Maria, nuova Arca dell’Alleanza

 

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Il Vangelo secondo Luca ci dice sulla Madre di Gesù più di qualsiasi altro libro del Nuovo Testamento. Il grosso di queste informazioni sono raggruppate nei primi due capitoli, dove Luca mette assieme alcune delle più belle tradizioni che possediamo attorno alla sua vita ed alla sua missione. Più scaviamo nel testo lucano, più apprezziamo il modo in cui l’Evangelista ha saputo narrare la storia di Maria. Un esempio di ciò si trova nella storia della Visitazione. Al livello più superficiale, questa ci narra il gioioso incontro tra due madri in attesa, ad un livello più profondo, la suddetta si svela come ricca di richiami ai racconti dell’Antico Testamento sull’Arca dell’Alleanza. Tramite queste allusioni, Luca arricchisce enormemente la nostra comprensione del ruolo di Maria nella storia della Salvezza. Questi ci guida verso la visione di Maria quale nuova Arca dell’Alleanza, insegnandoci come l’antica Arca dell’Alleanza non sia che una prefigurazione di una nuova, assai più ammirevole Arca: la Madre del divino Messia.
Una delle trazioni a cui Luca si ispira deriva dal Secondo Libro di Samuele. Egli istituisce in modo assai sottile, ma assai significativo, un parallelismo tra la Visitazione di Maria ad Elisabetta e la storia di Davide che conduce l’Arca dell’Alleanza a Gerusalemme, così come questa è narrata nel capitolo sesto del Secondo Libro di Samuele. Quando Luca ci dice che Maria “si levò ed andò” verso le colline della Giudea per visitare la sua parente (Lc 1,39), si richiama al levarsi ed andare di Davide verso la medesima regione secoli prima per recuperare l’Arca (2 Sam 6,2). All’arrivo di Maria presso Elisabetta, quest’ultima è presa dal medesimo senso di sbalordimento e di indegnità al cospetto di costei (Lc 1,43) che Davide sentì al cospetto dell’Arca dell’Alleanza (2 Sam 6,9). Il parallelismo continua nella gioia che questo incontro causa nel nascituro Giovanni, tanto da farlo sobbalzare nel seno di sua madre (Lc 1,41), così come Davide saltò e danzò davanti all’Arca (2 Sam 6,16). Per finire, Luca ci dice che Maria stette nella casa di Zaccaria per tre mesi (Lc 1,40.56), richiamando il periodo di tre mesi in cui l’Arca dell’Alleanza rimase presso la casa di Obed-Edom (2 Sam 6,11). Presi tutti assieme, tali parallelismi vogliono indicarci proprio come Maria assuma il ruolo nella storia della Salvezza un tempo detenuto dall’Arca dell’Alleanza. Così come la suddetta cassa d’oro, questa è il sacro recipiente in cui la presenza del Signore si palesa al suo popolo.
Un’altra tradizione richiamata nel racconto lucano si trova nei Libri nelle Cronache. Ad esempio, il verbo greco utilizzato in Lc 1,42 per indicare l’esclamare (anaphoneo) di Elisabetta al cospetto di Maria è presente solo in questo specifico passo in tutto il Nuovo Testamento e si ritrova solo cinque volte in tutta la versione greca dell’Antico Testamento (quella Settanta che fungeva quale testo biblico di riferimento per l’Evangelista). Ebbene, tutte le volte che questo verbo greco compare nell’Antico Testamento, ciò avviene in connessione con l’Arca dell’Alleanza. Viene utilizzato per indicare la voce esultante degli strumenti suonati dai leviti davanti all’Arca quando Davide la condusse in processione a Gerusalemme (1 Cron 15,28; 16,4-5) e quando Salomone trasferì l’Arca nel Tempio (2 Cron 5,13). Alludendo a questi episodi, Luca connette la medesima espressione alla melodica esultanza di una levita, l’anziana Elisabetta (Lc 1,5). Anche questa intona un canto liturgico, ma non al cospetto di una cassa dorata, bensì al cospetto di Maria. La rimarchevole familiarità di Luca con queste antiche storie lo mette in grado di selezionare persino delle singole parole al fine di sussurrare ai suoi lettori più attenti come la giovane Madre del Messia sia la nuova Arca dell’Alleanza.
Per i lettori dotati di occhi per vedere ed orecchie per sentire, Luca ha lasciato un’immagine della Vergine Maria che diventa ancora più gloriosa ad uno studio attento delle Scritture. La nostra capacità di vedere Maria come la vide costui dipende in parte dalla nostra conoscenza dell’Antico Testamento ed in parte dalla nostra sensibilità all’abile utilizzo che Luca fa dello stesso. Scegliendo le sue parole e le sue frasi con estrema cura, questi è in grado di alludere a diverse tradizioni bibliche nella sua narrazione, aggiungendo profondità alla sua già elegante prosa. C’è poco da stupirsi, quindi, che la tradizione liturgica e teologica della Chiesa, proprio fondandosi sul dettato lucano, si sia di sovente riferita a Maria come all’Arca della Nuova Alleanza. Questa visione non è il mero frutto di una tarda speculazione mistica, ma è già presente nel Vangelo dell’infanzia di Luca.

 

Nota

Ispirato da una scheda di approfondimento presente nel Commento al Vangelo secondo Luca della Igniatius Catholic Study Bible, San Francisco, Igniatius Press, Seconda Edizione, 2010.



Categories: Liturgia e Sacra scrittura, Sproloqui

39 replies

  1. O santa Gerusalemme, sgabello dei piedi del Signore, non sarai mai più detta “desolata” ma sposata! Ringraziamo il nostro Dio per averLo nella santa Chiesa!

  2. A Maria dobbiamo quel culto di Iperdulia che gli è proprio.
    Ricordiamoci anche che Maria è l’archetipo della corredenzione: senza il suo “fiat” mai saremmo stati salvati e il suo perfetto “fiat” fu reso possibile dal fatto di essere nata senza il peccato originale, insigne grazia concessa da Dio e lucrata dal Figlio sulla Croce.
    Tutti cristiani hanno vocazione ad essere corredentori: Dio agisce sempre tramite cause seconde, insegna l’Aquinate; Cristo ci ha redento tutti ma è solo se partecipiamo attivamente, sotto l’impulso dello Spirito Santo, alla Redenzione che ci identifichiamo al Cristo e ci salviamo.
    Meditiamo sulla Vita di Maria e chiediamo a Lei la grazia di essere corredentori come anche Lei lo è stata: che ci insegni a dire “fiat” nella nostra vita, che ci insegni a lasciar passare Gesù per primo nelle nostre relazioni con altrui, che ci suggerisca come “sparire” dietro di Lui per redimere chi amiamo e chi non amiamo.
    In Pace

    • …suppongo che sia giusto asserire che tutti i cristiani hanno la vocazione a essere corredentori solo a patto che si chiarisca in che accezione ciò è da intendersi- E’ vero, infatti, che tutti siamo chiamati ad applicare a noi stessi e alle anime i meriti di Gesù (rendenzione soggettiva). Maria invece ha collaborato attivamente all’opera della Redenzione oggettiva. Mi dispiace non avere documenti sotto mano e non poter fare le opportune verifiche, ma mi sembra di ricordare che tale singolare partecipazione di Maria all’attuarsi della redenzione sia già dottrina dogmatica a partire dal Vaticano II, benché il famoso V dogma mariano (Maria corredentrice, mediatrice di tutta la grazia e avvocata dell’umanità) sia ancora in discussione. Se ho detto bestialità sarò ben lieta di essere ripresa e corretta: sono infatti consapevole del fatto che la mia conoscenza del catechismo è purtroppo assai precaria e incerta 🙁

      • MAria non ha collaborato alla redenzione affatto. Questa è un’eresia.

        • Caro Daouda,
          ti ringrazio dell’attenzione e della risposta, ma forse la tua affermazione è un po’ troppo apodittica. 🙂
          Oggi, infatti, ho avuto modo di riprendere in mano la Lumen Gentium e ho constatato che all’interno del capitolo III (“la Beata Vergine Maria e la Chiesa”) di tale Costituzione Dogmatica, vi è appunto un paragrafo intitolato “Cooperazione alla Redenzione”. Cito testualmente: “61. La beata Vergine, predestinata fino dall’eternità, all’interno del disegno d’incarnazione del Verbo,
          per essere la madre di Dio, per disposizione della divina Provvidenza fu su questa terra l’alma madre
          del divino Redentore, generosamente associata alla sua opera a un titolo assolutamente unico, e umile ancella del Signore, concependo Cristo, generandolo, nutrendolo, presentandolo al Padre nel tempio, soffrendo col Figlio suo morente in croce, ella cooperò in modo tutto speciale all’opera del Salvatore, coll’obbedienza, la fede, la speranza e l’ardente carità, per restaurare la vita soprannaturale delle anime. Per questo ella è diventata per noi madre nell’ordine della grazia.E questa maternità di Maria nell’economia della grazia perdura senza soste dal momento del
          consenso fedelmente prestato nell’Annunciazione e mantenuto senza esitazioni sotto la croce, fino al
          perpetuo coronamento di tutti gli eletti. Difatti anche dopo la sua assunzione in cielo non ha interrotto
          questa funzione salvifica”.

      • Cara alessandrann,
        vi è certo l’applicare a noi stessi e agli altri i meriti di Gesù.

        Ma con il sacramento della confermazione i cristiani “sono più strettamente obbligati a diffondere e a difendere con la parola e con l’opera la fede come veri testimoni di Cristo “

        Dal CCC83:

        1286 Nell’Antico Testamento, i profeti hanno annunziato che lo Spirito del Signore si sarebbe posato sul Messia atteso in vista della sua missione salvifica. La discesa dello Spirito Santo su Gesù, al momento del suo Battesimo da parte di Giovanni, costituì il segno che era lui che doveva venire, che egli era il Messia, il Figlio di Dio. Concepito per opera dello Spirito Santo, tutta la sua vita e la sua missione si svolgono in una totale comunione con lo Spirito Santo che il Padre gli dà « senza misura » (Gv 3,34).

        1287 Questa pienezza dello Spirito non doveva rimanere soltanto del Messia, ma doveva essere comunicata a tutto il popolo messianico. Più volte Cristo ha promesso l’effusione dello Spirito, promessa che ha attuato dapprima il giorno di Pasqua e in seguito, in modo più stupefacente, il giorno di Pentecoste. Pieni di Spirito Santo, gli Apostoli cominciano ad annunziare « le grandi opere di Dio » (At 2,11) e Pietro afferma che quella effusione dello Spirito sopra gli Apostoli è il segno dei tempi messianici. Coloro che allora hanno creduto alla predicazione apostolica e che si sono fatti battezzare, hanno ricevuto, a loro volta, il dono dello Spirito Santo.

        Con la cresima non solo siamo incorporati al corpo di Cristo ma siamo nell’obbligo morale di compartecipare all’annuncio della Buona Novella, cioè essere attivamente corredentori nel pieno senso del termine: nota bene, “giusto” corredentori, non redentori. Cioè dobbiamo collaborare attivamente all’azione di Redenzione e non solo “passivamente”.

        Il ruolo della Vergine Santissima è stato però eccelso e sublime nella misura in cui la Redenzione stessa non sarebbe potuta avvenire senza il suo magnifico “fiat”, atto di obbedienza che ha schiacciato la testa all’antico e immondo serpente disobbediente. Certo, neanche Lei non avrebbe potuto redimere chicchessia da sola e quel che ha fatto lo ha potuto fare solo grazie al Dono perfetto di Sé del Figlio di Dio, quindi anche Lei è “solo” una corredentrice come noi tutti, anche se Lei lo è in modo perfetto, archetipale, al contrario di noi che lo siamo sempre e solo imperfettamente.

        Non credo che ci sia bisogno di un dogma definito e definitivo per sottolineare tale ovvietà spirituale.
        In Pace

        • Gent.mo Simon, grazie della risposta, tanto ben documentata e chiara. Che io sappia la definizione del quinto dogma mariano è stata chiesta da alcuni cardinali anche a seguito delle apparizioni a Ida Peerdeman e ad altre rivelazioni private, dalle quali si evincerebbe un espresso volere divino in tal senso. Devo a questo punto, però, confessare la mia insufficienza a proseguire la conversazione, giacché non so illustrare ciò che di nuovo un tale dogma apporterebbe alla mariologia cattolica, argomentando con un minimo di serietà.
          Posso soltanto immaginare in modo molto generico che ciò ribadirebbe l’importanza della devozione a Maria, forse addirittura ne affermerebbe la necessità, magari nei termini in cui ne parla san Luigi da Montfort: “bisogna concludere che la santissima Vergine è necessaria a Dio, di una necessità che viene detta ipotetica, cioè perché così egli ha voluto; ma è ancora più necessaria agli uomini per raggiungere il loro ultimo fine. Non si può quindi mettere sullo stesso piano la devozione alla Santa Vergine e le devozioni agli altri santi, come se non fosse più necessaria di queste, o fosse solo un sovrappiù.
          40. Il dotto e pio Suarez, della Compagnia di Gesù, il sapiente e devoto Giusto Lipsio, professore a Lovanio, e molti altri, hanno dimostrato chiaramente che la devozione alla Santa Vergine è necessaria per la salvezza; hanno portato prove attinte dai Padri, come sant’Agostino, sant’Efrem, diacono di Odessa, san Cirillo di Gerusalemme, san Germano di Costantinopoli, san Giovanni di Damasco, sant’Anselmo, san Bernardo, san Bernardino, san Tommaso, san Bonaventura; così – al dire dello stesso Ecolampadio e di alcuni ; altri eretici – il non avere stima e amore per la Vergine Santa, è un segno infallibile di incredulità, mentre al contrario è una prova sicura di autenticità nella fede, l’essere veramente e interamente a lei consacrati o devoti.
          41. Le figure e i testi dell’Antico e del Nuovo Testamento lo provano, gli insegnamenti e gli esempi dei santi lo confermano, la ragione e l’esperienza lo insegnano e lo dimostrano, il demonio stesso e i suoi seguaci, spinti dalla forza della verità, spesso furono costretti, loro malgrado, a riconoscerlo. Di tutti i passi dei santi Padri e Dottori, di cui ho fatto un’ampia raccolta per provare questa verità, ne riporto uno solo, per non essere troppo lungo. Dice san Giovanni di Damasco: “Esserti devoti o Vergine Santa, è un’arma di salvezza che Dio ci dà perché ci vuole salvi”. (Luigi Maria Grignon da Montfort,Trattato della Vera Devozione a Maria)
          E in questa vigilia della solennità della Gran Madre di Dio, vi abbraccio tutti virtualmente e vi saluto.

  3. Anch’io la Ignatius Study Bible! Sono contenta che anche Trianello la usi! Come già accennavo sui social network, trovo particolarmente utile anche una conferenza su Maria nella Scritture tenuta dal curatore della Ignatius, Scott Hahn. Mi piace molto la metafora con cui inizia, quella degli adolescenti che si vergognano della madre. Qui il link: https://www.youtube.com/watch?v=o48-Jo2p9wM

    • Nella prima frase manca il verbo: anch’io HO la Ignatius Study Bible.

    • Si tratta di un’ottima edizione da studio della Bibbia. Ha un taglio molto conservatore, facendo ampio ricorso all’esegesi patristica, per cui è molto diversa dalle Bibbie da studio, anche ottime (vedi Bibbia di Gerusalemme), pubblicate in italiano. L’unica pecca è la traduzione inglese del Testo Sacro utilizzata, la RSV, che non è particolarmente felice in diversi passaggi (si tratta però della traduzione adottata dalla Conferenza Episcopale Statunitense per la liturgia, per cui la scelta era, per così dire, forzata).
      Possiedo molti libri di Hahn, ex pastore presbiteriano convertito al cattolicesimo, ed alcuni li ho apprezzati molto. Ha anche il Dizionario Biblico da lui curato: un piccolo gioiello in ragione della sua attenzione alla tradizione esegetica cattolica, al di là delle mode contemporanee..

  4. Non ho idea di cosa sia successo con l’altro topic (non si riesce più a commentare li, ed è strano, perché ci sono topic vecchi di anni sui quali si può commentare eccome) ad ogni modo rispondo qui a Bariom, che scrive

    “La Verità su tutti i punti che sollevi (ormai alla rinfusa) non è né la mia, né la tua.
    La Chiesa ha una Parola di Verità su ciascun punto, di Verità e di Misericorda.
    Segui quella e vivi in pace.
    Sennò arrabattati con verità tue, mezze verità, quelle prese dagli Ortodossi o da chi ti pare continuando ad addurre come necessità e scusante i limiti dell’uomo ed della sua natura decaduta.
    Da tutti i tuoi discorsi scompare poi il senso della Croce che è Salvezza e Redenzione.
    Non ha forse detto Cristo «Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.»
    Ma certo sulla senso della Croce avrai tutta una tua teologia che spero vorrai risparmiarci.
    Ti saluto.”

    Ok Bariom, quod erat demostrandum, non puoi rispondere ai punti che ho sollevato per il semplice fatto che sono delle assurdità (e lo sai bene) alle quali non c’è risposta, anzi c’è: cambiare.

    Cosa c’entri tutto questo, poi, col senso della croce, lo sai solo tu, dal momento che non si vede quando nè dove il Cristo avrebbe proclamato che è necessaria la feroce repressione sessuale (perché secondo te, se ho capito bene -correggimi se sbaglio- se uno trova la donna con cui sposarsi a 35 anni e oltre dove andare avanti a polluzioni notturne fino a quell’età) di cui parlate voi.
    Per esempio, io leggo Matteo 25:31-45 e non ci trovo nulla di questa precettistica sessuofobica con la quale siete tanto d’accordo

    “Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi». Allora i giusti gli risponderanno: «Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?». E il re risponderà loro: «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me». Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: «Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato». Anch’essi allora risponderanno: «Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?». Allora egli risponderà loro: «In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me». E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

    Ovviamente su questo non c’è assolutamente nulla da dire, piuttosto rispondi punto per punto ai problemi che ho elencato.

    Per esempio, spiegami perché, qualora uno diventasse impotente due giorni prima del matrimonio (arrivando quindi al matrimonio senza accorgersi di questo suo nuovo problema) sua moglie avrebbe il diritto di chiedere l’annullamento mentre, invece, se lui subito dopo il matrimonio comincia a picchiarla e a violentarla sua moglie può separarsi ma non può innamorarsi di un altro uomo?

    Non è forse un’assurdità maiuscola?

    Poi, magari, spiegami perché Dio ha fatto in modo che gli animali potessero accoppiarsi solo nei periodo riproduttivi mentre invece gli uomini possono accoppiarsi tutto l’anno? Forse perché la sessualità umana è anche un mezzo di espressione del se, di creatività, di preghiera addirittura e non è solamente finalizzata alla procreazione?

    Rispondi a questi punti prima di tutto e poi, se vorrai, anche agli altri

    • I commenti sul post corrispondente sono stati chiusi per mancanza di tempo a seguire la valanga di punti che riporti e che sono piuttosto monotematici.
      Il tuo punto di vista (risposte o meno) lo hai espresso sin troppo chiaramente.

      Decisamente poco corretto riprendere e ribadire punti su altro topic decisamente fuori argomento.
      Questa è la regola minima di correttezza che civilmente bisognerebbe rispettare su qualunque blog.

      Poi fai tu, deciderà poi chi amministra il blog sul da farsi.

      • Vabbè Bariom, prendo atto che non riesci a rispondere ai punti che ho sollevato (altrimenti lo avresti fatto, dal momento che se sono in errore vorrei saperlo, e non è cristiano lasciare un fratello nella Fede nell’errore quando gli si può mostrare dove sbaglia e perché), me ne farò una ragione.

        Li ho postati nuovamente qui non per essere scorretto, ma perché ci tenevo a vedere dove, eventualmente, risiedeva il mio errore.

        • Sei comunque OT.

          Se non riuscirò/potrò risponderti me la vedrò con il Padreterno, ma non mi venire a raccontare che ti credi nell’errore e cerchi lumi… almeno abbi la cortesia di non prendermi per stupido.
          Ti saluto.

          • Se sono off TOPIC allora riapri il topic giusto, no?

            Non sto scherzando, giuro, nè ti sto prendendo per stupido, se sto sbagliando (e mi sembri del tutto convinto che io stia sbagliando) vorrei davvero sapere come, dove e perché sbaglio.

            Prenditi pure il tempo che vuoi per rispondere, anche una settimana, ma se hai delle risposte che possano risolvere i miei dubbi (che sono sintetizzati nei posts in questa pagina) non è cristiano da parte tua non rispondermi, e sto parlando sul serio.

            • Per esempio tu scrivi
              “non mi venire a raccontare che ti credi nell’errore”.

              Infatti non mi “credo nell’errore” ma prendo in seria considerazione la possibilità di essere in errore, sebbene al momento io creda di esser nel giusto. È per questo che ho chiesto che i miei eventuali errori vengano esposti, in modo da poter; se necessario, cambiare idea.

              • Però caro Vincent impara da fra’ Centanni che ha subito aderito al mio invito (peraltro più che giustificato).

                Ecco, correzione fraterna dell’errore… contento?

            • Non c’è problema, Bariom, aderisco anche io al tuo invito (pertanto non scriverò più su questo topic), prendendo altresì atto che non sai rispondere alle questioni che ho sollevato. Non credere di essere l’unico eh; ho posto le stesse questioni al mio Vescovo (che conosco bene anche personalmente, è una bravissima persona) e non mi è stata data risposta nemmeno da lui, non per cattiveria, ma perché non poteva rispondermi.

              Tu sei stato un’ulteriore conferma, e non è una colpa, perché anche io al posto tuo non saprei cosa rispondere. Succede, quando le cose sono manifestamente assurde come in questo caso, che non si possa rispondere con argomenti logici.

              Non ho altro da dire, un caro saluto a tutti e buon anno.

  5. Dato che Bariom non ha saputo rispondermi voglio RIpostare qui ke argomentazioni che avevo esposto nell’altro topic (sul quale, misteriosamente, non si riesce più a scrivere), sperando che qualcuno risponda punto per punto senza “evadere” le questioni.

    Infatti Bariom scrive

    “Era una ERRATA deduzione logica e peraltro neppure tanto logica ma capziosa e fallace.
    Buonanotte.”

    E mi sta bene, pertanto con questo tu vuoi dire che questo mio discorso, che ora metto nel virgolettato

    “Se infatti risposandosi si è sempre in peccato mortale, senza eccezioni, ne consegue che la donna che si separa dal marito ubriacone e violento per sposarsi con una persona che la ami davvero sarebbe condannata all’inferno, specie se non dovesse pentirsi di questa cosa.
    Ne conosco diverse che si sono separate da mariti violenti (diventati tali col tempo, perché altrimenti non li avrebbero nemmeno sposati) e hanno trovato un altro uomo da cui ricevere amore e protezione, però secondo un’interpretazione strettamente letterale del Catechismo queste donne, che non sono affatto pentite (anzi, in diversi casi ringraziano Dio per avergli fatto incontrare la persona con la quale ora stanno), se dovessero morire in questo stato verrebbero mandate all’inferno.”

    È errato. Molto bene, ma se questo discorso, riportato nel virgolettato appena sopra, è errato ne consegue logicamente che:

    1) Risposarsi non è più definibile univocamente come un “vivere costantemente in adulterio” come è stato fatto fino ad oggi.
    Se infatti fosse così, non si vede come, in presenza di persone REALMENTE FELICI della loro nuova unione (e quindi, in quanto felici, niente affatto pentite), dette persone potrebbero salvarsi, visto che in questo caso avremmo il peccato mortale unito all’assenza di pentimento.
    Dobbiamo quindi dedurne che non sia affatto nè sempre nè necessariamente peccato mortale.

    2) Anche se è peccato mortale la misericordia di Nostro Signore Lo porta a guardare ciò che abbiamo nel cuore, piuttosto che la nostra bravura ad attenerci ad una precettistica innegabilmente sessuofobica, pertanto non dannerebbe queste persone.

    Uno di queste due opzioni è necessariamente vera, tertium non datur.

    Guardate che non sto facendo il pignolo per amor di rottura di balle, questo è un argomento delicato.

    Stesso discorso vale per la masturbazione. Se, infatti, la masturbazione è peccato mortale sarebbe un serio problema, visto che il 98 per cento degli uomini che calza su questa terra si masturba o si è masturbato, per non parlare dei ragazzini.

    Pertanto anche qui abbiamo due opzioni:

    1) La masturbazione è peccato mortale sempre e comunque, e se non è seguita da un SINCERO pentimento e da un altrettanto SINCERO proponimento di non farlo più porta dritta dritta nella Gehenna, dove c’è il fuoco inestinguibile e pianto e stridore di denti per i secoli nei secoli. In tal caso penso di poter dire senza timore di smentita che buona parte degli adolescenti moderni, qualora morisse, finirebbe all’inferno, dove “nulla est redemptio”, come sappiamo bene.

    2) Detta masturbazione è peccato mortale (o meglio lo diventa) solo quando comporta un oggettivo ripiegarsi egoistico su se stessi e non quando è espressione di uno sfogo sessuale che non può essere soddisfatto in altro modo (il caso dei ragazzini giovani giovani, per esempio).
    In questo caso ne dedurremmo, per esempio, che un/una ragazzo/a che va ad una festa e bacia alla francese un/una coetanea (metto un/una per riferirmi sia al caso di un ragazzo che di una ragazza, non equivocate 😀 ) e dopo detto bacio si trova un’erezione da guinnes dei primati nel caso del ragazzo e le mutandine bagnate nel caso della ragazza (perdonatemi, non voglio scadere nel turpiloquio ma non so come esprimermi in questo casi) e per sfogare questa eccitazione si masturba, detto atto non sarebbe da considerarsi peccato mortale, ma solo uno sfogo contingente dovuto al non poter far l’amore in quella situazione.

    Per inciso, io la mia ragazza attuale l’ho conosciuta proprio così, pensate un po’, ed è cattolica convintissima come me (ma questo potevate dedurlo facilmente, altrimenti non si saremmo mai messi d’accordo sul rimanere casti fino al matrimonio, dopo i primi mesi nei quali abbiamo avuto rapporti, con grande piacere da parte di entrambi, per inciso)

    3) La masturbazione, così come il sesso fuori dal matrimonio (che implica quindi il già citato caso di persone felicemente risposate, che non sono tali per la Chiesa ma in stato di adulterio continuo) è SEMPRE E COMUNQUE peccato mortale, ma a dispetto di quello che crede la Chiesa, anche qui Dio si interessa di ciò che abbiamo nel cuore, piuttosto che della nostra stretta osservanza di una precettistica sessuofobica, ed è in base a quello che ci danna o ci salva.
    Ma d’altronde basta leggere Matteo 25:31-45 e ci vedo poche allusioni al sesso.

    Anche qui, solo una di queste tre opzioni è vera, è una delle tre è necessariamente vera.

    Rispondi, quindi, Bariom, nel caso ci sia una risposta sensata da dare.

    Già che ci sei, rispondi anche al punto da me sollevato sulla Sacra Rota e il divorzio, per favore.
    È giusto, infatti, che se un uomo diventa impotente pochi giorni prima del matrimonio (non mi serve che sia probabile questa eventualità, mi basta che sia possibile), non facendo quindi in tempo ad accorgersene e a dirlo, sua moglie possa richiedere l’annullamento e quindi risposarsi mentre se invece si sposa e suo marito non è impotente ma diventa un ubriacone violento o un cornificatore seriale lei possa si separarsi ma non divorziare, perché se lo facesse sarebbe considerata una peccatrice indegna dei sacramenti?
    Ne consegue, da questi FATTI, che è molto più grave per un uomo diventare impotente che diventare un ubriacone violento o un cornificatore seriale.
    Non vi sembra assurda questa cosa? Eppure io considero l’uomo qualcosa in più che una macchina da riproduzione.

    Grazie per le risposte, che sono certo arriveranno 🙂

    • Non ho voglia di passare i prossimi giorni a postare repliche di cose che ho già detto. Faccio un piccolo esempio. Avevo già detto che: “Noi non siamo Dio, certo, ma siamo chiamati ad imparare da Lui, a fare come Lui”.
      Nonostante questo, tu replichi: “Riguardo all’amare, purtroppo possono sorgere delle situazioni che rendono impossibile continuare ad amare una certa persona. Ho conosciuto donne rovinate dai loro mariti, una sfigurata addirittura, e sono state perseguitate per anni (la mia fidanzata aveva un ex violento, e se non ci avessi mezzo una pezza io, con le cattive, non so cosa sarebbe successo, perché quella è gente che SE NE SBATTE delle diffide), come possono continuare ad amare i loro mariti?

      Anche qui, differenza tra ideale (certamente condivisibile) e attuazione nella pratica.
      Non siamo Gesù, nè tantomeno Santi, in massima parte, purtroppo,
      ”.
      Ma io allora che parlo a fare? Devo ribadire che noi dobbiamo imparare da Gesù (da Dio)?

      La verità è che non vuoi capire, per cui diventa difficile (pesante) il confronto.

      Un altro appunto, una chicca strepitosa, lo devo rilevare perché è davvero incredibile. Dici. “Spero che la Chiesa cambierà un po’ su questi punti, può farlo, non c’è il Magistero infallibile di mezzo”. Come “non c’è il magistero infallibile di mezzo”? Ci sono le parole di Gesù stesso! Dice Gesù: “Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un’altra commette adulterio. Matteo, capitolo 19. Serve il magistero? Non bastano le parole chiarissime di Gesù?

      Poi, vedo che continui con la storia della sacra rota e dell’impotenza. Senza offesa, ma sei veramente ignorante. Il matrimonio, per esistere, deve essere “rato e consumato”, non soltanto rato. Se il marito è impotente e non può consumare, questo matrimonio non è mai esistito.

      • @fra’ Centanni, chiedo anche a te la cortesia di non tornare su argomenti che qui sono OT e di non dare spago a Vincent o non se ne esce.

        Grazie

      • Fra cent’anni scrive

        “La verità è che non vuoi capire, per cui diventa difficile (pesante) il confronto.”

        Se lo dici tu… Io ho esposto problematiche reali, visto che non vivo nel mondo delle fiabe, in questo verteva il mio mettere in evidenza la celeberrima differenza tra “l’ideale e la sua attuazione nella pratica” di cui tanto ho parlato.

        Fra cent’anni scrive

        “Dice Gesù: “Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un’altra commette adulterio. Matteo, capitolo 19. Serve il magistero? Non bastano le parole chiarissime di Gesù?”

        Le parole di Gesù sono infatti chiarissime, peccato che non consideri il “se non in caso di concubinato”.

        Fra cent’anni scrive

        “Poi, vedo che continui con la storia della sacra rota e dell’impotenza. Senza offesa, ma sei veramente ignorante. Il matrimonio, per esistere, deve essere “rato e consumato”, non soltanto rato. Se il marito è impotente e non può consumare, questo matrimonio non è mai esistito.”

        Appunto! Quindi, come ho detto, se un uomo impotente due giorni prima del matrimonio detto matrimonio è nulla, cioè mai esistito (quando magari tra quest’uomo e sua moglie c’è amore vero, anche aldilà dell’impotenza), mentre invece se dopo sposati l’uomo (o la donna) rivela il suo “lato nascosto” e le fa passare una vita infernale questa donna è condannata a passare il resto della sua vita sposata con quest’uomo, potendosi magari separare in caso di violenze di convivenza impossibile ma non potendosi trovare un altro uomo, non potendo più essere felice.

        Mi sembra perfettamente logico.

        Parlando seriamente, secondo voi, Gesù ha veramente voluto dire che un matrimonio che provoca ormai solo sofferenza e dignità profondamente ferita possa comunque corrispondere di più alla volontà di Dio che la decisione di separare le due vie una volta unite? Davvero Gesù avrà voluto dire alle chiese “dovete escludere i divorziati dalla piena comunione e dovete dir loro che non hanno più nessun diritto di rifarsi una vita affettiva nuovamente benedetta dal Signore, dopo il fallimento vissuto”?

        Davvero pensate questo? Ma se il desiderio di Dio è la nostra felicità, in che modo una vita da soli (perché se uno si separa, potendo quindi non convivere poi col coniuge ma ci rimane de facto sposato, non può più trovare un’altra persona che lo/la ami) risponde alla nostra felicità?

        Però già, tutto dipende dalla “consumazione”, se quindi una si sposa con un disgraziato che però è diventato impotente due giorni prima del matrimonio può “rifarsi una vita”, in caso contario, se “consuma”, ci rimane legata a vita senza speranza di poter trovare un’altra persona e starci insieme.

        Perfetto. Semplicemente perfetto. 😀

        • Sei duro d’orecchi (qui una metafora) o di cervice?
          Me lo domando visto che insisti nello scambio OT

          • Avresti potuto (qualora fossi stato in grado di rispondere, ed è evidentemente non è questo il caso) riaprire il topic dove queste argomentazioni non erano OT.
            Ad ogni modo, come ho scritto nel commento immediatamente precedente a questo, non ho altro da dire nel merito, pertanto non c’è problema, non scrivo più su questo topic. 😉

            Ciao e grazie.

            • Avrei potuto, non avrei potuto, avrei saputo, non avrei saputo, avrei voluto, non ho voluto… chi lo sa?
              Tu ovviamente lo sai (ma quante cose sai…), ma non sai attenerti alle regole.
              Tre interventi per ottenere il tuo corretto abbandono qui.

              (finalmente) Ciao

            • Bariom scrive

              “Tu ovviamente lo sai”

              Naturalmente no che non lo so, solo tu (e Dio) lo sai.
              Io ho fatto una deduzione momentanea in base ai dati che avevo a disposizione, niente di più.
              Naturalmente se vorrai e potrai rispondermi nel merito avrò piacere di essere smentito, nel frattempo ti rinnovo il mio saluto.

              Sono intervenuto nuovamente per chiarire (se davvero ce ne fosse bisogno) che non c’è alcuna pretesa da parte mia di giudicarti o di dire quale fosse il tuo reale pensiero. Tutto qui.

  6. Bariom scrive

    “Bene.
    Abbiamo un perfetta visione della sessualità secondo vincente Vega.
    Di fatto per nulla difforme dalla mentalità del mondo, dove la castità ha eventualmente solo una funzione anticoncezionale (io userei il preservativo fossi in lui, molta meno fatica), l’orgasmo è un diritto e non ha molta importanza come vi si arriva più tutta una serie di piccole perle che ovviamente ignoravamo.

    Il “coraggio di cambiare” su tali argomenti che rigettano la Sapienza della Chiesa, che viene dipinta come sessuofoba e castrante (e Dio sa che altro), deriverebbe poi niente di meno che dallo spirito Paolino (che risiede in Vincent e immagino in pochi altri eletti come lui).

    Con queste sue ultime paginate di saggezza e di nuova esegesi biblica, si concludono qui i commenti.
    Grazie a tutti.”

    Ok, prendo atto che non sai rispondere ai punti che ho sollevato.
    E si che ho fatto delle domande ben specifiche, alle quali non dovrebbe, in teoria, essere così difficile rispondere.
    Pazienza.

  7. Secondo Bariom io sosterrei che “l’orgasmo è un diritto”.
    Non ho detto questo. Ho chiesto, se è vero che l’orgasmo è sempre un peccato mortale quando non è funzionale alla procreazione, PERCHÉ il buon Dio ci ha creato con delle potentissime pulsioni sessuali fin dalla prima adolescenza lungo tutto il periodo dell’anno, e non solo durante i periodi riproduttivi, come gli animali?

    È importante, a mio giudizio, sapere questo, e sapere come la pensate su detto argomento.
    Parimenti, perché ha dotato la donna di clitoride col quale raggiungere un intensissimo piacere sessuale, indipendentemente quindi dal coito? Addirittura sono una netta minoranza (un 20/30 per cento) le donne che raggiungono il piacere con un rapporto vaginale (quindi con la penetrazione) mentre la maggior parte sono clitoridee.

    A questo punto la domanda sorge spontanea: perché Dio ci ha creato in questo modo? Non credo che l’ho by di Dio sia vederci saltare da un piede all’altro districandoci in una selva di precetti sessuofobici, no? Quindi come stanno le cose?

    Ciao e grazie a tutti per le risposte, che sono certo non tarderanno ad arrivare.

    • Visto che ci tieni a sapere come la pensiamo, mi permetto di risponderti, Vincent.

      Leggendo i tuoi interventi io non ho potuto fare a meno di pensare che tu possieda una conoscenza inesatta di due fondamentali del cattolicesimo: i sacramenti, e il peccato originale.

      Il matrimonio cattolico non è un contratto o un accordo, è un Sacramento. Se validamente celebrati, i Sacramenti sono indelebili. Un cristiano battezzato potrà anche compilare il modulo di sbattezzo dell’uaar, ma questo non cancella il Sacramento del suo battesimo. Allo stesso modo, due sposi potranno anche compilare i moduli di divorzio, ma questo non cancella il Sacramento del loro matrimonio (ovviamente, nell’ipotesi che questo sia stato validamente celebrato).

      E’ vero che Dio ha creato l’uomo, ma la natura umana attuale non coincide con la natura umana originale, uscita direttamente dalle mani di Dio all’alba della Creazione: di mezzo c’è il peccato originale, che ha ferito la natura umana, inclinandola al peccato (concupiscienza).

      • ben detto franceschiello.
        ma ricordati anche della saggia massima “non date da mangiare ai TROLL.
        ho come la vaga impressione che Vincent Vega si sia impadronito di questo blog.
        penso che i gestori dovrebbero fare qualche cosa in proposito

      • Franceschiello scrive

        “Il matrimonio cattolico non è un contratto o un accordo, è un Sacramento. Se validamente celebrati, i Sacramenti sono indelebili. Un cristiano battezzato potrà anche compilare il modulo di sbattezzo dell’uaar, ma questo non cancella il Sacramento del suo battesimo. Allo stesso modo, due sposi potranno anche compilare i moduli di divorzio, ma questo non cancella il Sacramento del loro matrimonio (ovviamente, nell’ipotesi che questo sia stato validamente celebrato).”

        Si, sono cosciente di questo. Mi interrogavo sul fatto se sia o meno moralmente giusto che una persona non possa “rifarsi una vita” (termine che ad alcuni non piace) una volta che il suo matrimonio è diventato solo fonte di dispiaceri o umiliazioni.
        Ecco perché in questo sono d’accordo con i cristiani ortodossi.

        Ad ogni modo, voglio portare in evidenza ciò che dice San Tommaso sul matrimonio

        “Una cosa può essere naturale in due maniere: primo, perché prodotta necessariamente da cause naturali: cioè come è naturale per il fuoco salire verso l’alto. E il matrimonio in tal senso non è naturale: come non lo è quanto viene compiuto con il libero arbitrio.
        Secondo, può dirsi naturale una cosa cui la natura ha inclinazione, ma che viene compiuta mediante libero arbitrio: sono naturali il tal senso gli atti di virtù. E in questo senso è naturale il matrimonio: poiché ad esso la ragione naturale inclina per due motivi. Primo, per raggiungere il suo fine principale che è la prole. Infatti la natura non mira soltanto alla generazione della prole, ma anche al suo sostentamento e alla sua educazione fino alla maturità perfetta dell’uomo in quanto uomo, cioè alla formazione nella virtù.
        Ora il figlio non potrebbe essere educato ed istruito, se non avesse genitori ben noti e determinati. E questo non avverrebbe, se non ci fosse un legame stabile dell’uomo con la donna” (San Tommaso, Summa Theologiae, suppl. q. 41, art. 1, Titolo dell’articolo: Se il matrimonio sia di ordine naturale).

        Va bene, su questo siamo tutti d’accordo, e una volta che, per varie ragioni, questo legame stabile va a farsi friggere che si fa? Anche qui vediamo ancora una volta la differenza tra l’ideale (condivisibilissimo) e la sua applicazione nella pratica, dal momento che non si vede in che modo un matrimonio che è ormai diventato un inferno per entrambi i coniugi possa “educare ed istruire” nel miglior modo possibile i figli. Non si vede, ad esempio, in che modo avere in casa un padre ubriacone e violento che comincia a menare i propri figli e la propria moglie appena rientra a casa possa essere di aiuto al sostentamento e all’educazione della prole.

        Nè si vede la ragione razionale per impedire ad una donna o ad un uomo, qualora il matrimonio si sia dimostrato un fallimento, di rifarsi una vita.
        Se, infatti, a uno gli muore il coniuge è libero di rifarsi una vita, se invece una ha avuto la sfortuna di sposarsi con un uomo sbagliato può anche separarsi qualora la convivenza diventi impossibile (vedi appunto il caso di violenze eccetera, nisnte affatto rare, basta vedere il femminicidio compiuto ogni anno) ma de facto è impossibilitata a trovarsi un altro uomo, ad essere felice quindi, perché se lo fa è esclusa dai sacramenti.

        Proprio in ragione del peccato originale, quindi, che rende l’uomo diverso da come doveva essere in principio, non ha senso dargli una sola ed unica possibilità, essendo l’uomo diventato un essere fallibile per natura.

        In questo caso ha molto più senso (ed è molto più realistica, perché tiene conto della differenza enorme tra ideale e applicazione nella pratica) la dottrina ortodossa.
        La Chiesa ortodossa, come quella cattolica, insegna l’indissolubilità del sacramento del matrimonio. In alcuni casi, però, permette – con un rito penitenziale – di sposarsi una seconda o terza volta. Questi però non sono sacramenti, ma benedizioni svolte con un rito a parte e gli sposi non possono accedere all’eucarestia per due o tre anni.

        La Chiesa Ortodossa (che, ve lo ricordo di nuovo, ha la SUCCESSIONE APOSTOLICA pertanto non possono certo essere liquidati come pagani da quattro soldi) pertanto riconosce la possibilità di “benedire” la nuova unione (sia del vedovo sia del divorziato), a determinate condizioni e con determinate penitenze (le prassi variano da luogo a luogo).

        Questo ha molto senso, considerando che l’uomo è incline allo sbaglio e al peccato e non ci si può aspettare da lui un’infallibilità che non ha, dopo il peccato originale.

        Siamo uomini, non angeli.

        Franceschiello scrive

        “E’ vero che Dio ha creato l’uomo, ma la natura umana attuale non coincide con la natura umana originale, uscita direttamente dalle mani di Dio all’alba della Creazione: di mezzo c’è il peccato originale, che ha ferito la natura umana, inclinandola al peccato (concupiscienza).”

        Assolutamente Franceschiello, questo lo sapevo, cercavo semplicemente di parlare della condizione umana in maniera realistica, per quella che è, non semplicemente per quella che dovrebbe essere.
        Ad ogni modo credo (ma qui può essere che stia sbagliando di grosso) , dato che Dio ha creato l’uomo diverso dagli animali, che il sesso anche in origine non sia stato voluto dal Creatore come un semplice mezzo di perpetuazione della specie, ma come (tra le altre cose) espressione della natura umana e della sua naturale tendenza al bello e al piacevole.
        Col peccato originale si sono originate anche le perversioni, come la mitizzazione odierna ossessivo-compulsiva del sesso, ma non è questo di cui parlavo, sicchè c’è una bella differenza tra la demonizzazione del sesso inteso anche come piacere e la sua mitizzazione quasi fosse un idolo pagano.
        È a questa via di mezzo che dovremmo tendere, credo.

        Come vedi io peccato originale e l’indissolubilità del matrimonio era invece al centro dei miei discorsi, non ho ignorato affatto questi fattori di capitale importanza.
        Le mie riflessioni nascono dalla constatazione che l’uomo è quello che è, non quello che dovrebbe essere e che doveva essere in principio, e che fino alla nostra morte e alla redenzione finale da parte di Gesù (cit “aspettiamo cieli nuovi e terra nuova dove avrà stabile dimora la giustizia”) è con questa natura che dobbiamo fare i conti.

        Grazie per la risposta e un caro saluto. 🙂

  8. Ora, qua abbiamo un problema: secondo la Chiesa, i divorziati risposati sono in stato di peccato mortale continuo, a meno che non decidano semplicemente di convivere senza avere rapporti sessuali di alcun tipo.

    E il peccato mortale non è roba con cui scherzare, dal momento che è, per definizione, il peccato che porta alla morte seconda, ovvero alla dannazione eterna.
    Ora, noi sappiamo che perché un peccato sia mortale si richiede che concorrano delle condizioni specifiche:

    1) Che abbia per oggetto una una materia grave.

    2) Che venga commesso con piena consapevolezza e deliberato consenso.

    Forse che risposarsi con un’altra persona non sia materia grave? Non così per la Chiesa, per la Chiesa è materia grave e quindi peccato mortale, come scrivevo sopra.

    Forse che per i divorziati risposati si possa escludere la piena consapevolezza e il deliberato consenso? Non direi proprio, dal momento che molti di loro sanno che questo fatto è visto dalla Chiesa come peccato mortale, che li rende (sempre secondo la nostra Chiesa) immeritevoli a vita di ricevere i sacramenti.

    Ma c’è un’altra questione molto importante: come certo saprete, il peccato mortale non è imperdonabile “in se” davanti a Dio, ma perché venga perdonato occorre il sincero pentimento e l’altrettanto sincero proponimento di cambiare vita.

    Ne consegue, di regola, che allo stato attuale delle cose i molti divorziati (e ce ne sono anche tanti tra i cattolici) sono esclusi non solo dai sacramenti, ma anche dal perdono di Dio e, quindi, dalla salvezza dell’anima. Perché dico questo? Perché in molti casi (non in tutti, lo so) queste persone non sono affatto pentite di essersi risposate, anzi ringraziano Dio (!!!) di avergli fatto incontrare il nuovo coniuge.

    Pertanto come potranno queste persone salvarsi se, de facto, non sono minimamente pentite di ciò che hanno fatto? O risposarsi non è peccato mortale, quindi, ed è possibile un’autentica riconciliazione (come avviene nella Chiesa Ortodossa) oppure queste persone, di regola, sarebbero condannate, non tanto per il peccato mortale in se ma per la mancanza di pentimento (e come può pentirsi una persona che ringrazia Dio per avergli fatto incontrare il nuovo co urge e che mai tornerebbe indietro??).

    Ne consegue quindi che:

    1) O risposarsi non è peccato mortale (perlomeno non nel senso inteso dalla Chiesa oggi).
    2) Oppure è peccato mortale ma la misericordia di Dio è talmente grande che se ne sbatte altamente di queste cose, preoccupandosi più di quello che c’è nel nostro cuore e di come trattiamo il nostro prossimo, come il passo di Matteo risalente a Gesù che ho postato sembra suggerire.

    Qualora entrambe le due soluzioni da me proposte fossero false risulta evidente che tutti i divorziati risposati che non sono affatto pentiti della loro scelta sono esclusi non solo dai sacramenti, ma dalla salvezza dell’anima.

    Sembrava che con Francesco si stessero facendo dei bei passi avanti in questo senso, ma credo che ci vorrà ancora del tempo.

    Per esempio, in un topic su questo blog Minstrel sembrava avere trovato una soluzione a tutto questo, ma leggendo ci si rende conto che non è affatto così, in quanto la conditio sine qua non è che i due si astengano dai rapporti sessuali, per esempio il caso delle coppie anziane.

    Molto bene, e tutte quelle coppie di divorziati risposati che sono molto felici della loro nuova condizione (e che magari ringraziano DIO per avergli fatto incontrare il nuovo coniuge) e non hanno intenzione di indossare una figurata cintura di castità (e poi non bisogna dire che siamo sessuofobi? Ma se si finisce sempre li, alla fine, e quello che uno fa o non fa sotto le lenzuola rischia di diventare la discriminante della salvezza molto di più che la Fede, la Speranza e la Carità)?

    Chi glielo dice a queste persone che se non avranno la fortuna di invecchiare e raggiungere la pace dei sensi saranno condannate al fuoco eterno della Gehenna, dove c’è pianto e stridore di denti?

  9. In ome del rispetto per l’autore del presente articolo, che sarei io, pregherei i lettori di non inserire più commenti OT in questa sede.

    • Trianello, hai perfettamente ragione, pertanto ho postato due posts su un topic di questo blog nel quale le mie argomentazioni erano pertinenti all’argomento (cosa che qui, lo riconosco, non c’è stata, dato che l’argomento che ho trattato rispondendo a Bariom e Franceschiello era Ot) solo che non sono stati pubblicati.

    • Evidentemente c’è stato qualche problema, appena ho un attimo ripesco il topic inerente agli argomenti che intendo trattare e RIposterò quei posts.
      Naturalmente su questo topic non verrà più riaffrontato quell’argomento.

  10. Tornando al topic, mi ha molto colpito l’immagine scelta. E’ la prima volta che vedo una rappresentazione della Visitazione con Gesù e il Battista nel seno delle loro Madri.

  11. Mi permetto lo stesso un ultimo O.T. caro Trianello e spero che non me ne vorrai:sarà l’ultimo, promesso e cancellerò ogni nuovo intervento O.T. che dovesse malgrado ciò avvenire.

    @Vincent
    Tutti i tuoi interventi mostrano una scarsa conoscenza ma soprattutto una scarsa meditazione dell’insegnamento contemporaneo della Chiesa in materia matrimoniale.
    Troverai risposte a tutte le tue domande in Familiaris Consortio Magistero Autentico di San Giovanni Paolo Magno sul matrimonio.
    Dovresti leggere anche il magnifico documento del’ultimo Sinodo dei Vescovi, il quale anche se non è, di per sé, Magistero Autentico, dice cose magnifiche e perfettamente attuali sul matrimonio:
    http://www.news.va/it/news/approvata-la-relazione-finale-del-sinodo-testo-int

    Ti può forse interessare un post in commento che abbiamo fatto su Croce-Via in relazione a questo documento:
    http://pellegrininellaverita.com/2015/10/25/sinodo-2015-lo-spirito-santo-spiro-e-humanae-vitae-confermo/

    E, in generale, se hai interesse puoi andare a leggerti il nostro file al soggetto con due anni di riflessione sul matrimonio.
    http://pellegrininellaverita.com/category/sinodi-della-famiglia/

    In Pace

    • Simon, ti ringrazio, tuttavia avevo già letto quei documenti.
      Questa è però una buona occasione per RIleggerli, e per postare le mie perplessità in merito a detti documenti nei topics appositi (non qui ovviamente, perché sarei brutalmente ot, anzi chiedo ancora scusa a Trianello) parlando appunto degli argomenti che mi convincono poco.

      Ti ringrazio, quindi. 😉

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