Francesco, il Papa che secca da quattro anni

aaeaaqaaaaaaaavcaaaajdyznzg4ymfilwmwmdatngy4os04mda2ltcwztcwmzm5ntcxna

Ieri tutta l’orbe cattolica ha festeggiato i quattro primi anni del ministero pietrino del Santo Padre Francesco: oggi vorremmo condividere un paio di riflessioni su questo papato che trancia sotto molti aspetti con l’immagine abituale che ne avevamo prima della sua elezione.

Quel che colpisce anzitutto è che Francesco è come una pietra di inciampo per chi era installato in un sistema ecclesiale tutto sommato ben rodato da decenni, vedasi anche secoli, di pratiche, di strutture e di posizioni accettate.

Penso che dobbiamo riconoscere questo dato di fatto: Papa Francesco è irritante ed è scocciante. Non serve fare finta di non accorgersi di quanto i suoi atteggiamenti siano fonte di idiosincrasia epidermica per molti e forse troppi ma qualunque riflessione, seppur breve come la nostra di oggi, non deve fare a meno di tenerne conto e di integrarla.

Alcuni cercano di minimizzare questa idiosincrasia tentando di relegarla ad un sentimento proprio solamente a qualche riottoso un po’ ottuso, altri la massimizzano fermandosi a solo questo aspetto della personalità del Santo Padre e non riescono neanche ad andare più profondamente nel significato di questo pontificato.

Certo, possiamo anche celebrare tutto quel che Papa Francesco ha già “fatto” come la riforma delle istituzioni già in corso, i suoi viaggi, il suo impegno qui e lì, le sue encicliche: la lista ne è lunghissima e davvero impressionante per un lasso di tempo così corto.

Ma tutto quello che Papa Francesco fa o ha fatto non è di per sé quel che caratterizza davvero questo pontificato, anche se grandi progressi sono ormai stati compiuti e resteranno iscritti per lungo tempo nella storia della Chiesa mentre altri processi iniziati continueranno a svilupparsi sotto l’azione dello Spirito Santo nei decenni e secoli a venire.

Quel che, secondo me, caratterizza questo pontificato e crea come una netta soluzione di continuità con i precedenti pontificati, è proprio il fatto appariscente che sia proprio la volontà espressa dello Spirito Santo di averci dato un Papa che ci scoccia.

Leggiamo qua e là, specie in certi luoghi telematici in mano di gente un po’ fissata e “fissista” che questo Papa dà solo sberle ai “buoni” cattolici mentre, invece, si trova ingraziato con i “cattivi” acattolici o anti-cattolici: sintomatico, al proposito, che in seguito all’irritazione che genera ci siano anche stati certi cardinaloni che lo abbiano minacciato di correzione fraterna pubblica (i quali, meno male per loro e per l’unità della Chiesa, non hanno mai messo in opera concretamente tale minaccia).

Il fatto che Papa Francesco irrita il “bravo cattolico” ed è “visto bene” dall’alieno de facto o de iure al cattolicesimo è però per me il segno incontrovertibile della presenza dello Spirito Santo in questo papato.

Quando leggiamo l’Antico Testamento, YHVH è sempre un “dio” che irrita e che irrita e sottomette alla prova chi ama: non c’è un singolo episodio dell’Antico Testamento dove YHVH non sia un emerito “rompiscatole” con il popolo che si è scelto.

E questo continua con la Persona di Gesù: chi irrita Gesù? I “bravi” ebrei, quelli contenti di sé, che hanno capito tutto, i farisei ed i sadducei; chi non irrita Gesù? I pubblicani, le prostitute, i centurioni romani, i lebbrosi e altri impuri.  Chi cerca di ammazzare Gesù a causa dei suoi insegnamenti di altissima levatura morale? Mica le adultere, gli esattori di tasse, i criminali, i ladroni del tempio ma proprio chi segue alla lettera la Legge ognuno nella sua propria versione come i farisei e la casta sacerdotale.

Chi irrita di più Papa Francesco? Certi cardinaloni che conoscono la Legge, certi arcivescovi e vescovi, certi sacerdoti e tutta una frangia di cattolici “per bene” convinti di seguire le regole e di sapere meglio dello Spirito Santo cosa e dove sia la Chiesa.

La pietra di inciampo, che è  Papa Francesco, è tale perché obbliga ogni cattolico a porsi l’irritante domanda della scelta tra le proprie idee e la Natura della Chiesa in quanto tale.

Chi si era costruito tutto un sistema di certezze intellettuali e emozionali che brillavano per la loro coerenza si ritrova a dover scegliere tra l’avere fede nello Spirito Santo in quanto testimoniato dalla Chiesa, in particolare oggi nel Magistero di Papa Francesco, e le proprie certezze: cioè scegliere molto concretamente tra ideologia e il Corpo Vivente del Cristo.

Abbiamo visto gli dèi cadere in questi ultimi quattro anni: teologi sicuri, vescovi ammirati per la certezza delle loro dottrine, cardinali che erano esempi viventi per il loro alto afflato; hanno fatto pubblicamente la scelta dei loro propri sistemi in vece del seguire umilmente il soffio dello Spirito e sono caduti la testa per prima di fronte a tutti, mostrando pubblicamente la loro poca fede concreta nella Chiesa reale e quanto si erano appoggiato su un mondo di idee e certezza personali che non sono e non saranno mai il Cristo né l’ispirazione dello Spirito Santo.

Papa Francesco ci irrita e ci irriterà ancora noi “buoni e bravi cattolici” e piacerà ancora ai nemici della Chiesa, ai peccatori inveterati, agli alieni al mondo cattolico e, in ciò, sarà in tutto uguale al suo Maestro, Nostro Signore Gesù Cristo.

Quanto a noi scrutiamo nella riflessione e nella preghiera, alla luce del Magistero, delle Scritture e della Tradizione, il perché questa Parola dello Spirito Santo per la bocca e le gesta del Vicario di Cristo ci irrita tanto  e facciamolo senza darci l’alibi facile, ma tanto disonesto e così poco “cattolico”,  di dire che ciò non corrisponde alla Volontà di Dio su di noi.

Papa Francesco, ad multos annos!

In Pace

 



Categories: Attualità cattolica, Sproloqui

164 replies

  1. Simon , raramente mi sono trovato così d’accordo con te.

  2. Sono d’accordo su due cose: Francesco è segno di contraddizione, ed è sicuramente mandato dallo Spirito Santo. Non sono invece d’accordo sul fatto che irrita perché, come Gesù, mangia con i pubblicani e le prostitute e maledice i farisei. Questa cosa qui non scandalizza più i cristiani ormai da duemila anni.

    Diciamo le cose come stanno, se no non si capisce la difficoltà del problema. Son bravi tutti a prendersela coi farisei che si indignano perché Gesù si lascia asciugare i piedi dalla Maddalena. Simon, tu la fai troppo facile: la difficoltà non sta nell’identificarsi col fariseo di turno e mortificare il piccolo Kaifa che è in noi. Il problema con Francesco non è quello di accettare un po’ di mortificazione. Questa ascesi l’abbiamo sempre fatta e nessuno rimprovera al Papa troppa severità in questo senso. Anzi, ben venga!

    Se il Papa irrita i cattolici “per bene” – come dici tu – e li spiazza incrinando “tutto un sistema di certezze intellettuali e emozionali che brillavano per la loro coerenza”, è perché va a pranzo con i farisei.

    E’ questo il paradigma nuovo – per dirla col card Kasper – che dobbiamo capire scrutandoci dentro nella riflessione e nella preghiera.

    • “Questa cosa qui non scandalizza più i cristiani ormai da duemila anni.” : sei sicuro? Quando va con i luterani e altri anglicani o parla con uno Scalfari a me sembra che vada da peccatori, mica da farisei ebrei o cattolici….

      In Pace

      • No, peccatore sono io, che per questo sto e rimango nella Chiesa, anche perché – con Simone, figlio di Giovanni – non saprei da chi altri andare. Chi si è rivolto altrove, invece, non è un peccatore, è un giudicatore. Nonostante la Parola di salvezza sia stata annunciata anche a lui, egli l’ha rifiutata, reputando sé stesso giusto, o, meglio, rifiutando il giudizio di Dio che quella Parola aveva pronunciato su di lui (di qui il suo disprezzo per la Chiesa). La sua ipocrisia grida vendetta perché ha peccato contro lo Spirito Santo.

        Qual è dunque lo scandalo che investe oggi colui che vorrebbe continuare a trovare posto nell’ovile? Questo: che Dio – apparentemente – abbia sposato l’ingiusto giudizio del malvagio sul peccatore, e che la sua Parola non giudichi più l’ipocrita, ma chi trovava rifugio nelle fenditure della roccia di Pietro. Da lì ode ancora riecheggiare le parole “mostrami il tuo viso / fammi sentire la tua voce / perché la tua voce è soave / il tuo viso è leggiadro”, ma non sono più parole rivolte a lui; al contrario sono rivolte al lupo che lo insidiava e che ora in sembianze di colomba gli ha usurpato gli anfratti della rupe.

        • Premetto che condivido il post di Stefano, ma noto una memoria un pochino corta su chi sia papa Bergoglio, mi riferisco ai suoi atti e quindi mi attengo su quelli, che dire della sua “Simpatia” (eufemismo) verso luterani e ramificazioni varie come pentecostali,ecc. un vescovo ergo, principe della Santa Chiesa Cattolica, successore apostolico, il quale con noncuranza davanti ad una platea di pentecostali si pone in ginocchio per farsi imporre le mani sul capo da un pentecostale a seguire poi anche padre Raniero Cantalamessa, mi fermo quì perché l’elenco sarebbe un poco lungo, senza contare la decapitazione dei FFI,
          Con questo non dico che non ci sia qualcosa da condividere con papa Francesco, anzi condivido e difendo proprio la questio dei Digami, un solo piccolo appunto a Bergoglio, poteva fare del famoso capitolo sia una trattazione cristologica in merito proprio all’inciso matteano e sia sulla “Prassi della Chiesa”, la quale prassi è ben documentata dal concilio di Nicea canone 8°, probabilmente sarebbe stato un poco più esaustivo.
          Per chiudere, vorrei dire che c’è una differenza abissale tra andare da un peccatore per ristabilirlo, ed andare da un peccatore per condividerne le idee, e papa Francesco sta facendo proprio la seconda ipotesi, lo vedremo tra poco con l’intercomunione con i luterani e anglicani sfruttando proprio l’anafora di Addai e Mari, la quale accontenta tutti ma non i “cattolici tradizionalisti”, non confondiamoli con i conservatori.

          • “Se qualcuno dirà che il Sommo e Santo Pontefice Giovanni Paolo II, per mezzo del Canone 844 del Nuovo Codice di Diritto Canonico, ha errato nell’ammettere ai Sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia gli scismatici ed eretici delle Chiese Orientali, sia anatema”.

            Se Papa Francesco emanasse questo Canone ci sarebbe da divertirsi. 😉

            Chi può capire, capisca.

  3. Condivido quanto dice Stefano, fornendo un esempio pratico. Tutti noi sappiamo cosa significa “fariseo”. Fatta piazza pulita del senso letterale “persona aderente a una setta giudaica… ecc. ecc.”, il fariseo è insomma un ipocrita, uno che ti dice una cosa, ma maschera sotto di essa il suo vero obiettivo.
    Ora, il fariseismo laico (laicista) dei radicali è da decenni a noi tutti noto: tante chiacchiere sul buon cuore e sul rispetto dei diritti (si noti: tutti bravi a parlare di diritti, oggi “civili”, e infatti il fariseo s’appunta sui diritti)… dicevo tante chiacchiere sul rispetto dei diritti delle donne e dei poveri anziani.
    Sappiamo il farisaico risultato: l’aborto con la pompa per bicicletta della Bonino di buona memoria, oggi l’eutanasia = omicidio assistito per tutti quale “morte pietosa” (eccola, la farisaica ipocrisia!) che a (San) Marco Pannella non è riuscito di portare in Italia, e che ora smania di portare da noi Marco Cappato.
    …e di fronte a tutto questo, cosa devo sentirmi dire dal Sommo Pontefice: che la Bonino, grande italiana, ha collaborato per numerose conquiste… E, si noti, neanche un cenno da parte del Papa a quali sarebbero queste conquiste…
    Spero di avere spiegato perché non occorre essere farisei per avere dubbi, né essere antifarisaici per farsi piacere il Papa. E mi fermo qui per non essere bannato.

    • Boh: secondo me la Bonino non è una farisea del cattolicesimo …. personalmente la vedo piuttosto dal lato delle grandi peccatrici.
      In Pace

      • Ah ma su questo siamo d’accordo, e forse sono io che non ho capito bene: il tuo articolo è sui soli farisei del cattolicesimo? sia pure, e allora prendiamola da un altro punto di vista… dopo un esame di coscienze.
        (In ogni caso il fariseismo come atteggiamento, come mi pare di aver mostrato, appartiene oggi soprattutto a certa intellighenzia laica)

    • Riguardo ai farisei, se non sbaglio erano quelli che non hanno digerito la chiusura di Gesù riguardo all’adulterio rispetto al “misericordioso” Mosè.

      • Attenzione Lorenzo, che sulla “Chiusura di Gesù” ci si inciampa facilmente, e facilmente si fa una lettura letteralista “a mo dei protestanti”, le affermazioni di Gesù vanno contestualizzate nel momento storico/religioso/culturale della sua epoca, solo se si fa questa operazione possiamo estrarre ciò che vuol insegnarci, se tu leggi l’inciso matteano in un modo letteralista, allora nello stesso modo posso citarti altri incisi i quali sono regolarmente violati.
        Pax et Gaudium

        • Non sono d’accordo, la chiusura di Gesù sull’adulterio in se e per se, è chiarissima. E altrettanto chiara è l’equiparazione fatta da Gesù tra adulterio e nuovo matrimonio.

          Questo, oltre ad essere ammesso anche dai maggiori esegeti del metodo storico-critico, è confermato anche dal Concilio di Trento, in questo Canone

          ” Se qualcuno dirà che la chiesa sbaglia quando ha insegnato ed insegna che secondo la dottrina evangelica ed apostolica (380) non si può sciogliere il vincolo del matrimonio per l’adulterio di uno dei coniugi, e che l’uno e l’altro (perfino l’innocente, che non ha dato motivo all’adulterio) non possono, mentre vive l’altro coniuge, contrarre un altro matrimonio, e che, quindi, commette adulterio colui che, lasciata l’adultera, ne sposi un’altra, e colei che, scacciato l’adultero, si sposi con un altro, sia anatema.” (Concilio di Trento, Sessione XXIV, Canone VII sul Sacramento del Matrinonio).

          Canone che ha la non trascurabile caratteristica di essere dogmatico, ovvero non rivedibile senza cadere in eresia.

          Semmai l’errore di Lorenzo, da quello che leggo, è nel non distinguere l’aspetto oggettivo dall’aspetto soggettivo.

          Vale a dire che si, certe situazioni sono oggettivamente adulterio, vale a dire peccato grave, ma non sono sempre colpa mortale, e mi pare che un paio di utenti più sopra l’abbiano spiegato bene e con con dovizia di particolari.

          C’è inoltre da dire che non è stato mai emanato nessun Canone dogmatico circa l’esclusione dei peccatori gravi dai Sacramenti, perciò ammettere una persona in stato di peccato grave oggettivo ai Sacramenti, se si rileva che ci sono situazioni che le impediscono una piena libertà (e quindi una piena impotabilità per il suo peccato, che non è mortale, in questo caso, nonostante la gravità della materia), è pienamente conforme alla dottrina.

          Ciò che non sarebbe conforme alla dottrina sarebbe dire di ammettere chi è in peccato mortale (cioè in situazione di peccato grave e con piena imputabilità) ai Sacramenti senza fermo proposito di non peccare più, o il dire che il nuovo matrimonio non costituisce in se peccato, ma nessuno di questi due errori è stato fatto.

          Però Francesco, è importante non fare l’errore opposto ai conservatori, con l’andare a voler sanare situazioni che in se non sono sanabili.

          Il Canone del Concilio di Trento che ho postato chiude la questione sull’aspetto “oggettivo” del Matrimonio.

          • Caro Cicero
            Concordo con quello che dici, il problema è proprio la situazione di peccato e la sua imputabilità, la “Piena” imputabilità va ricercata proprio nella piena avvertenza e libero consenso, ma se si dovessero esaminare sotto questi requisiti potremmo vedere come l’imputabilità è mitigata se non annullata proprio dalla loro mancanza.
            A questo c’è da aggiungere che il peccato reclama contrizione, soddisfazione o riparazione, ma tale riparazione a volte non è più oggettivamente possibile attuarla, cosa si fa, si condanna la persona in modo perenne oppure come disse nostro Signore “Và, e non peccare più”

            • Tutto giusto.

              Il “va e non peccare più” per l’appunto vale per le situazioni dove l’imputabilità è piena, non per quelle dove ci sono condizioni che limitano la libertà di agire diversamente senza una ulteriore colpa ( e quindi che limitano l’imputabilità).

              Come se fosse qualcosa di nuovo, poi: in questo post https://pellegrininellaverita.com/2017/03/14/francesco-il-papa-che-secca-da-quattro-anni/comment-page-1/#comment-30789 ho mostrato che già con San Giovanni Paolo II avvenne qualcosa di simile, riguardo agli eretici scismatici orientali.

            • E, ora che mi ci fa pensare, uno degli esempi di discernimento l’abbiamo proprio nel Vangelo, dove notiamo la differenza del comportamento di Gesù con l’adultera rispetto a quello tenuto con la pubblica peccatrice (nel Vangelo di Luca). Benchè entrambe quelle donne fossero in situazione oggettiva di peccato grave, infatti, il comportamento e le richieste di Gesù verso queste due pubbliche peccatrici sono stati decisamente diversi.

              Forse perché, ad essere diversa, era anche l’imputabilità e la responsabilità personale delle due.

              Magari la pubblica peccatrice, ad esempio, non poteva smettere con la sua disonorevole e peccaminosa attività per qualche ragione (ad esempio la mancanza di sostentamento in altri modi, del resto all’epoca gli uomini potevano ripudiare una donna facilmente e questa rimaneva senza mezzi di sostentamento per sopravvivere), da lì la mancanza di imputabilità, mentre invece l’adultera, probabilmente, era pienamente responsabile del suo peccato, da lì l’assoluta necessità di “non peccare più” per il perdono.

              E magari in altre circostanze ci saranno state adultere non imputabili e pubbliche peccatrici del tutto colpevoli.

              Questo rende bene l’idea dell’estrema stupidità del prendere il comportamento di Gesù con quella specifica adultera e applicarlo indiscriminatamente, ciecamente e inflessibilmente con ogni adultera o adultero, quasi come se ogni adultero in secondo matrimoni fosse moralmente colpevole.

              E sarebbe parimenti stupido prendere il comportamento di Gesù con quella specifica pubblica peccatrice per applicarlo indiscriminatamente a tutte le pubbliche peccatrici, quasi come se ogni pubblica peccatrice fosse moralmente innocente.

              Alla fine, alla radice del dissenso attuale verso Papa Francesco, mi pare che ci sia una sorta di “de-umanizzazione” del peccatore, cioè il rifiuto a voler considerare ogni peccatore come essere unico e inimitabile, la cui conversione, imputabilità e rapporto con Dio, sarà anch’essa unica e inimitabile, rifiuto che porta a mettere tutti in unico recinto, deumanizzando le persone.

              Di sicuro della mentalità tradizionale va conservato l’attaccamento ai principi e ai valori astratti, che devono sempre fungere da guida; ciò che va scartato di detta mentalità è la tendenza a “ipostatizzare” questi valori, cioè a rifiutarsi di calarli nella realtà e a vederli come imperativi categorici che si impongono a priori al soggetto morale, indipendentemente da tutto.

  4. Questa storia di attribuirsi essere ispirati dallo Spirito Santo mi sa tanto da setta evangelista!

    A proposito: Quando bruciamo la Somma ?

    Chi si era costruito tutto un sistema di certezze intellettuali e emozionali che brillavano per la loro coerenza si ritrova a dover scegliere tra l’avere fede nello Spirito Santo in quanto testimoniato dalla Chiesa, in particolare oggi nel Magistero di Papa Francesco, e le proprie certezze: cioè scegliere molto concretamente tra ideologia e il Corpo Vivente del Cristo.

    • E si non poteva mancarci il “gomblotto”! Non preoccupatevi si occupa lo Spirito Santo.

      • Francesco il papa che secca da quattro anni.

        E se il primo ad essere un po’
        “seccato”fosse proprio il Padreterno?
        🙂

        • Dato che come usa dire “non cade foglia che Dio non voglia”, che questo Papa piaccia o meno (secchi o non secchi), ciò rientra in ciò che il Padreterno ha disposto (o permette).

          Quindi la difficoltà, per molti, è capire il senso, ma esclude che il Padreterno sia “seccato”.
          😉

          • Cioé al Padreterno non gli fa una piega cio che facciamo sia ció che lui desidera sia quello che ci permette?

            • Dio “fa” una cosa sola (se mi si concede l’espressione) AMA, perché Dio è Amore.
              Poi sono tante le strade, infinite e spesso a noi misteriose, in cui questo Amore si “muove” (genere, crea, governa, provvede, potremmo continuare…)

              Noi per convenienza utilizziamo termini antropologici che vagamente si adattano alla Sua Persona (si adira, si offende, ecc. ecc. – offendere Dio poi è impossibile… offendere significa ledere, ferire, togliere qualcosa, al che non sarebbe Dio).
              Quindi “fa una piega”, non “fa una piega”? Vedi tu…

              • Quindi, secondo lei, il peccato non offende l’Amore, cioè non offende Dio?

                • Dio non può essere “offeso” o intaccato dal nostro peccato, né può sentirsi offeso, perché offeso si sente colui al quale è stato tolto qualcosa (nell’onore ad esempio). Se così fosse, Dio non sarebbe Dio, ma un essere alla mercé dei nostri peccati. Il nostro peccato offende l’immagine di Dio che é in noi, offende quindi prima di tutto noi stessi, poi chi ci sta vicino, offende la nostra Comunità e può in qualche modo rallentare l’Opera di Dio nella Storia, ma comunque mai annullare il Suo piano di Salvezza compiuto in Cristo, né impedire la Sua finale vittoria sul Male.

              • La cacciata dal tempio dei mercanti ed il fico seccato come li mettiamo? Un idea sbagliata di Dio?

                • La cacciata dei mercanti dal tempio di Gesù Uomo (nonché Figlio di Dio) è ZELO.
                  Il fico seccato, che è episodio fortemente pedagogico.

                  In ogni caso forse non rientrano in una azione di Amore e Misericordia attraverso gesti, definiamoli “forti”…

                  Perché diversamente cosa? Gesù avrebbe agito mosso da odio, vendetta, rancore? (o forse dobbiamo ipotizzare si fosse “offeso”?)
                  Semmai da un senso di Giustizia, che non sminuisce ne confligge con l’Amore.

              • Ma allora se Dio ha un senso di giustizia, non puó Amare chi fa ció che Lui vuole o chi no,

                • Siamo passati dal “si può offendere Dio?” al “chi Dio ama o non ama?”…

                  Torniamo a Gesù. come si è comportato con Giuda? E si che sapeva con certezza che lo avrebbe tradito (lo stesso di potrebbe dire per Pietro…).

                  Io la vedo così, c’è un Tempo preciso in cui sarà esercitata la Giustizia, stando all’Apocalisse potremmo anche parlare dell’Ira di Dio, ma fino a quel Tempo, questo Tempo è quello della Misericordia guadagnataci da Cristo e finché abbiamo un tempo da vivere, abbiamo la possibilità di convertirci, di pentirci. Così anche i peggiori peccatori o nemici di Dio, hanno questa possibilità.

                  Si può quindi dire che la Carità continua ad avere la supremazia sulla Giustizia (che poi Giustizia Divina e la nostra potrebbero divergere di non poco…).

                  E in ogni caso perché Dio non ci “fulmina” secondo giustizia, ogni volta che pecchiamo, noi poi che sappiamo cosa significa peccare?

              • Grammatica teologica docet.

                Scusami Minstrel, ma non mi interessa temo diventare come “Chi si era costruito tutto un sistema di certezze intellettuali e emozionali che brillavano per la loro coerenza si ritrova a dover scegliere tra l’avere fede nello Spirito Santo in quanto testimoniato dalla Chiesa, in particolare oggi nel Magistero di Papa Francesco, e le proprie certezze: cioè scegliere molto concretamente tra ideologia e il Corpo Vivente del Cristo.”

              • Non mi sembra che seccato sia sinonimo di offeso.

                • Va bene, allora giochiamo con le parole… Ripartiamo dall’inizio e prendiamo la cosa come una semplice battuta di spirito (quale spirito?): Dio Onnipotente é “un po’ seccato..” (sic). 😉

          • Non gioco io con le parole. Il tuo commento iniziale da d´intendere che per Dio sia lo stesso che facciamo quello che vogliamo e Lui permette o quello che Lui vuole.

    • Ottimo articolo, da notare sopratutto due punti :

      – “Quello che durante i pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI ha distillato un apparato ideologico-dottrinale di marca neo-conservatrice, si è posto come depositario dell’ermeneutica «vincente» dei due ultimi pontificati, e nell’imbarbarimento globale del confronto ecclesiale online si affanna a spacciare il proprio armamentario di politica ecclesiastica come nuovo metro di misura dell’ortodossia e dell’orto-prassi ecclesiale”

      – “Come volani di questa «reductio», vengono utilizzati i riferimenti martellanti alla provenienza latinoamericana e gesuitica di Papa Bergoglio. Si insiste su questi due tratti, spacciandoli come uniche matrici genetiche di ogni gesto e di ogni scelta dell’attuale vescovo di Roma. La «gesuitizzazione» e la «latinoamericanizzazione» di Bergoglio aiutano a ingabbiarlo in stereotipi e schemi prefissati, a spacciare come radice di tutte le sue mosse”

      Notare l’accenno al confronto online, che evidenzia come proprio dai siti nasca l’imbarbarimento progressivo delle posizioni, non più mediate o meditate dalla carta stampata. Il web, sicuramente strumento di libertà non più prescindibile, sta però inevitabilmente facendo da volano moltiplicatore e radicalizzatore delle posizioni.

  5. Se un sacerdote fa tutto un discorso in cui lascia intendere che sarebbe bello se una donna evangelica luterana ed il marito cattolico si accostassero assieme all’Eucarestia e poi conclude dicendo: “Io non oserò mai dare permesso di fare questo perché non è mia competenza”, potrei anche capirlo.
    Se invece è il Papa a fare questo discorso, lo capisco un po’ meno.

    Il nostro Santo Padre, come tutti i latino americani, per la mia mentalità europea è un “simpatico casinista” che invita ad una pastorale da “ospedale da campo” avendo però sempre ben presenti gli insegnamenti del Magistero: spero di sbagliarmi, ma quello che mi preoccupa è vedere delle aperture pastorali finalizzate ad un ritorno al Magistero diventare esse stesse un nuovo magistero di sapore modernista.

  6. Caro Simon, ti faccio anch’io il dono di un articolo. Va bene accettare la realtà, ma come sai sognare è bello e non costa niente. In allegato, il sogno di Aldo Maria Valli: http://www.aldomariavalli.it/2017/03/14/il-sogno/
    Personalmente ho apprezzato sia l’incontestabile cattolicità (farisea? a me non sembra) dell’articolo, sia l’eleganza di tono e di stile. Buona lettura

    • Bellissimo articolo che mostra quanto in effetti quel tipo di sogno è prodotto da idealizzazioni e teorizzazioni personali che nulla hanno a che fare con la realtà dello Spirito Santo: si racconta di un fariseo che sognava ai tempi di Gesù di un Cristo che prendeva le redini di una ribellione contro i romani, di un Cristo che ribadiva la Legge di Mosé nel popolo di Israele, che pulisse sempre bene l’interno dei piatti, che mai si facesse toccare dalle donne impure e che scendesse dalla Croce.
      Eppure, eppure…. quella non fu la Via.
      In Pace

      • Simon, ho due dubbi sul tuo intervento (poi spero di aver tempo di spiegarteli meglio):
        a) ma quindi per te Valli è un fariseo?
        (mi piacerebbe mi rispondessi “un esseno”, ma nel tuo intervento leggo proprio “fariseo”, per quanto pio)
        b) ti dico già che non sono d’accordo col paragone, su un punto. “ci si aspettava un Cristo che…”. Piano con le parole. Papa Francesco non è Cristo. Ed è vicario di Cristo quanto lo è stato un Gregorio VII, d’accordo… ma anche un Papa Borgia. Su Papa Borgia spirava lo Spirito Santo della… corruzione? spero non arriviamo a dire questo, pur di difendere la realtà che abbiamo davanti.

        • scusate ma quelli che danno del fariseo agli altri mi sono sembrati essi stessi mooolto farisei!
          Oggi tutti a essere contro i farisei, sentendosi dei piccoli Gesù, salvo poi dire “chi sono io per giudicare'” ? Tutti uelli che non sono d’accordo con Al sono farisei, tutti i giornaluisti non turiferari sono farisei, tutti quelli che non sono d’accordo con simon de Cirene sono farisei ecc ecce.
          Questa fissazione coi farisei, visto come insulto, è una cosa che fra l’altro ha fatto irritare giustamente gli ebrei:
          http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2017/03/13/antiebraismo-cattolico-e-papale-lallarme-del-rabbino-laras/

          e poi scusate , se vogliamo restare nel qualunquismo dei “luoghi comuni” ma io personalmente preferisco essere rigido come un fariseo, che falso e furbo come un gesuita!

        • Dubbi strambi che hai Marco N! Perché mai mettere etichette, guarda quel che ho scritto non quello che credi che ho scritto.

          Ho fatto solo complimenti allo scritto di AMV!!!

          Si può cercare il paragone con Cristo in tutto quello che una persona imita il Cristo: ad esempio dimmi in cosa Borgia imitava il Cristo e ti dirò se spirava lo Spirito Santo!

          In Pace

          • Ah va bene! Ma allora scusa, spero tu sia d’accordo con chi ritiene giusto (ho citato Valli, ma mi ci metto anch’io) sperare che questo pontificato non ci mostri solo il “verso” della medaglia, ma anche il “recto”. Perché questo è il senso secondo me dello scritto di Valli: finora abbiamo visto quasi solo (e io aggiungo: anche per manipolazione mediatica, ma non solo; esiste un entourage di Francesco che in questo ci sguazza) un Papa che ha parole per i conviventi, che fa i complimenti a Kasper… possiamo augurarci in positivo (dice Valli) di vederlo esaltare la bellezza del matrimonio cristiano? di tessere un elogio dei sacerdoti che tirano la carretta, di parlare della loro fatica e solitudine in un mondo che non li capisce… piuttosto che citarli solo con bacchettate sui denti, perché danno o possono dare scandalo, perché non sarebbero vicini alla gente?
            Perché è questo che Valli si augura!
            Se lo trovi un pensiero auspicabile, siamo d’accordo.

    • Leggo la posizione del card. Antonelli in linea con la parabola del padre misericordioso.
      Quando infatti parla di un peccatore che «… non riesce ancora a osservare la norma… ma cerca di fare il possibile per superare le difficoltà», parla di un figlio che “Partì e si incamminò verso suo padre.
      Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò”

      Leggo la posizione del prof. Buttiglione in contrasto con la parabola del padre misericordioso.
      Egli infatti, pur ammettendo che il figlio desidererebbe voler intraprendere la via di casa, disquisisce dottamente sulle attenuanti che lo “costringono” a dover continuare a pascolare i porci e vorrebbe darci ad intendere che, se il padre fosse veramente misericordioso, correrebbe ad abbracciarlo anche se non intraprende la via di casa.
      Il prof. Buttiglione inoltre, da politico navigato, afferma che chi non la pensa come lui è contro Papa Francesco.
      .

      • @Lorenzo

        “Egli infatti, pur ammettendo che il figlio desidererebbe voler intraprendere la via di casa, disquisisce dottamente sulle attenuanti che lo “costringono” a dover continuare a pascolare i porci e vorrebbe darci ad intendere che, se il padre fosse veramente misericordioso, correrebbe ad abbracciarlo anche se non intraprende la via di casa.”

        In effetti suppongo che un Padre misericordioso, avendo un figlio costretto a pascolare i porci e che al momento non può fare diversamente, lo lascerebbe dove sta senza abbracciarlo nè perdonarlo, perché l’unica cosa che chiede (il Padre misericordioso) non è la rettitudine del cuore e delle intenzioni, ma la rettitudine formale degli atti esteriori, come se questa rettitudine (degli atti esteriori) fosse l’unica che contasse, specie per la salvezza.

        Direi che, come esempio di fariseismo, questo è veramente da manuale, Lorenzo.

        Io posso dirti che un figlio costretto a pascolare coi porci, che non può fare altrimenti, al momento, o non è in grado di capire la sua situazione, lo abbraccerei molto volentieri, e lo stesso farebbe qualunque padre e madre.

        Soprattutto la madre. San Giovanni Paolo II disse che “Dio è padre, ancor più è madre”, e penso che l’amore davvero incondizionato della madre sia proprio di Dio, in questo mi allineo a San Giovanni Paolo II. L’amore di un padre infatti tende ad essere più “razionale”, più “condizionato”.

        • Perché Luca non racconta la parabola come piace a te?
          Di Dio madre si tratta già nell’AT.

          • La frase “Dio è padre, più ancora è madre” è di Papa Luciani (Papa Giovanni Paolo I), non di Papa San Giovanni Paolo II, ricordavo male.

            Per Lorenzo

            “Perché Luca non racconta la parabola come piace a te?
            Di Dio madre si tratta già nell’AT.”

            Ma infatti non esiste nessuna parabola che possa essere presa isolatamente dall’intero corpus e dall’insegnamento della Chiesa.

            Nella fattispecie, se il figliol prodigo della parabola viene applicato ad un peccatore che pecca con piena avvertenza e deliberato consenso senza nessuna intenzione di convertirsi, è chiaro che il discorso di Buttiglione non avrebbe senso.

            Ma Buttiglione, evidentemente, come il Cardinale Coccopalmerio, Schönborn, Vallini e altri, non parla di questo, ma parla di un figliol prodigo che attualmente non è in condizione, causa vari fattori, di agire diversamente, e che quindi a causa di queste attenuanti non ha reciso la sua amicizia con Dio.

            La lettura farisaica della parabola è quella che vorrebbe insegnare che ciò che conta è la rettitudine delle opere esteriori, delle opere della Legge, piuttosto che la vera rettitudine interiore, del cuore.

            La rettitudine esteriore è proprio quella farisaica.

            Nella Chiesa di oggi, esattamente come al tempo di Gesù, esistono le stesse due tendenze farisaiche e sadducee, le prime proprie più dei tradizionalisti (che tendono ad essere molto giudicanti e a vedere la rettitudine del prossimo unicamente in base alla sua conformità esteriore alle opere della Legge, e fanno orecchie di mercante quando gli si ricorda che la Legge è definita da San Paolo come “forza del peccato”) , le seconde proprie più dei modernisti (che infatti, come i sadducei, sono increduli e razionalisti -ad esempio verso le devozioni, specie quelle alla Madonna, e verso il sovrannaturale in generale).

            Secondo me non c’è bisogno di dire che queste due tendenze vanno evitate entrambe, come la peste.

            • Is 49.15
              Mt 22.8-14

              • Non vedo cosa c’entri con quello che ho scritto, specie il passo di Matteo, che parla della Grazia santificante persa col peccato mortale.

                Al insegna proprio che anche in una situazione irregolare si può essere in Grazia per mancanza di piena avvertenza o di deliberato consenso (libertà di agire diversamente),richiamandosi al Catechismo e al Magistero, perciò queste citazioni non c’entrano nulla.

              • Ti ringrazio, inoltre, per aver dato (con la citazione impropria del Vangelo di Matteo) un inferiore esempio di quel fariseismo basato sulle opere esteriori della Legge di cui ho parlato sopra, che pretende di giudicare milioni di persone come dei dannati ambulanti in base alle opere della Legge.

                Ciò che apprezzo, del fariseismo, è la sua estrema coerenza interna, dato che non si preoccupa di smentirsi nemmeno quando criticato a viso aperto.

              • Ulteriore, non “inferiore”.

              • Convinto tu…

              • Chi legge si farà la sua idea.

                Che questo Papa crei molti problemi a tanti perché va oltre il legalismo esteriore delle opere della Legge a me sembra non solo un’opinione, ma un fatto.

                E, tenendo conto che il Papa non è Cristo ma solo il Suo Vicario, fatta questa debita distinzione, anche io come Simon ho sempre visto l’opposizione verso questo Papa provenire dai dottori della Legge e dai “cattolici per bene” che credono di essere giustificati dalla Legge e per la Legge, e non certo dai peccatori.

                In questo il richiamo a Cristo (con le dovute proporzioni, ripeto) è inevitabile, infatti anche Lui era amato dai peccatori e detestato da “quelli in regola”.

                “Quelli in regola”, oggi come allora, credono di essere giustificati dalla Legge e per la Legge, quando sappiamo che la Legge non giustifica (“infatti se la Giustificazione viene dalla Legge, Cristo è morto invano” Gal 2,21) ed è invece la forza del peccato (1 Cor 15,56).

                Il Papa ricorda che una persona può avere delle attenuanti che fanno si che sia in amicizia con Dio e che possieda l’abito nuziale nonostante il suo agire esteriore possa non essere conforme alla Legge, impedendoci di metterci sopra un piedistallo a pontificare e giudicare.

                Quello che doveva essere detto è stato detto e (qui come altrove) non è stato confutato, perciò per me il discorso può anche chiudersi.

        • Sant’Agostino insegna che amare non è assecondare nell’errore ma amare nella Verità è autentica Agapè. Mia madre quando ne combinavo qualcuna da bambino e tornavo piangendo prima mi tirava un ceffone poi mi spiegava il perchè e il per come e poi mi medicava il ginocchio sbucciato. Delle prime due parti io avrei fatto tranquillamente a meno mentre della terza no! Invece le prime due arrivavano sempre e la terza se era il caso che imparassi a rimediare da me saltava pure. L’ordine logico è questo perchè un’Amore senza Giustizia non è VERO Amore.

          • * ERRATA CORRIGE: UN AMORE e non un’Amore

          • Tutto giusto, ma Misericordia e Giustizia devono tenere conto, per essere tali, anche delle condizioni soggettive, per cui non ha senso imporre lo stesso fardello a tutti indipendentemente dalle circostanze soggettive e dalle attenuanti.

            Il Sacerdote deve essere medico dell’anima, e come un medico deve capire dove la cura sarebbe peggiore del male (ad esempio dove un trattamento per rimuovere un tumore benigno potrebbe causare un tumore maligno), allo stesso modo deve capire quando è cosa buona imporre alla sua pecora un dato fardello, perché se la suprema lex è la salus animarum tutto deve essere ricondotto a questo, e non sarebbe saggio nè misericordioso mettere una persona che è in Grazia in peccato mortale, imponendole gioghi insopportabili.

  7. “tutto quello che Papa Francesco fa o ha fatto non è di per sé quel che caratterizza davvero questo pontificato, ANCHE SE GRANDI PROGRESSI SONO ORMAI STATI COMPIUTI i e resteranno iscritti per lungo tempo nella storia della Chiesa ”

    vogliamo fare la lista di questi “grandi progressi” che papa Francesco ha fatto fare alla Chiesa, Simon?

    1) ammettere alla comunione i divorziati risposati
    2) ammorbidire la posizione verso i gay col”chi sono io per giudicare ? ecc,
    3) accantonare i valori non negoziabili come aborto ed eutanasia, come secondari e poco importanti
    4) fare l’inciucio coi protestanti per arrivare all’Intercomunione togliendo dalla Liturgia le parole della consacrazione
    5) abbracciare l’agenda dell’ecologismo- pacifismo-mondialismo- migrazionismo selvaggio, ,elogiare dittatori sudamericani, appoggiare politici radicali di sinistra, invitare in Vaticano a parlare propugnatori del malthusianesimo più spinto .

    6) e come conseguenza dei punti precedenti avere un papa che compare sulla copertina di Rolling Stone come una icona pop.

    Per te sono progressi spirituali, morali, religiosi questi, Simon? Per te un cattolico , ne’ buono ne’ cattivo , ma medio, dovrebbe essere felice perchè il papa cattolico segue l’ agenda di Obama- Clinton , Soros ?
    sarò fariseo ma a me questi non sembrano progressi, ma terribili regressi e cedimenti alla logica del mondo, che NESSUNO può giustificare , neppure in nome della accresciuta “popolarità” guadagnata con questi mezzi!

    • Rolling Stone ci aveva già fatto partecipi della stima che ha per il Papa. Specialmente BXVI dipinto come Freddy Krueger; con GPII è stato più morbido dandogli del “reazionario”.

  8. Concordo con ogni sillaba dell’articolo di Simon.

    Mi permetto solo di aggiungere una cosa: il bersaglio di queste critiche e attacchi continui non è tanto Papa Francesco, quanto il suo successore.

    Infatti, cito dall’articolo

    “mentre altri processi iniziati continueranno a svilupparsi sotto l’azione dello Spirito Santo nei decenni e secoli a venire.”

    Questo è ciò che NON deve avvenire, a nessun costo. Un Papa Francesco potrebbe anche essere facilmente reversibile, un “Papa Francesco II” invece continuerebbe con quei processi iniziati dal primo e questo è precisamente ciò che non deve accadere, secondo la parte in opposizione al Papa.

    Più che distruggere Papa Francesco ciò che si vuole quindi è soprattutto che Francesco rimanga una parentesi. Peccato per i concistori e le nomine vescovili.

    • Oddio immagino che lo Spirito Santo soffi sempre dove vuole nonostante le avversità

      • Certo, ma lo Spirito Santo è la causa prima, le cause seconde sono gli esseri umani. Credo che molti oppositori del Papa ritengano di essere gli strumenti di cui lo Spirito Santo si serve e si servirà per impedire che ciò che sta facendo Papa Francesco abbia un seguito.

        È per questo che dico che la battaglia non è tanto contro Francesco quanto contro il suo successore, o meglio per evitare che venga eletto un Papa Schönborn o un Papa Tagle (entrambi possibili Papi che proseguirebbero lungo la via tracciata da Francesco, e Tagle è anche molto giovane).

        La differenza è che, ad esempio, se venisse eletto un “Papa Leone XIV” io l’accetterei, molti invece non accettano questo Papa nemmeno come Pontefice legittimamente eletto e, addirittura, vorrebbero trovare cavilli per deporlo come eretico (peccato che sia impossibile che un Papa cada in eresia formale).

        Sembra, a sentire alcuni, che lo Spirito Santo possa soffiare solo in senso “restaurazionista”, e che quando soffia in altri sensi non sia più lo Spirito Santo ma lo spirito di Satana (secondo molti Papa Francesco è nientemeno che un suo vassallo, basti leggere cosa si scrive in molti siti tradiprotestanti).

        Se non è mancanza di Fede questa non so cosa lo sia.

        • Perdonami Teofane ma se lo Spirito Santo soffia sulla Chiesa soffia su tutta la comunità, tanto sui “progressisti” quanto sui “tradizionalisti”, ora se tu mi dici che ogni parte tira lo spirito al suo mulino posso anche capire ma se mi dici che spira solo su una allora mi sembra un pò troppo, come dire, “causa seconda”.

          • Certo, ma lo Spirito Santo può decidere di ispirare soluzioni anche più “aperte”, non sempre e solo le più conservatrici e restrittive.

            Vedi anche ad esempio la possibilità dei viri probati, sulla quale il Papa ha invitato al dibattito è che potrebbe diventare l’oggetto di una prossima riforma.

            Su tutti i siti conservatori si sono già scagliati anatemi ed accuse di eresia, lo stesso vale per la questione dei divorziati risposati (peccato che anche quella sia una decisione che rientra pienamente nel potere delle Chiavi di Pietro), perciò c’è una parte della Chiesa che effettivamente non accetta che ci possano essere decisioni ortodosse e al contempo “liberali” (passami il termine semplificatorio in questo contesto).

            Per molti di loro (non tutti, ovvio) la questione è molto semplice: conservatorismo=ortodossia, progressismo=eresia.

            Non accettano che ci possano essere diversi modi di vivere la Fede e diverse sensibilità tutte nel limiti dell’ortodossia (a patto di non scadere a destra nella deviazione tradizionalista e a sinistra nella deviazione modernista), no, per loro solo il loro intendimento è corretto ed ortodosso, e se qualcuno lo contraddice, fosse anche il Papa, scagliano un bel “LET HIM BE ANATHEMA” e chi s’è visto s’è visto. 😀

          • Se guardi infatti questo sito tradi-protestante hanno dichiarato proprio questo, si sono cioè permessi di mettere sotto anatema il Santo Padre https://akacatholic.com/is-francis-a-heretic/ , basandosi su una lettura distorta e ideologizzata e non cattolica di alcuni canoni tridentini.

            Anche Feser, che è solo un conservatore e non certo un tradi-protestante, ha fatto un errore simile qui https://pellegrininellaverita.com/2017/01/11/burke-loggettivo-dei-dubia-non-e-la-verita-ma-solo-lincastrare-il-santo-padre/#comment-29019 dove pur non accusando il Santo Padre di eresia suggerisce che Al possa contraddire sostanzialmente un canone dogmatico tridentino, cosa impossibile.

  9. Volevo solo fare notare una cosa.

    “Secca” in Campania, come in Puglia, parte della Calabria (e non so di sicuro se anche la Sicilia), vale per “porta jella”, “porta sfortuna” “porta scalogna”, “sfiga”. Insomma “secca” quello che è verde, inaridisce ciò che è vitale; fa andare a male ciò che è vivo e vegeto.
    Io ho inteso subito cosi.

  10. Io vorrei farti i complimenti Simon. Non è facile andare così a fondo nell’analisi di un Papa che – e faccio anche mea culpa – ha suscitato più di un malumore (malumore, tra l’altro, tutto “interno” alla Chiesa o a chi ne fa parte). Tuttavia, rimettendomi allo Spirito Santo e all’autorità del Papa, come figura cardine del nostro Credo, in quanto “corpo e membra” di Cristo, non posso che leggere con piacere queste considerazioni. L’episodio tratto dall’Antico e dal Nuovo Testamento è senza dubbio azzeccato. Certamente – ma questo non toglie quanto di giusto è scritto nel tuo articolo – analizzare alcune “riforme” o “idee” del nostro Santo Padre (come gian piero poco sopra) non è cosa sbagliata IN ASSOLUTO. Che questo non diventi motivo di rottura interna, e allora sì: sediamoci e parliamone. Coi punti espressi da gian piero, in vero e in chiusura, mi trovo più d’accordo che contrario.

    In pace, e attendo una tua risposta.
    Il tuo vivalemonadi!

    • Vivalemonadi qui é sempre permesso parlare tenendo conto che Simon ha sempre ragione.

  11. Mi pregio di riportare in questo sito, dopo la mia irritazione (forse un po’ da riottoso, Simon, devo ammetterlo) verso l’attuale pontefice, un testo che in più punti (non in tutti) riecheggia alcune osservazioni di questo post. Citazione: “Viviamo con sofferenza” scrivono preoccupati gli estensori “la sensazione di uno scollamento tra il messaggio che le tue parole custodiscono e la coscienza di parte della Chiesa. Certamente è questione di semine lunghe e ci è chiesta la pazienza del contadino del Vangelo. Ma ci sembra di ravvisare tentativi di contrastare l’Evangelo sia nell’indisponibilità di alcuni vertici ecclesiali, sia nelle reazioni di un certo numero, non trascurabile, di fedeli che sembrano impermeabili al tuo annuncio. Ci chiediamo a volte come si possa partecipare alle assemblee liturgiche e poi assumere posizioni, coscientemente o no, opposte all’Evangelo. Come ricucire la frattura?”.
    Si legge nel primo post, qui: http://www.cattoliciromani.com/8-principale/63828-la-lettera-aperta-a-papa-francesco-del-gruppo-quot-nella-gioia-dell-evangelo-quot .
    Il documento contiene tra l’altro una velata richiesta ad approfondire ulteriormente diverse questioni che il presente pontificato riapre: accantonati omosessualità, aborto, eutanasia, gli scriventi scelgono di concentrarsi sulla richiesta al Papa di aprire al sacerdozio delle donne. Tra i firmatari, Vito Mancuso e Andrea Grillo.
    Si riporta il tutto a completamento dell’analisi: qui siamo di fronte non a cardinaloni che fremono irosi di fronte a un Papa pietra d’inciampo, come dici tu nel post (anzi qui un Mancuso o un Grillo… altro che sentire il Papa come pietra d’inciampo… senti come gongolano…): siamo di fronte a una realtà totalmente altra (non laici alla Pannella, ma un’intera parte della chiesa con idee che cinque anni fa si sarebbero dette eterodosse) finalmente felice di fronte al “suo” Papa. Tra le persone in festa per questi quattro anni, ci sono anche (e soprattutto) loro.

  12. @BlasPas59 Dio non ha un senso di giustizia, Dio è giustizia. Potremmo dire che Dio non ha un senso ma è il senso. Noi offendiamo Dio nel modo in cui un criminale offende la giustizia. Anche se tutti fossimo criminali (ed in un certo senso lo siamo) la giustizia benchè offesa non cambierebbe, non cesserebbe di essere ciò che è. Chi offende Dio, chi offende la giustizia, fa del male a sè stesso. Non a caso Socrate dice “meglio subire un’ingiustiza piuttosto che compierla”.

    • Il ragionamento di Bariom che “Non si muove foglia che Dio non voglia” dunque questo papa l’ha voluto Dio pecca di semplificazione.
      ‘.Eovvio per esempio che un papa come Alessandro Borgia che faceva orge in vaticano e si diceva fosse andato anche con sua figlia ,non si puo’ dire che Dio.l’abbia voluto, perche’Dio non vuole il male. Dunque anche nel caso di Bergoglio non e’detto che Dio “voglia” un papa che sbaracca I sacramenti, fa l’inciucio coi luterani , loda la BONINO, ecc, Magari si puo’dire che Dio “permette”che ci sia un papa cosi , come ha permesso che ci sia stato il papa Borgia. Il male ,il peccato offende Dio in questo senso:Dio ci ha creato per il bene, ogni. azione malvagia allontana l’uomo dal suo fine, dal fine percui il Creatore l’ha creato. In questo senso la Bibbia usa il termine “ira di Dio”E’chiaro che Dio non puo’essere irato come lo sarebbe un uomo, tuttavia il Dio in cui crediamo non e’IMPASSIBILE, e la sua santa collera punisce il.peccato. Sodoma eGomorra sono state distrutte, checche ne dica mons. Galantino e nei Vangeli Gesu’esorta I peccatori a guardarsi sall’ira divina che li.sovrasta.
      Dire che Dio e’amore e dire che “tutto accade perche’Dio lo.vuole”non ci esime dal distinguere fra bene e male, e neppure dal distinguere fra buoni e cattivi papi.

      • Affermare che il Papa stia “sbaraccando i Sacramenti” e che stia “facendo inciuci coi luterani”, o che “abbia lodato la Bonino” (anche qui, senza tenere in conto il contesto è tutto quanto detto dal Papa contro l’aborto) rende l’idea della qualità delle argomentazioni del post.

        Solo una cosa

        “nei Vangeli Gesu’esorta I peccatori a guardarsi sall’ira divina che li.sovrasta.”

        Gesù a dire il vero coi peccatori è molto pronto al perdono e tenero, piuttosto è sempre stato durissimo coi farisei.

      • Anche dire che Dio lo “permette” è la stessa cosa di “Dio lo vuole” (e non sto parlando nello specifico di Papa Francesco) pecca di semplificazione (giacché non significano la stessa cosa…)

        Ognuno poi fa le sue distinzioni tra bene e male, ma non sempre c’azzecca…

        “ogni azione malvagia allontana l’uomo dal suo fine, dal fine per cui il Creatore l’ha creato” e questo mi pare di averlo detto… o sbaglio?

        “Sodoma e Gomorra sono state distrutte…” questo è poco ma sicuro e come ben sai Cristo arriverà a dire che per le città che rifiuteranno l’Annuncio: “In verità vi dico, nel giorno del giudizio il paese di Sòdoma e Gomorra avrà una sorte più sopportabile di quella città.”
        (Particolare interessante… ma Sodoma e Gomorra non sono già state distrutte?)

        Ciò che mi lascia un po’ interdetto è che alcuni paiono nascondere il loro prurito di punizioni esemplari, dietro la speranza di una esemplare calare dell’Ira di Dio… mentre lo “stile” dovrebbe essere quello di nostro Signore Gesù Cristo, che pur non avendo avuto “peli sulla lingua” né timore di nessuno, incarna (si può proprio usare questo termine) la Volontà del Padre a che il peccatore si converta e viva, anche il peggiore dei peccatori, anche il pedofilo, il serial killer… ma questa cosa ci scandalizza.

        Verrà il Tempo della Giustizia e anche dell’Ira di Dio, ma oltre a doverci mettere TUTTI nel timore (che non è detto che la bilancia pesi a nostro favore), ma fino a quel tempo, si dovrebbe invocare la Misericordia di Dio («Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno» eppure sappiamo cosa avevano fatto a Cristo!) più che le fiamme dal Cielo… ma in questo abbaglio erano caduti gli stessi Discepoli se ricordo bene.

        Buona Quaresima Cristina

        • @Bariom

          “Anche dire che Dio lo “permette” è la stessa cosa di “Dio lo vuole” (e non sto parlando nello specifico di Papa Francesco) pecca di semplificazione (giacché non significano la stessa cosa…)”

          Infatti non c’è nulla di più diverso. Ad esempio DIO vuole la salvezza di tutti gli uomini (1 Tim 2,4) eppure permette che alcuni si dannino.

          Qua San Tommaso faceva la distinzione, riguardo alla salvezza, tra la volontà assoluta, conseguente ed efficace di Dio e la Sua volontà condizionale, antecedente e inefficace, ma qua si aprirebbe un lungo OT.

          “Sodoma e Gomorra sono state distrutte…” questo è poco ma sicuro e come ben sai Cristo arriverà a dire che per le città che rifiuteranno l’Annuncio: “In verità vi dico, nel giorno del giudizio il paese di Sòdoma e Gomorra avrà una sorte più sopportabile di quella città.”
          (Particolare interessante… ma Sodoma e Gomorra non sono già state distrutte?)”

          Che poi tra l’altro Galantino non ha affermato il contrario. Io sono certo un estimatore di Galantino, che non ha personalità, o comunque ha una personalità insipida, che non mi piace, ma quello che è giusto è giusto.

          Cito una commentatrice da un altro blog, che scrive

          ” Galantino cosa dice? Ecco qui: “Una città sulla quale nessuno avrebbe scommesso niente, eccetto Abramo. La sua preghiera di intercessione e la sua voglia di osare desiderano a tutti i costi salvare Sodoma. La città sarà salva – è LA CONVIZIONE di Abramo – perché ci sono i giusti, anche se pochi. La città PUÒ SALVARSI però soprattutto perché c’è Abramo uomo di preghiera, che non fa da accusatore implacabile, non parla contro ma parla a favore. Abramo, uomo di preghiera, non denuncia i misfatti, ma annuncia la possibilità di qualcosa di nuovo. Abramo, uomo di preghiera, annuncia e invita a guardare alle possibilità positive. Abramo, uomo di preghiera, è un instancabile cercatore di segni di speranza da presentare al Signore perché li valorizzi”. (http://www.nunziogalantino.it/sermon/omelia-per-i-giovani-italiani-alla-gmg-2016/)
          Quindi Galantino non afferma che “Sodoma non fu distrutta”, ma che giustamente Abramo chiese a Dio di risparmiare Sodoma perché ci sono i giusti. Invece se andate a leggere l’articolo di Cascioli, lui cambia le parole di Galantino facendogli dire: “La sua preghiera di intercessione e la sua voglia di osare salvano Sodoma. La città è salva perché ci sono i giusti, anche se pochi; ma la città è salva soprattutto perché c’è Abramo uomo di preghiera”.
          Hai notato che Cascioli cambia il tempo del verbo? Perché lo fa? Bastava citare esattamente le parole, no? Lo fa perché il senso del discorso di Galantino è diverso se si usa il suo tempo verbale, egli riporta il pensiero di Abramo e spiega perché per lui la città di Sodoma poteva salvarsi poiché c’erano i giusti. Non mi aspetto che gente plagiata come voi capisca, confido negli alti lettori.”

          Perciò, tralasciando la storicitá dell’evento in se (che si sa che quando andiamo sull’at, tra asine parlanti e quant’altro diventa dura, senza contare che è possibilissimo che gli ebrei abbiano attribuito ad un disastro naturale, ad esempio un meteorite, una volontà diretta divina e atto diretto di distruzione, piuttosto che semplice permissione di un disastro) Galantino non ha affatto negato la distruzione di Sodoma.

          Ovviamente i tradiprotestanti si sono beati delle strumentalizzazioni del Cascioli come un bimbo si bea dei biscottini della mamma.

          “Ciò che mi lascia un po’ interdetto è che alcuni paiono nascondere il loro prurito di punizioni esemplari, dietro la speranza di una esemplare calare dell’Ira di Dio… mentre lo “stile” dovrebbe essere quello di nostro Signore Gesù Cristo, che pur non avendo avuto “peli sulla lingua” né timore di nessuno, incarna (si può proprio usare questo termine) la Volontà del Padre a che il peccatore si converta e viva, anche il peggiore dei peccatori, anche il pedofilo, il serial killer… ma questa cosa ci scandalizza.”

          La cosa che scandalizza di più è sapere che la Misericordia non segue il pentimento, ma al contrario lo precede e lo causa (ecco perché è totalmente gratuita), facendo sì che il peccatore indurito accetti la Grazia di Dio e si penta.

          Questa è la cosa che scandalizza di più perché sembra togliere i nostri meriti di “bravi cattolici”. Ma già Sant’Agostino diceva che quando Dio corona i nostri meriti non corona altro che i Suoi doni.

          • Quello che dice Galantino lo puoi ascoltare con le tue orecchie:
            http://www.bing.com/videos/search?q=gmg+2016+galantino&&view=detail&mid=2F88292856DF1D5C75C22F88292856DF1D5C75C2&FORM=VRDGAR
            Nel sito da te indicato le parole di Galantino sono un falso.

            • Ora ci guardo, grazie.

            • Ho controllato, su questo hai effettivamente ragione, le parole di Galantino sono state cambiate nel link dato da quella commentatrice.

          • Ho scritto

            “Che poi tra l’altro Galantino non ha affermato il contrario. Io sono certo un estimatore di Galantino, che non ha personalità, o comunque ha una personalità insipida, che non mi piace, ma quello che è giusto è giusto.”

            Ovviamente volesvo scrivere (ma penso si capisca dal resto del discorso) che NON sono certo un estimatore di Galantino. Avevo dimenticato un “non”.

          • Come
            su YouTube Galantino afferma che “… Sodoma si salva perché ci sono i giusti…”,
            mentre
            sul suo sito scrive che ” La città sarà salva  – è la convinzione di  Abramo – perché ci sono i giusti…”

            cosi
            nel Vangelo di Luca il figlio, che si ritrova a pascolare i porci perché ha voluto andarsene da casa, intraprende la via del ritorno spinto dai ricordo di quella casa dove un padre, che non ha mai smesso di amarlo, gli restituisce la dignità di figlio,
            mentre
            nel vangelo di Teofane il figlio, che casualmente si ritrova a pascolare i porci e non ha la possibilità di abbandonare quel lavoro, viene raggiunto da un padre che non ha mai smesso di amarlo e che gli restituisce la dignità di figlio

            • Paragone completamente idiota.

              A meno che non si dimostri che, secondo la Chiesa, l’imputabilità personale non conta e la persona viene salvata solo sulla base delle opere esteriori.

              Fin quando questa dimostrazione non sarà arrivata (e non può arrivare, perché il Magistero insegna cose del tutto diverse) la tua argomentazione vale meno di zero, perché evidentemente quella parabola può essere presa come esempio di un peccatore in peccato mortale che si pente, non di un peccatore che, a causa di attenuanti, non ha perso l’amicizia col Padre (la Grazia ) nonostante il peccato materialmente grave (che è ciò di cui parla Al).

              Lorenzo, già su Uccr hai dimostrato di essere un argomentatore straordinariamente debole (il che non è una colpa, se non fosse accompagnata, questa debolezza, da un evidente senso di superiorità, visto che credi di mettere nel sacco l’interlocutore con questi giochetti), ma qui stai raggiungendo nuove vette, ti faccio i miei complimenti. 😀

              Ma ti prego, continua; non solo rendersi ridicoli non è vietato, ma nel tuo caso può anche essere, alla lunga, istruttivo.

              • Specificami dove avrei affermato le cavolate (l’imputabilità personale non conta e la persona viene salvata solo sulla base delle opere esteriori) che mi attribuisci.

              • Era quello che sembrava trapelare dal tuo commento. Per esempio quando usi la parabola del padre misericordioso quasi per “confutare” Buttiglione il messaggio che passa è quello.

                Hai scritto

                “Egli infatti, pur ammettendo che il figlio desidererebbe voler intraprendere la via di casa, disquisisce dottamente sulle attenuanti che lo “costringono” a dover continuare a pascolare i porci e vorrebbe darci ad intendere che, se il padre fosse veramente misericordioso, correrebbe ad abbracciarlo anche se non intraprende la via di casa.”

                E io ho fatto presente che il Padre Misericordioso abbraccia eccome il peccatore, se questi rimane in un peccato materialmente grave ma soggettivamente veniale a causa di alcune attenuanti.

                Ne abbiamo parlato anche altrove e avevi già usato questa parabola per dire che il perdono ai divorziati risposati poteva essere concesso solo se fossero usciti dalla loro situazione, e ti avevo già fatto presente, in passato, che quella parabola non c’entra nulla con ciò di cui si parla in Al, perché in Al si parla di persone che, pur vivendo in una situazione irregolare, sono in Grazia di Dio e quindi non si sono allontanate dal Padre.

                Anche la citazione che hai fatto sopra di Mt 22,8-14 non c’entrava nulla, visto che in quel passo del Vangelo si parlava della necessità dell’abito nuziale (la Grazia santificante) e il Papa in Al ha spiegato che anche alcune persone che, per vari motivi, persistono in una situazione irregolare, possono essere in Grazia.

                Se volevi dire altro impara a spiegarti meglio e a non fare citazioni che non c’entrano nulla. 😉

              • Scusa, dimenticavo che tu ritieni verità di fede che la confessione, oltre a cancellare il peccato, cancella anche la responsabilità dei futuri peccati che di quel peccato sono conseguenza.

              • Lorenzo, io ti ho risposto, non capisco perché la risposta non sia stata pubblicata.

                Comunque

                “Scusa, dimenticavo che tu ritieni verità di fede che la confessione, oltre a cancellare il peccato, cancella anche la responsabilità dei futuri peccati che di quel peccato sono conseguenza.”

                Questa è una scempiaggine.

                Ho sempre detto che una persona può essere in una condizione dove non è libera di agire diversamente senza una nuova colpa, e fino a quando non vengono meno le condizioni che limitano la sua libertà (che il confessore può discernere in confessione, vedi quanto ho riportato da Coccopalmerio) la colpa mortale non c’è.

                Ad esempio è ovvio che se una donna non è libera di imporre al marito la castità perché si sfascerebbe la famiglia con grave danno dei figli questa mancanza di libertà non si riferisca solo al passato, ma anche al presente e al futuro, se al momento non c’è modo di uscire da questa situazione.

                Non permetterti più di attribuirmi falsità manipolando il mio pensiero. Grazie.

              • Ti rinfresco la memoria:
                Io: “— il Magistero insegna che chi si pone volontariamente in situazione di peccato… pecca più gravemente di una persona che (pecca) sotto l’impeto di una momentanea passione in quanto si sono volontariamente poste in una situazione di peccato e nessuna attenuante, neppure un nobile scopo, può essere addotta a scusante dei peccati che si commetteranno a motivo della situazione nella quale ci si volutamente posti.”
                Tu: “Ma se una persona è pentita di quel peccato originario (qualora non abbia coscienza invincibilmente erronea) e, ora, non può agire diversamente senza una nuova colpa, i suoi peccati attuali sono solo veniali (nonostante la gravità materiale) perché mancano una delle tre condizioni necessarie al peccato mortale (cioè la libertà), mentre il peccato che ha portato a quella situazione può essere perdonato in Confessione, per l’appunto se la persona è pentita.”

                Ti domando: può una persona azzerare, pur involontariamente, le possibilità economiche di una intera famiglia e, se quella famiglia muore di fame, non essersene responsabile per il solo fatto che è stato assolto in Confessione e che se aiuta quella famiglia mette in ristrettezze la sua?

              • Spero che questo commento verrà pubblicato, visto che non tratterò Al.

                @Lorenzo

                “Ti domando: può una persona azzerare, pur involontariamente, le possibilità economiche di una intera famiglia e, se quella famiglia muore di fame, non essersene responsabile per il solo fatto che è stato assolto in Confessione e che se aiuta quella famiglia mette in ristrettezze la sua?”

                Quella persona ha il dovere di aiutare quella famiglia, ma non lo si può obbligare, ad esempio, a far morire la propria famiglia di fame, perché questo risulterebbe in una nuova colpa.

                Non si può, cioè, condannare quest’uomo a rovinare la propria famiglia perché in passato ne ha rovinata un’altra (atto di cui si è pentito), perché significherebbe condannarlo ad una nuova colpa verso innocenti.

                Altro esempio, cito il Catechismo

                2355 “La prostituzione offende la dignità della persona che si prostituisce, ridotta al piacere venereo che procura. Colui che paga pecca gravemente contro se stesso: viola la castità, alla quale lo impegna il Battesimo e macchia il suo corpo, tempio dello Spirito Santo. 237 La prostituzione costituisce una piaga sociale. Normalmente colpisce donne, ma anche uomini, bambini o adolescenti (in questi due ultimi casi il peccato è, al tempo stesso, anche uno scandalo). Il darsi alla prostituzione è sempre gravemente peccaminoso, tuttavia l’imputabilità della colpa può essere attenuata dalla miseria, dal ricatto e dalla pressione sociale.”

                Qua si parla di prostituzione.

                Ora, la prostituta può essere colpevole di essere entrata in questo giro, per poi, pentita, essersi trovata in un meccanismo più grande di lei dal quale al momento non può uscire.

                Perciò può essere perdonata del peccato iniziale di essersi messa in quella situazione e si può usare clemenza sulla sua situazione attuale, se non è in grado di porvi rimedio causa, ad esempio, grande miseria o ricatto, sicchè i suoi peccati attuali di meretricio sono veniali, nonostante la gravità oggettiva della materia.

                La teologia di voi conservatori, che mettete le persone in un vicolo cieco, non è cattolica.

            • Perciò il paragone è proprio insensato, perché semplicemente la parabola del figliol prodigo (o del Padre misericordioso) non tratta dei peccatori trattati in Al, sebbene tu qui https://pellegrininellaverita.com/2017/03/14/francesco-il-papa-che-secca-da-quattro-anni/comment-page-1/#comment-30496 hai improvvidamente criticato l’argomentazione di Buttiglione basandoti proprio su una lettura distorta e ideologica di quella parabola.

              • “… la parabola del figliol prodigo (o del Padre misericordioso) non tratta dei peccatori trattati in Al…” Teofane ipse dixit

              • Onde per cui poscia rendimi edotto, o illustre Teofane, di quali peccatori tratta la parabola del Padre misericordioso: pendo dalle tue labbra…

        • Bariom,

          Aggiungo una cosa: aldilà della Giustizia del giorno del giudizio universale, non è da escludere, secondo me, che ci siano periodi della storia umana nei quali Dio decida di essere più munifico nell’esercitare la Sua Misericordia rispetto ad altri.

          Sicuramente l’intera era dopo la morte di Gesù è un’era di Grazia rispetto alla precedente, ma ritengo che anche in quest’ora di Grazia ci siano periodi dove la Misericordia viene donata da Dio in maggior grado.

          Secondo me questo spiega in parte (ma è una supposizione) l’attenuazione della predicazione della Chiesa sui novissimi, cioè la Chiesa, essendo ispirata dallo Spirito Santo, riconosce un’era dove trionfa maggiormente il volto misericordioso del Padre.

          Papa Francesco ha più volte detto che ritiene che il nostro sia un tempo di grande Misericordia, perciò non ritengo così balzana l’idea che oggi si possa essere in un tempo dove la Misericordia divina viene donata con più abbondanza rispetto, chessó, ai tempi del Cardinale Bellarmino.

          “laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia” (Rm 5,20).

          E in quale era il peccato è stato più abbondante e onnipervasivo?

          Dio non muta, ma può decidere in che misura dispensare i Suoi doni.

    • t3ohilius uso l´espressione “senso di giustizia” perche l´ha usata Bariom.

      • Si ma lo riferisce a Gesù Cristo nel suo assumere la natura umana. La natura umana ha, per l’appunto, il senso della giustizia, cioè è sensata quando è (in)tende alla giustizia.

        • Nel Magnificat ,le parole pronunciate da Maria e riportate da San Luca, la. Madre di Dio magnifica appunto la “giustizia “di Dio.
          “HA spiegato la potenza d e l suo braccio/ha disperso I superbi nei pensieri del loro cuore.. Ha rovesciato I potenti dai troni ha innalzato gli umili..Ha ricolmato di beni gli affamati ha rimandato a mani vuote I ricchi…”

          Nelle parole del Magnificat si capisce cosa significa.giustizia divina: Non e’come la giustizia umana, e’un capovolgimento fatto con “potenza” delle situazioni. I superbi vengono abbattuti, I potenti rovesciati, I ricchi rimandati a mani vuote. E di conseguenza, gli umili esaltati, I poveri colmati di beni ecc.
          La giustizia divina e’l’altra faccia dela misericordia.
          Se la misericordia e’concepita semza giustizia, senza castigo per I malvagi crolla tutto. Se come dicono alcuni siamo tutti salvi, buoni e cattivi, credenti e non credenti, aguzzini e vittime, se la Bonino che h a compiuto 40000. aborti e Madre Teresa di Calcutta che h a curato 400000 moribondi sono sullo stesso piano allora crolla tutto il cristianesimo.
          Allora il Magnificat questo grande inno alla potenza di Dio, cantato dall’unica creatura umana nata senza peccato cioe’la Vergine Maria, non avrebbe piu’significato. L’uomo ha insito el cuore il senso della giustizia perche’Dio ci ha dato il senso della giustizia.
          Rinunciare ala giusti zia, alla punizione dei malvagi in nome dela misericordia e’propugnare un indifferentismo etico ed esistenziale che ripugna alla retta c oscienza cristiana.

          • Scusa Cristina, può essere che mi sia perso qualche commento, ma se qualcuno ha detto che Dio non è anche Giustizia è fuori strada…

            Io non l’ho detto e neppure lo penso.

            Comunque è certo che non sta a noi occuparci della “punizione dei malvagi” o invocarla su questo o quello, perché Egli è Somma Giustizia e può considerare cose a noi sconosciute (per cui ne vedremo delle belle quando sarà il Tempo del Giudizio Finale)

            Certo è anche che se la Bonino si dovesse pentire e convertire, avrà il suo bel Tempo di Purgatorio (presumo) o di dolore che le verrà dal rimorso per il tempo che le resterà da vivere, come è certo che Dio non l’ha ancora “punita” – se non indirettamente con una vita che non si direbbe proprio felice perché si “raccoglie quel che si semina” – visto che campa e la lebbra o un fulmine non l’ha colpita.

            Madre Teresa di Calcutta, ha risposto alla chiamata di Dio e bene ha fatto. Riceverà la sua ricompensa… penso sia stata immensamente felice della scelta che ha fatto e abbia goduto di una vicinanza con Dio (e non di meno sofferto dei Suoi silenzi) come pochi hanno goduto.
            Nulla le è stato tolto o in nulla si è sentita defraudata se qualcuno ha operato all’opposto di lei (certo non può esserne stata felice).

            Torno ad un concetto già espresso… dato che a volte i malvagi sembrano prosperare, e spesso i giusti soffrono, sembra ci si debba consolare con la certezza-speranza che “almeno” vadano all’Inferno!

            Mi domando se è modo di ragionare Cristiano…

            • Ripetere le parole del Magnificat e’sicuramente un modo di pensare cristiano.E infatti il cristiano le ripete ogni giorno aiVespri.Anche se ci sembra che la giustiza divina non agisca NEL MONDO, in realta’agisce. DIO spuega la potenza del sup braccio e confonde i superni, abbatte iotentigia’qui in questo mondo.
              Io npn auguro a nessuno.l’Inferno ma cetco di vedere la cpn gli occhi della fede:cio’che qui in terra SEMBRA triofare ad esempio lacultura della morte icui rappresentanti hanno successo e sono lodati persino da certi (Pannella e Bonino) in realta’sr si vefe la realta’con gli occhi e lMagnificat sono proprioquesti superbi che la otenza di Dio disperde e vanifica.Il Magnificat ci dice che il male npntrionfa e che Dio e.potente.E questo Bariom e’un atteggiamento petfettamente cristiano!

              • Sarebbe cristiano anche cercare di scrivere in italiano comprensibile, per evitare a chi legge di dover decifrare un italiano disastrato. 😉

                Anche questa è carità. 😉

              • @Cristina, a parte la difficoltà di leggere (forse scrivi da uno smartphone un po’ di fretta), non comprendo il senso del commento/risposta che ribadisce cose ovvie che nessuno contesta.

                Io mi fermo qui.

  13. Caro Teofane, sono in attesa di sapere di quali peccatori tratta la parabola del Padre misericordioso.

    • Ti ho risposto sopra, sono in attesa che venga pubblicata.

      • La discussione su AL è chiusa in quanto già sviscerata in tutti i sensi e non c’è più bisogno di ritornarci sopra se non incidentalmente.

        Su questo blog abbiamo mostrato, e a nostra conoscenza nessuno è mai riuscito a dimostrare il contrario in questa sede o altrove, che:
        (1) AL è un documento magnifico sul matrimonio perfettamente cattolico in tutte le sue articolazioni
        (2) e che tutte, senza alcuna eccezione, opposizioni al documento formulate contro il documento si basavano su petizioni di principio o su ragionamenti errati.

        Il soggetto essendo chiuso non c’è bisogno di ritornare sul tema.

        In Pace

        • Sul fatto che AL sia un documento magnifico, e non solo per chi è sposato, sfondi una porta aperta:
          unico neo un paio di noterelle a pie di pagina forse un po’ vaghe…

          • Niente di vago in quelle noterelle, come già dimostrato in lungo ed in largo e il tutto sempre molto cattolico e tommasiano.
            Adesso, se uno non capisce San Tommaso e il CCC, questo è un altro discorso.
            Et de hoc satis.
            In Pace

            • Il problema non è non capire, o meglio non è il problema principale.

              Il problema è quando, alla non comprensione, si aggiunge la superbia di chi invec crede non solo di aver capito, ma di poter dare lezioni al Santo Padre, che dopotutto che volete che ne sappia, è un “pampero sudamericano”, poco importa che sia il Vicario di Cristo, qualunque cattolico del web può correggerlo.

              Comunque hai fatto bene a tagliare, a Lorenzo avevo già risposto come Croce-via ha più volte risposto su Al, poi se uno ideologizza la disciplina FC84 dandole un ruolo di Magistero infallibile e irreformabile che non ha è un problema suo.

              • FC84 può anche essere riformato, ma non dalle interpretazioni che qualcuno ha dato di AL. Questo mi sembra il minimo.

              • P.S.: peraltro, Simon ha sempre negato che AL modifichi il precedente magistero, o che sia necessario riformare FC84 per accettare AL (posizioni che mi vedono perfettamente allineato).

              • Per l’ennesima volta: Al ha cambiato l’applicazione pastorale che vigeva con Familiaris Consortio, questo è evidentissimo già dal testo, se non si fa finta di non capire ciò che è di per se chiarissimo.

                Ciò che Al ha modificato non è la dottrina, ma la pastorale.

                Per l’ennesima volta: ciò che è sostanziale, nel Magistero, non può essere modificato, ciò che è accidentale si, e anche radicalmente.

              • Può una norma che chiarisce come vivere correttamente un sacramento essere applicata estensivamente e al fine di autorizzare una vita non conforme agli insegnamenti evangelici?

              • @Simon

                “Può una persona che non commette peccato mortale per le ragioni descritte dal CCC essere impedita di accesso ai sacramenti?
                In Pace”

                Beh, Simon, se la domanda riguarda il “ciò che si può fare” la risposta è indubbiamente si.

                Nel senso che la Chiesa ha l’autorità per decidere di escludere determinati peccatori oggettivi dai Sacramenti anche qualora il singolo peccatore non sia imputabile a peccato mortale (se così non fosse i Papi precedenti avrebbero compiuto un atto illegittimo, e cosi non è, persino la scomunica inferta nel CDC del 1917, che li chiamava tra l’altro “infami” [cit ” ipso facto infames” cfr CDC ’17 Can 2356], è legittima).

                Ma il punto che molti si ostinano a non capire è che la Pietro, la Chiesa, cosi come ha l’autorità di legare su questo punto, escludendo determinati peccatori oggettivi dai Sacramenti trattandoli de facto come se fossero in peccato mortale anche quando non lo sono (a causa ad esempio del timore di scandalo), ha parimenti l’autorità di sciogliere, qualora decida che tale disciplina non sia più utile alla salus animarum e anzi vi sia di ostacolo.

                Hai gran ragione a dire che il problema qui è una mancanza di comprensione del tomismo (anche se a volte c’è solo un pre-giudizio reazionario), poichè la mancata comprensione, innanzitutto, della distinzione tra sostanza e accidente porta a vedere un successore di Pietro che scioglie dove un altro successore di Pietro aveva legato come se fosse un attentato alla dottrina, quando così non è, perché la dottrina è sostanziale e non può essere toccata e contraddetta (solo approfondita), mentre le prassi disciplinari/pastorali, non importa quanto radicate, sono accidentali e finché vengono riformate in modo che non intacchino la dottrina possono subire riforme anche radicali in un senso o nell’altro (vedere il CDC del ’17).

                • Ciò mi fa pensare che non era possibile comunicarsi se non essendo rimasti a digiuno da mezzanotte: ottima pratica devozionale che, benché, sfortunatamente, non sia più d’obbligo, non posso che consigliare a tutti di praticare.
                  In Pace

              • Per Simon

                “Ciò mi fa pensare che non era possibile comunicarsi se non essendo rimasti a digiuno da mezzanotte: ottima pratica devozionale che, benché, sfortunatamente, non sia più d’obbligo, non posso che consigliare a tutti di praticare.
                In Pace”

                Esatto. Potremmo anche menzionare, oltre a questo, la decisione di San Pio X di dare il Santissimo Sacramento anche ai bambini, cosa che prima sarebbe stata impensabile o quasi.

                P.s: nel post precedente c’è un “la” di troppo, prima di Pietro ho messo un “la” che non ci calza per niente, forse perché avevo già in mente di scrivere “la Chiesa”.

              • Può un maestro rifiutarsi di rispondere a chi gli pone una domanda?

              • @Lorenzo

                “Può un maestro rifiutarsi di rispondere a chi gli pone una domanda?”

                Se la domanda è posta con l’intento di “mettere nel sacco” il maestro, mettendosi in cattedra avendo già il proprio “schemino” kantiano in mente (cioè avendo già in mente che “o rispondi come dico io, e cioè no al primo Dubium, o sei fuori) come a voler “fare l’esame di ortodossia” al maestro, non solo è giusto non rispondere, ma è doveroso https://pellegrininellaverita.com/2017/01/11/burke-loggettivo-dei-dubia-non-e-la-verita-ma-solo-lincastrare-il-santo-padre/

            • Come dice il Santo Padre, “il tempo è superiore allo spazio”… ed io pertanto aspetto fiducioso che “l’unità prevalga sul conflitto” perché “la realtà è più importante dell’idea” in quanto “il tutto è superiore alla parte”
              A proposito di farisei, è vero che qualcuno ha detto: “Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno.”?
              Se sono vere quelle parole, perché allora si usa il termine fariseo per sentenziare che quello loro affermano non deve essere osservato?

              • Per Lorenzo

                “Come dice il Santo Padre, “il tempo è superiore allo spazio”… ed io pertanto aspetto fiducioso che “l’unità prevalga sul conflitto” perché “la realtà è più importante dell’idea” in quanto “il tutto è superiore alla parte””

                Perché l’unità prevalga sul conflitto e si arrivi finalmente a capire che “la realtà è più importante dell’idea” bisogna abbandonare certi sistemi di pensiero penetrati nel cattolicesimo, che in quanto idealisti (tali sistemi di pensiero) sono non cattolici.

                “A proposito di farisei, è vero che qualcuno ha detto: “Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno.”?
                Se sono vere quelle parole, perché allora si usa il termine fariseo per sentenziare che quello loro affermano non deve essere osservato?”

                Gesù disse anche “Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!”.

                Ma Cristo è venuto proprio a liberarci dalla schiavitù della Legge, perché quelli che sono sotto la Legge sono sotto la maledizione (Gal 3,10).

                La liberazione dalla Legge non significa che il cristiano possa essere amorale, significa che la Legge innanzitutto non giustifica, anzi è ciò che rafforza il peccato, e in secondo luogo che non è possibile giudicare e condannare le persone solo in base alla loro aderenza esteriore alla Legge, che è solo uno dei parametri per giudicare il comportamento umano, non certo l’unico nè il più importante.

                Nè credo che Gesù avesse insegnato una obbedienza acritica ai farisei, visto che ha ribaltato molti loro insegnamenti che loro avevano corrotto infestando l’insegnamento vero di precetti d’uomini, caricando appunto pesanti gioghi sulle spalle delle persone.

                Non è la Legge che giustifica, nè che dimostra la bontà di una persona. Il vero insegnamento di Cristo è la morale delle virtù, che è quanto di più antitetico ci sia alla morale della Legfe farisaica, che purtroppo negli ultimi secoli aveva preso piede anche nella nostra Fede.

              • Qua il Papa risponde alle the domande capziose, Lorenzo (straordinariamente simili a quelle dei farisei che cercavano sottilmente di cogliere in fallo Gesù) http://it.radiovaticana.va/news/2017/02/06/papa_cristiano_non_si_rifugi_in_rigidità_dei_comandamenti/1290646

                Estraggo due pezzi importanti

                “Perché non sapevano ricevere le cose di Dio come dono! Soltanto come giustizia: ‘Questi sono i Comandamenti. Ma sono pochi, ne facciamo di più’. E invece di aprire il cuore al dono, si sono nascosti, hanno cercato rifugio nella rigidità dei Comandamenti, che loro avevano moltiplicato fino a 500 o più…
                Non sapevano ricevere il dono. E il dono soltanto si riceve con la libertà.”

                “Come ricevo io la redenzione, il perdono che Dio mi ha dato, il farmi figlio con suo Figlio, con amore, con tenerezza, con libertà o mi nascondo nella rigidità dei Comandamenti chiusi, che sempre sempre sono più sicuri – fra virgolette – ma non ti danno gioia, perché non ti fanno libero. Ognuno di noi può domandarsi come vive queste due meraviglie, la meraviglia della creazione e l’ancora più meraviglia della ri-creazione”

              • Realtà è prendere atto che nell’ospedale da campo l’emergenza è la norma: l’idea tende, alla lunga, a trasformare in norma l’emergenza.

                Affermare che i dottori della Legge non la seguono equivale forse a giustificare la non osservanza?

                L’essere umano può solamente esprimersi sulle azioni esteriori: solo per Dio i suoi figli sono un libro aperto.

                “Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla Legge, senza che tutto sia compiuto.”: non è forse la Legge, per chi riesce ad intenderne lo spirito, assimilabile al libretto di istruzioni dell’essere umano?

              • @Lorenzo

                “Realtà è prendere atto che nell’ospedale da campo l’emergenza è la norma: l’idea tende, alla lunga, a trasformare in norma l’emergenza.”

                Proposizione senza senso.

                “Affermare che i dottori della Legge non la seguono equivale forse a giustificare la non osservanza?”

                Gesù parlava di pesi insopportabili, non era certo una accezione positiva questa. Un conto è occuparsi della crescita spirituale delle persone, un conto è mettergli talmente tanti pesi sulla coscienza che non potranno non cadere schiacciati da tale peso, come facevano i farisei, che si erano inventati centinaia di norme assurde.

                “L’essere umano può solamente esprimersi sulle azioni esteriori: solo per Dio i suoi figli sono un libro aperto.”

                Balle. Questa è una balla ripetuta da molti per incoraggiare la non applicazione di Al, ma non c’è nulla di più falso.

                Solo Dio può giudicare i recessi dei cuori, ma se un penitente è sincero in Confessione, il Confessore può valutare dove vi sia mancanza di piena avvertenza (cioè la mancanza sincera di comprensione di una norma morale, l’incapacità sincera di ritenerla come buona, e quando succede questo non vi è piena avvertenza, perché comprensione dei valori della norma e conoscenza intellettuale della norma, come spiegava Coccopalmerio, sono consustanziali) o di libertà di agire diversamente.

                Esempio

                2355 “La prostituzione offende la dignità della persona che si prostituisce, ridotta al piacere venereo che procura. Colui che paga pecca gravemente contro se stesso: viola la castità, alla quale lo impegna il Battesimo e macchia il suo corpo, tempio dello Spirito Santo. 237 La prostituzione costituisce una piaga sociale. Normalmente colpisce donne, ma anche uomini, bambini o adolescenti (in questi due ultimi casi il peccato è, al tempo stesso, anche uno scandalo). Il darsi alla prostituzione è sempre gravemente peccaminoso, tuttavia l’imputabilità della colpa può essere attenuata dalla miseria, dal ricatto e dalla pressione sociale.”

                Se una prostituta spiega al Confessore che al momento non può agire diversamente perché ha iniziato così per gioco, per fare un po’ di soldi mentre studiava, e poi da Mosca si è trovata impacchettata in Italia a fare la schiava del sesso, ed è tenuta sotto ricatto, questa ad esempio è una attenuante oggettiva di cui il Confessore deve prendere atto.

                Se la ragazza è pentita di aver iniziato a prostituirsi può essere perdonata anche se al momento non riforma (perché non può) la sua vita, senza nessun bisogno che il Confessore abbia il dono di leggere le anime.

                C’è la possibilità che menta deliberatamente? Certo, ma la stessa cosa vale nei processi di nullità matrimoniali; non per questo la Chiesa rinuncia ai processi di nullità.

                Se fosse come dite voi la Confessione non servirebbe a nulla, o meglio, ci si potrebbe confessare via internet con un dispositivo informatico automatico.

              • Senza senso? Pazienza…

                Stano, io credevo che la frase fosse: “Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo”,
                non “Quanto vi dicono, non fatelo e non osservatelo”.

                Mancanza di piena avvertenza? Mi sono sempre chiesto se Gesù abbia tenuto conto della piena avvertenza delle persone che ascoltavano le sue parole.

                Ritengo, da come affronti i problemi della sessualità, che le tue esperienza giovanili siano state alquanto traumatiche e che ti abbiano negativamente segnato: mi dispiace per te, ma io ho sempre vissuto la sessualità come un dono di Dio e, se qualche volta ho sbagliato, non ne ho fatto certamente un dramma.

              • @Lorenzo

                “Senza senso? Pazienza…

                Stano, io credevo che la frase fosse: “Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo”,
                non “Quanto vi dicono, non fatelo e non osservatelo”.”

                In effetti ci teneva talmente tanto che si seguissero i farisei che, poi, la Chiesa istituita dagli apostoli ha continuato a farlo, giusto?

                Inoltre suppongo che, dopo aver corretto svariate questioni (ad esempio la legge del taglione) invitasse ad ignorare la Sue parole e a vivere alla lettera ciò che dicevano i farisei.

                Oppure era semplicemente un modo, quella frase, per evidenziare la loro ipocrisia?

                “Mancanza di piena avvertenza? Mi sono sempre chiesto se Gesù abbia tenuto conto della piena avvertenza delle persone che ascoltavano le sue parole.”

                “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,33-34).

                “Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.” (Lc 12,47-48)

                «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane». (Gv 9,41).

                Decisamente “sembra” piuttosto rilevante.

                Inoltre l’insegnamento sulla piena avvertenza fa parte del Magistero infallibile della Chiesa.

                “Ritengo, da come affronti i problemi della sessualità, che le tue esperienza giovanili siano state alquanto traumatiche e che ti abbiano negativamente segnato: mi dispiace per te, ma io ho sempre vissuto la sessualità come un dono di Dio e, se qualche volta ho sbagliato, non ne ho fatto certamente un dramma.”

                Nessuna esperienza traumatica, e non vedo cosa c’entri con questo discorso.

                Quello che ho scritto sopra può valere per ogni situazione oggettiva di peccato, ad esempio anche per una persona che dovrebbe fare una restituzione ma che, per farla, dovrebbe rovinare la propria famiglia. L’esempio della prostituta che non può agire diversamente, allo stato attuale, è equivalente.

                Era un esempio pratico come un altro per mostrare la differenza tra peccato grave materiale e peccato mortale, e per mostrare che le condizioni attenuanti possono essere appurate dal Confessore.

                Certo, uno può anche inventarsele, le condizioni attenuanti, e questo il Confessore non può saperlo, ma in questo caso il fedele commetterebbe sacrilegio. Ma questo è ovvio.

                Non fare come su Uccr, che quando vedi che i tuoi argomenti non reggono la butti sul personale per indebolire cio che dice l’interlocutore.

              • Ed io che credevo che l’apostolo delle genti fosse proprio un fariseo…

                “Oppure era semplicemente un modo, quella frase, per evidenziare la loro ipocrisia?” Penso di si.

                “Perdonali” ha forse lo stesso significati di “li perdono”?: un conto è infatti una richiesta di perdono, un conto è la concessione del perdono.
                “riceverà molte percosse, ne riceverà poche”, significa forse che non riceverà percosse?: un conto è infatti ricevere percosse, poche o molte non importa, ed un conto è non riceverle.
                Un cieco convinto di vedere non è forse assimilabile ad un peccatore convinto di non peccare?

                Parlando di piena avvertenza molti non sanno nemmeno quello che dicono: ha forse piena avvertenza il ragazzino che, giocando ad evocare satana, si ritrova prigioniero di un mondo che credeva fantasia?

                Tu tratti la sessualità delle persone non sposate alla stregua della sessualità extraconiugale delle persone sposate: le prime peccano contro il sesto comandamento, le seconde contro la carità e la misericordia.

              • Sarò breve:

                1) quando San Paolo si è convertito è cambiato a 360 gradi, infatti;

                2) tutte le tue sottigliezze volte a mettere in difficoltà l’interlocutore (tipiche proprio della setta di cui faceva parte San Paolo) si infrangono contro un dato di fatto: è insegnamento infallibile e irreformabile della Chiesa che i peccati commessi senza deliberato consenso o senza piena avvertenza non siano pienamente imputabili a chi li commette, che quindi potrà pagarne conseguenze temporali ma non spirituali, visto che il peccato veniale non fa perdere la Grazia;

                3) poco importa la gravità oggettiva del peccato, se non è imputabile a causa di attenuanti la persona, per vostro grande dispiacere, non può essere condannata.

                Simon sopra ti aveva chiesto

                “Può una persona che non commette peccato mortale per le ragioni descritte dal CCC essere impedita di accesso ai sacramenti?
                In Pace”

                E io rilancio la domanda: c’è una legge infallibile e irreformabile della Chiesa che stabilisca che chi è in peccato grave oggettivo e non può attualmente riformare la sua vita debba vedersi privato dell’aiuto dei Sacramenti?

                Se la risposta è no (ed è così, visto che le condizioni di FC84 sono una legge ecclesiastica soggetta al potere delle chiavi) tutte le tue obiezioni non reggono.

                Ti consiglio di leggerti “ad tuendam fidem”, dce GPII chiarisce i gradi di infallibilità e di irreformabilità delle varie leggi della Chiesa, e questo articolo di Padre Giovanni Cavalcoli (un tomista) uscito quando Al era ancora in “mente Dei” http://isoladipatmos.com/i-divorziati-risposati-e-quei-teologi-che-strumentalizzano-la-familiaris-consortio-di-san-giovanni-paolo-ii/

                Quello che si doveva dire è stato detto e non è stato confutato, per quanto mi riguarda la questione può finire qui.

              • San Paolo si è convertito?
                Grazie per l’informazione che ignoravo… e dimmi, ha rinnegato le sue origini farisee?

                Io non ho mai messo in dubbio che l’ignoranza invincibile scusi, in quanto rende involontario l’atto, dal peccato perché, quando l’ignoranza sopprime la conoscenza, sopprime anche l’atto della volontà.
                L’ignoranza però, pur causando sempre il non volontario (non c’è l’atto di volontà), non sempre causa l’involontario (la volontà è contraria all’atto): quando infatti l’atto della volontà precede quello dell’intelletto, l’ignoranza è volontaria. Ciò può accadere in tre modi:
                1 – chi vuole ignorare la salvezza, per non esser distolto dal peccato;
                2 – chi, per negligenza, trascura d’informarsi; la negligenza è colpa se non ci s’informa su ciò che si deve sapere; l’’ignoranza per negligenza è volontaria.
                3 – chi vuole direttamente o indirettamente ignorare:
                . direttamente: l’ubriaco che beve per privarsi dell’uso della ragione,
                . indirettamente: chi non frena in tempo le passioni.

                Per quanto sopra, nessun cattolico dotato di ragione può addurre a scusante della mancata osservanza dei comandamenti l’ignoranza invincibile perché tale ignoranza è causata della negligenza, che è volontaria, con la quale viene attuato l’obbligo di informarsi sui doveri del proprio stato.

              • Quello che hai scritto riguardo la piena avvertenza è corretto ma incompleto.

                Avevo già parlato di questa condizione per il peccato mortale in questo https://pellegrininellaverita.com/2017/03/14/francesco-il-papa-che-secca-da-quattro-anni/comment-page-1/#comment-30628 post, perciò è inutile che mi ripeta.

                Sul resto vedo che, almeno, hai ammesso che una persona in condizione oggettiva di peccato grave materiale può avere delle limitazioni della libertà che la rendono non imputabile, è già un buon passo avanti.

                Spero che questo commento venga pubblicato, ho linkato quel post perché è inutile che mi ripeta.

              • Io scrivo, motivandolo, che:
                “… nessun cattolico dotato di ragione può addurre a scusante della mancata osservanza dei comandamenti l’ignoranza invincibile…”
                per controbattere le tue affermazioni che taluni cattolici non peccano mortalmente a causa dell’ignoranza invincibile e tu mi vieni a dire che “Quello che hai scritto riguardo la piena avvertenza è corretto…”: ti rimangi dunque quello che ha affermato fino ad ora?

              • Se per “ignoranza invincibile” intendi l’ignoranza della norma ciò che hai scritto è corretto.

                Ma, come dice Al 301, l’ignoranza invincibile non è solo quella, infatti “Un soggetto, pur conoscendo bene la norma, può avere grande difficoltà nel comprendere «valori insiti nella norma morale”.

                Ed è quello che ha spiegato anche il Cardinale Coccopalmerio nel post che ho citato.

                Prima di chiedere se “mi rimangio tutto” leggi e comprendi quello che scrivo, grazie.

              • Prima commenti senza aver ben soppesato le parole che ho scritto e poi affermi che sono io che non comprendo quello che scrivi?

                Premesso che è obbligo morale di un cattolico informarsi al fine di comprendere il significato delle parole: non rubare, non uccidere, non commettere adulterio, non dire falsa testimonianza… e che pertanto la negligente ignoranza è volontaria, gli atti intellettuali che seguono non sono in alcun modo scusabili.

                Se, come tu affermi, l’ignoranza dei valori insiti nella norma scusa dall’osservanza della norma, siccome non ho ancora trovato una persona che abbia capito l’intima ragione per cui Dio abbia dato quei comandamenti e non altri, l’inosservanza dei comandamenti sarebbe per tutti peccato veniale?

  14. Per ritornare al tema del papa che “secca”da quattro anni,uno dei motivi per cui la Divina Provvidenza ha permesso che Jorge Mario Bergoglio sia stato eletto papa, potrebbe essere che l’irritazione nel vedere e sentire ogni giorno un papa che non solo sembra mettere in dubbio tante certezze ,ma dice cose scandalose stravaganti approssimative e rozze, sia una medicina d ivina per togliere ai cattolici quell’apatia,quell’abitudine,quell’adagiarsi che rende tepidi. Anche un cattolico tepido tepido se sente il papa dire “Gesu’fa un po’lo scemo” sussuta.
    Oppure se vede che il papa non si inginocchia mai all’Eucarestia, ha un senso di malessere.. Ho conosciuto cattolici che coi papi precedenti sonnecchiavano annoiati e con questo si sono svegliati indignati. Santa indignazione!Santa irritazione!Santo malessere! E’ la prova che esiste ancora
    la Chiesa cattolica!
    Se fossimo tutti ormai omologati ,incapaci di pensare e di sentire, se il sensum fidei dei cattolici fOsse ormai estinto, allora questo papa non irriterebbe. Ce ne fregheremmo di quello che dice e fa e lo riveriremmo solo per stanca abitudine, per conformismo.
    SE come auspica Simon fossimo tutti dei pedissequi yes man di Bergoglio, qualunque cosa faccia o dica, allora si’che sarebbe inquietante!Molto inquietante:si arriverebbe alla situazione descritta da Il padrone del mondo di Benson
    Come disse il santo Vincenzo di Lerins alcuni papi Dio li dona, altri li tollera, altri ancora li infligge.
    Ma anche quando infligge un papa che secca e irrita I cristiani la Provvidenza fa tutto per il.nostro bene.
    La nostra irritazione puo’essere l’inizio di un risveglio dal sonno in cui eravamo caduti.

    • Cristina,
      lascia queste riflessioni per i siti della blogosfera frequentati da malati mentali, deboli di spirito, incolti nell’insegnamento della Chiesa, ossessionati da un anti-bergoglismo primitivo e primario alla stessa stregua che erano prima ossessionati dai neo-catecumenali o da altre fisse non cattoliche, punti di referenza di ogni tipo di pettegolezzo e di calunnia sole fonti ai quali si abbeverano, altro che pozzo di Giacobbe della Samaritana…
      Questa è l’ultima volta che ti passo questo tipo di commento: qui siamo un sito cattolico e se ricominci ad annoiarci con queste emerite cretinate da bar dello sport ti banno definitivamente.
      Buona domenica di Santa Quaresima.
      In Pace

    • Mah! Per me un “tiepido” resta sempre un tiepido… Infatti leggendo in giro chi si scandalizza e straccia le vesti continuamente mi paiono i “cristianoni number one” 😝, quelli intenti anche a leggere tutti quei perché e percome che per lo più sono insondabili (tranne particolari doni dello Spirito Santo…

      • scusa Bariom ma allora un tepido potrebbe essere anche un fan di bergoglio, uno di quei superficialoni che dice ” Che grande papa Francesco!” perchè ? ma come , perchè piace a Bill Gates e… Clooney è un suo fan , perchè ….è trendy dire che piace Francesco, perchè su “Oggi” e Rolling stones c’è la copertina con papa Francesco ecc.ecc. perchè Francesco è tanto umile, tanto povero,si porta la borsa da solo,mette le scarpe nere mentre la Curia cattiva e ricca è contro di lui..i cardinaloni girano in Mercedes..il vecchio papa aveva le scarpe rosse di prada ecce ecc.
        A me sembra che quelli più addolorati ( più che irritati) da tante uscite di papa Francesco non siano i cattolici superficiali, quelli sono tutti conformisticamente sul “che bello, che grande papa Francesco!, a cominciare dalla mia parrucchiera che mi ha spiegato è una grande ammiratrice di Bergoglio, ma non va a Messa ne’ a quanto mi consta sa nulla o gliene importa nulla della dottrina cattolica, e per lei possono dare la comunione a chi vogliono e non vede perchè non darla ai divorziati anche in terze o quarte nozze… e ancher ai gay poveretti che 2sono come tutti”, per che l’inferno non esiste, anzi no esiste solo per i mafiosi e per Hitler….
        Invece gli addolorati ( qualcuno li chiama i piagnoni) per le cose che dice e fa papa Francesco mi sembra che come minimo siano persone a cui sta un po’ a cuore la dottrina cattolica, almeno più a cuore delle sorti dell’ultima Isola dei famosi o del divorzio Angelina Jolie-Pitt.
        Quello che voglio dire è che a me pare che i tepidi , sia pure trasversali, siano proprio quelli che non sussultano e se fregano anche se leggono che papa Francesco ha detto a Scalfari che Dio non è cattolico o che la Madonna si è lamentata ai piedi della Croce. Embe’? Non c’era mica il registratore e neppure la video camera ai tempi di Gesù!
        la sensibilità che papa Francesco ferisce di più è proprio di quei cattolici che prendono sul serio la dottrina ,che non credono solo in base a sentimentalismo o emotività o buonismo, quei cattolici bollati sprezzantemente dal papa stesso come adoratori del Logos.
        Gli adoratori del Logos rimangono scioccati a certe uscite di Francesco, gli adoratori delle celebrità mediatiche invece sono tutti contenti.

  15. Ormai anche Melloni e Magister si sono resi conto che siamo di fronte a un pontificato “diverso”. La vostra posizione normalista e l’accanimento con cui la difendete sono quanto meno strani.

    • Qui nessuno ha mai seguito né Melloni né Magister: non sono quindi referenze per le nostre riflessioni.
      Questo tuo commento c’entra quindi come i cavoli alla merenda
      In Pace

  16. Scusa, ma tu dove li vedi questi “buoni e bravi cattolici” in Italia e in tutto il vasto Orbe Terraqueo? Certo, come categoria antropologica o morale che dir si voglia, questi “farisei-borghesi-soddisfatti” ce li ritroveremo tra i piedi fino alla fine del mondo; ma oggi quanti sono? Tre gatti e mezzo, visto che quattro mi sembra una cifra straordinariamente esagerata? E ti sembra forse un gran atto di coraggio mazzolare questa razza di filistei – che se non fosse per natura inestinguibile meriterebbe qualche attenzione da parte del WWF – e non piuttosto un pomposo sfondamento di porte aperte? Ma non ti pare che oggi la legione dei conformisti sospirosamente moraleggianti si è tutta acquartierata nel campo della misericordia prêt-à-porter e il Papa sembra non accorgersi di nulla?

  17. Scusa Simon ma devo segnalartelo per fartelo leggere (poi fai quel che vuoi col commento) perché è da ROFTL gigantesco https://costanzamiriano.com/2017/03/21/i-cattolici-lo-fanno-meglio/#comment-125520

    ” Fabrizio Giudici
    21 marzo 2017 alle 11:35
    PS Si vede che Vincent Vega è consulente della diocesi di Vienna. O forse anche più in alto.”

    Io sarei il consulente della diocesi di Vienna o forse anche più in alto! Ma questa gente è fuori come la macchina di uno che non c’ha il garage. 😀

  18. Anche oggi un magnifico intervento del Papa a proposito di social e reality! Grande Francesco!

  19. Anche il Papa da ragione a Don Cavalcoli e smentisce Croce via?

    http://infocatolica.com/?t=noticia&cod=28885

  20. Vorrei fare una domanda ai bloggers di Croce-via, che mi sembrano molto ben versati in teologia: mi pare che sempre di più, negli ultimi anni e decenni, si vada affermando una concezione del Matrimonio Sacramentale Cattolico inteso come “vocazione” piuttosto che come via di default per tutti.

    Una vocazione, come dice la parola stessa, infatti non è per tutti.

    Il problema è che, secondo la morale tradizionale, o si ha la vocazione al Matrimonio Sacramentale oppure bisogna avere la vocazione al Celibato assoluto, poichè in caso contrario si vive in peccato grave.

    Posto che anche il celibato è una vocazione, e una vocazione ancora più difficile e rara di quella al matrimonio Sacramentale indissolubile, cosa accade a chi non ha nè l’una nè l’altra di queste vocazioni?

    A mio avviso non è possibile rileggere il matrimonio in chiave “vocazionale” se allo stesso tempo non si rivede l’assetto tradizionale secondo il quale riguardo le questioni veneree non esiste parvitas di materia (cioè che sarebbe sempre peccato grave), e che ogni rapporto fuori dal matrimonio specificamente sacramentale sia peccaminoso, perché sarebbe l’equivalente di affermare che solo poche persone hanno la vocazione a vivere lontane dal peccato mentre le altre sarebbero quasi “predestinate” al peccato, il che è calvinismo in tutto e per tutto.

    • Ma per tutti c’è un Vocazione…

      Cioè un chiamata del Padre a vivere la propria vita in pienezza compiendo la Sua Volontà, che non è volontà dispotica, ma corrisponde con la nostra piena realizzazione di Uomini (maschio e femmina) e con la nostra “Fecondità”.

      Una Fecondità che non è da intendersi con la sola prole.
      La domanda è quindi: “Qual è la mia Vocazione? Come (dove) il Signore mi chiama ad essere fecondo?”

      In altre parole, le “chiamate” le Vocazioni possono essere più d’una.
      Per chi è chiamato al Celibato (Consacrato, ma non necessariamente), vengono date Grazie e “strumenti” (mi si passi il termine), per portare avanti castamente la propria Vocazione – anche il Matrimonio è via casta alla Santità, Santità che è vocazione “ultima” che tutti ci accomuna.

      E’ un errore di partenza pensare che l’Uomo non possa vivere senza non avere rapporti sessuali di alcun tipo, come è erroneo pensare che il Sacramento del Matrimonio sia solo il mezzo per dare “libero sfogo” alle proprie pulsioni sessuali.

      • @bariom
        le “chiamate” le Vocazioni possono essere più d’una.

        ma a quanto pare tu parli solo di due o il celibato o il Matrimonio.Mi pare che Louis Amstrong invece chieda proprio cosa accade a chi non ha nè l’una nè l’altra di queste vocazioni?
        cioè chi non si sente chiamato ne’ al celibato ne’ al matrimonio monogamico. chi per esempio si sente chiamato ad una vita sessuale diciamo più varia e libera, non monogamica.
        Che ne è di loro, di queste persone? Questa mi sembra essere la domanda di Louis ai teologi di questo blog, se ho ben capito .

        • @Gian Piero,

          non c’è una “vocazione” “ad una vita sessuale diciamo più varia e libera, non monogamica.”

          Non c’è in ciò che conosciamo delle Vocazioni che Dio indica per l’Uomo nella Chiesa e tramite la Chiesa o che nella Storia della Chiesa possiamo trovare a partire da Gesù Cristo.

          Nella Chiesa Cattolica quanto meno.

          Poi uno può andarsi a cercare altre Chiese o chiese (ma più siamo vicine alla chiesa Cattolica e più rimane il discorso del Celibato. E della Castità e della Santità, che sono per tutti), o fare le proprie scelte secondo il proprio libero arbitrio, che può essere fallace.

          Se la domanda era “che ne è di loro?”, cosa significa?
          E’ la domanda sul loro “destino eterno”? Posso forse pronunziarmi io?
          Sappiamo e conosciamo i rischi a secondo di quanta sia la “piena avvertenza” e il “deliberato consenso”… Poi sarà Cristo a giudicare i cuori (il mio, che cerco di vivere al meglio la mia vocazione alla Santità nel Matrimonio, potrebbe essere giudicato con maggior rigore di altri).

          La “vita sessuale diciamo più varia e libera..” è un inganno ed un peccato serio (in “materia grave”), per una marea di motivi che la Chiesa ben spiega e che non posso certo qui riassumere io.
          Aggiungo solo che peccato, non è una cosa buona che ci è negata, una cosa bella a cui dobbiamo rinunciare. E’ qualcosa che danneggia profondamente l’Uomo nel suo vivere personale e sociale e primariamente nel suo rapporto con Dio. Il cui “salario”, per dirla alla san Paolo, è la morte, non tanto come castigo, ma come esperienza personale.

          Poi risponderanno i “teologi del blog”, tra i quali non oso annoverarmi 😉

          • Dunque le vocazioni cristiane non sono “tante “ma solo due o il celibato o ilmatrimonio indissolubile.

            • @Cristina, quando parlavo di “tante” riferendomi alle vocazioni, pensavo più ai Carismi che sono tanti e molteplici all’interno di questi due principali “percorsi di Grazia”, se così vogliamo chiamarli (certamente c’è un termine teologicamente più corretto…), che poi sempre uno sono, giacché hanno un’unica metà e sono complementari l’uno all’altro.

              Per “vocazione” generalmente intendiamo Matrimonio o Sacerdozio (che sono due non ci piove)… ma poi all’interno della Consacrazione a Dio (nel farsi eunuchi per il Regno dei Cieli), tante sono le vocazioni che portano a particolari “fecondità”. (Anche le coppie sposate poi non sono escluse da particolari carismi).

              Ad esempio i vari Ordini all’interno della Chiesa che siano maschili o femminili, hanno ognuno una particolare “missio”, ma esistono anche persone che per una particolare chiamata, su cui generalmente il Vescovo fa un discernimento, abbracciano povertà e castità (l’obbedienza va appunto al Vescovo del luogo) per poi lavorare alla Vigna del Signore nei tempi e nei modi che il Signore stesso dispone. (E già parliamo di una realtà che entra nelle “uniche due” di cui sopra – Celibato – Matrimonio, ma non nel comunemente inteso: “o ti sposi o ti fai prete – o suora).

              Poi se sono in errore o vi sono realtà diverse che non conosco, di buon grado apprenderei cose diverse…

              • Un vecchio prete che ho conosciuto da giovane, perció sicuramente educato prima del CVII lo diceva piú schiettamente e lo si capiva benissimo. Diceva la CHiesa ha istituito sette sacramenti un buon cristiano muore avendone ricevuti sei.

              • Cari tutti,

                Innanzitutto grazie per le vostre risposte.

                In secondo luogo direi che Cristina e Gian Piero hanno centrato il problema, e cioè che o si ha la vocazione al matrimonio sacramentale indissolubile o si ha quella al celibato assoluto oppure si è certamente in stato di peccato grave.

                E per l’appunto questo direi che escluda una rilettura del matrimonio cattolico in chiave più “elitaria”, cioè una visione che ammette che non tutti possono essere portati per questa vocazione (nonostante lo schiacciante numero di matrimoni nulli attesti chiaramente questa cosa), poichè di fatto chi non ha questa vocazione deve necessariamente avere una vocazione monastica per non peccare.

                Cioè, ad esempio una persona che non voglia sposarsi sacramentalmente per non imprigionarsi e imprigionare il proprio coniuge in un vincolo che potrebbe essere fonte di immani sofferenze qualora si rivelasse non buono, una persona così non ha altra scelta, cattolicamente, che intraprendere una vita monastica; altrimenti vive in stato di peccato grave oggettivo.

                Ecco perché non è possibile, secondo me, essere più severi coi nubendi e negare il matrimonio, perché farlo vorrebbe dire condannare la grande maggìoranza dei cattolici praticanti a vivere in peccato.

                Se un sacerdote esponesse ciò che comporta davvero il matrimonio cattolico, e cioè il dover stare da soli tutta la vita qualora la propria moglie o il proprio marito se ne andassero dopo 4-5 anni o diventassero dei criminali che rendono il matrimonio un inferno, essendo accettata solo la separazione ma essendo impossibile ricominciare solo con un’altra persona, solo pochissimi di coloro che oggi si sposano in Chiesa arriverebbero all’altare, infatti.

                A mio avviso la questione è problematica, perché è un dato di fatto che non tutti i cattolici abbiano la vocazione al matrimonio indissolubile e che altrettanto non tutti i cattolici abbiano la vocazione ad una vita monastica.

                Grazie per le risposte. E scusate se ho risposto solo ora.

                • @Luois alias Vincent, ha esposto questa fallace sequenza di discorsi più e più volte…

                  Personalmente non ho alcuna voglia di tornarci sopra.

                  Aggiungo solo che se nel Matrimonio si “resta soli” (escluso il caso di vedovanza che non vieta nuovi legami) qualunque sia il motivo, il Signore provvede a tutto quanto necessario perché si possa mantenere la Fedeltà al Matrimonio che non è una richiesta subordinata al “sempre che l’altro non venga meno al patto”.

                  Se non comprendi il perché di questo e il valore e il senso senso profondo del Matrimonio Sacramentale, se metti davanti tutti i casi possibili immaginabili che renderebbero più arduo il cammino, se poni sempre davanti alla Potenza e Provvidenza di Dio le meschinità, il peccato, i limiti dell’Uomo, andrai sempre pochissimo lontano.

                  Non capisco poi perché tu insista, visto che tante e molteplici risposte ti sono state date Vincent alias Louis, quindi la tua è solo e soltanto azione di “trollaggio” come si dice in gergo.

              • Gentile Bariom,

                Innanzitutto non ho idea di chi sia questo “Vincenf”, sono un blogger nuovo e inesperto su questioni teologiche, perciò essendo venuto a conoscenza di questo blog e avendo notato che è ricco di persone che di teologia ne capiscono più di me ho voluto fare un po’ di luce su questa questione.

                Le vostre risposte hanno confermato i miei pensieri, cioè hanno confermato ciò che pensavo riguardo alla questione, perciò vi ringrazio.

                • Forse mi sbaglierò, ma la casistica riportata (se uno si sposa e poi ecc, ecc.) è tale quale una di quelle del repertorio della casistica del qui noto Vincent, che peraltro aveva l’abitudine di cambiare “njickname” ogni 3×4, negandolo anche quando veniva “cappellato” (come usa dire).

                  Detto ciò, alcune risposte sono state date e spero siano state chiarificatrici, per il resto cosa molto buona sarebbe attenersi alla Dottrina, piuttosto che ipotizzare rocambolesche contorsioni che vanno a giustificare questa o quella stortura, perché il problema come ebbe a dire Gesù non è quello di essere ciechi, ma sostenere di vederci molto bene. 😉

  21. io credo di capire cosa intenda dire Louis Armstrong. Che cioè c’è un problema nel modo moderno di definire il matrimonio indissolubile come una vocazione invece che un stato che deve valere per tutti tranne i preti e i monaci e le monache e chi sceglie la castità .
    Infatti un giovane sentendo il termine vocazione potrebbe pensare che il matrimonio indissolubile è una specie di stato speciale riservato a qualcuno , ma che non è riservato alla totalità dei fedeli , tranne i sacerdoti e i monaci e la monache.Si introduce così subdolamente una sorte di idea che il matrimonio indissolubile sia un ideale, una chiamata particolare, insomma qualcosa di “personale” individuale e non la situazione diciamo normale di tutti
    Invece i nostri nonni e le nostre nonne che credevano semplicemente che il matrimonio indissolubile fosse l’UNICO , cioè per tutti , tranne quelli che si facevano preti i monaci, erano più semplici ma più vicina alla verità .Cioè non si sentivano speciali, particolarmente vocati” perchè rimanevano con la stessa moglie per sessant’anni finche morte non li separava. Facevano così perchè non era proprio contemplata altra possibilità e fra l’altro non si sentivano neppure dei santi per questo!.
    Oggi invece subdolamente si vuole insinuare che il matrimonio indissolubile non sia uno “stato” normale per il cristiano non prete o non monaco, ma una particolare vocazione a cui solo pochi eletti riusciranno a tenere fede..
    E a chi non ce l’ha questa vocazione? e non ha neppure quella di farsi prete che proponiamo, che altra strada rimane? quella di provare? poi se va male di divorziare e risposarsi e autogiustificarsi pensando che non avevano la vocazione del matrimonio indissolubile??
    come dice Louis è un problema! Insomma come al solito è un problema di “linguaggio” . più si usano parole ambivalenti dai vari significati, meno si è chiari, precisi, e più le cose si complicano.
    beati i nostri nonni!

    • Se “deve valere per tutti tranne i preti e i monaci e le monache e chi sceglie la castità.” non vale per tutti… 😉

      Si dirà quindi che vale per la stragrande maggioranza degli uomini e delle donne.

      D’altronde il Matrimonio Cristiano (Sacramento) si “innesta” sul “matrimonio naturale”, sull’anelito di unione tra Uomo e Donna, che Dio ha donato all’Umanità sin da Adamo ed Eva.

      Il Matrimonio Sacramento, non è quindi un “ideale” è il perfetto coronamento (o coronamento che porta in potenza alla perfezione) dell’unione Uomo-Donna.

      E’ “una particolare vocazione a cui solo pochi eletti riusciranno a tenere fede.. ?”

      Posto che NON è un “particolare vocazione”, ma è la vocazione di tutti gli Uomini e Donne non chiamati ad una diversa unione con Dio (perché anche il Matrimonio ha lo stesso fine), la visone dei “pochi eletti” è semplicemente un stortura data dalle sempre più innumerevoli occasioni di caduta, di divisione, di peccato, di tradimento – dovute a… (possiamo aggiungere almeno un ventina di cause terze e di spinte che hanno come scopo la distruzione del concetto stesso di Matrimonio e di Famiglia).

      Di fatto abbiamo tutti nella memoria e nelle esperienze famigliari delle scorse generazioni (senza andare troppo indietro), come la indissolubilità era, pur tra molteplici possibili cadute, un fatto acclarato e spesso più che degnamente vissuto, anche da Famiglie dove la Fede non era perno centrale del vissuto. (Più o meno ciò che afferma anche Cristina)

      Ciò che voglio dire è che l’impostazione delle domande è del tutto errata (quella di Louis e c.), perché non si pone la domanda di come risolvere i problemi alla radice delle divisioni e delle possibili rotture, considerandole esse la stortura, la malattia per cui cercare cura, ma, come se oggi tutti nascessimo zoppi e impossibilitati a correre (in senso spirituale è vero, ma si comprenda il mio paragone), quali stampelle mi dai?, Quali protesi? Quali escamotage perché io possa fare ciò che altri fanno (pochi eletti) con minor fatica e su una corsia preferenziale (vedi le vita sessuale “libera” e “diversa”) giacché questo mi è dovuto?

  22. Ho letto la discussione e vorrei lanciare una riflessione: la relazione tra Dio e l’uomo può fallire irreparabilmente, vale a dire che Dio, pur potendo salvare tutti senza violare minimamente il libero arbitrio, con la Sua Grazia, di fatto permette ad alcuni di cadere nel peccato e di morire in esso nell’impenitenza finale.
    Vale a dire che Dio, di fatto, permette, pur potendo evitarlo senza fare violenze al libero arbitrio umano, che alcuni uomini, per loro colpa, recidano totalmente la loro relazione d’amore con Lui e finiscano in quel luogo ameno chiamato “Inferno”.
    In altre parole la relazione tra Dio e l’uomo, pur essendo di per se indissolubile e pur essendo Dio il “fedele” (in senso di fedeltà) per antonomasia, può fallire, e Dio non è tenuto nè a far si che ogni rapporto con le Sue creature vada a buon fine, nè ad evitare di permettere che esse muoiano nel peccato.
    Al contrario gli uomini sono tenuti, una volta validamente sposati, a rimanere fedeli alla propria unione anche se è diventata solo sofferenza per entrambi, e anche se il libero arbitrio di entrambi gli sposi non riconosce più questo matrimonio come tale.
    Sembra esserci una sorta di asimmetria: da un lato l’amore di Dio e la Sua Misericordia, per molte persone, non è affatto incondizionata, dal momento che Dio permette, sulla base del loro peccato, che esse si perdano. È incondizionata per gli eletti, che solo sulla base della Misericordia di Dio avranno la perseveranza finale (impossibile senza il dono della Grazia efficace), condizionata invece per i reprobi.
    Dall’altro lato, invece, l’amore di uno sposo verso la sua sposa (e viceversa) deve essere talmente incondizionato da persistere anche quando di fatto non esiste più da entrambe le parti. Il matrimonio quindi non è indissolubile nel senso che non è lecito scioglierlo (anche una persona umana non è lecito ucciderla, ma sta di fatto che se la uccidi poi rimane morta, non è che torna in vita o è immortale perché è proibito ucciderla) ma nel senso che non è proprio possibile scioglierlo, come se il fatto che non sia lecito uccidere un innocente renda di fatto impossibile uccidere l’innocente stesso.
    Sembra che l’uomo sia tenuto ad un amore più incondizionato dell’amore di Dio stesso, visto che mentre Dio permette (pur potendo evitarlo) che le creature si separino da Lui e vadano in perdizione, sulla base della Sua Giustizia (mentre al contrario chiunque si salva si salva per la Sua Misericordia) all’uomo non è permesso fallire nella vita coniugale nè prendere atto dello stato di fatto delle cose senza pagarne eterne conseguenze.
    Nemmeno gli atti peggiori da parte del proprio coniuge, fossero anche le peggiori violenze carnali o le umiliazioni psicologiche più profonde, giustificano l’entrata in una nuova relazione da parte del coniuge ferito.
    Il coniuge ferito è chiamato quindi a mostrare una Misericordia del tutto incondizionata, che non deve venire scalfita nemmeno dalle peggiori colpe dell’altro coniuge, indipendemente da quanto siano esse violente e reiterate nel tempo. Invece basta una sola colpa mortale, da parte dell’uomo, che se Dio vuole può permettere che detto uomo muoia andando nell’eterna perdizione.
    A mio personalissimo avviso la dottrina ortodossa in questo (che riconosce la possibilità, da parte del libero arbitrio dei coniugi, di sciogliere un matrimonio valido portandolo alla “morte” a causa del loro peccato) è più sensata.
    Il che non significa necessariamente che sia vera, dal momento che noi cattolici dobbiamo ritenere per vero ciò che insegna la Chiesa Catfolica. Significa solo che è più sensata, cioè prendendo atto della relazione tra Dio e l’uomo e dell’ordine delle cose in generale è quella che sembra (in assenza di una rivelazione dogmatica, cosa che noi sull’argomento abbiamo fin da Trento, se poi a questo ci vada aggiunto un “purtroppo” o un “per fortuna” lo lascio decidere a ciascuno) avere maggiormente senso ed essere meno “crudele”.
    My two cents

    • C’è una grave falla in questo ragionamento…

      L’amore umano nel Matrimonio può venir meno, l’Amore Divino nel Matrimonio non viene mai meno!

      Cosa voglio dire? L’amore umano può finire, può essere leso, può persino trasformarsi in odio, ma questo perché l’Uomo oltre a lasciare che il peccato e i propri limiti avvelenino i propri buoni sentimenti, le proprie valide promesse, finisce per staccarsi e per non credere vere le Promesse di Dio, la Potenza di Cristo, l’Assistenza vivificante dello Spirito Santo, che di fatto sono le UNICHE cose a garanzia di un amore fedele e pronto all’estremo sacrificio (che è anche quello di amare l’altro anche quando non siamo riamati – così come Cristo ci ha amati ) all’interno del Matrimonio. Non c’è altro.

      E’ quindi del tutto errato guardare le cose a partire dal nostro umano fallimento, fino a ribaltare questo quasi ad accusare Dio di averci posto in una condizione ingiusta.

      Anche il Coniuge tradito e abbandonato, è capace di mantenere la sua Fedeltà il suo Amore, compiendo così la Volontà di Dio santificandosi, appoggiato a Cristo che provvederà a tutto quanto gli è necessario.
      Il sacrificio del Coniuge fedele poi potrebbe “strappare” a Dio la conversione del Coniuge traditore che è caduto nella disgrazia del peccato mortale (forse non ci getteremmo nel fuoco o nel fiume se il nostro coniuge fosse in pericolo di vita? E qui parliamo della Vita Eterna!)

      Quella degli Ortodossi è, mi spiace dirlo, un escamotage, che ricorda tanto il famoso ripudio concesso agli Ebrei “per la durezza del loro cuore”, come ebbe a dire Gesù.
      Personalmente ho avuto occasione di parlare con un giovane archimandrita, che mi disse, parlando di questo argomento: “in tutta sincerità, penso che sul matrimonio avete ragione voi cattolici…”.

      Sempre per mia esperienza, non ho ancora incontrato un Matrimonio “fallito” che “buttandosi” seriamente nel Signore, implorando il Suo aiuto, la sua Misericordia, praticando tutti gli strumenti di Grazia che Dio concede tramite la Sua Chiesa, con il sincero desiderio di ritrovare ciò che era perduto, non abbia visto rifiorire il proprio Matrimonio a Vita Nuova.

      VITA NUOVA! Non mettendoci “una pezza”, ma risorgendo… diversamente la Pasqua che stiamo per celebrare, a che sarebbe servita??

      Buon Triduo quindi e una Santa Pasqua!

      P.S. definire l’Inferno un luogo ameno è decisamente un eufemismo… 😉

      • Bariom.

        “C’è una grave falla in questo ragionamento…

        L’amore umano nel Matrimonio può venir meno, l’Amore Divino nel Matrimonio non viene mai meno”

        La falla ci sarebbe qualora io avessi affermato questo, ma io non l’ho affermato. Il fallimento di un matrimonio, dovuto al venire meno dell’amore, è sempre colpa dei coniugi (o di uno o di entrambi), non di Dio.

        Questo è ovvio, dal momento che Dio non fa mai mancare la Grazia sufficiente per rispettare i Suoi precetti o per pentirsi dopo una caduta.

        “Cosa voglio dire? L’amore umano può finire, può essere leso, può persino trasformarsi in odio, ma questo perché l’Uomo oltre a lasciare che il peccato e i propri limiti avvelenino i propri buoni sentimenti, le proprie valide promesse, finisce per staccarsi e per non credere vere le Promesse di Dio, la Potenza di Cristo, l’Assistenza vivificante dello Spirito Santo, che di fatto sono le UNICHE cose a garanzia di un amore fedele e pronto all’estremo sacrificio (che è anche quello di amare l’altro anche quando non siamo riamati – così come Cristo ci ha amati ) all’interno del Matrimonio. Non c’è altro.”

        Infatti è così.

        “E’ quindi del tutto errato guardare le cose a partire dal nostro umano fallimento, fino a ribaltare questo quasi ad accusare Dio di averci posto in una condizione ingiusta.”

        Se il mio discorso sembrava virare verso questa direzione me ne dispiaccio, ma non volevo dire questo. Se l’uomo rispetta i precetti di Dio è, prima di tutto e innanzitutto, merito di Dio, il quale pre-muove la volontà dell’uomo a determinarsi nel Bene e a seguire i Suoi precetti.

        Ovviamente pre-mozione non significa “necessità”. La Grazia efficace di Dio non è necessitante o irresistibile, anche se di fatto la resistenza a questa Grazia rimane sempre potenziale, non viene mai attualizzata; esattamente come, simmetricamente, la Grazia sufficiente è realmente sufficiente “per se” ad osservare i precetti, ma il suo potenziale salvifico rimane sempre e solo potenziale, senza venire attualizzato, a causa della colpa dell’uomo (da li la responsabilità morale dell’uomo quando resiste alla Grazia sufficiente).

        Ecco perché chi si danna si danna per propria colpa mentre chi si salva si salva per Grazia di Dio.

        “Anche il Coniuge tradito e abbandonato, è capace di mantenere la sua Fedeltà il suo Amore, compiendo così la Volontà di Dio santificandosi, appoggiato a Cristo che provvederà a tutto quanto gli è necessario.
        Il sacrificio del Coniuge fedele poi potrebbe “strappare” a Dio la conversione del Coniuge traditore che è caduto nella disgrazia del peccato mortale (forse non ci getteremmo nel fuoco o nel fiume se il nostro coniuge fosse in pericolo di vita? E qui parliamo della Vita Eterna!)”

        Il coniuge “per se stesso” non è assolutamente capace di mantenere una fedeltà assoluta come quella richiesta dal vincolo sacramentale cattolico, non cadiamo nel’errore pelagiano da fin troppi secoli diffuso tra i cattolici.

        Al contrario il coniuge DIVENTA capace di mantenere detta fedeltà solo e soltanto sotto la mozione della Grazia efficace, la quale solo attualizza l’osservanza dei precetti.

        La grazia sufficiente conferisce la reale possibilità dell’osservanza dei precetti e della salvezza (da li la colpevolezza morale di chi vi resiste); la grazia efficace dà la salvezza in atto, oppure pone in atto gli atti salvifici. È una differenza enorme, ed è la ragione per la quale se faccio del bene, non posso nè devo vantarmi ma devo solo dire “Ti ringrazio, Signore, che mi hai aiutato”.

        Infatti dice S.Paolo: “che cosa hai tu uomo che tu non abbia ricevuto?” Ogni bene deriva anzitutto da Dio, e poi anche da noi, come cause seconde, ma non sarebbe possibile senza la pre-mozione della causa prima. La pre-mozione divina fa si che i meriti di Dio in un certo senso diventino meriti dell’uomo, perché sotto la mozione della Grazia efficace l’uomo rimane comunque libero di rifiutare detta Grazia (da il merito) anche se poi sotto la mozione di detta Grazia la resistenza rimane sempre e solo potenziale, non passando mai dalla potenza all’atto.

        “Quella degli Ortodossi è, mi spiace dirlo, un escamotage, che ricorda tanto il famoso ripudio concesso agli Ebrei “per la durezza del loro cuore”, come ebbe a dire Gesù.
        Personalmente ho avuto occasione di parlare con un giovane archimandrita, che mi disse, parlando di questo argomento: “in tutta sincerità, penso che sul matrimonio avete ragione voi cattolici…”.”

        Amoris Laetitia, pur mantenendosi del tutto fedele al dogma cattolico e partendo da basi teoretiche e dogmatiche del tutto diverse rispetto agli scismatici orientali, di fatto porta, a livello pratico, nella Chiesa Cattolica, una prassi “Oikonomica” del tutto simile (ripeto: solo sotto l’aspetto meramente pratico) a quella delle Chiesa Orientali.

        Certo, l’enfasi sulle circostanze attenuanti la colpa (senza mai che si vada a sanare la situazione in se, che rimane sempre materia grave) permette all’esportazione apostolica del Sommo Pontefice di rimanere saldamente nell’alveo dell’ortodossia cattolica, essendo la dottrina sulle circostanze attenuanti pienamente cattolica, semplicemente osservo che a livello “pratico” si viene a creare una situazione simile a quella delle Chiese Orientali.

        “Sempre per mia esperienza, non ho ancora incontrato un Matrimonio “fallito” che “buttandosi” seriamente nel Signore, implorando il Suo aiuto, la sua Misericordia, praticando tutti gli strumenti di Grazia che Dio concede tramite la Sua Chiesa, con il sincero desiderio di ritrovare ciò che era perduto, non abbia visto rifiorire il proprio Matrimonio a Vita Nuova.”

        Ma anche il “buttarsi seriamente nel Signore” è frutto della Misericordia del Signore.

        Infatti il consenso alla Grazia è esso stesso Grazia, l’uomo non da mai il suo assenso alla Grazia senza la mozione divina della Grazia efficace.

        Ecco perché San Paolo poteva scrivere “che cosa hai tu uomo che tu non abbia ricevuto?”. (1 Cor 4,7). Ed ecco perché, sempre San Paolo, nella lettera ai Romani, scrive con chiarezza adamantina che “non dipende dalla volontà né dagli sforzi dell’uomo, ma da Dio che ha misericordia”.

        Lo cito per esteso da Rm 9,14-18

        ” C’è forse ingiustizia da parte di Dio? No, certamente! Egli infatti dice a Mosè: Avrò misericordia per chi vorrò averla, e farò grazia a chi vorrò farla. Quindi non dipende dalla volontà né dagli sforzi dell’uomo, ma da Dio che ha misericordia. Dice infatti la Scrittura al faraone: Ti ho fatto sorgere per manifestare in te la mia potenza e perché il mio nome sia proclamato in tutta la terra. Dio quindi ha misericordia verso chi vuole rende ostinato chi vuole. ”

        È solo per Misericordia di Dio che si ha la perseveranza finale e la volontà di osservare i Suoi precetti, poiché Dio può ben permettere l’ostinazione del peccatore e la sua impenitenza finale senza esserne causa efficiente (affermare che Dio possa essere causa efficiente dell’ostinazione di un peccatore significherebbe accusare Dio di peccato, il che è blasfemo), dal momento che a tutti, anche ai reprobi, da la Grazia sufficiente.

        Ad ogni modo il tema del mio post non era questo, mi sono sentito obbligato a fare queste precisazioni perché la mentalità semi-pelagiana (secondo la quale l’uomo darebbe il suo consenso alla Grazia senza bisogno che detto consenso sia esso stesso Grazia, il che di fatto è la dottrina del concorso simultaneo, semi-pelagianesimo in tutto e per tutto) è fin troppo diffusa tra i cattolici, e senza volerle fare un processo alle intenzioni, Bariom, alcune righe suo tuo post sembravano strizzarvi l’occhio (ma è probabile che abbia sbagliato io in questa valutazione, se così fosse chiedo scusa).

        Il tema del mio post era diverso: osservavo che, se da un lato è sempre vietato uccidere l’innocente, dall’altro è realmente possibile uccidere l’innocente, vale a dire che non è che il fatto che l’uccisione dell’innocente sia sempre illecita allora detta uccisione non possa avvenire. Constatiamo tutti, infatti, che essere innocenti non equivale purtroppo ad essere immortali.

        Invece la dottrina del matrimonio si è sviluppata in modo tale che non solo il suo scioglimento è lecito, ma è ontologicamente impossibile, a meno che non avvenga la morte di uno dei due coniugi.

        Il che di fatto “inchioda” chi ha fallito il matrimonio, non importa quanto sia giovane NÈ le sue ragioni, ad una vita di solitudine oppure di continuo peccato.

        Sembra più logica invece la dottrina ortodossa, che ammette che l’uomo, col suo peccato, possa sciogliere il vincolo matrimoniale, sebbene detto scioglimento sia sempre di per se illecito.

        Un po’ come l’omicidio di un innocente, che è sempre illecito ma non per questo impossibile, anche lo scioglimento di un matrimonio, secondo la dottrina ortodossa, è sempre illecito ma non per questo impossibile, poiché i coniugi, resistendo colpevolmente alla Grazia, possono portare il vincolo a “morire”.

        Ripeto poi quello che ho scritto nell’altro post: il fatto che questa dottrina sembri assai più logica e rispondente all’ordine reale delle cose non la rende “vera” di per se. Essendo stata chiusa la questione a Trento noi cattolici siamo vincolati a quanto stabilito da quel Concilio.

        Ad ogni modo, come ho detto, di fatto Amoris Laetitia porta a conseguenze pratiche non dissimili dalla pratica Oikonomica ortodossa, anche se Al si mantiene egregiamente nel dogma cattolico senza uscire di un millimetro.

        Il che rende ancora più merito a detta esortazione e a chi l’ha scritta, per essere riusciti a quadrare un cerchio che sembrava “non quadrabile”. 😉

        Buona Pasqua anche a lei, Bariom.

        “P.S. definire l’Inferno un luogo ameno è decisamente un eufemismo… 😉”

        E, in effetti, tale definizione voleva esserla (eufemistica). Sarà che mi è sempre dispiaciuto che la speculazione di Von Baltasar sull’inferno vuoto non regga alla luce del dogma. 🙂

        • “Il coniuge “per se stesso” non è assolutamente capace di mantenere una fedeltà assoluta come quella richiesta dal vincolo sacramentale cattolico, non cadiamo nell’errore pelagiano da fin troppi secoli diffuso tra i cattolici.”

          E infatti a seguire ho scritto “appoggiato a Cristo che provvederà a tutto quanto gli è necessario…”

          Che è un altro modo per dire il suo “il coniuge DIVENTA capace di mantenere detta fedeltà solo e soltanto sotto la mozione della Grazia efficace”.

          Quindi nessun “errore pelagiano”.

          “Il che di fatto “inchioda” chi ha fallito il matrimonio, non importa quanto sia giovane NÈ le sue ragioni, ad una vita di solitudine oppure di continuo peccato.”

          Niente affatto, per i motivi che ho già espresso.

          Buonanotte.

          • “E infatti a seguire ho scritto “appoggiato a Cristo che provvederà a tutto quanto gli è necessario…”
            Che è un altro modo per dire il suo “il coniuge DIVENTA capace di mantenere detta fedeltà solo e soltanto sotto la mozione della Grazia efficace”.”

            Si, volevo semplicemente mettere in evidenza che già l’implorsre la Grazia per mantenere quella fedeltà è una implorazione che può avvenire solo sotto la mozione della Grazia.

            In altre parole anche la richiesta della Grazia avviene sotto la mozione della Grazia efficace, perché quando Dio lascia la sola Grazia sufficiente l’uomo la rende sterile colpevolmente (cioè impedisce che il potenziale salvifico contenuto nella Grazia sufficiente passi dalla potenza all’atto) e rimane consapevolmente nel peccato mortale (ovviamente quando parlo di peccato mortale escludo le situazioni dove vi sono circostanze attenuanti di vario tipo).

            “Il che di fatto “inchioda” chi ha fallito il matrimonio, non importa quanto sia giovane NÈ le sue ragioni, ad una vita di solitudine oppure di continuo peccato.”

            Niente affatto, per i motivi che ho già espresso.”

            Riformulo: il che di fatto “inchioda” chi ha fallito il matrimonio, non importa quanto sia giovane NÈ le sue ragioni, ad una vita di solitudine oppure di continuo peccato se Dio, per un puro atto di Misericordia gratuita, non gli dona la Grazia liberatoria (ovvero la già discussa Grazia efficace, l’unica in grado di tramutare la Legge da quel mezzo di condanna che è per il reprobo, nel mezzo di santificazione che è per l’eletto).

  23. L’ha ribloggato su Betania's Bar.

Trackbacks

  1. Francesco, il Papa che secca da quattro anni | Betania's Bar

Scopri di più da Croce-Via

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continue reading