Disputa galattica su Amoris Laetitia

europa

Superficie di Europa, quarto satellite di Giove. Un uomo cammina sulla superficie polverosa, vestito leggero, come fosse estate. A volte si ferma e guarda in alto. Stelle, ovunque. Da sinistra un altro uomo appare, in lontananza. Cammina con un bastone, ma cammina sicuro. Si notano, si corrono incontro, un abbraccio.

Minstrel: Simon, carissimo, ti ho riconosciuto subito! Sapevo che prima o poi ci saremmo visti in qualche viaggio oltre atmosfera!
Simon: un appassionato di sci-fi come me come potrebbe lasciarsi scappare una simile opportunità.
Minstrel: Vero, vero. Gran bello spettacolo, anche se il sole è così lontano, così poco caldo… mi inquieta.
Simon: Non siamo fatti per star lontani dalla luce.
Minstrel: Già. Ma non è facile rendersi conto di questo desiderio, come dire, non è facile a volte essere sinceri con sé stessi.
Simon: Non è facile mai.
Minstrel: Vero. Ed è il compito di noi padri no? Anzi di ogni educatore. (ci pensa) Di ogni essere umano a dire il vero: formare le coscienze alla verità e aiutarle ad essere sincere con se stesse.
Simon: Verissimo.
Minstrel: E chi aiuta noi a fare altrettanto?
Simon: (di sfuggita) La Chiesa, mi pare ovvio. Ehi, che ne dici se torniamo al 16 luglio 1994 così possiamo osservare i frammenti della Shoemaker-Levy 9 mentre cadono su Giove?
Minstrel: Certo certo…

(I due si girano verso Giove e improvvisamente cominciano cadere sul Pianeta dei frammenti di cometa)

Simon: Magnifico.
Minstrel: La Chiesa… ma la Chiesa siamo noi, sempre di uomini si tratta.
Simon: (non staccando gli occhi da Giove) non solo e lo sai.
Minstrel: D’accordo, però come noi dobbiamo cercare di essere faro di Verità chiara e garantita, la Chiesa gerarchica e il Magistero lo deve essere altrettanto.
Simon: (sempre guardando Giove) certo.
Minstrel: E Amoris Laetitia non mi pare proprio che sia “chiara”!
Simon: (girandosi lentamente e sorridendo) finalmente ci siamo arrivati. Dimmi allora, cosa c’è ancora che non ti soddisfa dopo averne tanto parlato? Vediamo se non comprendi quel che abbiamo già disputato oppure se hai buone nuove ragioni. Parla, intanto mi perdonerai se osservo il fenomeno su Giove. (si rigira)
Minstrel: Ero in viaggio su 1P/Halley e…
Simon: eh, come è?! E’ vero che senti come un certo “mal di mare”?
Minstrel: si, no, cioè insomma per me è più una sensazione creata dal pensiero di quella che dovrebbe essere la velocità di…
Simon: Quello che pensavo.
Minstrel: comunque dicevo ero su Halley e ho incontrato l’amico tomista con cui parlasti tempo fa
Simon: (torna a osservare Giove) certo, certo. Grande persona.
Minstrel: Si, si, arrivo al dunque. Siamo arrivati a parlare di Buttiglione che conosce ed è suo amico. E mi ha detto che a suo avviso sta sbagliando su AL. Siamo entrati nel soggetto e gli ho proposto come risoluzione possibile al primo “dubia” dei 4 Cardinali la tua tua ipotesi esemplificativa di sesso “violento” cioè non consenziente, ma richiesto dal partner con cui ci si è risposati; volontà di soddisfare “per il bene dei figli” diciamo. Al che mi ha risposto che è una situazione che va chiarita bene. Mi disse qualcosa tipo: “La violenza esclude il peccato in linea generale, ma rimarrebbe la regola aurea che in stato di dubbio su un peccato grave non si fa la comunione. Sinceramente, non capisco come una coscienza genuinamente orientata a fare la volontà di Dio possa voler rischiare un peccato ancora più grave semplicemente per la frenesia di ricevere la comunione.” Ha ragione per me Simon. Non sai quante volte sono stato tante volte a Messa senza ricevere la comunione e non è successo nulla. Poi continuò dicendo che nel caso prospettato ci sono così tante aree grigie e dubbiose che non vale neanche la pena di tentare di scriverci regole.
Simon: Giusto, infatti AL rimane vaga proprio perché prevede che esistano molte situazioni possibili, impossibili da racchiudere in una precisa pastorale, fermo restando la dottrina. La regola aurea che in stato di dubbio su un peccato grave non si fa la comunione resta ed è sempre vera; infatti mai in AL si dice che qualcuno che sia nel dubbio possa andare a ricevere la comunione giudicando da solo del proprio dubbio. Ma è solo se lo sguardo di un terzo, il confessore tipicamente o il direttore di coscienza mandato dalla Chiesa, oggettiva questo dubbio che tale giudice può oppure no liberare la coscienza del penitente. In altre parole: verso di te devi essere ferreo e applicare la regola “aurea”, ma il confessore, oggettivando, ti può liberare sacramentalmente. Questa è anche la forza del sacramento della penitenza cattolico
Minstrel: ok, giusto. Però vedi, poi ha aggiunto una cosa che mi ha fatto pensare non poco! Mi disse: “Resta il fatto che se un confessore sul serio ritiene che ci sia una situazione incolpevole di violenza dovrebbe semplicemente spiegare alla persona che non ha commesso peccato…”. E lì non ho sentito più alcun mal di mare su Halley.
Simon: (si gira mentre su Giove avviene un impatto immane) questo è interessante.
Minstrel: eh si che lo è! Accidenti, mi son detto, ha ragione! Cosa centra la confessione e l’assoluzione? Andrebbe quindi riletto quel passo di AL per capire se parla solo di comunione oppure di possibilità di assoluzione. Tu mi pare parli di assoluzione per mancanza di un requisito che il confessore può comprendere, qui invece c’è semplicemente mancanza di peccato mortale per mancanza di un requisito che il confessore non solo comprende al volo, ma è tenuto a sottolineare a chi si confessa.
Simon: Giusto, siamo d’accordo.
Minstrel:  Quindi lo stesso mi ha fatto notare che questa situazione non potrebbe andare avanti molto. O meglio a suo avviso non dovrebbe andare avanti molto! Forse lui utilizza un altro punto di vista ma lui rimane perplesso quando si fanno questi discorsi di “violenza subita” perché, come si dice, non c’è altro da fare per il bene dei bambini. Mi disse: “Che tipo di famiglia c’è se la donna fa sesso col marito puntualmente in termini di subire una violenza? La famiglia non è solo il fatto di stare sotto lo stesso tetto. Per i bambini la tensione della violenza che si respira in casa è peggio del fatto di essere insieme in quella casa con la persona che, per ipotesi, violenta l’altra. Io personalmente non avrei dubbi sul fatto che in un caso in cui la donna subisce violenza sessuale contro la sua volontà la relazione deve finire al più presto possibile sia per il bene della donna che per il bene dei figli (e anche per il bene del violentatore che in questo modo si guadagna giorno dopo giorno la pena eterna)”. In fondo pensaci Simon, questi casi limite spesso sono in genere descritti in modo da favorire il lassismo rispetto al divorzio e al nuovo matrimonio. Da qui alle situazioni in cui non c’è nessuna violenza ma solo autoconvincimento che quello che si vuole fare (cioè restare col nuovo coniuge) sia l’unica soluzione possibile per il bene dei figli, il passo è breve. Forse siamo solo scettici sulla possibilità che tali situazioni possano esistere veramente, senza mancato consenso o una piena avvertenza.
Simon: Forse che si, forse che no… (sorride, riguarda Giove ora silente)
Minstrel: E poi mi ha salutato, ma prima mi ha detto che se mai una amica gli dicesse di subire una violenza simile solo per non danneggiare il bene dei figli che da quell’uomo ha avuto, lui gli direbbe con piena convinzione di lasciarlo subito ed elaborare un’altra strategia per proteggere al meglio i figli.
Simon: “Che tipo di famiglia c’è se la donna fa sesso col marito puntualmente in termini di subire una violenza?” davvero interessante.
Minstrel: Eh, son contento che capisci perché non mi paiono campate per aria come annotazioni. Certo, forse esulano da AL in sé. Però, diciamocelo, AL ha dei passi che – mettiamola così – sembrano proprio scritti con la chiarezza tipica del gesuita…

(impatto immenso su Giove)

Simon: Ah, che meraviglia! (silenzio, si nota che sta ragionando) Ha ragione a chiedersi che tipo di famiglia sia quella nel quale la donna fa puntualmente del “sesso violento” col marito. Ma è qui dove subentra il significato stesso di assoluzione! Il fatto che una donna sia nell’obbligo morale di soddisfare i bisogni del marito, che preferirebbe di non farlo, ma che poi dopotutto non è cosi spiacevole farlo con l’uomo che si ama, è esattamente la situazione che il confessore deve vagliare e prevista nel caso d’esempio in esame. Da un lato lei non vorrebbe e davvero si ingaggia quanto può a far evolvere tale situazione, ma d’altro canto quando l’obbligo avviene esso è “gradevole”, come sempre peccare è…
Minstrel: non me lo dire, anche questa è una cosa davvero strana eh… ma lasciamo perdere questo fronte.
Simon: Resta il fatto che in questo ultimo caso, può essere appunto il ricevere l’assoluzione che può fare avanzare le cose, in qualsiasi direzione per altro. Il peccato c’è in quanto c’è una ragione oggettiva all’obbligo di restare con il marito (l’educazione dei figli, anche solo al mantenimento di una promessa), c’è il vivo desiderio di vivere castamente in rispetto al primo matrimonio per amore di Cristo, ma c’è anche la concupiscenza usuale che va trattata come da consuetudine: con i sacramenti.
Minstrel: Mi sembrano ottime annotazioni. (si volta a guardare Giove, ora inerte dopo l’enorme impatto di prima) Non sono ancora completamente soddisfatto però… forse è proprio perché non sto vivendo una situazione simile o non chiamato a ad esserne il confessore.
Simon: Qui si fantastica, è sempre la realtà a comandare.
Minstrel: Verità sempre più dimenticata… A tale proposito, mi sa che devo rientrare. Grazie di questa breve chiacchierata, la prossima volta speriamo di poterci incontrare veramente, questi matrix a pagamento sono splendidi, ma vuoi mettere il bere insieme di nuovo un bicchiere di vino ottimo e vero, con tutte le qualità non quantificabili al loro posto? Ho giusto uno Sfursat del 2013 che farebbe al caso nostro!
Simon: Non vedo l’ora. Comunque lo sai: ogni cosa è pura per i puri. Anche usare queste tecnologie che ci permettono di chiarirci. Il costo potrebbe essere quello di allontanarsi dalla realtà e quindi dalla Verità, ma questa è pur sempre la responsabilità della nostra libertà.
Minstrel: A proposito di libertà, mia moglie sta ordinando a gran vocedi andare a preparare tavola per la cena carissimo, volo! Grazie ancora di tutto!
Simon: A te.

(Abbraccio. Un uomo svanisce senza alcun rumore. L’altro sorride e si volta verso Giove illuminato dal sole e da una nuova salva di microimpatti dei frammenti di cometa).

Simon: Che meraviglia deve essere stato.



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22 replies

  1. Simpatica fabula Minstrel, in cui vedo anche un tentativo di ironia leggera (certo anche autoironia, conoscendoti un po’) sul peso effettivo “in sé” di situazioni di discernimento comunque piccole, rispetto all’impattare continuo delle comete su Giove… e non solo di tante tragiche “comete” sulla nostra terra.
    A questo proposito, sia per inquadrare qual è per me (ma penso si sia capito) il vero peso della questione, sia perché mi ha conquistato per l’ironia leggera che vi trapela, vi segnalo l’intervento su Amoris Laetitia del card. Turkson, segnalato a sua volta in http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351432
    Trascrivo quello che mi interessa: “Il cardinale Peter Turkson, prefetto del nuovo dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale,” “il 1 dicembre ha dichiarato al “National Catholic Register” che sarebbe bene, in assenza di una risposta del papa, che cardinali e vescovi si incontrino per confrontare le rispettive interpretazioni di “Amoris laetitia” e vedere come “risponderebbero e reagirebbero l’un l’altro”.

    Come vedete, quel briccone del card. Turkson non prende di petto la questione schierandosi o di qua o di là, ma con una capacità di spiazzamento ironico che per me ricorda certi passi del vangelo dice: “Il problema c’è o non c’è? La chiarezza e l’autorità del Papa sono in dubbio o no? Non sarò io a dirlo! Ma prendiamo questi benedetti vescovi di tutto il mondo, e mettiamoli l’uno davanti all’altro, e alle prese con Amoris Laetitia… E vediamo cosa succede…”
    Furfante!

  2. Scusatemi leggasi: all’impattare continuo delle comete su Giove, e non solo; ma soprattutto a quello di tante tragiche comete… (stavo pensando ad Aleppo, a Berlino…)

  3. “Siamo entrati nel soggetto e gli ho proposto come risoluzione possibile al primo “dubia” dei 4 Cardinali la tua ipotesi esemplificativa di sesso “violento” cioè non consenziente, ma richiesto dal partner con cui ci si è risposati; volontà di soddisfare “per il bene dei figli” diciamo”. La violenza c’è, è vero, ma non è violenza sul coniuge che “subisce”, è violenza sui figli. I figli, infatti, sono le prime vittime del divorzio. E’ nel tentativo di salvare i figli che il coniuge non consenziente accetta (o “dovrebbe” accettare) di fare sesso. Ma li salva davvero facendo sesso? Non sarebbe molto meglio (anche per i figli) rifiutare il sesso ed accettare il divorzio? In fondo è molto meglio una relazione fondata sulla verità, sia pure una cruda e spiacevole verità (i due non si amano o, per lo meno, il coniuge che chiede sesso sotto minaccia di divorzio non ama), che una relazione fondata sul ricatto. Oppure qualcuno vuole sostenere che una relazione (sessuale) dei genitori fondata unicamente sul ricatto (oppure sul ricatto e sulla concupiscenza) sia una relazione positiva per i figli? Scusate la parola: ma che cazzo state dicendo?

    “Ha ragione a chiedersi che tipo di famiglia sia quella nel quale la donna fa puntualmente del “sesso violento” col marito. Ma è qui dove subentra il significato stesso di assoluzione! Il fatto che una donna sia nell’obbligo morale di soddisfare i bisogni del marito, che preferirebbe di non farlo, ma che poi dopotutto non è cosi spiacevole farlo con l’uomo che si ama, è esattamente la situazione che il confessore deve vagliare e prevista nel caso d’esempio in esame. Da un lato lei non vorrebbe e davvero si ingaggia quanto può a far evolvere tale situazione, ma d’altro canto quando l’obbligo avviene esso è “gradevole”, come sempre peccare è…” Qui non c’è nessun “sesso violento”. La violenza (minaccia di divorzio) è solo contro i figli, mentre la donna “gode” della presunta violenza.

    L’unico vero interesse dei figli è che i due continuino ad amarsi, se possibile, e ad amare i figli. Si può continuare ad amare i figli anche essendo separati. E , ancora più importante, si può continuare ad amarsi (tra un uomo ed una donna) anche essendo separati. Il sesso non c’entra niente.

    • “L’unico vero interesse dei figli è che i due continuino ad amarsi, se possibile, e ad amare i figli. Si può continuare ad amare i figli anche essendo separati. E , ancora più importante, si può continuare ad amarsi (tra un uomo ed una donna) anche essendo separati. Il sesso non c’entra niente”.

      Riprendo quest’ultimo passaggio per fare un’altra considerazione. Familiaris consortio, al numero 84, così insegna: “La riconciliazione nel sacramento della penitenza – che aprirebbe la strada al sacramento eucaristico – può essere accordata solo a quelli che, pentiti di aver violato il segno dell’Alleanza e della fedeltà a Cristo, sono sinceramente disposti ad una forma di vita non più in contraddizione con l’indissolubilità del matrimonio. Ciò comporta, in concreto, che quando l’uomo e la donna, per seri motivi – quali, ad esempio, l’educazione dei figli – non possono soddisfare l’obbligo della separazione, «assumono l’impegno di vivere in piena continenza, cioè di astenersi dagli atti propri dei coniugi»”. Davvero può darsi un caso in cui “l’uomo e la donna, per seri motivi – quali, ad esempio, l’educazione dei figli – non possono soddisfare l’obbligo della separazione”? L’educazione dei figli comporta necessariamente che i due debbano vivere sotto lo stesso tetto? Secondo me non è così. L’interesse dei figli è che i due genitori si amino e che amino i propri figli e li educhino alla vita cristiana. Questo, non altro, è l’interesse dei figli. Ma per fare questo non è affatto necessaria la convivenza sotto lo stesso tetto.

      Sottolineo questo aspetto perché F. C., pur essendo ineccepibile sul piano della dottrina, tuttavia indica ai due genitori non (sacramentalmente) sposati un modo di essere fedeli a Dio (cioè l’astensione dagli atti propri dei coniugi pur convivendo sotto lo stesso tetto) che davvero richiede l’eroismo. In questa situazione diventa difficile (quasi impossibile) dare testimonianza di castità ai propri figli. Sarebbe molto più semplice educare i propri figli alla castità rinunciando alla convivenza.

  4. Il dialogo galattico su Amoris Laetitia potrebbe avere come corollario una ipotetica” Storia della Chiesa nel secolo XXI “scritta fra cinqucento anni. L’ipotetico storico del futuro riportando gli avvenimenti di questi anni non potrebbe che stupirsi di fronte all’accanirsi , in un momento di problemi terribili e di crisi profonda della chiesa, sulla discussione su un piccolo e tutto sommato secondario particolare della disciplina ecclesiatica. dare o no la comunione ai divorziati risposati.
    lo storico futuro si chiederà come abbiano potuto gli uomini di fede del XXi essere così ossessivamente preuccupati della comunione ai divorziati risposati mentre intorno a loro il mondo crollava in sfacelo .
    Mentre i Medio oriente i cristiani scomparivano in un orrendo genocidio, mentre in Europa i seminari e i conventi si estinguevano per azzeramento delle vocazioni, , mentre chiese antichissime e venerabili in Belgio, Olanda, francia venivano vendute e smembrate, mentre nelle scuole di tutti gli stati europei i bambini venivano indottrinati fin dalla piu tenera età a valori anti-cristiani.
    ecco mentre succedevano tute queste cose tragiche e importanti , gli uomini di Chiesa e anche molti laici erano tutti infervorati e come ottenebrati da una unica ossessione che sembrava il più importante dei problemi da risolvere: dare o no la comunione ai divorziati risposati.?? Una discussione così accesa e carica di emozione , di odii reciproci di reciproche accuse infamanti, una discussione che portò alla luce il peggio che covava nell’anima di ciascuno, da portare ad una profonda spaccatura e infine ad uno scisma.
    lo storico del futuro rinuncerà a capire le dinamiche psicologiche incomprensibil di tale ottenebramento delle menti e degli animi. Un mistero che si può spiegare solo con categorie extra-storiche.
    Quos vult perdere Deus prius dementat.

    • Son felice che abbiate in parte inteso l’immagine delle comete su Giove; faccio solo notare per altro che tale spettacolo viene ammirato dai protagonisti nella sua devastante bellezza, quindi l’immagine non può essere solo quello della devastazione, ma anche quello di una salutare riconversione o rinvoluzione. Non vorrei però passasse insieme l’idea che oggi si stia ad accapigliarsi su aspetti tutto sommato banali e/o ridicoli.
      Lo riconoscono tutti che questo aspetto banale non è: il Papa ha seminato dubbio? il Papa ha aperto porte che poteva aprire? Ha detto di voler aprire porte che non può aprire, non le ha aperte, ma tanto è la prassi che conta? Non è cambiato nulla? E’ cambiato tutto? SI? no?
      E’ nei dettagli che si annida il demoniaco, la divisione. La chiarezza sicuramente aiuta. Eppure spesso aiuta la stessa divisione. Il dubbio sicuramente fa smarrire. Ma può essere portatore di unità che ci si richiama alla sorgente del nostro Credo.
      La prima (chiarezza) fa capo alla dottrina. La seconda (il dubbio portatore di unità) fa capo alla pastorale. Non esiste l’una senza l’altra e pertanto, come dice Simon, l’unico modo è soprassedere a quella che sembra la poca chiarezza di AL utilizzando gli altri strumenti del Magistero, in primis il CCC odierno.
      E’ possibile oppure no leggere quella noterella in “catholic mode ON”? Yes.
      Solo in rarissimi, sparutissimi, futilissimi casi? Non è un argomento contro.
      Son comunque casi “sospetti”? Guarda al tuo e non prenderti responsabilità che non hai, giudicando delle situazione per altro inventate.
      Infine sappiate che la realtà ha sempre più inventiva di qualsiasi essere umano.

      AL é problematica, lo dicono in tantissimi, soprattutto chi la deve utilizzare. Questo è un fatto.
      Molti ci marciano sopra, molti altri sono in assoluta buona fede. Altro fatto.
      Il momento per parlarne è caldissimo e come ogni momento caldo, è un pessimo momento per parlarne. Noi – a questo punto per nostra fortuna – non siamo tenuti ad utilizzarla. Il nostro compito è dunque guidare all’unità e ad una lettura cattolica di un documento cattolico.
      Questa disputa fra noi vuole aiutare a questa unità di intendi. Per meglio intendere quel che il Papa, volente o nolente, ha voluto (dovuto/potuto!) dire in AL.

      • L’affermazione che la chiarezza “sicuramente” aiuta è tutta da dimostrare.

        Come abbiamo sottolienato in un previo post c’è un mare tra sapere e capire : solo nel capire v’è chiarezza.

        Socrate stesso non da mai per scontato che l’enunciare una frase anche chiarissma (come potrebbe essere un dogma espresso in modo definitorio e definitivo ad esempio) dia accesso alla verità stessa che, come il tomista sa, NON è tale frase (o dogma) ma il giudizio che esprime lo spirito che capisce per davvero: la sua majeutica è un processo di scoperta e di personale appropriazione della verità che scaturisce con l’incontro della proposizione proposta colla persona coinvolta.

        In Pace

  5. In finis, possiamo dire due cose: (1) il Capitolo VIII di AL è perfettammente in linea con gli insegnamenti e le pratiche della Chiesa da sempre ma che (2) specialmente questo capitolo probabilmente non aveva il suo posto in un documento destinato a tutti i fedeli , ma ai soli Vescovi per guidarli nelle decisioni pastorali proprie ad ogni diocesi.

    In Pace

  6. Le situazioni della vita sono descrivibili e comprensibili nella loro complessità solo quando sono reali, inutile è supporre le situazioni a tavolino, esiste un aspetto nella comprensione reciproca fra due persone che non è descrivibile a priori, ciò è particolarmente vero nel sacramento della confessione, (almeno io ho fatto questa esperienza) ciò che nel nostro cuore è complesso nella confessione si semplifica. Chi ha amici con grossi problemi coniugali sa quanto queste situazioni siano complesse e non catalogabili, ora io sono convinto che esistano delle situazioni tali in cui il confessore nel rispetto del magistero possa dire a uno di due “ti sono perdonati i peccati” ma queste situazioni non sono descrivibili ma comprensibili da parte del confessore.

  7. In questa discussione infinita su AL è un po’ che stavo pensando a una cosa che non so se ha senso o meno e cioè: ma è possibile l’esistenza di una normativa che è volta a escludere l’epikeia? Io non ne ho idea, sia chiaro, ma a partire dalla prima disanima che fece Simon, nella quale egli affermava che il cambiamento tra FC e AL consiste nell’autorizzare l’applicazione di epikeia laddove prima ciò non era permesso, e nel leggere gli interventi che man mano sono seguiti, ho avuto la sensazione, che probabilmente sarà errata, che invece, in teoria, l’epikeia non può essere vietata da una norma di diritto canonico positivo, a causa delle caratteristiche proprie dell’epikeia per come essa è stata qui presentata.

    Mentre la previsione della scomunica è una norma di diritto che può esserci o non esserci (ciò che valeva per i divorziati, o che vale (valeva?) per chi pratica/partecipa all’aborto), l’epikeia in quanto tale, almeno mi par di capire, proprio per il fatto di essere ciò che è, non può subire una compressione sotto un aspetto giuridico.

    Se fosse così, tra l’altro mettere in parallelo l’antica abrogazione della scomunica per i divorziati con AL, non sarebbe proprio corretto.

    Ciò che eventualmente potrebbe cambiare sarebbe allora la sola applicazione esteriore dell’epikeia (eucarestia ammessa solo privatamente o dove non si è conosciuti per non recare scandalo – oppure ammissione nella propria parrocchia, ecc.).

    Qui mi colloco nel solco della discussione che è stata impostata nel blog: non son convinto che sia giusta perché personalmente, leggendo tutte le prese di posizione del Magistero ante-AL che affermano in un modo o nell’altro che l’epikeia non è ammissibile nel caso dei cd. “divorziati-risposati”, mi sfugge come si possa sostenere una continuità (e non che tale ammissione sia inopportuna, ma proprio inammissibile). Non mi interessa però concentrarmi su questo punto: se non lo capisco e ciò fosse dovuto a miei limiti intrinseci (cosa che posso contemplare in teoria anche senza concedere) di certo non lo capirò riavviando l’ennesima discussione in merito.

    Mi interesserebbe piuttosto capire se la mia pensata sopra può avere una logica oppure no.

  8. UNA VISIONE
    Io penso che persino in un futuro in cui sotto le macerie di San Pietro ridotto in polvere come il Tempio di Gerusalemme si vedranno aggirarsi persone cenciose e sanguinanti che si faranno largo fra cadaveri in putrefazione e feriti , si troveranno preti ( e laici) che discutono animatamente sull’epikeia e sull’aMORIS LAETITIA, mentre intorno a loro si levano urla e gemiti. L’ossessione si sarà talmente impadronita delle menti che di fronte all'”abominio della desolazione,” le menti clericali saranno impegnate in sofismi quali : ma il confessore .. nel caso in cui… e se invece si desse quest’altro caso.. no , ma però , questo caso è inverosimile … no hai torto tu.. no tu sei rigido .. no tu.non hai discernimento.. no tu sei eretico.. no tu non hai epikeia…..
    e avremo il pietoso spettacolo di dementi che in mezzo alla rovina universale parlano con puntiglio e acribìa delle noticine dell’Amoris Laetizia!!!
    🙂 .-)

    • Prenditela con i quattro cardinali e non con noi: se invece di spargere zizzania avessero fatto quel per il quale hanno giurato, cioè difendere il Magistero invece di tentare di metter indebitamente alle strette Pietro, non si parlerebbe di questi casi cosi particolari che dovrebbero riguardare solo la relazione tra fedeli ed i loro pastori immediati, come AL comanda.
      In Pace

  9. Mi sovviene una confutazione all’argomento. Simon scrive: “Il fatto che una donna sia nell’obbligo morale di soddisfare i bisogni del marito, che preferirebbe di non farlo, ma che poi dopotutto non è cosi spiacevole farlo con l’uomo che si ama, è esattamente la situazione che il confessore deve vagliare e prevista nel caso d’esempio in esame. Da un lato lei non vorrebbe e davvero si ingaggia quanto può a far evolvere tale situazione, ma d’altro canto quando l’obbligo avviene esso è “gradevole”, come sempre peccare è…”.
    MI chiedo: è possibile dire che quell’uomo è paragonabile al “marito” visto che lei è sposata con altrui uomo? E quindi è possibile dire che verso quell’uomo lei ha i doveri proprio della moglie?

    • Nessuno lo dice. Anzi: fosse il marito ci sarebbe un dovere coniugale santificante!

      Qui invece il “dovere” non è verso il (secondo) marito ma verso la prole per la quale si pensa, a torto o a ragione (questo è da vedersi con il confessore), dover mantenere intatto il (nuovo) legame coniugale.

      È tutta la finezza del discorso morale che soddisfa alla legge in circostanze particolari:
      (a) non uccidere è un comandamento di Dio (non commettere adulterio è un comandamento di Dio)
      (b) uccidere un innocente è più grave in certe circostanze che uccidere un criminale (male educare e non offrire il massimo possibile alla propria prole innocente è più grave in certe circostanze che commettere adulterio con un secondo marito)
      (c) (a)+(b) è quindi possibile in certe circostanze comunicarsi dopo aver ucciso un criminale (è quindi possibile in certe circostanze comunicarsi dopo aver commesso adulterio con il secondo marito)

      Possiamo fare di (b) e (c) una legge assoluta? NO e questo perché non n’è niente da legiferare: c’è solo da giudicare la situazione concreta e questo è il ruolo del sacerdote.

      Tutta l’ambiguità (voluta?) da parte dei quattro cardinali gira intorno al fatto che non fanno la differenza tra l’atto di legiferare e quello di giudicare…. ma solo il giudizio afferma la verità, non la legge.

      In Pace

      • Grazie, ci penso su.

      • Aggiungo che tutto il rsgionamento di Simon è giusto in quanto propedeutico ad una valutazione della circostanza concreta tenendo conto di tutte le varianti che possono rendere giustizia ad una eventuale liberazione della coscienza del penitente (con conseguente assoluzione) oppure no.

        Bene fa ad usare l’esempio estremo del marito che fa violenze perchè funzionale al discorso, anche se ovviamente tale discorso, nella pratica, verrà applicato in circostanze anche meno estreme ma che comunque per il bene di quell’anima possono necessitare una particolare cura pastorale, ad esempio quando si valuti che la persona formuli un giudizio incolpevolmente erroneo di coscienza (e in questo caso va rispettata) o, in altri casi, che non muterebbe la sua condotta mettendola quindi in stato di peccato formale e non solo materiale.

        Insomma, la stella polare della Chiesa è la salvezza di questa e quell’anima particolare con le sue possibilità concrete, non tanto il diritto.

        La legge è un pedagogo che serve per condurre a Cristo, non un fine in se.

        Κύριε Ἰησοῦ Χριστέ, Υἱὲ τοῦ Θεοῦ, ἐλέησόν με τὸν ἁμαρτωλόν.

      • “Qui invece il “dovere” non è verso il (secondo) marito ma verso la prole per la quale si pensa, a torto o a ragione (questo è da vedersi con il confessore), dover mantenere intatto il (nuovo) legame coniugale”.

        Due genitori, anche se non sposati, hanno il dovere di amare i figli. In ossequio a questo dovere (di amare i figli) hanno anche il dovere di amarsi tra loro. Questo è fuori discussione. Infatti i figli si cibano dell’amore tra babbo e mamma. Questo è il dovere di due genitori: amarsi (oltre che amare i propri figli). Fare sesso non è necessariamente amarsi, né è un dovere, tanto meno tra genitori che vivono in una relazione adultera. Ci si può e ci si deve amare anche se non si può avere rapporti sessuali.

        Nessuno può giustificare il proprio adulterio con la scusa di non voler divorziare per amore dei figli. I figli hanno bisogno di verità, prima di tutto. E la verità è che essi sono figli di una relazione adultera, quindi assolutamente illegittima. Di conseguenza, se i genitori non vogliono contraddire la fede che insegnano ai loro figli, devono insegnare loro ad essere casti essendo loro stessi, per primi, casti. Non si può insegnare ai nostri figli ad essere casti, se noi per primi scegliamo di non essere casti.

  10. Possiamo fare di (b) e (c) una legge assoluta? NO e questo perché non n’è niente da legiferare: c’è solo da giudicare la situazione concreta e questo è il ruolo del sacerdote.

    Eppure la Chiesa aveva giá legiferato. E non una, per lo meno quattro volta negli ultimi 30 anni. E per rispondere alle stesse richieste fatte in Marzo 2014 dagli stessi vescovi.

    • No: non aveva legiferato in quanto il Legislatore è solo Dio nei Suoi comandamenti, ma aveva dato direttive pastorali in conformità con i tempi, la situazione dell’epoca e il livello di santità e di formazione del greggio al quale doveva accudire nelle geografie considerate.

      L”azione della Chiesa avviene da sempre nel giudizio del sacerdote di fronte alla situazione concreta: è lì che si fa la Verità, nell’incontro con il Cristo nel sacramento.

      In Pace

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