For Men Only: 5 regole d’oro per trovare il coniuge giusto

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Molti anni fa le nostre figlie chiedevano a mia moglie e a me (mentre i nostri figli ascoltavano) come fare per essere sicure di aver incontrato l’”uomo giusto”  cioè “l’uomo della loro vita”; la prima volta che la domanda fu posta mi ricordo aver dato una risposta inerrabile, anche se non ancora definitiva e definita, come conviene ad ogni papa nelle materie di sua competenza come è quella dell’educazione dei propri pargoli: “lo saprete solo la sera che seguirà il vostro matrimonio” . Risposta formalmente ineccepibile, infatti solo dopo essere sacramentalmente sposati e dopo aver consumato liberamente, si sa, formalmente e nella fede cattolica, che quel coniuge lì è proprio quello della propria vita, nelle buone cose come in quelle meno buone, in tutte le circostanze gaie come anche in quelle più tristi. Di conseguenza abbiamo sempre suggerito loro di già cominciare a pregare per i loro futuri mariti e spose, i quali benché all’epoca ancora sconosciuti, già erano nati e viventi in qualche parte del mondo.

Qualche anno più tardi, però, questo tipo di risposta non era già più sufficiente, perché la stessa domanda si incentrava ormai sul come evitare che l’uomo della loro vita sia al contempo l’errore della loro vita, possibilità purtroppo molto reale, in quanto le due cose sono possibili senza contraddizione logica, ontologica e sacramentale. Dovetti infine mettermi a riflettere molto seriamente quando mia figlia maggiore venne parlarmi di un possibile e concreto pretendente e chiedeva consiglio (e benedizione) sul come procedere nei suoi riguardi.

Cominciai con il fare una lista, dal mio punto di vista di genitore e non da quello della figlia, dato che lei mi interrogava in quanto suo padre e non in quanto sua “amica del cuore”: una lista nella quale ponevo quel che la mia pluridecennale esperienza della vita considera importante per la riuscita di una coppia e, più precisamente, nella quale siano presenti quegli elementi che si possono considerare come dei predittori di successo anche se non ne sono, ovviamente, una garanzia assoluta.

Non volevo fare una lista di desideri teorici un po’ onirici, ma una lista di punti precisi connessi  ad una serie di misure che siano valide e affidabili in tutte le circostanze per chi le utilizzerebbe. Sono ben presto arrivato alle 5 regole seguenti che sono felice di poter compartire con voi in questo tempo natalizio.

Nella prima regola, idealmente, si deve vagliare quanto tale coniuge sia davvero capace di condividere gli ideali i più profondi specialmente sul piano religioso e etico, da dove l’importanza che sia cattolico o, perlomeno, un ottimo cristiano. Questo punto può essere verificato facilmente osservandone la pratica, i luoghi frequentati, le idee generali.

Nella seconda regola importante è che tale persona abbia una natura fedele e lavoratrice: questo è più difficile da vagliare in quanto, per definizione, parliamo di persone giovani che hanno poco provato nella loro vita. Ma seguendo quel principio utilizzato in management e leadership che afferma che il comportamento passato ben descriverà il comportamento futuro in simili circostanze e ricordandoci della parabola di Gesù dove si afferma che chi è fedele nelle piccole cose lo è anche nelle grandi, questa fedeltà al lavoro può essere misurata vagliando la capacità del futuro pretendente a sempre finire quel che ha cominciato, come gli studi o qualunque progetto serio. Uno che ha l’habitus di sempre finire e a ogni costo quel che comincia, avrà anche a cuore di andare fino in fondo al proprio matrimonio e di provvedere con il frutto del proprio lavoro.

La terza regola è la generosità cioè la capacità di donare se stessi completamente e senza riprendere di dietro. Ovviamente qui non è questione di andare a controllare la verginità di tale persona che, per altro, non dimostrerebbe niente quanto al suo vero grado di generosità umana a prescindere di errori passati, ma proprio di vagliare se tale persona è costituzionalmente atta all’alterità, in modo empatico e gratuito. Valutare questa dimensione non è difficile, basta osservare l’intensità dell’impegno passato in opere di carità, nello scoutismo, alla corale, nella res pubblica ma sempre con scopo altruistico; ancora una volta sottolineo che non è questione di conoscere le “teorie” della persona in questione circa le attività di volontariato ma la realtà e l’intensità dell’impegno concreto nel passato e nel presente.

La quarta regola è la capacità di spirito di sacrificio: un punto centrale in quanto nella vita di coppia ci si sacrifica e ci si perdona mutualmente almeno sette volte al giorno. Chi già si sacrifica nelle piccole cose sa sacrificarsi anche nelle grandi: se il pretendente è capace di organizzarsi per viaggiare più volte alla settimana per tre ore in treno per andare a vedere la sua dulcinea e altrettanto per tornare a casa, egli è chiaramente capace di sacrificio. Se è capace di far passare in priorità gli interessi della fidanzata prima dei propri, lo stesso. Se è capace di costruire la propria carriera in modo da favoreggiare la propria futura coppia, anche. Se è capace di capire che la sua ragazza è pronta a dare il proprio corpo solo all’uomo della sua vita e che quest’ultimo sarà “scoperto” e riconosciuto in quanto tale solo a matrimonio fatto, allora è capace di sacrificio.

La quinta regola è assicurarsi che il futuro pretendente abbia le idee a posto circa l’indissolubilità del matrimonio e questo non può avvenire solo attraverso una discussione dove ognuno cerca di mostrarsi sotto l’angolo il migliore. Qui è questione della vita dei nostri figli e figlie e dobbiamo valutare questa dimensione il più oggettivamente possibile anche se può sembrare molto dura: la prima carità comincia con i propri prossimi più prossimi cioè la propria famiglia. È importante allora guardare la situazione familiare dei genitori del pretendente: se costui o costei proviene da una famiglia di divorziati, di ricomposti o altre situazioni scomposte è praticamente sicuro che le “immagini” sul matrimonio e la sua indissolubilità siano profondamente distorte nella sua testa a prescindere dalle sue buone intenzioni ed è quindi, purtroppo ma realisticamente, da evitare.

Queste 5 regole d’oro non sono da utilizzare in modo ferreo ed ottuso, ma vanno viste solo come un memorandum, una strategia di lettura delle persone che frequentano i figli che noi amiamo; esse vanno da essere utilizzate con intelligenza ma sempre ricordando che il nostro ruolo principale è quello di ottimizzare verso il bene il futuro della nostra prole a prescindere da false carità mal capite che spesso sono solo dimissione e vigliaccheria paterna.

Ho molti figli e figlie, vi posso garantire che queste 5 regole sono state utilizzate con successo sia per gli ottimi matrimoni che hanno permesso sia per gli errori più o meno grossolani che hanno evitati; dato che però Nemo Propheta in Patria il meglio, e ciò ben prima che “caschino innamorati”, è inculcare ai nostri figli e figlie, fin dalla loro giovane età il discernimento e la capacità di valutare di per se stessi le persone che li circondano, abituandoli a osservarne gli atti passati concreti e dando a questi l’assoluta priorità sulle parole altrui che sempre sono un poco vane e tendono a creare schermi di fumo.

Intanto, buona notizia, il numero dei miei nipotini cresce sempre di più.

In Pace



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47 replies

  1. Molto interessante e da meditare, ho figli di entrambi i sessi. Posso dire però che io non rispondevo a nessuno dei punti… Forse giusto a quello del sacrificio.

  2. Caro Simon, (quasi) sempre in sintonia con il tuo modo di vedere. Però anch’io devo confessare che, quando mi sono sposato, non avrei mai superato il tuo esame. Io suggerirei un aiuto fondamentale a chi vuole sposarsi senza avere le carte in regola per poterlo fare: affidare il proprio amore ed il matrimonio alla Madonna. E’ quello che abbiamo fatto io e mia moglie prima di sposarci, e siamo ancora felicemente insieme dopo vent’anni e con tre bellissimi figli.

    La Madonna è il rifugio e la soluzione per ogni problema dei poveri peccatori.

    • Ci risiamo con l’ossessione di Maria. Ecco cosa mi tiene lontano dal cattolicesimo. Non so se questo sia il posto giusto, ma purtroppo non ho ancora trovato qualcuno con cui discutere proficuamente della questione, ogni volta finisce a insulti.

      • Io e la madre del Signore siamo abbastanza distanti se ti può essere di conforto. Forse per questo che mi perdo troppo spesso? O forse non sono mai stato abituato alla cosidetta bellezza del rosario? O non ho ancora compreso l’aiuto che potrei ricevere? O son troppo razionale? O… insomma, ce ne sono sulla tua barca…

        • Forse hai semplicemente letto “troppo” le Scritture, o almeno per me è così. Non nascondo il profondo disagio (uso un eufemismo) quando leggo che la madonna sarebbe “il rifugio e la soluzione per ogni problema dei poveri peccatori”. Ma di quale religione stiamo parlando?

          • Stiamo parlando della religione (Rivelazione) cattolica, mai sentito parlare? “Prega per noi peccatori, Tu che sei piena di grazia e la benedetta fra tutte le donne”:è la più famosa ed universalmente conosciuta fra le preghiere della chiesa cattolica, la conosci? Non devi prendertela con me, è Gesù Cristo che ce l’ha donata come Madre nostra. Se non ci pensa lei a risolvere i problemi di noi, piccoli figli, chi ci dovrebbe pensare?

            • Dio Padre, frà.
              Attenzione a non farla diventare nei fatti (o implicitamente nelle parole) l’unica mediatrice da pregare per intercedere con il Padre o addirittura colei che può salvare con le sue forze.

              Detto questo spezzo una lancia nei confronti di coloro che a lei si affidano ogni giorno. Dicono che aiuta e non poco. E io son nessuno per poter dire che non è vero o generalizzare il mio personal sentire. Ad ognuno il proprio cammino

            • vedo che i toni si stanno già scaldando, francamente trovo inutile la tua strafottenza. Osservo giusto che non ho mai letto di nessuno, nelle Scritture, che si sia affidato a Maria; e sì che gli Atti descrivono bene le vicende delle prime comunità cristiane. Diciamo che, dal mio punto di vista, quando il primo istinto di un credente è quello di rivolgersi alla madonna anziché a cristo evidentemente non crede nella stessa divinità in cui sto cercando di credere io.

      • Maria è la più grande mistica di tutti i tempi, passati presenti e futuri, ha accolto il Signore non solo spiritualmente ma in carne ed ossa, non si può andare oltre. Tutte le Summe, i Magisteri e i Catechismi scompaiono annichiliti di fronte al Magnificat. E’ Lei che “spinge” Gesù a compiere il suo primo miracolo e a dire «Fate quello che vi dirà» e Gesù a noi tutti dice “Ecco tua Madre”.

      • Questo blog essendo cattolico, la Vergine Santissima ha un ruolo primordiale ed a Lei dobbiamo quella forma di culto chiamato di Iperdulia in contrasto con il culto di Dulia che riserviamo agli altri Santi.

        La Chiesa cattolica si fonda su un trittico che ha da essere preso nel suo insieme e non secondo i gusti personali: il Magistero vivente, la Tradizione e le Scritture.

        Da duemila anni il ruolo di Maria è stato messo in evidenza e meditato e contemplato; a ognuno la libertà della profondità della propria devozione verso la Vergine, ma a nessuno il diritto di abbassarne il ruolo nella storia della Redenzione: senza il Suo “Fiat Mihi Secundum Verbum Tuum” saremmo ancora sottomessi alla Morte e al Principe di questo mondo.

        Con questo chiudo manu militari questo O.T. su questo thread.
        In Pace

    • Da noi, da sempre, la nostra devozione va, in particolare, alla Santa Famiglia in quanto tale.
      In Pace

  3. Curiosamente quando l’ho conosciuto mio marito aderiva perfettamente a queste 5 regole, ma se lui si fosse affidato ad esse non mi avrebbe sposata, in quanto io ai tempi non sarei riuscita a superarne che l’ultima (discendo da una serie di miscredenti che però sono sposati sacramentalmente da sempre e sempre rimasti fedeli e felici). Per me proprio il fidanzamento e il matrimonio sono stati occasione di incontrare Cristo e iniziare seriamente un cammino di fede e di conversione di stili di vita, sono quasi un’altra persona rispetto a quella che mio marito ha conosciuto. Qualche volta, parlando con lui a proposito di amore e di matrimonio, ho capito che per lui determinante è stato il giudizio di sua mamma, sua zia e sua nonna, donne di grande fede che hanno visto in me qualcosa che neppure io vedevo e mi hanno subito accolta con vera carità. Mia suocera infatti è stata mi madrina di cresima. Questo per dire che non è da sottovalutare la capacità di una fede forte e di un amore veramente caritatevole di “contagiare” un aspirante coniuge non proprio all’altezza.

  4. Leggendo le prime reazioni all’articolo vorrei sottolineare un paio di punti.

    (a) le 5 Regole d’oro non sono lì per giudicare una persona in quanto tale ma solo per valutarne razionalmente l’adeguazione ad una situazione matrimoniale

    (b) chi si sposa non è il padre ma il figlio/ la figlia: a questi il diritto /onere della decisione in piena libertà

    (c) queste 5 regole d’oro non debbono essere una scusa per non tagliare il cordone ombelicali con i figli e per accentuare il proprio desiderio di “controllo” proprio in un campo che è sacro per loro

    (d) queste 5 regole sono una struttura di analisi che serve come base per una discussione razionale: il fine è di aumentare la libertà della prole nella sua presa di decisione in quanto più cosciente degli aspetti positivi o dei rischi incorsi.

    (e) premesso il punto d, nulla impedisce voler lo stesso sposarsi con qualcuno a cui mancano uno o più punti delle 5 regole d’oro, ma questa scelta sarà fatta in cognizione di causa e senza la pretesa che l’altro cambierà un giorno: ci si sposa con una persona tale quale è, non tale quale potrebbe forse essere o si vorrebbe che fosse.

    (f) rimane chiaro il dovere dei genitori di pregare per l’evoluzione, il miglioramento e la santità del futuro sposo e dei propri figli, anche se umanamente e razionalmente, si sa, c’è poco da aspettarsi, ma i miracoli esistono.

    In Pace

  5. Io non posso che ringraziarti carissimo per questo post che appenderei in giro per casa, quella casa che una volta vi ha accolto con tanta umiltà, per ricordarmi quello che devo e che vorrei essere. Eh già… ancora lontano è, per ora, il suo utilizzo per i figli come sai. E allora lo uso io. E scopro che si è aperto un giubileo su un minstrel in decrescita, in contraddizione, forse stanco, certo pigro. Uno che sta chiudendo l’anno colmo di peccati e ancora non trova tempo e … e … sono un pessimo marito. Grazie carissimo per questo sprono.
    Grazie davvero.
    Qui vi abbracciano tutti, compresi il tuo nipote acquisito che già balla a ritmo, sorride sempre, adora la vita e… fra le sue prime parole spicca la parola… PUB! Ehm… 😉

    • Davvero un bell’articolo.
      Condivido che in pochi passeremmo il vaglio se le cinque regole fossero applicate in maniera “ferrea è ottusa”. 😀

      Minstrel, ascolta, anche se è ot devo dirti che ho un dubbio teologico in testa da molto tempo: posso contattarti in privato, magari con una mail?

      • Certo, ma non pensare che il sottoscritto possa rispondervi adeguatamente senza fallo… proviamoci! La mail ce l’hai?

        • Ok l’indirizzo è ****
          Grazie mille per la disponibilità. 🙂
          Ci tengo a sentire il tuo parere perché so che sei un tomista, e la mia tesi, da quello che so, è sostenibile senza problemi secondo i teologi tomisti, pertanto vorrei parlartene, innanzitutto per capire quanto è fondata.

    • Carissimo Minstrel, non vedo l’ora di rivederti con la tua famiglia e con il nipotino Aquinate!

      Detto ciò, le tue osservazioni mi fanno pensare che queste 5 regole possono essere utilizzate come linee guida per l’educazione dei propri figli se abbiamo come fine di farne futuri sposi e spose “d’oro”: assicurarsi con il nostro esempio di genitori che l’immagine di coppia che formiamo sia indissolubile e desiderabile; assicurarsi che crescano in un sano ed equilibrato cattolicesimo lontano da ideologie; educare il loro senso della generosità, del sacrificio e del lavoro ben fatto e sempre finito nel concreto.

      In Pace

  6. Grazie Simon, articolo molto bello (ed anche utilissimo per i corsi di preparazione al matrimonio ;)).
    Mi viene in mente una massima del mio parroco: “Prima di sposarsi è bene vedere solo i difetti dell’altro/a, dopo le nozze è bene vedere solo i pregi”.
    Un saluto

    • Il più duro, carissimo, è perdonare a se stessi di non essere all’altezza della promessa che facciamo all’altro: è tutta la la problematica del matrimonio , è tutta la problematica del giudizio finale di fronte a Gesù.

      (Infatti utilizzo queste 5 regole durante le sessioni di preparazione al matrimonio alle quali partecipo)
      In Pace

    • Bellissima questa, grazie Luis!

  7. Per chi deve crescere delle figlie oggi la preoccupazione più grande è quella di dotarle delle difese contro l’immoralità. Esse si trovano in un mondo dove le compagne di scuola spesso prendono la pillola e non appena possono vanno a convivere coi loro amichetti. Credo che sia il sesso libero ciò che caratterizza meglio la società occidentale moderna, e ho la sensazione che questo sia l’ultimo baluardo, oltrepassato il quale non c’è più ritorno (cos’altro rimarrebbe da sdoganare?).
    Che fare?

    • Parlare di castità, di integrità fisica e di astinenza è tanto interessante e motivante quanto parlare del dito che indica la luna invece della luna stessa: cioè sono soggetti di per sé non attrattivi e con ragione perché non sono un fine in sé ma solo mezzi per un bene più grande che è la felicità delle figlie (e dei figli) in questione.

      Se sei interessato ad avere una figlia che diventa un giorno una gran pianista, non passi il tuo tempo a dirgli “fai del piano così ti eserciterai un’ora, poi due , poi tre ore al giorno e tutte le vacanze, e per giunta avrai esami ogni semestre” ma gli parli di quel che conquisterà cioè l’accesso alle opere artistiche le più fini e le più elevate, la possibilità di condividere la sua gioia e le sue scoperte con un pubblico raffinato, forse la possibilità di creare o almeno di scoprire opere nuove.

      Il punto è qui quanto si è capaci di mostrare che il matrimonio in quanto tale è vero luogo di gioia anche nelle sofferenze, che è un luogo di libertà e di appagamento personale e spirituale, che è utile per la società, che c’è la gioia della venuta alla vita delle nuove generazioni, che è il luogo del dono totale e definitivo di se stessi.

      Se rileggi il mio articoletto qui sopra vedrai che, per quanto mi concerne, ho già risposto alla tua domanda alquanto in dettaglio, in realtà.

      In Pace

      • Grazie Simon. Mi piacerebbe sentire questi discorsi anche in chiesa, dati i tempi meriterebbero un’enfasi speciale direi, e invece silenzio. La gente convive, va in chiesa e si sente a posto. Mi rendo conto che il proibizionismo non è una soluzione, ma se non c’è almeno la consapevolezza del bene e del male diventa difficile educare i figli solo dando loro l’esempio.

        • Carissimo, l’esempio è tutto. 🙂
          In Pace

        • @Byebernays, il
          “proibizionismo” si è sempre dimostrato strumento insufficiente se non addirittura deleterio.

          Concordo con la risposta sopra si Simon e aggiungo, per difendere i nostri figli dalla immoralità, si può solo fare tutto il possibile per mostrare loro il valore e la bellezza della “scelta morale” (della scelta eticamente morale e fuori della parafrasi della scelta morale cristiana).

          Questo prima di tutto con l’esempio, ma anche cogliendo ogni occasione per sottolineare i frutti che le due diverse scelte portano. Gli effetti e le conseguenze generati dalle diverse scelte e atteggiamenti.
          Come comprenderai questo è il lavoro di tutta un vita e di tutta una educazione che non può “risvegliarsi” o essere scoperto solo quando i nostri figli iniziano ad avere i primi “sommovimenti ormonali”.

          Si raccoglie ciò che si è seminato e la “morale” (quella che sia) è l’humus nella quale nascono e si radicano le scelte. Non tutte quelle che i nostri figli faranno saranno sempre da noi condivise, ma sono convinto che se l’humus, il terreno lavorato, il seme gettato è buono, i frutti si vedranno.
          Il resto appartiene alla loro libertà di Figli di Dio (che ci concede anche l’errore) e al loro rapporto con Dio stesso …augurandoci ci sia e che venga mantenuto, ma anche questo potrebbe a ragione rientrare nel discorso già fatto.

          E’ giusto aspettarci di sentire “certi discorsi” anche in chiesa, ma ricordiamoci che Chiesa sono tutte le nostre Famiglie, Chiesa Domestica, e che la crescita morale, etica, spirituale, in una parola l’insegnamento della Fede ai figli, è nostro specifico e principale compito.
          Si possono sperare, desiderare, chiedere aiuti, ma in nessun modo si può delegare.

          • In casa si fa quello che si può. Il problema è che in chiesa non si fa quello che si dovrebbe, cioè non si insegna ad essere casti.

            • In casa si fa quello che si può riguardo la castità? Riguardo l’insegnamento della Fede?
              Infatti stiamo messi come siamo.

              In chiesa non si insegna la castità? Mah…
              Intanto si dovrebbe chiarire cosa significa “insegnare la castità” che di per sé è argomento piuttosto ampio.

            • Sarebbe d’uopo spiegare perché un atto sessuale non humano modo non possa contribuire alla consumazione del matrimonio come anche ricordare che la problematica sessuale è tutta a carico dei maschi e non delle femmine

            • Ovviamente quelli sono solo alcuni riferimenti, io ho dato quelli a mia disposizione.

              C’è da obiettare Bariom che noi ci rifiutiamo ancora di denunciare i nostri vescovi per eresia innanzi al tribunale ecclesiastico quando serve, ed ugualmente innanzi ai giudici mondani ( questo è anzi addirittura consigliato dai canoni della Chiesa ) aspettando da biechi passivoni che lo stato civile – oltretutto illegittimo – faccia quel che deve, lasciando a briglie sciolte l’andazzo della Chiesa, nelle nostre stesse parrocchie magari.
              C’è da obiettare che l’ardore che si ha nel voler accoppiarsi con la propria moglie NON E’ MALE se lo si fa nei tempi, nei luoghi ( ci sono canoni che ovviamente lo vietano fuori dal talamo ) e NEL MODO dovuto. Perché si deve sempre immettere la lussuria dove non c’è? Perchè c’è ancora questo vano pensare che il matrimonio sia un rimedio alla concupiscienza? neanche Agostino diceva questo.
              Ma forse ho frainteso ( ahahaha…e vissero tutti felici e contenti ahimè )

              Ora sicuramente in molti lo fanno già, quello che c’è dietro alla mia riprovazione ed arrabbiatura è il clericalismo soggiacente, perché io non sono diverso e faccio ben poco, ma questa mentalità è la prima a disorcere anche i volenterosi e buoni cristiani che le cose le fanno.
              Il semplice non capire cos’è la Tradizione mettendola come uno dei sottoinsiemi della Fede, quando è la consegna stessa della Fede ed è la stessa Fede, serve solo a giustificare le vari contraddizioni di discipline e costumi, contraddizioni dottrinarie e dogmatiche , canonistiche e liturgiche, oltre che di prassi ed ascesi.
              Veramente la Chiesa di Cristo si è ridotta a ben poco , ed io che sono l’ultimo perché di certo non riesco neanche a seguire il minimo indispensabile che oggi la Chiesa ha raggiunto , forse anche per il bene degli homini nella grandiosa misericordia di Dio che passa per la sua Chiesa, piango pensando agli antichi, mentre oggi si ride e si crede che si sta facendo del bene. Ieri si scomunicavano gli imperatori cristiani, oggi si stringono le mani dei sanguinari miscredenti.
              Fate vobis.

              • A parte la denunzia di chichessia di cui ancora mi sfugge il nesso con quanto detto (almeno da me visto che il tuo commento è partito come risposta…), dove è stato scritto (da me sempre) che l’ardore per unirsi al proprio coniuge sarebbe MALE?!
                Dove sarebbe stata messa la lussuria dove invece non c’è?

                Sul resto, se vuoi piangere sui bei (?) tempi andati, ammettendo poi che neppure tu riesci a seguire il minimo oggi, che ti devo dire? Il tutto si riduce temo ad un piagnisteo…

                Non me ne volere.

            • Se uno ha a cuore Dio e segue quel che Dio dice, perché gli si dice che “potrebbe” essere intento a lussuria? E’ giusta brama, e sia, e vivano contenti benedetti da Dio.
              Sei tu che hai detto che io non parlavo di castità. Io ti dico che tu parli troppo di virtù supposte, che sono l’angolo della superbia.

              Non piango miseria, perquanto chi è causa del suo male pianga sè stesso nella sua ignavia, piango per il fatto che i cristiani apostatano dalla mattina alla sera e dicono ” è lo stato ” non rendendosi conto dove vivono. La questione dei tempi ecclesiali odierni quella è consequenziale, e qui davvero c’è da piangere per la nostra stoltezza.

              • “Sei tu che hai detto che io…
                Io ti dico che tu…”

                Bene, dici tutto tu quindi che fare se non lasciarti la parola?

          • La castità secondo i canoni è dalla mezzanotte di sabato fino alla santa messa. La stessa notte di nozze in ricordo dell’avventura di Tobia, in tutti i periodi di digiuno ossia /avvento-quaresima-digiuno degli apostoli – 15 giorni di agosto per la dormizione della beata vergine , tutti i mercoledì e venerdì dell’anno tranne la settimana di Natale, la settimana di Pentecoste, la settimana di Pasqua e la settimana dell’assunzione.

            • La castità secondo i canoni (???)

              Quindi fuori dei tempi descritti si può non essere casti (di cuore, di sguardi, ecc.) e quindi lussuriosi, impudichi…
              Che di per sé anche l’atto coniugale ha da esser casto.

              Semmai nei tempi indicati ci si astiene (come usa dire dalla carne – cibo), si esercita la continenza.

              Mi sa che a voler fare la punta agli spilli…

          • Inviterei a leggere nel Decretum Graziani, II, 30, questio V, canone IV quel che afferma Leone sulla verginità dei due sposi per poter avere un matrimonio legittimo. Ma visto che abbiamo il caso di Osea, e la tradizione non ha mai imposto ciò, si può sorvolare.
            Non si può sorvolare sul come avere rapporti sessuali, che la Chiesa antica ha sempre “interferito” al riguardo.

            I canoni ed i Padri : Dionigi di Alessandria, Epistola ad Basilidem episcopum canone III , Crisostomo nel De non iterando coniugio V,1 – Deverginitate , XXX, Girolamo in Iolem commentari, II, Ambrogio citando nel Corpus Iuris canonici, Decretum Graziani II, 33, questio IV canone III, Agostino nei Sermones CCV,2; CCIX, 3 , Cesario di Arles Sermones X, Teodoro di Canterbury Penitenziale II,12,2 ; Canonii Gregorii Papae, CCXXXVIII, Egberto Penitenziale VII, 3, Pseudo Egberto , Confessionale XXII, Timoteo di Alessandria , Responsa canonica XIII, Pseudo Beda , PEnitenziale V, 1, Canones HIbernenses, XLIV, 11 , , David di Ganjak, Penitenziale XLVII, Statuta eccleia antiqua canone XIII, Canoni di Johan di Marde, canone XXVIII, Concilio di Valence in Bucardo di Worms, Decreta IX, 5, Synodicon della Chiesa siriana,

            La chiesa quando dunque ha inteso l’astinenza ed il digiuno, lo HA SEMPRE INTESO come astinenza da spettacoli e vita mondana ( perché c’è anche questo ) ed astinenza sessuale.

            Sì secondo i canoni dunque.

            Se poi si rispetta il modo dell’atto sessuale e non si estorce il consenso, vuol dire che si è prese tutte le precauzioni per non cedere al piacere, DUNQUE DOV’E’ il male?

            MA comunque se vuoi dire : ” ma comunque può entrarvi la lussuria..” va bene, hai ragione te. Se puoi vuoi pensare che io riesca a rispettarli o seguirli volendo passare per fariseo, aricontento te.

            Ad ogni modo buon Natale di Cristo salvatore e rendetore.

            Saluti

            • O forse sarà semplicemente che non riesco a comprendere anche dopo questo tuo ulteriore commento, il senso del tuo obiettare…
              Di conseguenza l’esatto legame su quanto si andava dicendo.
              C’è quindi poco da esser contenti.

              Ad ogni modo buon Natale di Cristo salvatore e redentore anche a te.

          • Potrà anche essere vero, d’altronde non sono esente da superbia. Quel che sfugge è perché mi dai spago , ma me lo dai perché ti mancano i presupposti non comprendi che cosa sto affermando ignorando la disciplina ecclesiastica ( che la Chiesa stessa tradisce da tempo, a nostra confusione, perché solo così certi epigoni possono andare avanti ).

  8. La vostra descrizione della Fede è un po’ troppo clericalista. Ma voi poi parlate di un matrimonio che la Chiesa stessa disconosce 2 volte 1) quando dice che i ministri del matrimonio sono gli sposi 2) quando parodia la celebrazione di un matrimonio nullo, condannando la speranza ( e se magari vi arriva vergine è la cosa più infame ).
    Ma per voi và tutto bene, salute allora.

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