Sinodo 2015: Riflessioni Eucaristiche dopo la Prima Settimana

Ultima Cena (Fra' Angelico)

Ultima Cena (Fra’ Angelico)

Il Sinodo avanza: noi possiamo solo contemplarlo. Aiuta molto uscire dallo sguardo analitico usuale che, sebbene sia una  tappa intellettualmente necessaria, rischia sempre di rimpicciolire l’orizzonte, per lasciarsi innalzare ad una panoramica più sintetica dove meglio, secondo me, si risentono i moti dello Spirito Santo, anche se è vero che il diavolo è sempre nei dettagli ma, per l’appunto, noi sforziamoci di lasciarlo lì senza via di scampo.

Consiglio dunque a tutti di adempiere l’obbligo intellettuale di andare a leggersi alla fonte stessa le conclusioni dei tredici Circules Minores pubblicate ieri, se possibile proprio nelle lingue nelle quali sono state espresse ma anche fare un’incursione sul resoconto dettagliato dei primi 42 interventi in aula durante la seconda sessione dell’assemblea generale, nel pomeriggio di lunedì 5 ottobre e pubblicata sul sito della conferenza episcopale polacca (qui in italiano): leggendo tutti questi testi con sguardo sintetico se ne trae, aldilà delle necessarie differenze culturali e personali, un’impressione concreta di universalità della Chiesa in modo alquanto pregnante. Certo alcuni elementi sembrano già raccogliere la piena unanimità e, francamente, me ne compiaccio: la richiesta di dare al documento finale un’aurea molto più positiva della famiglia che quello che l’Instrumentum Laboris lascia percepire finora, il fatto di guardare alla famiglia come un cammino vocazionale in sé, il fatto di dover uscire dalla problematica europea-occidentale per parlare della famiglia in modo veramente universale, il rifiuto chiaro e definitivo della teoria del gender e dei linguaggi ad essa associati.

Ci sono stati anche qualche schermaglie sulle procedure, ma a noi non resta che guardare fare l’opera dello Spirito Santo che scrive dritto su righe storte. E a pregare.

Tutti i nostri lettori, amici e utenti che ci hanno seguito fin dall’inizio sanno dove vanno le nostre simpatie “naturali” in queste materie: mi permetto oggi di annoiarli con una riflessione generata dalla contemplazione di questo affresco di Fra’ Angelico sull’Ultima Cena. Sappiamo tutti, che in fine, la problematica la più dottrinalmente scottante che deve trattare il Sinodo non si limita solamente al permettere di comunicarsi ai divorziati risposati civilmente, ma , più generalmente, sulle conseguenze pastorali di questo tipo di decisione sulla relazione per ognuno di noi tra il fatto di comunicarsi e l’essere in stato di peccato. Questa è la ragione profonda di questo scontro intra-ecclesiale da due anni: un divorziato risposato civilmente ma il cui matrimonio sacramentale non è nullo, è oggettivamente in rottura di relazione con Cristo, in quanto Cristo stesso è il vincolo matrimoniale stesso e quindi, in queste circostanze, andare a comunicarsi al Suo Corpo e Sangue è una contraddizione nei termini.

Guardiamo assieme l’affresco di Fra’Angelico: cosa vi vediamo? Il Cristo stesso che comunica i dodici Apostoli e la Santa Madre Vergine in basso a sinistra. Ma guardiamo meglio: vediamo che tutti hanno un’aureola. Osserviamo nei dettagli e cosa vediamo in basso a destra? Quattro Apostoli inginocchiati di cui tre con un’aureola luminosa e uno con un’aureola nera, quella di Giuda.

Magnifica quest’ispirazione del frate artista: guardiamola ancora un po’ con uno sguardo soprannaturale. Tutti hanno un’aureola: l’avvicinarsi al Cristo, il toccare non fosse altro che il Suo manto, ci dà un’aureola. Quando avviciniamo a Cristo al momento dell’Eucaristia siamo tutti aureolati. Pietro è aureolato e Giuda è aureolato. Pietro pecca e Giuda pecca: quindi non è il fatto di non essere peccatori che ci dà l’aureola, ma proprio il fatto di essere vicini a Cristo, o , piuttosto, di lasciare Cristo avvicinarsi a noi.

Ma l’aureola di Giuda è nera mentre quella di Pietro è luminosa, eppure i due sono peccatori: cos’è alla radice di questa differenza? L’essere attualmente in “stato” di grazia, l’essere stato in passato, l’esserlo in futuro? Ma niente di tutto questo ci permette di differenziare Pietro e Giuda, i due avendo peccato prima, durante e dopo. Eppure l’uno ha l’aureola luminosa e l’altro nera.

La differenza sostanziale è che Pietro mangia del Corpo e beve del Sangue di Gesù il Cristo per lasciarsi sanare, guidare, rinnovare, rialzarsi mentre Giuda no: Pietro affonda nell’acqua e tende la mano per lasciarsi aiutare da Gesù, Giuda critica chi offre il meglio di se stesso per Gesù invece di darlo ai poveri, ma non Lo tocca; Pietro si pente immediatamente di parlare troppo presto ed è pronto anche a farsi lavare la testa oltre che lasciarsi baciare i piedi; appena vede la figura di Gesù fisicamente nel cortile del Sommo Sacerdote si pente immediatamente per la propria vigliaccheria. Per Pietro il Corpo di Gesù, la Sua mano, le Sue Labbra, la Sua presenza fisica è strumento di salvezza: non così per Giuda che si nasconde e rifugge il contatto che lo salverebbe. Per questo al momento di ricevere la comunione la sua aureola è nera: non perché è un peccatore, ma perché non vuole che il Corpo di Cristo lo salvi.

Tutti noi sappiamo dai tempi del nostro catechismo che per accostare il Corpo di Cristo bisogna essere in “stato di grazia” cioè, tecnicamente, assolti in confessione e senza colpa grave e non separati da Lui: questo è chiaro per tutti.

È però anche chiaro che il Corpo di Cristo salva ed è un viatico che ci nutre e che ci guarisce spiritualmente, psichicamente, fisicamente: allora chi ha bisogno di più di comunicarsi? Colui in stato di grazia o colui che è peccatore? Eppure siamo tutti peccatori: i divorziati risposati civilmente sono peccatori come noi e meno di noi, a ben guardare. Giusto il loro peccato è pubblico mentre il nostro rimane privato, ma il loro benché pubblico è probabilmente meno grave del nostro privato.

In una società intrisa di valori cattolici, è chiaro che un divorziato risposato civilmente che andrebbe a comunicarsi sarebbe uno scandalo per i più piccoli: ma oggi come oggi e ancora per qualche decennio è più scandaloso non dare la comunione ad un peccatore “solo” perché ha commesso un peccato pubblico mentre tutti gli altri alquanto e, sovente, più peccatori, ma privatamente, vanno comunicarsi senz’altro.

D’altro canto, una persona divorziata risposata civilmente che desidera comunicarsi vuol dire che vuole “toccare” il Cristo e desidera lasciarsi sanare da Lui: tutti avvicinandoci a Cristo nell’Eucaristia abbiamo la nostra aureola, ma quello di quella persona sarà sicuramente luminosa come quella di Pietro.

Dopotutto la sola cosa che impedisce davvero la Redenzione è il peccato contro lo Spirito Santo, il chiamare bene male e male bene, ma chiunque si avvicina al Cristo sapendosi peccatore, e desiderando il Bene, anche se ancora debole ed incapace di vivere pienamente questo Bene, ha un’aureola luminosa, senza dubbio alcuno.

La Santa Eucarestia è per le persone in stato di grazia è anche per i peccatori che vogliono toccare e mangiare la loro Salvezza: il cattolicesimo è la religione dell’oggettività, non dell’assolutismo, né del relativismo, non è la religione dell’aut-aut, né la religione del vel-vel, ma è la religione dell’ et-et. Il discorso pastorale concreto si deve posizionare nella tensione tra queste due realtà che esprimono l’Eucaristia e che non sono opposte in natura ma perfettamente complementari.

E la proposta di rimettere all’onore l’antica pratica dei cammini penitenziali è probabilmente la soluzione che più concretamente permetterebbe alle Chiese locali di realizzare con finezza in carità ed in verità questo et-et salvifico.

In Pace



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49 replies

  1. In sé il ragionamento non costituisce un problema. Ma da parte dell Chiesa un’apertura in tal senso costituirebbe una flageante inversione di rotta rispetto a quanto insegnato, e con durissimi moniti, fino a ieri, anzi a oggi. Sinceramente dubito che si procederà in tal senso, anche se, ripeto, a una lettura piana e semplice del Vangelo (indipendentemente dall’interpretazione magisteriale, che a questo punto peraltro muterebbe) il passo parrebbe, e da sempre, giustificato.

  2. E’ esattamente quello di cui parlavamo Navigare, rispetto alla tradizione.
    Alcuni passi del Vangelo, se letti in modo lineare, si prestano ad interpretazioni meno sofisticate di quelle che poi nei secoli sono entrate nel Magistero. Non so come finirà in questo caso specifico, ma , secondo me, sempre di più in futuro sarà inevitabile ripartire, con coraggio, dal Vangelo.

    • Il Vangelo è una delle fonti della Rivelazione cristiana, l’altra essendo la Tradizione. Non c’è d’altronde seria religione al mondo che accanto a un eventuale sacro corpus testuale non ponga la trasmissione tradizionale. Procedere sola scriptura è un classico della radicalizzazione letteralista e in genere è posizione propugnata da chi inquadra il fenomeno religioso non nella dimensione dello Spirito, ma in quella della società e delle sue dinamiche (la tradizione, sosterrà – con grave errore e gravi coneguenze – costui, è un atto di usucapione esercitato da un clero su un corpo di insegnamenti originari: gravi errore e conseguenze, perché dal piano orizzontale della quantità, dell’estensione, della lettera, non è mai dato guadagnare il piano verticale della qualità, della noesi, dello spirito: occorre partire dallo Spirito. Per questo Scrittura e Tradizione fanno sin dall’origine struttura.

      • Io non credo che stiamo dicendo due cose diverse.
        Sto soltanto dicendo, e non sono il solo, che la tradizione non può essere intesa come un monolite inamovibile, di fronte ai tempi che scorrono ed alle conoscenze della realtà umana che avanzano. Situazioni sociali e scientifiche come quelle odierne non solo non sono mai state seriamente affrontate in passato, ma non erano mai state in nessun caso previste.
        E la chiesa ha il dovere di riaggiornare il magistero andando a gestire i nuovi casi prima non esistenti, magari anche solo per confermare quello che ha sempre detto.
        Per far questo non può che ripartire dall’origine, che è il Vangelo, e che è il punto comune su cui tutti si ritrovano, e ripercorrere le tappe attraverso le quali si è arrivata ad una certa determinazione nel magistero, per verificare se tale determinanzione non risentisse anche della realtà del tempo in cui è stata formulata.
        Sensa la tradizione io e lei non saremmo qui, è evidente. Ma non bisogna avere paura di cambiare. Bisogna essere coscienti che la Chiesa è fatta di uomini (quindi fallaci) ed avere fede (e non fiducia) nel fatto che comunque la Chiesa la porta Gesù verso il futuro, anche attraverso le tortuosità che gli uomini stessi creano.
        Se non si fa così diventa tutto un fatto umano, politico , sociale, etc., e allora sinodo diventa solo una assemblea degli azionisti dove chi ha la maggioranza vince.
        Penso di aver dimostrato in altri post come temi importanti siano affrontati con angolazioni e sfumature molto diverse tra i catechismi antichi e quelli moderni fino all’ultimo del 1992, sicchè l’inamovibile tradizione è stata di fatto mossa. Se poi parli con molti zelanti cattolici, ti diranno che non è mai cambiato nulla, ma l’effetto poi sulla società e sul mondo di percerpire obblighi e peccati delle comunità cristiane si è visto eccome.

        • Tradizione non significa tradimento.

          • L’unica preoccupazione del cristiano deve essere di fare quello Gesù Cristo gli ha indicato di fare. La chiesa esiste in quanto esiste Cristo, non il contrario.
            Gesù non ha dato indicazioni così perentorie su molte cose, e molto più perentorie su altre.
            Sinceramente mi preoccuperei più di non tradire lo spirito reale del suo messaggio, piuttosto che cambiare minime parti della tradizione.
            Questo non vale solo in questo caso specifico, ma è un principio generale.
            Poi nello specifico…..bisognerebbe solo pregare perchè i padri sinodali e Papa Francesco decidano secondo lo spirito mandato da Dio. Non altro.

            • E, sentiamo, quali indicazioni ha dato Gesù Cristo sul matrimonio?

            • Secondo te, MenteLibera, la Chiesa ha da sempre sbagliato tutto in questioni di capitale importanza come l’antropologia e la legge morale. E ha sbagliato perché per venti secoli la Chiesa ha rifiutato di ascoltare lo spirito mandato da Dio. Perché se magari l’avesse ascoltato fin dal principio, già gli Apostoli avrebbero celebrato matrimoni tra persone dello stesso sesso.

              Ora, se Cristo avesse permesso alla sua mistica sposa di errare per tale lunghissimo tempo su questioni tutt’altro che secondarie, significherebbe che Cristo tutto sarebbe fuorchè Dio. Un Dio (Essere perfettissimo, creatore e signore del cielo e della terra) totalmente incapace di comandare in casa sua (la Chiesa), non è Dio.

        • La Tradizione è vita pulsante. Non solo non è un monolito immobile, ma è il contrario di un monolito immobile. Il suo respiro èperò lungo e profondo, e ogni strappo indotto, ogni accelerazione forzata, si trasforma in un singulto patologico (cfr. il caso della mai troppo vituperata riforma liturgica). Sul fatto che non sia mai mutato nulla, sono del tutto d’accordo con lei: si tratta di una leggenda grigia. Mutamenti ce ne sono stati, anche su questioni di rilievo (e ogni volta si è avuto cura di inserire nel complesso astrolabio apologetico un nuovo epiciclo finalizzato a dimostrare che si è trattado di lievi viraggi formali o di esplicitazioni chiarificatrici). La Tradizione non procede mai, tuttavia, contronatura. Anche per questo (non solo per questo) il sogno di un expedit alle unioni omosessuali da parte della Chiesa è destinato a rimanere tale, con buona pace dei pupari (chi tira i fili del pupo) gltb.

          La scienza (nell’accezione con cui identifichiamo il moderno sapere scientifico di estrazione empirico-matematica) è, come ho scritto altrove, una forma di fede oggi quasi universalmente diffusa e accettata, spesso in via esclusiva. Di scientifico però nel divorzio fra uomo e donna o nell’unione sessuale fra persone dello stesso sesso c’è meno di nulla. Né si tratta di scenari nuovi. Nuova è soltanto la loro rilevanza sociale, realizzata e amplificata con espedienti retorici molto sofisticati (potremmo dire che di scientifico, sia puer in senso lato, c’è la modalità con cui viene condotta l’azione di propaganda).

          • Non parlo del matrimonio. Parlo dell’eucarestia e di chi può riceverla. Comunque ripeto…per i vescovi riuniti in sinodo e per il santo padre che alla fine deciderà, bisognerebbe tutti insieme pregare perchè facciano la volontà di Dio, non dei tradizionalisti o dei progressisti. Spero che pregare su questo ci metta tutti d’accordo…

            • Va bene, allora quali indicazioni ha dato Gesù Cristo sull’Eucarestia?

            • Vedo pregare non ti ha convinto . Vabbe…si vede che non va più di moda. Meglio discutere :

              MATTEO
              26 Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: «Prendete e mangiate; questo è il mio corpo». 27 Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, 28 perché questo è il mio sangue dell’alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati. 29 Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio».

              GIOVANNI
              53 Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. 54 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 55 Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. 57 Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. 58 Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

              Ce ne sono altre versioni, ma in nessuna mi pare che ci siano indicazioni su chi deve o non deve assumere l’eucarestia, che peraltro Gesù ha dato pure a Giuda (che sapeva non essere proprio limpido..) . Se interessa qui ci sono tutte le versioni comparate http://www.laparola.net/wiki.php?riferimento=Mt26:26-28;Mr14:22-24;Lc22:19-20;Gv6:53-58;1Cor11:23-29&formato_rif=vp

              Invece San Paolo nella lettera ai corinzi
              23 Poiché ho ricevuto dal Signore quello che vi ho anche trasmesso; cioè, che il Signore Gesù, nella notte in cui fu tradito, prese del pane, 24 e dopo aver reso grazie, lo ruppe e disse: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me». 25 Nello stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne berrete, in memoria di me. 26 Poiché ogni volta che mangiate questo pane e bevete da questo calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga».
              27 Perciò, chiunque mangerà il pane o berrà dal calice del Signore indegnamente, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore. 28 Ora ciascuno esamini se stesso, e così mangi del pane e beva dal calice; 29 poiché chi mangia e beve, mangia e beve un giudizio contro se stesso, se non discerne il corpo del Signore

              In San Paolo è colui che mangia che deve auto-giudicarsi.

              Buona sera.

            • Che Gesù cristo abbia dato di mangiare il Suo Corpo ed il Suo Sangue, non è questa grande novità. E allora? Gesù ha detto anche tante altre cose, per esempio che “Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio”. Del resto, Gesù non ha dato indicazioni nemmeno sugli atti omosessuali: possiamo, per questo, dedurre che tali atti siano leciti? Che razza di modo di ragionare sarebbe questo?

              Ma l’hai guardata “l’ultima cena” di frà Angelico? Tutti fanno la comunione e, hai ragione, Gesù non impedisce a Giuda di fare una comunione sacrilega. Resta il fatto che Giuda, in quel preciso momento, sta mangiando la sua morte. Allora, per il semplice fatto che Gesù non ha impedito che Giuda mangiasse la sua condanna, possiamo affermare che tutti possono fare la comunione? Be’, in fondo hai ragione, proprio tutti possono fare la comunione. Per esempio, se io il sabato sera mi ubriaco e vado a puttane, forse poi qualcuno mi impedisce di fare la comunione la domenica mattina? Assolutamente no, quindi hai ragione, tutti possono fare la comunione. Però, chi la fa in stato di peccato mortale, si gioca l’anima, questo sia chiaro. A questo allude s. Paolo: ognuno esamini se stesso, ma è chiaro che deve esaminarsi alla luce della Parola di Dio che, sul matrimonio, come sull’omosessualità, è chiarissima.

              E dunque?

            • Sull’eucaristia e su chi può riceverla un mutamento di indirizzo non è impossibile (e forse è persino auspicabile) e dunque convengo con lei.

  3. Simon, vedo che sei stato leggendo Monsignor Kasper. A me pare che l’et-et non consenta violazioni del principio della logica se é vero che per accostare il Corpo di Cristo bisogna essere in “stato di grazia” cioè, tecnicamente, assolti in confessione e senza colpa grave e non separati da Lui non puó essere vero l’ovvia risposta alla tua retorica domanda chi ha bisogno di più di comunicarsi?.
    Avrá sbagliato per troppo rigore la Chiesa fino addesso?
    Anche se cosí fosse perché il Signore si é preso la vita di Laura Vicuña?

  4. Tutto giusto, tutto bellissimo. Ma mi permetto di sollevare due spunti provocatori.
    1)Noi qui rimiriamo incantati l’affresco del Beato Angelico, quando ci sono schiere di preti, catechisti ed operatori pastorali vari ed eventuali che invece guarederebbero questo affresco con sufficienza, se non proprio fastidio, pensando pressappoco “ma tu guarda questi trogloditi del preconcilio che ricevono l’Eucaristia addirittura in ginocchio, meno male che noi oggi invece riceviamo l’Eucaristia sulla mano!”.
    2)Gli stessi preti, catechisti ed operatori pastorali vari ed eventuali sopra citati già inorridiscono al sentir parlare di “penitenza”, chissà come inorridirebbero al sentir parlare di “cammini penitenziali”.

    • 1) Mah!! (schiere che pensano pressappoco… affermazione piuttosto pressapochistica)

      2) Io (sarei anche catechista…) non inorridisco e tanti altri ne conosco che niente affatto inorridiscono…
      Sarò “dell’atra schiera” (??)

      ri-mah!

      • Mi fa piacere che tu non non appartenga alla suddetta schiera, Barion, ma comunque la suddetta schiera esiste. Soprattutto nell’orbe cattolico a nord delle Alpi (i cui episcopi stanno facendo la voce grossa, ultimamente).

  5. Proprio così, Franceschiello. E aggiungiamo pure che la gran massa dei preti è insensibile all’arte (quella vera, da cui non sa distinguere quella fasulla).

    • A tutte le altre colpe aggiungiamoci anche di essere insensibili all’arte (cosa che meriterà certamente loro un surplus di purgatorio!) 🙂 😐

      • Be’ sì. Soprattutto se si pensa che dell’arte (non solo dell’arte figurativa, ma anche della musica e delle lettere) l’alto clero, e in parte il basso clero, è stato per oltre un millennio splendido patrocinatore e committente. Il gusto avariato del clero odierno si può misurare da un’infinità di elementi, a partire dalla (miserrima) qualità delle musiche liturgiche.

        • Direi che quella dell’apprezzamento dell’Arte e della stessa “produzione” artistica, sia una gravissima lacuna contemporanea (ma “contemporanea” già da un po’), da cui nessuno è escluso…

          Mal comune mezzo gaudio? Segno dei Tempi certamente!

  6. Pare anche a me che le cose stiano proprio così.

  7. ”La Santa Eucarestia è per le persone in stato di grazia E è anche per i peccatori che vogliono toccare e mangiare la loro Salvezza”.

    La Santa Eucarestia è le persone in stato di grazia e per i tutti peccatori che, dopo essersi pentiti, aver chiesto perdono a Dio con il sacramento della confessione ed aver promesso di non peccare più, vogliono toccare a mangiare la loro salvezza. Senza la confessione mangiano la loro morte, Simon, non dimenticarlo. Non tradire!

  8. la “quadratura del cerchio” così è stata definito il tentantivo di unire insieme la dottrina (coloro che sono in stato di peccato mortale non possono fare la comunione) con la pratica( è possibile dare la comunione ai divorziati risposati).
    come si sa nessuno fino ad ora caro Simon è riuscito nella quadratura del cerchio . E neppure logicamente si è riusciti a superare il principio di non contraddizione, che in questo caso si potrebbe esprimere così
    se una cosa è vera ( il matrimonio è indissolubile) non può essere contemporaneamente anche falsa ( si può rompere il matrimonio , risposarsi, e fare la comunione).
    la quadratura del cerchio non sarà raggiunta dai padri sinodali perchè non è possibile raggiungerla.
    il principio di non-contraddizioine non sarà superato con la logica dai padri sinodali perchè non è possinle superarlo. ù
    Allora copsa accadrà? lo sappiamo già tutti: la soluzione “pastorale”.
    e con questa etichetta “pastorale” si supererà la logica, il dogma, la dottrina, il principio di non contraddizione.
    il Papa Francesco proclamerà che la “pastorale” è superiore e se ne frega della dottrina del dogma e anche della semplice logica.
    Chi non sarà d’accordo è pregato di accomodarsi.
    chi sarà d’accordo vedrà la propria religione trasformarsi , nel tempo, in una sorta di fideismo privo di logica di dogmi e di dottrina. Una specie di antropologia fideistica, di stampo non intellettuale ma sentimental-politico.

  9. Accolgo volentieri tutti i vostri commenti che presentano posizioni di per se legittime per un cattolico.
    Personalmente, più rifletto al problema, più penso che il problema dell’accesso alla comunione dei divorziati risposati civilmente è stato preso dal manico sbagliato che è quello del sacramento del matrimonio: cioè, secondo me, e detto schiettamente, è una magistrale cretinata quanto affermato dal Card. Marx all’inizio del Sinodo la scorsa settimana e cioè che bisogna far evolvere (e in che direzione abbiamo tutti capito) la dottrina cattolica sul matrimonio.

    Certo bisogna farla evolvere questa dottrina sul matrimonio: ma verso l’alto e non verso il basso, verso la nozione di cammino vocazionale proprio e specifico alle coppie cattolica che sono assetate della Santità di Cristo, e non verso nozioni confuse di morti di matrimoni o altre forme di dissolubilità.

    In realtà la problematica sarebbe affrontata più correttamente se si guardasse alla Pastorale dell’Eucarestia stessa: lì potremmo avere uno sviluppo organico con quel che la Chiesa fa da secoli ma in particolare da San Pio X è cioè il tendere ad un accesso sempre più facilitato al Sacramento stesso. Saremmo nel quadro di una disciplina esistente che evolve e si riforma ma nella continuità e ciò senza tangere in alcun modo alla dottrina dogmata del sacramento stesso.

    A mio umile parere il prossimo Sinodo dovrà riflettere esplicitamente sulla Pastorale dell?Eucaristia e sarà il luogo dove, veramente, tutte queste problematiche saranno risolte per gli uomini del nostro secolo.
    In Pace

    • Simon, il nodo del problema dei divorziati risposati è molto semplice ed ineludibile. In quanto peccatori, gli adulteri hanno certamente bisogno dell’Eucarestia ma, per poter ricevere l’Eucarestia senza mangiare la propria morte, occorre essere in stato di grazia. Non basta aver cominciato un cammino penitenziale al fine di arrivare, un giorno, alla rinuncia del peccato, cioè alla castità. NON BASTA! Anzi, non serve a niente il cammino penitenziale, per fare la comunione. Serve la confessione del proprio peccato.

      Il cammino penitenziale può essere ottimo se visto come mezzo per arrivare alla scelta della castità, ma per fare la comunione bisogna essere attualmente casti, non in previsione.

      • Penso che nessuno dica il contrario: di certo non P. Michelet già citato.
        Secondo me, c’è pero spazio di approfondimento sulla nozione di stato di grazia e questo senza toccare a nessun dogma sul sacramento dell’Eucarestia e questo perché lo stato di Grazia non è ne una situazione assoluta né tantomeno una situazione relativa, ma perfettamente oggettiva e quindi può essere giudicata dal confessore. D’altronde questo già succede da 2000 anni quando i confessori usano di epikeia.
        In Pace

    • la “Pastorale “dell’Eucarestia rischia di diventare al “ribasso” come tutto tutto ormai nella Chiesa.
      tutto al, ribasso! la grazia a “buon mercato” . Sconti per tutti!
      Prima l’eucarestia sia prendeva in bocca, inn ginocchio, dopo aver digiunato dalla sera prima. C’era una certa REVERENZA verso il Sacramento
      ora si vede gente che va a prendere l’eucarestia in mano, magari distrattamente se la mette in tasca piuttosto che in bocca, le particole cadono per terra, magari vengono calpestate.
      E adesso si vuole introdurre anche il fatto che si può prendere l’ Eucarestia senza essere in grazia di dio, cioè con peccati mortali sulla coscienza, ai quali non si alcuna intenzion e di mettere fine , come il secondo matrimonio civile dopo un primo matrimonio religioso rotto.
      si arriverà a sofismi quali “diversamente in stato di grazia” coi quali arrampicandosi sugli specchi si vorrà dimostrare che un cattolico divorziato e risposato civilmente quindi in stato di adulterlo cronico e continuo , è però “diversamente in stato di grazia!
      certo i sofismi, e i gesuitismi non hanno fine, possono essere infiniti.
      si potrà poi arrivare a dimostrare che si può l’eucarestia anche ai cani e ai gatti..innocenti creature di Dio
      Non date le perle ai porci , ha detto il Signore.
      ma per i moderni sofisti si troverà una contorsione mentale per poter dimostrare che Gesù ha detto “date pure ,le perle ai porci”

    • Infatti penso, e l’ho spiegato qui su, che prendere il problema da questo lato sia restrittivo ed, in fine, sbagliato.
      In Pace

      • perchè non citare S.Paolo ai Corinti-11,20-31? Disprezzare il povero,abbuffarsi,quando altri non hanno niente,questo é sacrilegio,questo è mangiare e bere la propria condanna.Per questo motivo il Papa ha ribadito di rifiutare la Comunione ai corrotti e a quanti usano della propria ricchezza per snobbare e non per condividere.Zaccheo che restituisce il maltolto non viene mai citato in queste alluvionali dispute della Comunione ai divorziati.La Cena del Signore se veramente fosse la Tavola della condivisione in nome di Cristo morto e risuscitato,ci riconcilierebbe con l’umanità sofferente, con Dio e con il creato.L’Eucaristia vissuta come gli Apostoli la intesero e rivissero(non come fiction
        da prendere in ginocchio o in mano o imboccati),salverebbe il mondo dallo scandalo delle guerre e della fame,perlomeno i cristiani non sarebbero complici di queste tragiche situazioni, sarebbero punti di riferimento e di salvezza,e senz’altro ci sarebbero meno divorziati , meno scandali e più samaritani.

  10. Grazie Simon per questa riflessione e questa bella immagine dell’Ultima Cena.
    Non ti conosco ma mi viene da pensare che questa riflessione sia segno e frutto di una fede matura, consapevole sia della strada fatta sia della strada ancora da fare. Una fede che ha attraversato l’orrore del proprio peccato così ben narrato nel salmo 51, che ha capito che il sacrificio non è l’olocausto bensì un cuore contrito e che ha sperimentato la misericordia di Dio che è sempre molto più grande di qualsiasi peccato. Penso che soltanto questo cammino di fede che passa dall’orrore, dalla contrizione, dalle lacrime e dalla consapevolezza del potere salvifico di Cristo possano rendere il cristiano consapevole della propria perenne indegnità e contemporaneamente dell’amore incommensurabile di Dio. Proprio in questi giorni leggevo la splendida lettera pastorale del nostro Arcivescovo Scola (Educarsi al pensiero di Cristo) dove parla di Pietro e gli Apostoli alla scuola di Gesù, del lento maturare della loro fede anche attraverso l’incomprensione. Penso che Pietro abbia attraversato quel deserto, abbia provato quel orrore (immagino cosa possa aver provato nel sentirsi dire “lontano da me, satana”) e la grande misericordia di Dio già prima dell’Ultima Cena. Penso che sia questo cammino impervio che dovremmo augurarci per ognuno di noi, per il nostro prossimo, per essere capaci di amare veramente Dio, gli altri e noi stessi.
    Concordo con te quando dici che la questione dell’Eucaristia ai “divorziati risposati civilmente” è stata presa dal lato sbagliato. Direi di più, direi che è mal posta. Già quel termine, “divorziato risposato civilmente” (a quando l’acronimo drc?), mi pare inaccettabile quanto “omosessuale”. Stiamo parlando sempre di persone, di fratelli e sorelle nostro prossimo, che in questo caso si trovano in circostanze esistenziali particolari. Ridurre questa consapevolezza a categoria mi sa tanto di intervento di colui-che-divide; un astratto drc, quanto un astratto lgtb, non può suscitare in noi empatia, comprensione, vicinanza. O ci viene da biasimarlo per le sue pretese quale nemico o da tutelarlo a prescindere come categoria protetta. Se smetto di guardare alla persona non riesco più a vedere la creatura mio pari e come me amata dal Creatore, non riesco più a vedere il peccatore come quello che io sono e il suo bisogno di essere mondato da questo peccato. Non riuscirò ad augurargli con amore l’orrore del peccato, la contrizione e il pentimento e non riuscirò ad accompagnarlo in questa strada.
    Credo anche io che sia necessario un approfondimento della Pastorale non solo dell’Eucaristia ma dei Sacramenti tutti. Bisognerebbe far capire che Eucaristia e Comunione non sono la stessa cosa e che servono entrambe nel cammino di conversione, così come la riconciliazione, ma ciascuna a suo tempo. Vorrei riportare alcune parole tratte proprio dalla lettera pastorale di cui sopra: “La prima “conversione” richiesta è la consapevolezza del dono della comunione che ci precede sempre e ci fa imparare a “pensare con”, a “pensare insieme”, a sentire ogni cosa con la Chiesa, vincendo il rischio dell’individualismo”.

    • LidiaB non é un problema di Pastorale, ma di Fede. La Chiesa é sempre stata un ospedale da campo, il problema é che oggi nessuno viene a guarirsi.

    • Cara LidiaB, è vero che guardare ad un essere umano come un drc (o un lgbt) è la prima tappa della sua “reificazione”: in questo Gesù ci supera tutti alla grande perché Lui non vede il ladrone, la prostituta, l’adultero ma la persona che dalla croce sulla quale è inchiodata tende la mano verso di Lui per tentare di toccarLo.
      Starò attento a questa tua osservazione.
      Grazie.
      In Pace

  11. Gentile Blas, la mancanza di Fede è anche un problema Pastorale. Perché nessuno viene a guarirsi? Cosa impedisce ai malati di rendersi consapevoli della loro malattia e perché non capiscono che solo in questo ospedale da campo possono trovare la cura? Non può solo dipendere dalla loro stupidità o cocciutaggine. Cosa posso fare io cristiano e noi Chiesa per fare capire questo a quei malati lontani? Perché, presuppongo, vogliamo intensamente che anche quelle persone guariscano, non è così?

    • Cara Lidia,se la Cena del Signore fosse una vera Cena come lo era per le prime comunità cristiane ,e gli scomunicati si trovassero veramente fuori dalla tavola comune e dal segno di pace,fino alla totale penitenza,l’atteggiamento sarebbe diverso sia da parte dei peccatori invitati a convertirsi e sia dei beati alla Cena del Signore.Oggi si partecipa alla messa senza tanti pensieri e prendere o fare a meno della Particola consacrata non é così impegnativo.Questo per me è il vero problema,che molti eludono volentieri..

      • Bisognerebbe ripartire da una profonda catechesi eucaristica. Ma ancora più efficace sarebbe – non me ne vogliate – imporre la celebrazione della messa (inizialmente anche solo di una messa ogni precetto festivo) secondo il rito antico in tutte le parrocchie. Perché? Perché nel rito antico la profonda catechesi eucaristica è intrinseca, immanente.

        • Non nascondo di avere una sensibilità liturgica tradizionale, quindi sarei il primo a rallegrami di una cosa del genere. Ma sarei comunque molto scettico sugli effetti. Sono sempre molto perplesso dinnanzi a questi interventi che essenzialmente vedono in un ripristino del Rito Antico (o, se vogliamo, in un’ “ordinariarizzazione della Forma Straordinaria”) una panacea.
          Non dobbiamo mai dimenticare che i preti che tra gli anni ’70 e ’80 hanno devastato altari e liturgie erano tutti preti nati e cresciuti col messale di san Pio V, e che col suddetto messale avevano celebrato la loro prima Messa, e tante altre Messe. Evidentemente, la profonda catechesi eucaristica intrinseca ed immanente nel Rito Antico, non era stata molto efficace…

          • Una panacea non esiste, questo è indubbio (a quanto dici, Franceschiello, possiamo aggiungere anche le osservazioni di don Ariel sulla diocesi di Mons. Oliveri, dove il rito antico è in grande spolvero). Ciò non costituisce però un valido motivo per preferire quanto è relativamente meglio.

    • Per me pastorale era curare il gregge, e del gregge formano parte quelli che la fede gia ce l’hanno. Per me chi non ha fede é la pecora smarrita da evangelizzare. Ma forse oggi il problema, come dice Don Chiarini e che il gregge e le pecore smarrite si confondo. Anzi sembrerebbe che ogni pecora smarrita chiedeal pastoreporta il gregge qua.

  12. Un cristiano è un seguace di Cristo non dell’imperturbabilità Zen.
    Gesù non ha detto “sono venuto a portare la tranquillità, l’imperturbabilità Zen” ma ha detto “sono venuto a portare il Fuoco nel mondo”. la venuta di Gesù Cristo ha appiccato un incendio, un incendio spirituale che dura ancora ! Chi non si rende contro del Fuoco spirituale che significa la fede in Cristo è ben freddo!
    Altro che Zen!
    Chi crede di essere superiore all'”umanaglia” e si permette di guardarla dall’altoin basso come gli antichi filosofi greci o perchè distaccato e Zen non si rende conto di far parte fino al midollo dell’umanaglia e che la sua presunta imperturbabilità non è altro che quello che uomini senza peli sulla lingua come Dante chiamavano IGNAVIA.
    Simon e questo sito ci dicono che non importa come andrà il Sinodo .Daranno la comunione ai divorziati? che ci importa? Noi siamo Zen! Diranno che i rapporti omosessuali sono normali e benedetti? e va be’! Siamo Zen! Anzi Simon dice anche che possono benissimo giocarsi a dadi la questione: per quel che importa. Già perchè non lo fanno? perchè non si guiocano a testa o croce la questione dei divorziati? croce : si da la comunione , testa nion la si da. Eì’ questo il metodo, a quanto ho capito auspicato da Simon.
    Eh noi cari miei, sarete Zen, ma non siete cristiani!
    Prima di tutto perchè ogni cristiano non si sente superiore all'”umanaglia”ma sente di farne parte, e lungi dall’essere imperturbabile si duole e piange sui suoi propri peccati e sull’orrore della propria condizione umana. Lungi dall’essere serafici tutti TUTTI i grandi asceti e santi PIANGEVANO calde lacrime sui lori peccati e sui peccati del mondo-. Secondo, un vero cristiano non può fregarsene se la Dottrina cristiana viene stravolta e ribaltata o addirittura “giocata a dadi”
    “Seguiamo il nostro Signore Gesù Cristo. Egli è il nostro Maestro. E siamo tutti tenuti a obbedire a lui e alla sua parola, a cominciare dal Santo Padre e dai Vescovi. Se un vescovo o un sacerdote, o chiunque, dovesse annunciare o dichiarare qualcosa in contrasto con la verità di Nostro Signore Gesù Cristo, come ci è stata comunicata nell’insegnamento della Chiesa, seguiamo Cristo.”
    Card. Burke ( che non è Zen ma vero cattolico apostolico romano!).

    • Giovanni Climaco grandissimo maestro spirituale cristiano che potrebbe essere paragonato ( se in paragone non fosse ridicolo) a un grande meastro Zen insegnava che che la “contrizione” , il pianto è il primo passo sulla via spirituale. Giovanni nulla conosce di più potente del pianto , la fonte delle lacrime. Piangere per lui significa discendere nell’essenza mistica dell’uomo
      “esercitati con costanza (negli esercizi ascetici) finchè innalzato da Cristo a incontrare la sua viat, sentirai le lacrime sospinte nei tuoi pensieri più profondi , finchè la tua anima infiammata dalla castità incorrotta, sarà illuminata dalla luce spirituale, più vivida di qualunque FUoco che risplenda.

      E allora caro Simon l’ottimismo superficiale, l’ignavia, il dire “questo e quello per me pari son” , il vantarsi di una imperturbabilità che è solo stolta indifferenza, non hanno nulla di spirituale e nulla di cristiano e neppure nulla del vero Zen.
      Dal profondo a te chiamo Signore,
      Signore ascolta la mia voce.
      queste dovrebbero essere le parole profonde di un cristiano in questo momento storico tristissimo per la Chiesa di Cristo. “Dal profondo “piangiamo prima di tutto per per i nostri peccati peccati personali, per la nostra personale mancanza di fede, di carità e di speranza, e poi per i peccati di tutta la Chiesa, per i peccati orribili e la mancanza di fede , di carità e di speranza, dei vertici della Chiesa, vescovi preti cardinali, frati carmelitani, e via dicendo..vertici della Chiesa che sempre più si stanno allontanando dalla vera Dottrina.

      • E per farsi un idea della situazione dove è sprofondato il Sinodo e la Chiesa di Cristo:

        http://traditiocatholica.blogspot.it/2015/10/ce-posta-per-te-al-sinodo-bugie.html

        Cari amici di croce- via vedete bene che ormai la filosofia tomista e il ragionamento logico ,la sana apologia cattolica, non van più di moda . piuttosto quello che va per la maggiore oggi nella Chiesa è il metodo da sempre usato dai gesuiti: cioè l’arte di manipolare le coscienze, i sentimenti , le emozioni e gli istinti e usare questa manipolazione per i propri fini.
        fate commuovere il grande pubblico sul bambinetto che spezza in due l’ostia e la da’ al papà divorziato ( non importa se la storia è vera o inventata) e li avrete tutti con voi, contro quei cattivoni dei tradizionalisti.

      • Se oltre a bruciare e a dispensare certificazioni ti piace anche ostentare un corrotto di lacrime incessanti nella presunzione che chi aspira alla serenità ignori il pianto interiore, la penitenza e il loro profondo valore (come tu evidentemente ignori lo Zen, trattando da “umanaglia” i suoi maestri), sta bene così.

      • Caro Giacomo,
        il mio ottimismo sarebbe superficiale se fosse basato sulle opinioni umane o sul non voler considerare le tempeste.
        Il mio ottimismo è invece solido perché si basa sulla Parola stessa di Cristo e le Sue promesse: costruisco la mia casa sulla Roccia, Cristo stesso, e non nelle sabbie torbide delle ideologie ed opinioni.

        Considera l’episodio della barca sul lago di Tiberiade durante la tempesta: i discepoli come anatroccoli si eccitavano alla paura l’un altro mentre il Maestro dormiva.
        Allora mentre la Barca della Chiesa si scuote, lasciami riposare accanto al Cristo che comanda le tempeste.

        Caro Giacomo,
        non posso tenere una rubrica “For Men Only” eppoi comportarmi in modo che non sia virile e che non eviti le reazioni da pollaio starnazzante di gente impaurita.
        Non è qui il posto, non su Croce-Via: non l’hic et nunc ci devono dominare, ma la Fede , la Speranza e la Carità.

        In Pace

    • No, non credo sia questo il senso di ciò che ha scritto Simon. Certo non è il senso di ciò che ho scritto io. Non si afferma che qualsiasi cosa decida il sinodo per noi è indifferente. Si dice solo che non è né intelligente né produttivo andare in vampa, infiammarsi e ardere per decisioni che non sono state prese, soprattutto alla luce del fatto che tali decisioni non spettano né a Giacomo né a Simon e nemmeno a Burke (che dei tre citati è il solo cui sia demandato qualche ruolo diretto nella questione).

      Quanto alle certificazioni di non-conformità in materia di fede cristiana, ognuno ha i suoi hobbies. A me piace molto il tiro a segno, perché trovo che favorisca la concentrazione, ma non ho problemi ad accettare che altri prediligano il lancio di anatemi (l’importante è che si limitino al lancio verbale o, in caso contrario, che si tengano sopra i 25 metri, perché a quella distanza difficilmente sbaglio).

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