Blog dei Blogs 46 – Speciale #JeSuisCharlieGard

Negative WWW

Il verdetto che nessuno di noi voleva, ma che tutti aspettavano è dunque arrivato: si interrompano le cure al piccolo Charlie Gard. La sentenza di Strasburgo, che ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dai genitori di Charlie Gard per il mantenimento della respirazione artificiale nei confronti del figlio, ha creato almeno due fronti compatti nei media e nei social: quelli che urlano e strepitano e quelli che semplicemente prendono atto. C’è un terzo fronte che è quello della carta stampata, dove la notizia non si trova nemmeno nella pagina dei cruciverba estivi, ma questa è un’altra faccenda.

Di primo acchito anche noi di Croce-Via abbiamo voluto inserirci, dalla nostra pagina facebook, nelle voci che “gridano nel deserto”, perché ritieniamo insopportabile il silenzio della stampa italiota e risibili le poche parole dedicate alla vicenda dei media web maggiori (corriere e stampa in testa). Parlarne quindi, ma senza calcare troppo la mano perché questa tristissima situazione è tutt’altro che chiara, quel che sappiamo è palesemente solo quello che i pochi media che si sono interessati al caso hanno voluto (o potuto) raccontare. Se da un lato dunque l’indignazione e la frustrazione è tanta, dall’altro la prudenza non deve mai venire meno… oppure no? Bel dilemma.
Immaginate infatti se fosse un caso malaugurato di accanimento terapeutico, lo strepitare non porterebbe acqua ai mulini sbagliati, e parecchia? Il silenzio in questo caso non sarebbe solo giusto, ma necessario. Se invece è davvero un caso che sdogana l’eutanasia decisa dallo Stato, in maniera coatta e forzata, contro il volere genitoriale, come per altro il tutto di primo acchito appare, allora è il caso davvero di levare gli scudi e partire lancia in resta!
Ma chi può dire dove stia la realtà? Esatto, siamo ad un bivio, ad un Crocevia appunto. Per questo si è avuta l’idea di lanciare un blog dei blogs dedicato alla piccola anima di Charlie e ai suoi genitori, dove raccogliere più pareri e aprire i commenti ai vostri. Per approfondire se si riesce, ma forse anche solo per pregarci un pò su…

Il foglio

Il giornale di Ferrara si dimostra uno dei più completi nel panorama italiano, fornendo un articolo di Terlizzi che esplica il caso, ma non le manda a dire sulle contraddizioni insanabili che comunque lo stesso comporta agli occhi di una opinione pubblica attenta. In primis ci spiega perché è stata chiamata una corte giudiziale a chiarire un caso medico:

Ora, cosa c’entra qui un giudice? Perché c’è una sentenza? Per due ragioni, fra loro connesse, che sono state erroneamente e strumentalmente applicate al caso di specie. La prima: l’esistenza in Inghilterra di una legge che vieta l’accanimento terapeutico (da noi non c’è ancora, ma se passa il disegno di legge sul testamento biologico sarà lo stesso anche in Italia), che consiste nell’esecuzione di trattamenti di documentata inefficacia in relazione all’obiettivo, con un rischio elevato e/o una particolare gravosità per il paziente con un’ulteriore sofferenza, in cui l’eccezionalità dei mezzi adoperati risulti chiaramente sproporzionata agli obiettivi della condizione specifica. La seconda: la conseguente richiesta al giudice da parte dei medici dell’ospedale di dichiarare “pienamente lecito e nel miglior interesse di Charlie che si interrompa la ventilazione artificiale” dato che “le misure e i trattamenti finora adottati sono i più compatibili con la dignità di Charlie” e di dichiarare legittimo il rifiuto di consentire al trasferimento di Charlie per un nuovo trattamento sperimentale.

E tutti i Tribunali hanno dato l’unica sentenza che conosciamo. Poi si chiede se davvero è accanimento terapeutico (e secondo l’autrice del pezzo non lo è) e arriva al dunque quando parla di “maggiore interesse del fanciullo”. E qui in effetti c’è una dei punti più incredibili della vicenda, quello che fa andare a quel paese la prudenza: il maggiore interesse di un fanciullo, che a detta dei genitori (si dice, appunto…) cresce di peso e sa farsi capire sulle cose che gli piacciono e non gli piacciono, è dunque morire per soffocamento e non tentare di vivere un’altra ora circondato dall’amore dei genitori? Da genitore qui verrebbe da urlare “Allah akbar”, altro che prudenza, ma freniamo le mani e imponiamoci il confronto voluto.
L’articolo parla anche del: “trattamento medico sperimentale negli Stati Uniti che potrebbe portare beneficio e migliorare le condizioni del bambino.”. Ma è la stessa…

Silvana de Mari

Medico, che dichiara che quasi sicuramente tale trattamento non avrebbe di certo aiutato gran chè. Scriveva su fb prima della sentenza: “Charlie morirà . Ha una malattia gravissima, ma perché impedire ai suoi genitori che hanno raccolto un milione di sterline di portarlo negli USA per una cura che sicuramente sarà inutile, ma perché impedire il tentativo?”. La domanda è lecita. Perché? E’ accanimento terapeutico perchè si sa che la cura sarà inutile (come dice Silvana) e quindi sarebbe solo prolungare l’agonia, oppure… oppure si pensa sia una agonia una vita come quella di Charlie? Chi stabilisce cosa è vita? Cosa è la vita? Torniamo ai fondamentali!

Avvenire

ci offre un articolo perfetto, uno rari momenti in cui si permette di pubblicare qualcosa di splendido. Leggetelo per rinfrescare la memoria su cosa sia la vita e quindi cosa la vita umana. Su tutte una frase: “La persona è soggetto di diritto, mai oggetto. «La persona è il diritto sussistente», diceva Antonio Rosmini.” Dio lo benedica! Andiamo avanti cercando qualcuno che difenda la Corte di Strasburgo. Cerco, cerco e mentre cerco arrivo su…

La nuova Bussola Quotidiana

Che ovviamente propone un articolo “contro”, naturalmente con riflessioni mica male come questa: “l’amore gratuito (dei genitori) l’Europa lo sta rifiutando con crescente disprezzo, sostituendolo con un nichilismo che non ammette speranza.”
Una cosa è certa: questo è un fatto. Qualcuno che ci parla di qualcosa di più preciso però? Che da ragione ai medici? Proviamo da…

Critica scientifica

Enzo propone, come suo solito, un articolo con un taglio politico globalista ed è il primo che parla di un nuovo corso “che non abbisogna di maschere”. “Inizia il postumano” dichiara, questo perché ci si indigna per un cane in Danimarca, mentre si tace per una vita umana oramai consegnata alla mera giustizia sotto un silenzio assordante. Espone 6 punti (in realtà uno con le sue conseguenze) che a suo avviso la sentenza londinese sdogana. Ma qualcuno che difende la Corte?

Giuliano Guzzo

Va beh, finché cerco da lui… Eppure anche il suo articolo mi appare mesto e triste, ma non urlato nonostante i toni “apocalittici” o quanto meno biblici: Erode è tornato. E anche lui, come Enzo, parla di maschere gettate al vento, che oramai non servono più. La secolarizzazione è compiuta, il silenzio che ci circonda è il suo risultato. Ma qualcuno difende la sentenza? Andiamo sul fb dell’Ospedale accidenti!

Great Ormond Street Hospital

Dove scopriamo che le recensioni hanno chiuso perché moltissime ieri sono state quelle negative ad 1 stella con la scritta “Don’t kill Charlie!”. Quasi tutti italiani per altro. Alcune recensioni qui e lì, queste veramente inglesi, che si lamentano schifate delle recensioni negative. E qui mi sale la domanda: perché? So che Silvana e Costanza hanno promosso questa battaglia a suon di recensioni negative e quindi ci sta che centinaia di italiani abbiamo compiuto questo “gesto contro”, ma davvero all’estero questa faccenda è oramai quotidianità tale da non smuovere nessun ciglio? Anzi, è talmente normalità che essere contrari o muovere remore, porta allo sdegno?

Servirebbe una ricerca nei quotidiani esteri, cosa che ora posso fare solo in modo estremamente veloce e quindi inefficace. Vediamone alcuni:

The guardian

Dove leggiamo almeno qualche straccio di virgolettato dei medici e dei giudici.

British courts have already concluded that it would be lawful for the hospital to withdraw life sustaining treatment because it was likely Charlie would suffer significant harm if his suffering was prolonged without realistic prospect of improvement. The experimental therapy, the courts maintained, would produce no effective benefit.

e ancora:

“The domestic courts had concluded, on the basis of extensive, high-quality expert evidence, that it was most likely Charlie was being exposed to continued pain, suffering and distress and that undergoing experimental treatment with no prospects of success would offer no benefit, and continue to cause him significant harm.”

La domanda nasce spontanea, sbaglio o davvero ho letto poc’anzi: “most likely”?! Queste davvero sono le motivazioni mediche? Forse, non lo sappiamo, quasi sicuramente ma con un ma, crediamo, vorremo pensare che, quasi certamente anche se non si sa, Charlie soffre?!? Ma cosa significa sofferenza? Dove è quel benedetto realismo che chiarisce come un soggetto “impara” in maniera propria a conoscere le cose del reale? Siamo tutti così kantiani dal pensare che Charlie conosca la realtà della sofferenza come la conosco io? Siamo così pieni di cazzate filosofiche implicite da non comprendere che per lui la vita è quella ed è PER NOI, che non RIconosciamo più la “persona come diritto sussistente” (maledetto diritto positivo!), che il problema nasce e con esso il pensiero se Charlie stia “soffrendo” come soffriva il DJ che dopo una vita sorridente passata fra mojito e feste notturne ora era costretto a letto?!

Chiudiamo con uno dei maggiori quotidiani inglesi, il tempo vola

The sun

Articolo di mera cronaca nel quale troviamo giusto giusto questo

Docs at Great Ormond Street hospital want to allow little Charlie, who suffers from a rare genetic condition and has brain damage , to “die with dignity”.

Morire con dignità. Sembra sempre la solita solfa cretidiota radical chic che mi chiude la bocca defitivamente.

Ho cercato finora di restare “neutrale” e prudente, naturalmente scartando spesso nell’alveo delle bocche schiumanti di rabbia. Dopo questo breve escursus ancora non so se abbandonarmi a “dove mi porta il cuore” oppure se alzare bandiera bianca come fa Avvenire che riporta oggi la sola cronaca striminzita con un link a metà che, messo così, sembra proprio un dovere assolto mestamente.

Chiedo pertanto a voi. Esistono link, documenti, articoli, opinioni che possono far luce in modo chiaro in questa vicenda intricata? Ce li mettete nei commenti? Perché davvero o tutto il mondo è oramai asservito, Santa sede compresa visto il silenzio che gira anche da quelle parti, tranne pochi italiani in lotta contro il maligno oppure c’è qualcosa che evidentemente ci sfugge o a cui forse non diamo troppa importanza. Ci sono voci violentemente fuori dal coro oltralpe? Che dice la manif pour tous? Che dice Citizen go? E soprattutto dove sono i radical chic che ci indicano la luce progressista? Dove gli argomenti “pro” da smontare?! Davvero dobbiamo solo pensare di abbandonarci ad un mesto “kyrie eleison”?



Categories: Blog dei Blogs

Tags: , , , , , , ,

240 replies

  1. Mi correggo, Avvenire ieri ha scritto un articolo di approfondimento a firma Francesco Ognibene! Mi accingo ora a leggerlo!

    https://www.avvenire.it/famiglia-e-vita/pagine/diritto-di-vivere-dovere-di-morire

    • Fermo restando Minstrel che bisognerebbe aver approfondito tutti gli aspetti financo i protocolli delle possibili cure sperimentali, non dimentichiamo le problematiche di fondo:

      1) Accanimento terapeutico – impedire con ogni mezzo al limite del sensato, la morte di una paziente destinato a morte certa, clinicamente parlando.

      2) Cura (per quanto sperimentale) che può salvare una vita che pare essere destinata a morte certa solo per l’insuccesso di ogni altra cura.

      Altro aspetto non secondario:

      Vengono sospese delle “cure” o viene sospeso il “supporto vitale” che potrebbe essere semplicemente lasciar morire di fame e di sete il paziente?

      Sospendere l’alimentazione è sospendere un “accanimento terapeutico”? Direi proprio no…
      (Oltre ad essere una morte certa tutt’altro che caritatevole).

      E infine, può uno Stato sostituirsi d’emblèe, alla figura dei Genitori, esautorandoli da ogni loro diritto naturale?
      Perché non è che sono stati sottoposti a giusto processo, (che oggi comeoggi poi “giusto processo è già una parola grossa) che ha stabilito che non sono genitori che possono esercitare la patria potestà.

      Non si può poi non avere un brivido lungo la schiena in un periodo come queto dove tanto, troppo, viene fatto in più di una direzione, perché la Famiglia come cellula basilare della sociatà sia disgragata.

  2. Cito l’amico studioso di filosofia NIccolò Bonetti (da sempre di area moooolto progressista) che dal suo fb, linkando famiglia cristiana, scrive:

    “Situazioni cosi delicate meriterebbero titoli un po’ più pacati e razionali da parte della certa stampa. Da quello che si può capire, limitandosi alla lettura di articoli cosi esagitati, è che si tratta di “tentare l’impossibile” (cit.) e di “cure sperimentali” (cit.), in altri termini sembra proprio accanimento terapeutico che non può essere certo imposto ad un figlio morente dai propri genitori contro il parere dei medici.”

    https://www.facebook.com/niccolo.bonetti/posts/10213695593008355

  3. Caro Minstrel,

    Ti ringrazio di esserti dato la pena di fare una recensione completa sul caso in questione.

    Personalmente in questa faccenda la penso come Niccolo Bonetti da te citato.

    In particolare fare del proprio bambino una cavia per esperimenti di cui non si conoscono gli effetti secondari forse molto dolorosi, anzi contro il parere dei medici stessi, mi sembra essere un atteggiamento alquanto anti-etico.

    Da quel che leggo siamo in un caso di accanimento terapeutico dove non c’è speranza che il bambino possa sopravvivere un giorno, non solo ma la coscienza soggettiva che egli possa avere della propria situazione non potrà che aumentare: non siamo in un caso di eutanasia, non si lascia qui morire qualcuno il cui destino è di vivere anche se molto malandato.

    C’è anche un altro punto importante: la vita terrena non è la cosa la più importante in terra, ma bensi quella eterna e bisogna accettare che la durata di vita terrena dipende dalla capacità del corpo a compierla naturalmente. Cioè una volta staccato il ventilatore bisogna assicurarsi che il bambino sia sfamato, dissetato e curato, e anche dato, se necessario, medicazioni contro il dolore e seguirlo fino alla sua fine normale: magari vive ancora cent’anni e se non è il caso è che così deve essere.

    Non c’è un diritto al bambino dei genitori, non c’è un diritto all’immortalità del corpo, non c’è neanche un diritto alla buona salute o alla ricchezza. Usciamo dal platonismo e atterriamo nel mondo reale.

    E preghiamo per lui e per i suoi genitori.

    In Pace

    • Grazie Simon. Scrivevo a Niccolò: il mio cuore è incazzato, la mia mente invece lontana. Prudenza prima di tutto. In effetti se davvero il caso è di puro accanimento terapeutico è assurdo e controproducente fare qualsiasi cosa che non sia pregare.

    • anche io sono molto combattuto seppur abbia postato nel mio blog un riferimento al Moloc.

      Oltre alla questione dell’accanimento terapeutico c’è però la questione dei genitori che in questo caso vengono “sostituiti” dallo stato, questo non diventerà un precedente per cui un giorno sarà lo stato appunto a decidere se una persona è degna o no di vivere?

    • Simon, sono perplesso di fronte ad alcune tue parole. Da un lato vedo che anche tu hai capito come me il senso di quello che in modo spiccio i giornali chiamano “…conferma dell’ordine di staccare la spina”: cioè, d’ora in avanti si potrà staccare il ventilatore che assicura l’aria a Charlie.
      Dall’altro lato mi chiedo: ma anche per Welby si parlava di staccare il ventilatore, e così fu (ed io ancora oggi rimango della mia idea: fu comunque eutanasia staccarglielo). Ora mi chiedo (visto che dici “non siamo in un caso di eutanasia”): ma quale sarebbe secondo te la differenza tra questo caso e quello di Welby? Parlo di differenza in negativo, cioè di cosa che ti fa pensare che ha ragione un esterno a decretare la fine delle cure.
      E nota che secondo me, se una differenza c’è, è piuttosto in positivo: almeno nel caso di Welby Mina poteva dire: basta con queste cure a mio marito! Invece qui abbiamo una fredda autorità statale che sibila il suo mortifero “Basta così” a dei genitori affranti. E non è questo un progresso ulteriore verso una cultura di morte?
      Ripeto, alla luce di tutto questo, non capisco mica il tuo intervento.

      • A mo’ di ulteriore documentazione e a scanso di dubbi, trascrivo quanto scrisse sul caso Welby l’allora Presidente della pontificia accademia per la vita. Sottolineando il rischio della strumentalizzazione per fini politici di un dramma della sofferenza, disse: “Si vuole ar­rivare alla legittimazione dell’eutana­sia, strumentalizzando un caso estre­mamente pietoso, estremamente de­licato e al confine della sopportabilità umana…” (tra parentesi, notare che nel caso Gard non siamo ancora a questo punto).
        Queste, in ogni modo, le parole di Mons. Elio Sgreccia, e dell’allora PAV. E… ah, già, io personalmente ritrovo in questo una delle differenze tra il caso Welby e quello di Charlie: allora c’erano Sgreccia e una PAV che si esprimeva, oggi c’è la Pontificia Accademia per la Vita di Mons. Vincenzo Paglia, finora muta e riccioluta.

    • Concordo con questo post di Simon, anche se l’argomento è quantomai delicato. La questione dell’accanimento terapeutico è davvero molto complessa, come anche ha ricordato Roberto più sotto, perciò ammetto che dovrei approfondire la questione.

    • Scrive Minstrel:
      “In particolare fare del proprio bambino una cavia per esperimenti di cui non si conoscono gli effetti secondari forse molto dolorosi, anzi contro il parere dei medici stessi, mi sembra essere un atteggiamento alquanto anti-etico.”

      Mentre questo è un poco etico giudizio sulle intenzioni e la realtà delle cose (ancor più dei cuori che non possiamo conoscere), che inoltre prende per buoni “tout court” i giudizi dei medici, che sappiamo essere purtroppo spesso (non sempre ben inteso) mossi da tutt’altro interesse che non quello del paziente.

      Il salto conclusivo poi al “diritto all’immortalità del corpo” (che certo non esiste), come se questo sottintendesse alle scelte e alle speranze del Genitori di Chiarlie è del tutto fuori luogo o comunquer qui mal posto.

    • Simon, tu sai quante polemiche ci sono state tra noi. Eppure ho letto il tuo intervento su CS ed ora il tuo intervento qui e devo farti i complimenti per la lucidità ed oggettività con la quale hai affrontato il problema.
      Rilevo invece, girando per i blog, la nascita di una specie di “scientismo cattolico” .
      Dove cioè una volta i credenti si affidavano alla preghiera invocando un intervento divino, oggi si affidano alla scienza contro ogni speranza. Come se Dio, per agire, avesse bisogno di passare attraverso qualche cura disperata e magari costosa. La scienza quindi viene divisa in 2 : quella “cattiva” (che dice che Charlie è inguaribile e su di lui si sta producendo accanimento terapeutico , e quella “buona”, che invece lo guarirà grazie a cure sperimentali che quella “cattiva” gli nega (ovviamente in malafede).
      Bene hai fatto a ricordare che non esiste il diritto all’immortalità del corpo , alla buona salute o alla ricchezza, ed esistono dei limiti oltre i quali non si può andare.
      Ottimo poi ricordare la legge sull’accanimento terapeutico inteso come ” procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi”. Nessuno si ricorda infatti che le risorse finanziarie mediche sono “finite” e che spendere una quantità eccessiva di denaro per accanimento terapeutico significa sottrarre lo stesso denaro ad altri settori della sanità, e quindi in potenza danneggiare in modo nascosto, invisibile ma ben concreto, qualche altro malato che avrebbe invece speranza. Questo punto dei “soldi” è un punto su cui eticamente si potrebbe fare qualche approfondimento anche teologico (io non ne sono capace eh).

  4. Quando è iniziata la vicenda ho letto da qualche parte un articolo su un bambino italiano che soffre dello stesso male e ha ora 9 anni, mi pare, e che dipinge. Cerco di ritrovarlo, ma non ricordo il percorso…
    Ad ogni modo, accanimento terapeutico o no, ciò che più mi colpisce della tristissima vicenda è che sia una corte di “giustizia” a decretare se il bambino vive o muore. Prego tutti i giorni per lui, per i genitori e per medici e giudici e spero che il piccolo ce la faccia comunque (si, spero in un miracolo che faccia capire a medici e giudici che la loro “onnipotenza” e soltanto una illusione). Ma sia fatta la Sua volontà e non la nostra.

  5. A proposito di “certa stampa” (cit. Bonetti); suppongo che il filosofo progressista si riferisca ai siti ProLife italiani, di orientamento indubbiamente non progressista, magari conservatore (é un insulto adesso?), certamente cattolico. Bene.
    Qui sotto due link a “Vatican Insider” (di cui l’ultima cosa che si può dire è che sia conservatore…).
    Il primo, l’appello della Conferenza episcopale inglese:

    http://www.lastampa.it/2017/06/28/vaticaninsider/ita/nel-mondo/charlie-gard-i-vescovi-inglesi-straziante-mai-agire-per-porre-fine-deliberatamente-alla-vita-S0EGCKVprKz8NyDvfYpwlN/pagina.html

    Il secondo, la lettera a Papa Francesco di Gemma Faggioli e marito (dei quali ammiro e invidio il filiale rispetto mantenuto verso la figura dell’attuale pontefice) che supplica un suo intervento:

    http://www.lastampa.it/2017/06/28/vaticaninsider/ita/documenti/lettera-al-papa-per-salvare-charlie-IfkScLVW3t8lNjq44JLfQJ/pagina.html

    Termino con un’osservazione, per non sembrare ipocrita a cavarmela solo coi link. Sono anch’io indignato da un silenzio ecclesiale ben preciso ma sempre più assordante (gerarchia centrale = curia, pontifici consigli) e ritengo che con il caso di Charlie stiamo arrivando al colmo della misura. Non è più possibile, secondo me, cavarsela suggerendo che “in fondo nei casi singoli basta che parlino i vescovi del luogo…”. Come ricordano anche i coniugi Faggioli discretamente nella loro lettera, la sensibilità del pontefice verso i bambini vittime di povertà e guerre fuori dall’Europa è cosa nota. Appare quindi ovvio che ve ne possa essere altrettanta verso un bambino vittima della miseria morale della disperata Europa. Socci ha oggi provocatoriamente riassunto il tutto dicendo: Charlie non vale meno di Aylan. Il Papa ha un modo per smentire questa provocazione: intervenendo, direttamente o attraverso la Pav.

    • Ho messo il post di Antonello pra di leggere questo tuo di cui ti ringrazio. Davvero questo caso è divisibo come non mai, davvero qui mi pare abbia finora vinto chi sappiamo…

      • Ho letto il commento di P. Iapicca. Comprendo il timore della divisione e dello scandalo che da essa consegue. Mi limito a fare mio quello che è già apparso sul sito dei Papaboys: quello che amareggia è (qui, e in altri casi recenti che non cito per non irritare) il silenzio, l’assenza di qualsiasi pronunciamento. Si tratta di un caso di accanimento terapeutico? Bene, la PAV (non occorre il Papa, che non può essere un “tuttologo”) esiste anche per questo. Si può dire, con la carità dovuta al dolore dei genitori, che comunque non è peccato non accanirsi, se davvero questa è la questione.
        Il silenzio e la mancanza di chiarificazione però sono (qui e in altri casi più celebri, ribadisco) scorretti e alla lunga controproducenti, sia perché non risolvono la questione, sia perché spingono a ritenere che chi tace, lo faccia per paura, per vigliaccheria di fronte al mondo.

        • Ma da la PAV possono solo dare gli orientamenti, piú i meno quello che dice Simon. Chi puó sapere se é accanimento o negazione di trattamento sono i medici, i genitori e i giudici. É loro la decisione, preghiamo perche in coscienza prendano la giusta.
          Purtroppo tutti i siti cattolici sono diventati esperti in sindrome di deplezione del dna mitocondriale e come curarlo.

          • Sante parole !

          • Qui l’intervista a Piero Santantonio, presidente di Mitocon Onlus: non è un medico, ma in qualità di padre di un ragazzo affetto dalla stessa malattia, di medici e di terapie ne ha frequentati parecchi, ed è a conoscenza delle varie tipologie in sperimentazione. Suo figlio ha 18 anni:
            http://www.lanuovabq.it/it/articoli-fermatevi-vi-diciamo-che-charlie-ha-ancora-speranze-20322.htm

            • Sempre a proposito di esperti di medicina, qui l’opinione (assai critica verso il mondo della medicina inglese) del genetista Roberto Colombo: https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/la-medicina-rinunciataria
              Aggiungo che stamattina “Avvenire” ha riacquistato (alcuni) punti ai miei occhi, non solo per la pubblicazione del presente articolo, ma anche per la decenza di non dare rilievo né (al momento) pubblicare le parole di Mons. (?) Paglia. Un po’ di vergogna esiste ancora.

            • Come dice Blaspas, qui sono tutti specialisti salvo, aggiungo io, gli specialisti stessi:

              Charlie suffers from the RRM2B mutation of MDDS. No one in the world has ever treated this form of MDDS with nucleoside therapy, although patients with a different strain, TK2, have received nucleoside therapy, with some recorded benefit. In mouse models the benefit to TK2 patients was put at 4% of life expectancy. There is no evidence that nucleoside therapy can cross the blood/brain barrier, which it must do to treat RRM2B … The GOSH team believe that Charlie can probably experience pain, but is unable to react to it in a meaningful way. Their evidence was that being ventilated, being suctioned, living as Charlie does, are all capable of causing pain

              (Sottolineanture mie)

              In Pace

            • Se é cosi, un medico patrocinato dalla Onlus si dovrebbe essere presentato alla corte inglese come amicus curiae ed offrire il suo testimonio. Qualche médico dell´spedale Gemelli si potrebbe essere offerto a ricevere Charlie nel suo reparto.
              La mia opinione é che nessuno lo fa perche di questa malattia non c´é nessuno che sappia molto. Dicono che sono 20 i malati, é come la malattia e conseguenza di mutazioni genetiche probabilmente i 20 casi siano tutti diversi tra di se. Nessun medico serio dará una prognosi senza aver valutato personalmente il paziente.
              Quelli che sostengono che Charlie ha speranza danno dei disonesti ai medici inglesi. Sará, ma non vedo le prove.

              • Speranza in una cura tutti possona averla quale che essa sia…
                Semmai la disonestà si vedrà in chi dà false speranze.

                Quindi dire che in quella determinata cura c’era una speranza, pèuò essere solo utopia di chi spera.
                Se i medici (in questo caso) dicono: non ci può essere speranza in quella cura, non c’è disonestà (se non è affermazione fatta con disonesti intenti).

                Il nutrire una speranza in quella cura o essere convinti ci sia, non signidfica affatto dare ipso facto dei disonesti ai medici inglesi.
                Significa solo avere una diversa convinzione o diversa speranza.

  6. Dalla pagina fb di Antonello Iappica:
    “Forse mi sto perdendo qualcosa… Dunque il responsabile, o per lo meno il complice, della condanna a morte di Charlie sarebbe il Papa, e poi il Vaticano, e poi questa Chiesa mondanizzata… Ecco, proprio in questo gridare allo scandalo e negli attacchi al Papa e a nostra Madre la Chiesa, e in fondo alla Vergine Maria della quale è immagine perfetta, si distingua la.firma inconfondibile del diavolo, il divisore, il drago dell’Apocalisse che non a caso proprio la Donna Vestita di sole e i suoi figli perseguita ferocemente. Sembra di sentirle le sue risa sarcastiche, è questa in fondo la vittoria a cui mira da sempre, dividere il Corpo di Cristo. C’è qualcuno che conosce così a fondo il soffio dello Spirito Santo dal quale il Papa è assistito in modo del tutto speciale da poter affermare senza timore che in questo momento non spiri sul Pontefice? Sembra che da più parti non si aspettasse altro che un pretesto per lanciare frecce acuminate di livore e rancore. Charlie è il Mistero dell’Amore di Dio fatto di nuovo carne crocifissa dinanzi a noi, che attira su di sé il mistero dell’iniquità per distruggerla nella Croce di Cristo. La nostra, la mia iniquità che nessun politico e nessun appello, come nessuna legge saprà e potrà estirpare dal nostro, dal mio cuore. E se ci fosse una sola possibilità che il Padre abbia davvero eletto questo bimbo per incarnare Cristo in questa generazione perversa? E se, scandalosamente, il suo cammino sulla terra fosse quello del Servo di Yahwè, Agnello muto di fronte ai suoi macellai? “Stolti e duri di cuore nel credere alle Scritture. Non doveva il Figlio dell’uomo patire, essere crocifisso, morire per risuscitare?”. Se fosse questo il disegno di Dio per parlare al nostro cuore indurito in troppe cruente battaglie che, in fondo, vorrebbero farci scendere dalla Croce che ci scandalizza così tanto? E se dietro a tante parole gridate all’indirizzo del Papa non ci fosse lo zampino di colui che sa come travestirsi da Angelo di luce, pur di far scendere Cristo dalla Croce, ben sapendo che essa è l’unica capace di rovinare i suoi piani malvagi? Lo so è scandaloso, come lo sono le ingiustizie piccole e grandi che si abbattono su di noi e sui nostri figli. Eppure prima che fosse immerso nelle acque del battesimo, insieme con il sacerdote e i padrini, sono stati proprio i genitori a segnare con la Croce la fronte del proprio figlio. Queste polemiche dicono quanto lontani siamo da una fede adulta, quella cioè che genera opere di vita eterna, gesti e parole che aprono il Cielo nel martirio che prende su di sé il peccato del mondo perdonando i propri aguzzini. Non c’è altra risposta a questa barbarie che ucciderà Charlie se non la fede che vince il mondo, autentica e credibile mentre è visibile sulle braccia di Cristo distese sulla Croce nella carne dei suoi fratelli più piccoli. E guai a chi li scandalizza facendoli inciampare nel cammino della fede che li conduce sulle orme di Colui che per loro ha patito. Guai al demonio e a chi se ne fa portavoce rendendosi nemico della Croce di Cristo. Guai a chi non aiuterà i genitori di Charlie con parole e gesti di amore, fede e speranza, annunciando loro la Verità che fa liberi, per spalancare le porte della Chiesa e accoglierli nel suo grembo benedetto di consolazione autentica perché colmo della vita che non muore, quella che abbraccerà il loro piccolo. Per questo, pur denunciando il peccato e l’iniquità, la Chiesa è ancora oggi qui sulla terra ad assolvere alla sua sua missione di sale, luce e lievito, nonostante la debolezza e le cadute di molti suoi membri, perché lo Spirito Santo non ha mai smesso di condurla sulla via del martirio che annuncia la vittoria di Cristo sul peccato e la morte con la predicazione e l’effusione mite e spesso silenziosa del sangue dei suoi figli. Inginocchiamoci dinanzi a Cristo fatto carne innanzitutto per noi nel piccolo Charlie, e supplichiamo Dio che anche la nostra morte, quella che ci attende ogni giorno come quella che ci strapperà dalla terra, sia come la morte del suo Giusto, di Cristo e dei suoi martiri, di Charlie e dei tantissimi piccoli che la violenza malvagia del demonio uccide ogni giorno sotto l’egida del potere umano che, non dimentichiamolo, è nelle mani del principe di questo mondo. Nella certezza, fondata sull’esperienza, che le porte degli inferi non prevarranno sulla Chiesa e sulla sua missione. La Verità che non si può uccidere un bimbo come Charlie risplende solo in chi, paradossalmente, testimonia con l’offerta della propria vita la dignità e la sacralità di ogni vita perché erede di quella divina che non muore, nella quale, solo, ci si può donare sino alla fine. Stringiamo piuttosto a Pietro, chiediamo il dono della comunione celeste, abbandonandoci con fede alla fedeltà di Dio, anche quando i suoi cammini sovrastano i nostri pensieri quanto il Cielo sovrasta la terra. Perché tutto concorre al bene di coloro che da Dio sono amati e Lui amano di amore incorruttibile nella sua Chiesa.”
    Post pubblico.

    • Pero’i cattolici non possono essere dei soggetti passivi e fatalisti che aspettano che gli eventi vadano come e’destino che vadano fidando nell’inrvento divino, senza muovere un dito tanto fa tutto la Divin a Provvidenza.I l fatto che le massime autorita’della Chiesa rimangano mute e non protestino per il caso del piccolo Charlie,come fanno per altre questioni,non sembra un bel segnale.Non si vuole sfruttare il caso per criticare l’attuale pontefice,tuttavia come i figli osservano il comportamento dei padri e ne traggono esempio,cosi i cattolici osservano il comportamento del Santo Padre e ne traggono esempio.Il papa tace su Charlie e parl a invece sempre e solo di migranti.Questo e’un fatto che il fedele medio non puo’far finta di non osservare.Che il papa sia o no ispirato in queste sue scelte dallo Spirito Santo,
      non possiamo affermarlo ne’escluderlo.
      Quello che possiamo dire e’che ivalori non negoziabili sono stati abbandonati al loro destino e che l’agenda papale e’concentrata su altro.

      • Secondo me, invece, il Santo Padre ritiene che questo di Charlie è un caso di accanimento terapeutico: applicando il Principle of Charity al silenzio papale, quale delle due interprertazioni è la più giusta?
        Finora nessuno è riuscito a dimostare che non siamo di fronte ad un caso di accanimento terapeutico: di certo non il documento che ho linkato qui sotto che riporta gli attesi del tribunale britannico circa il caso in questione.
        In Pace

        • ANCHE se fosse accanimento terapeutico e non eutanasia ( ed è tutto da dimostrare che sia così) il fare sottili distinguo denota una aridità di cuore agghiacciante.
          il caso del piccolo Charlie parla al nostro CUORE, e noi sentiamo istintivamente che è un atto malvagio quello che si accingono a fare i medici inglesi col beneplacito dei giudici.
          L’uomo non è fatto solo di cervello e di sottili distizioni razionali, altrimenti saremmo dei robot. persino i medici, per non parlare dei giudici, spesso non sanno e non possono distinnguere il sottile crinale che separa l’eutanasia dall’accanimento terapeutico.
          Vi chiedo: lasciate che il vostro CUORE e non la vostra sottile e superba ragione vi interpelli
          perchè il caso del piccolo Charlie ci stringe il cuore???’ perchè sentiamo che , accanimento gterapeutico o no, voler privare i genitori di questo loro piccolo che loro difendono dalla morte con le unghie e co denti, , è un ATTO MALVAGIO.
          e’ un atto malvagio ,non importa se eutanasia o accanimento terapeutico.
          dispiace per chi non se ne rende conto, denota mancanza di sensibilità umana.
          il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce, ha detto Pascal

          • O forse perché è un esempio classico del male più terribile esistente nel reale spezzato dal peccato originale: il male innocente. Ma non quello che i medici o i giudici stanno compiendo o compiranno, il male innocente sta nella malattia in sè che, a quanto pare, credendo ai medici, è comparsa in Charlie nella sua forma più malefica.

    • Ammetto che questo post di Antonello Iappica mi manda dei brividi di disagio. Non condivido ma comprendo la posizione di SImon: se ragioniamo in termini di accanimento terapeutico, qualsiasi cosa quest’espressione esattamente significhi, il ragionamento di Simon è conseguente, anche se faccio mie le obiezioni di Marco N. (e allora il caso Welby?).

      Ma questo post, a differenza di quanto sostenuto da Simon, dà per scontata l’ingiustizia di ciò che è ormai decido verrà fatto a Charlie contro la volontà dei genitori. Perciò per difendere il Papa si arriva a dire che lo Spirito Santo sta ispirando al Papa l’inazione sulla base di una conoscenza di quale bene maggiore verrà da questo male? Ma tale conoscenza è di Dio solo, di nessun uomo neppure del Papa.

      Avrei accettato un’obiezione del tipo “il Papa magari si sta opponendo in silenzio e noi non lo sappiamo.” oppure “il Papa ha le mani legate per questa o quell’ipotesi” (analogamente a Pio XII e le accuse sui suoi cosiddetti “silenzi”).

      Ma affermare invece, tra le righe ma neanche tanto, che il Papa abbia deciso la permissione di un simile male, in questo sostituendosi a una conoscenza e a una facoltà che può essere solo di Dio, mentre per nostro conto, sotto questo aspetto, dovere di noi uomini mortali è opporci al male e, in caso di fallimento, ritenere per Fede che la permissione divina del trionfo di questo male sia in previsione di trarne un maggior bene – bene questa, a me, pare una toppa peggiore del buco. Se ho bene inteso il senso di quel che Antonello Iappica sta dicendo.

      • Il commento di Don Iapicca sposta il centro dell’attenzione sulle reazioni suscitate nel mondo cattolico dalla vicenda di Charlie e il silenzio dei vertici della Chiesa, ma sulla vicenda in sé chiaramente afferma: “Non c’è altra risposta a questa barbarie che ucciderà Charlie…”.

        Ora, che l’ultima risposta npon possa che essere SEMPRE quella del Servo di Yahwè, non c’è dubbio, ma prima di arrivare a questa molti passi possono essere compiuti, soprattutto perché parlaimo della vita di un innocente e indifeso.

        Cristo, ha fatta sua ed abbracciato di Sua volonta la scelta di essere Servo di Yahwè, Agnello muto…
        Non è una differenza di poco conto.

        Questa può essere oggi (ma oggi, arrivati sin qui) eventualmente – ma non obbligatoriamente – la scelta dei Genitori di Charlie.

        • E’ infatti questa esattamente la ragione del mio disagio alla lettura del commento, Bariom. Basta soltanto un passo ulteriore nel seguire il ragionamento di Iapicca (è un don?) e la conseguenza è di non opporsi più al male, perché tanto che importa, se Dio può sempre trarne un bene più grande? Ma questo, alla resa dei conti, è tentare Dio.

  7. È molto importante fare la distinzione tra terminare un accanimento terapeutico e procurare eutanasia (sic) che è sempre da condannare in qualunque circostanza in quanto “moralmente inaccettabile” (CCC 2276).

    L’accanimento terapeutico è definito nel CCC al punto 2278 come quell’insieme di ” procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi”: rinunciando ad esse ” Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire”.

    Il nutrire non è curare: il bere ed il mangiare non sono in nulla e mai procedure mediche straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi.

    Solo l’uso di procedure onerose, pericolose, straordinarie che nella situazione concreta data e nel contesto delle nostre consocenze mediche non hanno nessun impatto circa un meglio essere del paziente possono essere considerate accanimento terapeutico.

    Quindi smettere di nutrire un paziente e farlo morire di fame e sete è un orrore cacotanasico: mentre smettere un ventitalore, una chimioterapia, un trattamento clinico (come decise per se stesso San Giovanni Paolo il Grande), che sono mezzi straordinari e onerosi, può essere eticamente accettabile assenconda delle circostanze concrete.

    Bisogna quindi tentare di avere uno sguardo pacato circa la questione di Charlie: stiamo parlando di eutanasia o di accanimento terapeutico? Ho ha già dato e spiegato la mia opinione qui sopra.

    Rimane ancora da sapere chi può decidere di cessare l’accanimento terapeutico e qui il CCC 2278 è molto chiaro: “Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacità, o, altrimenti, da coloro che ne hanno legalmente il diritto, rispettando sempre la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente”. Si noterà la nozione di chi ne ha legalmente il diritto, il che, ovviamente, cambia con le legislazioni e può essere in opposizione a chi ne ha “naturalmente” il diritto.

    In Pace

    P.S.: Penso possa aiutare a ben capire il caso la lettura di questo articolo che include nella sua seconda parte in dettaglio la sentenza della corte britannica http://www.mirror.co.uk/news/uk-news/charlie-gard-ruling-read-full-10202972

    • Grazie del link Simon…

      In effetti aiuta e fa riflettere.

    • Che ne pensi Simon di questo articolo della NBQ che tenta di smontare proprio l’accanimento che proponi tu (e non solo tu)?

      http://www.lanuovabq.it/it/articoli-il-grande-inganno-dell-accanimento-terapeutico-20313.htm

      • Non concordo con il punto centrale del ragionamento della NBQ :
        Infatti esiste una possibilità – seppur remota – di curarlo negli States. L’esito sarà la guarigione, la cronicizzazione della malattia, il solo prolungamento dell’esistenza? Non è dato di saperlo a priori, ma di certo vale la pena tentare.
        in quanto esso è contro i fatti, infatti dal link da me citato puoi leggere che non è l’opinione neanche del medico USA specialista del caso:
        the doctor in the USA said the following: ‘Seeing the documents this morning has been very helpful. I can understand the opinions that he is so severely affected by encelopathy that any attempt at therapy would be futile. I agree that it is very unlikely that he will improve with that therapy. It is unlikely. …. There is unanimity among the experts from whom I have heard that nucleoside therapy cannot reverse structural brain damage. I dare say that medical science may benefit, objectively, from the experiment, but experimentation cannot be in Charlie’s best interests unless there is a prospect of benefit for him.
        In Pace

        • Ripeto anche se fosse (ed è tutto da dimostrare che si tratti di accanimento terapeutico) voler togliere ai genitori questa loro lotta umana per la vita del loro piccolo è disumano e crudele.
          non c’è misericordia per questi genitori?
          vorrei che vi trovaste voi in simili frangenti, vedremmo se sapreste mantenervi così razionali e freddi.

        • Non concordo con il fatto che il punto centrale del ragionamento di Scandroglio sia quanto indicato da te, Simon.

          Cancelliamo completamente dall’orizzonte questa “terapia sperimentale”. Facciamo finta che non esista alcuna terapia sperimentale, essa finisce per complicare la comprensione del problema. Il punto centrale di quanto sostiene Scandroglio sta qua:

          “In terzo luogo, anche se non esistesse una speranza di terapia, gli interventi clinici che attualmente sono applicati sul corpo di Charlie non configurano accanimento terapeutico perché sono semplicemente interventi volti a tenerlo in vita senza essere troppo gravosi per lui. Qui sta il punto. Infatti non configurano accanimento terapeutico quei trattamenti che, sebbene non siano in grado di guarire da una patologia con prognosi infausta o comunque grave, hanno però la capacità di mantenere in vita il paziente e, nella fase terminale, non risultino eccessivamente gravosi per lui.
          Come scrive la bioeticista Claudia Navarini, secondo gli ideologi del “diritto” a morire “non sarebbero eventuali trattamenti gravosi e inutili a costituire una forma di accanimento, ma sarebbe un accanimento il fatto stesso di mantenere in vita un morente o un malato grave. Risultato: la gran parte dei mezzi di sostegno vitale andrebbero evitati in fase terminale o nelle malattie croniche e invalidanti” (C. Navarini, Eutanasia, in T. Scandroglio [a cura di], Questioni di vita & di morte, Ares, Milano, 2009, p. 197). Non si vogliono togliere terapie perché ritenute inefficaci o troppo gravose, si vogliono togliere terapie e cure che sono proporzionate perchè permettono di vivere a Charlie seppur in una condizione di sofferenza. Non sono dunque le terapie ad essere gravose ed inefficaci, ma è la condizione stessa di Charlie che viene considerata dai medici e giudici così grave da risultare inaccettabile. L’accanimento deve quindi riferirsi non alle terapie, ma alla qualità di vita. Charlie è reo di accanimento a vivere, colpevole di rimanere aggrappato ad un’esistenza da malato gravissimo.
          Infine le sentenze in realtà non chiedono di interrompere l’accanimento terapeutico, bensì di provocare attivamente la morte del piccolo tramite asfissia. Infatti la procedura da seguire prevedrà la sedazione e quindi il distacco del respiratore. Ma, come già accennato, la ventilazione meccanica non è una terapia, bensì un mezzo di sostentamento vitale, perché la fame di ossigeno non è una patologia, ma un’esigenza fisiologica e dunque il respirare non può essere derubricato a terapia. Il respiratore semplicemente aiuta il paziente a soddisfare un bisogno di base.”

          La fame d’aria è il concetto che avevo in mente anch’io e l’ho ritrovato leggendo il pezzo della NBQ: insomma, interrompere alimentazione di nutrimento e idratazione con mezzi meccanici non si può mai fare, interrompere alimentazione dell’ossigeno sì?
          Questo non è il caso di un malato il cui organismo sta ormai collassando per malattia e vecchiaia (vedasi, GPII), ma un organismo che può sopravvevere e infatti ancora vive.
          E ritorniamo al caso Welby: altrimenti, sarebbe stata la posizione della Chiesa di allora a essere stata gravemente ingiusta, per come la vedo – qualunque italiano ricorda senz’altro bene i fatti.

          Infine, per quanto concerne la locuzione nel CCC 2278 “legalmente il diritto” dò per scontato che tale tutela legale sia da collocarsi in un ambito giusnaturalista, non di diritto positivo; altrimenti un qualsiasi Stato totalitario potrebbe avocare a sé il diritto “legalmente” e toglierlo ai genitori. A questo punto dovremmo chiederci in quale condizione ormai versa il sistema legislativo e giudiziario europeo/inglese.

          Ho letto anche il link che hai postato, continuo a non essere convinto.

          • In effetti il punto mi pare proprio questo: dare ossigeno, in questo specifico caso, è o meno accanimento terapeutico, ammentendo che al piccolo oramai nulla si può fare se non vederlo lentamente morire? Simon prima dice “è accanimento” (smettere di ventilare è come smettere la chemio) e Scanbroglio qui dice “non lo è” (smettere di ventilare è come smettere di sfamare). Bel dilemma.

            Commento poi il passo di Simon che dice: Si noterà la nozione di chi ne ha “legalmente“ il diritto, il che, ovviamente, cambia con le legislazioni e può essere in opposizione a chi ne ha “naturalmente” il diritto.
            Il problema è che il diritto totalmente positivo mi pare sia completamente contrastante con la morale cattolica finora da me conosciuta, il discorso quindi sulle varie “legislazioni” è inutile in sede morale. Quindi ritieni che questo articolo del CCC apra al diritto positivo in modo tanto plateale da comprendere casi come questo nei quali si scavalca quel diritto naturale dei genitori capaci di intendere e di volere a decidere in tutto e per tutto dei propri figli?

            Tagliando la testa al toro: ammettiamo che sia un caso palese di accanimento terapeutico, magari anche uno dei più forzati, nei quali i genitori son matti e vogliono tenere in vita un bambino che urla da mattina a sera, cosa per altro oggi giorno con i farmaci che esistono, lo sappiamo, praticamente impossibile; si può arrivare addirittura a fare continue anestesie locali in caso di dolori estremi nei mali più insidiosi, figuriamoci quindi lasciare un bambino sdolorare cosi tanto. Ma anche ammettendo questo, come possono i medici sostituirsi ai genitori pur facendo una cosa giusta? Non è che invece in questo caso ai genitori andrebbe spiegata bene la situazione e, in caso questi non capiscano, fargli compiere l’errore di morale di accanirsi? E’ immorale per la società e non si può? Va bene, perché allora non muoversi per togliergli la patria potestà se davvero è così palese l’accanimento dei genitori? Sarebbe inutile perché togliere la patria potestà è pur sempre un istituto positivo? Non so di cosa sto parlando ed è meglio che taccia per sempre?

            Si dice che il diavolo fa le pentole e non i coperchi. Ma le pentole gli escono piuttosto bene…

            • appunto Mistrel non spostiamo la questione sui sottili distinguo fra accanimento terapeutico e eutanasia. Rimaniamo a ciò che ci dice istintivamente il nostro cuore prima della nostra ragione. Nel caso di un bambino molto piccolo è più facile da fare. I genitori di un bambino molto piccolo non chiameranno mai accanimento terapeutico quello che tiene in vita il loro figlio, Altrimenti i neonatologi dovrebbero far morire i feti molto prematuri perchè ancher se fatti vivere , vivranno magari ciechi, paralitici , con deficit vari ecc. ma per quanto ne so si chiede sempre ai genitori e quasi sempre i genitori decidono che i medici devono fare tutto il possibile perchè il loro bambino viva .
              In questo caso si decide a priori che la vita (della poca vita che gli rimane perchè Charlie morirà comunque , ovviamente) non è degna dell’accanimento terapeutico. questo lo dicono i giudici, ma i genitori dicono il contrario. e perchè togliere ai genitori la facoltà di decidere?
              il dilemma non è se le cure a Charlie sono accanimento terapeutico o no , il dilemma è chi decide della vita? i giudici? I medici? i genitori? La UE? A me sembra detto sinceramente che in questo caso decida il Dio denaro. siccome le cure prestate a Charlie sono costose e non se ne vede l’utilità pratica , diamoci un taglio…

            • Minstrel, ho pochissimo tempo (dichiarazioni dei redditi!) perciò per ora rispondo solo a questo:

              “Quindi ritieni che questo articolo del CCC apra al diritto positivo in modo tanto plateale da comprendere casi come questo nei quali si scavalca quel diritto naturale dei genitori capaci di intendere e di volere a decidere in tutto e per tutto dei propri figli?”

              No, non credo affatto che il CCC ammetta un tale scavalcamento. Applico il principio di Carità e il contesto del CCC e presumo, magari sbagliando, che il CCC stia parlando/ragionando/ipotizzando una società che, seppur per sommi capi e in modo sempre imperfetto, si sforzi di informarsi a un ambito giusnaturalista. E allora posso benissimo sia capire che accettare che possa esserci un trasferimento nel diritto a decidere (legalmente) dai genitori a soggetti terzi.

              Mi chiedo se tale ipotesi implicita valga al caso e al tempo che stiamo vivendo, mi rispondo di no.

            • Vorrei ricordare che per i TdG non è possibile fare trasfursioni di sangue: se questo è il solo modo di salvare un figlio loro che ha un problema renale, la patria potestà vale o non vale?

              Non è sempre detto che i genitori abbiamo la miglior comprensione di quel che è “meglio” per la loro progenituria…

              Senza voler parlare di quelli che vogliono cambiar il sesso dei figli….

              In Pace

              • Qui servirebbe Trianello che ne ha ben donde di informazioni sui TdG. Ho sempre saputo che i medici non potevano forzare le cose comunque a meno di sentenza contro la patria potestà dei genitori…

              • Certo, ci vuole la sentenza di un giudice: nel caso considerato si è andati fino a Strasburgo addirittura.
                Ma nel mio esempio volevo solo sottolineare il fatto che, a volte, non sono sempre i più coinvolti i giudici migliori.
                E che chi è in carica legalmente non lo è per forza “naturalmente”.
                Tutto lì.
                In Pace

          • Questo Roberto non è il punto centrale dell’argomentario della Bussola ma solo il terzo punto.

            QUanto all’ossigeno sempre vale il CCC e guardare se abbiamo a che fare con “procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi”.

            In alcuni casi essere intubati può essere sproporzionato rispetto ai risultati attesi: se la motivazione di chi ha il diritto legale di prendere la decisione è tale che così “non si vuole così procurare la morte” ma piuttosto ” si accetta di non poterla impedire” allora tale decisione è etica.

            In Pace

        • In quel articolo trovo anche ridicolo dire che questo non é un caso di fine vita perche é un neonato. Ma trovo uno spunto importante da opporsi non alla decisione di fermare le terapie ma alla fondamentazione di quella decisione che mi pare parli della qualitá vita che potrebbe avere Charlie. Ma questo sarebbe tutt´altro discorso.

  8. Sperando che il contributo sia costruttivo, riporto qui sotto un link a un intervento del palliativista dr. Marco Maltoni, in relazione al rapporto tra distacco del ventilatore, sedazione ed eutanasia, riferito al caso Welby.

    http://www.kattoliko.it/LEGGENDANERA/modules.php?name=News&file=print&sid=1710

    Nel suo intervento Maltoni osserva che la sedazione, prima del distacco del ventilatore, può essere in effetti praticata senza che si parli di intervento eutanasico. Fa però due osservazioni. Primo, questo si effettua su pazienti in agonia ovvero terminali (Charlie è in agonia? e il bambino italiano di cui si è parlato?); secondo, per non essere eutanasica la sedazione è graduale e oltre al sollievo del dolore induce nel morente quella torpidità nella quale, dopo molti passi, può avvenire senza sofferenza il distacco del ventilatore. Invece una sedazione improvvisa e massiccia risulta compromissoria dell’organismo (lo danneggia) e in ultima analisi è la prima fase di un atto che spegne la vita del paziente (atto che si completa col distacco del ventilatore dalla persona incosciente).
    Nel caso di Welby si era appunto di fronte a un paziente non terminale che voleva questo: una sedazione massiccia di farmaci, tutti in una volta, in modo da iniziare in modo indolore un processo di morte rapida; e questo fece in effetti il dott. Riccio, poco tempo prima (un’ora prima? pochi minuti?) di staccargli il ventilatore. (a ciò si aggiunga il fatto che Welby rivendicò questa cosa, a tutti gli effetti un atto eutanasico secondo i palliativisti, come un diritto a morire in sintonia coi radicali – Pannella, Cappato – ragion per cui il Vicariato di Roma gli negò i funerali in chiesa)

    Nel caso di Charlie Gard la situazione, dal punto di vista etico, è ancora peggiore, sia perché non risulta che il bambino sia in agonia, sia perché né lui né i genitori hanno chiesto niente del genere, anzi piuttosto papà e mamma hanno chiesto il mantenimento del presidio di accompagnamento, nonché idratazione e nutrimento. Ripeto, in questo caso le cose che si vanno a “forzare” a me paiono tre, cinque volte maggiori di quella che mons. Sgreccia ritenne, ai tempi del caso Welby, una dolorosa forzatura dei radicali di Pannella.

    Quello stesso Pannella di cui mons. Vincenzo Paglia, fa, nella commemorazione che segue, una quasi beatificazione:
    https://www.youtube.com/watch?v=4IKrd1L-zpc

    Pochi mesi dopo queste parole, che non riascolto senza stare male, mons. Paglia veniva designato (successore di Mons. Sgreccia del caso Welby!) presidente della Pontificia Accademia per la Vita. Io davvero non ho più parole.

    • Faccio notare che in USA scrivono: “I dare say that medical science may benefit, objectively, from the experiment, but experimentation cannot be in Charlie’s best interests unless there is a prospect of benefit for him”. Quindi in effetti fanno capire che gli piacerebbe anche sperimentare su Charlie, ma proprio per etica professionale non se la sentono di sperimentare su Charlie.

      Ma togliamo di mezzo, come si diceva sopra, questa “cura” che i medici dichiarano non essere tale. Il punto è la ventilazione che è obbligata dalla malattia stessa (che se non erro è degenerativa e ha colpito la respirazione come prima cosa): non fermarla è o meno accanimento?

      Stendo un velo sul resto del … Pagliaio.

      • Bella domanda…

        Ma poniamola in questi termini: la mia capacita di respirare è compromessa per un fatto “meccanico” o neuorologico o altro (possono essere tante le cause) in modo che si presume definitivo (chi può dirlo con certezza), ma io sono perfettamente vigile e presente a me stesso e sostanzialmente VIVO (voce del verbo vivere) con tutto ciò che di buono questo comporta pur senza fare della vita terrena un bene assoluto.

        Posso essere staccato dall’intubazione per volere altrui? Posso essere staccato perché io non sono in grado di esprimere la mia volontà? Per mia volontà ho il diritto ad essere “stubato” (gergo degli addetti ai lavori)? Se non sono in grado di esprimere l mia volontà, chi è il primo diretto investito di questa grave decisione? E’ giusto che sia qualcuno diverso da me?

        Quale di queste domande coinvolgono direttamente Charlie?

        Credo che a parte la morte per la cessazione dell’attività cardiaca per cause accidentali o naturali ma non indotte (o sarebbe omicidio), l’ “altra” morte certa sia solo quella cerebrale.

        • Si questo caso é un dilemma morale ma non imposizione legale dell´eutanasia nei bambini, ne una deriva post-umana, ne il piano di Soros per distruggere l´Europa. Col principio di caritá si dovrebbe pensare che dei giudici, dei medici e due poveri genitori si sono trovati a dover prendere decisioni penose é difficili.Forse qualcuno mente, ma fino a prova contraria penso di no.

          • Mi sembra evidente che per giudici e medici inglesi sarebbe stato molto semplice prendere la decisione di continuare a curare charlie e magari mandarlo in USA per la sperimentazione.
            A tutti sarebbe parsa giusta ed umanitaria, loro avrebbero fatto bella figura e si sarebbero evitati un coro mondiale di proteste e le accuse sommarie di assassini. Se non lo hanno fatto è perchè professionalmente e deontologicamente lo ritenevano sbagliato. Si sono trovati a prendere una decisione molto impopolare, e le definizioni sommarie che leggo sui blog in questi giorni sono davvero superficiali e maliziose, partendo dal presupposto che medici e giudici di varie nazioni si siano accordati col solo scopo di commettere un infanticidio mentre invece c’erano delle valide alternative.

            Per non parlare della descrizione che si da alla storia di Emanuele Campostrini, che viene descritto su questi supericiali siti (“Cristianesimo Cattolico”) come ammalato della stessa malattia di Emanuele, mentre è sufficiente cercare articoli PRECEDENTI alla storia di Charlie, per scoprire che la malattia non è proprio la stessa ma una variante meno grave. Ed è anche evidente perchè se Emanuele Campostrini fosse ammalato della stessa malattia sarebbe stato portato come esempio dai genitori di Charlie per salvargli la vita.
            Ma non c’è logica che esista , davanti all’idea preconcetta, e allora bisogna passare l’idea dei buoni contro i cattivi. Sempre. Mentre invece questa è semplicemente una drammatica storia dove non vince nessuno e perdono tutti, come qualche volta capita nella vita.

            • “Se non lo hanno fatto è perchè professionalmente e deontologicamente lo ritenevano sbagliato.”

              Bene prendiamola per buona…

              Allora la domanda è: potevano e in base a cosa (quale principio, ma soprattutto quale evidenza), esautorare da questa decisione i primi diretti interessati dopo il il piccolo Charlie, cioè i suoi genitori?

      • “I dare say that medical science may benefit, objectively, from the experiment, but experimentation cannot be in Charlie’s best interests unless there is a prospect of benefit for him”.

        Giustissimo. Ma (anche) attenzione a tale principio. Attualmente quella frase potrebbe essere applicata a numerosissime condizioni. Ad esempio ad una (molto alta) percentuale di pazienti oncologici in cura con chemioterapia. O nella valutazione di un possibile (tentativo di) intervento chirurgico in casi gravi.

        Tali suddette situazioni nella realtà non hanno utilità per il malato (se non in una possibile remota speranza di vita) ma ne hanno moltissima per la ricerca medica. Ad oggi sono innumerevoli (e spesso sconosciute al grande pubblico) le cure/terapie che salvano tante vite e che sono state individuate grazie ad esperimenti attuati in corso di tutt’altra patologia/condizione.
        In questo senso… a volte si può (forse) pensare che il sacrificio di una sperimentazione viene offerto alla scienza medica cioè all’umanità intera.
        Specifico che non mi riferisco al caso del bambino Charlie (che come ho già detto, non conosco bene).
        Mi riferisco invece sicuramente a casi che conosco, non ultimo quello di mio fratello. Da un certo lato mi rivoltavo , mi ribellavo che lui dovesse subire certe cure (terribili) quando si sapeva l’esito (inutile). Dall’altro … lui stesso le voleva fare … e altri intorno a lui le volevano fare… E io, ADESSO, non giustifico in altra maniera tutta quella sofferenza: il report/relazione medica minuziosissimo della sua malattia (relativamente rara all’interno di una patologia ahimé molto diffusa) ed azioni terapeutiche, utili per casi clinici simili , … e la sua speranza, e la speranza dei familiari, del suo giovanissimo figlio….
        Magari io non ero “pro” il TIPO di cura da testare (ero più a favore di terapie che avrebbero anche lenito notevolmente le sofferenze e quindi secondo me avrebbero allungato la “vita buona”) – ma ero e sono PRO il princìpio di sperimentazione (che in molti casi risulta solamente benefico/utile per la persona ammalata, per i familiari e per … la specie umana).

        Non rileggo. Scusate errori. Invio.

  9. Interessantissi disamina sull’Isola Pro Papa.

    occorre combattere i modernisti e difendere il Papa, perché se in qualsiasi modo viene attaccato il Papa.
    http://isoladipatmos.com/il-santo-padre-francesco-eretico-e-apostata-e-se-fosse-un-provvidenziale-pifferaio-magico/
    Siamo d’accordo. Per questo non tutti i link che ci sono pervenuti sul caso in questione qui sono stati pubblicati. Grazie.

    • scusate ma il pifferaio magico della fiaba era un imbonitore e imbroglione nella fiaba il pifferaio magico libera sì la città dai topi, ma poi siccome i cittadini non lo pagano, si fa seguire dai bambini della città che precipita tutti nel burrone. Non so se i padri dell’Isola abbiano preso questo paragone sapendo come tragicamente finisce la fiaba. Di provvidenziale nella figura del pifferaio magico non c’è proprio nulla, anzi…l’idea che ci sia un pifferaio magico che ci ipnotizza per poi farci cadere tutti nel dirupo non è molto rassicurante.

      • Dipende cosa significa cadere e chi cade… 😉

        • il lavoro del pifferaio non è paragonabile comunque al lavoro del pastore perchè il compito dei pastori è quello di salvare quanti più possibile , di proteggere di guidare , non di far precipitare nel dirupo le pecorelle che si lasciano abbindolare..dal suono del piffero magico, questo mi sembra più mestiere diabolico.tanto è vero che il pifferaio magico della fiaba è figura mefistofelica

  10. Non è nel suo migliore interesse (di Charlie).
    Sembra che nel migliore interesse di Charlie ci sia solo la morte!Come possono dire che la morte è il suo migliore interesse? Può la morte essere migliore come scelta, di una anche se breve vita che può anche essere di aiuto ad altri?

    • Quindi,nella sua idea , Charlie dovrebbe continuare a soffrire perchè tutti gli altri che gli sono intorno rimandino il più possibile la loro sofferenza. Non c’è male come concezione. Non morire perchè sennò io soffro.

      • CHI non riesce proprio a capire la situazione di Charlie e la malvagita’di volergli togliere la vita mi fa solo pena:a tanto puo’arrivare l’insensibilita’umana.
        Ci sono persone che non s e ntono pen a per Charlie e per i suoi genitori.E’agghiacciante ma e’cosi.Fra queste persone razionalisti di ogni genere ,menti libere di ogni genere e sedicenti cattolici che hanno perso l’organo dell’amore,cioe’il cuore.

        • Cicerone: I saggi sono istruiti dalla ragione; le menti comuni dall’esperienza; gli stupidi dalla necessità; e i bruti dall’istinto.

          In Pace

        • L’amore umano ha spesso anche una componente egoistica.
          Si vuole il bene dell’altro perchè non lo si vuole perdere o non si vuole soffrire vedendo che sta male.
          Se non si capiscono questi meccanismi , non si può neppure capire la differenza tra l’Amore di Dio e l’amore umano.
          Penso che tutti qui ci immedesimiamo nei genitori di Charlie (ed io ho 3 figli, lo posso anche capire bene) e comprendiamo col cuore tutta la loro angoscia ed il rifiuto di questa situazione.
          E’ impossibile per chi è così dentro queste emozioni valutare in modo sereno cosa sia un bene ed un male, ed io se fossi al posto loro probabilmente farei esattamente le stesse cose che stanno facendo.
          Ma le emozioni da sole non possono guidare le scelte, perchè ci impediscono di valutare ogni aspetto di una questione. Questo distingue gli uomini dagli animali e gli adulti dai bambini.
          Quindi ti prego di evitare di usare espressioni del tipo “Chi non riesce proprio a capire la situazione di Charlie e la malvagita’ di volergli togliere la vita mi fa solo pena”.
          Non pensare di essere l’unica ad avere il monopolio del dolore in questa vicenda, perchè ti sbagli.

          • “Penso che tutti qui ci immedesimiamo nei genitori di Charlie (ed io ho 3 figli, lo posso anche capire bene) e comprendiamo col cuore tutta la loro angoscia ed il rifiuto di questa situazione.”

            No, penso che si può capire bene solo essendo ci passati… e vale per tutti.

            Il che poi segnerà la reale differenza tra quanto con fiacilità qui si afferma e quaqnto ci si troverà a fare in pratica.

  11. Mons. Paglia si è espresso: http://www.marcotosatti.com/2017/06/29/charlie-gard-la-chiesa-di-roma-e-la-profezia-che-non-ce-stata/

    (mi limito a riportare il link al sito che ne parla, per ora di mio non commento)

  12. @Minstrel

    1) nella fretta non mi sono accorto di aver inteso come rivolta a me una domanda che era rivolta invece a Simon, me ne scuso ma già che ci sono provo a fare un paio di riflessioni.
    Ci sono genitori pazzi che fanno mutilare e infibulare le figlie femmine. Altri pazzi che hanno di già imposto ai figli di cambiare sesso: c’è un caso famoso di cui non ricordo i dettagli, accaduto se non sbaglio negli anni ’60-’70 in qualche Nazione del profondo nord.
    Allo stesso modo, ci sono Stati pazzi come quelli dell’ex blocco sovietico, nei quali atlete sono state costrette a cambiare sesso dopo essere state massacrate da bambine e giovani da terapie ormonali statali, per conseguire glorie sportive in giro per il mondo.
    Di certo il CCC 2278, riferendosi a chi ha “legalmente il diritto” (in tutti i casi citati, il diritto legale c’era) non si accontenta di risolvere la questione sostenendo che, una volta che abbiamo determinato chi ha il diritto legale di decidere, allora “quaestio soluta”. Il CCC sicuramente presume che chi ha il diritto legale abbia anche capacità, almeno di base, di orientarsi verso il vero bene, magari pure sbagliando, certo, ma non che sia orientato verso il male. Infatti il punto 2278 dice pure: “rispettando gli interessi legittimi del paziente”. Poiché ai genitori può mancare tutto un bagaglio di conoscenze, è legittimo che, in una condizione di normalità, ci siano casi e situazioni nei quali una legge giusta preveda che il diritto legale a decidere si trasferisca da genitori a soggetti terzi. Questo più o meno il senso del mio commento.
    Ma se l’autorità raggiunge e supera un certo livello di corruzione, e direi che ormai ci siamo, ecco che quell’espressione “diritto legale a decidere”, mette ansia. Molta.
    Mi pare che il punto non cambi: se chi ha il diritto a decidere ha smarrito dall’orizzonte una nozione autentica di bene, il diritto legale non è più parametro sufficiente, questo a prescindere da chi lo detenga.
    La tesi che soggiace a questo caso e a coloro che l’hanno sollevato è proprio questa: senza bisogno di scomodare Soros o compagnia, è questa decisione, il campanello d’allarme che questa nozione di bene sta definitivamente scomparendo dall’orizzonte? Oppure, nella frenesia di sbattere sul tavolo una pistola fumante, la questione è stato posta in un modo distorto?

    @Simon

    2) perché l’ultimo punto di un argomento non dovrebbe essere l’argomento centrale? Solo perché non si trova nel centro del testo? Io metto un sacco di volte l’argomento centrale dei miei ragionamenti al fondo. La questione della terapia sperimentale è proprio del tutto superflua.
    E anzi, se proprio devo dire fino in fondo la mia inutile opinione su ‘sta storia della “terapia sperimentale”, a me non sembra nient’altro che un piano di fuga. Non so se qualcuno ci crede davvero, che questa terapia potrebbe servire, e ancora meno credo che i genitori, una volta arrivati negli Stati Uniti, vi sottoporrebbero il loro figlio, anzi. Questa vagheggiata terapia, a una cosa soltanto serve: a fuggire da un posto in cui ti viene detto: “adesso sediamo tuo figlio, gli stacchiamo il supporto respiratorio e aspettiamo che muoia” a un posto dove, pur non essendoci una sola prospettiva di cura in più, almeno i genitori si sentirebbero dire: “restiamo qua ad aspettare, finché vorrete.” E a me sembra così naturale e umano che questi genitori vogliano usare questa scusa, questa bugia, per scappare con il loro figlio che, boh, mi chiedo come si possa non vederla. Fare del loro bambino una cavia per esperimenti anche molto dolorosi? No, mi sa che non si coglie cosa c’è nel cuore di questi due genitori, non si coglie la volontà di sventare la decisione mortifera. La “terapia sperimentale” è solo uno specchietto per le allodole, se non ci fosse di mezzo la volontà di staccare il sostegno respiratorio, nessuno l’avrebbe mai presa seriamente in considerazione.
    Comunque, tornando al punto, solo Scandroglio potrebbe dirci con certezza chi ha colto il centro della sua argomentazione, che per me è riposto al punto 3

    3) per arrivare al quale, se essere intubati per respirare può essere sproporzionato rispetto ai risultati attesi – dando per scontato che questo non provochi una sofferenza continua, cosa che non credo – perché invece essere alimentati e idratati artificialmente non potrebbe a volte essere per la stessa ragione “sproporzionato rispetto ai risultati attesi”, e la loro interruzione non una decisione di procurare la morte, ma semplicemente l’ammissione di non poterla impedire? Tu affermi che i due casi sono radicalmente diversi e il secondo non sia mai eticamente ammissibile, mentre il primo sì, però io questa differenza proprio non la vedo. Scandroglio pone i due casi sullo stesso piano, e a me la sua posizione risulta del tutto comprensibile. Respirare, mangiare, bere. Quali sono le ragioni per discriminare il primo bisogno primario rispetto agli altri due? Non mi vergogno a dire che non lo capisco affatto.

    • @Roberto punto 3

      Tu affermi che io dica ” il secondo non sia mai eticamente ammissibile, mentre il primo sì” : io dico che il secondo lo può essere in alcune circostanze, non che non lo sia mai. Non trasformiamo/ caricaturiamo i significati per voler difendere la propria posizione, per favore.

      E dove la differenza si situi è ovvia: quando si nutrisce qualcuno si compie un atto perfettamente naturale e consono alla sua natura, il corpo umano essendo lui stesso in carica del processo di assimilazione e del consumo del nutrimento. Non ci sostituiamo al processo vitale di assimilazione del nutrimento nel corpo: diamo giusto il carburante . Negare il mangiare e il bere ad un corpo capace di assimilare e usare tali nutrimenti è, quindi, sempre immorale.

      Nel caso del respirare se il corpo è incapace di farlo di per se stesso bisogna coadiuvarlo, cioè bisogna sostituirsi ad esso nelle sue funzioni, il qual sostituirsi non è un’attività “naturale”: non è che qui si rifuterebbe il comburante ma proprio qui si rimpiazza il processo stesso di assimilazione di tale comburante che è il respirare. Questo non pone problemi etici nella maggior parte dei casi, ma lo può essere in casi estremi, quelli in cui si va significativamente oltre la fine “naturale” che un corpo incapace di respirare avrebbe.

      E questo il semplice buon senso lo capisce: se a uno che non riesce piu a respirare gli diamo il polmone di acciaio, poi quando il cuore smette di funzionare gli diamo una circolazione extra corporale, poi quando i reni cessano di funzionale i reni artificiali e così via di seguito e che, per giunta, non c’è nessuna prospettiva ragionevole di un miglioramento e che per non farlo soffire bsogna per giunta imbottirlo di droghe, ben ci rendiamo conto che siamo nell’assurdo.

      Anni fa mia moglie a causa di una setticemia fu intubata per una settimana intera e, ovviamente, messa in coma artificiale in quanto non supportabile per una persona normale rimpiazzare il proprio riflesso di respirazione con quello del polmone artificiale: il tutto fini bene, grazie al cielo, ma di sicuro non vi era niente di naturale durante quella settimana che passai notte e giorni accanto a lei.

      Bisogna accettare che nella vita ci sia la morte, e il segnale del passsaggio lo da il corpo stesso.

      Il problema del transumanesimo è che vuole cancellare questa soluzione di continuità.

      In Pace

      • Simon, rileggendomi capisco che ho scritto una frase ben poco intelleggibile e che per colpa mia hai franteso. Me ne scuso e se vuoi puoi credere che non è mia intenzione deformare le parole altrui.

        Per il resto, ti ringrazio della risposta.

      • Un mio zio (anzi prozio) è vissuto diversi anni senza reni. Completamente senza. E come lui tanti altri che facevano insieme la dialisi per 3 volte la settimana presso l’ospedale. Gli era vietata qualsiasi bevanda/acqua e molti cibi, e così, con una disciplina ferrea ha vissuto ed insegnato e dato tanto ai suoi nipotini e a tutti noi. Non stava a letto, non stava “ammalato”, se non nelle ultimissime fasi – nelle quali comunque ci ha insegnato moltissimo, anche in tema di Fede.
        (Nota: nei primi anni avrebbe potuto mettersi in lista per un trapianto, anche intra-familiare eventualmente, ma non ha voluto: diceva che era già abbastanza avanzato di età e che voleva lasciare l’eventuale rene ai più giovani e più bisognosi di una vita “normale”).

        A quando… tutto ciò sarà considerato “accanimento terapeutico” ?

        Quando l’insulina ai diabetici sarà considerata accanimento?
        Quando i costosissimi farmaci antifibrilazione atriale (costosi) che oggi tengono in vita tanti italiani (anche regolari lavoratori) saranno “accanimento” ?
        Dove si deve mettere la linea di confine? Solo sulla respirazione e nutrizione? Perché?
        Io sarei già morta diverse volte se fossi vissuta in Africa. Eppure oggi (ringraziando e benedicendo Dio) vivo in salute senza alcun farmaco.

        Semmai il problema è portare possibilità di cure mediche sempre più estese nelle zone del mondo in cui mancano.
        Il far passare per “accanimento terapeutico” certe cose e piano piano anche altre (Overton?) …gioca solo a favore del transumanesimo – perché QUELLE risorse economiche saranno incamerate ed accentrate sempre più in poche mani (ricche) che avranno accesso a ciò che alle masse verrà descritto come inutile “accanimento”.

        Credo che la salute sia uno dei pochi, se non l’unico strumento di potere davvero efficace… con cui giocare..

        • Mia moglie che invece in dialisi ci lavora, vede spessissimo, malati di gravissime patologie, ultra ottantenni, terminali, i cui parenti costringono i medici a prescrivere una dialisi (che non si applica solo ai malati cronici per cui è una procedura salva-vita) pur sapendo che è pressoché inutile e 9 su 10 sarà pesantissima da sopportare quando non addirittura potrebbe esser loro fatale…

          Perché? Per non riuscire ad accettare l’inevitabile…

          E perché ho usato il termine “costringono”? Perché se il medico rifiuta ha il timore di trovarsi un bella denuncia se il paziente dovesse poi morire (e morire morirà, perché parliamo di situazioni terminali).

          • Il PUNTO da risolvere è proprio questo.

            Infatti, ti cito sul caso Charlie dove dicevi:

            “Allora la domanda è: potevano e in base a cosa (quale principio, ma soprattutto quale evidenza), esautorare da questa decisione i primi diretti interessati dopo il il piccolo Charlie, cioè i suoi genitori?” (cit. Bariom)

            .
            Nella mia città esistono praticamente due realtà per i malati terminali: il “metodo” ospedale e il “metodo” di un certo centro per terminali dove non si attua alcun tipo di (anche lontanamente) “accanimento terapeutico” (quest’ultimo centro vede in accordo buonista sia laici non-credenti che moltissimi cattolici). Nella pratica: all’ospedale si sa che si sopravvive (anche in buone condizioni o anche in cattive) per diversi mesi, ci possono essere parziali minime-temporanee remissioni (grazie ai farmaci), ecc. mentre di là nell’altro posto (peraltro richiestissimo) sai già che in pochi giorni o poche settimane al massimo una qualsiasi crisi fisica metterà fine alla tua vita.

            Il punto è: finché si può scegliere (cioè finché la scelta è del malato e/o dei familiari) va tutto bene.
            Ma se un domani fosse lo stato, la regione, i medici o il tribunale (o una legge) a stabilire dove devi andare?

            Ricordo che spesso i medici NON vedono cose che i familiari vedono.
            E ricordo che storie come l’Olio di Lorenzo sono tutt’altro che rare nella storia della medicina…
            Tutto ciò per dire che: io preferisco un’ingerenza dei familiari, rispetto a quella dei medici (peraltro già oggi spesso prevalente).
            Nel senso: meglio un eccesso in quel senso che nel senso opposto. IMO.

        • @Francesca

          “Quando l’insulina ai diabetici sarà considerata accanimento?
          Quando i costosissimi farmaci antifibrilazione atriale (costosi) che oggi tengono in vita tanti italiani (anche regolari lavoratori) saranno “accanimento” ?
          Dove si deve mettere la linea di confine? Solo sulla respirazione e nutrizione? Perché?
          Io sarei già morta diverse volte se fossi vissuta in Africa. Eppure oggi (ringraziando e benedicendo Dio) vivo in salute senza alcun farmaco.”

          È proprio questo il punto cruciale: dove sta la linea di confine?

          Sia tu che molti altri sarebbero morti in altri tempi a causa delle mancanze di cure, come hai scritto, ma un conto è curare, un conto è “tenere in vita” una persona che, come diceva Simon, è in questa condizioni

          “Nel caso del respirare se il corpo è incapace di farlo di per se stesso bisogna coadiuvarlo, cioè bisogna sostituirsi ad esso nelle sue funzioni, il qual sostituirsi non è un’attività “naturale”: non è che qui si rifuterebbe il comburante ma proprio qui si rimpiazza il processo stesso di assimilazione di tale comburante che è il respirare. Questo non pone problemi etici nella maggior parte dei casi, ma lo può essere in casi estremi, quelli in cui si va significativamente oltre la fine “naturale” che un corpo incapace di respirare avrebbe.”

          Cioè il problema è che oggi si è andati molto oltre la capacità di curare persone che hanno malattie o intolleranze, il problema è che oggi proprio vieni “tenuto in vita” ad ogni costo, è più si andrà avanti più si potrà essere tenuti in vita anche in condizioni che non augureremmo nemmeno ad uno che ha commesso tutti i crimini di Hitler, Pol Pot e Giuda messi insieme senza pentirsene e anzi rallegrandosene.

          Non so se mi spiego.

          Sono molto confuso sull’argomento, lo ammetto, però “istintivamente” queste parole di Simon

          “Bisogna accettare che nella vita ci sia la morte, e il segnale del passsaggio lo da il corpo stesso. Il problema del transumanesimo è che vuole cancellare questa soluzione di continuità.”

          Mi sembra centrino il punto. Il cattolico deve amare e difendere la vita, ma sa che la vita terrena non è tutto e che c’è qualcosa che “occhio non vide, e che orecchio non udì, e che mai salirono nel cuore dell’uomo” che DIO ha preparato per chi è scritto nel libro della Vita (eterna).

          Due anni fa ho conosciuto uno che aveva idee transumaniste e avevo questo attaccamento alla vita terrena morboso, tale che diceva che gli sarebbe piaciuto farsi ibernare ed essere riportato in vita quando avrebbero scoperto l’immoralità corporea (seeeee, come no!), e che si sarebbe attaccato alla vita anche se di lui fosse rimasto solo qualche pezzo di carne.

          Ora questo era un caso estremo, ma è per dire che la prospettiva del cattolico dovrebbe essere diversa, conscio che la vita terrena non è tutto, che va difesa e preservata ma che la morte esiste; e grazie a Dio non è la fine ma un passaggio.

          • “quando avrebbero scoperto * l’immoralità* corporea ”

            L’immortalità ovviamente.

            “Due anni fa ho conosciuto uno che aveva idee transumaniste e *avevo* questo attaccamento alla vita terrena morboso”

            *aveva*

      • “Anni fa mia moglie a causa di una setticemia fu intubata per una settimana intera e, ovviamente, messa in coma artificiale in quanto non supportabile per una persona normale rimpiazzare il proprio riflesso di respirazione con quello del polmone artificiale: il tutto fini bene, grazie al cielo, ma di sicuro non vi era niente di naturale durante quella settimana che passai notte e giorni accanto a lei.”

        Questo infatti è uno dei problemi. Leggendo i vari commenti mi rendo conto di quanto l’argomento sia complesso.

        Anche questo

        “E questo il semplice buon senso lo capisce: se a uno che non riesce piu a respirare gli diamo il polmone di acciaio, poi quando il cuore smette di funzionare gli diamo una circolazione extra corporale, poi quando i reni cessano di funzionale i reni artificiali e così via di seguito e che, per giunta, non c’è nessuna prospettiva ragionevole di un miglioramento e che per non farlo soffire bsogna per giunta imbottirlo di droghe, ben ci rendiamo conto che siamo nell’assurdo.”

        Mi da da pensare molto. Perché in effetti vivere in quel modo sembra crudele, assurdo, specie dal momento che esiste una vita migliore, senza sofferenza.

        La scienza sta aprendo prospettive che interpellano tutti, perché se da un lato ti cura dall’altro ti “tiene in vita” anche quando ormai si è ben oltre il limite, limite che, come scrivi, è “segnalato” dal corpo stesso.

        Sono davvero confuso. È il “rovescio della medaglia” del benessere.

        • I commenti vanno dove vogliono, comunque mi riferivo a questo https://pellegrininellaverita.com/2017/06/28/blog-dei-blogs-46-speciale-jesuischarliegard/comment-page-1/#comment-31974 commento di Simon.

        • Finché la scienza ti cura non ci sono dilemmi etici troppo complessi da risolvere.
          Il problema è quando la tecnicità della scienza permette il (fasullo) miraggio dell’immortalità: qui siamo allora in pieno transumanesimo.

          Aldilà della compassione che posso provae a livello personale con i genitori di Charlie, non posso non vedere una sotttomissione alla divinità tecnologia pur di ritardare al massimo un avvenimento impossibile da evitare.

          Il peggio è che, l’impressione che ne ricavo, e che sembra compartita da tutti coloro (medici e giudici) che hanno davvero studiato il caso da vicino, è che i genitori stessi non esitavano a considerare cure anche dolorosissime per quel povero bambino anche senza speranza di prognosi positiva: l’approccio del corpo medicale mi sembre molto più sereno.

          Chissà, forse una volta tolto il respiratore il bambino sopravviverà lo stesso: ma il più importante è che possa vivere, e quindi morire, come un essere umano seguendo il decorso della natura. Il colpevole in tutto ciò è solo il peccato orginale.

          In Pace

          • Concordo più o meno su tutto, però è problematica la questione del decidere al posto dei genitori.

            Non so, è davvero difficile dare un giudizio netto su questa questione.

            • Perché non è questione di giudizi netti …

              Semmai di una netta liea guida, ma molti saranno i casi a sé

              • Il punto è questo, la linea guida.

                Chi stabilisce il confine?

                Chi stabilisce fino a che punto la scienza potrà arrivare a “curarci” come dice Simon facendo in modo che sopravviviamo decenni in condizioni che non augureremmo nemmeno a Satana in persona?

                Sembra che il confine sia difficile da stabilire, visto che molti parlano di omicidio vero e proprio.

                Allora chiedo a Simon: c’è modo di stabilire con certezza che questo sia semplicemente l’evitare un inutile accanimento invece che un omicidio di un innocente?

                Su molti blog leggo, complice anche la tendenza e la “comodità” del fare semplificazioni manichee, commenti apocalittici su questa questione, e vorrei chiarirmi meglio le idee.

                Ho l’impressione che questo sia davvero il “flip of the coin”, il rovescio della medaglia, del benessere.

              • Il problema Cicero è la “zona” grigia: lì non c’è nessuna ideologia che valga, nessun manuale.

                In realtà, in quelle “zone” quel che conta è il grado con il quale sono vissute le virtù umane (prudenza, coraggio, temperanza, gustizia) di chi deve prendere la decisione (genitori, medici, giudici): più chi deve decidere è virtuoso, più prenderà la decisione la più adatta alle circostanze concrete.

                In realtà non penso (opinione personale) che il sistema inglese non abbia funzionato: davanti a genitori che a causa del loro dolore erano pronti a far subire l’inammissibile al proprio figlio, il fatto che si sia instaurata una dialettica con il corpo medicale, sfociata purtroppo nella necessità di ricorrere ad un giudice terzo, ha dato le garanzie le migliori a Charlie, anche se non ai suoi genitori.

                In niente, leggendo il testo del giudizio inglese, appare una volontà eutanasica: veramente ci si trova in un caso di accanimento terapeutico.

                In Pace

              • Eppure su molti blog ci sono commenti e articoli apocalittici che gridano all’omicidio barbaro e parlano di macine da mulino al collo.

                Capisci che dopo i dubbi vengono, perché è già un argomento difficile in se e quando ci sono di mezzo queste cose poi diventa difficile orientarsi.

              • Ad esempio Simon, su questo tuo commento

                “In realtà, in quelle “zone” quel che conta è il grado con il quale sono vissute le virtù umane (prudenza, coraggio, temperanza, gustizia) di chi deve prendere la decisione (genitori, medici, giudici): più chi deve decidere è virtuoso, più prenderà la decisione la più adatta alle circostanze concrete.”

                Certuni immediatamente griderebbero alla “morale di situazione”. Ti cito la parte di un commento da un altro blog

                “Tornando dunque a Charlie: il nostro appello al Papa è un “sesto Dubbio” (intendo dopo i cinque Dubia): gli stiamo di fatto chiedendo di rispondere con netto sì alla domanda se la decisione di girare l’interruttore sia peccato mortale. E lui non ha intenzione di rispondere, perché secondo lui non c’è una risposta oggettiva. Succedesse un altro caso in Francia, sarebbe storia a parte, come la Comunione ai divorziati risposati in Germania e Polonia. Né Bergoglio né Paglia sono là; non possono “discernere” come quelli che sono in “prima linea”; non c’è un magistero oggettivo da indicare “da remoto” che prevalga sulla coscienza soggettiva da applicare “in locale”.”

                Secondo me è anche questo il problema: la ricerca di risposte “facili”, di “facili ricette”, sempre tutto inequivocabilmente bianco o inequivocabilmente nero, manicheismo a tutto spiano.

                Da un certo punto di vista è comprensibile, perché la complessità spaventa, e perché la scienza ci sta mettendo davanti a prospettive che l’umanità non ha mai affrontato.

                L’uomo ha sempre avuto paura della morte ma potrebbe arrivare ad aver paura di non poter morire.

              • Beh Cicero, guarda al grado esterno di virtù umane (prudenza, coraggio, temperanza, giustizia) di coloro che si sono permessi di fare tali giudizi.
                Personalmente, trovo che i vescovi inglesi, e mons Paglia, siano stati tra i più equilibrati nel loro pronunciarsi, e possono essere conisderati una buona bussola nelle circostanze presenti.
                Saremmo in morale situazionista se dicessimo che solo chi è nella situazione può giudicare bene.
                Orbene, assieme ad Aristotele, ti dico che solo il giudice personalmente oggettivamente virtuoso può giudicare bene, infatti tale giudice sarà prudente nelle sue evaluazioni e terrà conto della dottrina e della situazione con cautela, non si lascerà intimorire dalla complessità, non si lasecrà andare a nessuna pigrizia o simpatia indebita e avrà un senso della giustizia cioè dell’interesse di tutte le parti senza vacillare.
                In Pace

              • Mi piace come risposta. 🙂

              • Il problema alla fine è proprio questo

                “Il problema Cicero è la “zona” grigia: lì non c’è nessuna ideologia che valga, nessun manuale.”

                Molti vogliono il manuale, e ritengono che affermare che non ci sia il manuale per tutto sia professione di relativismo. Concordo con la tua risposta ma sappi che verresti tacciato di essere un modernista, relativista ecc ecc, con ogni probabilità.

              • « Molti vogliono il manuale »: ma non è sempre possibile, perché nella sua applicazione questa non è materia speculativa, ma pratica, docet l’Aquinate.
                È esattamente lo stesso problema che hanno alcuni con Amoris Laetita la quale si rifiuta nelle zone chiaramente « grigie » di voler scrivere un manuale, ma lascia ai pastori tutta la responsabilità morale del giudizio.
                In Pace

              • Esatto.

                Di sicuro avere un manuale, o pensare che esista un manuale per ogni situazione della vita, può essere molto rassicurante per alcuni.

                Il problema è che è tanto rassicurante quanto lontano dal reale.

              • La parte del commento che ho citato sopra l’ho presa da qui https://costanzamiriano.com/2017/06/30/noi-reagiremo-3/#comment-129382

          • “Il peggio è che, l’impressione che ne ricavo, e che sembra compartita da tutti coloro (medici e giudici) che hanno davvero studiato il caso da vicino, è che i genitori stessi non esitavano a considerare cure anche dolorosissime per quel povero bambino anche senza speranza di prognosi positiva: l’approccio del corpo medicale mi sembre molto più sereno.”

            Considerando come presupposto corretto la suddetta affermazione (anche se secondo me non è proprio tutto corretto ma adesso tengo tale ipotesi) – sarebbe allora necessario considerare che oggi, in questo momento, in tutti i luoghi di cura ufficiali occidentali, vengono prescritte cure dolorosissime (al limite del sopportabile e spesso anche mortali) a malati che non hanno ALCUNA speranza di guarigione (per ammissione degli stessi medici, i quali vogliono comunque tentare il “tutto per tutto” – confidando, se vogliamo, sotto sotto, in una sorta di miracolo)

            [nota: ho assistito personalmente a tale “tutto per tutto”, e infatti ero contraria – ma rispettosa della volontà del malato in accordo coi medici – — io infatti ero propensa per un “tutto per tutto” NON doloroso ma anzi restitutivo delle forze, e alla fine mi diedero anche retta, dopo le cure “ufficiali”… però non si fece in tempo ad attuare tutta la cura…. Cura “alternativa” che comunque aveva guarito nel mio paese due casi dei quali ho diretta conoscenza reale, considerati impossibili dalla scienza medica ufficiale. In questo caso io confidavo almeno in brevi remissioni con benessere fisico e vita normale, come attestato da moltissimi terminali che avevano “terminato” in tal modo….].

            Allora sarebbe da chiedersi: perché i medici oggi possono praticamente imporre cure dolorosissime-distruttive (io le definirei senza esitazione “torture”), mentre lo si vuole negare ai genitori di Charlie?
            (e sempre ammesso che siano davvero cure dolorose/distruttive quanto quelle che si vedono ogni giorno negli ospedali, sicuramente anche in quelli inglesi).

          • “Finché la scienza ti cura non ci sono dilemmi etici troppo complessi da risolvere.”

            Faccio presente che già oggi ci sono in Italia (e sicuramente ci sono altrove, specialmente dove le cure mediche non sono elargite a tutti dallo stato).
            Attualmente il “dilemma” sta più sulla scelta del farmaco (economico vs costosissimo). Parlando di situazioni serie (a rischio aggravamento ma non direttamente/immediatamente mortali) già oggi tanti medici prescrivono farmaci “economici” (per il SSN) che fanno finire più volte al PS il paziente (spesso anziano, intendo 60-70enne). Poi magari se tale paziente ha la pazienza (e il danaro) per consultare altri medici, gli viene prescritto un ottimo farmaco a vita (costosissimo per il SSN) e così tutto si risolve – e tale “ammalato” diventa sano e ha pure le forze per andare a lavorare sodo (nel volontariato sociale).
            Ho riportato appositamente casi di mia diretta conoscenza per i quali i medici stessi ammettono la riluttanza di altri colleghi di prescrivere farmaci costosi (per lo stato) ad un paziente di mezza età in pensione.

            Secondo me… la vicenda di Charlie (come quella di Ashya che è veramente significativa in tal senso) porta a galla tutto questo lato del problema.
            Transumanesimo? Sì. Ma solo per la classe dirigente con certe idee da portare avanti.

  13. Adesso ho letto.
    Non mi ritrovo nel commento di una lettrice di Tosatti, che dice “a questo punto era meglio se stava zitto”.
    No, il monsignore ha fatto bene a dire la sua sul caso: nel suo modo, nel suo stile. Vero è che con le sue parole egli in realtà non prende nessuna posizione definita, suggerisce Tosatti, ed io condivido. Ma anche chi non prende posizione in realtà ne prende una. L’asino di Buridano ce lo insegna, visto che per non decidere di qua o di là è pure morto di fame. Grazie quindi a Mons. Paglia, che (tirato per la giacchetta, comunque, l’imbarazzo dell’intervento è palese) in questo modo ci palesa il suo pensiero e un po’ di se stesso.
    Adesso basta se no mi faccio il sangue ancora più cattivo.
    Lanuovabq ha pubblicato alcune delle preghiere per Charlie dei suoi lettori.
    http://www.lanuovabq.it/it/articoli-non-uccidere-un-fiume-di-preghiera-per-charlieil-popolo-della-bussola-per-fermare-il-boia-di-stato-20314.htm

    Vorrei riportare qui quella più semplice, che mi ha commosso, e che cercherò (adesso che chiudo) di far mia:
    (Maria Elena Santilli) “Chiedo al Signore un miracolo: che Charlie respiri da solo anche senza le macchine. Lo chiedo per intercessione di Chiara Corbella Petrillo…. Signore ascolta la nostra preghiera..”

  14. Sia come sia, oggi Charlie torna al Padre.
    Una decina del rosario.

    Una preghiera ai genitori che sappiano accettare questo disegno;
    Una ai medici, che abbiano fatto il loro lavoro al meglio e che Dio sani il loro probabile dolore nel porre fine alla vita del piccolo;
    Una per tutti coloro che sono infuriati e non capiscono;
    Una per tutti coloro che alzano le spalle e dicono semplicemente “è giusto così”;
    Una per chi ha tentato di capirci qualcosa e si è fermato dall’esprimere un giudizio, esausto;
    Una per chi invece non si è fermato e in buona fede sta urlando il suo sconcerto;
    Una per gli esperti improvvisati;
    Una per gli esperti che avrebbero lecitamente preso altre strade;
    Una per gli esperti che invece hanno scelto questa;
    Una per tutti voi che avete espresso la vostra in modo pacato e accorato, e aggiungo un grazie personale.

    E per Charlie? Si, una preghiera finale per Charlie: piccolo, ti prego, prega per noi.

  15. Aggiungerei anche una preghiera per i tanti “Charlie” sconosciuti ed invisibili (circa 24.000 ogni giorno) che, pur essendo potenzialmente sanissimi, hanno avuto la sfortuna di nascere nel posto sbagliato del pianeta ed in questo momento stanno morendo per cause legate alla malnutrizione o alla scarsità di acqua potabile.
    La morte di costoro non finisce sulle prime pagine, ma a loro idratazione e nutrizione viene interrotta continuamente, senza che purtroppo vi sia la stessa sensibilità e scandalo che c’è nei casi “speciali” come quello di Charlie, anche se con esigue risorse economiche sarebbero salvabili.

    • Al momento non ho tempo di leggere né il tuo articolo Minstrel né i commenti.
      Volevo solo sapere una cosa: i cattolici inglesi (quelli che ci sono seppure minoranza) dicono qualcosa? Hanno fatto dichiarazioni ufficiali? O altre iniziative?
      Grazie.
      (poi leggo tutto, dall’inizio alla fine. Personalmente ho appreso la notizia da rainews24 che a quanto mi sembra ha fornito a grandi linee correttamente i termini della questione: cioè che i genitori vogliono mantenere il bimbo in vita e lo stato inglese no).

    • Si, forse…
      Chiari ed evidenti sin che parlano di scienza. Un po’ meno quando si lasciano andare a giudizi su quelle che potremmo definire le “intenzioni del cuore” dei Genitori e sulle quali SOLO Dio può giudicare.

      Mi riferisco a frasi contenute nell’articolo a cui rimandi come:

      “… il giudice deve porsi nei panni del bambino e andare oltre la scontata presunzione che la scelta migliore per Charlie possa essere l’ostinazione a volerlo tenere in vita.”

      “Ostinazione” giudizio ben pesante, che prefigurerebbe portato al limite anche situazioni da racconti alla Frankenstein… e perché non ricorrere a riti voodoo??

      E ancora:

      ““I giudici inglesi sono stati investiti della questione perché i genitori, pur comprensibilmente, sembrano aver perso il senso del limite, decidendo di dover fare qualcosa a ogni costo”, spiega Mariachiara Tallacchini…”

      “Sembrano aver perso il limite” e “ad ogni costo”?? E questo chi lo dice?
      La signora Talacchini, che sarà anche “ordinario di filosofia del diritto ed esperta di bioetica”, ma che si prende tutta la responsabilità del suo tranciante giudizio…

      Così un altro articolo che forse spiega più cose “scientificamente”, ma tracia un pesante giudizio morale che va in un’unica direzione e giustifica di fatto un’unica scelta.

      • Innegabile Bariom. La situazione per altro è davvero paradossale: ci sono esperti che citano esperti che dicono il contrario di altri esperti che citano altri esperti e alla fine non sai davvero più dove sia anche solo una parvenza di scientificità. E in questo fratuono, tutti cavalcano tutto.
        Forse davvero l’unica scelta giusta ora è la preghiera silenziosa…

    • È stato il mio punto di vista.
      In Pace

      • Che se sposa il giudizio morale verso i Genitori che sottende poi la giustificazione pratico-scientifica dell’articolo, a mio modesto parere, mostra più di un limite e presta il fianco a più di una critica…

  16. Interessante contributo di altro utente di altro blog:
    …………………

    NON si tratta di accanimento terapeutico.

    Giovanni Paolo II, Evangelium vitae, n. 65:

    “Da essa [cioè: dall’eutanasia] va distinta la decisione di rinunciare al cosiddetto «accanimento terapeutico», ossia a certi interventi medici non più adeguati alla reale situazione del malato, perché ormai sproporzionati ai risultati che si potrebbero sperare o anche perché troppo gravosi per lui e per la sua famiglia.
    In queste situazioni, quando la morte si preannuncia imminente e inevitabile, si può in coscienza «rinunciare a trattamenti che procurerebbero soltanto un prolungamento precario e penoso della vita, senza tuttavia interrompere le cure normali dovute all’ammalato in simili casi» (Congregazione per la Dottrina della Fede, Dich. sull’eutanasia Iura et bona (5 maggio 1980), IV)”

    E quali sono “le cure normali dovute all’ammalato”? Evidentemente, quelle di elementare sostegno vitale.

    Così nel 2007 la Congregazione per la Dottrina della Fede nella Nota alla risposta a due quesiti presentati da S.E. Mons. William S. Skylstad, Presidente della Conferenza Episcopale statunitense:

    “In un Discorso rivolto ai partecipanti ad un Corso internazionale di aggiornamento sulle preleucemie umane, del 15 novembre 1985, Papa Giovanni Paolo II, richiamandosi alla [citata] Dichiarazione sull’eutanasia, affermò chiaramente che, in virtù del principio della proporzionalità delle cure, non ci si può dispensare «dall’impegno terapeutico valido a sostenere la vita né dall’assistenza con mezzi normali di sostegno vitale», tra i quali sta certamente la somministrazione di cibo e liquidi, e avverte che non sono lecite le omissioni che hanno lo scopo «di abbreviare la vita per risparmiare la sofferenza, al paziente o ai parenti».”

    Quindi, tra “le cure normali dovute all’ammalato” rientrano certamente i “mezzi normali di sostegno vitale”.

    E quali sono questi “mezzi normali di sostegno vitale”? Ovviamennte: dare cibo a chi da solo non può sfamarsi, dare acqua a chi da solo non può dissetarsi, ventilare chi da solo non riesce a respirare. Sono questi i trattamenti di basilare sostentamento vitale DOVUTI al malato, la somministrazione dei quali è appunto doverosa e quindi non può in alcun modo costituire “accanimento terapeutico”.
    E sono proprio questi trattamenti, e in particolare la ventilazione meccanica, che saranno negati a Charlie (che verrà “staccato dal respiratore”): sicché si tratterà non di cessazione di accanimento terapeutico, ma di un vero e proprio atto di eutanasia “commissiva” (o “attiva” che dir si voglia).

    E non si dica che seguitare a ventilare meccanimente Charlie sarebbe immorale perché equivarrebbe a procurargli soltanto un prolungamento precario e penoso della vita. Infatti, la già citata Dichiarazione sull’eutanasia “Iura et bona” afferma – l’ho già riferito – che “è lecito in coscienza prendere la decisione di rinunciare a trattamenti che procurerebbero soltanto un prolungamento precario e penoso della vita, SENZA tuttavia interrompere le cure normali dovute all’ammalato in simili casi”.

    Il che significa che i trattamenti di basilare sostegno vitale (tra i quali la ventilazione meccanica), non sono lecitamente rinunciabili, nemmeno se lo scopo dichiarato è di evitare un prolungamento precario e penoso della vita. Come afferma Giovanni Paolo II nel discorso menzionato, non sono lecite omissioni che hanno lo scopo «di abbreviare la vita per risparmiare la sofferenza, al paziente o ai parenti».

    In sintesi, la somministrazione di trattamento per il sostegno vitale del malato è sempre dovuta al malato, ovviamente fino a che tale trattamento è idoneo a conseguire il suo fine, che è appunto quello di procurare sostegno vitale (La Congregazione della Dottrina della Fede, nella citata risposta ai due quesiti, afferma al riguardo che “La somministrazione di cibo e acqua, anche per vie artificiali, è in linea di principio un mezzo ordinario e proporzionato di conservazione della vita. Essa è quindi obbligatoria, nella misura in cui e fino a quando dimostra di raggiungere la sua finalità propria, che consiste nel procurare l’idratazione e il nutrimento del paziente”).
    Quindi la somministrazione a Charlie di quel trattamento per il suo sostegno vitale che è la sua ventilazione meccanica è dovuta a Charlie fino a che tale trattamento consegue il suo fine, che è quello di evitare che Charlie muoia di asfissia. Poiché senza dubbio la ventilazione meccanica attualmente praticata a Charlie consegue il fine di evitare che egli muoia di asfissia, la ventilazione meccanica attualmente praticata a Charlie rientra quindi senza dubbio nei trattamenti di sostegno vitale DOVUTI a Charlie; trattamento la cui interruzione configurerebbe pertanto senza dubbio un vero e proprio atto eutanasico.

    • Per l’appunto, come si diceva sopra, il quid è questo: la ventilazione è omologabile all’alimentazione? Alcuni bioeticisti e questo utente dicono “eccerto!” e danno i motivi, Simon dice “no” e ne da altri, sempre reperibili qui sopra.
      Eh…

      • Di certo noi moriamo prima per assenza di ossigeno che non per mancanza di alimentazione e se fossimo chiusi irrimediabilmente in una camera stagna o posti sott’acqua e potessimo restare in vita solo respirando attraverso un tubicino, sarebbe giusto “tapparcelo” ???

        Per quel che so io (e l’ho già detto) la ventilazione “sino a ieri”, veniva sospesa SOLO in caso di morte cerebrale (encefalogramma piatto) e questa certificata con un procedura molto scrupolosa, quando sostanzialmente il corpo, il solo corpo, continuava a essere vitale con un sostegno artificiale.

        Ma non mi pare affatto questo il caso…

        • alcuni neonati prematuri sopravvivono solo se attaccati al ventilatore. nessuno si sognerebbe di toglierglielo. O almeno . fino ad ora.
          da ora in poi tutto può succedere, a anche la rianimazione cardiaca, e la respirazione bocca a bocca, potrebbero essere etichettate coem accanimento terapeutico e quindi vietate. Dai giudici,.
          che bel mondo che ci si prospetta. ancora più cupo il futuro perchè la Chiesa cattolica, “mater et magistra ha rinunciato ad essere sia madre che maestra per diventare allieva della mondo e
          concubina di tutti.

        • Leggi la spiegazione di Simon. Nel tuo esempio sei tu che respire a traverso della cannucia, il respiratore gonfia lui i polmoni perche Charlie non riesce a farlo. Poi se tu non potessi mai piu uscire dalla camera stagna é per poter restare li dovresti essere sedato continuamente sarebbe lo stesso per te?
          Preghiamo tutti i giorni sia fatta la Tua volontá, quale é la Sua volontá in questi casi?

          • Ad ogni modo come qualcuno ha fatto osservare a tutti i bambini nati prematuri con problemi di respirazione (o respirazione autonoma e sufficiente) viene praticata la respirazione assisitita e nessuno si sognerebbe di non applicarla.

            Se dovessi trovarmi nella situazione che descrivi ci penserò …

            Se invece tu ti trovassi nella situazione dei genitori di Charlie, non ci penseresti due volte solo perché tecnicamente non è lui a respirare autonomamente?
            Poi mi dispiace ma comunque la si rigiri non riesco a vedere tutta questa differenza nel caso di alimentazione o idratazione.

            • Nei panni dei genitori di Charlie cercherei tre pareri medici diversi se coincidenti con quello che descrivono i medici inglesi e consultato un sacerdote staccherei la spina.
              In qualche punto devi metterlo il límite Bariom, se idratazione alimentazione e respirazione perche non circolazione extracorporea e stimolazione neuronale? Se tutto quello fosse d´obbligo applicarlo mi metto a fabbricare respiratori, puoi mantenere cadaveri con segni vitali per anni.

              • Dipende da che cosa si intende per “cadaveri con segni vitali”. Lo siamo tutti noi.
                (chi più chi meno. Tutto dipende dalle possibilità di far fruttare o meno quei… segni vitali. Chi ne ha la possibilità e li fa fruttare poco/niente è più morto di qualsiasi bimbo-Charlie – che a quanto pare ha ben insegnato ai suoi genitori come combattere PER la vita umana).
                Comunque ho appreso che Pope Francis si è espresso. Bene.

              • Certo che “in qualche punto devi metterlo il limite”…

                Questo è il grave dilemma e il serio discernimento.
                (ammesso che sempre questo limite stia a noi, ammesso che non ci venga sottratto da altri e via discorrendo)

                Il problema è che su questa vicenda che non ci appartiene, ognuno sta mettendo il punto limite dove ritiene più giusto… tu staccheresti la spina da lì dove sei ora, dietro un monitor oggi.

              • No Bariom, non da qui. Non é quello che ho detto. E neanche sono sicuro che io abbia ragione in questo. Quello che non mi va è tutti a gridare allo scandalo per un caso difficile pensando che sanno piú di quelli che sono la sul posto dovendo decidere.

    • Mi sembra che l’accenno alla respirazione artificiale sia nel commento del bloggatore, e non nelle parole di GPII, che andrebbero riportate integralmente senza taglia a cuci.
      Qui si sta facendo una questione di postille e principi utilizzando come “cavia” un bambino affetto da una malattia rarissima e letale di cui sono affette soltanto 16 persone al mondo.
      Se hai letto la sentenza in inglese, linkata da Simon, risulta evidente che medici inglesi, medici spagnoli, giudici inglesi, e persino i tanto conclamati medici americani, abbiano raggiunto la univoca convizione che in questo specifico caso la prosecuzione forzata della vita sia una inutile sofferenza aggiuntiva per il bambino , e che la sperimentazione sarebbe solo un suo utilizzo come cavia.
      E tutti dovrebbero leggere questa sentenza , per l’umanità e la partecipazione personale che traspare dalle parole del giudice (altro che “assassino”), oltre che per ripercorrere in modo corretto tutte le fasi di questa vicenda, che sono riportate con una chiarezza esemplare. Ora dobbiamo capire se, da cristiani, il sabato è fatto per l’uomo o l’uomo per il sabato, nello spirito ed anche con l’esempio di quantp è avvenuto con AL, quando la legge stessa si applica a casi speciali.

  17. Leggo dal fb di Silvana de Mari che hanno spostato la data di qualche giorno… nulla finora su organi ufficiali.

  18. http://www.ilfoglio.it/bioetica-e-diritti/2017/06/30/news/papa-francesco-e-il-piccolo-charlie-un-dovere-difendere-la-vita-umana-142541/

    Sono molto lieto dell’intervento del Pontefice: un tweet dove certo non è nominato Charlie, ma il messaggio è molto chiaro (Paglia, prendi esempio!).
    In modo simile – e ripeto di questa consonanza sono lieto – Benedetto XVI, nella Giornata per la Vita per il 2009, coincidente con le ultime drammatiche ore di Eluana, dichiarò esplicitamente il dovere di difendere la vita in ogni situazione di spirito e di corpo. E in quelle parole traspariva un riferimento evidente alla povera Eluana, secondo i vari Amato de Monte, De Fanti ecc., ridotta a un corpo che nulla sentiva.
    Anche allora si tacitavano come persone ignoranti perché non mediche tutti quelli che chiedevano pietà, come le povere suore che la accudivano, e che si limitavano a chiedere: “lasciatela a noi; ce ne occuperemo”.
    Memento!

  19. Anche se fuori tempo massimo, allego le riflessioni di Aldo Maria Valli perché pertinenti a diversi punti qui affrontati. Nel suo articolo Valli individua tra le pieghe della sentenza dei giudici (lo dico a proposito della citazione del CCC e della discussione “se parli di diritto positivo o naturale”) elementi tipici dello stato totalitario. Molto interessante anche l’intervento del palliativista italiano, che, al di là della questione “macchine sì / no”, smaschera la disumanità della decisione dei medici inglesi di negare nel modo più assoluto che Charlie venga assistito a casa in presenza dei genitori. Laddove, invece, spiega, le cure palliative in Italia, anche dei minori, prevedono e attuano esattamente il contrario:
    http://www.aldomariavalli.it/2017/06/30/che-cosa-ci-puo-insegnare-la-storia-di-charlie/

  20. Un’altra delle osservazioni che in questi giorni sono state fatte è relativa alla liceità del rifiuto (opposto ai genitori dai medici inglesi) di andare negli stati uniti a tentare terapie non possibili in Inghilterra.
    Ma perché insistere ancora? Si è detto anche in questi post, ripetendo le parole dei medici inglesi. Questo è accanimento terapeutico!
    …nel link che segue, si legga come Francesca Lozito racconta la drammatica storia dei genitori di un altro piccolo inglese, Ashya King, affetto da un tumore cerebrale giudicato inguaribile dai medici inglesi, che vietarono ai genitori stessi l’espatrio per poterlo curare con la prontoterapia.
    I genitori lo rapirono (!) e per questo la magistratura inglese (eh certo, occorre fidarsi del diritto e dei medici…) emise contro di loro un mandato di arresto (!!).
    http://www.scienzainrete.it/contenuto/articolo/francesca-lozito/ashya-king-perche-non-si-puo-curare-nel-regno-unito/settembre-20

  21. In questo ulteriore link, ecco cosa accadde ad Ashya King (alla faccia dei medici inglesi) un anno dopo la prontoterapia: il bambino era vivo, e il c.d. “tumore inguaribile” non aveva più lasciato segni nel cervello:
    http://www.repubblica.it/cronaca/2015/03/24/news/_il_nostro_ashya_e_guarito_la_favola_del_bimbo_in_fuga_per_curare_il_cancro_ora_divide_gli_scienziati-110321450/

    Un’osservazione di sguincio: la guarigione è sempre l’obiettivo finale. Ma spero che ognuno di noi convenga che anche sei anni, sei mesi, due mesi conquistati… non hanno prezzo.

    • Certo, non c’è prezzo. Come non c’è prezzo per la battaglia per la vita di quei genitori che hanno di fatto aperto a TUTTI i bambini inglesi con la stessa malattia l’accesso GRATUITO a quella terapia che ha salvato Ashya (a pagamento).
      Chi combatte per la vita apre sempre strade per la vita.
      La differenza con l’accanimento terapeutico si vede anche da tali indicatori: non solo la crescita personale ma anche quella dell’intera comunità.

      • Consiglio di leggere il vibrante appello del Card.Caffarra ripreso e fatto proprio da Padre Ariel dell’Isola di Patmos:fermatevi in nome di Dio!
        http://www.isoladipatmos.com
        Qui non si tratta di dottedisquisizioni accademiche su ventilazione assistita/accanimento terapeutico,qui si tratta come dice bene Padre Ariel del “piccolo agnello di Dio Charlie Gand”.Tutta la Chiesa cattolica senza distinguo e senza sofisticherie di tipo pseudorazional-positivistico,dovrebbe dire ad una sola voce:Fermatevi nel nome di Dio!
        Altrimenti il “best interest” la morte per soffocamento spacciata come il migliore interesse in un futuro non troppo lontano diventera’la norma e i libri distopici come New Brave Word diventeranno realta’.

  22. Grazie Marco!
    E le tue ultime parole…le condivido pienamente. Infatti non capisco perché in tutto Questo parlare dell’interesse del bambino a nessun medico e a nessun giudice è venuto in mente che il primario interesse di un bimbo di pochi mesi è stare con i propri genitori, circondato dalle persone che lo amano.
    Il mio non è un discorso fatto (solo) col cuore, ma soprattutto con la consapevolezza che la vita umana è un insieme di relazioni, e che queste devono essere tutelare nel rispetto delle leggi e nel continuo confronto tra diversi punti di vista, che sta alla base di una sana democrazia. In questa storia è mancata la comunicazione medico-genitori del paziente, sono mancate le parole per esprimere il dolore, saperlo affrontare e gestire con i mezzi che la scienza e la ragione mettono a disposizione, ma anche nel rispetto dei sentimenti di ciascuno dei protagonisti.
    Ora non ci resta che pregare e riflettere perché non accada più una situazione del genere.

    • Grazie a te Elisa. Sperando di non essere troppo polemico, vorrei dire che in effetti è anche il pensiero rivolto ai genitori, e a come sono stati trattati (non è nell’interesse del bambino… no, non possono vederlo…) che mi ha fatto arrabbiare, e continua a farmi ritenere vili alcune prese di posizione anche di alto livello. Non è corretto dire, secondo me, che “in fondo tutti tendono al vero bene del bambino” quando c’è una così plateale mancanza di rispetto verso il papà e la mamma. Seguendo le tue parole, li affido a Dio nella preghiera insieme al loro piccolo.

  23. Dopo tutto questo scambio sul nostro blog ben vediamo la saggezza della presa di posizione di Mons Paglia che molto bene illustra la complessità della situazione:

    Mons Paglia ” cita nel documento la recente dichiarazione della Conferenza episcopale cattolica di Inghilterra e Galles che «riconosce la complessità della situazione, il dolore straziante dei genitori, la ricerca del bene per Charlie messo in campo da tutti i soggetti coinvolti».

    «Quando l’alleanza terapeutica tra paziente (in questo caso i suoi genitori) e medici si interrompe – conclude Paglia – tutto diventa più difficile e ci si trova obbligati a percorrere l’estrema ratio della via giuridica, con i rischi di strumentalizzazioni ideologiche e politiche sempre da evitare e di clamori mediatici talvolta tristemente superficiali».”

    In Pace

    http://www.lastampa.it/2017/06/30/vaticaninsider/ita/news/charlie-gard-monsignor-paglia-rispettare-e-ascoltare-la-volont-dei-genitori-p5Uz9SXLSBuLrrY1JqndiO/pagina.html

  24. Ancora qualche ora… Ieri sera prima di andare a letto ho riletto del Vangelo di Luca la presentazione di Gesù al tempio. Anche il piccolo Charlie è segno di contraddizione per svelare i pensieri di molti cuori.Sono serena perché lui ha già vinto; se vive, poco o molto e come potrà, perché è stato e sarà molto amato. Se muore, da solo o “coadiuvato”, perché andrà incontro a un Amore ancora più grande. E comunque vada noi saremo qua (o forse ce ne andremo prima di lui, chissà) a fare i conti con i nostri cuori svelati; chi si rifugia nei tecnicismi, chi “getta la maschera” e si svela finalmente servo di morte, chi si affida alla volontà del Padre, chi sarà rassicurato e in pace perché certo di aver fatto/omesso/detto/taciuto ciò che riteneva giusto… Io con fede mi affido alla Sua volontà e prego per tutti quelli coinvolti, ma oso chiedere al Signore: se deve andare portatelo via Tu, se deve vivere fa che respiri, in ogni caso non permettere che a decidere sia la superbia dell’uomo. Questa preghiera è egoista perché non voglio che i bambini che amo (i miei nipoti, i miei alunni…) devano vivere in un mondo dove qualcuno ha potere di vita e di morte su qualcun altro, dove ci sono vite degne e indegne. Perché qua si rischia di oltrepassare una linea (flebile) che ci porta in un mondo davvero cupo e senza speranza.

    • Concordo con Lidia. “vite degne e indegne” in due modi: sia ciò che il mondo pagano considera “vita degna di essere vissuta” – sia la valutazione (implicita) del “figlio di chi”.
      Se Charlie era figlio di Donald T. e Donald avesse voluto tenerlo in vita con mille supporti artificiali e/o provare cure “sperimentali” … ? O al contrario, se Donald avesse voluto l’eutanasia per un figlio ? Chi avrebbe deciso? La famiglia o i medici/giudici ?

  25. Un ottimo articolo da leggere assolutamente al soggetto qui:
    http://www.lastampa.it/2017/07/01/vaticaninsider/ita/inchieste-e-interviste/charlie-il-genetista-dallapiccola-difendiamo-la-vita-ma-non-cadiamo-nellaccanimento-PJVotHUMMun7ZBxYOE6cEM/pagina.html

    Restiamo attenti che la terapia genetica che i genitori volevano sperimentare potrebbe non essere etica:

    «Non so di cosa si tratta, ma posso dire per certo che ci sono centri negli Stati Uniti che utilizzano le cellule staminali, in terapie non validate, per malattie dove non c’è nessuna evidenza che possano funzionare. Mi chiedo davvero cosa avesse potuto fare una cura “sperimentale” in un soggetto in cui sono inesorabilmente colpite miliardi di cellule in organi vitali. Ritengo si potesse trattare di una “terapia” cellulare piuttosto che farmacologica. Ripeto, in questa situazione oggi, e purtroppo ancora per anni, non disporremo di terapie minimamente efficaci”

    In Pace

    • Non disponiamo di tetapua efficaci per tante malattie.Ma prendersi cura di una persona malata,anche di unbambino,non significa per forza guarirla.Non si puo’ arrivare a pens a re che ogni cura se non efficace va proibita.Il “prendersi cura”di un malato non vuol dire avere per forza successo se no meglio lasciarlo morire.
      Prendersi cura vuol dire amare.Le categorie del “successo”o meno della cura sono solo categorue materialistiche.
      Mi stupisce l’assoluto materialusmo di petdone che si proclamano cristiane.

      • “segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori”.
        (come ha già evidenziato Lidia).

        Poter dare ancora un sorriso ad un malato terminale, poterlo rassicurare dell’amore di Dio… e ricevere da lui/lei ciò che vuole dirti, quello che vuole consegnarti per continuare l’opera…. dargli/le il tempo possibile per fare tutto ciò… Conosco casi (direttamente) in cui i medici ammettevano effetti “miracolosi” all’arrivo in camera di una moglie o di un figlio… il malato praticamente in coma si risvegliava temporaneamente e parlava (sensatamente e lucidamente). Testimonio che è capitato anche a me con una persona con cui c’era ottima amicizia e che… davvero mi ha comunicato messaggi importanti per la mia stessa vita e per quella futura.
        Davvero nemmeno io comprendo come perfino molti cattolici riducano tutto ad una… funzionalità/utilità materialista.

        P.s. mia nonna stessa, molti anni fa, in stato di semi-coma, poco prima di morire… non riconosceva più nessuno, non rispondeva più a nessuno… finché un giorno io non mi trovai nella stanza di ospedale e accanto a lei non smettevo di chiacchierare (con lei). Si “destò” un momento e mi disse: “Francesca, basta parlare”. Mi riconobbe e mi disse di stare zitta. Piansi e risi, dicendo: “va bene, nonna, basta”.

  26. Alessandra Rigoni su fb:

    Credo sia davvero sbagliata la posizione espressa da alcuni circa la vicenda di Charlie e trovo molto gravi le accuse che vengono rivolte a medici e giudici di essere assassini. Accuse gravi e ingiustificabili. Che mi spaventano molto. Anche perché me le sono sentite rivolgere in una circostanza simile a questa e non è bello quando la tua professionalità, il tuo impegno a servire i pazienti, soprattutto i più piccoli, le scelte durissime che fai in coscienza e per cui non dormi la notte, non solo vengono messi in dubbio – che sarebbe anche utile – ma vengono calpestati con aggressività da persone che non hanno alcuna competenza. Non credo che si tratti di toni degni dello stile cristiano comunque ed è questo mi ha indotto a scrivere qualcosa sull’argomento anche in base a richieste di molti amici. Detto questo voglio provare a chiarire perché penso che medici e giudici abbiano scelto una cosa buona per Charlie. Il mio è solo il parere di un medico cattolico che si pone, senza idee prefissate o preconcetti ma cercando una sguardo di verità e carità, di fronte alle singole e specifiche situazioni che incontra. Sono aperta alla discussione, ma una discussione seria, perché queste situazioni sono nuove, non solo per me ma per la riflessione etica in generale, a causa del progresso della medicina e sono molto molto complesse nelle sfumature che le caratterizzano e non si può procedere per partito preso. Non voglio avere ragione, spero però che si capisca perché sono convinta che qualunque atteggiamento ideologico non ben documentato o che comunque non parta dal porsi domande sia quanto meno pericoloso in questo ambito. Perché un atteggiamento sincero, realista, ben documentato e aperto alla realtà e alla verità (che non possediamo mai fino in fondo) potrebbero portarci a conclusioni inaspettate. A me è successo così e ho capito che la prudenza è sempre una buona consigliera, tanto più se non si hanno competenze tecniche.

    ARGOMENTO ETICO. Occorre distinguere tra eutanasia e sospensione della terapia per non cadere nell’accanimento. La possibilità di sospendere la terapia o di limitarla spetta al soggetto (ai genitori in caso di minore ed entro certi limiti), al medico, eventualmente al giudice qualora questo diritto non venga rispettato. Quando per un medico è legittimo decidere di sospendere un trattamento? Quando giudica un trattamento sproporzionato, cioè se i costi (non intesi in senso economico) superano i benefici. In parole povere: se un atto causa più sofferenza rispetto ai vantaggi terapeutici che arreca è dannoso, inutile, ingiusto e non si fa o si interrompe nel caso si sia iniziato nell’ipotesi o nella speranza di un beneficio che però poi effettivamente non si osserva, oppure nel caso sia stato intrapreso come salvavita di fronte alla necessità di prendere tempo in vista di un percorso diagnostico più approfondito. Si capisce? Il concetto di accanimento terapeutico si basa proprio sull’idea che non sempre e necessariamente un trattamento è buono. Non lo è quando è insensato, inutile, se non dannoso, sproporzionato rispetto al dolore che causa. Il medico ha in questo caso un diritto assoluto di decidere di non trattare ulteriormente, diritto che – se espresso nei limiti della legge – viene garantito dal sistema giudiziario. Ora vediamo perché il concetto di non accanimento si applica al caso del nostro bambino.
    ARGOMENTO SCIENTIFICO. Nel caso di Charlie si è sentito parlare di eutanasia, ma questo è del tutto fuori luogo, dal momento che si parla di eutanasia quando il fine di un atto, lo scopo, è di arrecare la morte. Ora provo a spiegare perché invece si tratta di un caso di sospensione di alcuni trattamenti che se proseguiti scivolano nell’accanimento terapeutico. Charlie è affetto da una patologia congenita, che riguarda i mitocondri, tutti i mitocondri di tutte le cellule, il che comporta un’alterata funzione energetica. Tale malattia si manifesta ad un certo punto dello sviluppo con una crisi energetica cellulare in bambini apparentemente sani fino a quel momento, con un coinvolgimento di tutti gli organi e apparati e i più compromessi sono il cervello, il sistema respiratorio e quello muscolare, cioè quelli che dipendono da un elevato consumo energetico, con perdita di funzione irreversibile. Questa patologia è incompatibile con la vita e ad oggi non esiste una terapia riconosciuta dalla comunità scientifica (ritornerò su questo punto più avanti). Occorrerebbe infatti riprogrammare tutte le cellule del corpo e inoltre all’apparire dei sintomi le lesioni, soprattutto a carico del cervello, sono irreversibili. Quando si manifesta il bimbo di età generalmente intorno ai 4-6 mesi diventa floppy, cioè floscio, poco reattivo, può avere manifestazioni di tipo epilettico e ad un certo momento smette di respirare. A questo punto probabilmente sarà già giunto all’osservazione medica e un rianimatore che si trova un bimbo in arresto respiratorio senza un motivo poiché é da qualche settimana che il bambino non sta bene ma non è stato fatta una diagnosi (magari un’influenza intercorrente ha aumentato le richieste energetiche in modo improvviso e ha fatto precipitare il quadro) lo rianima – in termini tecnici – in modo aggressivo, lo intuba e lo attacca ad una macchina che respira per lui. Il bambino finisce in una terapia intensiva e qui ogni suo apparato viene supportato massivamente, lui da solo non fa più niente e delle macchine sofisticate e cure intensive lo tengono in vita per settimane affinché si capisca cosa è successo. Ci siamo? Il bimbo in questione di suo sarebbe morto. Ci vogliono parecchie settimane per fare una diagnosi che tra l’altro richiede uno studio bioptico del muscolo (e anche analisi sul liquor). Prima occorre sospettare la malattia, oltre alla clinica si osservano lesioni cerebrali tipiche con una risonanza magnetica e quando c’è una ragionevole possibilità si fa la biopsia e ci vogliono diverse settimane per avere il responso. Non ci sono errori diagnostici. Nel frattempo il bambino viene tenuto in vita e vengono provate molte terapie dato che non si ha la diagnosi certa. Uno dei motivi per cui si sospetta la malattia è che nonostante un supporto massivo il bambino non migliora. E la realtà da accettare è che non migliorerà mai. È come un treno a cui viene tolta la corrente e non c’è modo di ridarla e il treno non ripartirà mai. Il processo non può essere interrotto e il bambino dipenderà sempre da macchine per respirare e il suo quadro neurologico peggiorerà costantemente e in modo rapidissimo senza alcun contatto con l’esterno (anche l’esame neurologico è rilevante nel percorso diagnostico), anche se a tratti aprirà gli occhi, accennerà al pianto e avrà minimi movimenti degli arti per breve tempo. Ora dunque si comprende come interrompere un trattamento in questo caso non si tratta di eutanasia, cioè di fare qualcosa che di per sé causa la morte come fine ricercato. Si tratta invece di interrompere alcuni atti medici, artificiali, che tengono in vita ma senza alcun risultato in termini di autonomizzazione presente o futura e questi atti medici possono essere messi in atto in fase acuta, non per sempre. Tenere un bimbo intubato per un mese significa arrecare dei grossi danni alla trachea, significa causargli infezioni severe e letali, significa tenerlo sedato in una condizione di grande sofferenza (provate a pensare cosa vuole dire avere un tubo in gola, che passa per le corde vocali, dover essere aspirato in trachea ogni 2 ore, senza poter deglutire e così via… su questo mi dispiace ma l’immaginazione non arriva mai a toccare la crudezza della realtà, quindi se non siete convinti vi invito a fare un giretto in una rianimazione pediatrica). Protrarre questi trattamenti non ha alcuno scopo, significa solo procrastinare un decesso inevitabile e facendo soffrire senza alcuno scopo, prolungare una vita naturalmente destinata a spegnersi attraverso atti medici estremamente invasivi e dolorosi. Vediamo dunque come inizia a configurarsi il quadro di accanimento terapeutico, situazione in cui gli atti medici sono inutili (non portano ad un miglioramento), sono dannosi (causano sofferenza e hanno effetti collaterali negativi), non fanno in definitiva il bene del bambino prolungandone l’agonia per un tempo indefinito ma senza un reale obiettivo. Sospendere un trattamento invasivo quale la ventilazione meccanica o il supporto farmacologico del sistema cardiocircolatorio diventa un obbligo morale in queste circostanze. E lo scopo non è far morire il bambino (come nel caso dell’eutanasia), ma interrompere un atto artificiale immotivato, ingiustificato, ingiusto. Talvolta si protrae un trattamento simile per dare il tempo ai genitori di essere pronti, mettendo pertanto il bene dei genitori davanti a quello del bambino, ma questo vale per un certo periodo di tempo. Non giusta sarebbe invece la sospensione delle cure, dell’assistenza, della palliazione e della presa in carico del bambino come della famiglia. La sospensione del supporto ventilatorio non è sinonimo di mettere un cuscino in faccia al bambino e si giunge a questa decisione dopo numerosi tentativi di svezzamento dal respiratore (una sorta di allenamento progressivo con riduzione del supporto e graduale autonomizzazione del respiro) che però falliscono. Tutto fallisce. Le terapie della fase acuta sono della fase acuta e portare questi bambini ad una fase cronica è impossibile. È il bene del bambino al centro (e anche su questo tornerò dopo) anche quando purtroppo si deve ammettere di non avere altre risorse.
    ARGOMENTO ESPERIENZIALE. Vorrei essere un po’ polemica: cosa viene in tasca ad un rianimatore del Great Ormund Street Hospital a far fuori un bambino? (Far fuori è un termine sbagliato ma così si dice in questi giorni negli articoli che mi è capitato di leggere). Nulla se non un mucchio di problemi legali, un sacco di beghe mediatiche, l’evidenza dichiarata del suo fallimento e un carico psico-emotivo tragico. L’obiettivo di un medico è salvare la gente, mica farla fuori. Quando la gente mi dice che ha paura dell’anestesia io ridendo dico sempre: “Non si preoccupi caro, io stanotte voglio dormire”. Dunque, non è un nostro obiettivo uccidere. Perché dunque arrivare a queste scelte tanto controverse di ridurre il carico terapeutico? A tutti piace dormire la notte. E tutti noi – sicuramente in rianimazione pediatrica – piangiamo lacrime abbondanti per ogni bambino che muore e dopo queste decisioni, per quanto di gruppo, chi dorme sereno? Ma fermiamoci un attimo, l’obiettivo è davvero solo salvare? No, l’obiettivo è il bene complessivo della persona, come per ogni uomo onesto di questo mondo, nella prospettiva che ci riguarda di più in quanto medici cioè la salute. Ma la salute non è un bene assoluto. Il bene assoluto è la persona e io sono grata a tutti quei medici che mi hanno insegnato a prendermi la responsabilità della persona che ho davanti: è facile quando salvi una vita, hai molta riconoscenza e riconoscimenti, difficilissimo quando ti scontri con il limite, con l’ineluttabilità di un decorso infausto. Gridare al nazista e all’assassino è peggio che sparare sulla Croce Rossa e anche l’accusa di voler fare di questo caso un caso giuridico è del tutto ingiusta. È il punto di vista di chi non ha alcuna esperienza di questo settore. È sparare contro uomini che sono uomini veri, capaci umilmente di prendere atto della propria impossibilità in questa circostanza e che hanno l’eroicità di domandarsi cosa è bene dunque fare, anche quando il da farsi è decisamente scomodo e incomprensibile per molti: parlare ai genitori del fallimento proprio e della medicina e prendersi cura fino in fondo della persona, rispettandola fino all’ultimo nel suo essere più prezioso di ogni cosa nel tratto di strada che verosimilmente porterà alla morte. A questo proposito vorrei tornare sul discorso della malattia incurabile. L’ospedale in questione lo scorso anno ha spedito due bambini gemelli con malattia genetica incurabile al San Raffaele dove si faceva una cura sperimentale (avevano fatto 8 casi, mica 1000) e c’erano le condizioni per tentare il tutto per tutto: i bambini erano trasportabili in aereo senza grossi rischi, l’ospedale dava garanzia di affidabilità, i casi seguiti avevano dato speranze di successo, la malattia era in fase precocissima diagnosticata su una sorellina più grande che in quei mesi era in fin di vita. I bambini sono poi arrivati nella rianimazione dove lavoravo e i contatti con gli inglesi sono stati quotidiani finché i bimbi non sono ripartiti. Ed è stato un calvario per quella famiglia, ma è stato intrapreso perché c’erano seppur minime ma ragionevoli possibilità di successo, anche parziale. Spese coperte in parte dal servizio sanitario inglese, in parte da donazioni private. Le cure sperimentali sono fatte e favorite se sussistono dei criteri di candidabilità. Ma non dobbiamo dimenticare che oltre agli elementi tecnici e scientifici esistono quelli umani: alcune cure sono delle vere e proprie torture (i due gemellini erano irriconoscibili rispetto a prima, con una fragilità, lesioni, edemi ovunque… io credo che anche in questo caso chi non vede non può immaginare!) e allora torniamo al punto: ha sempre senso? Dove sta il bene nella singola specifica situazione? Posto che nessuno ha lo scopo di uccidere, potrà un medico valutare che un’opzione sperimentale non sia percorribile? Non ha più strumenti di uno che fa tutt’altro nella vita se lavora seriamente e con un’equipe di esperti per capire cosa è davvero meglio per il paziente che gli è affidato? Perché ritorno al punto: i pazienti sono lo scopo della vita lavorativa di un medico, mica i soldi o il riconoscimento sociale che semmai sono conseguenze. Un bimbo come Charlie, intubato e ventilato può sopportare un viaggio in aereo? Il centro proposto offre delle garanzie adeguate di cura? Ha un livello assistenziale adeguato? Perché io medico ho una responsabilità nei confronti del paziente. Una responsabilità per la quale ho fatto un giuramento. Vi sono criteri di scientificità in queste cure sperimentali proposte? Se un’equipe di esperti dà risposta negativa a queste domande: chi siete voi tutti per giudicare? Che strumenti avete? È pensabile che a questi medici possa non interessare una reale seppur minima possibilità di salvare il bambino?! È il loro lavoro salvare bambini!!!
    ARGOMENTO SOCIALE. Per un bambino che occupa un posto in rianimazione per settimane senza prospettive di miglioramento, decine di altri bambini forse con patologie acute guaribili, non hanno possibilità di accesso per il posto occupato. Sembra una crudeltà portare questo argomento ma in medicina e nelle urgenze occorre prendere delle decisioni, scegliere… funziona così, sempre. Si parte dal più grave che può essere salvato. Non da chi non ha chance. Crudele? Sì. Ma il limite, il limite esiste. Dunque è immorale tenere per mesi occupato un posto per un bambino che viene tenuto in vita per non affrontare il fatto che non c’è nulla da fare. O per non urtare la sensibilità del mondo che non accetta la morte o per accontentare dei genitori che non sanno farsi una ragione del fatto che il loro bimbo non diventerà grande. Si può fare per un po’ ma non per sempre. Non irrilevante sarebbe accennare anche ai costi. Prosaico? La vita non ha prezzo? Verissimo. Ma nemmeno è giusta la vita ad ogni costo. Siamo responsabili delle risorse, sempre e se non c’è possibilità di guarigione occorre prenderne atto. Duro? Sì. Ribadisco: non si dorme la notte. Ma il coraggio di un medico non si misura solo nell’affrontare grandi difficoltà per salvare vite, lavorare 12 ore al giorno, fare turni di notte, studiare 13 anni solo per arrivare a capire che la realtà lo supera sempre… bensì anche nel saper fare i conti con il limite e con le decisioni che ne conseguono. Tutto questo non vuole dire uccidere un bambino o fare l’eutanasia, cioè ribadisco cercare la morte come scopo. Ma vuole dire che se dei trattamenti sono inefficaci verranno sospesi.
    I NOVISSIMI. I cristiani non credono più nella vita dopo la morte? È così che finiamo per accanirci e per fare delle polemiche veramente assurde. Ricordando sempre che non si punta mai come obiettivo a far morire nessuno, ma credo dobbiamo ricordarci anche e di più che in Cielo si sta meglio di qua. E un bambino fila dritto in Cielo. Allora siamo noi, con il nostro egoismo e la nostra falsa compassione, che vogliamo overtrattare persone senza alcuna altra giustificazione che la nostra paura! Il decorso di questa malattia allo stato attuale non può essere invertito se non da un miracolo, che può accadere sempre, a bambino intubato o no. Potremmo dunque aprire una parentesi sul senso della vita di un bambino come Charlie. Non lo so, ma penso ci sia. Non sta a noi fare nulla per inventarcene uno. Ha senso di per sé ogni vita, comunque vada a finire e per quanto poco duri. Ho seguito due bambini con una forma di patologia uguale a quella di Charlie e non potete immaginare quanto mi hanno dato. Quanto mi hanno dato i colloqui con le loro famiglie e i genitori nonostante il grande dolore erano sereni, a riprova che con sensibilità e molta cura si può arrivare a trasmettere davvero il senso buono di una scelta estremamente dura. E, uno in particolare, l’ho tenuto in braccio a lungo nelle ore in cui si stava spegnendo dopo che abbiamo tolto il tubo (si fa così ovunque, non solo a Londra, nelle poche realtà in cui questi bimbi sopravvivono ai primi mesi di vita) mentre il papà si prendeva una piccola pausa. E sento ancora il suo calore che mi riempie di qualcosa di sconosciuto. E credo lui farà sempre parte di me. E dovete credermi che anche ora al pensiero di Rehan Giuseppe e di Miriam mi si riempiono gli occhi di lacrime. Probabilmente hanno dato più loro a me che io a loro. E credo valga lo stesso per ognuna delle persone che hanno voluto loro bene. Il senso di una vita non si misura nelle lauree che uno prende, ma solo nell’amore che uno fa nascere, nelle domande che uno suscita, nello stimolo a migliorarci e a migliorare il mondo che, pur in circostanze inspiegabili, ci viene trasmesso. È chi non crede a questo che pensa che solo sopravvivere conti, che la vita abbia senso solo se lunga e performante e che non accanirsi è immorale. E poi, come mi ha insegnato il mio maestro più grande, chi può conoscere il dialogo che c’è tra Dio e un’anima? Nessuno. E questa è l’unica cosa che conta. E questi bambini, cosí speciali, vedono Dio dal primo istante della loro brevissima esistenza. Lasciamo dunque posto alla vera compassione, non a quel surrogato di pietismo che nasce dalle nostre paure.

    Ho scritto queste cose per Giuseppe e Miriam. Per rendere giustizia ai medici del Great Ormund nel mio piccolo. Per aprire una discussione, per suscitare domande e cercare nuove risposte.

    • Grazie minstrel

    • Ottimo davvero. Grazie Minstrel.
      In Pace

      • Tra la sentenza del tribunale inglese pubblicata da Simon ed il commento di Alessandra Rigoni direi che tutto quello che si poteva dire è stato detto. Spero che tutti li leggano. Devo dire che il comportamento superficiale della stampa italiana in genere e di molta stampa cattolica in particolare , sopratutto online, è stata l ennesima dimostrazione di decadenza mediatica di questo paese . A meno di errori nessun giornale si è preso la briga di riportare e tradurre integralmente la sentenza del tribunale inglese, che credo che Simon abbia rintracciato sul Mirror , dove peraltro è distinto in modo rigido ed evidente il commento dalla sentenza che viene riportata integralmente senza quei taglia e cuci tipici dei giornali italiani che riescono così e dire tutto ed il contrario di tutto.
        Più volte anche in altre occasioni ho provato accenno agli aspetti etici che sono nascosti dietro alla limitatezza delle risorse finanziarie della sanità ed alle contraddizioni bene evidenziate dalla Rigoni, che spero non venga tacciata anche lei come esponente del ‘pensiero unico’ , che sta diventando un modo per tacitare chiunque osi cercare di ragionare sui casi specifici con un minimo di approfondimento .

  27. “Sparta va considerata come il primo stato Völkisch (nazionalista). L’esposizione dei bambini malati, deboli, deformi e la loro distruzione è stata più decente ed in verità migliaia di volte più umana della miserevole follia dei giorni nostri, che protegge i soggetti più patologici a qualsiasi costo, e ciò nonostante toglie la vita – mediante la contraccezione o l’aborto – a centinaia di migliaia di bambini sani, solo per poi nutrire una razza di degenerati carichi di malattie.”
    (Adolf Hitler – dal libro Zweites Buch)

    • Ottimo citarlo nel contesto eugenetico nel quale viviamo.
      Completamente fuoriposto rispetto allo specifico del “caso” Charlie.
      In Pace

      • Nel “caso” Charlie, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha stabilito che la vita di questo bambino, che come noi tutti è destinato a morte certa, non è meritevole di essere tutelata oltre: questo è o non è il pronunciamento eugenetico di uno stato eticodemenziaeconomico?
        Cosa vieta alla stessa illuminata Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di stabilire che gli inabili o i non allineati debbano essere soppressi?

        • Credo che tu non abbia letto bene tutto il materiale che ti è stato presentato in questo post e nei vari commenti seri in particolare la posizione della Rigoni riportata da Ministrel.
          Se tu l’avessi fatto non porresti questa domanda: leggi eppoi torna con un commento circostanziato.
          Se scrivi giusto per ripetere slogans letti altrove, fai perdere il tempo a tutti.
          In Pace

          • La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha solennemente sentenziato che i legislatori inglesi hanno ben operato e che la legislazione di quel paese ha ottemperato nel pieno rispetto dei diritti umani.
            Su come abbiano dunque operato i giudici inglesi bene lo spiega quest’articolo di Giulia Terlizzi:
            http://www.ilfoglio.it/bioetica-e-diritti/2017/06/27/news/cosi-un-tribunale-ha-deciso-che-charlie-non-puo-vivere-141887/
            Se questo non è il comportamento di uno stato eticodemenzialeconomico cos’e?

            • Le interpretazioni (politicizzate per giunta ) degli altri mi interessano poco: io sono andato direttamente al testo originale che vi ho messo a disposizione e non vi ho trovato niente di eugenico né di eutanasico.
              Siamo in un chiaro ed evidente caso di accanimento terapeutico: il resto sono chiacchiere e aria calda.
              In Pace

              • Dal link del Mirror da te indicato: “… The answer is that, although the parents have parental responsibility, overriding control is vested in the court exercising its independent and objective judgment in the child’s best interests…”
                L’accanimento terapeutico è solo il cavallo di troia per fare passare la subordinazione della famiglia e dell’individuo allo stato etico: se non ti riesce di vederlo, pazienza…

  28. «Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata…
    Ci alzeremo ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita.
    Ci alzeremo e proclameremo che nessuno ha l’ autorità di distruggere la vita non nata…
    Ci alzeremo quando un bambino viene visto come un peso o solo come un mezzo per soddisfare un’ emozione e grideremo che ogni bambino è un dono unico e irripetibile di Dio…
    Ci alzeremo quando i deboli, gli anziani e i morenti vengono abbandonati in solitudine e proclameremo che essi sono degni di amore, di cura e di rispetto».
    (San Giovanni Paolo II)

    • Bellissimo: tutti i valori della vita riassunti in qualche frasi: grazie San Giovanni Paolo il Grande!!!

      E grazie a te Lorenzo per ricordarcelo in questi tempi bui dove la cultura anti-umana impera.

      In Pace

  29. A proposito dell’articolo (a difesa dei medici inglesi) della Rigoli, e di altri, ha preso posizione (contraria) il noto bioeticista Renzo Puccetti nell’intervento che segue:

    http://www.lanuovabq.it/it/articoli-charlie-i-medici-sono-benefattori-la-trappolacorre-anche-sui-media-cattolici-ma-resta-eutanasia-20346.htm

    Da inesperto del settore, vorrei fare, in merito all’articolo della Rigoli, una mia riflessione personale su quella che mi pare una fallacia che si dimostra per induzione.
    a) (premessa). La Rigoli spende due terzi dell’articolo in riflessioni “da avvocato dei medici” (ma secondo voi cosa ci guadagnano… ma come ci permettiamo di pensare…) che per carità fanno impressione, ma non sono decisive (e secondo me sono anche confutabili: “ma secondo voi cosa ci guadagnano…” come cosa ci guadagnano? Scusate, ma che il SSN inglese vada ultimamente al risparmio è cosa nota! si veda qui, e non si tratta di Libertaepersona ma di avvenire addirittura: https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/autodeterminazione-o-invito-a-farla-finita-)
    b) (affermazione della Rigoli) Il corpo dell’argomentazione della Rigoli è costituito dalla sua suggestiva descrizione della sindrome da deplezione del dna mitocondriale, unita ai suoi effetti sul corpo e sulla muscolatura in particolare, che la porta a dire che senz’altro in questo momento Charlie sta soffrendo orribilmente, visti gli effetti della ddm sulla muscolatura, che si manifestano a 4 mesi.
    c) (fallacia?) Mi chiedo se sono l’unico che si è fatto questa domanda: ma se la dr.ssa Rigoli ha ragione, quanto starebbero soffrendo orribilmente tutti quei bambini affetti da ddm i cui casi, con relative interviste ai genitori, sono stati citati su “Avvenire”? Si legga ad esempio il caso di “Mele”, di cui non solo i genitori dicono che ha la stessa patologia di Charlie, ma di cui pure un osservatore esterno evince che è la stessa, visto che a 4 mesi essa si manifestò, riducendolo in punto di morte: https://www.avvenire.it/famiglia-e-vita/pagine/emanuele-mio-charlie-vivo-e-felice . Eppure, come dice la madre, “è vivo e felice”.

    Riassumendo. La Rigoli presume di stroncare qualsiasi critica alla decisione di togliere il ventilatore a un bambino affetto da ddm, dicendo che da quel che sa lei con quella malattia si soffre orribilmente. Ma l’esperienza (altri bambini con quella malattia, tra cui Mele) la smentisce. E quindi torniamo ancora a capo, perché l’unica argomentazione che a questo punto resta alla Rigoli è: che bisogna fidarsi dei medici inglesi. Sull’attendibilità dei quali però, e vedasi i precedenti articoli, c’è davvero poco da fidarsi.

    • Il rimane il fatto obiettivo che siamo in caso patente di accanimento terapeutico.
      In Pace

      • Ma ne siamo sicuri al 100% o c’è un margine di dubbio? Perché è questo il mio problema, che mi impedisce di prendere posizione definitiva.

      • Cioè, la mia impressione è che sia come dici tu, Simon, però mi chiedo se davvero chi la vede diversamente non abbia motivi per vederla così. Perché altrimenti non mi spiego come mai in molti blogs molti facciano discorsi apocalittici e siano assolutamente “certi” che trattasi di barbaro omicido di innocente.

        Quindi il mio dubbio è: non è che le cose non sono poi così chiare?

        • Leggi e vedi con i tuoi occhi i testi originali: non chiedere a me. La mia opinione l’ho già espressa e documentata su queste basi.

          Tutti siamo capaci di essere piu bravi di chi è in carica di giudicare…. tutti sono bravi a fare critiche; ma solo chi deve giudicare ha tutte le carte in mano e le grazie di stato.

          Se tu mi trovi un’argomentazione eugenica in quei testi originali o un desiderio di eutanasia, fammelo notare in quanto solo questo mi potrebbe far cambiare di opinione.

          In Pace

          • “Leggi e vedi con i tuoi occhi i testi originali”

            Me li linkeresti per piacere?

          • Non sono d’accordo che la ventilazione assistita sia un accanimento terapeutico.Sul caso Charlie le condiderazioni della dott.Rigoli sono molto ben argomentate ma non risolvono il dilemma etico:chi ha il diritto di sospendere delle cure contro la volonta’del paziente?
            Il medico ne sa piu’del paziente e’vero,ma se il paziente (in questo caso i genitori) non e’d’accordo con la sospensione delle cure,chi ha il diritto di decidere?Se si risponde che medici hanno il diritto di sospendere le cure contro la volonta’ del paziente( o dei genitori) significa che lavita umana e’ appesa alla fallibiita’del medico.
            Perche’e questo la dr.Rigoli non lo.dice anche imedici possono sbagliare.
            Ma la vita non la possono ridare!

            • @gian piero
              Qui non è “un” medico , ma molti medici ! un gruppo di medici , con varie funzioni e di varie nazioni diverse, perchè tra l’altro la legge inglese (come tutte) prevede che certe decisioni siano sempre collegiali, ed a vari livelli. Certo è ovvio che anche i medici possono sbagliare, ma tu ne fai una questione di principio generale, ostinandoti a non entrare nel caso particolare, che è invece unico! La sentenza del giudice vale per Charlie, e per Charlie e basta, e non fa altro che applicare un principio che è previsto anche dalla Chiesa!
              L’accanimento terapeutico va valutato caso per caso, a livello di paziente. Non è possibile fare regole generali applicabili con l’accetta, perchè magari (un domani) ci potrebbe essere un altro bambino affetto dalla stessa malattia di Charlie, ma magari ad uno stadio diverso o con danni conclamati minori, per il quale potrebbe essere ancora possibile fare qualcosa. Allora in quel caso medici e giudici potrebbero emettere una sentenza diversa.
              Il problema è ideologico ed emotivo, perchè lo sappiamo tutti che se al posto di Charlie ci fosse un vecchio di 90 anni, ci sarebbero molti meno dubbi sui medici e nessun clamore sui giornali.
              Tu e molti altri vi ostinate a farne una questione di principio generale di protezione della vita, senza valutare che già da anni tutte queste cose sono state valutate dalla Chiesa e si è arrivati alla conclusione che esiste l’accanimento terapeutico, e che quindi ci si può trovare nella Impossibilità di evitare la morte di qualcuno, ma solo di ritardarla un poco attraverso tante sofferenze e la trasformazione del corpo del paziente in una pseudo-vita, che della vita umana ha solo l’aspetto biologico ma nulla degli altri aspetti che la rendono riconoscibile come vita e che non riconoscono se stesse come vive!
              Se quindi la Chiesa ha previsto l’esistenza dell’accanimento terapeutico, affidando ai medici il compito di determinare (se possible con la famiglia) il confine tra cura ed accanimento, come mai per Charlie non vi fidate dei medici stessi, su cui la Chiesa stessa fa affidamento?

        • Cicero (Vincent?) , il fatto che molti blog cattolici siano giudizi apocalittici ti deve far riflettere non sul caso in se , che se approfondito porta ad un giudizio preciso, ma a come lo stesso caso è stato presentato da chi ha scritto gli articoli su questi blog. ti devo fare una piccola rassegna stampa ? “La morte di Charlie Gard sarà un razionale atto politico. Inizia ufficialmente il post-umano” (critica scientifica) “noi reagiremo”, “Europa se perdi Charlie non rimane nulla” (costanza miriano) , “Charlie, i medici sono benefattori? La trappola corre anche sui media cattolici. Ma resta eutanasia” + tanti altri (la nuova bussola quotidiana) , etc etc .
          Se li leggi non trovi mai la sentenza integrale del tribunale, ma una sfilza di imprecisioni e giudizi su fatti diversi da quelli reali, presi da altri blog e commentatori della galassia cattolica. Come fai poi a stupirci che i commenti siano orientati da questi articoli?
          Penso che sia anche una occasione per rivedere in modo un po più critico la fiducia un po esagerata che si ha nei confronti di questi siti . Nessuno può esimersi dall’appurare i fatti nel modo più approfondito possibile, prima di sparare giudizi che sembrano più derivanti dal desiderio di gridare allo scandalo che da quello di cercare la verità. Io penso che dovremmo molto pregare perché questa deriva “complottistica” che sempre più permea l’informazione cattolica sia limitata eh sì ritorni a giudicare i fatti avendoli prima ben approfonditi. una cosa non molto diversa era accaduta per AL, anche se ovviamente il caso era completamente diverso. Ma ormai il giudizio sommario è divenuto il modo standard di affrontare le questioni, ed il bianco e nero la unica e forse rassicurante modalità di giudicare la società.

          • Caro Mentelibera,

            Il problema è che alcuni hanno una idea di Fede e di Chiesa per così dire “muscolare”, dove ciò che conta non è la Verità, ma la battaglia contro il mondo.

            E allora Charlie diventa un pretesto.

            Lo stesso discorso con Al, dove se si può criticarne l’opportunità (cioè criticare se fosse davvero opportuno fare questa concessione, soprattutto col clero che abbiamo che non sembra molto preparato per il discernimento richiesto da Al) non ci sta assolutamente parlare di eresia come fanno molti auto-proclamatisi custodi dell’ortodossia su vari blogs.

            Basti pensare ad un certo commentatore sul blog della Miriano, che li è una specie di “oracolo”, che è un anno che va avanti dicendo che la disciplina di FC84 è infallibile e irreformabile, con l’opportuna censura che arriva appena qualcuno lo mette alle strette.

            Purtroppo su molti aspetti vediamo prese di posizioni “muscolari” che hanno poco a che vedere col raziocinio.

    • «Il Santo Padre», dichiara il Portavoce vaticano, «segue con affetto e commozione la vicenda del piccolo ed esprime la propria vicinanza ai suoi genitori». Per essi «prega, auspicando che non si trascuri il loro desiderio di accompagnare e curare sino alla fine il proprio bimbo».
      mah… da quel che ho letto i medici avevano già deciso di non staccare immediatamente il povero bimbo per meglio permettere ai genitori di essergli vicino: quindi la richiesta di accompagnamento del Santo Padre era già accolta
      anche prima che fosse stata formulata; e; ovviamente, dato che non è un atto eutanasico ma di sola cessazione di accanimento terapeutico, il bimbo sarà curato fino alla sua fine naturale.
      Non vedo (e mi sembra ovvio che non ci potrebbe essere) nessuna condanna della decisione dei medici e dei giudici, in quanto sarebbe contro l’insegnamento della Chiesa che non è a favore dell’accanimento terapeutico.
      In Pace

      • Simon, una domanda: per te, la ventilazione forzata è o non è accanimento terapeutico^

        • Dipende dalla situazione.
          In Pace

          • Non e’in questo caso un accanimento terapeutico.

            • Apodittico.
              In Pace

              • Anche la Chiesa la pensa cosi Simon:leggi l’intervento di Mons.Sgreccia.

                • Il Card. Sreccia non è la Chiesa. Leggi piuttosto l’intervento citato più su dei vescovi inglesi, i quali, essi si, sono la Chiesa cattolica in Inghilterra e quello di Mons Paglia che, nella sua funzione, ha una certa autorevolezza istituzionale.
                  In Pace

                • Molto interessante l’argomentario del Cardinale Sgreccia.
                  1. L’inguaribilità non può mai essere confusa con l’incurabilità: su questa importantissima distinzione, ad esempio, si è basata anche la nozione di cure palliative, dove gli effetti dolorosi dei sintomi sono curati anche se si sa che il paziente è inguaribile. Non credo che a nessun momento, nei documenti che ho letto questo sia negato a Charlie.
                  2. Il diritto ad essere continuativamente oggetto, o meglio ancora, soggetto delle attenzioni e delle cure da parte di familiari: anche in questo caso a prescindere dalla divergenza su cosa sia il meglio per il futuro terapeutico di Charlie, cioè continuare l’accanimento terapeutico o cessarlo, tutto sembra mostrare che non c’è mai stata nessuna intenzione di separare i genitori e impedirli di stare vicino al figlio
                  3. L’alimentazione-idratazione artificiali mediante sondino naso-gastrico, in nessun caso potrà considerarsi come terapia: concordo in pieno come già discusso più sopra
                  4. L’idea cardine che fonda il consenso informato ha a che fare con il principio per cui il paziente non è mai un individuo anonimo: certo, ma chi dice mai il contrario? Non è perché i medici considerano che il bene superiore del bambino necessiti per lui di rimanere all’ospedale, non fosse altro per la giusta medicazione di narcosi che sembra necessaria per controllare il dolore che questo principio è inficiato.
                  5. Il divieto di sottoporre Charlie al trattamento sperimentale in nessun caso può essere giustificato facendo appello allo stato di sofferenza che lo stesso si trova attualmente a vivere: su questo non concordo io e non concorda la Chiesa nel CCC al punto 2278. Per giunta sembrerebbe che il trattamento proposto sia basato su cellule staminali che se di origine fetale o embrionica è un trattamento intrinsecamente malvagio sul piano morale.
                  6. Il principio del migliore interesse del minore, che le Carte internazionali pongono al centro dei meccanismi di tutela degli stessi e che le stesse Corti inglesi hanno assunto a giustificazione cardine delle loro decisioni, crediamo difficilmente implichi, o meglio, legittimi una forma di eutanasia passiva: qui giochiamo sulle parole perché non si tratta qui di eutanasia passiva ma di cessazione di accanimento terapeutico…
                  7. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, ha incredibilmente glissato su tutti gli aspetti contenutistici elencati fin qui ed anzi sembrerebbe essere andata oltre, assumendo una postura puramente proceduralista, nel nome del principio del margine di apprezzamento: questa è un’opinione personale del Cardinale in questione e una incomprensione (reale o finta?) del ruolo della detta Corte Europea
                  8. Non è chi non veda come dietro ogni aspetto di questa vicenda, si celi, quantunque mai menzionata, un’idea di efficienza nella gestione delle risorse sanitarie: personalmente, in questo caso specifico, non lo vedo anche se è vero che più in generale tale concezione, tutt’altro che strisciante, sia ben presente nelle politiche sanitarie.
                  9. Di più ancora inquieta la leggerezza con cui si accetta il paradigma della qualità della vita: questo paragrafo c’entra con il caso specifico come i cavoli a merenda. Infatti qui siamo in una situazione dove ogni giorno che passa, il bambino diventando sempre più adulto diventa sempre più cosciente del dolore incorso e questo può solo essere compensato con accresciuti livelli di narcosi che impediscono ancor maggiormente lo sviluppo del bambino in questione. Qui siamo in realtà nel caso contemplato nel CCC al punto 2278.
                  10. Nella trasparenza delle posture schizofreniche implicate da questi nuovi paradigmi culturali, si può cogliere l’ambivalenza di chi, nel rivendicare la libertà di accesso totale ed indiscriminata all’eutanasia, basandola sull’esclusivo predominio dell’autonomia individuale, nega allo stesso tempo quell’autonomia decisionale in altri casi, come quello in esame, dove si ritiene che siano legittimati a decidere i soli medici, senza coinvolgimento alcuno dei genitori: certamente la politizzazione e la polarizzazione del caso nuoce alla erenità del discorso; ma questo vale per gli eutanasisti come anche per quei difensori pro-life che partono in battaglia a spada tratta senza ben conoscere il caso, senza ben conoscere cosa insegna la Chiesa, e con una concezione ideologica dell’etica che è ben lontana di quell’arte della felicità di aristotelica memoria ripresa dal cattolicesimo e combattuta dal giansenismo ancora subdolamente impregnante il modo di pensare concreto di troppi chierici e laici.

                  In Pace

              • Simon ore 9.55 – 3 luglio 17
                Mi sembra che voi filosofi dite una parola per definire le circonvoluzioni inutili (attorno ad un punto centrale inconsistente) :
                sofismi.
                Ecco, hai scritto una sfilza di “sofismi”.

                • Francesca, la tua è un’opinione rispettabile ma inutile nel dialogo in quanto apodittica e non circostanziata. Non ha posto su questo blog: grazie.
                  In Pace

          • Anche in un paese di “common law”?

  30. Mons. Sgreccia giustamente parla di “accanimento tanatologico” nel caso Charlie, cioè l’esatto contrario del
    l’accanimento terapeutico:
    “Sembra che tutto abbia concorso, negli ultimi sei mesi, a realizzare una sorta di “accanimento tanatologico” nei confronti del piccolo Charlie, una gara, da parte di giudici e medici, volta ad assicurare la soluzione più rapida possibile al suo caso, mettendo a tacere ogni rigurgito di speranza dei genitori,”

    la chiave di tutto sta nelle parole “la soluzione più rapida possibile”. Anche qui su questo blog alcuni si affrettano ad etichettare come ACCANIMENTO TERAPEUTICO la ventilazione , idratazione e nutrizione del piccolo Charlie, per arrivare alla soluzione del dilemma etico posto dal suo caso il più rapidamente possibile e lavarsi con questo la coscienza.

  31. Ho potuto sentire (per due volte perché danno i tg a ripetizione) l’intervista integrale a Mariella Enoc, presidente del Bambin Gesù di Roma, pronto ad accogliere Charlie – se trasportabile.
    Ora, in pochi minuti, con poche frasi precise, questa donna ha tracciato la situazione REALE del bambino – e dei genitori.
    Se qualcuno vuole procurarsela (l’intervista) sfido chiunque a contestare/confutare una sola VIRGOLA delle affermazioni di Mariella Enoc : a livello FILOSOFICO, TEOLOGICO, MORALE, ETICO, MEDICO, SCIENTIFICO.

    Altro che opinioni. Altro che chiacchiere. Altro che politicizzazioni. Altro che “non voler accettare la morte”. Altro che “transumanesimo”.
    Chi lo definiva “accanimento”, provi a contestare quelle poche frasi di Mariella Enoc.
    Cattoliche 100%.
    Trovatemi le “fallacie” che io leggo.

    Pax et bonum.

    • Correggo.
      Ho potuto sentire (per due volte perché SU RAINEWS24 danno i tg a ripetizione)

      • Ho trovato in rete anche questo link da una dottoressa cattolica http://www.tpi.it/opinioni/dottoressa-cattolica-commento-charlie-gard/

        “Qual è il confine tra eutanasia e sospensione delle terapie per non sfociare nell’accanimento terapeutico? Il commento di Alessandra Rigoli, medico di Milano che ha seguito due bambini con la stessa patologia di Charlie”

        “Tenere un bimbo intubato per un mese significa arrecare dei grossi danni alla trachea, significa causargli infezioni severe e letali, significa tenerlo sedato in una condizione di grande sofferenza (provate a pensare cosa vuole dire avere un tubo in gola, che passa per le corde vocali, dover essere aspirato in trachea ogni 2 ore, senza poter deglutire e così via… su questo mi dispiace ma l’immaginazione non arriva mai a toccare la crudezza della realtà, quindi se non siete convinti vi invito a fare un giretto in una rianimazione pediatrica).”

        “Protrarre questi trattamenti non ha alcuno scopo, significa solo procrastinare un decesso inevitabile e, facendo soffrire senza alcuno scopo, prolungare una vita naturalmente destinata a spegnersi attraverso atti medici estremamente invasivi e dolorosi.”

        “Ho seguito Lorenzo e Martina*, due bambini con una forma di patologia uguale a quella di Charlie e non potete immaginare quanto mi hanno dato. Quanto mi hanno dato i colloqui con le loro famiglie. E i genitori nonostante il grande dolore erano sereni, a riprova che con sensibilità e molta cura si può arrivare a trasmettere davvero il senso buono di una scelta estremamente dura.

        E, uno in particolare, l’ho tenuto in braccio a lungo nelle ore in cui si stava spegnendo dopo che abbiamo tolto il tubo (si fa così ovunque, non solo a Londra, nelle poche realtà in cui questi bimbi sopravvivono ai primi mesi di vita) mentre il papà si prendeva una piccola pausa. E sento ancora il suo calore che mi riempie di qualcosa di sconosciuto. E credo lui farà sempre parte di me.”

      • Più precisamente è stato tale Mario Romeo, lettore di Accattoli, a segnalare detto link http://www.luigiaccattoli.it/blog/papa-accompagnare-e-curare-fino-alla-fine-il-bimbo-charlie/#comment-163193

      • Sempre Mario Romeo segnala

        «Bisogna distinguere l’utilità dell’intervento medico dall’accanimento terapeutico. E la stessa morale cattolica non favorisce di certo l’accanimento. Di fronte ad un quadro di una malattia molto grave, progressiva, ingestibile, è necessario fare una profonda riflessione, ma poi si deve giungere ad una conclusione». Per il professore Bruno Dallapiccola, genetista di fama internazionale, direttore scientifico dell’ospedale Bambino Gesù di Roma, non ci sono ideologie dietro il caso del piccolo Charlie Gard: «Credo che non si sia lasciato nulla di intentato e che la soluzione adottata sia quella maggiormente giustificata».

        http://www.lastampa.it/2017/07/01/vaticaninsider/ita/inchieste-e-interviste/charlie-il-genetista-dallapiccola-difendiamo-la-vita-ma-non-cadiamo-nellaccanimento-PJVotHUMMun7ZBxYOE6cEM/pagina.html

        Ora, a mio avviso qui occorre davvero la dovuta serenità di giudizio, perché altrimenti il rischio è quello di fare di questo piccolo angelo, di Charlie, nient’altro che una “battaglia culturale”, che a certuni potrà anche piacere, ma che non rende servizio alla Verità.

  32. L’iniziativa dell’ospedale Bambin Gesù di accogliere Charlie è lodevole e caritatevole e sicuramente in grande buona fede.
    Ma io vivo a pochi km dal Bambin Gesù ed in passato , causa figli, l’ho frequentato purtroppo molto, e so quanto è assediato di persone.
    Mi chiedo quindi : esiste al Bambin Gesù un lettino vuoto in terapia intensiva neo-natale (così rari, così costosi, così ricercati) così che la presenza di un bambino come Charlie , destinato a morte certa ed in una situazione di probabilissimo accanimento terapeutico (mi lascio il dubbio per non sollevare altre polemiche, ma giudici e medici sono concordi su questo), non ostacoli la vita di qualche altro bambino meno famoso ma magari con qualche speranza di essere salvato ?
    Quando è che su questo blog, così come pure in tutto il mondo dei blog cattolici, si affronterà il tema (che personalmente ho sempre sollevato , e che Alessandra Rigoni su FB ha così ben descritto) relativo alla eccessiva concentrazione dell’attenzione dei media su pochi casi, sporadici ed emotivamente drammatici quanto disperati, che rischiano di condizionare la serena valutazione dei medici e quindi poi di assorbire risorse economiche ed organizzative che potenzialmente finiscono per danneggiare chi invece potrebbe essere salvato ?
    Sono soltanto io a rilevare un problema etico di fronte a questa classificazione dei malati in seria A, B e C, a seconda della casualità , si chè accade il paradossale risultato che chi apparentemente tifa per la vita in realtà rischia di produrre danni e morte , mentre chi apparentemente sembra quasi un omicida sta in realtà lavorando per salvare altre vite umane, nascoste e sconosciute ?
    C’è qualcuno a cui va di affrontare questo tema ?

    Grazie.

    • È morale ML65 che il meglio delle risorse medicali si concentrano sui ricchi (paesi ricchi, persone ricche e famose) e tralasciano i poveri (paesi poveri, persone povere e sconosciute)? È questo che stai chiedendo?

      Questo è un vecchio problema che ha coinvolto la riflessione umana e di cui è impregnata la Bibbia intera: dove sia la giustizia.

      La tentazione è di ragionare secondo schemi consequenzialisti: se il mio dollaro deve essere usato per aiutare estrememante bene una persona o poco bene cento persone, e la risposta sarà nel valutare chi vale di più per scegliere coloro a chi si darà quel dollaro in tutto o in parte.

      La risposta etica, secondo il Vangelo, non è a monte, cioè a chi lo si debba dare quel dollaro, in quanto è ineluttalibile che ci saranno differenze nella ripartizione delle ricchezze, ma Gesù la situa a valle, e cioè nell’obbligo morale che ha colui che ha beneficiato di più di far fruttificare quel che ha ricevuto ancora di più di colui che ha avuto di meno.

      La domanda non è quindi rivolta a noi se dobbiamo/possiamo diversificare i pazienti in serie A, B, e C ma è rivolta ai pazienti A e B e C: che cosa fate con quel che la società, la medicina, l’economia vi ha fatto beneficiare? Come li fruttificate tali talenti?

      In Pace

      • soladipatmos.com/dio-e-morto-e-noi-lo-abbiamo-ucciso-il-suo-nome-e-charlie-gard-assieme-al-cardinale-carlo-caffarra-lisola-di-patmos-urla-fermatevi-in-nome-di-dio/

        • Articolo non molto interessante, in quanto solo di “pancia” e senza analisi razionale della situazione.

          Come insegna Cicerone: I saggi sono istruiti dalla ragione; le menti comuni dall’esperienza; gli stupidi dalla necessità; e i bruti dall’istinto.

          In Pace

          • “Come insegna Cicerone: I saggi sono istruiti dalla ragione; le menti comuni dall’esperienza; gli stupidi dalla necessità; e i bruti dall’istinto.”

            Ti ringrazio per avermi citato, Simon. Scrissi quelle parole così tanti secoli fa….,
            Bei tempi.

          • ” I saggi sono istruiti dalla ragione; le menti comuni dall’esperienza; gli stupidi dalla necessità; e i bruti dall’istinto ”

            Una tribù di uomini primitivi in mezzo alla foresta non avrebbe esitazioni a farsi guidare da “necessità” e “istinto”. Proprio necessità ed istinto porterebbero a sopprimere oppure a lasciar morire il più debole. (e i selvaggi/primitivi non sarebbero neanche imputabili moralmente).

            Ora, il fatto che millenni di riflessione filosofica conducano allo stesso risultato non è che renda meno “stupidi” e meno “bruti”. Anzi.
            Almeno i primitivi/selvaggi agivano così per necessità ed istinto, appunto, senza ammantarli di… filosofia e cultura.

            Sempre in attesa di sblocco mio messaggio per ML nel quale rispondo alle sue obiezioni.

            • Ma quindi la Chiesa, nel rifiutare l’accanimento terapeutico, sarebbe stata “stupida” e “bruta” come i selvaggi?

              • Cicero, non penso che sia utile continuare questa discussione che è ormai solo, per certuni, nell’emozionale irrazionale : quindi ti chiedo di non soffiare sul fuoco e lasciar andare.
                Grazie.
                In Pace

              • Ok.

              • Quelli del Bambin Gesù non lo ritengono accanimento terapeutico. O meglio: nei casi “grigi” in cui la cosa è indecidibile (se è accanimento oppure no) si presume che NON lo sia – e si lotta per la vita.

                So cos’è l’accanimento terapeutico e sono contraria anch’io, essendo cattolica (e cmq lo ero “nature” perché è l’unico ragionamento decente).

              • La Enoch dice che “sappiamo che non c’è cura” http://www.ilmessaggero.it/primopiano/cronaca/charlie_mariella_enoc_sappiamo_non_cura_ma_gli_daremo_accoglienza_amore-2541044.html

                L’accanimento terapeutico su Wikipedia viene definito come ” L’esecuzione di trattamenti di documentata inefficacia in relazione all’obiettivo, a cui si aggiunga la presenza di un rischio elevato e/o una particolare gravosità per il paziente con un’ulteriore sofferenza, in cui l’eccezionalità dei mezzi adoperati risulti chiaramente sproporzionata agli obiettivi della condizione specifica.”

                A me sembra proprio accanimento terapeutico.

              • Quelli del Bambin Gesù dicono che siamo in una zona grigia. Non ho voglia di cercarti i links. Ma dicono così. Non si può stabilire se il bambino soffre. Sono solo ipotesi. È troppo piccolo. Quindi: zona grigia. Se ognuno che noi immaginiamo che “soffra” lo destiniamo a morte siamo più verso l’eutanasia.

                E vedendola da altro punto di vista: l’interessamento di Parolin (per provare a sbrogliare gli impedimenti legali) sono secondo te (voi) un segnale che il Papa e la Santa Sede stanno promuovendo l’accanimento terapeutico?
                Giusto per sapere. Pensate questo?

              • Francesca, l’eutanasia è l’acconsentire ad uccidere un essere umano che con le dovute cure è in grado di vivere, per quanto con più o meno importanti disabilità.

                Non si sta discutendo di eutanasia qui, ma di prolungare oltre natura la vita.

                Pensiamo ad esempio alla possibilita di una più volte l’esempio di una futuristica (nemmeno troppo) macchina in grado di pompare il sangue nel corpo e sostituirsi al cuore, ma di esempi del genere ce ne possono essere molteplici per tante altre situazioni. Fin dove è lecito spingerci, dov’è il confine tra il curare una persona malata anche con l’eventuale ventilazione meccanica e il tenerla in vita forzatamente anche quando il suo corpo è ormai giunto al termine?

                Oggi non possiamo rigenerare le cellule neuronali, ma ci sono già studi in merito grazie alle staminali. Cosa facciamo allora: tutti coloro che hanno EEG piatto li teniamo in vita artificialmente perché fra 30 anni magari si riuscirà a riparare e rigenerare i neuroni morti? La mia è ovviamente una iperbole, ma è per far capire che un qualche confine lo dobbiamo tirare da un lato (somministrare un agente tossico per causare la morte di un paziente che richiede l’eutanasia) e dall’altro (mantenere in vita esseri umani che naturalmente non potrebbero sopravvivere).

                Se molti criticano giustamente chi spinge per l’approvazione di una legge sull’eutanasia accusando di volersi sostituire a Dio nella morte, al tempo stesso rischiamo anche noi di volerci sostituire a Dio impedendo il ciclo naturale della vita e il suo termine, con una “idolatria” della vita terrena che ha ben poco di cristiano e molto di pagano.

                Ma ci crediamo oppure no nel Paradiso? A volte sembra di no, mi pare.

              • Inoltre c’è un altro problema: i posti di terapia intensiva non sono infiniti, per cui tenere in vita un piccolo che non ha speranze concrete costa altre vite che invece potrebbero essere salvate.

                Mi sembra assurdo parlare di eutanasia, senza quelle macchine Charlie sarebbe morto da tempo, si tratta di interrompere una terapia inutile, dolorosa e crudele.

                Pensiamoci: come staremmo con un tubo in trachea, senza poter deglutire, senza neppure capire che stiamo a fare a soffrire atrocemente?

                Sarò coglione, coglionissimo io, ma a pare un caso di puro e feroce accanimento terapeutico.

                Ripeto che quello su cui dobbiamo riflettere è questo: crediamo così poco nella vita ultraterrena da voler tenere a tutti i costi ancorato questo piccolo al mondo ed impedirgli di volare in cielo dove il Signore gli ha già preparato un posto, essendo battezzato e non potendo, Charlie, perdere la Grazia? Così scarsa è la nostra fede? Così facilmente cediamo alle NOSTRE paure da credere sia meglio infliggere INUTILI sofferenze indicibili a quel bambino, naturalmente non a noi, forse ci penseremmo meglio.

                Comunque v’invito a leggere con attenzione quanto ha scritto un medico cattolico sul caso, medico che conosce direttamente oltretutto l’ospedale dove si trova Charlie.

                Cito da qui http://www.vita.it/it/article/2017/0…nedite/143879/ il medico

                “Nel caso di Charlie siè sentito parlare di eutanasia, ma questo è del tutto fuori luogo, dal momentoche si parla di eutanasia quando il fine di un atto, lo scopo, è di arrecare lamorte. Ora provo a spiegare perché invece si trattadi un caso di sospensione di alcuni trattamenti che se proseguiti scivolanonell’accanimento terapeutico. Charlie è affetto dauna patologia congenita, che riguarda i mitocondri, tutti i mitocondri di tuttele cellule, il che comporta un’alterata funzione energetica. Tale malattia simanifesta ad un certo punto dello sviluppo con una crisi energetica cellularein bambini apparentemente sani fino a quel momento, con un coinvolgimento ditutti gli organi e apparati e i più compromessi sono il cervello, il sistemarespiratorio e quello muscolare, cioè quelli che dipendono da un elevatoconsumo energetico, con perdita di funzione irreversibile. Questa patologia èincompatibile con la vita e ad oggi non esiste una terapia riconosciuta dallacomunità scientifica. Occorrerebbe infatti riprogrammare tutte le cellule del corpo e inoltre all’apparire dei sintomi le lesioni, soprattutto a carico delcervello, sono irreversibili. Quando si manifesta il bimbo di età generalmente intorno ai 4-6 mesi diventa floppy, cioè floscio, poco reattivo, può averemanifestazioni di tipo epilettico e ad un certo momento smette di respirare. Aquesto punto probabilmente sarà già giunto all’osservazione medica e unrianimatore che si trova un bimbo in arresto respiratorio senza un motivopoiché é da qualche settimana che il bambino non sta bene ma non è stato fattauna diagnosi (magari un’influenza intercorrente ha aumentato le richiesteenergetiche in modo improvviso e ha fatto precipitare il quadro) lo rianima -in termini tecnici – in modo aggressivo, lo intuba e lo attacca ad una macchinache respira per lui. Il bambino finisce in una terapia intensiva e qui ogni suoapparato viene supportato massivamente, lui da solo non fa più niente e dellemacchine sofisticate e cure intensive lo tengono in vita per settimane affinchési capisca cosa è successo.

                Ci siamo? Il bimbo in questione di suo sarebbe morto. Ci vogliono parecchie settimane per fare una diagnosi che tra l’altrorichiede uno studio bioptico del muscolo (e anche analisi sul liquor). Primaoccorre sospettare la malattia, oltre alla clinica si osservano lesionicerebrali tipiche con una risonanza magnetica e quando c’è una ragionevolepossibilità si fa la biopsia e ci vogliono diverse settimane per avere ilresponso. Non ci sono errori diagnostici. Nel frattempo il bambino viene tenutoin vita e vengono provate molte terapie dato che non si ha la diagnosi certa.Uno dei motivi per cui si sospetta la malattia è che nonostante un supportomassivo il bambino non migliora. E la realtà da accettare è che non miglioreràmai. È come un treno a cui viene tolta la corrente e non c’è modo di ridarla eil treno non ripartirà mai. Il processo non può essere interrotto e il bambinodipenderà sempre da macchine per respirare e il suo quadro neurologicopeggiorerà costantemente e in modo rapidissimo senza alcun contatto conl’esterno (anche l’esame neurologico è rilevante nel percorso diagnostico),anche se a tratti aprirà gli occhi, accennerà al pianto e avrà minimi movimentidegli arti per breve tempo.

                Ora dunque sicomprende come interrompere un trattamento in questo caso non si tratta di eutanasia, cioè di fare qualcosa che di per sé causa la morte come finericercato. Si tratta invece di interrompere alcuni atti medici, artificiali,che tengono in vita ma senza alcun risultato in termini di autonomizzazionepresente o futura e questi atti medici possono essere messi in atto in faseacuta, non per sempre. Tenere un bimbo intubato per un mese significa arrecaredei grossi danni alla trachea, significa causargli infezioni severe e letali,significa tenerlo sedato in una condizione di grande sofferenza (provate apensare cosa vuole dire avere un tubo in gola, che passa per le corde vocali,dover essere aspirato in trachea ogni 2 ore, senza poter deglutire e così via…su questo mi dispiace ma l’immaginazione non arriva mai a toccare la crudezzadella realtà, quindi se non siete convinti vi invito a fare un giretto in una rianimazionepediatrica). Protrarre questi trattamenti non ha alcuno scopo, significa soloprocrastinare un decesso inevitabile e facendo soffrire senza alcuno scopo,prolungare una vita naturalmente destinata a spegnersi attraverso atti mediciestremamente invasivi e dolorosi.

                Vediamo dunque come inizia a configurarsi il quadro di accanimento terapeutico, situazione in cuigli atti medici sono inutili (non portano ad un miglioramento), sono dannosi(causano sofferenza e hanno effetti collaterali negativi), non fanno indefinitiva il bene del bambino prolungandone l’agonia per un tempo indefinitoma senza un reale obiettivo. Sospendere un trattamento invasivo quale laventilazione meccanica o il supporto farmacologico del sistemacardiocircolatorio diventa un obbligo morale in queste circostanze.

                E lo scopo non è far morire il bambino (come nel caso dell’eutanasia), ma interrompere un atto artificiale, immotivato, ingiustificato, ingiusto. Talvolta si protrae untrattamento simile per dare il tempo ai genitori di essere pronti, mettendopertanto il bene dei genitori davanti a quello del bambino, ma questo vale perun certo periodo di tempo. Non giusta sarebbe invece la sospensione delle cure,dell’assistenza, della palliazione e della presa in carico del bambino comedella famiglia. La sospensione del supporto ventilatorio non è sinonimo dimettere un cuscino in faccia al bambino e si giunge a questa decisione doponumerosi tentativi di svezzamento dal respiratore (una sorta di allenamentoprogressivo con riduzione del supporto e graduale autonomizzazione del respiro)che però falliscono. Tutto fallisce. Le terapie della fase acuta sono dellafase acuta e portare questi bambini ad una fase cronica è impossibile. È il bene del bambino al centro (e anche su questo tornerò dopo) anche quandopurtroppo si deve ammettere di non avere altre risorse.”

                Chiedo: come si può parlare di eutanasia in un caso del genere?

              • Simon, ho un dubbio. Bellon dice che

                “Le cure normali come il nutrimento, la ventilazione e l’idratazione non vanno mai omesse.
                Pertanto se l’accanimento terapeutico va tralasciato, non vanno tralasciate invece le cure di cui ti ho parlato.” http://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=2009

                Ci mette anche la ventilazione. Cosa ne pensi?

              • Simon,

                Ho trovato anche questo

                “Ventilators
                o A ventilator pushes air and oxygen into the lungs
                and often saves lives.
                o It may be decided that the use of a ventilator fora particular patient becomes extraordinary ordisproportionate because it no longer achieves its perceived outcome”

                Pagina 10 http://www.rcda.org/Offices/pastoral…glish_only.pdf

                Questo non è uno di quei casi? Sembra concordare con quanto detto dal medico da me citato, che afferma l’inutilità di questi trattamenti arrivando addirittura ad affermare che

                “Sospendere un trattamento invasivo quale la ventilazione meccanica o il supporto farmacologico del sistema cardiocircolatorio diventa un obbligo morale in queste circostanze.”

                • Cicero, te l’ho detto e lo ripeto che tu e Francesca state facendo girotondi perditempo che nulla aggiungono e questo in quanto non leggete quello che è già stato discusso; non solo, ma tornate sempre ai soliti punti con la solita zolfa senza nuovi elementi e questo è trollaggio.

                  E quando si perde la nozione di razionalità nell’analizzare le vicende si è praticamente sicuri di essere nell’errore.

                  Questo punto della ventilazione è stato già discusso più in alto da me stesso https://pellegrininellaverita.com/2017/06/28/blog-dei-blogs-46-speciale-jesuischarliegard/#comment-31974

                  Riporto per facilità di lettura il nocciolo di quell’intervento circa la ventilazione propriamente detta:
                  “quando si nutrisce qualcuno si compie un atto perfettamente naturale e consono alla sua natura, il corpo umano essendo lui stesso in carica del processo di assimilazione e del consumo del nutrimento. Non ci sostituiamo al processo vitale di assimilazione del nutrimento nel corpo: diamo giusto il carburante . Negare il mangiare e il bere ad un corpo capace di assimilare e usare tali nutrimenti è, quindi, sempre immorale.

                  Nel caso del respirare se il corpo è incapace di farlo di per se stesso bisogna coadiuvarlo, cioè bisogna sostituirsi ad esso nelle sue funzioni, il qual sostituirsi non è un’attività “naturale”: non è che qui si rifuterebbe il comburante ma proprio qui si rimpiazza il processo stesso di assimilazione di tale comburante che è il respirare. Questo non pone problemi etici nella maggior parte dei casi, ma lo può essere in casi estremi, quelli in cui si va significativamente oltre la fine “naturale” che un corpo incapace di respirare avrebbe.”

                  E adesso smettila di rispondere alle provocazioni irrazionali di questa Francesca: se ciò dovesse ancora avvenire cancellerò i commenti di tutti voi e due.

                  In Pace

              • Mi permetto di non essere d’accordo con te Simon in questo caso perché, riflettendoci, mi pare ci sia un errore di analogia. Te lo scrivo in privato perché, proprio come dici tu, direi di chiuderla per ora su blog.
                Se qualcosa di “nuovo” uscirà da noi due, la riporteremo.
                Grazie a tutti.

      • Be la tua risposta è molto completa.
        Ma io in realtà mi riferivo anche al semplice “microcosmo” romano : cosa accade se il Bambin Gesù accoglie Charlie, ed un minuto dopo , a seguito di un incidente di auto, arriva un bambino in condizioni gravi , ma curabili, che però non può essere ricoverato per mancanza di letti in terapia intensiva ? E se quel bambino finisse per morire in ambulanza mentre viene trasportato altrove ?
        Si può (eticamente) far finta di ignorare che le risorse della sanità sono limitate , e quindi addossare alla stessa tutti i danni che accadono, ed allo stesso tempo pretendere che la sanità curi anche casi come quello di Charlie, che giudici e medici hanno definito come “accanimento terapeutico” ?
        Qualcuno tra quelli che scrivono qui ha mai valutato questi aspetti ?
        Salve.

        • La proposta del Bambin Gesù è quel che si chiama un effetto di annuncio in marketing: permette di affermare e publicizzare una presa di posizione politica a poco prezzo a scapito della situazione drammatica contemplata.

          Va da se che è insensato far viaggiare in aereo un bambino ad ogni modo morente, creandogli disagi supplementari: non c’è contenuto serio in questo.

          Secondo me tutti qui sono partiti in quarta con un ovvio caso di accanimento terapeutico: ma è come la storia di colui che grida al lupo, purtroppo quando ci sarà un vero caso di eutanasia attiva o passiva, non saranno più udibili in quanto associati a semplicistici discorsi di propaganda ideologica.

          Qui non si aiuta il discorso pro-life ma lo si distrugge e lo si riduce a rango di presa di posizione politica e emotiva: a comprova; non è che il Bambin Gesù si muova per raccogliere i bambini appena nati e destinati a essere uccisi in Olanda ed in Belgio, che sono veri casi di eutanasia attiva e di eugenismo. Altro che Charlie…

          In Pace

          • “Qui non si aiuta il discorso pro-life ma lo si distrugge e lo si riduce a rango di presa di posizione politica e emotiva: a comprova; non è che il Bambin Gesù si muova per raccogliere i bambini appena nati e destinati a essere uccisi in Olanda ed in Belgio, che sono veri casi di eutanasia attiva e di eugenismo. Altro che Charlie…”

            Il problema vero è questo infatti.

            Inoltre ( e non parlo certo dei genitori di Charlie; che hanno tutta la mia comprensione per la sua situazione in cui si trovano) mi sembra che in certe prese di posizioni assolutiste che leggo in alcuni blogs, con discorsi apocalittici di vari utenti, ci sia a volte anche una specie di “cripto-materialismo”, nel senso che il cattolico deve difendere la vita ma sa che non è tutto, cioè sa dopo la vita, dopo la fine della vita, c’è la Vita, infinitamente migliore di questa.

            Invece a volte sembra che non ci si creda nemmeno, e si diventa promotori dell’accanimento terapeutico (a tal proposito, se ricordi, Domenica avevo manifestato dubbi ma dopo aver approfondito mi sono chiarito molto di più le idee) come se la vita terrena fosse tutto e morire fosse la cosa peggiore che possa capitare.

            A mio avviso questo è rischioso, è comprensibile quando avviene da parte di persone coinvolte direttamente come i genitori di Charlie, ma per il resto servirebbe, da esterni, un minimo di “freddezza” in più nel valutare.

            Anche perché nessuno vuole che ci stacchino la spina a 80 anni al primo malanno banale, ma penso che siano pochi a volere, magari, arrivare a 92 anni morenti ed essere tenuti in vita altri 20 anni in condizioni che non augureremmo a nessuno.

            Basti pensare a San Giovanni Paolo II che disse “lasciatemi tornare al Padre”.

            Ovviamente anche qui ci sono alcuni fresconi che dicono che pure quella sarebbe stata eutanasia http://content.time.com/time/world/article/0,8599,1664189,00.html

            • Commento in moderazione per ML, il quale si chiedeva se qualcuno qui forse non valutava certi aspetti da lui esposti.

          • Simon. Eppure Overton l’avevi spiegato tu se non erro.

            Scrivi adesso: “purtroppo quando ci sarà un vero caso di eutanasia attiva o passiva, non saranno più udibili in quanto associati a semplicistici discorsi di propaganda ideologica.”.

            Non saranno e NON sono più udibili perché di fronte a Charlie si ragiona come te.
            Quanti Charlie ci sono stati finora? Credo tantissimi.
            Ma oggi i genitori di questo Charlie si alzano e si oppongono. A Overton. Apri gli occhi e guarda la realtà.

          • Per di piú i cattolici credono di stare influenzando, sensibilizando la societá, quando in realtá fanno un favore ai media che sfruttano questo come un reality. Charlie fa salire gli ascolti ragazzi. Come hanno pescato a dire quelli della CNN.

            • Come vorrei vedere i cattolici assieme al Bambin Gesu fare campagne mediatiche per salvare i bambini abortiti post partum (cioè lasciti morire di fame e sete se nn attivamente ammazzati) in Olanda e in Belgio……
              Ma li nessuno!
              In Pace

              • Esatto, il problema è che si rischia, battendosi per quello che è a tutti gli effetti accanimento terapeutico, di perdere credibilità anche quando poi si combattono le vere bestialità, come quelle da te menzionate.

          • “La proposta del Bambin Gesù è quel che si chiama un effetto di annuncio in marketing: permette di affermare e publicizzare una presa di posizione politica a poco prezzo a scapito della situazione drammatica contemplata.”

            L’hanno già detto (e in tantissimi oggi continuano a dirlo) che il cristianesimo non sia stato altro che un’ottima operazione di marketing di tale Shaul aka Paolo di Tarso.
            Il Signore a volte (anzi più volte nella storia del cristianesimo) sembra utilizzare anche il marketing… D’altra parte: la guerra è guerra, anche mediatica. Poi la sostanza del quotidiano la valuterà Lui, come Lui valuterà chi si è fatto trascinare da falsi marketing e chi ha colto l’occasione per approfondire la propria fede – o per informarsi sulla dottrina cattolica.

        • Mah!

          E se arriva prima la Fine dei Tempi??

          (ri)Mah!

        • ML ha scritto: “cosa accade se il Bambin Gesù accoglie Charlie, ed un minuto dopo , a seguito di un incidente di auto, arriva un bambino in condizioni gravi , ma curabili, che però non può essere ricoverato per mancanza di letti in terapia intensiva ? E se quel bambino finisse per morire in ambulanza mentre viene trasportato altrove ? ”

          —— Qui ti sfugge che STAI AFFERMANDO che la vita del più forte è più importante di quella del più debole. (e che il debole avrebbe soffiato il legittimo posto al forte).

          In realtà molti medici cristiani (forti, ricchi e culturalmente dotati) hanno dato la vita in molti casi (ad esempio in Africa i medici Cuamm) per salvare alcuni bambini deboli fisicamente ed ignoranti culturalmente, e con pochissime prospettive di essere “importanti” perfino per la loro piccola tribù.

          Il punto sta proprio nei principi che passano con determinate decisioni, ma anche con certi ragionamenti pseudo cristiani cattolici.

          ML scrive ancora:
          “La questione per me non è se è “morale” che vengano curati i ricchi e non i poveri, ma se è “morale” che i ricchi non se ne rendano neppure conto, concentrando tutte le energie su casi come quello di Charlie, ed ignorando completamente l’esistenza degli altri, dove invece (a volte) con pochissimo si potrebbero salvare delle vite.
          Posto che lo squilibrio esiste, è lecito vivere senza preoccuparsene , ma poi concentrarsi su pochi, sporadici casi, molto “liberatori” dal punto di vista della coscienza ? ”

          Come è “liberatorio” il tuo buonismo (e la finta rigorosità “filosofica” di Simon).
          Occuparsi di Charlie non esenta nessuno dall’occuparsi della situazione africana, per la quale la VERGOGNA è che si sia giunti alle attuali migrazioni del mare, quando da molti decenni eravamo in grado (come occidentali) di andare in Africa a portare aiuti di ogni tipo, compreso l’OBBLIGO cristiano di portare cure sanitarie in loco, o di trasferire QUI in Europa i casi non curabili in Africa.
          (come accade qualche volta tramite i nostri missionari).
          Se trasportiamo qui Charlie DOBBIAMO sentirci obbligati a trasferire anche bambini da altre zone.

          Imvece, se seguiamo il tuo discorso, PROPRIO DECIDENDO CHE Charlie è MENO importante di un altro bambino SANO incorso in incidente stradale, tu (e chi con te) coltivi quella cultura che se ne frega dei bambini-scarti africani.

          Secondo: evidentemente ti sfugge (come sfugge ampiamente a Simon) che state propugnando la solita storia del dio democratico – che Simon e Cicero hanno ampiamente confutato poco tempo fa (con il topic arminianesimo).
          A questo punto sono io che vi chiedo: se Dio ha voluto dare molta Grazia a Charlie e ai suoi genitori, se Dio concede incredibile forza e misericordia e tutto ciò che può servire (conducendo ad intervenire perfino il Papa), mettendo in evidenza il caso di questo bambino (e dei suoi genitori che lo amano davvero) …. Ma chi siete voi per mettervi di mezzo … ? Magari oggi nel mondo tutti si prendessero cura così della vita!, magari tutti combattessero come i genitori di Charlie!

          E poi dimenticate che moltissime (un numero esagerato) di terapie delle quali VOI oggi usufruite sono state scoperte e messe a punto da storie di testardi come questi genitori (e da medici considerati dei mezzi pazzoidi). La maggioranza della gente non è interessata alle malattie rare, ignorando che così spesso una condizione fisiologica rara ha spalancato la ricerca su malattie diffusissime, rendendole curabili.
          (questo è anche insegnamento morale su chi viene considerato “inutile” e “scarto” nella nostra società. Il peccato, giustamente, poi si ripercuote su di noi che ci ostiniamo a chiudere gli occhi).

          • “evidentemente ti sfugge (come sfugge ampiamente a Simon) che state propugnando la solita storia del dio democratico – che Simon e Cicero hanno ampiamente confutato poco tempo fa (con il topic arminianesimo).”

            Scusa ma non dicevi che Simon, secondo te, era in disaccordo con me riguardo alla Grazia?

            • Ti avevo risposto un paio di righe su questo tuo OT, ma è andato in mod e poi evidentemente cancellato/ censurato.

              Direi che in questo blog non si può esprimere un’opinione (cattolica ed in linea col Papa) senza venire tacciati di “irrazionalità”, “politicizzazione”, “ideologia” e quant’altro. Con la scusa del presunto “trollaggio” di cui si accusano gli utenti non graditi qui si fa in realtà del cyberbullismo. Tanto peggiore perché attuato da “cattolici’.
              Minstrel mi conosce e sa che non dico cose a caso, né che ho tempo da perdere online.
              Quindi vi saluto. E chiedo perdono a Dio per aver sprecato tempo prezioso con degli ipocriti che non sono al Suo servizio.
              Pax et Bonum.

              (Se passa il commento ok, altrimenti se va in mod mi è più che sufficiente che lo legga tale Simon al quale è rivolto. Con la speranza che il Signore illumini il suo cuore e che si ravveda. I mezzi ce li ha tutti. La scelta pure.)

              • Francesca, intanto grazie dei tuoi interventi.
                Chiudo i commenti perché quel che è da dire mi pare per ora sia già stato detto. Se si vuole intervenire si deve fare nel merito di quanto riportato sopra da Simon. Io ci intravedo un piccolo errore di analogia. Ne parlo con lui e vediamo. Se altri non vedono errori, quindi si svicola e si risponde su altro, questo è – come dice Simon – un rincorrersi su altri temi che non toccano un argomentazione nodale qui portata avanti.

                Domanda: perché non porti avanti qui la disputa? Primo perché ci son dinamiche passate che non vorrei risvegliare mediante la scusa di una “lotta” fra amministratori. Gli animi son caldi, bisogna raffreddarli, non buttarci benzina. Secondo, perché la mia argomentazione non è ancora chiara e voglio disputare con lui per capire quanto è fondata e quanto invece è misunderstanding, prima di lanciarla.

                Grazie ancora a tutti.

      • @Simon. Comunque grazie della risposta.
        La questione per me non è se è “morale” che vengano curati i ricchi e non i poveri, ma se è “morale” che i ricchi non se ne rendano neppure conto, concentrando tutte le energie su casi come quello di Charlie, ed ignorando completamente l’esistenza degli altri, dove invece (a volte) con pochissimo si potrebbero salvare delle vite.
        Posto che lo squilibrio esiste, è lecito vivere senza preoccuparsene , ma poi concentrarsi su pochi, sporadici casi, molto “liberatori” dal punto di vista della coscienza ?
        Salve ancora…

  33. Io ho deciso di non intervenire più nel dibattito, a partire dal post di Simon del 2 luglio, in cui mi è stato risposto (dopo un mio post anche troppo lungo-quasi una lenzuolata) in una sola riga che rimaneva comunque un fatto oggettivo che qui siamo in un caso di accanimento.
    Non voglio dare un’etichetta alla risposta, ma il leggerla, unito al fatto che eravamo a 150 commenti (ora 190) mi ha fatto capire che il vero accanimento (anche da parte mia) era continuare a discutere. Quando in un blog la discussione su un dato fatto si avvita, o il fatto stesso ha una svolta (non un’opinione nuova: un altro fatto nuovo) o i partecipanti stessi svoltano, magari parlandosi vis-a-vis (cosa quasi impossibile):

    • Ci di avvita di fatto in un accanimento logico-teorico-discorsivo, poco-terapeutico (per tutti…)

      • Sì condivido: non a caso ho parlato di fatti nuovi, non di opinioni. Le opinioni riflettono posizioni, ma quelle ormai sono chiare…

    • E anche per questa intelligenza cordiale vi ringraziamo. Nessuno scrive qui per far cambiare idea necessariamente all’altro; si cerca piuttosto di offrire spazi di disputa, di ricerca di quell’unica verità attraverso lo scontro/incontro di pensieri distanti. Poi ognuno ci mette del suo, anche la sua verve, come è giusto che sia.
      Pur’io son dell’idea che un’idea più precisa delle ragioni delle due “fazioni” in campo ce la siamo fatta, al di là di “fatti nuovi” che salteranno fuori in queste ore. E questo è stato fatto senza andare a sfiorare venti di apocalisse o citando banalità radical chic.
      E’ stato un bel leggere ecco, nonostante l’argomento e la sua gravità: grazie.

  34. AGGIORNAMENTI

    LONDRA. I medici staccheranno domani la spina del macchinario che tiene in vita Charlie Gard, il bambino di dieci mesi affetto da una rara sindrome, la cui storia ha diviso la Gran Bretagna. Ad annunciarlo su Facebook sono stati i genitori Connie e Chris che si sono battuti in ogni sede legale per impedire questa decisione.

    “Abbiamo il cuore completamente spezzato. Trascorriamo le ultime ore con il nostro bambino” hanno scritto sulla loro pagina Facebook, postando alcune loro foto al capezzale del piccolo. “Non ci è permesso di scegliere se nostro figlio vivrà e non ci è permesso di scegliere quando e dove Charlie morirà”.

    “Charlie – concludono – morirà domani sapendo che è stato amato da migliaia di persone, grazie per il vostro sostegno”.

    http://www.ilroma.net/news/esteri/%C2%ABultime-ore-con-il-nostro-piccolo-charlie%C2%BB-lospedale-stacca-la-spina
    ………………………………………………..

    “Ho chiesto al direttore sanitario di verificare con il Great Ormond Street Hospital di Londra, dove è ricoverato il neonato, se vi siano le condizioni sanitarie per un eventuale trasferimento di Charlie presso il nostro ospedale. Sappiamo che il caso è disperato e che, a quanto risulta, non vi sono terapie efficaci”. Così la presidente dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù, Mariella Enoc. “Siamo vicini ai genitori nella preghiera e, se questo è il loro desiderio, disponibili ad accogliere il loro bambino presso di noi, per il tempo che gli resterà da vivere”. “‘Difendere la vita umana, soprattutto quando è ferita dalla malattia, è un impegno d’amore che Dio affida ad ogni uomo’. Le parole del Santo Padre, riferite al piccolo Charlie, ben riassumono la mission dell’ospedale Bambino Gesù”, sottolinea Mariella Enoc, presidente dell’ospedale pediatrico romano che è di proprietà della Santa Sede.

    http://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/medicina/2017/07/03/charlie-bambino-gesu-studiamo-la-possibilita-di-accoglierlo_729c7653-5577-4174-8d2a-911640337075.html
    ………………………………………………..

    Si può trovare una iniziativa di petizione indirizzata al trasferimento del piccolo al Bambin Gesù di Roma qui:
    http://citizengo.org/it/lf/71966-charlie-gard-ha-diritto-di-continuare-vivere-e-sperare

    (nella liberta di come ognuno poi la pensi)

    • L’ospedale non concede il trasferimento, a quanto pare, verso il Bambin Gesù non per motivi medici, ma per motivi legali. Cioè, se non ho mal capito, perché le sentenze dicono di staccare le macchine non perché Charlie non potrebbe superare il viaggio o si aggraverebbe o o o o…
      Ripeto: non per motivi medici, ma motivi legali!
      Io la chiudo qui…

      • Infatti ormai (ma ritengo già da prima) Charlie è divenuto l’OGGETTO del contendere!

      • Gia, c´é la sentenza del giudice. Se il Bambin Gesú vuole veramente portarsi Charlie a Roma adesso che ha parlato coi medici inglesi deve andare con loro e i genitori dal giudice e spiegare perché lo vuole portare a Roma afinche riveda la sentenza.

  35. @cicero, i Santi desideravano (e desiderano) “tornare al Padre” anche da sani e se tu ti trovassi a “110 anni di cui gli gli ultimi 15/20 o 25 in condizioni che non augurerei manco ad Astaroth in persona” (cosa che potrebbe essere anche a 40/50/60 ecc anni per una patologia escludendo qualunque accanimento, la dovrai vivere come il Signore ti da di viverla… (con la Sua Grazia).

    Dirò di più, anche qualora la tua situazione fosse causa o derivasse da ingiustizia… idem.
    (Che non significa non denunziare l’ingiustizia).

    Come vedi è sempre molto facile casdere in discorsi approssimativi seppur espresi con certezze categorica e ciò vale anche per il pensiero di molti (dall’una o dall’altra sponda) sulla “questione Charlie”.

    • Volevo solo dire che spero di morire normalmente, non dopo essere stato tenuto in vita a forza per chissà quanto tempo, quando in altre ere sarei morto e sarei già in pace.

      Non so se mi spiego. A tutti piace essere curati e non essere vecchi a 50 anni come avveniva un tempo, ma per l’appunto questo non deve tradursi, come in una specie di effetto boomerang, in un non poter morire ed essere tenuti in vita per forza.

      La distinzione tra accanimento terapeutico e cura quindi deve rimanere chiara, perché altrimenti si rischia davvero di creare un mondo di ultracentenari che però passano uno o due decenni della loro vita dove sono tenuti in vita forzosamente.

      P.s: il commento a cui hai risposto non lo vedo più, strano.

  36. Io parlavo ovviamente di situazioni che includono l’accanimento terapeutico.

    In pratica dicevo che se non si mette e si rispetta una linea tra cura e accanimento si arriva a situazioni infernali che si potrebbero evitare semplicemente rispettando il corso naturale, tutto li.

    Magari San Giovanni Paolo II avrebbe potuto essere “tenuto in vita” molto più a lungo, con l’accanimento terapeutico, ma non era ciò che voleva.

    Perciò non ho detto nulla di “approssimativo”, semplicemente distinguevo tra cura e accanimento, distinzione che nell’assolutismo pro-life spesso viene a sbiadire, quando non proprio a cadere.

    • Ma io ribadisco il concetto di fondo… e quando parlavo di ingiustizia a “ingiustizia sanitaria” (tra cui l’accanimento) mi riferivo.

      • Ma il concetto di fondo non mi pare di averlo messo in dubbio, nè esplicitamente nè implicitamente.

        E comunque sarà anche vero che ” i Santi desideravano (e desiderano) “tornare al Padre” anche da sani” ma sta di fatto che San Giovanni Paolo II non desiderava più vivere in quelle condizioni, e ne aveva tutto il diritto.

        Quindi non ha senso riportare quell’affermazione ad una visione generale quando le parole di San Giovanni Paolo II erano ben specifiche: lui voleva essere lasciato andare http://www.tempi.it/spogliato-di-tutto-attendeva-lincontro-con-dio-le-ultime-ore-di-giovanni-paolo-ii-raccontate-dal-suo-medico

        E se permetti non voglio che, per il fanatismo di alcuni, se mi trovassi (Dio non voglia) in una situazione analoga, dover essere costretto a vivere in quello stato per altri 5/10/15 anni.

        • Sono però convinto che per San Giovanni Paolo II, come perogni altro Santo (per questo ho fatto un discorso più “generale”), il problema non era “laciatemi andare” perchè non voglio accanimento, ma “lasciatemi andare” perché desidero tronare al Padre, ancor più oggi, ora, che sono vecchio, stanco e malato…

          Non so se ho reso la diffenza.

          • Mah, insomma, a me sembra un po’ voler spaccare il capello.

            Se devo vedere la cosa con semplicità a me sembra che San Giovanni Paolo II, essendo conscio che la vita terrena non è tutto e che di la c’è una Vita infinitamente migliore, desiderasse essere lasciato andare, essendo ormai malatissimo, e non volesse essere tenuto in vita per forza.

            Perciò secondo me c’erano entrambi i desideri; sia quello di andare finalmente in Paradiso sia quello di smetterla di “spremere un limone” che ormai aveva dato tutto il succo che c’era.

            E questa è mentalità realmente cristiana.

            In un certo assolutismo pro-life invece vedo anche un certo paganesimo: nel senso che, mentre si rende un “lip service” al Paradiso, dicendo che ci si crede, sotto sotto pare quasi che non ci si creda, e che si ritenga la vita terrena il tutto e quello che c’è dopo il nulla, o al massimo una esistenza molto peggiore.

            Una mentalità che poteva andare bene nel mondo pagano, dove al Massimo si credeva in un aldilà inteso come regno delle ombre, dove le anime vivevano come larve, ma che in ottica cristiana non ha senso.

            • “Se devo vedere la cosa con semplicità a me sembra che San Giovanni Paolo II, essendo conscio che la vita terrena non è tutto e che di la c’è una Vita infinitamente migliore, desiderasse essere lasciato andare, essendo ormai malatissimo, e non volesse essere tenuto in vita per forza.”

              Non mi pare di aver detto una cosa diversa…

              E qui possiamo fermaci …proseguire sarebbe “accanimento”,

              • Beh, evidentemente siamo d’accordo, aldilà forse di alcuni quiproquo verbali, perciò non credo che abbia senso proseguire una disputa del genere😀.

Scopri di più da Croce-Via

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continue reading