Sinodo 2015 : lo Spirito Santo spirò e Humanae Vitae confermò

La Vittoria della famiglia

La Vittoria della famiglia

La gran vincente di questi due anni cammino fatto assieme in tutta la Chiesa è la Famiglia: rendiamone grazie a Dio e recitiamo con ancor più fervore il Te Deum dominicale. Nella Famiglia è l’Ubuntu integrale e quindi ivi si trova lo Spirito Santo.

Il documento rilasciato ieri dai Padri Sinodali benché non abbia in sé nessun valore magisteriale, finché Pietro non lo avrà confermato e se lo confermerà, è però già una fotografia delle aspirazioni profondamente cattoliche della Chiesa cattolica mondiale: quest’istantanea mi rallegra profondamente. Mi direte che è facile rallegrarsi quando uno vede le proprie tesi condivise da simile areopago, ma vi assicuro che anche se non fosse stato il caso, il vedere di nuovo i rappresentanti degli episcopati mondiali uniti nelle loro proposizioni al Santo Padre provoca, di per sé, gioia nei nostri cuori e accresce la nostra fiducia nella Chiesa in quanto Testimone del Kerygma.

La nostra gioia è basata sulle cinque constatazioni seguenti:

(1) Il matrimonio come appello vocazionale :

35 . La vocazione della coppia e della famiglia alla comunione di amore e di vita perdura in tutte le tappe del disegno di Dio malgrado i limiti e i peccati degli uomini. Questa vocazione è fondata sin dall’inizio in Cristo redentore (cf. Ef 1,3-7). Egli restaura e perfeziona l’alleanza matrimoniale delle origini (cf. Mc 10,6), guarisce il cuore umano (cf. Gv 4,10), gli dà la capacità di amare come Lui ama la Chiesa offrendosi per essa (cf. Ef 5,32).

36. Questa vocazione riceve la sua forma ecclesiale e missionaria dal legame sacramentale che consacra la relazione coniugale indissolubile tra gli sposi … La grazia dello Spirito Santo fa dell’unione degli sposi un segno vivo del legame di Cristo con la Chiesa. La loro unione diviene così, per tutto il corso della vita, una sorgente di grazie molteplici: di fecondità e di testimonianza, di guarigione e di perdono. Il matrimonio si realizza nella comunità di vita e di amore, e la famiglia diventa evangelizzatrice. Gli sposi, fatti suoi discepoli, sono accompagnati da Gesù nel cammino verso Emmaus, lo riconoscono allo spezzare del pane, fanno ritorno a Gerusalemme nella luce della sua risurrezione (cf. Lc 24,13-43)

38  Nella famiglia umana, radunata da Cristo, è restituita la “immagine e somiglianza” della Santissima Trinità (cf. Gn 1,26), mistero da cui scaturisce ogni vero amore. Da Cristo, attraverso la Chiesa, il matrimonio e la famiglia ricevono la grazia dello Spirito Santo, per testimoniare il Vangelo dell’amore di Dio fino al compimento dell’Alleanza nell’ultimo giorno alla festa di nozze dell’Agnello (cf. Ap 19,9; Giovanni Paolo II, Catechesi sull’amore umano)

(2) L’indissolubilità del matrimonio 

48 L’irrevocabile fedeltà di Dio all’alleanza è il fondamento dell’indissolubilità del matrimonio. L’amore completo e profondo tra i coniugi non si basa solo sulle capacità umane: Dio sostiene questa alleanza con la forza del suo Spirito. La scelta che Dio ha fatto nei nostri confronti si riflette in certo modo nella scelta del coniuge: come Dio mantiene la sua promessa anche quando falliamo, così l’amore e la fedeltà coniugale valgono “nella buona e nella cattiva sorte”. Il matrimonio è dono e promessa di Dio, che ascolta la preghiera di coloro che chiedono il suo aiuto. La durezza di cuore dell’uomo, i suoi limiti e la sua fragilità di fronte alla tentazione sono una grande sfida per la vita comune. La testimonianza di coppie che vivono fedelmente il matrimonio mette in luce il valore di questa unione indissolubile e suscita il desiderio di rinnovare continuamente l’impegno della fedeltà. L’indissolubilità corrisponde al desiderio profondo di amore reciproco e duraturo che il Creatore ha posto nel cuore umano, ed è un dono che Egli stesso fa ad ogni coppia: «quello che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi» (Mt19,6; cf. Mc 10,9)

(3) HUMANAE VITAE e la Buona Novella dell’apertura alla Vita

Ben 8 (!) capitoli trattano del Vangelo della Vita e si riferiscono a Humanae Vitae e alla corrispettiva Familairis Consortio, che vengono così rimessi all’onore da parte della Chiesa. Humanae Vitae che fu rigettata da una gran parte di vescovi e sacerdoti e laici formati prima del S.S. Concilio Vaticano II, rigetto che è apostasia pratica e che ha condotto alla situazione demografica, culturale, spirituale attuale completamente debilitata, annaspante e comatosa. Rendiamo grazie al Cielo che 50 anni di spirito conciliare secondo Vaticano II ha condotto la stragrande maggioranza dell’episcopato mondiale a ritrovare e rincentrare l’insegnamento della Chiesa sul matrimonio intorno alle verità profeticamente enunciate dal Beato Paolo VI.

43. Il Beato Paolo VI, sulla scia del Concilio Vaticano II, ha approfondito la dottrina sul matrimonio e sulla famiglia. In particolare, con l’Enciclica Humanae Vitae, ha messo in luce il legame intrinseco tra amore coniugale e generazione della vita:«l’amore coniugale richiede dagli sposi che essi conoscano convenientemente la loro missione di paternità responsabile, sulla quale oggi a buon diritto tanto si insiste e che va anch’essa esattamente compresa. […] L’esercizio responsabile della paternità implica dunque che i coniugi riconoscano i propri doveri verso Dio, verso se stessi, verso la famiglia e verso la società, in una giusta gerarchia dei valori» (HV, 10) …

47 Risulta particolarmente opportuno comprendere in chiave cristocentrica le proprietà naturali del matrimonio, che costituiscono il bene dei coniugi (bonum coniugum), che comprende unità, apertura alla vita, fedeltà e indissolubilità

49. Il matrimonio è la «comunità di tutta la vita, per sua natura ordinata al bene dei coniugi e alla generazione e educazione della prole» (CIC, can. 1055 – §1). Nella reciproca accoglienza, i nubendi si promettono dono totale, fedeltà e apertura alla vita….

50 La fecondità degli sposi, in senso pieno, è spirituale: essi sono segni sacramentali viventi, sorgenti di vita per la comunità cristiana e per il mondo. L’atto della generazione, che manifesta la «connessione inscindibile» tra valore unitivo e procreativo – messo in evidenza dal Beato Paolo VI (cf.HV, 12)

58 Il cristianesimo proclama che Dio ha creato l’uomo come maschio e femmina, e li ha benedetti affinché formassero una sola carne e trasmettessero la vita (cf. Gen 1, 27-28; 2, 24). La loro differenza, nella pari dignità personale, è il sigillo della buona creazione di Dio. Secondo il principio cristiano, anima e corpo, come anche sesso biologico (sex) e ruolo sociale-culturale del sesso (gender), si possono distinguere, ma non separare.

62. La presenza delle famiglie numerose nella Chiesa è una benedizione per la comunità cristiana e per la società, poiché l’apertura alla vita è esigenza intrinseca dell’amore coniugale. In questa luce, la Chiesa esprime viva gratitudine alle famiglie che accolgono, educano, circondano di affetto e trasmettono la fede ai loro figli, in modo particolare quelli più fragili e segnati da disabilità….

63 Secondo l’ordine della creazione l’amore coniugale tra un uomo e una donna e la trasmissione della vita sono ordinati l’uno all’altra (cf.Gen 1,27-28)….  In questo senso l’EnciclicaHumanae Vitae (cf. 10-14) e l’Esortazione Apostolica Familiaris Consortio (cf. 14; 28-35) devono essere riscoperte al fine di ridestare la disponibilità a procreare in contrasto con una mentalità spesso ostile alla vita. Occorre esortare ripetutamente le giovani coppie a donare la vita. In questo modo può crescere l’apertura alla vita nella famiglia, nella Chiesa e nella società…. La scelta responsabile della genitorialità presuppone la formazione della coscienza, che è «il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità» (GS, 16). Quanto più gli sposi cercano di ascoltare nella loro coscienza Dio e i suoi comandamenti (cf. Rm 2,15), e si fanno accompagnare spiritualmente, tanto più la loro decisione sarà intimamente libera da un arbitrio soggettivo e dall’adeguamento ai modi di comportarsi del loro ambiente

33. Occorre muovere dalla convinzione che l’uomo viene da Dio e vive costantemente alla Sua presenza: «La vita umana è sacra perché, fin dal suo inizio, comporta “l’azione creatrice di Dio” e rimane per sempre in una relazione speciale con il Creatore, suo unico fine. Solo Dio è il Signore della vita dal suo inizio alla sua fine: nessuno, in nessuna circostanza, può rivendicare a sé il diritto di distruggere direttamente un essere umano innocente» (Congregazione della Dottrina della Fede,Istruzione Donum vitae, Introd., 5; cf. Giovanni Paolo II,Evangelium vitae, 53).

(4) Circa l’omosessualità

76 La Chiesa ribadisce che ogni persona, indipendentemente dalla propria tendenza sessuale, vada rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare «ogni marchio di ingiusta discriminazione» … Circa i progetti di equiparazione al matrimonio delle unioni tra persone omosessuali, «non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia» (Ibidem). Il Sinodo ritiene in ogni caso del tutto inaccettabile che le Chiese locali subiscano delle pressioni in questa materia e che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti finanziari ai Paesi poveri all’introduzione di leggi che istituiscano il “matrimonio” fra persone dello stesso sesso.

(5) Circa la Vexata Quaestio

La pretesa di fare della comunione la “soluzione panacea universale” per la problematica legata ai divorziati risposati civilmente, panacea denunziata da noi fin da quasi due anni in Farisaismo teologico è stata completamente messa da parte. Quel che si fa è la messa in avanti, seguendo in questo la posizione tedesca che abbiamo discusso venerdì scorso qui, di un percorso personalizzato di riflessione e di penitenza che permetta un’integrazione nella Chiesa di questi casi. Progresso è anche fatto rispetto alle disposizioni di Familiaris Consortio che lasciavano l’applicazione dell’epikeia alla sola discrezione del sacerdote coinvolto: adesso una serie di criteri sono dati, riducendo cosi lo spazio lasciato all’immaginazione del singolo direttore di coscienza. In altre parole si esce dal relativismo per entrare in una forma di oggettivismo, dove il giudizio appartiene ad un terzo, il sacerdote e non è lasciato al solo individuo, come anche, dal punto di vista magisteriale si esce dall’assolutismo per incontrare l’oggettiva realtà con tutte le sue complessità. Le fumose teorie alla Kasper, alla Grillo e alla Marx sono così rilegate la dove non avrebbero mai dovuto uscire: nell’inferno della storia.

83 La testimonianza di coloro che anche in condizioni difficili non intraprendono una nuova unione, rimanendo fedeli al vincolo sacramentale, merita l’apprezzamento e il sostegno da parte della Chiesa. Essa vuole mostrare loro il volto di un Dio fedele al suo amore e sempre capace di ridonare forza e speranza. Le persone separate o divorziate ma non risposate, che spesso sono testimoni della fedeltà matrimoniale, vanno incoraggiate a trovare nell’Eucaristia il cibo che le sostenga nel loro stato.

84 I battezzati che sono divorziati e risposati civilmente devono essere più integrati nelle comunità cristiane nei diversi modi possibili, evitando ogni occasione di scandalo. La logica dell’integrazione è la chiave del loro accompagnamento pastorale, perché non soltanto sappiano che appartengono al Corpo di Cristo che è la Chiesa, ma ne possano avere una gioiosa e feconda esperienza. Sono battezzati, sono fratelli e sorelle, lo Spirito Santo riversa in loro doni e carismi per il bene di tutti…. Per la comunità cristiana, prendersi cura di queste persone non è un indebolimento della propria fede e della testimonianza circa l’indissolubilità matrimoniale: anzi, la Chiesa esprime proprio in questa cura la sua carità.

85 San Giovanni Paolo II ha offerto un criterio complessivo, che rimane la base per la valutazione di queste situazioni: «Sappiano i pastori che, per amore della verità, sono obbligati a ben discernere le situazioni. C’è infatti differenza tra quanti sinceramente si sono sforzati di salvare il primo matrimonio e sono stati abbandonati del tutto ingiustamente, e quanti per loro grave colpa hanno distrutto un matrimonio canonicamente valido. Ci sono infine coloro che hanno contratto una seconda unione in vista dell’educazione dei figli, e talvolta sono soggettivamente certi in coscienza che il precedente matrimonio, irreparabilmente distrutto, non era mai stato valido» (FC, 84). È quindi compito dei presbiteri accompagnare le persone interessate sulla via del discernimento secondo l’insegnamento della Chiesa e gli orientamenti del Vescovo. In questo processo sarà utile fare un esame di coscienza, tramite momenti di riflessione e di pentimento. I divorziati risposati dovrebbero chiedersi come si sono comportati verso i loro figli quando l’unione coniugale è entrata in crisi; se ci sono stati tentativi di riconciliazione; come è la situazione del partner abbandonato; quali conseguenze ha la nuova relazione sul resto della famiglia e la comunità dei fedeli; quale esempio essa offre ai giovani che si devono preparare al matrimonio. Una sincera riflessione può rafforzare la fiducia nella misericordia di Dio che non viene negata a nessuno.

Perciò, pur sostenendo una norma generale, è necessario riconoscere che la responsabilità rispetto a determinate azioni o decisioni non è la medesima in tutti i casi. Il discernimento pastorale, pure tenendo conto della coscienza rettamente formata delle persone, deve farsi carico di queste situazioni. Anche le conseguenze degli atti compiuti non sono necessariamente le stesse in tutti i casi….

86 Il percorso di accompagnamento e discernimento orienta questi fedeli alla presa di coscienza della loro situazione davanti a Dio. Il colloquio col sacerdote, in foro interno, concorre alla formazione di un giudizio corretto su ciò che ostacola la possibilità di una più piena partecipazione alla vita della Chiesa e sui passi che possono favorirla e farla crescere. Dato che nella stessa legge non c’è gradualità (cf.FC, 34), questo discernimento non potrà mai prescindere dalle esigenze di verità e di carità del Vangelo proposte dalla Chiesa. Perché questo avvenga, vanno garantite le necessarie condizioni di umiltà, riservatezza, amore alla Chiesa e al suo insegnamento, nella ricerca sincera della volontà di Dio e nel desiderio di giungere ad una risposta più perfetta ad essa.

 Quanto a noi di Croce-Via, parafrasando i Padri conciliari,  “chiediamo umilmente al Santo Padre di offrire un documento sulla famiglia, perché in essa, Chiesa domestica, risplenda sempre più Cristo, luce del mondo.”

In Pace



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57 replies

  1. Much ado about (almost) nothing. c.v.d.

    • Almost almost. Matrimonio come vocazione era nell’aere da mò, ma ora c’è l’esplicitazione diretta: mica male! Ora vediamo che dice il Papa.

  2. “A questo punto, Bergoglio, giocando d’anticipo, ha già trovato la soluzione che gli chiedono i novatori. Con il Sinodo 2.0 accontenta i tradizionalisti e con il 3.0 aprirà ai modernisti”

    La conferma dell’assenza di sviluppi inattesi è confermata da questo commento (che trovo nel suo genere una scolastica esemplificazione di cecità e angustia mentale, se non di malafede, tipica del tradizionalismo adulterato dall’ottusità).

    • caro Navigare necesse est, esiste anche un “normalismo” adulterato dall’ottusità. e sono quelli che oggi esultano e son pieni di gioia dicendo che è un trionfo dello Spirito santo quello che ogni persona intelligente vede essere un trionfo dell’ipocrisia…
      l’opera dello Spirito Santo non è mai stata è un compromesso al ribasso .
      Alla Chiesa di oggi mancano la fede, il coraggio, la fortezza, la chiarezza, tutti doni dello Spirito Santo, mentre abbondano sofismi, ambiguità, eufemismi per dire e non dire, vi sembrano doni dello Spirito Santo?

      • Ma che dici, qui và tutto a gonfie vele! Io è dal concilio vaticano II che devo ancora capire se la potestà sacra è divenuta di unica origine od ha mantenuto le 2 origini, talmente è l’ambiguità che si usa.

        • Ma infatti non è nulla di che. Né il tradimento della dottrina paventato dai trad-prot. né il gran trionfo dello Spirito celebrato dai norm. Ripeto: tanto strepito per nulla, una montagna che ha partorito un topolino (già noto peraltro).

          • Non ti viene in mente che il tutto favorisce una certa crisi d’autorevolezza, oltre al modo ambiguo con cui si continua a cianciare?
            Bah. Anche questo è evidente, cme è evidente quel che dici tu, perché volete vedere il mezzo pieno od il mezzo vuoto, se la cosa è puramente mezza?

            • Crisi di autorevolezza. È più che un rischio, e l’ho scritto in un paio di commenti. L’idea che il mezzo sia stato un intero per secoli e secoli, magari fino al 1969, è però un’illusione. L’ambiguità ha vissuto numerose stagioni nella storia della Chiesa. Il fatto è che l’umanaglia…

    • Ma dove sta questo commento…? forse è stato rimosso?

  3. Angustia e angoscia mentale: il loro problema rileva spesso più della psichiatria che da qualunque altra causa.

    Se non sono capaci di vedere l’importanza che la Famiglia ha preso nella Chiesa e la sua nuova centralità pastorale che sarà ormai un’onda lunga nell’insegnamento concreto; se non sono capaci di vedere che mai come in questo documento Humanae Vitae e i suoi insegnamenti sono stati messi all’onore da tutto l’episcopato mondiale alla faccia dei progressisti; se non sono capaci di vedere che, nei fatti, la nozione di comunione ai divorziati risposati civilmente è stata completamente eliminata e rimpiazzata da un accompagnamento personalizzato dai sacerdoti e dai vescovi; se non sono capaci di vedere che la semplice enunciazione di condizioni specifiche da tenere in conto in questo accompagnamento restringe e non alla allarga lo spazio alle invenzioni dei singoli sacerdoti; se non sono capaci di vedere i progressi fatti in questo campo, in perfetta continuità con l’insegnamento dei Papi precedenti e la Tradizione ecclesiale, allora abbiamo un branco di ciechi, di scemi e di disonesti intellettuali di fronte a noi nelle persone dei tradi-protestanti.

    Avrei personalmente desiderato une sviluppo dottrinale ancora più potente della dimensione vocazionale del matrimonio, ma quel che è stato detto e scritto indica già la buona direzione.

    La parola adesso al Santo Padre.
    In Pace

  4. Divertente scorrere le testate giornalistiche e dei web-blogs in mano ai progressisti o ai tradi-protestanti e affini: sono tutti sbalorditi, LOL, il giocattolo è sparito! 😀
    Nel documento finale non si parla più della loro ossessione monomaniacale, la comunione ai risposati civilmente, ma di sola… pastorale adeguata ai singoli casi, insomma quel che la Chiesa ha sempre fatto fin dai tempi di Gesù.
    Ovviamente, tutti si guardano bene di parlare di quel che è venuto a galla per davvero ovvero l’Humanae Vitae: ma lì dovrebbero convertirsi per davvero e cominciare con contare il numero dei propri figli prima di aver qualcosa da dire 😉
    Spassoso
    In Pace

    • Inizio ora a guardarmi in giro mentre sto aspettando le pizze della cena. Spero di divertirmi a questo punto! 😀 Buona serata carissimi!

    • Ma se la Chiesa ha sempre fatto “fin dai tempi di Gesù” la” pastorale adeguata ai singoli casi” cosa è stato indetto a fare il Sinodo? perchè papa Francesco ha voluto un Sinodo se pensava di continuare a fare ciò che è è sempre stato fatto nella Chiesa fin dai tempi di Gesù??
      Dai Simon, non prendiamoci in giro, siamo sinceri almeno fra noi: sappiamo tutti benissimo, fin dalla esposizione inagurale del card. Kasper per il sinodo 2014 che questo sinodo era stato indetto per risolvere la questione dei divorziati risposati che vogliono fare la comunione, delle coppie di fatto, dei gay.
      e’ stato risolto qualcosa su queste questioni ? No.
      E allora dove è questo trionfo del Sinodo, questo trionfo dello Spirito Santo ? nel dire che si continua a fare come si è sempre fatto? nel ricordare l’Humane vitae , che è una enciclica papale che come tale non è mai stata dimenticata ne’ abrogata?
      dobbiamo esultare di gioia perchè nel Sinodo è stato fatto il nome di San Tommaso D’ Aquino invece di quello di Freud ? Dobbiamo impazzire di gioia perchè non è stato contraddetto chiaramente il Vangelo e non è stato insultato Paolo Vi per l’Humane vitae?
      a questo ci siamo ridotti noi cattolici? A tirare un sospiro di sollievo perchè tutto sommato alla fine il papa e i vescovi non hanno detto nulla di francamente eretico????

      • Si, dobbiamo esultare e impazzire di gioia! 🙂
        Sia lode a Dio.

      • Si unn breve sospiro di solievo perche dopo un cosi grande attacco dall´interno lo Spirito a mantenuto la sua promessa un´altra volta, e dopo il sospiro di sollievo l´esame di coscienza per vedere come siamo arrivati a questo punto.

      • Mi sà caro Giacomo, che hai perso il succo della vicenda che è stato di rimettere la famiglia e la vocazione la matrimonio degli uomini e delle donne al centro della Chiesa!

        Quello di cui non hai buona percezione è che il cammino della via matrimoniale e familiare era sempre stata considerata la via dei peccatori, di coloro che hanno bisogno di attività sessuali e di relazioni affettive, non davvero un cammino di santità di per sé. La prova ne è che solo da una decina di anni si considerano le coppie in quanto tali come potenti essere venerabili, beate e sante.

        Questo Sinodo, anche se non quel che ha affermato non è “Magistero” di per sé, lo è però quando ripete e rimette in luce il Magistero già insegnato precedentemente e condiviso da tutti i fedeli in unione con i loro vescovi e con il Santo Padre, la cui coscienza è ben formata e che vivono correttamente della vita sacramentale in Cristo.

        E questo Sinodo ci dice, in seguito al S.S. Concilio Vaticano II, un paio di cose molto importanti: il matrimonio è un cammino di santificazione in sé al quale ci chiama la Chiesa e la Chiesa lo deve prendere sul serio e aiutare i futuri sposi, gli sposi e i vedovi e separati a vivere di questo cammino di cristiformazione.

        Come ben sottolinea LidiaB: tutto ciò è una gioia per il cristiano.
        In Pace

  5. Discernimento mi raccomando nel mangiare la pizza, Minstrel.!!!!!
    .Ormai la parola d’ordine è discernimento che ha superato la troppo abusata “misericordia “e il vecchiotto dialogo che fa tanto sindacalista ..Discernimento invece è parola suggestiva e ambigua quanto basta .Fa rima con accompagnamento e con “contento”. Col discernimento e l’accompagnamento il divorziato risposato si confessa ed è contento
    nella misura in cui.. cioè. se c’hai discernimento fratello.. allora sei contento ….. se invece il discernimento non cel ‘hai allora.. cioè nella misura in cui non ce l’hai o non ce l’ha il tuo confessore sei fottuto fratello…

    🙂

    • Sempre meglio “discernimento” che “ubuntu” o “bungabunga” 😉

      • Non vorrei prendere plateali cantonate, ma mi pare che “discernimento” sia la traduzione oggi più favorita della parola greca φρόνησις, tradizionalemente resa come “prudenza”. Tale virtù cardinale è così descritta dal CCC art. 1806: «[la prudenza] è detta “auriga virtutum – cocchiere delle virtù” : essa dirige le altre virtù indicando loro regola e misura. È la prudenza che guida immediatamente il giudizio di coscienza. L’uomo prudente decide e ordina la propria condotta seguendo questo giudizio. Grazie alla virtù della prudenza applichiamo i principi morali ai casi particolari senza sbagliare e superiamo i dubbi sul bene da compiere e sul male da evitare». Mi pare di ricordare che vi fossero dei Padri che indicavano la prudenza come virtù più importante di tutte le altre, proprio a causa del suo ruolo di “cocchiera”. Di questa informazione però non ricordo la fonte, quindi non posso verificarla e potrei averla significativamente distorta. Ciò che vorrei dire è che l’insistenza sul discernimento non è una novità, anzi; solo che prima si diceva “prudenza”. Mi scuso in anticipo per tutte le imprecisioni contenute in questo intervento.

        • Non mi pare affatto una cantonata, anzi. E ancora meglio φρόνησις che “discernimento”.

          • Che si dica “prudenza” o si dica discernimento , in ogni caso come dice Alessandrum è “la virtù mediante la quale “applichiamo leggi morali ai casi particolari”.
            questo è il problema: per poterla applicare ai casi particolari bisogna che vi sia una legge morale universale ed univoca, chiaramente riconosciuta. Invece oggi si usa “discernimento” in questo senso: non c’è una legge morale valida per tutti ma solo caso per caso, e il discernimento sarebbe quello di decidere quali casi possono non essere soggetti alla legge morale . leggetevi le allucinanti interviste a certi “preti di strada” che hanno dichiarato che loro danno tranquillamente la comunione ai divorziati risposati, cosa del resto che facevano anche prima del Sinodo, e quindi in barba a quello che vi si sarebbe detto, e comuqnue sono contenti che Francesco abbia dato loro ragione…..
            Il “tana liberi tutti” non è la stessa cosa della prudentia o del discernimento, caro alessandro, anche se oggi si gabella l’una cosa per l’altra!
            al contrario la prudenza o discernimento è proprio quella virtù per cui si riesce a vedere IN PROFONDITA’, come la legge morale, se è giusta, ha da dire qualcosa di positivo in ogni situazione umana, purchè la si rispetti. detto in altre parole se la legge morale è che il matrimonio sacramentale è indissolubile, la prudentia o discernimento sarà quello di vedere in ogni situazione particolare come tale legge morale è giusta, non di esentare alcuni da tale legge morale. se si ammette il divorzio cattolico , anche se “caso per caso”, non si esercita la prudentia ma l’arbitrio!

            • Gentile Giacomo, l’arbitrio è senz’altro il vizio che si oppone alla prudenza e ne è la caricatura, così come la coscienza scrupolosa è la caricatura dell’umiltà e il masochismo la caricatura dello zelo per la penitenza. Stando all’articolo di Simon de Cyrene di cui qui discutiamo, mi pare che nel Sinodo sia emersa la volontà di sostenere fedeli e pastori nell’autentico esercizio dell’auriga virtù. Quanto ai suoi timori che ciò non avvenga, la risposta è purtroppo contenuta nel Vangelo (Mt 13,24-30). Il grano e la zizzania o loglio, mi spiegò una volta un sacerdote, sono quasi uguali nelle forme esteriori, ma al contrario del grano la zizzania è allucinogena e velenosa. Così è, nella Chiesa e nell’animo umano: ogni virtù, ogni buona pratica ha una “copia” che sembra buona ma non è tale, perché genera un’immagine distorta di Cristo e in finis la morte dell’anima. La confessione, ad esempio, è un sacramento che è bene frequentare, ma vi sono confessioni sacrileghe, in tutto uguali a quelle valide nelle forme esteriori, che in realtà non portano buoni frutti. Aboliremo per questo il sacramento della riconciliazione? No, perché, con le parole del Vangelo: <>..

            • Chiedo scusa ai moderatori, non so se la citazione non è comparsa per un loro intervento o per mio errore.
              Riprovo: “perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio. “

            • Mettere due virgolette < < viene letto come un tag html, meglio usare "…" oppure «…».
              Queste ultime doppie virgolette possono essere scritte semplicemente cliccando
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              Ciao! 🙂

          • Grazie, Navigare!

  6. il vedere di nuovo i rappresentanti degli episcopati mondiali uniti nelle loro proposizioni al Santo Padre

    Minstrel, cosa intendi per uniti? Veramente credi che tuttu gli episcopati siano uniti nelle proposizioni? Le votazioni ed il discorso di chiusura di Francesco non intendano l´unitá come fai tu.

  7. Ritengo che il definire il matrimonio cristiano come una vocazione sia di capitale importanza per comprendere sopratutto l’indissolubilità del matrimonio cristiano. Questione che, in casi spesso difficili e tormentati, non viene compreso neppure dai molti cattolici. Qui avrei preferito che fosse detto: tu vuoi essere fedele in ogni situazione, ma se il tuo partner si risposa e non è interessato in alcun modo all’indissolubilità, consideralo come un pagano e puoi sposarti, seguendo S,Paolo (da mia interpretazione). Che questa soluzione venga presa in considerazione nell’annullamento? Credo che in tal modo si risolverebbero tantissime situazioni di coscienza darebbe serenità a tanti. Oggi,credo, che sia venuta la volta di far capire a cattolici che occorre essere coerenti e decidersi, senza voler tenere la scarpa in due piedi, spinti da un certo modernismo che tutto accetta con grandi minestroni.

  8. A proposito di interpretazioni, un caro amico del blog Croce-via ci scrive in privato questa deduzione colta da una Intervista di Gianni Valente con il Patriarca Louis Raphael I

    “Rimane un fatto: le Chiese d’Oriente hanno adottato fin dal primo millennio l’accondiscendenza sacramentale verso chi vive una seconda unione stabile. E la Chiesa cattolica riconosce le Chiese d’Oriente come vere Chiese, con successione apostolica valida e sacramenti validi. E allora, alla luce di questo, mi sembra quanto meno azzardato sostenere che l’eucaristia concessa ai divorziati in seconda unione tradisce o contraddice la fede consegnataci dagli Apostoli.”.

    Che siano totalmente nella piena luce della Verità ad oggi rivelata non è completamente esatto (quello sussiste nella Cattolica), ma che i sacramenti siano valido è assolutamente indubbio. Quindi? Interessante no?

    • Già, senonché la Chiesa cattolica ha per secoli e secoli rifiutato qualsiasi accondiscendenza sacramentale verso chi vive una seconda unione stabile (e lo a fatto anche a costo di incassare uno scisma). Qualsiasi cambio di linea, comunque motivato, equivarrebbe a un’autocontraddizione (un’ulteriore autocontraddizione direbbe Luigi Raffaele I). Ognuno trarrà le proprie concusioni sul conto nel quale è opportuno tenere i mandati magisteriali.

    • Cosi cosà.
      In effetti, (a) questa pratica nelle Chiese orientali si è sviluppata soprattutto dopo l’allentarsi delle loro relazioni con Roma che invece non ha mai cambiato pratica o dottrina al soggetto, (b) queste Chiese orientali sono “divorziate” nella loro autocefalia dalla Chiesa universale e, quindi, questa loro accondiscendenza è il semplice rifletto sul piano spirituale della loro propria separazione, (3) il “secondo” (o “terzo”) matrimonio non è da loro davvero considerato sacramentale ma solo un male minore.
      Quindi non credo davvero che siano da essere considerate esemplari al soggetto e, infatti, nel documento finale del Sinodo nessuno ha tenuto conto di tali teorie.
      In Pace

      • questa pratica nelle Chiese orientali si è sviluppata soprattutto dopo l’allentarsi delle loro relazioni con Roma

        Ah già, è vero! Non ricordavo di questo dettaglio storico Simon!

      • Veramente il discorso è molto più complesso, ed a ben vedere, la corretta prassi non è seguita da nessuna delle due Chiese, ma a ben guardare, gli ortodossi hanno un vantaggio nel considerare il matrimonio come sacramento impartito e conferito dal sacerdote.

      • Ci rispondono in privato:
        “Il patriarca cattolico dei caldei si riferisce al fatto che la comunione del primo millennio tra la chiesa d’occidente e le chiese d’oriente é molto utile per comprendere qual’era la tradizione comune della Chiesa antica, pur nelle accettate differenze locali. L’importanza di quel periodo comincia ad essere riconosciuta dagli storici cattolici recentemente perché la teologia neoscolastica non comprendeva e minimizzava le differenze storiche e lo sviluppo dogmatico.

        Nel caso concreto, se le chiese orientali non vedevano un ostacolo insuperabile nel secondo matrimonio per l’ammissione dei divorziati risposati all’eucarestia, vuol dire che neppure nella chiesa occidentale questo appariva scandaloso. Non so nulla della storia di quel periodo, ma ricordo le trecce morbide sparse sull’affannoso petto della povera Ermengarda, ripudiata da Carlo Magno, senza che il papa alzasse la voce.”

        • Credo che ci siano tante illazioni nella mail del tuo amico, caro Minstrel.

          Già Carlomagno si “sposò” con Himiltrude secondo riti “barbari” e in quanto tale non validi per un cattolico e quando si separò da codesta, tecnicamente terminava un periodo coabitazione “civile”: io non so se Carlomagno si comunicava all’epoca mentre in questa relazione.
          Il caso di Ermengarda (in realtà Desiderata) è più complesso, ma il matrimonio essendo teso alla procreazione di eredi e la salute della signorina, anche prima del matrimonio, ma all’insaputa del nostro già prolifico Carlomagno, non permettendogli di avere figli. anche se tirata un po’ per i capelli, può giustificare una nullità in quanto tale.
          Le tre mogli successive morirono tutte prima che si risposasse.
          Comunque il Carlomagno era conosciuto per essere alquanto poligamo nei fatti secondo le tradizioni barbare dei Franchi: alla domanda di sapere se si comunicava o meno non potrei rispondere.
          Alla questione di sapere sei i suoi matrimoni erano validi mentre al contempo ed in parallelo teneva un harem più o meno stabile di signorine (le amava molto giovani) avrei tendenza a rispondere di no visto che non intendeva essere fedele alla sposa del momento)
          Se i vescovi di quei tempi gli davano la comunione come la hanno data qualche anno fa a Berlusconi, questo non lo so; vergogna a loro se lo fecero.

          Quanto agli studi storici, essi non sono superiori al Magistero, che annuncia la Buona Novella di Cristo stesso. La prova? Ieri questo studi dicevano una cosa, oggi un’altra e domani ancora un’altra non in funzione di una qualunque oggettività ma dell’ideologia dominante del momento.

          Invece quando il Magistero approfondisce queste nozioni, non si allontana da quel che il Cristo ha detto, ma al contrario lo dispiega sempre meglio: quindi quel che la Chiesa ha sempre meglio insegnato autenticamente durante gli ultimi mille anni è molto più vicino, nella comprensione a quel che Cristo ci dice che quel che fu praticato 1300 anni fa. Le prassi ortodosse del secondo matrimonio datano proprio della fine del primo millennio.

          Ma, forse, sono io che non ho ben capito il punto del tuo amico.
          In Pace

          • Bene…apprendo, finalmente, che il divorzio da matrimonio civile non è poi così grave, anzi..è auspicabile !
            Bisognava dirlo anche ai vescovi italiani che negli anni ’70 sponsorizzarono e sostennero il referendum contro il divorzio.
            D’altra parte si sa…Carlo Magno era Carlo Magno, e l’operaio dell’Iveco che voleva separarsi non era nessuno….

            • Beh, una convivenza per un battezzato è adulterio: separarsi (divorziare) è quindi un bene.
              Il Sinodo 2015 queste cose le ha ribadite, 1300 anni dopo! 😀
              Vivo in un paese dove il divorzio civile esiste da secoli e personalmente, in una società non cattolica,vedo di buon occhio una tale separazione tra Chiesa e Stato.
              Penso che Carlomagno era soprattutto visto come un gran capo tribale e che in quei secoli ci si comunicava pochissimo durante la vita.
              In Pace

            • Mentelibera scusami eh ma un cristiano non ha problemi con il matrimonio civile.Quando si sposa, difatti poi appone la firma innanzi allo stato, il problema si porrebbe nel caso in cui lo stato sia illegittimo od anti-cristiano.

              Il problema del matrimonio è più semplice di quel che si creda. La lettera di quello che dice che gli orientali ammettono al secondo matrimonio è fallace. Il MATRIMONIO E’ SEMPRE E SOLO UNO, non si può ripetere.
              Dove sbagliano i cattolici è nel presumere che la nullità sia cosa facile mentre sopra ci fanno mercato , sbagliano nel ricelebrare il matrimonio sacramentale per dei vedovi, sbagliano nel risposare più di 3 volte quando la tradizione ha sempre vietato di ripetere otre questo numero qualsivoglia liturgia.
              Gli ortodossi invece dimenticano il concetto stesso di nullità, il caso più eclatante è nel caso si compia un matrimonio tra consanguinei prima di poterlo sapere, ciò non impedisce di ripetere il matrimonio sacramentale, mentre per loro lo è. Sbagliano ancora BIECAMENTE nel concedere di benedire unioni quando è in vita l’altro coniuge.
              Gli ortodossi adducono il fatto dell’infedeltà a loro favore, ma allora non avrebbe senso il perdono, mentre il coniuge colpevole deve pentirsi e venir separato dall’incolpevole per poi poter permettere una riunione. Solo la morte, stando ad una corretta interpretazione della Fede, permette come afferma Paolo di risposarsi ED E’ QUESTA L’UNICA CONCESSIONE, ma non è un matrimonio in questo caso, è solo un’unione benedetta. Nel caso invece che sia nullo per via DEGLI IMPEDIMENTI non constatati, allora si può celebrare il matrimonio giacché prima non fu, ma la figura del sacerdote come impartitore del sacramento leva di mezzo molti dei falsi ricorsi che riguardano la simulazione , gli errori e le apposizioni al consenso non c’entrano più nulla.

              E’ comunque ovvio che si debba combattere contro il divorzio per un cristiano. Se poi la società prende un’altra strada, è la strada della diversa società, ma fin quando si può è doveroso impedirlo.

          • Cosa bizzarra: da un lato si chiede di “leggere i segni del tempo” o, detto in linguaggio giornalistico, “aggiornarsi”, dall’altro si fa riferimento a ciò che era d’uso più di mille anni fa…

            • Sinceramente solo Simon ha risposto almeno parzialmente alla mia nota polemica, anche se sempre un modo non completo
              Io ho semplicemente stigmatizzato il fatto che 40 anni fa in italia la Chiesa ha appoggiato un referendum contro il divorzio, ben sapendo che il divorzio annulla solo gli effetti civili del matrimonio, e che, senza il divorzio , coloro che si erano sposati solo civilmente sono stati (per 105 anni, partendo dalla istituzione del matrimonio civile) costretti a restare insieme, e persino a convivere insieme.
              In pratica la perpetuazione del peccato, per legge.
              Ancora devo trovare qualche onesto cattolico che commenti questo fatto, argomentandolo. Sarà la terza o quarta volta che lo scrivo su vari blog.
              Nessuno risponde, e tutti mi fanno la supercazzola ! 🙂

            • Mentelibera, in effetti è un bel casino. Vero e’ che un cristiano deve essere contro il divorzio, ma è altrettanto vero che se uno viene lasciato dalla moglie che magari va via di casa non può “scoprirsi monaco” improvvisamente.
              Inoltre quello che hai fatto presente tu e’ stato certamente un bel problema, ma comunque la Chiesa non ha mai “dogmatizzato” le posizioni sul divorzio, sulla comunione ai divorziati ecc, pertanto erano scuscettibili di cambiamento.

            • D’altronde la posizione degli ortodossi, in questo campo, e’ sempre stata diversa, e non credo che ogni ortodosso finisca all’inferno.

  9. un amico mi fa rilevare un “dettaglio ” inquietante ( come tutti sanno il diavolo si nasconde nei dettagli)
    il card. Schonborn, domenicano , nella conferenza stampa ha detto “non esiste il bianco e il nero”.
    Questo è un dettaglio inquietante, se si pensa che il bianco e il nero sono i colori dell’abito del cardinale, il quale è un frate domenicano, e pare quasi che abbia voluto spogliarsi del saio che fu di San Tommaso per dire di essere altro.

    • Magari voleva solo dire quello che ha detto….
      Visto che sei discepolo di uno che dice “siano le vostre parole si si no no , il resto è del diavolo”, magari non dovresti fare così tanta dietrologie, e frequentare amici più attenti alla sostanza che ai messaggi in codice… 🙂

  10. A mio modestissimo parere, uno dei punti maggiormente innovativi, forse il più innovativo della Relazione finale è quello dedicato brevemente alle coppie di fatto e ai matrimoni civili, dove effettivamente si nota un mutamento completo di prospettiva, che volge in positivo ciò che per lungo tempo è stato considerato in sé stesso peccaminoso per i battezzati e per i cattolici in particolare.
    Penso che questa rinnovata considerazione sarà feconda di sviluppi anche ecumenici.

    “71. La scelta del matrimonio civile o, in diversi casi, della semplice convivenza, molto spesso non è motivata da pregiudizi o resistenze nei confronti dell’unione sacramentale, ma da situazioni culturali o contingenti. In molte circostanze, la decisione di vivere insieme è segno di una relazione che vuole realmente orientarsi ad una prospettiva di stabilità. Questa volontà, che si traduce in un legame duraturo, affidabile e aperto alla vita può considerarsi un impegno su cui innestare un cammino verso il sacramento nuziale, scoperto come il disegno di Dio sulla propria vita. Il cammino di crescita, che può condurre al matrimonio sacramentale, sarà incoraggiato dal riconoscimento dei tratti propri dell’amore generoso e duraturo: il desiderio di cercare il bene dell’altro prima del proprio; l’esperienza del perdono richiesto e donato; l’aspirazione a costituire una famiglia non chiusa su se stessa e aperta al bene della comunità ecclesiale e dell’intera società. Lungo questo percorso potranno essere valorizzati quei segni di amore che propriamente corrispondono al riflesso dell’amore di Dio in un autentico progetto coniugale.”

    • Praticamente si dice in fin dei conti un battezzato può fare come gli pare…parole parole parole…che avrebbero senso in una società non cristiana…ah…ma se la società è davvero non cristiana…con che criterio battezzare i figli di chi non li vuole battezzare…e sposare coppie che non vogliono sposarsi sacramentalmente…ahahahah il motivo si sà molto bene.

  11. E la situazione dei divorziati non risposati ma che convivono qual’e’? Mia madre è cattolica ma vive questa situazione.

    • È identica a quella dei divorziati risposati civilmente, salvo che per questi ultimi c’è, in più, la problematica supplementare di un legame legale civile che non facilita le cose per chi desidera vivere da cattolico.
      In Pace

      • Ho capito. Grazie. Ho capito anche che ci sarà un percorso di “reintegro” personalizzato caso per caso, ma c’è una cosa che non ho ben capito: per i divorziati risposati/convincenti sarebbe necessario rinunciare ai rapporti sessuali?

        Inoltre mi domando se sia davvero un bene che queste questioni vengano lasciate un po così “sul vago” all’arbitrio di sacerdoti e vescovi locali, basti pensare che ci sono Vescovi che negano la Resurrezione. http://blog.messainlatino.it/2010/05/un-vescovo-dice-che-la-resurrezione-di.html?m=1
        Insomma questo fatto, unito alle parole del Papa suo primato Petrino, devo ammettere che un po’ mi preoccupano, spero che la mia preoccupazione non sia fondata.

        • È anche chiaro che sono proprio gli atti sessuali, in quanto atti/beni propri del matrimonio, che costituiscono l’adulterio quando compiuti extra-maritalmente: quindi, certamente, per poter accedere alla comunione bisogna aver per lo meno preso il fermo proposito di non commetterli più ed evitare ogni circostanza che potrebbe suscitarli. Ricordiamoci però che Gesù ci ha detto che anche solo desiderare una donna che non sia la propria sposa è già commettere adulterio…

          Nella proposta del Sinodo a Papa Francesco, non si prevede lasciare le cose all’arbitrio, ma di considerarle il più oggettivamente possibile: la proposta di lasciare le cose valutate al caso per caso, cioè dal vescovo e/o dal sacerdote da lui mandato va nella direzione dell’oggettività e non dell’arbitrio. Arbitrio sarebbe se fosse lecito a chiunque di decidere per se senza regole se poter comunicarsi o no, ma arbitro sarebbe anche imporre la stessa disciplina a tutti senza tener conto dei casi particolari.

          Per altro la proposta del Sinodo dà qualche direttiva generale da essere tenuta in conto dai sacerdoti in questa valutazione, cosa che finora era lasciata un po’ allo “sfizio” e alla buona intenzione e intelligenza del sacerdote, compreso il menefreghismo.

          Nell’insieme c’è quindi un miglioramento della prassi attuale che è proposta: resta ancora da vedere cosa il Papa ci insegnerà concretamente nel suo prossimo Magistero ispirato da questi consigli sinodali.

          Ma il fondo della questione non è “il comunicarsi Si o il comunicarsi No”, ma il “quanto amo io davvero Gesù Cristo? Quanto lo voglio davvero lasciar vivere in me, malgrado tutti i miei malgrado?”. Chiunque è nella logica di quest’ultima serie di domande, che solo lo Spirito Santo può far sorgere nel suo cuore, troverà per forza il cammino che lo condurrà alla santità personale: e questo è il ruolo della Chiesa, cioè far nascere questo tipo di domande ed in seguito seguire ed aiutare a rispondervi onestamente e radicalmente.

          In Pace

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