero cattolico. Io stessa critico i gruppi scout che deviano, ma se si decide di adottare la posizione che “il movimento è bacato di per sè” , beh allora mi chiedo perché si continui a chiudere gli occhi sugli altri “bachi” – ben più gravi perché attaccanti la fede cattolica dall’interno.
              Delle due l’una: o sono tutti “bacati” i disobbedienti e gli “eretici” che continuano a scandalizzare ed allontanare fedeli, oppure si tratta “solo” di disobbedienze (talvolta gravissime) che vanno corrette fraternamente. Io opto solitamente per la seconda ipotesi.
              Tuttavia rilevo che se certi gruppi non vengono mai corretti o criticati (guai a farlo!) sfoceranno nel vero movimento bacato, quando già non sia accaduto… E sarà inutile lamentarsi di quelli quanto degli scout, i quali avanzano solo il “diritto” di fare come tutti gli altri cioè di costruirsi la chiesa fai-da-te, senza che nessuno dica nulla, e dopo che sono state messe a tacere tutte le persone umili che timidamente (e temendo di offendere) facevano presente le offese al Corpo di Cristo e all’unità.
              Ciao.
              ——————–
              Fine dei messaggi rimossi.
              —————
              Vorrei far notare fraternamente a tutti la QUESTIONE DI PRINCIPIO che ho avanzato parlando di gruppi ecclesiali. Nonché del loro ruolo nella costruzione o distruzione della dottrina cattolica, e conseguente ripercussione nella vita personale e sociale del fedele cattolico.
              Saluti.
              Pax et bonum.

              • Consolati Francesca. Su quello come su questo blog cattolico, ed altri, credo di essere tra i campioni dei commenti moderati, senza che io nomini nessuno (persone, associazioni, etc etc), ma solo per le idee ritenute volte troppo in contrasto con l’autore o moderatore del blog stesso.
                Credo sia inevitabile moderare gli interventi per evitare digressioni ed offese, ma ho purtroppo scoperto che digressioni ed offese vengono spesso tollerate molto più delle idee ben esposte ma di segno contrario a quello concesso. Eppure la diversità di opinioni dovrebbe essere un arricchimento….ma forse lo è soltanto se non disturba troppo.:-)

              • “ho purtroppo scoperto che digressioni ed offese vengono spesso tollerate molto più delle idee ben esposte ma di segno contrario a quello concesso”.

                Il problema è proprio questo.
                E il risultato non mi sembra tanto … cattolico.

              • Francesca , purtroppo la debolezza umana è quella che è, e nessuno di noi è esente da peccati o vizi. Riguardo a queste moderazioni eccessive, qualcuno lo fa per onestamente ma per un eccesso di zelo rispetto al suo ruolo, convinto che sia necessario difendere la fede da quelli che ritiene concetti errati, eveitando pericolose « confusioni » nel presunto lettore ingenuo.
                Qualcun’altro lo fa invece per vero protagonismo personale, una malcelata versione di « lesa maestà », per il solo fatto di essere stato contraddetto e forse trovato in fallo su concetto.
                Ad una mia richiesta di spiegazione una volta mi è stato risposto che i blog non sono luoghi democratici. Il che è vero, se non fosse che non stiamo parlando di blog politici ma di blog cattolici, dove quindi ci si presume discepoli di un Signore che è morto innocente su una Croce, inviando i propri discepoli « senza bisaccia e senza calzari » , quindi totalmente disarmati. Perchè in teoria la Verità del Signore si difende da sola….l’addove è la quella vera ovviamente.
                Sopravviveremo !
                Salve 🙂

                • @ML65-4, vi sarebbe poi una interessantissima e ben più vasta casistica che riguarda i commentatori e cosa li muove a commentare cosa… (soprattutto quando sono commenti ripetutamente monotematici).
                  Se tutto fosse così semplice riguardo la Verità che si difende da sola (cosa vera), perché aprire un blog Cattolico?
                  Oppure per quelli smaniosi, ripetitivi, monotematici, che si lamentano di esser censurati, la domanda sorge spontanea: visto che in fondo è così semplice, perché non si aprono un blog tutto loro?? Nessuno li potrà censurare 😉
                  L’idea è che si cerchi una ribalta, laddove si sa vi è più visibilità… non credi?
                  Oppure si accettano le regole di casa altrui – come quando si è in casa altrui – che a meno che la tua casa non sia un albergo (o un bordello) anche tu applicheresti a casa tua.
                  E il contraddittorio, non sempre sempre di nostro gradimento, come noi stessi dobbiamo riconoscere (senza sopravvalutarci) di non risulterebbe sempre graditi.
                  Se esistesse il il Blog Cristiano per eccellenza – quello di cui parli – la massima anche nei commenti sarebbe « considerare l’altro sempre superiore a te » 😉
                  ma così non siamo fatti. Io per primo.

              • Aggiungo che la mia lettura dei blog cattolici si è molto assottigliata, molto velocizzata e “superficializzata”, da quando ho constatato tali pervasive (e spesso invasive) censure. Diciamo che abbastanza all’improvviso mi sono resa conto del perché le discussioni sviluppate dagli utenti spesso scadevano
                (e scadono) nel banale o nei flame più assurdi. [nota: i flame “motivati” invece li trovo giusti… perché no?].
                Leggevo le discussioni e mi sono chiesta spesso: “ma perché nessuno dice che…”? . Ora ho capito. Non è che “nessuno dice che”. È che non lo pubblicano!
                Sempre di più apprezzo Aldo Maria Valli, oltre che per molti suoi contenuti anche perché non consente commenti sul suo blog. Mi sembra di gran lunga più onesto dei siti pilotati.
                Capisco che io talvolta sono pepperina in certi toni… ma in genere motivo con argomenti ciò che scrivo. A volte non capisco quali scopi secondi personali
                mi si attribuiscano… Forse pensano che io sia chissachì. No. Sono una normale fedele cattolica di campagna. (ma evidentemente oggi sospettare il Gomblotto va di moda).

                • @Francesca, “peperina” come quando dai del bugiardo ed ipocrita a persona che neppure conosci (naturalmente con spirito cattolico e di verità) e dove poi dovresti ringraziare chi ti ha fatto il servizio di non pubblicare detto commento?

                  Così tanto per dire… perché ho l’impressione che tu abbia una visione un po’ unilaterale delle questioni.

              • @Bariom. Sì certo, dopo che in tutti i modi e più volte è stato dato della bugiarda, tendenziosa (e molto altro) a me. Bastava leggere i miei commenti col “principle of charity”, ma neanche: bastava leggerli! Alla fine né da te né da lui ho ricevuto un’indicazione su come poter agire in una determinata (grave) situazione.
                Non vi interessa un fico secco. Di conseguenza a me non interessate voi. Vi interessa solo apparire belli&bravi&buoni? Ok. C’è un problema
                in cui potreste dare una mano e non intervenite? Ok. Preferite darmi della falsa (dicendo che io avrei pubblicatoconversazi oni private) ? Ok. Preferisci pensare che io volessi attaccare te e/o un certo movimento? Ok . È vostra scelta. Fatti vostri. Io vi ho supplicato in tutti i modi e in maniera sincera, scrivendolo in tutti i modi possibili ed immaginabili.

                Per la cronaca io ho sempre affermato, e ancora affermo, che qualsiasi movimento deviante va corretto fraternamente – non certo espulso o roba del genere. E lo sostengo perché le realtà gruppali possono portare molti danni alla fede della singola persona e dell’intera società che poi sarà scandalizzata dai comportamenti “della Chiesa”. Se tu ci vedi interessi personali, o intenzioni di attaccare qualcuno, fatti tuoi. Non certo miei.

                Disquisire sul niente ora non m’interessa.

              • “L’idea è che si cerchi una ribalta, laddove si sa vi è più visibilità… ”

                E per fare cosa, scusa? A che pro volere una ribalta secondo te?

                (per la cronaca: io ho tenuto e continuo a tenere riservato un mio articolino pubblicato sul sito di un vaticanista oltre un anno fa. È la prima volta che lo scrivo in pubblico. Se volevo ribalta potevo fare pubblicità di quello. Inoltre ho un paio di miei blog che aggiorno pochissimo e dei quali non parlo né linko mai a nessuno. Anche perché uno è sulla nutella fatta in casa 😅 ).

                C’è un mio comm in attesa moderazione che ti risponde sul rilievo che mi hai fatto.

                • Ma infatti, come risulta anche dal tuo commento, il mio non era rivolto a te Francesca (mio padre in casi simili mi chiedeva: “cos’hai, la coda di paglia?”)

                  Era e resta di carattere generale.
                  O talvolta, sporadicamente o meno, ci può riguardare tutti in prima persona.

              • P.s. quello sulla nutella ha un numero di visite spropositato. Non è che avere ribalta in rete oggi sia così difficile.

                P.p.s. mi fu anche chiesto dal suddetto vaticanista se volevo scrivere un altro articolo più approfondito sull’argomento che avevo trattato, ma solo all’idea che mi potesse leggere gente tipo Tornielli … mi spaventai un sacco e non avendo io titoli particolari
                per farlo o esperienze sul campo ho preferito rifiutare, rispondendo che ero solo una semplice cattolica che studiava un pò. Mi rispose di nuovo con affermazioni di grande apprezzamento e incoraggiamenti a continuare gli studi. Fine. E non ti dico né il mio nome, né il suo.
                Il tuo invece lo sappiamo. Quindi… la ribalta chi la vuole?

                (ciliegina: non ci sarebbe stato nel panorama italiano/internazionale nessun altro direttore dal quale potessi desiderare di essere pubblicata… Ché ancora sto pensando che magari si è sbagliato… Così ogni tanto vado a vedere sul sito se ancora c’è il mio scritto 😅😅😅😅)

              • Bariom. Non hai capito. Quello rivolto a me, è in attesa di mod la mia risposta per te.

                Mentre su quello rivolto a ML 65 sono intervenuta in sua difesa. Non per “coda di paglia”.

              • Bariom. La prima frase è per difesa di ML e di tutti i commentatori censurati. Le parti dove parlo di me rispondono alla tua accusa generale di “cercare ribalta”.

                Poi ML ti risponderà per sè se lui sta cercando ribalta oppure no. E che tipo di ribalta. Al momento osservo che sia io che lui siamo ANONIMI.

                • E di nuovo…

                  Sei venuta in difesa di che? Di chi?

                  Forse che il mio commento delle 15.44 era accusatorio nei confronti di ML rispetto il suo delle 12.49?
                  Mah!

                  Secondo me il problema è tuo di pre-giudizo sulle intenzioni… cmq grazie, così ML se vorrà rispondere partirà spero con il piede giusto.

                  P.S. se hai avuto tanti complimenti da persona certo molto preparata, forse avresti dovuto vincere la tua ritrosia ad approfondire. 😉

                • Avevo già scritto in privato a Francesca che non avrei pubblicato il suo primissimo commento palesemente OT. Proprio per evitare flame. Non so se per mio errore o per errore di un amministratore il commento è stato comunque pubblicato. Diciamo che quello che era da dire è stato detto e chiederei quindi di chiuderla qua se possibile. Grazie ancora.

              • Infatti Minstrel, ho pensato che tu avessi cambiato idea per qualche motivo.

                Quindi Bariom non vedi la mia risposta per te perché non viene pubblicata per chiudere la discussione.

                Come “in difesa di chi”?
                Tu difendi sempre solo te stesso? Sì, tanto a sbagliare sono sempre gli altri. (ma dichiarati “peccatore” così risolvi il problema e chiudi la bocca a tutti).

                Ritrosia. No. So cosa so fare e cosa no. Non mi improvviso di certo giornalista solo per la ribalta, appunto. Il primo pezzo era un pezzo “di cuore” (tanto per cambiare),
                un tema a cui tenevo molto e che scrissi di getto solo per info alla redazione. La pubblicazione mi sorprese. Il contattarmi del direttore in persona ancora di più. Fine. )

              • “Non so se per mio errore o per errore di un amministratore il commento è stato comunque pubblicato”.

                …..
                Wow.
                …..
                Quindi sembra che io abbia avuto la risposta al mio quesito dal Direttore in Persona.
                Eh… c’è di che riflettere, anche alla luce di altre “coincidenze”. Niente di eclatante. Solo coincidenze. Al momento giusto.
                Wow.
                Grazie.

              • @Bariom . Rettifico.
                “Quindi Bariom non vedi la mia risposta per te perché non viene pubblicata per chiudere la discussione.”

                Rettifico. La mia risposta per te è stata pubblicata. Ore 17.50.

              • Caro Bariom, rispondo alla tua replica del 28 agosto 2017 • 15:44
                Intanto premetto che ti considero tra i commentatori più equilibrati di queste parti, e pertanto interloquire con te, anche se magari con alcune idee diverse, è sempre una occasione di crescita.
                Sinceramente questa volta però non ti seguo fino in fondo.
                Accanto a qualche commentatore monotematico, difetto che però è comune sia tra quelli che la pensano in assonanza con i moderatori che in dissonanza, ci sono tante persone che si vedono moderare i commenti in modo evidentemente parziale e prodditorio.
                Un esempio semplice .
                Qualche mese fa , su un altro blog , fu pubblicato un articolo negativo circa la notizia per la quale la Diocesi di Milano aveva consigliato, nel giorno della Santa Famiglia (credo 29 dicembre) , di evitare di fare in quel giorno celebrazioni di rinnovo delle promesse nunziali (tipiche dei 25 anni di matrimonio) per non mettere in difficoltà le coppie « anomale » che cmq frequentavano la chiesa.
                Tutti i commenti pubblicati (molto negativi ed offensivi verso la diocesi) partivano dalla errata convinzione che la Diocesi avesse vietato « per sempre » di fare celebrazioni di rinnovo delle promesse nunziali, mentre il consiglio era relativo soltanto al giorno del 29 dicembre. Dopo 30 commenti in questo senso, mi sono permesso di intervenire per segnalare l’incomprensione circa quanto detto effettivamente dalla diocesi. (ho scritto 2 righe assolutamente neutre)
                Il mio commento è finito in moderazione , per poi non essere mai più pubblicato, e nel frattempo si sono aggiunti un’altra trentina di commenti che partivano da una notizia male interpretata dai più.
                E’ solo uno degli esempi di come si possa fare disinformazione facendo mezza informazione.
                La domanda è : questo atteggiamento (secondo te) giova alla Chiesa ed alla conversione delle genti? O giova momentaneamente soltanto ai redattori dei Blog?
                C’è spesso molta auto-referenzialità e ricerca del consenso a tutti i costi, ed è normale che chi obietti sia pregiudizialmente guardato peggio di chi concorda o addirittura applaude, ma alterare il dialogo è una forma non onesta di contraddittorio, che dimostra che sia ha poca fiducia nelle proprie idee, oltre ad essere contro la Verità.
                E’ ovvio che si potrebbe evitare di scrivere e commentare, e così evitare di incorrere in moderazione, ma tante persone (tra cui me) hanno il sincero desiderio di partecipare a queste discussioni , a patto di non vedersi tagliare i commenti e di conseguenza anche le idee.
                Salve.

                • Debbo dire che è la prima volta che sento parlare di questa astrusa storia di “rinnovo” delle promesse nuziali: ci saranno forse “buone” (?) ragioni pastorali, ma secondo me è partecipe di una confusione culturale profonda e di una forma di clericalismo eccessivo.

                  Infatti, (1) il matrimonio è un sacramento e non è un semplice “voto”, anche se “perpetuo”, nel senso religioso del termine di cui il rinnovo annuale può avere una sua utilità simbolica; Essendo un sacramento non c’è niente da rinnovare in un matrimonio il quale sarà sempre valido anche senza il mantenimento di tali “promesse”, che, in realtà, sono elementi di obbligo contrattuali che non possono mai venire meno.

                  (2) Il fatto di fare questo “rinnovo” ogni 25 anni dà la falsa impressione che il matrimonio cattolico possa essere contrattato per un tempo limitato e che vada da esssere rinnovato: questo tipo di confusione, non insegnata esplicitamente, ma implicitamente con una formula di “rinnovo” in realtà viene propalato erroneamente, sposando lo spirito deleterio del mondo attuale e confondendo le rette idee dei cattolici e non cattolici meno preparati.

                  Secondo me, invece, la formula giusta sarebbe una celebrazione e magari una messa per rendere grazie a Dio del dono che ha fatto all’umanità con questo sacramento.

                  Grazie per lo spunto di riflessione.
                  In Pace

              • Caro ML, sperando la risposta al tuo commento sopra 31 agosto 2017 • 15:50, cada “nel posto giusto”, anzitutto ti ringrazio per l’attestato di stima, poi devo dirti che non è fondamentale “seguirmi fiono in fondo” nel mio commento da cui sei partito.

                Era una semplice nota a margine nell’intricato argomento delle moderazioni o meglio “censure” ai commenti in un blog (moderazione è una coasa, la non pubblicazion è un’altra).

                Lungi da me dire che chi “modera” o “censura” lo faccia sempre con ragione o avvedutamente.

                Peraltro la “moderazione” non è esercizio semplice e talvolta richiederebbe un impegno h24 (come usa dire) e poi chi “modera i moderatori”? 😉

                Tralascio quindi il commentare l’episodio che riporti… ricordo il tema, il dibattito e mi pare persino di aver letto un commento tuo in quell’occasione (o sei stato azzerato del tutto?).

                A mio giudizio ciò che dovrebbe essere sempre moderato in un blog, non sono tanto le idee (tranne ovviamente idee del tipo “per me chi la pensa così o fa cosà andrebbe sterminato!”), ma il tono e gli atteggiamenti. Toni e parole offensive; toni e parole che implicano giudizi sulle persone; inutili prolungarsi di “scontri a due” dove è evidente che non esiste prospettiva.
                Il che rende ancora più complicato applicare un moderazione puntuale ed equilibrata.

                Detto questo, dfronte alla censura di un nostro commento, ci troviamo sempre di fronte all’esercizio di un “potere”, che può essere giusto o inguisto, che può piacerci o no, che possiamo accettare di buon grado o subire a torto collo.
                Resta il fatto che talvolta, soprattutto per ciò che circola “in rete”, diamo forse troppa importanza al nostro come all’altrui pensiero, come se l’uno o l’altro potessero realmente incidere sulla Verità, quando persino le Nazioni “come pula sono disperse sui monti dal vento” (Isaia 17,13 part.).

                Comunque ML, nonostante neppure io riesca a seguirti sempre sino in fondo, non mi sei mai parso commentatore passibile di censura (dalla “moderazione” possiamo passare tutti per un motivo o per un altro).

            • Concordo pienamente con te su questa precisazione: resta però il fatto che non è la prima volta che negli scritti di papa Francesco, nei quali le parole andrebbero soppesate a lungo, la scelta infelice dei termini da adito a parecchi fraintendimenti…

              • Anche Pietro resta pur sempre Simone, con tutti i suoi umanissimi limiti. Resta comunque il fatto che Pietro non è un optional per la fede cattolica, ma un elemento essenziale: la roccia di carine che non ci fa raccogliere soltanto attorno a una dottrina – come qualsiasi ideologia – ma attorno a un uomo con un volto e una storia. Senza Pietro fluttueremmo in un “puro religioso” senza radici.
                Ciò detto, resta ancora un altro fatto innegabile: che questi fraintendimenti spesso sono il frutto di esagerazioni, amplificazioni, strumentalizzazioni.
                E quando è così prestarsi a un simile gioco, quando mai come adesso abbiamo a disposizioni tanti strumenti di conoscenza, grida vendetta al cielo.
                Come ripete un pensatore che amo molto, Fabrice Hadjadj, oggi siamo nell’epoca del push-button, abituati ad avere tutto istantaneamente, con un click, senza sforzo, senza impegno. Anche nel campo della religione avviene lo stesso. Vorremmo una push-button spirituality. Ma una simile “fede” andrebbe bene forse per un cane di Pavolv che alza la zampa a comando, non per l’uomo fatto a immagine e somiglianza di Dio. Perciò io consiglio a tutti di fare buon uso di questa ambiguità, vera o presunta che sia. La fede cristiana è dono, verissimo. Ma è anche decisione, sforzo, battaglia, impegno.
                Cerchiamo essere radicali nel mondo giusto, andando cioè alla radice delle cose, senza accontentarci delle pappette preconfezionate, premasticate e predigerite dei mass media, tradizionali e nuovi.
                Preghiamo di più, leggiamo di più, meditiamo di più, viviamo di più la Chiesa. Altrimenti diventeremo una frangia lunatica rancorosa e sterile, come ci vuole il «mondo».

              • @Andreas Hofer
                Sul fatto che Pietro resti sempre la roccia sulla quale restiamo saldi non ci piove.
                Resta pur sempre il fatto che, come allora la serva disse a Simone: «Certo anche tu sei di quelli; la tua parlata ti tradisce!»… oggi il substrato culturale della teologia della liberazione occhieggia spesso tra le righe…

              • Senza dubbio. Ma come ribadì anche il cardinale Müller c’è teologia della liberazione e teologia della liberazione. Solo quella di stampo marxista incorre nella condanna della Libertatis nuntius. Il cardinale Bergoglio non abbracciò mai queste correnti estremistiche della TdL quanto piuttosto la «teologia del popolo», una branca della TdL critica delle ideologie sia di stampo liberale che marxista: http://www.lacrocequotidiano.it/articolo/2016/11/16/politica/appunti-di-teologia-politica-bergogliana

              • Conosco abbastanza la teologia della liberazione da sapere che non tutta utilizza i Vangeli a supporto della filosofia marxista, però so anche che l’inculturazione latino americana oggi maggioritaria è quella di un popolo migrante che ritiene di aver apportato un miglioramento culturale alle popolazioni autoctonie.
                Aggiungi un pizzico di neo luteranesimo in salsa kasperiana e vedi un po’ se non sarebbe opportuno soppesare maggiormente quello che viene messo per iscritto.
                Io ricordo che, fino a non molto tempo fa, gli scritti papali venivano citati ipso facto come interventi del Magistero, mentre oggi, su talune parole, si ergono molte persone, più papiste del Papa, ad affermare che “si, è scritto così, però quelle parole vanno lette alla luce del Magistero…”: come se lo Spirito Santo non fosse presente anche nel “sensus fidei” dei semplici credenti…

            • Il problema della TdL non è OGGI l’adesione alla lettura marxista, ma la sostanziale sostituzione del Soggetto che si adora: il povero, il popolo, la natura e via dicendo prendono progressivamente il posto di Gesù Cristo. si ha la totale divaricazione tra il principio di incarnazione e il principio di inculturazione (col risultato di decultare il cattolicesimo dal cattolicesimo stesso). Ovvio, che questa deriva piaccia molto alla sinistra globalista,..

              • Che vuoi farci: c’è chi ha come dio il denaro e mette al primo posto i poveri economici, c’è chi ha come Dio il Dio di Gesù cristo e mette al primo posto i poveri di spirito.

  6. @Simon

    Hai azzeccato Simon, il “rinnovo” è una formula semantica con significato infelicemente esteso, erroneamente utilizzata per fare quel che hai scritto alla fine del tuo commento: rendere grazie a Dio per la grazia del matrimonio che è ancora in essere (e che sempre sarà “finché morte non vi separi”). Diciamo che, si, è un modo di definirlo molto infelice e che potrebbe dare adito a malintesi. Ma ti assicuro che gli sposi che vi partecipano, per lo meno quelli che ho visto, sanno bene cosa è il matrimonio per la Chiesa, anche solo perché cercano di viverlo a pieno giorno per giorno.
    Dalle nostre parti poi non si fa ogni 25 anni, ma ogni 5 anni! Lo sai come siamo: ogni scusa è buona per festeggiare! 😀

    • Corretta la precisazione di Simon, come pure quella di minstrel.

      La prima di Simon mette in guardia da possibili fraintendimenti, la seconda di simon puntualizza la vera natura di questo “rito” e concordo nel dire e pensare che gli Sposi che vi partecipano sanno cosa stanno facendo. E’ un rendimento di grazie a Dio e un “rinnovo” non del Sacramento (ci mancherebbe), ma delle promesse scambiate in quel giorno.
      Rinnovo che in fondo “rinnoviamo” ogni giorno al nostro Coniuge per le scelte di ogni giorno sempre appoggiati a Dio, confermati e fortificati dalla Sua Grazia.

      E’ un rinnovo (quello delle promesse) che si fa “pubblico” ogni X anni, festeggiandolo come si festegga ogni importante tappa del nostro cammino nella vita, così come i sacerdoti talvolta festeggiano l’Anniversario della loro Ordinazione.

      Essendo pubblico, diviene anche occasione di testimonianza nella gioia (ecco perché allora – facendo riferimento al commento di ML – non trovavo affatto opportuna la scelta di evitare questo rito per “non turbare” le coppie che si trovano in situazioni irregolari… ma non voglio riaprire qui il dibattito).

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