Franco Nembrini – Smarrito in false verità, desideravo qualcosa di grande…

nembriniCon questo breve scritto, trascrizione di parte di un bell’intervento reperibile on line, introduciamo su blog il professor Franco Nembrini, le cui parole ci accompagneranno per diversi sabati a partire da oggi. Nembrini – cattolico, bergamasco doc, dantista per passione e tomista per forza – ha riletto a inizio 2016 per TV2000 l’intera Divina Commedia, accompagnado gli ascoltatori nel viaggio più bello del mondo e creando al contempo una straordinaria esperienza televisiva, reperibile integralmente su youtube. Molti aforismi proposti verranno proprio da quelle lezioni. Quello che oggi presentiamo è un suo ricordo volutamente molto biografico, personale,  poco “universale” per così dire. Lo presentiamo soprattutto per far conoscenza del suo modo chiaro e semplice, eppure tanto profondo e vero, di discorrere e insieme capire con chi avremo a che fare per qualche sabato. Buona lettura!

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“Sono cresciuto in anni di casino impressionanti: il 68, 69. Quasi peggio di adesso in termini di violenza politica. Anni terribili dove lo sfascio dei cosidetti valori era già in atto abbondantemente: il “sesso, droga e rock’n’roll” è cominciato lì. Adesso semplicemente se ne vedono le conseguenze più estreme. Sono cresciuto in un ambiente contadino, non era l’ambiente dell’albero degli zoccoli per intenderci, ma uno in cui una certa cultura ha distrutto, come un tornado, una tradizione di duemila anni, separando in un modo forse inconciliabile due generazioni: quella dei miei genitori e nonni, che in fondo (spiego sempre a scuola) avevano vissuto sostanzialmente come i nonni di Dante […], e la mia.

[…]

Bene, in quei due anni [mi pareva di essere in esilio] come Dante. Ora… non voglio paragonarmi a Dante, ma da un certo punto di vista si. Perché alla fine l’uomo è tale per il desiderio che ha: da Adamo fino all’ultimo uomo che ci sarà sulla terra, l’uomo è fatto così. E la differenza fra l’uomo e la capra o il suo cane è questa: avere il desiderio invincibile di bene, di grandezza, di felicità per usare una parola abusata. Un desiderio di conoscere la verità, ma non solo! Non solo conoscere la verità con la testa, ma addirittura che un desiderio che la Verità conosciuta dia forma ai rapporti. Cioè diventi un amore, un amore vero, un vero attaccamento. Così vero da far sperar bene per sé e per i propri fratelli uomini. Cioè da far sentire il tempo che passa utile, la propria vita utile al bene comune. Questo è il desiderio dell’uomo.

Ebbene, io sentivo confusamente, soffrendone, che c’era qualcosa che mi sfuggiva. Le “verità” che mi venivano vendute come epocali – allora sostanzialmente “verità” di ordine politico, ma anche quelle femministe o sessuali – non mi convincevano assolutamente; e io stavo male.

Eppure ero stato così ben educato da avere almeno una certa lealtà con me stesso. Un esempio di lealtà fu la risposta [che diedi] ad una ragazzina che mi piaceva molto e, incredibile a dirsi, anche io piacevo a lei… Questa ragazzina mi si è dichiarata nel prato dell’Oratorio (galeotti per metà degli italiani). E io ricordo benissimo le parole, i silenzi e le lacrime di quel dialogo. Ricordo che le dissi: “Guarda Maria, lascia stare, perché almeno una cosa la so del rapporto fra uomo e donna: so che sei io ti dicessi – ti voglio bene -, mi assumerei una responsabilità enorme. Perché questa frase, se la si apre, significa – voglio il tuo bene – .” E in lacrime le dissi: “cosa ne so del tuo bene, se non so niente del mio. Sono nella merda. E un minimo di responsabilità nei tuoi confronti mi fa dire: lasciami stare. Perché non mi assumo una responsabilità simile, mi sembrerebbe un crimine, mi sembrerebbe di volerti male a trascinarti nella confusione in cui sono io. Un giorno, se scoprirò cosa è il bene per me, quindi il bene per te, potremo ritrovarci. “. […]

E poi a 17 anni, nel mezzo della crisi esistenziale e spirituale, accadde un incontro assolutamente non previsto: Don Luigi Giussani capitò a casa mia…”

Nembrini, Franco. La lettura di Dante. Convegno del 14 febbraio 2013 a Borgo Trebbia – Pc. Il proseguio nel  Video on line



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15 replies

  1. Scusami Minstrel, ma con la frase “introduciamo su blog Franco Nembrini ecc” si intende che pubblicherà articoli con possibilità di interloquire oppure pubblicherete articoli vostri con riferimenti a suoi interventi scritti, video e/o televisivi?
    Grazie

  2. Superba questa frase: “Un desiderio di conoscere la verità … Non solo conoscere la verità con la testa, ma addirittura che … diventi … un amore vero, un vero attaccamento”

    Qui il Nostro mette in risalto quel che questa epoca impregnata di idealismo dai tempi di Cartesio porta in sé come una barriera mentale, psicologica e umana dalla quale non riesce proprio a cavarsi: credere che la verità sia un’idea e che, quindi, vada da essere conosciuta intellettualmente.

    La verità non è un’idea (il concetto di verità certo): essa è l’espressione di un giudizio cioè di un atto di volontà di chi lo esprime.

    Quando la nostra volontà giudica che è vero che la somma degli angoli di un qualunque triangolo è uguale a 180° dopo averne seguito la dimostrazione intellettualmente allora essa esprime la verità: non è la dimostrazione intellettuale che la esprime ma proprio l’assentimento della volontà, in questo caso, alla dimostrazioe.

    Possiamo seguire intellettualmente i ragionamento perfetti di un sofista che ci dimostrerà che la tartaruga non può essere raggiunta dalla lepre o che il non essere è mentre l’essere non è, ma l’assentimento della volontà a tali affermazioni non avrà luogo: non v’è verità.

    Ma se parliamo di volontà parliamo di amore in quanto l’atto di amore è sempre e in qualunque circostanza un atto di volontà che dice sì alla corrispondenza con il reale: solo l’amore riconosce la verità, non l’intelligenza, non il mondo delle idee, ma il mondo degli atti.

    Dimmi come ami e ti dirò chi sei.

    In Pace

    • Se la verità è un giudizio umano, allora anche Dio esiste solo in quanto gli uomini lo credono. Se non lo credessero non esisterebbe ?

      • Non solo gli esseri umani sono capaci di esprimere un giudizio cioè l’atto di volontà corrispettivo, ma anche le creature angeliche e Dio stesso. Nella Santa Trinità questo atto di Carità è compiuto dallo Spirito Santo che riconosce in Cristo la Verità del Padre.
        In Pace

      • ML, per citare Pio XIII (The Young Pope), “l’Assenza è Presenza”. Se anche gli uomini non credessero, se non esistessero, se addirittura non ci fosse creazione… ebbene la totale assenza testimonierebbe comunque la Verità. O almeno, io la vedo così 🙂

  3. “Abramo credette e gli fu accreditato a giustizia” . così san Paolo nella seconda Lettura di oggi secondo il Rito ambrosiano.
    dunque Abramo fu “accreditato” come uomo giusto davanti a Dio per fede. una fede cieca , dobbiamo dire, piuttosto irrazionale secondo i nostri moderni parametri e i nostri gusti !
    mettiamo , anche se è assurdo solo pensarci, che Dio oggi appaia ad un uomo e gli chieda di sacrificargli il suo unico figlio. E’ ovvio che l’uomo di oggi, diciamo il prof. Nembrini, sarebbe scioccato e disgustato da tale assurda teofania che va contro ogni razionalità.
    Ma come , Dio che secondo tutti i nostri ragionamenti ed approfondimenti e secondo le nostre aspettative è amore , e mi chiede un sacrificio umano? Ma questo Dio è veramente Dio o non piuttosto un essere mitico, una proiezione dell’inconscio? Dio non può chiedermi nulla di così irrazionale! Questo non è Dio ma superstizione!!
    Certo anche ai tempi di Abramo c’erano richieste razionali e semplici e che entravano nella mentalità comune dell’uomo comune, e richieste stravaganti ed apparentemente empie e blasfeme proprio come quella che fece Dio ad Abramo.
    cosa è la fede? E’ credere razionalmente a cose normali e razionali, credere a Dio come NOI ce lo rappresentiamo secondo la nostra natura umana, o credere come fece Abramo che Dio è l’Essere ASSOLUTO , il PADRONE DELL?UNIVERSO, che può chiederci di TUTTO, anche cose che a noi ripugnano o suonano strane per non dire assurde?
    questo si chiese il filosofo Kierkeeegard nel suo libro “timore e tremore” che in aperta polemica con Hegel e la teologia “razionale protestante” ottocentesca di un Dio buonuomo borghese e rassicurante, faceva di nuovo pensare al Dio “strano” inquietante e terribile dell’Antico Testamento.
    Abramo credette e gli fu accreditato a giustizia. Questo è stato letto oggi alla Messa, nel 2016.
    Che dobbiamo pensare , noi oggi di Abramo ? che ha fatto il suo tempo? CHE la storia biblica è simbolica, allegorica? Che sacrificare il proprio figlio a una divinità è blasfemia e mitizzazione della divinità’ ?
    si legge ancora nelle chiese l’Antico Testamento ma non ci si crede più, si fa una risatina di scherno sugli antichi patriarchi, si legge come si leggerebbe l’Iliade e l’Odissea o l’Epopea di Gilgamesh.
    la nostra di fede si è “evoluta” e il nostro , di Dio, è ben diverso da quello di Abramo!
    Ma allora c’è da chiedersi chi era il Dio di Abramo? un MITO? un mostro? e perchè Gesù si riferisce sempre a lui, al Dio di Abramo e dell’Antica alleanza?
    ci avete mai pensato? leggete vi prego “timore e timore ” del grande Kierkeegard.

    • C’è un marcionismo di fondo, implicito, in troppo cattolicesimo d’oggi. L’Antico Patto è stato ereditato in Cristo, ma questa eredità (compresa la lunga e faticosa strada storica per conquistarla e mantenerla…) sembra un inutile peso. Ma così non comprendiamo più neppure il Puovo Patto. Potremmo fare mille esempi di questo fraintendimento…

    • Non capisco come tu possa arrivare a dire che il prof. Nembrini resterebbe inorridito da queste tue parole. Una dantista poi, cioè colui che studia da anni un viaggio letterario in cui dottrina teologica inossidabile e tomismo si incontrano in modo estremamente rigoroso, figuriamoci…
      Ognuno di noi ha pregiudizi più o meno espliciti, ma almeno dare una mezza possibilità a chi mi si para davanti, anche se per me è un modernista (nonostante non possa esserlo uno che adora Dante), mi parebbe cosa quanto meno intelligente.

      • Dovremmo sempre tenere nella mente e ricordare agli altri quella perla nella Divina Commedia che è l’antipugatorio e i suoi personaggi. Sarebbe utilissimo per noi Chiesa di oggi.
        … e di sotto da quel trasse due chiavi….
        Da Pier le tegno; e dissemi ch’i’ erri
        anzi ad aprir ch’a tenerla serrata,
        pur che la gente a’ piedi mi s’atterri».

    • Ho sempre visto la richiesta fatta ad Abramo come la misura della sua fede. Se egli si abbandona a Dio, per quanto assurda sia la richiesta, tutto si compirà come si deve compiere. E difatti, il figlio non viene sacrificato.
      Cosa che poi invece avverrà in seguito. Dio non sacrifica Isacco, ma immola se stesso nella persona del Figlio.

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