Francesco: The Art of Leading

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Il 4 ottobre 2013 in questo blog scrivemmo “Il Papa deve essere un manager, nel senso moderno del termine, un manager attivo, che agisce”.  E un leader nel vero senso del termine deve a volte essere capace di decisioni forti e senza remore  e al contempo di essere un fattore unitivo per l’organizzazione di cui è in carica.

Il 22 dicembre 2016 nel nostro articolo “Francesco, Luigi XVI, Fénelon, Burke” abbiamo avuto l’ardire di scrivere alla faccia del clericalmente corretto che È tempo che  Papa Francesco agisca da manager secondo la sua vera indole e carisma e la ragione per quale è stato eletto: su questo la Storia e Dio lo giudicheranno e di certo non sulla qualità della sua teologia”  in referenza al fatto che a volte non bisogna esitare a tagliare la testa ai tori come impone il dovere di stato, ribadendo una serie di verità di buon senso che avevamo già presentato in queste colonne il 17 novembre 2017 in “Per Papa Francesco la vera misericordia consisterà a tagliare la testa al toro”

Al di là del merito, che non siamo in grado di giudicare aldilà delle informazioni che ci sono state comunicate dai media, la crisi nel Sovrano Ordine dei Cavalieri di Malta è stato un ottimo esempio di applicazione di questo principio. Partendo da questo articolo di Tornielli su Vatican Insider ci è possibile vedere lo stile ineccepibile di Papa Francesco in una situazione di crisi dove la vera misericordia si esprime appunto nella fermezza delle decisioni: tutta la storia è cominciata quando il cardinal patrono era andato dal Papa chiedendogli praticamente di impicciarsi delle faccende dell’ordine; il Papa gli consigliò di agire usando del dialogo; invece di questo il cardinale  indelicato comunicò che il Papa era in favore del licenziamento del numero due; il quale fu, dunque, licenziato; il tutto fu seguito da un’intervento della Segreteria di Stato vaticana che precisò che mai il Santo Padre aveva dato avvalli a licenziare chicchessia e costituì una commissione d’inchiesta; commissione d’inchiesta rifiutata dal Gran Maestro dell’Ordine pubblicamente ribellandosi  all’autorità morale della Santa Sede; ciò ebbe come conseguenza la convocazione di costui in Vaticano e la richiesta formale di dimissionare da parte del Papa in persona; e, per chiudere, gli stessi Cavalieri hanno ufficialmente ringraziato il Santo Padre per aver ridato unità, almeno formale, al loro Ordine.

Questo è il lavoro del Pastore: avere la capacità, certo di creare dinamiche positive, ma a volte non esitando a dare serie ripulite per il bene delle anime in questione. Purtroppo, a causa di una forma di quietismo mal capito, troppo pochi sono i Pastori di questa tempra. Essere un Buon Pastore non vuol dire essere nel vero o nel falso, il che appartiene di più alla dimensione magistrale, ma vuol dire eccellere nelle categorie di efficacia e efficienza in vista del bene supremo che è la salus animarum.

Questa capacità di efficacia di Papa Francesco la ritroviamo anche in un’altra dimensione che è quella di creare unità: ovviamente il Papa è cosciente che nella Chiesa Chi fa l’Unità non è lui ma lo stesso Spirito Santo. Qui abbiamo un eccellente “business case” con il caso della realtà scismatica conosciuta come la FSSPX : una realtà composta da clerici vagantes tutti sospesi a divinis dagli anni 70 del secolo scorso. Chi segue il nostro blog sa la gioia che abbiamo avuto ed espresso il 1 settembre 2015 quando il Santo Padre annunciò, motu proprio , che durante l’anno santo allora incombente, le assoluzioni impartite da quei sacerdoti sarebbero finalmente valide e legittime: questo atto davvero di stampo “imprenditoriale” da parte del Santo Padre ci dava così da sperare che  “ondate e ondate di Grazia divina si riverseranno sulle lor anime e, finalmente, lo Spirito Santo agirà su di loro, addolcendo i loro cuori, calmando i loro livori, facendo crescere in loro la Carità e il desiderio di ritornare nel Santo Ovile che è la Chiesa cattolica”.

Questa gioia l’abbiamo di nuovo espressa l’8 dicembre 2015 nel nostro articolo Giubileo: Anno di Misericordia per la FSSPX  nel quale auspicavamo “Un anno per convertirsi: un anno sabbatico con i sacramenti ricevuti senza sacrilegio, una possibilità incredibile che vale decine di anni di discussioni teologiche preliminari.” 

Quale già fu la nostra gioia di vedere l’“effetto Spirito Santo” tramite le decisioni pastorali pratiche del Santo Padre nell’intervista che abbiamo commentato il 16 agosto 2016 in FSSPX, Misericordia e Dottrina del S.S. Concilio VII e questa settimana abbiamo avuto un’ulteriore intervista di Mons Pozzo su Vatican Insider in risposta ad un’intervista di Fellay su TV Liberté e che ci mostrano i grandissimi passi in avanti nella relazione tra la Chiesa di Cristo con questa realtà.

Due esempi del modo di agire di Papa Francesco, due faccette di quel che un vero Pastore dovrebbe sempre essere capace di fare: usare del bastone pastorale per difendere il gregge dai lupi ma anche per riunire il gregge che tende a disperdersi.

Il 19 ottobre 2015 nel nostro articolo La Chiesa ritorna alla conquista commentando Il discorso del Santo Padre alla commemorazione del 50° anniversario della creazione dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi concludevamo che “È tempo di rimetterci in moto, camminando assieme, al servizio del successo spirituale mutuale, seguendo con gioia e fiducia, pieni di Fede, Speranza e Carità il cammino che ci indica il Santo Padre Francesco”.

Ed è nostro dovere di cristiani, di cattolici, di gente attiva nei nostri ambienti appoggiare e facilitare le future azioni del Santo Padre, anche, anzi soprattutto, quando non ne siamo personalmente sempre convinti, in quanto questo è il nostro dovere di stato nel nostro piccolo e al resto provvederà lo Spirito Santo.

In Pace

 



Categories: Attualità cattolica, Sproloqui

24 replies

  1. Simon, un po’ per motivi di originalità (mi stufo anch’io di fare sempre il verso rispettoso ai tuoi articoli con dei contrappunti sul pezzo: sì però… c’è anche questo… ti ho già scritto ad esempio sull’ordine di Malta) un po’ soprattutto per elevare il discorso (penso che tu e Minstrel leggendo alcuni post vi chiediate se siano seri certi commentatori, quando sembrano buttarsi nel fuoco per la sorte del SMOM o della testa di Burke… offrirebbero la loro? il dubbio è legittimo…)
    …insomma per evitare di ripetermi, e per far capire quanti nel mondo cattolico (anche senza dire una parola che sia una! contro Papa Francesco) condividano l’ottimismo che leggo qui sopra, linko:
    https://berlicche.wordpress.com/2017/01/20/la-prova-dei-santi/
    …che tra l’altro mi sembra anche un pacato materiale, senza polemiche personali tipo l’ultima Don Ariel – Grillo, da condividere in un blog dei blogs.
    Trascrivo: “Cosa succederebbe però se questa solidità venisse messa in dubbio non da qualcuno di esterno, che so odiare la Chiesa, ma da qualcuno che la ama, dall’interno? Se la visione dominante nella Chiesa diventasse quella che ho sempre combattuto ed avversato? Se mi si chiedesse di sostenere l’opposto di ciò che mi è stato insegnato in precedenza? Credo a quel che credo perché l’ho vissuto, perché l’ho verificato, o a ciò che mi si dice che devo credere? Se quello che penso vero e l’autorità che rispetto e seguo sostenessero cose contraddittorie, che cosa sceglierei? Questo mi domandavo. (…) Ad essere sincero questa prova avrei davvero voluto evitarla. Perché adesso devo affrontarla.”
    Ho scelto di linkare Emiliano Fumaneri (che scrive anche su Costanza Miriano) per essere originale. Per portarti delle riflessioni perplesse ma rispettose sugli ultimi eventi mi sarebbe bastato andare sul blog di AM Valli (ultimamente qui poco citato). Però questo sarebbe stato banale e poco perspicuo dell’idea, perché in fondo Valli è un vaticanista, e si sa quanto spesso cambiano idea questi raffinatoni… Invece Fumaneri è un cattolico disorientato senza alcun giornale o partito o cardinale alle spalle, proprio come il sottoscritto.
    Con l’occasione vorrei mostrarvi (se non ve ne siete accorti) dov’è finito Teofane-Vincent (cioè sul blog di Berlicche) e proporre Lui-Teofane per il Baccellierato in Teologia e la cattedra ad honorem in qualche studio (vedo delle fatiche immani) e Berlicche-Fumaneri, che se lo legge, per una causa di beatificazione.

    • @Marco

      “e proporre Lui-Teofane per il Baccellierato in Teologia e la cattedra ad honorem in qualche studio (vedo delle fatiche immani) ”

      Non ho capito: vedi delle fatiche immani da parte mia a prendere il Baccellierato in Teologia oppure le fatiche immani che vedi sono quelle attuali che sto facendo per convincere gente che ha posto FC84 sullo stesso piano del Credo Apostolico? 😉

      “Berlicche-Fumaneri, che se lo legge, per una causa di beatificazione.”

      In tal caso bisognerebbe proporre per la beatificazione chiunque legge questo blog visto che i miei argomenti sono quelli di Croce-via. 😀

      • Le fatiche immani sono quelle argomentative, da cui rimango ammirato, ovvio che implichino studio. La beatificazione per Fumaneri (ma non si era capito?) non perché si debba leggere cose… eretiche… (no, non voglio dire questo) ma poveraccio per tutta la pazienza che ci mette… nell’arrivare in fondo.

    • Gli atti di governo di un papa,come promuovere certi sottoposti,dimissionarne altri,non godono certo del marchio dell’infallibilita’.L’infallibilita’papale e’in campo di dottrina e di morale non certo in quello di scelta pratica di sottoposti. In queste scelte il papa puo’sbagliare come tutti. Basti pensare alla scelta dell a Immacolata Chaouqui o di Mons. Ricca da p a rte del pontefice regnante. Anche il precedente papa c on la scelta del card. Bertone non fu come dire…particolarmente ispirato!.Quello che e’successo nell’Ordine di Malata e’una storia molto oscura e con risvolti da chiarire. Ovviamente si puo’aderire alla versione che ne da Tornielli. SIpuo’ma nessun fedele ha il DOVERE come dice il post di essere d’accordo col siluramento del Gran Maestro. Se un domani il papa facesse cardinale Enzo Bianchi,come e’suo potere fare, non vedo perche’io dovrei avere il DOVERE di ritenere tale atto meraviglioso.
      Ame sembra che stiamo arrivando,nell’ansia comprensibile di sedare le critiche che ormai sa ogni parte stanno montando, all’estremo opposto. Non si rende un buon servizio alla Chiesa ne’alla verita’ cetcando di ammantare ogni atto di governo di questo papa, molti dei quali discutibilissimi, col manto dell’infallibilita’. Ripeto la dottrina cattolica insegna che il papa e’infallibile in tema di fede e di morale e che i fedeli cattolici devono obbedire al papa. Ma non insegna che se un BonifacioVIII o un Alessandro Borgia o un Francesco I Jorge Maria Bergoglio cacciano via un sottoposto e ne eleggono un altro tali atti siano da c onsiderarsi sacri e infallibili. Non cadiamo per favore in quello che Giuseppe Rusconi sul suo blog Rossoporpora chiama il “delirio turiferario”
      Restiamo cattolici,cioe’ragionevoli, non abbiamo bisogno di diventare papolatri e non abbiamo alcun dovere di esultare per il defenestramento brutale del Gran Maestro dell’Ordine di Malta ne’di considerare questo atto di governo discutibile la meraviglia delle meraviglie!

      • Nessuno parla qui di infallibilità: se tu avessi letto l’articolo senza paraocchi e con spirito aperto, cara Cristina, vi avresti notato che abbiamo sottolineato con un gran grassetto : Essere un Buon Pastore non vuol dire essere nel vero o nel falso, il che appartiene di più alla dimensione magistrale, ma vuol dire eccellere nelle categorie di efficacia e efficienza in vista del bene supremo che è la salus animarum.”

        In questo articolo, semplicemente si è analizzata la sua efficacia in due situazioni che corrispondono a due faccette dell’operare del Santo Padre: nient’altro.

        È certo che è sempre possibile criticare, ma questo tutti i subalterni e specialmente i più scadenti lo sanno fare: in generale sanno sempre meglio del loro capo quel che si dovrebbe fare 😉

        In Pace

        • “certo che è sempre possibile criticare, ma questo tutti i subalterni e specialmente i più scadenti lo sanno fare”

          Di soliti i dipendenti più scadenti sono quelli che criticano in privato e fanno mostra di grandi adulazioni in pubblico prosternandosi e leccando il Grande capo.
          questo atteggiamento vile purtroppo avviene anche nella Chiesa. Sai quanti, anche preti, pubblicamente elogiano con toni esagerati ed adulatori l’attuale pontefice, mentre in privato ne dicono di cotte e di crude?
          . A me sembra che anche da parte del papa sia da preferire una opposizione aperta e franca, invece che le solite ipocrite manfrione ecclesiatiche.
          A me sembra che la frase di simon
          “è nostro dovere di cristiani, di cattolici, di gente attiva nei nostri ambienti appoggiare e facilitare le future azioni del Santo Padre, anche, anzi soprattutto, quando non ne siamo personalmente sempre convinti” non abbia alcun senso.
          perchè io dovrei avere il dovere di appoggiare le future AZIONI di GOVERNO del santo Padre soprattutto quelle di cui non sono affatto convinta? ‘Se per esempio scomunicasse il card. caffarra e facesse cardinale Enzo Bianchi e Arcivescovo di Milano mons. Galantino perchè mai io dovrei avere il DOVERE di appoggiare queste AZIONI?
          le AZIONI di governo di un papa come ammetti anche ci tu non rientrano nelle categorie del vero e del falso e dell’infallibilità, ma solo dell’opportuno” e dell “opinabile”.
          A te pare che papa francesco si sia comportato da buon pastore con il suo comportamento verso l’Ordine sovrano di Malta, a me e a molti altri no, e non c’è nessun dovere da parte nostra di approvarlo.

          • La solita arroganza di Simon, con il suo fare da professorino! Una bella patacca, in piena linea con la Chiesa pataccara di Bergoglio.

    • Ho letto solo adesso l’articolo di berlicche… fondamentalmente disonesto sul piano intellettuale caro Marco N.
      Non so perché ce lo vieni a metter sotto il naso mentre a tutti si suoi “dubbi” abbiamo già risposto: anzi dovresti aiutarlo …
      In Pace

      • P.S.: L’argomentazione di Teofane in quel blog è, li come qui, sballato in quanto ritiene erroneamente che la piena avvertenza sia l’equivalente della piena comprensione, il che non corrisponde all’insegnamento della Chiesa. Preferire tra la propria opinione personale e quel che la Chiesa insegna la prima opzione è peccato mortale per il cattolico, è letteralmente peccato contro lo Spirito Santo.

        • Scusa Simon, avrai sicuramente già trattato la cosa altrove, ma mi confondi. Che differenza ci sarebbe tra piena avvertenza e piena comprensione? In ogni caso il CCC parla solo di piena avvertenza e deliberato consenso non di comprensione. Se io sono avvertito che un certo comportamento è materia grave, il fatto che non lo comprenda (che poi si riduce a dire che non lo condivido) è irrilevante rispetto alla gravità soggettiva. O no?

        • Esatto?! Allora perché sopra hai risposto che Berlicche ritiene erroneamente che la piena avvertenza sia l’equivalente della piena comprensione? Qual’è la differenza?

          • La piena avvertenza è conoscere quel che la Chiesa insegna.
            La comprensione vuol dire aver capito (ed in ultima analisi essere d’accordo).
            Non sono equivalenti: già discusso in lungo ed in largo.
            In Pace

  2. “È tempo che Papa Francesco agisca da manager secondo la sua vera indole e carisma e la ragione per quale è stato eletto: su questo la Storia e Dio lo giudicheranno e di certo non sulla qualità della sua teologia (…) Essere un Buon Pastore non vuol dire essere nel vero o nel falso, il che appartiene di più alla dimensione magistrale, ma vuol dire eccellere nelle categorie di efficacia e efficienza in vista del bene supremo che è la salus animarum.”
    E’ chiaro che non intendi ciò alla lettera, perché in ultima analisi il Papa è lì proprio per preservare la Chiesa dall’errore, anche quando fosse un asino in teologia. Ma si capisce che debba avere capacità di governo e che in linea di massima debba essere un animale politico nel senso positivo del termine. Tuttavia la questione è più complessa. Qualcuno, alla luce di questi ragionamenti, potrebbe allora dire che il pontificato di Benedetto XVI è stato pessimo. Ma sbaglierebbe, giacché ogni stagione ha la sua priorità. E Benedetto XVI fu l’uomo giusto al momento giusto quando si trattò di ribadire inflessibilmente, coi suoi modi iper-riguardosi, la validità e la vitalità della dottrina in un mondo che la riteneva caduca. Senza gli anni del suo pontificato dove saremmo ora in tempi “rivoluzionari”? E tuttavia la questione è ancora più complessa giacché l’azione di un pontefice s’inquadra in un disegno provvidenziale che è troppo dilatato nel tempo perché noi lo possiamo cogliere e che può servirsi anche delle mancanze o delle imprudenze di un pontefice. Dell’intima ortodossia di Papa Francesco non ho perciò alcun dubbio. Però sta facendo molti errori. Il primo è quello di circondarsi di una guardia pretoriana di “modernisti” che approfitta del suo “misericordioso” anelito ad andar incontro alla gente, del suo voler vedere a tutti i costi il lato buono delle cose, della sua idiosincrasia per le sottigliezze, per distruggere la verità. Inoltre, a me pare che sia ammalato, per così dire, di “dostoevskismo”. Lui è un grande ammiratore di Dostoevskij, e nella sua opera il male e il bene sono spesso due facce di una stessa realtà, cosicché capita che il grande criminale conviva potenzialmente col santo nella stessa persona. E’ una grande sciocchezza che peraltro è piuttosto diffusa anche nella cultura cattolica, ma che Dostoevskij, che è un grandissimo scrittore, tratta in maniera così fine e profonda da riuscire a spacciarla per vera. Quindi, non è solo “politica” o sapiente e caritatevole gesuitismo quello che gli mette in bocca giudizi assurdamente lusinghieri su Lutero, ma un tratto della sua personalità che gli rende arduo disingannarsi e che lo induce alla faciloneria. Non voglio affatto dire che sia ingenuo. E probabile che nel suo intimo sia convinto che la sua “apertura” verso il mondo porterà più bene che male, mettendo anche in conto gli errori che inevitabilmente commetterà. Ma non vorrei, invece, che finisse per diventare una figura alla Re Lear.

    • Ben detto, Zamax. Se hai sotto mano il vecchio libro di Alain Besançon “La falsificazione del bene”, vi troverai lo stesso senso della tua analisi. Oggi sembra proprio il tempo, non solo di Dostoevskij, ma di Tolstoevskij, l’orrida chimera che mescola e propina il peggio (perché c’è anche il meglio) di entrambi gli scrittori russi. Con Orwell già installato, nonostante la profezia di Soloviev…

      • Nonostante che nel mio piccolissimo mi consideri un grandissimo tuttologo (tipica sparata da uomo del sottosuolo) di Alain Besançon conoscevo poco più che il nome (diciamo la verità: solo il nome). Quindi mi sono informato sommariamente e direi che in effetti può essere come dici tu. In tempi di umanitarismo sfatto bisogna stare in guardia o …pregare Dio. Anche Tocqueville (penso ne “L’Antico Regime e la Rivoluzione”, vado a memoria) mise bene il luce come tutta l’epoca precedente la Rivoluzione Francese fossa pervasa dal “buonismo” generalizzato.

  3. Standing ovation per il commento di Zamax, che vorrei sostenere con un esempio. Osserva Zamax che un Papa può non solo essere ortodosso nell’intimo, ma anche compiere a posteriori provvedimenti assai, assai discutibili nella pastorale, che però magari duecento anni dopo la storia rivela essere stati per altri sensi… non so se dire “provvidenziali”… meglio di tutto sempre Zamax con “consoni alla stagione”. Aggiungo io: questo però non legittima l’idea che il provvedimento pastorale in sé sia positivo; e personalmente io non riesco a dare in questo senso né a papa Francesco oggi né a papa Bartolomeo domani il mio assenso a un provvedimento pastorale che mi sembra bacato. Mi basta l’ossequio dottrinale ma stop; perché schifezze sono già successe e potranno succedere.
    L’esempio. Papa Francesco è un gesuita. Ora, ogni studioso del ‘700 sa quanto fosse “buono” il francescano conventuale Ganganelli (Clemente XIV) che fu assediato da ogni parte intorno al 1770 perché sopprimesse l’ordine dei gesuiti. E in effetti lo soppresse. E la cosa fu gravissima: non fu affatto (o quasi) il trionfo della ragione, come molti spacciavano, sui tenebrosi gesuiti, ma il trionfo della prepotenza dell’ideologia dominante (l’assolutismo) che era giunta a piegare un pontefice debole. Infatti la soppressione fu tutta frutto delle invidie dei cosiddetti “illuminati” Giuseppe II, Maria Teresa… (tutte le nazioni europee a parte la Russia e la Polonia). Il generale dei gesuiti, Ricci, morì in carcere; e fu oggettivamente un’ingiustizia gravissima fatta ad un religioso e ad un cattolico, con l’assenso di un pontefice (a qualcuno ricorda qualcosa?). Poi passò il tempo, passarono i re, anche con la ghigliottina, passò Napoleone, che commise l’atto estremo di prepotenza, l’incarcerazione del Papa.
    Poi tutto finì. E Pio VII, magro come uno spettro, tornò a Roma acclamato dalle folle. E una delle prime cose che fece fu mettere fine alla sciocchezza commessa appena prima della rivoluzione, restaurando l’ordine dei Gesuiti. Naturalmente prima passò anche papa Ganganelli: nessuno se lo ricorda quasi più, se non per questa soppressione dell’ordine rimasta come una macchia sul suo pontificato. Benché a livello storico la si possa ora perfettamente inquadrare.

  4. Sì, Minstrel, ricorda qualcosa e ben più di qualcosa.

  5. Scuse ad entrambi.

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