E’ uscito ControCorrente n. 3: una bioetica ragionevole contro il pensiero unico

Mystical grain by Mauro Mendula

Il terzo volume di “Contro Corrente” viene completato e dato alle stampe proprio mentre assistiamo attoniti ad un nuovo capitolo di quella che ormai ha tutto l’aspetto di una lotta senza quartiere e senza esclusione di colpi: un scontro ormai inevitabile tra pensiero-unico e spiriti liberi.

Donne e uomini “Contro Corrente”, appunto.

Ad essersi messo di traverso, contro la forza dirompente dell’ideologia, è stato questa volta il dott. Giancarlo Ricci, psicanalista e terapeuta molto conosciuto e stimato, d’indubbio valore, già Giudice Onorario al Tribunale dei minori di Milano, con un curriculum ed una serie di pubblicazioni corposi, insomma: uno studioso di massimo rango scientifico.

Eppure: “Messo sotto processo uno psicoanalista per aver sostenuto che il padre e la madre hanno un ruolo fondamentale nello sviluppo del bambino”[1], così abbiamo appreso la notizia dai giornali.

Dopo due settimane di interventi – tutti a dire il vero a difesa di Ricci, non ultimi quelli di Paolo Crepet

“Su mamma e papà siamo al processo di Galileo Galilei […] Ma davvero possiamo pensare che l’Ordine degli Psicologi possa dire agli psicologi come devono pensarla? Ma dove siamo? Neanche durante il Fascismo si vedevano cose simili”

Tonino Cantelmi:

“Sorprende l’accanirsi contro il dottor Ricci, persona colta e saggia, oltre che psicologo professionalmente di gran valore. Tra le cose più sconcertanti c’è il richiamo ad un articolo del codice deontologico che sanziona inadeguatezze formative: il dottor Ricci ha un curriculum scientifico impressionante. […] sul caso Ricci accuse ridicole” […] «Su disagio sessuale e terapie psicologi ridotti al silenzio»

e Alessandro Meluzzi:

“Allora, se fosse così, mi auguro che mettano sotto “inchiesta” anche me perché non sostenere, dopo anni e anni di studi di psicologia dell’età evolutiva e di psicanalisi, che le due figure genitoriali sono importanti per lo sviluppo del bambino mi pare semplicemente una follia tecnica, ideologica, scientifica e anche umano-esistenziale. Quindi se qualcuno lo ha messo sotto procedimento, io mi auguro che venga messo sotto inchiesta chi lo ha messo sotto inchiesta innanzitutto dalla logica e dal buon senso oltre che da un minimo di sapienza professionale, prima ancora che da qualsiasi altro ordine, che in questo caso invece che a un ordine mi sembrerebbe assomigliare ad un disordine”

… ebbene, dopo due settimane di interventi, dicevo, non c’è stato per ora alcun passo indietro da parte dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia e se è prevedibile (ed auspicabile, ovviamente) che il “processo” si chiuda con un’archiviazione resta però il fatto oggettivo, in tutta la sua disarmante gravità: oggigiorno chiunque abbia l’ardire di sostenere tesi contrarie all’ideologia che si sta affermando, viene inesorabilmente attaccato, messo sotto pressione, isolato, deferito agli ordini di appartenenza, insomma, in una parola sola: censurato.

Tanto che qualcuno comincia già ad auto-censurarsi, come ha fatto recentemente Andrea Zhok, professore di antropologia filosofica presso l’Università degli Studi di Milano, colpevole di aver scritto un post, “di carattere ironico e satirico – com’egli stesso precisa – che mettesse alla berlina una serie di modalità argomentative ricorrenti nelle discussioni sui diritti soggettivi, e che ritengo essere modalità argomentative totalmente farlocche”.

Post che è stato poi nascosto dallo stesso autore (siamo dunque all’auto-censura). Infatti, prosegue Zhok nella ricostruzione dei fatti, “ritornato al lavoro nel pomeriggio […] ho scoperto di essere divenuto il bersaglio di commenti, messaggi privati, mail anonime, ecc. ricolmi di improperi, offese fantasiose, e anche minacce da parte di una marea di sconosciuti”.

Questo è quello che succede, dunque, ad un bravo e stimato professore di Filosofia, non appena si azzarda a scrivere qualcosa di leggermente dissonante rispetto alla furia livellatrice ed omologante del Pensiero Unico.

Quello che io chiamo, da tempo ormai: Impero.

Impero che si fa sentire nelle voci impersonali eppure molto attive che commentano – con gli stessi insulti e con la stessa rabbia fobica – gli scritti di Diego Fusaro, quanto tocca questi temi – o che hanno commentato le chiarissime considerazioni della dott.ssa Silvana De Mari, medico chirurgo, specializzata in chirurgia generale ed endoscopia dell’apparato digerente, che alla trasmissione radiofonica “La Zanzara” ha osato addirittura ricordare che “la penetrazione anale è dannosa” e che “La sessualità secondo la biologia serve per creare la generazione successiva” o che “La vagina […] è fatta per essere penetrata” mentre l’ano non lo è. Apriti cielo. Subito ricoperta da un mare d’insulti, minacce, e – visto che la dinamica di tali gruppi, immersi nell’ideologia è: “si va avanti finché nessuno protesta” (e nessuno o quasi si è mosso in soccorso della Dottoressa) – si è presto arrivati alla segnalazione presso l’Ordine dei Medici.

Ragionare, argomentare, in certi casi perfino rintracciare i confini dell’evidenza, quando non dell’ovvietà, è diventato oggi “contro corrente”.

Ed è allora questo il punto, dal quale peraltro ha preso il via questo esperimento editoriale che giunge oggi alla sua terza tappa: qual è la natura della corrente di pensiero che sta investendo tutti e quanto costa – oggi – essere “contro corrente”?

Non si tratta solamente di “ideologia gender”. Questo ormai – almeno agli osservatori più attenti  – è chiaro. E’ pur vero che le accuse mosse a Giancarlo Ricci (dai colleghi e non dai pazienti, è bene sottolinearlo) hanno presumibilmente a che fare con la sua più recente pubblicazione, che proprio di ideologia gender – tra le altre cose – viene a discutere (Sessualità e politica. Viaggio nell’arcipelago gender , ed. Sugarco, 2016). Ma è lo stesso Ricci a spiegarci, proprio nel suo ultimo lavoro, che non solo di sessualità si tratta, bensì del suo rapporto con la politica e dunque con il potere.

Un potere che si accorda strumentalmente con l’ideologia gender e dunque con il suo alveo nichilista che la contraddistingue come “antropologia contro l’uomo”, per accelerare il processo di dominio su tutti i livelli della società.

Scrive assai limpidamente Ricci:

“Oggi viviamo il tempo in cui sempre più la politica entra in merito al tema soggettivo e intimo della sessualità degli individui. Il «pubblico» pretende di esercitare un’egemonia sul «privato» per inglobarlo, gestirlo e istituire strategie per produrre profitto. Il gender, non dimentichiamolo, offre la migliore giustificazione per il business delle biotecnologie e per il mercato della biogenetica, promuovendo silenziosamente il progetto biopolitico dell’ipermodernità. Non solo. Asseconda il capitalismo globale favorendo l’ipertrofia dei diritti per espandere il mercato del consenso a nuovi soggetti «politici». In questa prospettiva ecco pronto il dispositivo dell’assoggettamento e dell’instaurazione del debito. Quali implicazioni derivano dalla constatazione secondo cui la «cosa pubblica» interviene sempre più sulla «cosa sessuale» che accade tra due esseri umani? Il matrimonio gay ne è l’esempio più evidente. Le sue implicazioni più inquietanti sono quelle che coinvolgono soggetti terzi: la possibilità delle adozioni, l’uso dell’eterologa, gli uteri in affitto. Anche il «bene comune» va considerato un soggetto terzo. A risultare minacciati sono inoltre i termini padre e madre, sostituiti con genitore 1 e genitore 2, la struttura della famiglia, l’istanza del figlio, la filiazione, la trasmissione tra le generazioni. La negazione di queste istanze ha il sapore di un nuovo nichilismo”.

Consapevoli della radicalità, della serietà e del rigore della reazione che questo quadro desolante richiede, siamo dunque a discutere non solo di ideologia gender ma anche delle altre forme con cui la nuova ventata nichilista si sta abbattendo sull’Occidente: dalla menzogna della liberazione promessa dal postumanesimo (Giulia Bovassi), all’aborto ideologicamente presentato diritto e quindi come conquista di libertà per le donne (Massimo Meraviglia), all’illusione che il progresso coincida con aperture automatiche ed incondizionate a qualsiasi novità (Patrizia Gregori), all’interazione tra sessualità, identità di genere ed interferenti endocrini (Franco Trinca), alla trattazione dell’umano a 360°, nello stile dell’aforisma – dall’educazione all’arte, alla letteratura, alla religione, alla filosofia, al diritto, e molto altro ancora, attraverso gli occhi di uno Psichiatra dalla lunga carriera (Sabino Nanni) ed infine all’eutanasia presentata come atto di libertà quando l’analisi logica mostra facilmente il contrario (il mio intervento, a chiusura del volume).

Noi siamo e restiamo fedeli all’uso della ragione, alla ricerca del dialogo e del confronto, appassionati della dialettica e impegnati nella difesa della sacralità umana, anche se questo significa oggi essere “contro corrente”.

E voi?

Alessandro Benigni

[1] Fonte: quotidiano La verità, Venerdì 5 maggio 2017

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Contro Corrente: Saggi contro la deriva antropologica. Vol. 3 (Croce Via) (Euro 3,90)



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1 reply

  1. E noi? Noi stiamo con voi. Ma loro? Loro sembrano non avere più limiti se un “professore” può scrivere questo:

    https://aeon.co/ideas/lets-delete-sex-identity-from-birth-certificates

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