Erich Fromm – Dall’uguaglianza ingannatrice, la standardizzazione dell’uomo!

frommNella società capitalistica contemporanea il senso di uguaglianza è mutato. Per uguaglianza, s’intende l’uguaglianza degli automi, degli uomini che hanno perso il loro individualismo. “Uguaglianza oggi significa uniformità, anziché unità.” È l’uniformità astratta degli uomini che compiono lo stesso lavoro, scelgono gli stessi divertimenti, leggono gli stessi giornali e hanno le stesse idee. Sotto questo aspetto, bisogna anche guardare con un certo scetticismo ad alcune conquiste, generalmente citate come segni del nostro progresso, come ad esempio l’uguaglianza di diritti della donna. Gli aspetti positivi di questa tendenza all’uguaglianza non devono trarre in inganno. Fanno parte della tendenza all’eliminazione delle differenze. L’uguaglianza è ottenuta a questo prezzo: le donne sono uguali perché non sono più differenti. La frase della filosofia illuminista l’âme n’a pas de sexe, l’anima è priva di sesso, è diventata di uso generale. La polarità dei sessi va scomparendo, e con essa l’amore erotico, che poggia su questa polarità. Uomini e donne diventano simili, e non uguali, come i poli opposti. La società contemporanea predica questo ideale di uguaglianza perché ha bisogno di atomi umani simili tra loro, per farli funzionare in una massa compatta: tutti obbediscono agli stessi comandi, e tuttavia ognuno è illuso di seguire i propri desideri. Come la moderna produzione di massa richiede la standardizzazione dei prodotti, così il progresso civile esige la standardizzazione dell’uomo.

Questa standardizzazione è chiamata “uguaglianza”. L’unione ottenuta mediante il conformismo non è intensa né profonda; è superficiale e, poiché è il risultato della routine, è insufficiente a placare l’ansia della solitudine. I casi di alcoolismo, di tossicomania, di manie sessuali e di suicidio, sono sintomi del fallimento di tale unione. Inoltre, è una soluzione che riguarda la mente, e non il corpo, e anche per questo motivo fallisce al confronto con le soluzioni orgiastiche. Il  conformismo da gregge ha un unico vantaggio: quello di essere costante, e non spasmodico. L’individuo viene forgiato sui modelli del conformismo all’età di tre o quattro anni, e non perde mai contatto col gregge. Perfino il suo funerale, che costituisce l’ultimo grande avvenimento sociale, è in stretta attinenza con questi modelli.”

Fromm, Erich. The Art of Loving. 1957 (Trad. it. di Marilena Damiani. L’arte di amare. Mondadori, 1995) pagg. 28 – 30.



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10 replies

  1. L’Ègalité di illuministica memoria è una caricatura del principio di equità: l’equità è fondamentale alla costituzione di un atto o di una società giusta in quanto tiene conto della situazione reale nella sua oggettività, mentre l’uguaglianza, per via della sua pretesa “assolutista”, rimane poco connessa al reale ed è per natura dittatoriale nella sua applicazione e, molto raramente, corrispondente alla giustizia.

    L’Equità accoglie le persone e le situazioni sociali come esse sono: equità per gli uomini e le donne, ad esempio, non solo non implica una uniformazione dei sessi ma presume la differenza assunta in quanto tale.
    In generale l’Equità è capace di avere un effetto di leva sulle differenze, mentre l’uguaglianza macina tutto e lascia una realtà informe e quindi inumana.

    L’uniformità è inumana: tutte le dittature vogliono imporre le stesse divise a tutti i loro cittadini, al fine di trattarli in modo uguale ma eminentemente non equo e, quindi, ingiusto.

    Grazie Minstrel
    In Pace

    • Grazie a te Simon. Una vera e propria RIscoperta questo Fromm. Lessi questo suo famosissimo libro a vent’anni e nemmeno mi accorsi di quanto le prime pagine fossero una vera e propria profezia. Ai tempi infatti nemmeno potevo immaginare che questa “visione” potesse diventare reale. Non riuscivo proprio a capire come fosse possibile una simile confusione, come potesse essere accettata, addirittura come potessere rendersi nel quotidiano.
      Non solo ora è possibile, non solo è reale, ma è diventata un vero e proprio programma di revisione antropologica chiamata – col nominalismo che tanto ci contraddistingue – “progresso”.
      Che schifo!

  2. http://www.rodoni.ch/zarath-immagini/12.jpg

    Nessun pastore ma un gregge ! Ognuno vuole il medesimo, ognuno e` il medesimo: chi sente altrimenti va sua sponte al manicomio.

    (Abbiamo inventato la felicità, dicono gli ultimi uomini e ammiccano.)

    F. Nietzsche, “Così parlò Zarathustra”

    • mmmm
      però questo è vero solo per gli schiavi non per i padroni al disopra di queste regole “meschine” 😉
      In Pace

  3. l’atomismo moderno è infatti una forma di comunismo. Il comunismo difatti nasce atomistico al massimo grado, in questo senso la standardizzazione è anch’essa un iceberg del vero individualismo filosofico contro Dio, sia inteso dal lato materiale che formale.
    Un po’ come quando si parla del capitalismo, che altro non è l’unione tra il liberismo ed il socialismo mescolati in diversi rapporti funzionali, così lo è l’atomismo ed il collettivismo, sempre e solo individualismo.

    Si potrebbe dire , parafrasando a rovescio, di converso , che le divisioni fomentate dal proprio egoismo edai propri stili non sono in realtà affatto divisiorie ( preso il fatto che l’umano ha mille declinazioni lasciate a briglie sciolte, e mille gradazioni ) e che l’umano scisso dalla virtù e perso tra eresie ed edonie è in realtà molto più unito con i propri fratelli nella propria condizione di asservimento che isolato da loro.

  4. Tutti gli uomini sono uguali come dignità umana e come tali devono essere trattati, bianchi o neri, ricchi o poveri ecc. Vi è uguaglianza solo nella diversità e nella equità. Però questo termine di equità non mi soddisfa appieno per esprimere il concetto. Boh!

    • Il fatto di essere uguali sotto un certo aspetto, ad esempio il fatto di essere tutti stati creati da Dio a Sua immagine e somiglianza, non implica per forza che dobbiamo essere tutti trattati allo stesso modo, ma ognuno secondo quel che è: ad esempio la vedova e l’orfano hanno bisogno di più aiuto da parte della società umana che chi ha un marito e un padre ancora vivo. Il fatto di fare di più per chi ha o può di meno va contro il principio di uguaglianza ma è perfettamente equo.

      Supponiamo che sei padre si famiglia in un paese sottosviluppato e supponiamo che hai tre figli, uno geniale, uno normale e uno scemo e supponiamo che hai 9999 dollari risparmiati lungo la tua vita: puoi decidere di distribuire loro secondo un principio di uguaglianza dando a ciascuno 3333 dollari; ma potresti essere perfettamente equo dicendoti che il primo ed il secondo figlio hanno già ricevuto dalla natura di più che il figlio scemo e voler dare di più a costui affinché viva meglio; oppure potresti dire che meglio varrebbe investire nel figlio geniale affinché faccia fruttificare meglio e più rapidamente i 9999 dollari per poi aiutare i fratelli meno abili; oppure potresti dire che è al fratello normale dover gestire questi soldi per il bene del fratello scemo e per garantire che quello geniale ha quel di cui ha bisogno per decollare eppoi aiutare la famiglia. Tutte queste sono scelte eque e la giustizia della tua decisione finale sarà proporzionale alle tue virtù umane di prudenza, coraggio, temperanza e giustizia tenendo perfettamente conto della situazione oggettiva tale quale ti è conosciuta.

      In Pace

    • Esattamente come dice Simon, l’uguaglianza fra esseri umani deriva filosoficamente dal principio classico di persona, detto personalismo ontologico, la quale coincide inequivocabilmente con l’essere umano tout cour.
      L’uguaglianza ora invece si scontra con una visione di persona funzionalista, dove questa equivalenza persona=essere umano viene discriminata secondo varie accezioni (ad esempio presenza di giudizio, possibilità di verbalizzare ecc). Da qui le posizioni di Singer o Dennett e il passaggio di consegne della nozione di “persona” ad altro rispetto all’essere umano (ad esempio secondo la nozione di persona di Dennett un delfino è più persona di un neonato). All’interno di questo panorama frastagliato e confuso parlare di uguaglianza è ancora più caotico. Uguaglianza secondo quale principio personale? Quello classico che quindi prevede l’equità ben delinata da Simon, o quello funzionalistico che porta inevitabilmente al relativismo denunciato a gran voce da decenni dalla Chiesa e all’atomismo tratteggiato così efficacemente da Fromm?
      Qui si sceglie la realtà, qui si sceglie il primo!

      Pertanto ogni persona è uguale all’altra, cioè ognuno di noi è sinolo anima-corpo, e al contempo ogni essere umano è diverso.
      Sotto questa visione, l’unica esente da problemi filosofici seri, non c’è peggior iniquità di dare medesimi diritti a esseri umani diversi e con diverse situazioni. Essendo esseri umani devono essere considerati, appunto, persone e quindi avere il diritto proprio di ogni persona (quelli cosidetti naturali), ma avendo caratteri diversi, situazioni diverse, accidenti diversi è necessaria – come diceva Simon – l’equità di trattamento, non l’uguaglianza fittizia creata ad hoc perché si eliminano nominalisticamente le differenze fra esseri umani (e allora uomo e donna sono uguali ed intercambiabili ecc) e nel frattempo non si accetta l’idea di “persona” classica.

      Capito che bordello?!

      Qui un Padre Carbone maestoso esplica tutto alla grande:

      • Lo vedete che ammettete che la democrazia odierna è la maschera del diavolo, smettetela di tirare Paolo per la giacchetta per giustificare le potestà succubi del demonio

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