Dizionario elementare del pensiero pericoloso

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Da pochi giorni è uscita in libreria l’ultima fatica letteraria dell’Istituto di Apologetica, vale a dire il Dizionario elementare del pensiero pericoloso, curato da Giampaolo Barra, Mario A. Iannaccone e Marco Respinti. Si tratta di un volume di quasi settecento pagine che va ad affiancare il precedente Dizionario elementare di apologetica. Il libro  è suddiviso in circa 200 voci, ad opera di una quarantina di autori, dedicate a personaggi della storia o dell’attualità il cui pensiero, in tutto o in parte, presenta una problematicità tale da poter essere considerato pericoloso, appunto, rispetto a tre punti fondamentali: la dottrina cattolica, la legge naturale ed il realismo filosofico.

Accanto ai soliti Marx, Freud e Nietzsche, si trovano lemmi dedicati ad alcuni autori o personaggi apparentemente “insospettabili”, come Maritain, Milani e Cantalamessa, i quali, pur vantando indubbi meriti, presentano nei loro scritti o nelle loro prese di posizione dei lati “oscuri” o discutibili. Proprio la presenza di voci come queste evidenza quella che è la caratteristica più saliente di quest’opera, nata per servire la verità senza riguardi ai dettami del “politicamente corretto” e senza, per così dire, peli sulla lingua.

Come sottintende il titolo stesso del libro, le voci non hanno alcuna pretesa di essere in qualche modo esaustive, ma di fornire alcune informazioni di base in merito agli autori trattati, illustrando in modo particolare gli aspetti del loro pensiero intellettualmente e dottrinalmente più pericolosi e proponendone, nei limiti dello spazio concesso da un’opera sintetica di consultazione, un’analisi critica.

Un volume da possedere e studiare, che fornisce nuove formidabili munizioni all’arsenale di tutti quei cristiani che non si sono stancati di seguire l’invito dell’apostolo Pietro ad essere sempre pronti a rendere ragione della speranza che è in loro (1Pt 3,15), memori del fatto che la loro fede è più preziosa dell’oro (1Pt 1,7).

A questo indirizzo è possibile leggere la voce dedicata al Cardinale Walter Kasper, anche per comprendere la modalità di scrittura delle voci.



Categories: Filosofia, teologia e apologetica

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22 replies

  1. Grazie trianello della breve recensione! Ho una domanda da farti dopo aver letto la voce dedicata a Kasper: non c’è il rischio di mal interpretare le intenzioni di alcuni autori, togliendo le frasi “incriminate” dal contesto dei capoversi e delle opere da cui sono tratte? Se si, come hanno pensato gli autori di ovviare a questo possibile errore d’interpretazione che potrebbe minare nelle fondamenta l’opera?

  2. Vi vedo anche un altro rischio: quello di incasellamento forzato.

    Infatti se è bene trovare affermazioni errate e mettere a confronto la dottrina della Chiesa, quid delle proposizioni giuste e secondo la dottrina degli stessi? Vedi anche dei problemi teologici o filosofici che potrebbero aver risolto?

    Per altro bisognerebbe a rigor di metodo offrire una contro-risposta che gli stessi autori potrebbero o avrebbero potuto proporre alla “critica” presentata.

    Mi sembra elevato il rischio di creare una specie di tribunale del popolo delle idee altrui …: un Syllabus de facto ma senza autorevolezza né scientifica né dottrinale.

    Già vedo i cretinoidi di servizio andare a recuperare idee sballate per spararle sul web pur di sporcare altrui….

    In Pace

  3. Se il precedente Dizionario elementare di apologetica mi sembra interessante e molto utile, quest’ultimo non mi attira per nulla, mi sembra una spece di “indice” o di inquisizione, come Minstrel anche io vedo seri rischi di interpretare forzatamente in una sola direzione frasi e commenti.

    • Il dizionario elementare di apologetica ce l’ho e lo consiglio, ottimo strumento di raccolta di informazioni utili per ogni evenienza, con ovvie schematizzazioni, ma rarissimamente così semplicistiche da fornire destro a critiche sensate.

  4. Sul tema “pensiero pericoloso” / non politicamente corretto / messa in luci di figure osannate dalla intellighenzia / “for men only” (ma non solo), rimando a uno scritto di Silvana De Mari pubblicato ieri sul blog di Costanza Miriano:
    https://costanzamiriano.com/2017/01/08/riportare-in-vita-il-padre-per-difendere-i-figli/#comment-122682

  5. Non mi convince, mi sembra pericoloso questo dizionario del pensiero pericoloso.
    Difficile giudicare delle frasi estrapolate dal contesto in questo modo. Ho paura che qui gli autori hanno contratto un poco il morbo di Socci.

    • Pericoloso? Certo, per tutti gli estimatori consapevoli del pensiero pericoloso. Certamente molto meno per i tantissimi estimatori inconsapevoli dello stesso. Questo testo, in fondo, cerca di creare questa consapevolezza, al fine, specie per alcuni autori contemporanei, di aprire una disputa, non di chiuderla.

  6. Piú che u sillabo mi sembra un Indice privato o Para indice. Esiste pericolo di mal uso? certo, tutte le opere umane corrono pericolo di deviare, anzi sicuramente deviano. E se l´Inquisizione ha condannato Rosmini per quaranta proposizioni lette senza “spirito caritatis” anche questa iniziativa sbaglierá.
    Ma l´alternativa qual´é? Che i cattolici credano che si puó pensare quello che Kasper a letteralmente scritto?Se la Chiesa non avesse abbandonato l´educazione cristiana, se non lasciasse che ognunonella gerarchia la pensasse come vuole pubblicamente queste iniziative private non sarebbero necessarie. Speriamo che la confusione che potesse nascere faccia correggersi alla gerarchia. Poi non vedo male tornare a discutere di teologia.

    • Infatti vari esponenti del pensiero pericoloso vari “cattivi maestri” sono oggi molto seguiti dalla Chiesa cattolica vedi Enzo Bianchi.L’ italiano medio non particolarmente colto crede che Enzo Bianchi sia un luminare della Chiesa .
      Varie persone a Natale mi hanno regalato libri di Enzo Bianchi sapendo che sono cattolico credendo di farmi un favore! E l’ipocrisia ecclesistica ha anche trovato il linguaggio per mascherare posizioni veramente pericolose ed eterodosse:si dice che sono diverse “sensibilita’”.Cosi’in nome di una diversa sensibilita’si maschera l’eresiaLa Chiesa “con le porte aperte” come l’ha definita il card. Baldisseri diventa sempre piu’un coacervo di opinioni discordanti dove cani e porci pascolano indisturbati.

      • Di Bianchi ho avuto l’onere di leggere una sua fatichina di 120 paginette sul dono e il perdono. In mezzo ad una marea di citazioni (bibliche e non), spesso solo messe lì per mostrare i muscoli intellettuali (e allungare il brodo), e a contraddizioni logiche dovute all’uso modernissimo della (post)lingua, ci ho trovato qualche frasettina bella. Ed era tale perché non era nient’altro che la riproposizione di banalità ovvie, riscontrabili in ogni scritto decente dedicate al dono o al perdono.

        Come non bastasse mi hanno anche offerto di andare ad assistere ad una sua conferenza sul tema. Come se fossi immortale…

        Seriamente… ma che ci trovano?!?

  7. Camilleri ne parla come collaboratore: se da un lato mi assicura, dall’altro non risponde a quanto qui abbiamo sollevato.
    http://www.lanuovabq.it/it/articoli-un-dizionario-contro-il-pensiero-pericoloso-18587.htm

    • No Mistrel hai capito male Bianchi non e’un collaboratore dei redattori del Dizionario ma una “voce” del dizionario insieme a Olivetti Osho D’Annunzio ecc.
      Ti immagini Bianchi collaborare a un libro cosi’? Le parole definitive su Enzo Bianchi sono state scritte da padre Antonio Livi. Ma i libri di Bianchi son best-sellers mentre padre Livi lo conoscono in pochi. Cosi’va il mondo!
      Come diceva Shakespeare : sono stanco di vedere il merito nudo a mendicare mentre la squallida Nullita’ e’ gaiamente agghindata (Sonetto 66)

      • D’altronte il “Merito”, nudo è stato inchiodato ad una croce…

      • Non mi sono spiegato. E’ ovvio che Bianchi appaia come voce e non come collaboratore. Il collaboratore è Camilleri che ha scritto il pezzo sulla Bussola; da un lato mi ha confortato sulla bontà dell’operazione, dall’altro non sono solo non ha risposto alle remore, ma addirittura arriva a scrivere questo: “Non dovete fare altro che consultare il Dizionario per vedere chi è esattamente quell’autore e apprendere, nel suo pensiero, dove sta il trucco”.
        Con tutto il male che posso volere a chi spaccia l’errore come fosse Veritas, non posso ridurre un uomo e il suo pensiero a 4 frasi, pur contestualizzate (cosa tutta da vedere). Intendiamoci, non voglio difendere Bianchi o Nietzsche, bensì contestare il metodo.

        E’ pur vero che, come dice Blas, bisognerebbe capire come passare certe informazioni. Perché ad esempio sono convinto che alcune parole di Kasper possano avere una lettura migliore se si attiva nella nostra coscienza il benedetto tasto del “principio di carità”, senza il quale – si è visto – anche AL può arrivare ad essere eretica! E allora la questione è schiettamente metodologica: se da un lato con la Beauvoir o Mieli, qualora ce ne fosse bisogno, bisognerebbe procedere con il machete, forse con un qualsiasi Cardinale che scrive in un libro accademico e non spiccatamente teologico, bisognerebbe prima procedere a chiarire al lettore la distinzione dei quadri teoretici che oggi si attuano.

        Altro chiarimento: se da un lato un Livi accademico non arriverebbe mai a scrivere castronerie, dall’altro ci sta che un Grillo potrebbe invece infarcirci con le stesse una sua dissertazione, ma per motivi disparati diversi dalla semplice malafede o dalla volontà di “cambiare” l’incambiabile, basta anche solo il metodo usato. Barbaglia ad esempio giunge spessissimo a conclusioni estranee al Magistero perché usa il metodo ermeneutico derivato da Ricoeur e quasi protestantizza la Scrittura, ma nei suoi corsi lo dice sempre: “voi andate al Corso e dite che la risposta giusta è questa, punto. Ora procediamo in ordine diverso perché vediate come si fa ricerca in accademia”. Certo è triste rilevare che ad oggi si pensa di fare ricerca accademica quando ci si spinge oltre il dovuto (visto che tutto è consentito) e non quando si ribadisce il conosciuto, ma questo è quanto. Detto questo Barbaglia, dovesse apparire nel dizionario (e non apparirà poiché ha scritto pochissimo e detto tantissimo!), potrebbe avere una voce da 20 pagine, eppure la riterrei erronea perchè egli è consapevole della sua distanza in certi punti e mette sempre le mani avanti con chi lo ascolta. Non è poco, anche se – certo – non è tutto.
        Per non parlare che spesso gli errori di questo pensiero pericoloso viaggiano nelle parole delle conferenze o delle omelie più che negli scritti.
        Però è altrettanto vero che una ripassata degna di questo nome hai fondamentali, ripassata fornita grazie alle “scuse” degli scritti zoppicanti di questi signori, potrebbe aiutare anche in caso ci si ritrovasse ad ascoltare queste parole altrettanto zoppicanti e non reperibili, per ovvi motivi, sul dizionario.

        Spero di essermi spiegato in qualche modo.

        • Grazie minster, molto chiaro e convengo con il tuo pensiero.

          D’altronde parliamo di un “Dizionario Elementare” con tutti i limiti che un dizionario (per di più elementare) può avere… quindi o lo si pbblica nella forma che gli è propria… o non lo si pubblica.

          E’ poi riferito al “pensiero pericoloso”, non alla messa all’indice del “pensiero eretico”.

          Il “pensiero pericoloso” è per l’appunto un pensiero che PUO’ nascondere periscoli, che può essere insidioso e quindi richiede una maggior attenzione nell’affrontarlo.
          Così come molti sentieri di montagna che possono portano ad alte vette se affrontati consci dei possibili pericoli o difficoltà… diversamente ci si può ritrovare gsul fondo di un tremendo burrone.

          😉

          Tutto cio prima ancora di averlo potuto leggere…

    • Il dizionario contiene una voce dedicata a Bianchi. Credo sia indubbio che costui nei suoi numerosi si sia espresso in modo non del tutto in linea con la fede e la morale propugnate dalla Chiesa.

  8. Temo sia un’iniziativa infelice. Uno dei rischi del tradizionalismo cattolico (e parlo anche di quello sano, non di quello di stampo ereticale o scismatico) è sempre quello di mettere, col pretesto di difendere la verità, la museruola all’approfondimento della verità, e di renderla così infeconda. E’ chiaro che in questa ricerca si può uscire dai binari, e di accompagnare un buono sostanziale con del cattivo accidentale: ma chi è in buona fede si mette sempre nel ruolo di chi propone, non di chi dispone. Certo, può darsi pure che il libro sia stato preparato con tutta la delicatezza che l’operazione richiede. Ma ho dei forti dubbi. Vedo ad esempio che si parla di tre punti fondamentali, tra i quali il “realismo filosofico”. Ora, a mio avviso, il realismo filosofico (esattamente come l’idealismo) è un’espressione talmente vaga che metterla a fondamento dell’ortodossia rischia di risolversi in un’operazione ideologica.

  9. La questione è complessa: in generale in un processo di ricerca non si procede in modo lineare ma si va avanti correggendo errori.

    In altre parole non c’è progressione scientifica e cognitiva senza ever la possibilità di esprimere tesi che saranno poi dimostrate erronee.

    Censurare l’errore non è quindi un servizio che si rende alla ricerca della verità.

    La differenza tra errore accettabile in quanto tappa nel metodo e errore inaccettabile risiede nella considerazione se tale errore va contro i fatti in quanto tali: se si , non è accettabile. I fatti in scienza sono i dati sperimentali e in teologia sono il dogma.

    In Pace

  10. ottimo articolo! Prossimo acquisto

  11. Rispondendo in un colpo solo a tutte le varie osservazioni avanzate dai commentatori, vorrei reiterare il mio apprezzamento per l’operazione, nonostante tutti i limiti (riconosciuti dagli stessi curatori dell’opera nella prefazione della medesima), che questa indubbiamente possiede. Lo scopo del volume non è quello di creare una sorta di lista di proscrizione o di indice degli autori proibiti, ma segnalare ai fedeli culturalmente non sufficientemente preparati da un punto di vista filosofico, storico e teologico gli aspetti discutibili del pensiero di taluni autori. Non tutte le voci procedono nel modo in cui procede quella su Kasper, prendendo cioè delle citazioni dalle opere dell’autore in esame e concentrandosi su queste, ma ce ne sono alcune che svolgono delle esposizioni più articolate. Lì dove si riportano delle citazioni dirette, lo si fa, credo, al fine di segnalare tramite la viva parola di un autore un certo atteggiamento del medesimo verso determinate questioni particolarmente delicate da un punto di vista teologico, morale o filosofico. Poi sta ad ogni lettore, qualora ne abbia gli strumenti, giudicare se i rilievi espressi nei singoli lemmi a riguardo di determinati personaggi siano o meno fondati.

  12. l’opera mi sembra interessante, anche se ovviamente poi le varie questioni andrebbero approfondite personalmente. Francamente però la voce su Kasper non mi è sembrata dire cose così errate… sicuramente ci saranno altre voci più ficcanti.

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