Incontro a Gesù. Saggio di apologetica cristiana. Sulla realtà dei miracoli

miracle-ahead

Il problema della storicità dei miracoli di Gesù

I Vangeli canonici attribuiscono a Gesù una serie di miracoli di vario genere e la Sua Risurrezione dai morti. Se da una parte, secondo il Nuovo Testamento, furono proprio tali eventi straordinari, ed in particolare la Risurrezione, a convincere i suoi discepoli che Questi era il Figlio di Dio, dall’altra è proprio la così frequente menzione di miracoli nelle Scritture canoniche a far sì che alcuni studiosi contemporanei tendano a ritenere le stesse prive di valore storico. La cultura occidentale, infatti, è così intrisa della visione meccanicista del mondo scaturita dalla lettura scientistica della rivoluzione scientifica che persino coloro che credono nell’esistenza Dio[1] stentano a pensare che Questi possa in qualche modo intervenire nella creazione per via diretta, mediante eventi che vadano al di là delle normali leggi della natura. Costoro tendono a considerare Dio più che altro come una sorta di onnipotente orologiaio che, una volta creato il mondo, avendolo dotato di leggi proprie, si limiti a lasciarlo andare, per così dire, per la sua strada.  Secondo Rudolf Bultmann (1884 – 1976), il noto teologo ed esegeta luterano, non ci si potrebbe servire della luce elettrica e della radio, o far ricorso in caso di malattia ai moderni ritrovati medici e clinici e, al contempo, credere nel mondo degli spiriti e dei miracoli propostici dal Nuovo Testamento.[2]

Ecco allora perché molti studiosi delle origini cristiane oggi si cimentano nel tentativo di trovare una spiegazione di tipo naturalistico per gli eventi straordinari che troviamo descritti nei Vangeli. Secondo Burton Mack (1931), “l’emergere del cristianesimo e della sua letteratura possono essere compresi senza il ricorso a miracoli, risurrezioni, apparizioni o presenze divine o inusuali fenomeni di tipo carismatico.”[3] Gli fa eco Robert Funk, fondatore del celeberrimo Jesus Seminar[4], il quale scrive: “la nozione secondo cui Dio interferisce con l’ordine della natura… non è più credibile… I miracoli… contraddicono la regolarità dell’ordine dell’universo fisico… Dio non interferisce con le leggi della natura.” Date queste premesse, aggiunge: “la risurrezione di Gesù non implica il tornare alla vita di un cadavere. Gesù non risorse dai morti, se non in una qualche forma metaforica.”[5]

John Dominic Crossan (1934) concorda e conclude la sua trattazione relativa alla risurrezione di Lazzaro (Gv 11,1-45), scrivendo: “Non penso che questo evento sia accaduto o avrebbe mai potuto accadere… Penso che nessuno, in nessun luogo ed in nessun tempo abbia mai riportato i morti in vita.”[6]

Ci sono, però, almeno cinque obiezioni che è possibile muovere a questo modo di pensare.

 

Un pregiudizio infondato

È una convinzione ampiamente diffusa che la natura sia governata da leggi che è compito della scienza scoprire ed esprimere in termini matematici. Il problema, però, è che non ha alcun fondamento teorico l’idea che tali leggi non possano avere delle eccezioni. L’esclusione della possibilità che si verifichino degli eventi di natura miracolosa non è fondata su delle ragioni o delle prove, ma è un’idea assunta in modo aprioristico dai fautori della visione scientistica della conoscenza.[7]

Il mantenere questo tipo di assunto (così come qualsiasi altro tipo di assunto) in maniera acritica e dogmatica non è un atteggiamento degno di una mente veramente critica ed aperta. Come sottolineò il filosofo Robert G. Collingwood (1889 – 1943), nella misura in cui le ricerche e le scoperte di qualcuno si fondano su degli assunti di tipo dogmatico, queste ricerche e queste scoperte non possono davvero definirsi scientifiche.[8] Lo scopo della ricerca storica, in quanto impresa scientifica, è quello di giungere a conclusioni probabili in ragione delle prove di cui si dispone, non quello di assumere determinate conclusioni (tipo “tutto può essere spiegato esclusivamente in base a leggi naturali”) in modo aprioristico.

Siccome tutti concordiamo sula fatto che “in linea di massima” quanto accade tende a rientrare nell’ambito di quanto può essere spiegato o predetto in ragione di determinate leggi, ha ovviamente molto senso, a parità di condizioni, il preferire le spiegazioni naturali a quelle sovrannaturali[9]. Questo è, però, molto diverso dall’assumere sin dal principio della ricerca che tutti gli eventi devono necessariamente essere spiegati in base a ben determinate leggi scientifiche. Un approccio veramente critico ai documenti storici dovrebbe contemplare la possibilità che lì dove le spiegazioni naturali diventino non plausibili, dovremmo almeno prendere in considerazione delle spiegazioni che vadano al di là di quelle che ci possono fornire le leggi scientifiche.[10]

 

Al di là del meccanicismo

Come dicevo sopra, chi si rifiuta di prendere in considerazione che gli eventi miracolosi descritti nei Vangeli possano essere stati veramente tali lo fa in nome di una concezione meccanicistica del cosmo. Secondo questo modo di pensare, il cosmo sarebbe compaginato come un enorme meccanismo del quale, qualora si conoscesse con assoluta precisione ed in modo esaustivo la condizione in un dato istante del tempo, sarebbe possibile, almeno in linea teorica, predire con assoluta precisione lo stato in qualsiasi altro istante del tempo. Era questa l’immagine del cosmo supportata dalla scienza alla fine del XIX secolo, dominata dal paradigma newtoniano, e che, per molti versi, continua implicitamente ad influenzare il modo di pensare di parecchi nostri contemporanei. Ovviamente, in universo così concepito non ci sarebbe alcuno spazio per eventi miracolosi, i quali si configurerebbero come delle sfacciate violazioni del suo ordine intrinseco.[11] Tale immagine del cosmo è stata però messa in crisi da numerose scoperte scientifiche avvenute nel XX secolo.

La “nuova fisica” ha ridimensionato in modo significativo la pretesa onnicomprensività della fisica newtoniana. In particolare, la meccanica quantistica e la termodinamica statistica (lineare e non-lineare) hanno frantumato l’idea del cosmo come di un meccanismo, evidenziando come in natura ci siano dei fenomeni che, per quanto causalmente determinati, risultano in buona sostanza come imprevedibili.[12] Questo, ovviamente, in sé non ci dice nulla sulla possibilità che nel mondo si verifichino degli interventi diretti di Dio, ma lascia, per così dire, un maggiore spazio ai suddetti. Il cosmo non è, infatti, un magnifico e complessissimo “orologio” nel quale ogni eventuale intervento del suo Creatore sarebbe una sorta di affronto alla Sua stessa opera, ma un ancora più meraviglioso e complesso “organismo” in cui trovano ampiamente posto eventi assolutamente imprevedibili come i miracoli.

 

Il “principio di analogia”

L’idea secondo cui è impossibile che i miracoli descritti nei Vangeli possano corrispondere ad un qualcosa di realmente accaduto viene spesso sostenuta in ragione di quello che viene detto “principio di analogia”. Secondo questo principio, la nostra possibilità di comprendere sia gli eventi naturali che quelli storici affonda le sue radici nelle analogie tra i medesimi e la nostra esperienza personale. Ciò che non ha alcuna analogia con la nostra esperienza è, per principio, inconoscibile da parte nostra. Ne consegue che noi possiamo apprendere il passato solo se questo intrattiene una qualche analogia con il presente. Ora, visto che (secondo i sostenitori di questo modo di pensare) nel mondo moderno i miracoli semplicemente non accadono, dobbiamo necessariamente cercare di comprendere i documenti storici prescindendo dal loro riferimento dall’eventuale natura sovrannaturale degli stessi. Il “principio di analogia” così formulato, però, va soggetto ad almeno due grosse obiezioni:

  • Anche volendo ammettere, a puro fine argomentativo, che nel mondo attuale non si verificano eventi che possano definirsi miracolosi, non si capisce in che senso un miracolo ci sarebbe incomprensibile. Un miracolo è semplicemente un evento con una causa di tipo non fisico. Che cosa ci sarebbe in un evento di tal fatta che ce lo renderebbe analogicamente incomprensibile? Non facciamo noi tutti esperienza di un evento che non ha una causa di tipo fisico ogni volta che prendiamo una decisione libera? A questo argomento si potrebbe obbiettare asserendo che, in fondo, ogni nostra decisione libera non è che l’effetto dei processi elettrochimici che si svolgono nel nostro cervello. Ora, indipendentemente dalla questione relativa all’adeguatezza di una tale spiegazione degli eventi che si verificano nella nostra mente, per far salvo il “principio di analogia” è sufficiente notare come noi facciamo esperienza delle nostre decisioni come libere proprio in ragione del fatto che non facciamo esperienza delle eventuali cause fisiche che a queste sottendono. Noi facciamo esperienza di noi stessi come enti liberi nella misura in cui non facciamo esperienza delle eventuali cause fisiche che determinano le nostre decisioni. A prescindere, quindi, che noi si creda o meno al fatto che in effetti le nostre decisioni siano davvero libere, il nostro esperirle come libere (anche qualora fosse un semplice inganno della nostra mente) ci fornisce un’analogia sufficiente per comprendere in che cosa consista un miracolo (in quanto evento non avente una causa di tipo fisico) anche se personalmente non ne abbiamo mai visto uno.

 

  • Applicando il “principio di analogia” nel modo estremamente rigido con cui gli studiosi che vogliono escludere la realtà storica dei miracoli narrati dai Vangeli lo applicano, ne dovremmo dedurre che a nessuno di noi sarebbe possibile comprendere una qualsiasi cosa che vada al di là di quanto abbiamo fino ad oggi fatto esperienza diretta. Questo, però, è un errore grossolano. Un tale modo di impostare la questione, infatti, renderebbe perfettamente ragionevole l’atteggiamento di una persona che, avendo sempre vissuto nell’entroterra e non avendo mai visto il mare, si rifiutasse di credere che questo possa esistere. Proprio quella meccanica quantistica a cui accennavo sopra ci può fornire una magnifica illustrazione di quanto vado dicendo. Nessuno di noi ha mai fatto esperienza di un qualcosa che sia contemporaneamente onda e particella. Ciononostante, i fisici, sulla base delle prove scientifiche disponibili, ci dicono che la luce (così come qualsiasi altra entità fisica), a livello microscopico, gode proprio di questa bizzarra proprietà. Chiunque si rifiutasse di ammettere una tale idea perché questa non ha alcuna analogia con quanto tutti possiamo fare esperienza diretta sarebbe certamente considerato una persona poco razionale e poco critica. La questione è che la nostra razionalità dovrebbe imporci di seguire le prove dovunque queste ci portano, a prescindere dal fatto che i risultati della nostra ricerca abbiano una qualche analogia con la nostra esperienza comune. Questo deve valere anche per la ricerca storica.

 

I miracoli accadono

Un altro grosso problema concernente il rifiuto degli storici moderni di accettare la veridicità dei racconti relativi a miracoli che troviamo nei Vangeli consiste nel fatto che, per quanto costoro asseriscono di non aver mai sperimentato personalmente un evento miracoloso, di fatto molte persone, anche nel nostro mondo contemporaneo, asseriscono il contrario. Le nostre librerie pullulano di volumi che, in nome della scienza (ma sarebbe meglio dire dello “scientismo”) cercano di dimostrare che i tanti miracoli di cui la cronaca recente e contemporanea ci parla non sono in realtà che frutto di illusione o di fenomeni che possono in effetti ambire ad una qualche spiegazione in base alle leggi scientifiche note.[13] Sta di fatto però che, nonostante gli sforzi degli autori dei succitati libri di dimostrare il contrario, ci sono diversi casi estremamente documentati di eventi che non è possibile definire altrimenti che miracolosi.[14]

Esemplare è, a questo proposito, il caso di cui fu testimone premio Nobel per la medicina Alexis Carrel (1873 – 1944) e che lui stesso narrò nel suo libro, pubblicato postumo, Viaggio a Lourdes[15]. Nel 1903, Carrel si era aggregato ad un gruppo di pellegrini diretti all’allora già famoso santuario di Lourdes su richiesta di un suo amico medico che lo aveva pregato di sostituirlo. All’epoca, Carrel era un agnostico che, come molti storici contemporanei, nutriva uno scetticismo quasi totale nei confronti dei miracoli. Durante il viaggio di andata, egli visitò diversi degli ammalati a bordo del treno su cui stava viaggiando, e uno in particolare attirò la sua attenzione: una giovane donna, Maria Bailly, affetta da peritonite tubercolare all’ultimo stadio, con il ventre fortemente rigonfio e rigido, in condizioni molto gravi. Parlandone con i suoi colleghi medici, Carrel commentò con una punta di ironia che sarebbe già stato un piccolo miracolo se la giovane fosse ritornata viva dal pellegrinaggio.

Giunti a Lourdes, le condizioni della giovane Maria peggiorarono in modo estremamente preoccupante, tanto che quando le suore proposero di condurla alle piscine dove i malati si immergono nell’acqua della fonte che scaturisce dal santuario, Carrel si oppose strenuamente alla cosa, temendo che anche quel breve spostamento avrebbe potuto compromettere definitivamente le condizioni di salute di costei. Le suore condussero comunque la ragazza alle piscine e da lì davanti alla grotta in cui la Vergine Maria era apparsa a Santa Bernadette. Lì, i due si incontrarono nuovamente. Osservando Maria, Carrel notò subito che qualcosa in costei era cambiato e che questa sembrava stare molto meglio rispetto a quando era stata condotta alle piscine. Lì per lì, il medico penso di essersi fatto suggestionare dall’atmosfera del luogo. Continuando ad osservarla, però, notò sgomento il gonfiore del ventre di Maria svanire in pochi minuti. Le si avvicinò e le misurò il battito cardiaco, che trovò nella norma, mentre prima era stato molto accelerato. Tornato in ospedale, Carrel visitò la giovane assieme ad altri suoi colleghi e questa risultò essere completamente guarita dal male.

Un altro esempio davvero impressionante di un fatto miracoloso ci è offerto dal noto e studiatissimo miracolo eucaristico di Lanciano. Un’iscrizione marmorea del XVII secolo descrive questo Miracolo Eucaristico avvenuto presso la chiesa di San Francesco:

“Un monaco sacerdote dubitò se nell’Ostia consacrata ci fosse veramente il Corpo di Nostro Signore. Celebrò Messa e, dette le parole della consacrazione, vide divenire Carne l’Ostia e Sangue il Vino. Fu mostrata ogni cosa agli astanti. La Carne è ancora intera e il Sangue diviso in cinque parti disuguali che tanto pesano tutte unite quanto ciascuna separata.”[16]

Nel 1970 l’arcivescovo di Lanciano e il ministro provinciale dei Conventuali dell’Abruzzo, con l’autorizzazione del Vaticano, richiesero al dottor Edoardo Linoli, dirigente dell’ospedale di Arezzo e professore di anatomia, istologia, chimica e microscopia clinica, un approfondito esame scientifico sulle reliquie del prodigio avvenuto dodici secoli prima. Questo studio, svolto tra il 18 novembre 1970 e il 4 marzo 1971, secondo le parole del Linoli aveva i seguenti scopi: “Accertare la struttura istologica del tessuto di durezza lignea, tramandato come carne; definire se la sostanza indurita lapideo-cretacea tramandata come sangue risponda alle caratteristiche di questo; stabilire a quale specie biologica la carne e il sangue appartengano; precisare nei due tessuti il gruppo sanguigno; indagare sui componenti proteici e minerali del sangue”[17]. Queste le considerazioni conclusive:

“I risultati della ricerca effettuata sui frammenti dell’antico Sangue e dell’antica Carne […] si riassumono nei seguenti punti: – il Sangue del miracolo eucaristico di Lanciano è risultato veramente tale, in base alla dimostrazione dell’emoglobina (ematina alcalina) con cromatografia in strato sottile; – la Carne è risultata costituita da tessuto muscolare striato, che per l’unione sinciziale delle fibre si dimostra appartenente al miocardio; – la Carne e il Sangue appartengono alla specie umana, come accertato in base alla reazione di precipitazione zonale di Uhlenhuth; – il gruppo sanguigno, determinato con il metodo dell’assorbimento-eluizione, è risultato identico (AB) nella Carne e nel Sangue.”

La diagnosi istologica di miocardio, continua Linoli,

“fondata su indiscutibili elementi obiettivi, rende poco accettabile l’ipotesi di un falso effettuato in antico. Infatti, anche supponendo che fosse stato prelevato il cuore da un cadavere, si deve ritenere che solo una mano esperta di dissezione anatomica avrebbe potuto, e non senza serie difficoltà, ottenere da un viscere cavo una «fetta» uniforme e continua, tangenzialmente alla superficie del viscere, come si deduce dal decorso prevalentemente longitudinale delle fibre miocardiche, tenuto conto che proprio nella zona superficiale, mantellare del cuore, si trovano fasci di fibre a decorso longitudinale che rapidamente diviene obliquo. Il presente studio, infine, conferma la possibilità che in tessuti di antica data possano permanere materiali organici, come le proteine, quasi per un superamento del fatale destino della carne. Le proteine e gli antigeni dell’emogruppo AB presenti nell’antica Carne e nell’antico Sangue di Lanciano dopo 1200 anni, concordano con il ritrovamento delle proteine in mummie egizie datanti da 4000 anni e da 5000 anni, anche se è obiettivo riconoscere che è molto diversa la situazione di un corpo mummificato con i noti procedimenti e riparato al massimo da contatti con l’ambiente esterno, e quella di un lembo di miocardio e di coaguli ematici lasciati allo stato naturale durante i secoli e, in più, esposti all’azione di agenti fisici atmosferici, ambientali e parassitari.”[18]

I risultati dell’indagine del Linoli furono confermati da un altro insigne anatomista, il prof. Ruggero Bertelli, ordinario di Anatomia umana dell’Università di Siena, un non credente, e da successive indagini promosse nel 1973 dal Consiglio superiore dell’Organizzazione mondiale della Sanità, OMS/ONU (i lavori durarono 15 mesi con un totale di 500 esami). Identica la conclusione: il fenomeno non risulta spiegabile alla luce delle conoscenze scientifiche attuali.[19]

Ora, i casi che ho appena riportato, lungi dall’essere gli unici, sono solo due dei tanti eventi miracolosi per i quali disponiamo di una documentazione al di là di ogni sospetto. Di conseguenza, un atteggiamento intellettualmente onesto da parte di qualsiasi studioso dovrebbe essere quello di ammettere che, non importa per quale ragione, i miracoli (per quanto estremamente rari) sembrano avvenire realmente.

Alla luce di ciò, la pretesa secondo cui nel mondo contemporaneo non si verificano eventi miracolosi appare per quella che è: una semplice pretesa, appunto. Quando gli studiosi asseriscono che nessuno nel mondo contemporaneo fa esperienza di fatti miracolosi, in realtà costoro non fanno che asserire che nessuno nel mondo contemporaneo fa esperienza di fatti che i suddetti studiosi siano disposti a considerare come miracolosi. Ed è su questa base che questi ritengono di poter stabilire che non è possibile ammettere il sovrannaturale nelle nostre ricostruzioni degli eventi del passato. Il suddetto è però un classico caso di ragionamento circolare. Questi studiosi partono dal presupposto che i miracoli non possono accadere e su questa base rigettano la documentazione relativa ad eventi miracolosi del passato e del presente. Da ciò, costoro concludono che tutti gli eventi che accadono nel mondo, senza alcuna esclusione, possono essere descritti da ben determinate leggi scientifiche. Questa non è però che l’ipotesi di partenza.

Un ricercatore davvero critico non dovrebbe farsi influenzare dai propri pregiudizi di ispirazione scientistica. Costui, prendendo i documenti relativi ad eventi miracolosi del passato e del presente per ciò che sono, dovrebbe arrivare alla conclusione che questi rappresentano davvero degli episodi di irruzione del sovrannaturale nel mondo.

 

Un’ipotesi etnocentrica

L’idea che i miracoli non possano accadere non è semplicemente fondata su un ragionamento di tipo circolare, ma è anche etnocentrica. Vale a dire che è radicata in una ben determinata prospettiva culturale, quella dei moderni studiosi di ispirazione scientistica, presupponendo la superiorità della suddetta rispetto a tutte le altre. Uno studioso occidentale non può permettersi di accantonare le esperienze del sovrannaturale sperimentate dai membri degli altri contesti culturali del presente o del passato semplicemente assumendo la superiorità del proprio particolare punto di vista.[20]

Molti ricercatori, oggi come oggi, cominciano a cogliere come il fatto di ritenere la visione scientifica del mondo come superiore a tutte le altre è, in fondo, un pregiudizio di tipo etnocentrico. Specialmente nel campo dell’etnografia (lo studio sul campo dei gruppi etnici), gli studiosi occidentali vanno sempre più riconoscendo che la loro specifica visione del mondo non ha il diritto di essere considerata superiore (in senso assoluto) rispetto a quelle dei gruppi umani da loro presi in esame, molti dei quali considerano reali le esperienze che hanno a che vedere con il sovrannaturale.

Lungo la medesima linea, molti etnografi stanno oggi realizzando che è possibile comprendere nel modo più appropriato la visione del mondo di uno specifico gruppo umano solo guardandolo ed esperendolo, per così dire, dall’interno. Così, per esempio, mentre molti etnografi, nel passato, hanno semplicemente accantonato le esperienze del sovrannaturale e del miracoloso che incontravano nelle altre culture come il frutto del loro “primitivo” e prescientifico modo di relazionarsi alla realtà, i loro colleghi, oggi, ritengono che queste esperienze devono essere prese sul serio.[21]

I risultati di questo slittamento di paradigma sono stati abbastanza sorprendenti. Gli etnografi vanno scoprendo che il modo di guardare alla realtà delle culture non-occidentali spesso dischiude aspetti della stessa preclusi allo sguardo degli occidentali imbevuti di pregiudizi scientistici.[22] Molto significativamente, diversi di questi studiosi vanno via via sempre più convincendosi che le esperienze del sovrannaturale sperimentate nelle altre culture corrispondano a qualcosa di reale.[23]

Sembra proprio che gli storici delle origini cristiane che rifiutano la possibilità che possano verificarsi dei miracoli dovrebbero imparare qualcosa dai moderni etnografi al fine di poter realizzare quanto dogmatico ed etnocentrico sia il loro modo di leggere i Vangeli. Nonostante il fatto che molti occidentali potrebbero avere dei problemi nell’accettare la possibilità dei miracoli, uno studioso dotato di uno spirito veramente critico dovrebbe considerare la suddetta difficoltà semplicemente come un pregiudizio legato ad una ben determinata cultura e pertanto essere sempre pronto a metterlo da parte, qualora le prove lo costringessero a farlo.

 

I miracoli come eventi sovrannaturali

Come ho notato sopra, qualora per un qualsiasi evento del presente o del passato si dispongano di plausibili spiegazioni di tipo naturale, ovviamente, è nostro dovere accettare questo tipo di spiegazioni. Del resto, per quanto ne sappiamo, il mondo, in genere, sembra essere soggetto a ben determinate leggi. Quello che è necessario evitare è un attaccamento di tipo dogmatico ad una visione scientistica della realtà che ci imponga di rifiutare “a priori” la possibilità del verificarsi di eventi eccezionali che esulino dalle normali leggi della natura. Rimanendo sempre coscienti che le leggi scientifiche hanno un valore descrittivo e che la visione scientifica del mondo, come ho dimostrato nel primo capitolo, non è in grado di fornirci una comprensione completa della realtà, potremmo, ad un certo punto, incontrare delle prove che ci inducano a considerare la possibilità che determinati eventi eccezionali non possano spiegarsi che mediante l’intervento di un agente di tipo sovrannaturale.[24]

In questo senso, allora, si comprenderà come divenga lecito suppore che l’interpretazione in termini puramente naturalistici data da molti studiosi contemporanei a determinati eventi narrati nei Vangeli sia assai meno plausibile di quella datagli negli stessi testi, compresi gli elementi sovrannaturali della medesima. Rimanendo genuinamente aperti alla possibilità che l’immagine di Gesù che troviamo nel Nuovo Testamento sia radicata nella storia, scopriremo che questa stessa immagine è assai probabilmente radicata nella storia.

 

NOTE

[1] Ho cercato di dimostrare l’esistenza di Dio nel secondo capitolo.

[2] Rudolf Bultmann, Nuovo Testamento e mitologia. Il manifesto della demitizzazione, Settima Edizione, Brescia, Queriniana, 2005, p. 109.

[3] Burton L. Mack, A Myth of Innocence: Mark and Christian Origins, Minneapolis, Fortress Press, 1988, p. 23.

[4] Ho accennato al Jesus Seminar nella nota n. del precedente capitolo.

[5] Robert Funk, Twenty-one Theses, in The Fourth R,  Luglio-Agosto, 1998, p. 8.

[6] John Dominic Crossan, Jesus: A Revolutionary Biography, San Francisco (CA), Harper-SanFrancisco, 1994, pp. 94-95.

[7] Ho offerto una critica a più ampio raggio dello scientismo nel primo capitolo.

[8] Robert G. Collingwood, The Idea of History, Oxford, Claredon Press, 1943, pp. 94 – 95.

[9] Per “sovrannaturale”, in questo specifico contesto, intendo solamente un qualcosa che non sia riducibile alle normali leggi della natura.

[10] Alcuni irriducibili, posti al confronto dell’inspiegabilità di taluni eventi straordinari tramite le nostre conoscenze scientifiche sono soliti affermare che, se pure oggi non disponiamo di una spiegazione per i medesimi, un giorno ne avremo una. Questo però non è un vero e proprio argomento, ma un semplice appellarsi alla fede scientistica nell’onnicomprensività epistemologica della scienza che, come ho asserito anche nel primo capitolo, non ha alcuna giustificazione razionale.

[11]Alvin Plantinga ha evidenziato, comunque, come anche in universo così concepito non sarebbe logicamente incorente pensare alla possiiblità di un intervento diretto di Dio. Alvin Plantiga, Where the Conflict Really Lies: Science, Religion and Naturalism, Oxford, Oxford University Press, 2011,  pp. 65 – 90.

[12] Come ha sottolineato il filosofo italiano Gianfranco Basti (1954), proprio le rivoluzioni scientifiche del XX secolo sembrano aver decretato quella le lui ha chiamato “la morte scientifica dello scientismo” e favorito una piena rivalutazione della filosofia della natura di impostazione aristotelico-tomistica e della sua concezione quadriforme della causalità. Gianfranco Basti, Filosofia della natura e della scienza, Vol. I, Roma, Lateran Universtity Press, 2001.

[13] Tra tanti testi consimili ricordo quello di Maurizio Magnani, Spiegare i miracoli, Edizioni Dedalo, 2005.

[14] Alcuni di questi casi davvero strabilianti sono documentati nell’ottimo libro di Saverio Gaeta, Miracoli. Quando la scienza si arrende, Piemme, 2004.

[15] Alexis Carrel, Viaggio a Lourdes, Editrice Morcelliana, 1980.

[16] Francesco Agnoli e Giulia Tanel, Miracoli. L’irruzione del soprannaturale nella storia, Ed. La Fonte del Sole, 2013, Edizione Kindle, Cap. 6.

[17] Ivi.

[18] Ivi.

[19] Ivi.

[20] Il fatto che stia rimproverando i fautori della lettura scientistica della realtà per il loro etnocentrismo, non significa che io voglia abbracciare il relativismo culturale tanto caro ai postmodernisti. Quello che voglio asserire è che, non essendo il metodo scientifico di ricerca in grado di esaurire tutta la ricchezza della realtà, rimangono a questo precluse alcune sfumature della stessa che i membri di culture meno influenzate dalla concezione meccanicistica del cosmo sono in grado di cogliere meglio di noi occidentali.

[21] George E. Marcus e Dick Cushman, Ethnographies as Texts, in Annual Review of Anthropology 11, 1982, pp. 25 – 69.

[22] John Bowling e Peter G. Stromberg, Representation and Reality in the Study of Culture, in American Anthropologist 99, 1997, pp. 123 – 134.

[23] Jamie Bulatao, Local Cases of Possession and Their Cure, in Philippine Studies  30, 1982; M. Scott Peck, Glimpses of the Devil : A Psychiatrist’s Personal Accounts of Possession, Exorcism, and Redemption, Free Press, 2005; Edith Turner, Experiencing Ritual: A New Interpretation of African Healing, University of Pennsylvania Press, 1992.

[24]Taluni asseriscono che il fatto che si verifichino dei fenomeni straordinari per i quali non disponiamo di una spiegazione scientifica potrebbe essere una semplice bizzarria della natura, senza implicare l’esistenza di una dimensione sovrannaturale. A titolo d’esempio, costoro spesso citano le scientificamente misteriose remissioni spontanee di mali incurabili che, per quanto estremamente rare, sono segnalate dalla letteratura scientifica, ed asseriscono che tutti i fenomeni “miracolosi” potrebbero essere delle semplici bizzarrie della natura come queste. Questa è certamente una delle possibili letture dei fenomeni miracolosi, ma è una lettura ragionevole?

A prescindere dal fatto che gli eventi miracolosi, come la guarigione narrata da Carrell di cui ho parlato nel corpo del testo, si sviluppano secondo dinamiche e tempistiche molto diverse da quelle delle remissioni spontanee di mali incurabili, l’idea che i miracoli non sarebbero che delle casuali bizzarrie della natura implica il fatto che non sarebbe possibile scorgere alcuna logica nei suddetti (così come nel caso delle succitate remissioni spontanee), il che è certo molto difficile da sostenere. È possibile, per esempio, che i miracoli di Gesù non fossero in realtà che delle bizzarrie della natura che solo per caso si verificarono con estrema frequenza in presenza di Questi, ma è davvero ragionevole pensarla così?

 



Categories: Filosofia, teologia e apologetica

Tags: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

44 replies

  1. Grazie Trianello.

    Personalmente i miracoli del Vangelo mi affascinano perché sono tutti funzionali ad un messaggio, cioè nessuno è realizzato per un semplice effetto “wow”. Sono reali e simbolici allo stesso tempo.

    Interessante questo articolo: http://www.tempi.it/io-scienziata-atea-credo-nei-miracoli-la-chiesa-non-mette-da-parte-la-scienza#.VmqwW_nhB9M

  2. Tutto bene ma questa frase non mi va giù per niente anche se affermi essere stata espressa da Basti:
    ” la meccanica quantistica ci ha insegnato che i fenomeni naturali non seguono una logica che possa essere formalizzata con un modello in ragione del quale, applicando delle formule matematiche alle condizioni iniziali di un sistema fisico, si potrà determinare in maniera univocamente esatta la sua mutazione nel tempo. Il mondo, invece, sembra rispondere ad una logica in cui tutti i sistemi fisici sono, per così dire, “aperti” ed in cui lo sviluppo di un qualsiasi fenomeno naturale non è determinabile con assoluta precisione a partire dalle sue condizioni iniziali”.

    Invece la meccanica quantistica segue una logica tale che applicando le formule matematiche alle condizioni iniziali di un sistema fisico determina in modo univocamente esatta la sua mutazione nel tempo: ad esempio, è quel che fa l’equazione di Schrödinger la quale calcola con estrema esattezza l’evoluzione di uno stato quantistico nel tempo e, quindi, il nuovo stato è perfettamente determinato dalle sue condizioni iniziali.

    Quel che non fa la logica quantistica è di ritenere valido il cosiddetto pregiudizio classico tipico della fisica newtoniana e cioè “che per ogni proprietà dello spazio degli stati corrisponde un’esperienza che definisce tale proprietà ed il cui risultato sia esso positivo o negativo è certo “a priori” appena dato lo stato del sistema.”: né Aristotele né Tommaso ne abbisognano e neanche la Meccanica Quantistica.

    Mi spiace ma non è nella meccanica quantistica che troverai una porta aperta ai miracoli secondo quest termini.
    In Pace

    • Io non ho detto che la natura dei fenomeni quantistici sia tale da non concedere precisione, ma da non concedere univocità. Una funzione d’onda ci dice con estrema precisione quali sono le probabilità di rilevare una particella in una determinata posizione al collasso della suddetta, ma non ci dice dove esattamente rileveremo detta particella (ed in questo senso le predizioni della meccanica quantistica, pur essendo molto precise, non sono univoche). Questo mina alla base la visione meccanicistica della realtà, l’idea cioè che la realtà sia perfettamente assiomatizzabile.
      Ora, il pregiudizio anti-miracolistico, per così dire, si fonda sull’idea, epistemologicamente superata, che la realtà sia perfettamente assiomatizzabile, che questa cioè sia un sistema chiuso. Il fatto che la nostra realtà non sia un sistema chiuso, di per sé, ovviamente, non è che ci dica nulla sui miracoli, ma indebolisce, da un punto di vista filosofico, la posizione di chi ci dice che Dio non può intervenire nella creazione in modo diretto perché questo violerebbe uno dei suoi fondamentali aspetti costitutivi in quanto sistema ordinato secondo leggi deterministiche. Nell’opera di Plantiga che cito in nota, comunque, viene egregiamente argomentato come anche la fisica newtoniana non si opponga, da un punto di vista logico, alla possibilità del verificarsi di eventi miracolosi. Qui però, al fine di essere il più possibile sintetico, io ho puntato direttamente all’argomento, sviluppato anche questo dal medesimo autore, secondo cui è proprio l’idea della realtà come sistema chiuso oggi a non reggere più.

      • No Trianello: la nozione stessa di particella in quanto oggetto di cui si conoscerebbe esattamente la posizione ( e l’impulsione) è una costruzione newtoniana che esprime quel pregiudizio classico di cui ti ho parlato. Non esistono in natura realtà puntuali come quelle costruite da Newton: sono interpolazioni ed estrapolazioni dalla nostra esperienza quotidiana ma non sono la nostra esperienza quotidiana ed, infatti, né Aristotele né Tommaso, si sono mai sognati di affermare tale pregiudizio classico.

        La relazione tra uno stato iniziale quantistico e quello finale dopo aver evoluto secondo le leggi di moto di Schrödinger ( o relativisticamente ad esempio di DIrac) è assolutamente univoca.
        Il mondo quantistico è perfettamente assiomatizzato, credimi e le nozioni di aperto e chiuso, in questo contesto, non mi paiono adattate al contesto in questione.
        In Pace

        • Il problema è che ci muoviamo su differenti livelli argomentativi. Tu dici, mi sembra di capire, che l’idea stessa di particella in un sistema quantistico è un pregiudizio newtoniano che la meccanica quantistica stessa mette in crisi (e su questo con me sfondi una porta aperta). Sotto quest’ottica, ovviamente, la meccanica quantistica è perfettamente deterministica (anche se non in senso laplaciano). Io invece affrontavo il discorso secondo quella che è la lettura imperante della rivoluzione quantistica che, non riuscendo a fare a meno di un ben determinato pregiudizio newtoniano, legge la stessa come critica rispetto al determinismo classico, sempre di matrice newtoniana.
          Aristotele e Tommaso ci dicono che una causa è ciò in ragione di cui il più delle volte si verifica un effetto. L’approccio aristotelico-tomistico non è di tipo deterministico (in senso laplaciano). Il mio scopo, in questo paragrafo, era solo mostrare come il meccanicismo sia stato messo in crisi dalla meccanica quantistica (ma non solo da questa) e come, pertanto, non ci si possa appellare al meccanicismo per negare la possibilità che si verifichino degli eventi di natura miracolosa. Su questo mi rifaccio, indirettamente, a quella che è la tesi di Basti il quale asserisce che lì dove il paradigma laplaciano imponeva alla realtà una logica di tipo estensivo, le scoperte in ambito logico-matematico e fisico del principio del Novecento, ci inducono a pensare alla realtà come regolata da un sistema logico di tipo intensivo, in cui torni in primo piano il concetto di inventio medii.
          Tu come articoleresti questo punto?

          • Penso che il pons asinorum al quale ti riferisci e la logica della scoperta che si può articolare intorno potrebbe essere un interessantissimo soggetto per un articolo su Croce-Via 😉
            In Pace

            • L’idea di fondo che volevo esprimere era quella che la scienza moderna ha messo in crisi l’idea meccanicistica del cosmo e ci riporta ad un’idea della natura come physis, che più di un meccanismo è un “organismo” (senza le derive panspsichistiche che una tale analogia potrebbe indurre a formulare). Da qui l’idea che il fatto che dei fenomeni non siano prevedibili non significa che siano casuali, grazie al recupero della causalità quadriforme di stampo aristotelico-tomista.

            • Questo punto si potrebbe collegare alla questione delle energie increate che permeano il kosmo?

        • Mi sono andato a rivedere alcuni tuoi vecchi post sull’argomento “meccanica quantistica”. Ho l’impressione che l’equivoco nasca dal fatto che io uso il termine “determinabile” come sinonimo di “prevedibile”. Le tue considerazioni mi hanno portato però a riflettere sulla validità del discorso che faccio nel paragrafo in generale e mi hanno convinto di doverlo riformulare in altri termini.

          • Caro Trianello, hai messo il dito esattamente sulla soluzione di continuità che sta tra la fisica newtoniana ( se vuoi chiarmarla laplaciana a me va anche bene) , o piuttosto il suo presupposto epistemico, e la fisica quantistica: in quest’ultima, effettivamente, determinabile non è sinonimo di prevedibile come lo è invece per la prima. Ci sono sistemi perfettamente determinati e completamente, intrinsecamente, e per principio imprevedibili non solo in meccanica quantistica ma anche in termodinamica.
            Ti ringrazio di avere fatto lo sforzo di rileggermi e di aver capito!
            Il pretendere identità tra questi due termini è quel che ho chiamato più sopra il pregiudizio classico, dove classico non si riferisce a Roma e alla Grecia ma alla meccanica newtoniana: questo pregiudizio è troppo forte e non richiesto dalla nostra esperienza.

            Detto ciò, la possibilità teorica dell’esistenza di un miracolo non dovrebbe, secondo me, basarsi sulla constatazione che il mondo lo rende possibile, anche se solo per il rotto della cuffia, ma proprio in quanto in violazione con l’ordine del mondo: se non fosse violazione, non sarebbe miracolo, per definizione.
            In Pace

            • Pensa che nella prima stesura di questo capitolo questo paragrafo non c’era nemmeno. Il mio scopo era dimostrare che non c’è nulla nella visione scientifica del mondo che neghi la possibilità di un intervento “dall’esterno” sulla natura e che il pregiudizio scientistico che lo fa, fa questo appunto in base ad una concezione meccanicistica della natura che l’epistemologia contemporanea ha messo gravemente in crisi. Ovviamente, in sé, il fatto che il nostro non sia un universo laplaciano non ci dice nulla sulla possibilità in sé che si verifichino miracoli, i quali, appunto, in quanto irruzione del sovrannaturale nella natura, prescindono dal normale determinismo naturale. In buona sostanza non volevo dire che Dio può intervenire nel mondo perché il mondo lo rende possibile, ma che non ha senso dire che il nostro mondo è un “meccanismo” perfetto che Dio non guasterebbe mai mediante un suo intervento diretto, perché il mondo non è un “meccanismo”. Mi rendo conto che la questione è, se vogliamo, molto sottile, ma mi sembrava corretto affrontarla (ecco perché ho inserito questo paragrafo nel capitolo).

  3. In termini più larghi rispetto al mio intervento precedente, è certo che affermare “non ci possono essere miracoli” (ancora bisognerebbe ben definire cosa sia un miracolo) vuol dire, in realtà, affermare come vero tutto un background ideologico/teorico che impedirebbe tale possibilità.

    Supponiamo essere T la teoria che afferma che non ci possano essere miracoli, essa lo farebbe sia in quanto postulato, ma non avrebbe nessun valore argomentativo superiore a coloro che affermerebbero un postulato opposto, in quanto per ogni miracolo “smontato” questo non proverebbe in nulla che un miracolo sia impossibile in assoluto; sia perché. partendo da un insieme di ipotesi supposte verificate se ne dedurrebbe che non ci possa essere nessun miracolo in virtù della logica inerente a T. È generalmente quest’ultimo il modo abituale di opporsi a priori alla possibilità di un miracolo.

    Messo a parte il fatto che T sarebbe da considerarsi come vera e che, quindi, tutti i relativisti di questo mondo non possono appellarsi ad essa, per chi è convinto che la verità esiste e può essere conosciuta sotto la forma, ad esempio, di T rimane ancora da capire quale sia la natura stessa di T.

    Se il miracolo in questione riguarda un fenomeno fisico allora vuol dire che T dimostri che tale avvenimento considerato come un miracolo non lo sia e questo riguarda la scienza fisica.

    Se un miracolo riguarda un fenomeno biologico/medicale allora esso riguarda la biologia e/o la medicina.
    Ma, ambo le scienze fisiche e biologiche sono costruite sul dato sperimentale di tipo induttivo il quale, ben sappiamo, non ha in sé nessuna garanzia di universalità e quindi non può intrinsecamente giudicare della non “miracolosità” di un evento avvenuta una tantum proprio per definizione.

    Quindi T non può usare del discorso scientifico induttivo per validare le proprie asserzioni sulla non esistenza dei miracoli e i suoi postulati di base non possono quindi condurre ad affermazioni falsificabili e quindi, se esistesse,T rimarrrebbe un insieme di teorie non scientifiche nel senso popperiano del termine.

    In altre parole non è scientificamente possibile, né intellettualmente serio, dire che non ci possano essere miracoli; questo tipo di affermazione è semplicemente a-scientifico e puramente ideologico. A contrario proporre un evento come miracoloso per vedere se esso è riproducibile è un atteggiamento perfettamente scientifico in quanto di per sua natura falsificabile.

    Quanto agli storici essi non hanno da giudicare se un miracolo è realmente avvenuto oppure no, ma solo registrare l’attendibilità delle testimonianze relative ad un fatto presentato come miracoloso ma non hanno il diritto, di per la loro scienza storica, di eliminarne la possibilità di evento reale su basi extra-storiche (la fisica ad esempio) ma possono farlo solo su basi di incoerenze nelle testimonianze stesse.
    In Pace

  4. Be, partiamo dal fatto che spessissimo confutare, in modo certo, un fatto passato, è impossibile.
    Se io dicessi che 5 minuti fa ho spostato una poltrona col pensiero, nessuno mi crederebbe ma nessuno potrebbe provare che non è successo.
    Quindi sui miracoli di Gesù il problema è solo di Fede, e non altro, e la chiesa su questo è molto chiara.
    E’ però inaccettabile la posizione di chi scinde i miracoli di Gesù , ed in particolare la sua resurrezione dal Cristianesimo.
    Senza resurrezione questo che stiamo facendo sarebbe tutto un film, e su questo è stato molto chiaro San Paolo : “Se Cristo non è risorto, vana è la nostra fede”.
    Senza la resurrezione tutto questo sarebbe solo una filosofia, sofisticatissima ma senza quella natura divina che la distingue dalle altre filosofie.
    Per quanto concerne i miracoli successivi….. così come non è possibile provare con certezza che non ci siano stati , è altrettanto impossibile provare con certezza che siano stati effettivamente eventi soprannaturali.
    Se seguiamo una impostazione teologica, I miracoli di Gesù seguono un tracciato divulgativo e mai casuale, in un disegno che rende evidente come il Padre volesse indicare in Gesù il figlio di Dio. Fanno eccezione forse le sole nozze di Cana, un miracolo “richiesto” da Maria, e infatti su un argomento abbastanza pagano (anche se poi ci si è costruita sopra una montagna di catechesi)
    Quelli successivi e più recenti, in questi ultimi 2000 anni, francamente, hanno contorni incomprensibili. A parte quelli totalmente inattendibili , quelli con testimonianze più recenti e tentativi di verifica scientifica, sembrano eventi pescati a caso, e risulta assolutamente impossibile capire il tracciato logico che li unisca e teologico che li sostenga. Va bene che Dio è un mistero, ma qualcuno mi insegna che Fede e Ratio devono avere qualcosa in comune…
    Secondo me l’approccio dovrebbe essere :
    E’ fondamentale credere alle resurrezione per essere cristiani ? SI (ed io personalmente ci credo)
    E’ fondamentale credere ai miracoli delle varie madonne etc etc per essere cristiani ? NO (ed io personalmente mantengo un atteggiamento di assoluta ininfluenza di questo sulla mia fede)
    Ognuno tragga le sue conclusioni, ma per amore di approccio scientifico, eviti di far passare per “impossibili” (e quindi soprannaturali) eventi che invece sono soltanto, allo stato, inspiegabili o molto improbabili (come i miracoli che ho visto descritti nell’articolo), ed eventi che non è neppure provato che siano accaduti.

    • Perdonami, ma non ha molto senso la tua posizione. Tu dici: credo nella Risurrezione di Cristo e nei suoi miracoli, ma non credo in qualsiasi altro miracolo. E perché i miracoli di Cristo sono tali, mentre tutto gli altri no? Forse perché Gesù è il Verbo incarnato? Ed in base a cosa lo sai? In base alla sua Risurrezione? Non ti sembra un ragionamento circolare?

      • Credo che il miracolo della resurrezione sia unico nel suo genere perchè ha avuto la testimonianza anche di 5.000 persone , come afferma S.Paolo. Per chi ha conosciuto Gesù da vivo, visto morto e sepolto e poi risorto ha avuto… un colpo! Gli altri miracoli hanno sempre testimonianze limitate e quindi dubitare è lecito, se non ci sono garanzie ulteriori e ferree, come succede con l’approccio scientifico, testimoniale e documentale del fatto per i miracoli riconosciuti dalla Chiesa. Simon ha detto bene: chiariamo prima di quando possiamo parlare di miracolo e se è una prerogativa solo cattolica. A parte va trattata la Resurrezione,evento fondamentale per il cristianesimo. Comunque, a parte la Resurrezione, non accettare i miracoli per un cristiano è temerario e pericoloso,non sufficiente per credere ed avere la Fede.

        • Aggiungiamo a ciò che nessuno ha testimoniato della Resurrezione a propriamente parlare: le testimonianze sono state rispetto all’incontro con un Risorto.
          Questo punto è importante: qualcuno che avrebbe assistito alla Risurrezione stessa non avrebbe capito nulla di quel che avveniva e questo avrebbe inficiato il valore e la plausibilità e quindi la qualità stessa della testimonianza.
          L’incontro con il Risorto invece rientra pienamente nelle capacità normali i di un qualunque testimone che afferma incontrare qualcuno: il solo fatto straordinario è qui che quella Persona era stata vista morta e stramorta 48 ore prima. Le testimonianze possono essere quindi considerate valide in quanto perfettamente nelle “competenze” di chi ha testimoniato, quindi storicamente plausibile.
          In Pace

        • Paolo parla di 500 persone che hanno incontrato il Risorto. Il problema è, però, che per quanto la Risurrezione sia un miracolo veramente speciale, sempre di miracolo si tratta. Come spiego nei testo, a parità di condizioni, una spiegazione naturale deve essere sempre preferita, ma se questa risulta implausibile, allora non dobbiamo escluderne una di tipo sovrannaturale. Dire: Risurrezione e miracoli di Gesù OK, Miracolo eucaristico di Lanciano KO, non è che ha molto senso. Il miracolo eucaristico di Lanciano gode di solide testimonianze storiche ed i suoi effetti sono ancora visibili (e scientificamente inspiegabili) ancora oggi. Pensare che si sia trattato di una casuale bizzarria della natura non ha molto più senso che dire che quando Gesù risuscitò Lazzaro si è trattato di un raro ed inspiegato fenomeno naturale che, per una pura coincidenza, si è verificata proprio nel momento in cui Gesù si era recato presso la tomba del suo amico. Certo, questo è logicamente possibile, ma è davvero ragionevole crederlo? Non è forse più ragionevole pensare, data per assodata l’esistenza di Dio, che si sia trattato in entrambi i casi di eventi “miracolosi”?

          • Io sostengo semplicemente che la ricerca ossessiva delle prove dei miracoli non dovrebbe far parte della vita del Cristiano, il quale trae dalla fede in Cristo la propria sussistenza, e non da altro.
            Dirò di più : concentrarsi in modo esagerato sulla veridicità di fatti comunque fuori dal proprio controllo mette a rischio la propria fede. Se infatti si poggia la stessa su prove para-scientifiche, l’emergere di nuovi fatti che rendano tali fatti come certamente NON avvenuti, farebbe di colpo crollare anche altre certezze.
            Se ci si abitua a stare in piedi da soli, nulla ci fa cadere anche se si è precari. Ma se invece ci si abitua a stare in piedi appoggiati a tanti “paletti”, il venir meno degli stessi ci rende vulnerabili alla caduta.
            Per questo anche il Papa cerca continuamente di differenziare ciò che è essenziale da ciò che, invece, è soltanto importante
            Non vorrei fare esempi eretici, ma servono per dare il senso a quello che dico.
            Poniamo il caso che emerga in modo inequivocabile che in effetti Gesù ebbe dei fratelli di Carne e Maria quindi non fosse vergine (ovviamente è solo un esempio)
            Questa cosa (enorme ovviamente) modificherebbe in qualche modo la nostra religione nei punti essenziali? Si potrebbe continuare ad essere cristiani ed a proclamare misericordia ed amore al nemico lo stesso, in nome di Gesù Cristo, morto e risorto? Io penso proprio di si!!
            Penso quindi che moltissimi siano i fatti che, pur contraddetti, non sposterebbero affatto l’essenza della nostra fede. Se ci pensiamo ne troviamo moltissimi. Pochi quelli davvero essenziali.
            Salve

            • Il discorso che faccio io qui non ha nulla a che vedere con queste tue riflessioni. Il problema è che molti critici dicono che l’immagine che di Gesù ricaviamo dai Vangeli è un qualcosa di leggendario, in quanto nei medesimi Questi fa un sacco di miracoli e si sa che i miracoli non possono accadere. Io qui dico che i miracoli di Gesù hanno tutto il diritto di essere considerati come fatti storici e, di conseguenza, che i Vangeli, anche da questo punto di vista, sono delle fonti di dati storici.

            • Perdonami Trianello…in che senso fatti storici ?
              Se li consideriamo tali , ci esponiamo giustamente a mille critiche.
              Gesù non era un personaggio di importanza tale da essere riportato su mille cronache del tempo, e tanto meno da avere una biografia dettagliata da parte degli storici del tempo.
              Più o meno tutto quello che sappiamo su di lui ci viene dai vangeli, dalle lettere e da poche altre testimonianze (anche non cristiane) . Queste ultime poi mai descrivono miracoli o altro, ma si limitano a testimoniarne l’esistenza. Non a caso proprio qui si sono dedicati articoli all’esistenza storica di Gesù. Ma un conto è il Gesù esistente, un conto il Gesù “miracolante” !
              Se vogliamo far passare i vangeli come scritti di storici, diventiamo attaccabili da tutti i punti di vista, e secondo me in modo inevitabile.
              I fatti riportati dai Vangeli sono fatti in cui cui crediamo. Punto e basta. E questo ci basta ed è bastato a milioni di persone per cambiare vita. Possiamo dire che sono “storici” per noi…

            • Non è proprio così, Mentelibera. Grazie al metodo storico critico siamo stati in grado di confermare buona parte dei Vangeli. Un esempio? Oggi storici di ogni credo non hanno dubbi sul battesimo di Cristo ad opera di Giovanni il Battista, della chiamata dei dodici, delle controversie che ebbe al tempio, della sua predicazione del regno di Dio imminente, del processo, della crocifissione, della sepoltura ad opera di Giuseppe D’Arimatea.

              Ora, i miracoli che ruolo giocano in questo? Un ruolo importante, visto che nessuno storico della third Quest ritiene i miracoli dei Vangeli come invenzioni posteriori. Questo non significa che tali miracoli siano stati dimostrati come avvenuto scientificamente, la scienza non può farlo, per evidenti limiti, ciò che è patrimonio comune degli storici oggi è che i miracoli non furono costruzioni posteriori ma che Gesù era davvero ritenuto un uomo capace di resuscitare i morti e fare esorcismi. Gli storici non hanno accertato la veridicità metafisica di tali miracoli, ma certo oggi non dubitano che le persone che gli furono vicino lo videro come un uomo dai grandi segni.

              Inoltre, certo conoscerai la tradizione della tomba vuota. Ebbene, tale tradiziine è ritenuta dtorica dal 75 per cento degli storici, oggi https://carm.org/empty-tomb

              Non solo. Oggi gli storici accettano che i discepoli, dopo la morte del Cristo, ebbero davvero esperienze che li portarono a credere di aver visto il Cristo risorto. Anche qui, la storia non certifica la sovrannaturalità di tali visioni, ma ci dice che i testimoni erano in buona fede e che non si tratta di racconto posteriore.
              Se a questo ci aggiungi la tomba vuota…..

              Oh, poi un ateo ti dirà che uno ha trafugato il corpo e gli altri hanno avuto le visioni come suggestione, ma gli resta da spiegare:
              1) Perché Paolo e altri 500 testimoni estranei alla cerchia apostolica hanno visto il Risorto.
              Suggestionati anche loro? Eppure Paolo era un persecutore della Chiesa, e in vita mai aveva visto il Cristo
              2) Perché il Cristo continua e ha continuato ad apparire anche dopo la sua morte, a tantissimi Santi e persone comuni. Quanto è credibile che dietro a tutto l’ambaradam degli ultimi 2000 anni ci sia un semplicissimo rabbi itinerante?
              Gesù è un unicum nella storia, mai un uomo è stato oggetto di tale culto, un uomo carnale, esistente intendo, perché ad esempio di Krishna, che gli indù considerano avatar di Visnu, la storia non ha tracce.

              Quindi il metodo storico critico è molto importante, Mentelibera. E non ti preoccupare, nessun dogma verrà mai smentito, te lo garantisco.
              La Chiesa, i pochi dogmi che ha fissato, non li ha fissati caso, i dogmi sono le verità certe per antonomasia.
              Poi col magistero anche io non sono concorde su alcune cose, tipo sull’autocoscienza di Gesù prima della croce, ma l’autocoscienza di Gesù non è un dogma.

            • Sinceramente non condivido l’idea, molto luterana (e bultmanniana) della fede come salto nel buio. D’altro canto non condivido nemmeno il relativismo insito nell’affermazione che un miracolo può essere vero per me, ma non per te. Un miracolo è un evento spazio-temporale che o c’è o non c’è. Che Gesù operasse in modo straordinario è un qualcosa di attestato anche in Flavio Giuseppe ed in Celso, per tacere delle fonti rabbiniche. Le fonti ostili a Gesù asserivano che la sua capacità di compiere opere straordinarie era dovuta alla magia. Proprio la plausibilità storica dei miracoli di Gesù, ed in modo particolare della sua Risurrezione, rende l’accettazione dell’annuncio cristiano un qualcosa di ragionevole e non un mero salto nel buio.

            • Esattamente Trianello, è ciò che ho spiegato anche io a Mentelibera. In particolare proprio il miracolo più incredibile, la Resurrezione, è il più difficile da spiegare in maniera naturalista, anzi impossibile.
              Concordo anche col fatto che il ragionamento di Mentelibera è del tutto Bultmanniano; e rischia di scadere nel fideismo.
              Come dici tu l’atto di Fede cristiano è un atto di Fede ragionevole, non un salto nel buio, nel senso che ci sono tutti gli elementi per poter dare il proprio assenso senza per questo violentare la propria ragione, non si tratta di credere, per esempio, in Krishna, del quale la storia non ha tracce, o in Maometto, personaggio storico ma la cui testimonianza è del tutto autoreferenziale.
              Qua abbiamo decine e decine di testimoni, senza contare che il Risorto è continuato ad apparire in tutte le ere, a tutte le latitudini, e ad ogni tipo di umanità, Santa e peccatrice. Un pò strano che dietro tutto questo ci sia un comunissimo ebreo itinerante, no? 😀
              L’unico uomo reale, carnale, che sia mai esistito ad essere venerato come Dio, e non come “un” Dio, ma come il Creatore, il Creatore e Redentore del mondo.
              E poi…… Come scrivevo sotto, anche i demoni ammettono la sua divinità, questo sia nei Vangeli che nella vita reale. 🙂
              Sono orgogliosamente antibultmanniano e antikierkeegardiano, e credo che ogni catfolico dovrebbe esserlo.

          • Ha continuato ad apparire, non “è continuato”, scusate l’errore (ho notato che ho fatto anche altri refusi, devo ricordarmi di rileggere prima di pubblicare :D)

            • Cari signori , voi siete studiosi ma siete ma siete anche un po tifosi, sopratutto Vincent, che è un ultràs!
              Non vorrete però sperare di convincere qualcuno, al di fuori del mondo cattolico, con la validità di testimonianze auto-raccolte!
              Il 75% degli storici…è un modo curioso di rappresentare la realtà! Chi sono ? A chi viene data la patente di “Storico” ? Non è una professione che preveda un albo!
              Il fatto che le persone (ripeto…poche….) che hanno scritto su Gesù fossero sincere, non consta che avessero ragione! Esse stesse spessissimo parlavano di fatti che non avevano visto, e che gli erano stati riportati da altri! Solo 2 dei quattro evangelisti hanno conosciuto di persona Gesù. Tutte le altre sono testimonianze indirette, e nel caso dei vangeli di Luca e Marco vi sono delle somiglianze con quello di Matteo che li fanno chiamare , non a caso, sinottici, cioè probabilmente tratti uno dall’altro.
              Quindi proprio testimoni testimoni, siamo a 2 (Giovanni e Matteo). Il resto , si può scrivere quanto ci pare, ma conta in modo diverso, perchè nulla vieta che sia stato tratto dalla medesima originaria fonte. Anche sulla lettera di Giacomo ci sono dei dubbi circa l’effettiva attribuzione e datazione!
              Se ora io qui dicessi che davanti a me ed altre 1000 persone è comparso San Gennaro, non avrebbe certo la stessa validità di 1000 persone che, singolarmente, testimoniassero la stessa cosa!
              Quando dici che è Gesù è apparso a 500 persone, lo dici come se avessi la dichiarazione giurata di ognuna di esse! Invece riporti semplicemente ciò che ha scritto San Paolo, anche egli un testimone indiretto.
              il 99% dei fatti privati raccontati dai vangeli non hanno riscontri se non nei vangeli stessi. Ancora oggi si hanno pochissime prove persino sulla figura di Ponzio Pilato (che è davvero storico) che pure era un personaggio pubblico! Figurati sulla vita e sopratutto le opere di un falegname di 2000 anni fa.
              La sincerità di chi riporta i fatti di Gesù fa certamente effetto a livello di credibilità , ma non di prova.
              Qui non siamo in tribunale dove alla fine bisogna emettere un verdetto, dove vengono portati tutti gli elementi e alla fine una giuria emette una sentenza (sempre umana comunque) .
              Qui siamo nell’ambito dell’opinabile, e in mancanza di prove certe ognuno ha il diritto di pensarla come vuole, soprattutto di fronte a fatti soprannaturali.
              Se mio figlio mi dice che il vaso della vicina è caduto dal balcone, io non ho difficoltà a credergli, perchè non ha interesse a dire una stupidaggine.
              Ma se mio figlio sostiene che il vaso della vicina si è librato in volo, e dopo aver volteggiato tra gli alberi, si è posato sulla casa di fronte, allora gli chiedo di provarmelo, perchè l’evento è straordinario, ed è fondamentale capire se è vero. E se non me lo prova, senza altri riscontri e testimonianze dirette e disinteressate, io non ci credo.
              Ha ragione Trianello. Un fatto o “è” , o “non è”. Il problema è che se non puoi provare che “è”, ti devi adattare al fatto che altri crederanno legittimamente il contrario. Questo non è relativismo, è solo una delle leggi su cui si fonda la pacifica convivenza.
              Per il resto il Cristiano è chiamato a credere senza vedere. Questo è quello che ci ha lasciato Gesù. E io ci credo, per i tanti fatti che ho visto nella vita mia e di altre persone concrete, vissute nel mio tempo accanto a me, e perchè “quello stesso spirito da testimonianza al mio spirito che siamo figli di Dio” . Chi non fa una esperienza personale di Cristo, sta tutta la vita a cercare altrove le prove provate di quello che, invece, dovrebbe aver chiaro nel cuore. Agli uomini non servono prove provate (che peraltro non ci sono ) ma testimonianze autentiche di vita cristiana nell’anno 2015.

              • Non rispondo a questo tuo intervento perché i capitoli dal Nono al Quattordicesimo sono proprio dedicati a spiegare perché i Vangeli non sono storicamente meno plausibili di qualsiasi altra fonte antica considerata attendibile dagli studiosi contemporanei e perché la stessa Risurrezione di Cristo è un evento storicamente plausibile, essendo la reale Risurrezione fisica di Gesù di Nazaret, una volta eliminato il pregiudizio contro i miracoli, la spiegazione più logica dell’evento a cui i discepoli resero testimonianza.

            • Mentelibera, questo tuo discorso avrebbe senso qualora non avessimo 200 anni di critica storica alla spalle che conferma gran parte degli avvenimenti evangelici.
              Come ho già scritto, un miracolo non è mai “certo”, può essere solo plausibile, è come ricorda Trianello la Resurrezione è il modo migliore per spiegare quanto è successo.
              Allo stesso modo, per gli altri miracoli, la maggior parte degli storici della third quest ritiene che molti di essi siano veramente avvenuti, non trae conclusioni metafisiche ma si sostiene che davvero quelle persone furono testimoni di eventi straordinari.
              Questo te lo può confermare qualunque storico della third quest, che tu hai maldestramente degradato a “non è una professione che preveda un albo”, quando per diventare storico neotestamentario servono decenni di studi.
              Se poi per te le conclusioni raggiunte in 200 anni di studi storico critici non servono a nulla vabbè, pazienza. Quello che volevo dire è che una credenza può avere un fondamento più o meno solido, e pertanto il salto nella Fede può essere più o meno sensato, ti ho fatto l’esempio di Krishna o di Maometto non a caso.
              Poi ripeto, il fatto che la Fede cristiana abbia solidi fodnamento storici non la rende “provata”, questo non l’ho mai scritto (semmai sono certe esperienze personali che la rendono provata), ma è di certo una “specificità” che le altre religioni non hanno.

  5. Nel Vangelo di Marco, oltre al potere taumaturgico di Gesù, troviamo il potere esorcistico di Gesù, di liberazione dai demoni.
    Non si dimentichi poi che dal Vangelo di Giovanni apprendiamo che “anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre”.
    I Miracoli sono la sottolineaturà della Maestà e Potestà di Dio, del fatto che tutto l’universo è a Egli sottomesso.
    Interessante sottolineare che, per i Padri del Deserto “Obbedienza per obbedienza: se uno obbedisce a Dio, Dio obbedisce a lui” ; cioè se uno vive della e nella volontà di Dio, Dio opererà in lui ciò che è volontà di entrambi. Da qui il potere taumaturgico ed esorcistico dei veri fedeli, servi ed apostoli del Signore.
    Io tendo sempre a dire che i miracoli taumaturgici il Signore li opera -attraverso i suoi servi o da se- per la guarigione e perchè gli altri vedano e credano (e beati quelli che credono senza aver visto); ma deve esser detto che il “Miracolo” più grande, sommo, non è quello che agisce sulle membra del corpo ma nell’anima, e cioè l’uomo che si converte e vive, che passa dal peccato alla Grazia, cioè da morte a vita…
    Una buona serata a tutti voi.

    • Proprio così Ubi, la conversione è senz’altro il Miracolo più grande e a quella mirano i miracoli che talvolta accadono. La Chiesa non prescrive di dover credere per forza agli eventi miracolosi o le Mariofanie che la Chiesa stessa approva (cioè definisce come spiegabili solo mediante intervento soprannaturale). E’ chiaro che per Mentelibera o per me, ad esempio, il miracolo di Lourdes di cui parla Trianello non aggiunge ne toglie nulla alla nostra fede, ma per Carrel (e chi sa per chi altro) è stato determinante, mi pare. Ed è per questo che la Chiesa se ne occupa pur lasciando poi al singolo la libertà di crederci o meno.
      Di nuovo grazie a Trianello per questi post.

      • Il caso di Carrel e quello del miracolo eucaristico di Lanciano sono stati qui riportati semplicemente come esempi di eventi miracolosi sottoposti ad una rigorosa indagine scientifica. Come spiego in nota, ci si può sempre appellare al “tappabuchi” della “bizzarria di natura” per evitare di prendere inconsiderazione l’ipotesi che questi siano da considerarsi come eventi miracolosi. Che si sia trattato di bizzarrie della natura è logicamente possibile, ovviamente, ma è ragionevole pensarlo? Qui è il contesto che fa una grossa differenza. Di nessuno dei miracoli di cui si conserva un’accurata documentazione negli archivi della Congregazione per le cause dei Santi, ad esempio, si è fino ad oggi trovata una spiegazione scientifica plausibile. Questo, ovviamente, non significa che, in linea di principio, questi non possano averne alcuna, ma non è davvero un atteggiamento ragionevole quello di chi dice che questi, in quanto bizzarrie perfettamente riconducibili alle tradizionali leggi della natura, sono solo degli eventi casuali a cui non è possibile dare alcun senso, quando nel loro specifico contesto un senso tali eventi lo hanno proprio in quanto eventi miracolosi?

      • Uno dei miracoli più facili da verificare è l’esistenza della possessione demoniaca, e l’esistenza del demonio. La cosa interessante è che l’esistenza del demonio è essa stessa prova dell’esistenza di Dio, specie nel momento in cui Egli stesso afferma la sua sottomissione al Salvatore e i posseduti vengono liberati nel Suo nome.
        Se infatti i miracoli dei Santi, gli interventi angelici eccetera sono per loro natura estemporanei, la possessione demoniaca e l’attività del demonio, lo dico per esperienza, è di natura diversa, visto che una liberazione può richiedere settimane, mesi, o addirittura anni. Una volta che hai visto certe cose continuare a non credere è impossibile.

        • Temo molto di più gli indemoniati apparentemente normali , da quelli che pongono in essere atti evidentemente distorti. I secondi sono curabili. I primi dominano il mondo. Ho sempre avuto la sensazione che i secondi esistano per distogliere l’attenzione dai primi. Altrimenti il demonio non si chiamerebbe certo “il grande ingannatore”.

          • Certamente, inoltre il demonio è il “principe di questo mondo”, perciò il tuo ragionamento è corretto, sostanzialmente.
            Il punto è un altro: quando ci si trova di fronte ad un vero indemoniato, e si vede ciò che fa, diventa impossibile (lo garantisco) non credere nell’esistenza del demonio. Semplicemente impossibile. Se poi a ciò ci aggiungi che gli stessi demoni vengono scacciati in nome di Cristo e sono costretti a proclamare la sua divinità e la sua vittoria sull’inferno ottenuta sul Golgota beh, diventa difficile, per non dire impossibile, per chi assiste a queste cose continuare a non credere e non diventare cristiano.
            Certo, sono esperienze traumatiche ma che lasciano importanti certezze. Se ti ricordi, Mnetelibera, su critica scientifica ti dissi che mi ero convertito grazie al sovrannaturale, e beh, il motivo è questo.
            Ci si pensa poco, ma il demonio, quando viene costretto da Dio (perché lui ama rimanere nascosto) a venire allo scoperto, finisce per confermare la verità cristiane in modo più contundente rispetto a molti miracoli.
            È un paradosso, lo so, ma d’altronde non è forse Dio che trae il bene dal male?

          • Certo Mentelibera, d’altronde il demonio è Princeps huius mundi, il principe di questo mondo, pertanto il tuo ragionamento è sostanzialmente corretto. Il punto è un altro: quando vedi quello che fa il demonio, quando vedi un vero indemoniato, diventa impossibile continuare a credere nel’inesistenza del sovrannaturale, se ci aggiungi che, quando sono obbligati, gli stessi demoni confermano la divinità di Gesù e la sconfitta dell’inferno ottenuta da Dio Figlio sul Golgota beh…. Diventa molto difficile, quasi impossibile, continuare a non credere nel cattolicesimo.
            Tempo fa su Critica scientifica ti ho detto che mi sono convertito grazie al sovrannaturale, beh il motivo fu questo.
            Il demonio in molto casi da prova dell’esistenza di Dio e delle verità di Fede cristiane più che qualsiasi miracolo operato dalla Grazia (che per natura sono sempre segni più che “evidenze”), lo so che sembra un paradosso, ma d’altronde è Dio che trae il bene anche dal male, e che lo obbliga a manifestarsi.
            Qualunque esorcista sa che la liberazione viene da Dio, e non da loro.
            Ho visto gente di ogni credo liberata, dagli atei ai musulmani e induisti, il demonio non fa differenze. A volte si nasconde dietro divinitá fittizie inventste dagli uomini.
            Mi ricordo un caso di un induista, il demone diceva inizalmente di chiamarsi Kubera, una divinità indù, ma poi, con l’aiuto di Dio, la verità è venuta fuori, ed era Malphas, uno dei demoni più potenti dell’inferno.
            E pensare che è iniziato tutto per il coinvolgimento di una persona a me cara. È proprio vero che il Signore lavora in modi misteriosi.

            • Scusate, il primo commento non era stato pubblicato subito perché avevo sbagliato a digitare il nick (pertanto presumo dovesse passare la coda di moderazione) pertanto l’ho riscritto, aggiungendo alcune cose importanti che avrei comunque scritto in un secondo commento qualora il primo fosse stato pubblicato subito.

              Ad ogni modo, se ci pensate è un vero paradosso, però è così. I demoni sono talmente perdente che si trovano, loro malgrado, ad essere costretti a dare prova di Dio convertendo le persone, quando Dio lo vuole. Sono proprio i perdenti per antonomasia, le sofferenze dei posseduti non sono vane, comunque, oltre ad essere veicolo di conversione per i loro famigliari e per i presenti la possessione per loro è occasione di santificazione, verso la salvezza, in quanto vedono giustamente la liberazione come un dono di Dio, e dopo diventano quasi sempre cristiani modello, impegnati a testimoniare realmente il Cristo nella loro vita. D’altronde chi meglio può capire il Cristo se non chi ha sofferto così tanto? Anche la vita dei Santi spesso è caratterizzata da continue lotte contro il demonio, basta pensare a Padre Pio o a Gemma Galgani, cne venne addirittura posseduta.
              Padre Pio, poi, con tutte le anime cne gli ha strappato, è stato vessato continuamente, e in maniera particolarmente violenta.

      • Grazie Lidia di aver espresso (in modo certamente più comprensibile e meno prolisso di me) quello che io stesso volevo dire 🙂

  6. Ringrazio l’autore e tutti gli intervenuti, in particolare Simon, è un vero piacere, oltre che istruttivo, leggere questi post e queste discussioni e persino, a sprazzi, capirne qualcosa … in Fisica sono un totale dummy 🙂
    Mi permetterei un consiglio: la nota 20 andrebbe forse inserita nel testo in vista di una sua riedizione, magari con un approfondimento, perché effettivamente, leggendo, il dubbio espresso dalla prima frase era venuto anche a me.

  7. Ho usato erroneamente il tempo del verbo dimenticare e il mio commento è stato inteso in risposta ad altri. non era cosi, ma fa nulla.
    Che altro volevo dire? Mi sono scordato. Perdonatemi, ma appena mi riviene in mente quello che volevo scrivere, torno.

  8. Chiedo una cosa. E’ l’intervento di Dio la sovrannaturalità in questione. Perché gli eventi miracolistici sono fruibili anche con portenti magici e non perché non si riesce a manipolare la natura si può dire che essa non è indirizzabile in un dato modo.

  9. Scusate se vado OT, ma so che qui posso trovare persone preparate ed interessate a questo mio quesito. Ho visto che recentemente sono usciti i primi 2 volumi, intitolati “Teologia della Credibilità”, di una notevole opera in 4 tomi di Giuseppe Tanzella Nitti. Ho sempre apprezzato molto i suoi scritti sul portale disf.org ed il grande lavoro da lui fatto in quel magnifico sito, tanto da essere tentato di acquistare il primo volume della serie. Considerando però il costo significativo, volevo prima farmi un’idea più precisa sul loro contenuto: purtroppo al momento su internet non ho trovato nè opinioni di lettori nè l’indice dettagliato degli argomenti. Qualcuno che legge qui, ne sa qualcosa di più? Grazie!

    • Non posso esserti d’aiuto: non ho ancora letto i volumi in oggetto. Ho letto altre cose di Tanzella Nitti in passato e ne ho sempre avuto un’impressione abbastanza positiva, comunque.

  10. Ok, nel frattempo sono riuscito a trovare gli indici e – per il mio gusto personale – mi pare più interessante il secondo. Personalmente di Nitti ho letto i suoi contributi su disf e la cosa che temo è che il suo stile molto rigoroso renda un pò noiosa e poco scorrevole la lettura. Grazie comunque del tuo riscontro!

Scopri di più da Croce-Via

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continue reading