Franco Nembrini – Il perdono

nembrini

le Piche misere sentiro
lo colpo tal, che disperar perdono.

Purgatorio, canto 1, 11-12

In questo richiamo Dante introduce il tema dell’intera cantica: se sia possibile essere perdonati. Su questo non posso rinunciare a leggervi una breve poesia di Giovanni Pascoli. Lo faccio perché desidero proprio che si riesca a custodire per tutto il percorso, da qui fino alla fine del paradiso, questa idea fondamentale che non ci è familiare: il perdono non è il “chiudere un occhio” su debolezze o errori che l’altro fa, è il nome della misericordia! Misericordia, perdono e Amore sono sinonimi. Sono la natura di Dio e la natura dell’uomo quando persegue il proprio bene.
Il perdono non è una concessione, è una dimensione. E’ proprio il modo, l’espressione, dell’amore, cioè del rapporto Vero fra gli uomini. Allora l’ essere perdonati, grande tema di tutta la cantica, è il problema della vita perché coincide con l’essere amati. […]

Mi sono trovato spesso a parlare con i ragazzi in classe e a spiegarlo loro che, forse, almeno così mi pare dalla mia esperienza di vita, l’amore siamo abituati a metterlo come esperienza iniziale: ti sposo per Amore e poi per tutta la vita si tratta di tener duro, perché molte cose farebbero far marcia indietro, farebbero pentire, farebbero dire “devo essermi sbagliato, sembravi così bella e carina e buona e invece…”.
Ho l’impressione che l’Amore non sia all’inizio della strada, ma sia alla fine. E questo coinciderebbe tra l’ altro con il percorso della Comédia perché Dio è alla fine. La scoperta di cosa sia l’amore vero, anche per Beatrice, è alla fine.
All’inizio c’è una passione, giusta, che la natura stessa favorisce perché scattino questi legami, c’è benevolenza, c’è magnanimità, c’è tutto quello che volete. Ma l’Amore… l’Amore è il perdono che negli anni tu vivi nei confronti delle persone a cui vuoi bene. E quanto più sei stato perdonato,  tanto più ami. Capite che è questa la radice della fedeltà? Perché per bella che sia, intelligente che sia, o brava che sia, dove trovo una donna che mi abbia perdonato quel che mi ha perdonato mia moglie? Per trentaquattro anni. Non è possibile! Impossibile: non c’è né una al mondo e nella storia che possa vantarsi di avermi perdonato più di mia moglie! La fedeltà sta in questo, l’Amore diventa la grande scoperta, al grande costruzione di una vita piena di misericordia.

La poesia dunque, che tutti i genitori dovrebbero leggere. Una poesia terribile, lasciatemelo dire, terribile perché per altro sembra una efficace fotografia della modernità. Che cosa manca a tutte le filosofie e a tutte le teorie che ci siamo inventati per provare a stare al mondo? Manca l’esperienza di un amore grande, cioè del perdono. E se è vero che Pascoli parlando di due orfani mette in campo il problema educativo, più estesamente questa poesia mi è sempre parsa la fotografia del tempo che viviamo, della condizione dell’uomo di oggi. Sono due orfanelli che discorrono di notte, mentre cercano di prendere sonno.

Eccola:

«Fratello, ti do noia ora, se parlo? »
«Parla: non posso prender sonno». «Io sento
rodere, appena… » «Sarà forse un tarlo… »
«Fratello, l’hai sentito ora un lamento
lungo, nel buio? » «Sarà forse un cane… »
«C’è gente all’uscio… » «Sarà forse il vento… »
«Odo due voci piane piane piane… »
«Forse è la pioggia che vien giù bel bello».
«Senti quei tocchi? » «Sono le campane».
«Suonano a morto? suonano a martello? »
«Forse… » «Ho paura… » «Anch’io».
«Credo che tuoni:
come faremo? » «Non lo so, fratello:
stammi vicino: stiamo in pace: buoni».

La poesia continua, ma voglio far notare l’insistenza del piccolino che chiede al fratello maggiore spiegazioni. Nel buio, in cui nulla si vede, tutto fa paura. Nella “selva oscura” tutto spaventa perché nulla può essere davvero conosciuto. La poesia continua e ci fa notare come i fratelli anche prima dormivano nella stessa stanza, al buio, ma che dalla serratura veniva la luce che testimoniava la presenza della mamma, di là dalla porta. Non visibile, ma presente. Leggiamo:

«Io parlo ancora, se tu sei contento.
Ricordi, quando per la serratura
veniva lume? » «Ed ora il lume è spento».
«Anche a que’ tempi noi s’aveva paura:
sì, ma non tanta». «Or nulla ci conforta,
e siamo soli nella notte oscura».
«Essa era là, di là di quella porta;
e se n’udiva un mormorìo fugace,
di quando in quando».
«Ed or la mamma è morta».
«Ricordi? Allora non si stava in pace
tanto, tra noi… » «Noi siamo ora più buoni… »
«ora che non c’è più chi si compiace
di noi… » «che non c’è più chi ci perdoni».

E’ tutto qui. La presenza della madre, come la presenza del Padre Eterno, è significativa perché è una garanzia di perdono. Ricordo ancora la lettera di un alunno difficile di quattordici anni che mi scrisse: “ho solo bisogno di un posto fatto di persone che non abbiano schifo e non abbiano paura di ciò che sono”. Siamo tutti al mondo con questo bisogno. E il mondo potrebbe essere un posto bello perché potrebbe essere davvero il posto dove c’è qualcuno che non ha schifo e paura di quello che siamo, cioè che ci perdona! La preoccupazione di Dante sembra solo questa: dirci “Ragazzi, c’è chi ci perdona! C’è! Esiste un rapporto che non ha né schifo né paura di quello che siamo. Fiduciosi, venite dietro a me, proveremo insieme ad essere così contenti da poter provare ad essere buoni“. […]
Questo è il purgatorio di Dante. Per meno di questo non val la pena mettersi in viaggio.

Nembrini, Franco. “Nel mezzo del cammin”, puntata 16 – Il purgatorio. Tv2000. 2016.  Video on line



Categories: Aforismi

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5 replies

  1. eccezionale lo scritto del Nembrini,a volte succede anche di non perdonarci noi stessi e ciò blocca la parte che invece Dio intende valorizzare

  2. Un post stupendo! Quello di cui noi tutti abbisogniamo è un caldo amorevole abbraccio che ci accolga per quello che siamo… con tutte le nostre debolezze. Ed è vero, purtroppo non è facile perdonare se stessi. Forse anche questo è dovuto ad una sorta di orgoglio sbagliato che ci fa pensare più grandi ed imperdonabili di quanto realmente poi siamo.

    • “Un caldo amorevole abbraccio”
      la religione cattolica non è l’ammorbidente Coccolino!
      nonostante cerchino di farla passare per tale:

      http://www.marcotosatti.com/2016/12/15/aborto-in-brasile-usano-il-papa-come-testimonial-fanno-credere-a-un-perdono-a-priori/

      “Un’organizzazione abortista brasiliana, l’ANIS – Istituto di Bioetica, collegata alla multinazionale Planned Parenthood statunitense, quella che finanziava Hillary Clinton e sotto accusa per aver venduto parti dei bambini abortiti, ha lanciato sulle reti sociali una singolare campagna promozionale, usando la foto del Pontefice e facendo capire che in realtà dopo le parole del Papa abortire è un gesto di gravità minore.

      C’è una bella foto di papa Francesco, come potete vedere, sorridente, accompagnata dalla frase: “Donne che abortiscono: sono migliaia in Brasile. Tutte perdonate da papa Francesco”.

      • questa porzione di umanità deviata,che strumentalizza e distorce le parole del Papa,se non si converte e fa penitenza,ammesso che siano condannati all’inferno,penso che saranno dislocati in paradiso per lavare ed accudire in eterno tutte queste creaure eliminate agli albori della loro vita.In fondo con lo stesso cinismo abbandonano gli anziani e i malati indigenti.

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