Figli e Migranti: Flagelli di Dio

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In questo post della collezione “For Men Only” vorrei portare avanti una brevissima riflessione, per l’appunto virile, su due soggetti apparentemente molto distanti che sono la paternità nella famiglia e l’accoglienza dello straniero. Come al solito mi rivolgo qui a chi pensa e agisce da vero maschio e oggi, inoltre, più specialmente a chi ha almeno tre figli, a chi desiderava averne almeno tre ma non lo ha potuto per obiettive ragioni di salute, a chi considerando ragionevole avere N figli (N da zero a qualunque numero naturale) è pronto a lasciare ancora una volta la porta aperta all’ N+1esimo.

Nella mia esperienza di vita, intorno a me, ma anche in lontani continenti dove mi è stato dato di lavorare e di visitare. ho sempre notato qualcosa di stupefacente: è il povero che sa davvero accogliere. È il povero che è capace di aumentare la quantità della zuppa, il numero di fette di pane, i bicchieri di vino, di aumentare il numero di posti a sedere intorno alla tavola: cioè è proprio il miracolo della povertà quella di saper stirare il poco che si ha per condividerlo: il che è di per sé, ne converrete, miracoloso e non razionale. Il ricco, invece, non è capace di fare più grande quel che è piccolo, ma può solo tagliare quel che ha in pezzetti che distribuisce: niente di miracoloso in questo processo, ma tutto è molto razionale.

Il vero povero è quindi un uomo di coraggio; ci sono anche i falsi poveri, cioè quelli che non sono capaci di stirare i loro beni ma che solo li sanno spezzettare e che, quindi, hanno paura di venire a mancare e c’è anche il falso ricco, cioè colui che è sempre capace di stirare i propri beni ma nessuno lo vede stirare ma solo l’apparente spezzettare. Mai confondere lo stirare con lo spezzettare!

La famiglia cattolica davvero aperta alla vita è una famiglia che va aldilà della ragionevolezza del tagliare quel che ha in semplici parti più o meno uguali per sfamare tutti, ma è una famiglia capace di stirare i propri beni nell’accoglienza della nuova vita che benedice la loro unione: la ragione vuole l’N  del ricco, il  più 1 appella al voler essere virile e povero. Il vero povero è virile ed è il proprio padrone di se stesso: moltiplica i pani ed i pesci, l’olio e la farina; il ricco è schiavo dei prorpi beni che gli dettano i limiti da seguire. Il povero è libero, il ricco è schiavo.

Quando uno visita una famiglia povera e numerosa, a qualunque ora del giorno e della notte, c’è sempre qualcosa da mangiare, un luogo dove dormire, un’orecchia per ascoltare: la porta non è mai chiusa a chiave, gli amici entrano ed escono, chiunque vi può rifocillarsi. E questo è vero sotto tutte le latitudini, presso tutti i gruppi religiosi: c’è l’ecumenismo del sangue dei martiri, ma c’è anche l’ecumenismo della povertà virile.

Questa è la ragione per la quale il Beato Paolo VI pubblicò Humanae Vitae, per chiedere a tutte le coppie di vivere nella loro carne la povertà stessa di Dio, Lui che “stira” tutte le cose in Cielo ed in Terra, cammino luminoso per la nostra trasformazione in Cristo.

Ma, a guardare bene, lo stesso movimento dell’apertura alla vita nella famiglia è richiesto nell’apertura alla vita di chi non è nella famiglia: solo chi è davvero aperto alla vita nella propria coppia è aperto all’accoglienza del migrante, perché solo chi in quest’ottica del povero che stira i propri beni può avere il giusto atteggiamento nei due casi. E viceversa: chi vorrebbe accogliere lo straniero, ad esempio i migranti di cui parlano le testate giornalistiche in questi giorni, ma si impedisce di avere una famiglia numerosa come Dio comanda, manda avanti un discorso ipocrita e falso, un discorso da ricco effeminato, non da povero virile.

Osserviamo quel che succede in Europa: paesi che hanno de facto apostatato nel 1968 rigettando Humanae Vitae e usando di mentalità contraccettiva, essenza stessa dell’essere contro-natura, paesi nei quali tantissime famiglie, nominalmente cattoliche, colla benedizione (sic) di vescovi e sacerdoti senza fede e speranza e nessuna carità ben capita, hanno deciso di essere ricche e di non voler saperne niente della povertà. E si sono rifiutate, disobbedendo la comandamento stesso di Dio, di ricevere la figliolanza che la loro stessa natura imponeva. Mentalità contraccettiva che porta  a mentalità abortiva: dal 1968 sono probabilmente un paio di milioni all’anno di bambini che mancano all’appello annualmente, e il deficit in lavoratori di cui avrebbe bisogno l’Europa per garantire una crescita sensata del PIL sarebbe è di 1.6 milioni all’anno: il che comporta come conseguenza che bisogna far immigrare. Perché se è vero che il totale della popolazione ancora cresce in Europa (e sarà così fino al 2030 quando i baby boomers cominceranno a morire in massa) già a livello dei giovani siamo a dei meno 10% in tutte le fasce di età. Non c’è scelta. L’aumento della migrazione è una necessità economica e la perfetta ripetizione di simili situazioni storiche del passato: gli Europei “veri” scenderanno nei prossimi anni al disotto del 7% della popolazione mondiale.

Ecco il flagello di Dio: i migranti, fenomeno causato dal vuoto demografico europeo causato dai “cattolici” che non hanno vissuto da cattolici dal 1968. Andando contro-natura, prima o poi la Natura ristabilisce con violenza il principio di realtà: volevi essere ricco, ebbene sarai povero. Magnifico contrappasso dantesco: i figli che questa generazione non ha voluto generare ed amare, ebbene si ripresentano sotto la forma di masse di stranieri da assorbire e smaltire: la questione è ormai sapere se questa generazione egoista e ricca verso la propria carne sarà capace di essere altruista e povera verso lo straniero il più assoluto.

Nella realtà quotidiana ben vediamo che chi reagisce il più negativamente a queste problematiche legati alla migrazione sono coloro che non sono stati poveri colla loro famiglia. I veri poveri sono già pronti a stirare i propri beni, ben sapendo dall’esperienza risalente ai tempi delle nascite dei loro propri pargoletti che Dio sempre provvede concretamente, aldilà del ragionevole, quando hanno accolto un nuovo essere umano, qualunque essere umano, bello o brutto, figlio bravo o mascalzone, intelligente o scemo, lavoratore o incancrenito nella pigrizia.

Allora, caro e virile lettore amico, andiamo avanti senza paura, e anche se non ci piace visceralmente, viviamola nella felicità di figli di Dio questa debole povertà che ci rende così forti, come recita San Paolo.

In Pace



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62 replies

  1. Raramente si leggono parole così sensate sui due grandi problemi dei nostri tempi: denatalità e migrazione.
    Aggiungo, raramente ho letto parole così autenticamente “cattoliche”:
    un cattolico non scinde la realtà, non cerca di risolvere il problemino con le sue capacità,
    ma cerca di vedere tutto il mondo in quella stessa unità che è lo sguardo di Dio sul mondo.
    Cerco di spiegarlo a tutti miei amici così schierati: un cattolico non è a destra o a sinistra,
    un cattolico segue il Magistero, che è l’insegnamento della Chiesa che nasce perennemente dallo Parola di Dio e dall’azione dello Spirito Santo.
    E sull’accoglienza alla vita non si scherza:
    ai miei amici di sinistra dico “sono per l’accoglienza di tutti i migranti, i profughi, gli espatriati perché sono contrario all’aborto e alla contraccezione”
    ai miei amici di destra “sono contrario all’aborto perché son per l’accoglienza di tutti i migranti…”
    E non capiscono, abituati come sono a vedere solo i pezzi della realtà che gli interessano.
    Purtroppo alcuni cattolici cadono troppo spesso nel gioco delle tifoserie, che è divertente, solletica il nostro orgoglio, ma il più delle volte è sterile.
    forse dobbiamo lavorare di più su questo “pensiero cattolico”?
    Perché è così poco compreso?
    Dobbiamo recuperare una magnifica tradizione di pensiero sul discernimento, sulla virtù della prudenza, sul realismo cristiano.
    Grazie ancora, in pace

    • un cattolico segue il Magistero, che è l’insegnamento della Chiesa che nasce perennemente dallo Parola di Dio e dall’azione dello Spirito Santo.” : la sola definizione corretta e completa di “cosa” sia un cattolico!

      “Dobbiamo recuperare una magnifica tradizione di pensiero sul discernimento, sulla virtù della prudenza, sul realismo cristiano”: è quel che tentiamo, nel nostri piccolo di fare qui su Croce-Via/pellegrininellaverita

      Grazie!
      In Pace

  2. Dunque, vediamo un po’.

    § è il povero che sa davvero accogliere. Regola tutt’altro che invariabile. Fin dai primevi olimpici: vi ricordate l’accoglienza riservata al reduce Odisseo dall’accattone Iro? Elevarla a teorema è un azzardo. Esistono infatti due principali tipologie di povero: chi nella povertà ha raggiunto il non attaccamento alle cose e chi invece agogna le cose dei ricchi, l’affamato atavico, invidioso sociale. Molti dei migranti in arrivo hanno sogni del tutto materiali e appartengono a questa seconda categoria. È invece vero, almeno in base alla mia esperienza (ho girato un bel pezzo di mondo anch’io, non per turismo), che spesso il ricco fatica ad accogliere e a condividere: la sua dipendenza dalle cose, specie da quelle che sono emblema di uno stato censitario elevato, è massima.

    § Quando uno visita una famiglia povera e numerosa, a qualunque ora del giorno e della notte, c’è sempre qualcosa da mangiare, un luogo dove dormire, un’orecchia per ascoltare. Qui, caro Simone, ti fai emulo del tuo illustre compatriota proponendo una sorta di mito del buon selvaggio. La realtà è ben diversa: tutto dipende da che tipo di famiglia numerosa si va a visitare; esistono famiglie numerose e accoglienti, altre sornione e rapinatrici, altre impenetrabili e ostili, e via dicendo.

    §il deficit in lavoratori di cui avrebbe bisogno l’Europa per garantire una crescita sensata del PIL. E chi l’ha detto che il PIL debba continuare a crescere? In un sistema finito quale è quello planetario, anzi, pensare a una crescita indefinita è una contraddizione pratica. Così come è contraddittorio da un lato intonare un peana alla miseria e dall’altro porre come un obiettivo sensato la continua crescita della ricchezza (in forma di PIL). E anzi: se essere poveri rende davvero uomini migliori, perché scaldarsi tanto per arricchire, e quindi rendere peggiori, i nostri fratelli meno abbienti? E perché scaldarsi per rendere sempre più ricche, con il loro concorso, le nostre nazioni?

    §L’aumento della migrazione è una necessità economica. Poniamo che questo argomento sia corretto (e non un paralogistico sussidio overtoniano), perché allora non andare a prendere gli immigrati, per esempio, in Asia, magari tra i numerosissimi e affamatissimi cinesi, popolo lavoratore e meno incline alla violenza dei turbolenti popoli africani, nordafricani e mediorientali a base islamica? Oppure tra gli indiani (preferibilmente non quelli islamizzati)? O perché non andare a prenderli in qualche paese povero a maggioranza cristiana o comunque occidentale/izzata? Garantirebbero una maggiore integrabilità culturale e una minore conflittualità sociale. Noi vediamo invece giungere in Europa giovani maschi in carne e in età di leva militare (anche se le telecamere vanno sistematicamente in cerca della donna incinta con due bambini in braccio, elemento assolutamente minoritario, oltre che culturalmente – nel suo milieu culturale – irrilevante).

    § il flagello di Dio: i migranti. Forse un contrappasso, un po’ come le chiese vuote e la cosiddetta liquidità dottrinale, mirabiili contrappassi allo svilimento della liturgia e all’onfaloscopia neoscolastica. Nondimeno un flagello. Su questo punto son certo che dovrò tornare, perché le recenti mosse della Chiesa rispetto al fenomeno dei migranti meritano un’analisi più articolata, sia nei moventi che negli inevitabili effetti.

    • 😉
      Il povero di cui parlo è, soprattutto, colui che accoglie.
      In Pace

    • La prima osservazione di Navigare (che ringrazio ancora per il chiarimento che mi ha dato una volta a proposito di Galimberti) mi ricorda molto delle utilissime considerazioni espresse da s. Francesco di Sales nella Filotea. Mi permetto di riportarle, perché le ritengo molto chiarificatrici in questo contesto e perché mi auguro che le parole del Dottore dell’Amor Divino possano giovare ad altri come, a suo tempo, giovarono a me.
      “Beati i poveri di spirito perché di essi è il Regno dei Ciel; infelici dunque i ricchi di spirito, perché li aspetta la miseria dell’inferno. Il ricco di spirito è colui che ha la ricchezza nel cuore e il cuore nella ricchezza; il povero di spirito è colui che non ha né le ricchezze nel cuore, né il cuore nelle ricchezze. […]Se sei povera di fatto, Filotea, cerca di esserlo anche nello spirito. […] La tua povertà, Filotea, ha due grandi privilegi che possono procurarti molto merito: il primo è che non l’hai scelta tu, ma è la volontà di Dio che ti ha creata povera senza la tua volontà. Ciò che riceviamo dalla volontà di Dio senza altri interventi, gli è più gradito se noi l’accettiamo di cuore e per amore della sua santa volontà; quando c’è poco di nostro, c’è molto di Dio. L’accettazione pura e semplice della volontà di Dio rende purissima la sofferenza. Il secondo privilegio di questa povertà è quello di essere povera sul serio. Una povertà lodata, corteggiata, stimata, assistita assomiglia piuttosto alla ricchezza, o, perlomeno, non è povera del tutto. Ma una povertà disprezzata, isolata, rinfacciata e abbandonata è veramente povera. […] La loro [scilicet dei laici] povertà è più povera di quella dei religiosi, benché, d’altra parte, questa abbia un valore più grande a motivo del voto e dell’intenzione per cui è stata scelta. Non lamentarti, dunque, mia cara Filotea, della tua povertà. Ci si lamenta soltanto di ciò che ti dispiace; e se la povertà ti dispiace, non sei povera nello spirito, ma anzi ricca nel cuore.[…] Ricordati spesso del viaggio che la Madonna fece in Egitto per portare in salvo il Figlio, e quanto disprezzo, povertà e miseria dovette sopportare. Se vivrai così, sarai molto ricca nella tua povertà”.

  3. Caro Simon, io l’ho sempre saputo che tu mi piaci, ma ora devo anche dirtelo: mi piaci perché sei un conquistatore, hai conquistato il mio cuore. Ho letto e riletto il tuo post sui migranti, e credo che tu abbia ragione. Ma questo è sorprendente, perché io, fino ad un minuto prima, ero contro l’accoglienza dei migranti. Non so se davvero ho cambiato idea, ma certamente ci voglio pensare su.

    Quello che a me pare assolutamente ridicolo è la pretesa di alzare muri contro chi ha fame. Però ci sono tante considerazioni da fare. Prima di tutto, non tutti coloro che costruiscono ponti lo fanno con spirito di virile povertà, ma, piuttosto, per continuare a raschiare il barile di questa Europa morta. Quindi, accoglienza si, ma accoglienza con discernimento. Preferire le famiglie anziché giovani soli e sbandati. Preferire i cattolici o, almeno, i cristiani ai musulmani, perché sono più vicini alla nostra cultura. Accogliere solo coloro che accettano e condividono le nostre leggi, meglio ancora se imparano a conoscere ed amare la nostra cultura, meglio ancora se decidono di farsi cristiani.

    Devo pensarci su. Grazie Simon.

    • Tutto è una questione di sguardo rinnovato: poi, nel concreto, ognuno di noi deve agire secondo le virtù di coraggio, prudenza, saggezza e giustizia.
      Grazie
      In Pace

    • E’ pacifico e assai condivisibile l’assunto che si debbano accogliere solo coloro che accettano e rispettano le nostre leggi. E’ invece insostenibile in punta di diritto pensare di accogliere solo chi è cristiano. Sarebbe una discriminazione su base religiosa, del tutto in contrasto con i principi enucleati in primis nella Convenzione di Ginevra. In estrema sintesi, il principio-guida è (o dovrebbe essere): si accoglie prima chi in patria corre pericoli maggiori ed è più bisognoso di tutela. Rimando a questo documento per le fonti normative e le definizioni del caso: http://www.comune.torino.it/politichedigenere/bm~doc/protezione_internazionale_concetti.pdf

      • Infatti non faccio una questione di diritto la preferenza da accordare ai cristiani, ne faccio una questione di opportunità.

  4. a me pare assolutamente ridicolo è la pretesa di alzare muri contro chi ha fame

    Bisogna vedere di che cosa ha fame e sete. Di telefonini? Di auto di lusso? Di sangue? O invece di un tozzo di pane (senza però questionare se ci sia dentro il prosciutto o la mozzarella)? Chi ha fame esiste anche tra gli europei, anche nei cosiddetti paesi ricchi, e da tempo.

    Accogliere solo coloro che accettano e condividono le nostre leggi, meglio ancora se imparano a conoscere ed amare la nostra cultura, meglio ancora se decidono di farsi cristiani

    Questo mi pare il minimo.

    Ma questo è sorprendente, perché io, fino ad un minuto prima, ero contro l’accoglienza dei migranti

    Quando ero più giovane li ho avuti per anni come vicini di casa (non una dolce famigliola di sorridenti tahitiani, ma un ammasso di oltre cento nordafricani per lo più clandestini che fece cronaca nella stampa nazionale). Ciò che in quegli anni ho visto è stata una congerie di rifiuto totale di qualsiasi integrazione, mancanza di rispetto per la cultura ospitante, prevaricazioni di vario tipo, fino alle molestie e infine all’aggressione fisica che ha indotto le autorità di polizia a prendere l’iniziativa. Quando sento i sogni utopici – o meglio distopici – in cui si parla di accoglienza e integrazione, mi viene da sorridere, perché l’esperienza diretta mi ha attestato (e non in quel solo caso) l’esatto contrario. Non voglio fare il Cassandro e profetare il naufragio della dabbenaggine in un mare di sangue (e in quel caso sapremmo anche a chi imputare la colpa di correità), ma è necessario prendere coscienza della situazione finché si è in tempo. Troppi anni di pace e benessere (l’una e l’altro ora in fase di contrazione) hanno avvezzato gli europei ad autoilludersi, a considerare insidie e pericoli un fatto remoto, episodi isolati che riguardano qualche povero sventurato. Non è così. E se davvero c’è qualcosa di virile da fare non è trovare la “forza” di immolare i propri tre figli e la propria consorte, poi magari anche se stessi, come agnelli sacrificali sull’altare dell’accoglienza, bensì trovare il senno e l’energia per difendere la propria famiglia e la propria civiltà.

    • Guarda, navigare, tu parli un linguaggio che mi è molto familiare: certamente non possiamo immolarci per far posto ai migranti. E la difesa della mia famiglia e della mia chiesa è questione primaria. Prima vengono la mia famiglia e la mia chiesa, poi vengono i migranti. Però anche quello che dice Simon è giusto: bisogna riconoscere che la situazione in cui ci troviamo, a cominciare dalla crisi economica, è frutto del nostro egoismo. D’altronde i giovani popoli del sud del mondo hanno fame e noi abbiamo il Pane per sfamarli.

      Secondo me bisogna avere più fiducia nella nostra virilità e nella capacità di educare i migranti.

      • La crisi economica non è il frutto del nostro egoismo, ma il frutto dell’avidità di pochi, non molto diversa dall’avidità dei voracissimi tirannelli guerriglieri spesso all’origine della miseria africana.

        Parli, fra’ Centanni, della nostra capacità di educare i migranti. Se vivi in Italia saprai che questa capacità non è mai apparsa all’orizzonte. In secoli non siamo nemmeno riusciti a educare i nomadi che scorrazzano per le nostre vie (e per ne nostre case: anche qui parlo per esperienza diretta). Né è apparsa in Francia, dove la terza generazionw di pieds-noirs ancor più disadattata e rancorosa della prima. E non è apparsa neppure in Germania, dove l’integrazione dei turchi nella società tedesca è perennemente rimandata a data da destinarsi (in Germania faticano a integrarsi persino gli italiani).

        La situazione in cui ci troviamo può essere letta e presentata in molti modi. E può essere mutata in molti modi. Quello proposto dagli immigrazionisti è solo uno di tali modi.

        Stiamo vivendo una temperie in cui, come scrisse un controverso ma non vacuo pensatore, “il sentimento del mondo dell’uomo di razza, il senso politico realistico epperò nazionale – right or wrong my country! – la volontà di esser i soggetti e non gli oggetti nell’evoluzione storica (un terzo termine di scelta non esiste), in una parola, la volontà di potenza è sopraffatta da una tendenza i cui rappresentanti sono spessissimo uomini […] i quali si trovano a proprio agio in un mondo di verità astratte, di ideali, di utopie […]. A tutta prima si tratta degli uomini dell’eterna angoscia che si ritirano dalla realtà in conventi, in ambienti intellettuali e in comunità spirituali e che considerano la storia mondiale come qualcosa di indifferente: poi, verso la fine di ogni civiltà, si fanno avanti gli apostoli della pace universale”.

        Ci sono fasi, nella storia di una nazione e di una civiltà, in cui è davvero richiesto di essere virili. Non di una “virilità” emasculata, com’è quella del panem (et circenses) pacifista, ma di una virilità guerriera.

        Aggiungo due ultime considerazioni, scusandomi anticipatamente se a qualcuno esse suoneranno sgradevoli: sono spunti di riflessione che anche un cattolico non dovrebbe ignorare.
        – La prima è che le recenti prese di posizione della Chiesa, così sistematicamente e acriticamente sbilanciate in favore del migrante, ancorché non amico della nostra società (penso al nomade e all’islamico standard), sembra di leggere quasi un certo compiacimento della rovina: il compiacimento che la moglie tradita prova nell’osservare (ed eventualmente agevolare) la rovina, la punizione, il flagello appunto, del marito traditore. Pare quasi che il cattolicesimo, cessato di costituire il sostrato morale della società occidentale, punti alla dissoluzione di tale società.
        – La seconda è la constatazione che identificando progressivamente il messaggio cristiano all’accoglienza indiscriminata di masse non cristiane provenienti da paesi civilmente arretrati (una sorta di reimportazione del nostro passato più oscuro), la Chiesa sembra spostare il cuore del Cristianesimo dal terreno dell’inverificabile (la trascendenza, l’al di là), e dunque dell’infalsificabile, al campo dello storicamente verificabile, e dunque falsificabile. È una scommessa coraggiosa, ne convengo, ma può segnare la fine dei giochi, perché è un’apertura di fede a termine. Oggi si tratta infatti di credere che l’accoglienza come declinata dalla dalla Chiesa di oggi (in contraddizione con la Chiesa di ieri e dell’altroieri, ma questo è secondario), un’accoglienza sempre più identificata, almeno nella coscienza collettiva, con il messaggio evangelico tout court, possa schiudere magnifiche sorti e progressive. Domani però il corso della storia ci metterà di fronte a un’evidenza, decretando se si sarà trattato di una strada migliorativa o peggiorativa, costruttiva o distruttiva, datrice di vita o, Dio non voglia, seminatrice di morte.

        • Questo tuo intervento è un po’ O.T. nella misura in cui parli di salvaguardia di una cultura, il che è un desiderio lecito per il quale vale la pena battersi, ma di certo non è quel al quale si riferisce il post, che parla di tutt’altra cosa e cioè dell’intima interconnessione tra spirito contraccettivo, fermamente condannato dalla Chiesa, e spirito di rifiuto dello straniero. Siamo su altri piani: chi ha famiglie davvero numerose, capisce.

          Comunque la questione che qui sollevi, indirettamente, è sapere se con il fenomeno di immigrazione di massa al quale assistiamo stiamo perdendo la “nostra” cultura: la domanda che mi porrei, prima di sentirmi minacciato, è di sapere di quale “cultura” europea stiamo parlando: la cultura dello scarto dal lavoro delle giovani e vecchie generazioni? la cultura dell’eutanasia? la cultura dell’aborto? della contraccezione? dell’ateismo imperante? Etc, etc? Te lo chiedo perché, invece, quanto a me, di quella cosa intellettualmente ridicola e moralmente sconcia come il risibile “matrimonio gay”, che fa parte della cultura contemporanea europea, non me ne cala niente.

          Quel che potrebbe fare male sarebbe la perdita di certe forme di cultura cristiana: apertura alla vita, apertura al prossimo e allo straniero, santa messa etc etc. Ma nell’apostasia generale che viviamo ben poco di questo sarà perso.

          In questo senso l’appello del Santo Padre per accogliere i migranti è la garanzia, se seguiamo le sue direttive, che, per l’appunto quel che è proprio alla cultura cristiana, cioè l’atto di carità verso lo straniero, rimanga non solo malgrado l'”invasione”, ma addirittura si sviluppi “grazie” all’invasione”.

          Se ci comportiamo da egoisti, cioè da non cristiani, gli “invasori” hanno vinto perché avremo perso non solo la cultura cristiana ma anche l’anima cristiana.
          In Pace

          • a me, di quella cosa intellettualmente ridicola e moralmente sconcia come il risibile “matrimonio gay”, che fa parte della cultura contemporanea europea, non me ne cale niente.

            A me la questione del “matrimonio” gay interessa tutt’al più come indicatore di degenerazione sociale. Ritengo che l’omosessualità sia una patologia della psiche e che il proposito di istituzionalizzarla in una parodia del matrimonio sia un’aberrazione affatto priva di radici nella cultura europea. È invece frutto di una terribile involuzione, maturata essenzialmente in un contesto estraneo all’Europa continentale: quello della cultura pop angloamericana e legata a quella stessa sindrome involutiva che ci fa acclamare allo straniero anche quando questi è, nei fatti, un invasore. Si tratta di un generale disegno contronatura, che accomuna la disgregazione dell’identità famigliare, la disgregazione delle identità nazionali e molto, molto altro ancora.

            Quando parlo di cultura europea penso anzitutto alla grande arte figurativa, alla grande letteratura, alla grande filosofia, alla grande musica, alla grande architettura, il tutto in misura significativa, quando non preponderante, permeato di cristianesimo. È questa la spina dorsale (spesso non consaputa, purtroppo) del nostro continente. Scivolare nella barbarie è facile. Risalire la china, riconquistare la civiltà, è molto difficile.

            Ma per tornare al tema del post, credo che istituire una relazione sistematica tra lo spirito contraccettivo (la chiusura alla vita) e il rifiuto degli stranieri (non in quanto tali, si osservi, ma quando, in ragione del loro numero e della loro estrazione identitatia siano socialmente destabilizzanti e culturalmente – e religiosamente – ostili) non risponda alla realtà dei fatti e alla verità. Tale rapporto può, in alcuni casi, sussistere, ma le ragioni che animano la reazione di una parte dell’Europa – reazione più vigorosa, fra l’altro, in paesi europei relativamente poveri – alla virulenza del fenomeno migratorio in corso, è determinata da ben altri fattori, primo fra tutti il legittimo spirito di autoconservazione.

            Comprendo, Simon, le tue riflessioni. Ma la storia ci insegna che gli esperimenti di ingegneria sociale, anche quando animati dalle migliori intenzioni, si concludono invariabilmente con una catastrofe (di cui in genere i responsabili se la cavano a buon mercato). E l’esortazione a un’accoglienza per numero e per qualità indiscriminata è l’endorsement di uno di tali esperimenti.

            • Grazie delle tue considerazioni, Navigare.

              Nasce spontanea una domanda: vista la mole di persone che pressano, cosa si dovrebbe fare? Cosa dovrebbe dire il Papa? “Alzate tutti muri come l’Ungheria”!?

              Non è una provocazione eh, è proprio una domanda.

            • La domanda è d’obbilgo. E la risposta è quella dell’Ungheria (ma anche di Polonia e Repubblica ceca, ma poi anche della Svizzera, e ben presto, vedrai, di Germania, Austria, ecc.), combinata con un’azione attiva (o proattiva) sia in mare che nei territori da cui i flussi migratori prendono le mosse; il tutto non senza ricorrere, quando necessario, all’uso della forza (gli Stati sono dotati di strutture militari adeguate, che il contribuente, fra l’altro, paga a peso d’oro). La maestà della Legge e la sacralità dei confini nazionali dev’essere ristabilita e valere per tutti. Diversamente dovremmo parlare, come accade in Italia oggi, di un double standard o, se si preferisce, di un doppio ordinamento, l’uno, cogente e repressivo, applicato ai cittadini, l’altro, solo orientativo e lassista, applicato ai migranti (per i veri rifugiati la questione si pone in termini diversi, e passa attraverso una procedura per il riconoscimento dello status di rifugiato, procedura che contempla precisi presupposti). La terza e più importante operazione da compiere, è, nella misura del possibile, l’opera di sviluppo dei paesi poveri. Sviluppo materiale, ma anche e soprattutto civile e culturale. I paesi poveri sognano il benessere dell’Occidente, le cose (i beni) occidentali. E sia. Ma tali cose sono il frutto di una precisa opzione della civiltà, e insieme ad esse va adottata anche tale opzione. Dunque addio teocrazia islamica, addio tribalismo, addio vitalismo, ecc. È neocolonialismo culturale, magari perseguito per procura, attaverso fiduciari locali occidentalizzati? Se il motore del flusso migratorio è, come in gran parte è, la sete di benessere occidentale, non vi sono altri sbocchi. L’alternativa è lo scontro frontale fra nord e sud del pianeta, come qualche decennio fa, alla caduta del muro di Berlino, aveva profetizzato un noto filosofo italiano.

              Altra cosa è ciò che dovrebbe dire il pontefice. Non sta a me, come ho già detto altrove, scrivere i discorsi del papa. Mi limito a osservare che, a mio sommesso avviso, la linea scelta da Papa Francesco avrà nefaste conseguenze per la tenuta del cattolicesimo, sia perché l’evidenza dei fatti indurrà in molti degli europei ancora cattolici una crescente disaffezione per la Chiesa (fenomeno che sta già avvenendo, a quanto pare), sia perché l’immigrazionismo avallato dal santo padre recherà, e ha già recato, in Europa un consistente apporto di germi anticattolici (che vanno aggiungersi a quelli del materialismo edonistico di marca anglosassone o marxistoide; ma poi, come già detto, che cosa cerca buona parte degli stessi migranti se non materia ed ἡδονή?).

            • P.S. Grazie a te, minstrel, per il garbo con cui interloquisci.

          • Rispondo a Minstrel:

            Cosa dovrebbe dire il Papa?
            1) In Jordania ci sono campi profughi dei cristiani che fuggono dal Isis, i paesi cristiano devono andare a prendere i piú deboli di quei campi che accettino emigrare.
            2) Le comunitá cristiane della Siria sono state cacciate per la sola prepotenza dell´Isis é obbligo della comunitá internazionale fermare l´Isis e riportare la situazione alle condizioni iniziali.
            3) Le leggi dei paesi vanno in principio rispettate i ,igranti devono entrare nell´Europa per i posti e con i metodi previsti da queste leggi.
            4) Non é lecito rischiare la vita per aver una miglior vita in questo mondo. Non buttatevi al mare se non avete garanzie.
            5) Cristiani di Africa, invece di voler venire a “viver bene” in Europa aiutate i poveri dei vostri paesi.
            6) Paesi europei sviluppate un piano di integrazione dei migranti che lascierete entrare. Non pensate in loro come mano d´opera a basso prezzo da sfruttare.
            7) Italiani, siete l´apice delle arti plastiche (grazie alla Chiesa) come farete a integrare una cultura iconoclasta?

  5. http://www.avvenire.it/Cronaca/Pagine/Caffarra-ospitare-i-profughi-senza-improvvisazioni.aspx
    Ecco un articolo di avvenire molto in tema con l’argomento del post e pieno di discernimento, prudenza e realismo cristiano.
    Grazie Simon per la bella riflessione; illuminato e illuminante il paragone tra il rigetto della HV e l’incapacità di accogliere, da pensarci su per ore. Mi ha fatto venire in mente le diverse realtà che operano nella mia comunità e che hanno come oggettivo l’aiuto dei meno fortunati. Ci sono le “sciure” della parrocchia della generazione dei miei genitori, gente che ha accolto e allevato diversi figli e che ora, in pensione, pensa ai figli degli altri distribuendo vestiti, materiale scolastico, giocatoli, cibo e donando il proprio tempo per accompagnare tanti ragazzi nel bisogno. Il tutto seguendo i criteri indicati da Cafarra: non si distribuisce a caso e a pioggia, ma le persone che richiedono l’aiuto si conoscono, si identificano e si controlla la quantità e frequenza delle richieste. Questi accorgimenti nulla tolgono alla generosità dell’azione caritatevole, anzi, le persone che vengono aiutate diventano parte della comunità e spesso ricambiano con aiuto a loro volta.
    Poi ci sono quelli della mia generazione, non più gggiovani ma convinti di esserlo ancora, tra i quali è ormai acquisito che i figli sono un lusso. Questi spesso s’impegnano in “eventi” dal forte messaggio e di grande visibilità per richiamare l’attenzione con fiumi di parole sul bisogno di non meglio identificati “poveri”. Rari sono però quelli che davvero avvicinano un “povero”. Rari quanto quelli che accolgono i figli che arrivano.

    OT, molto interessante la serie su apologetica di Trianello, molto da leggere ma leggerò e rifletterò con piacere. I miei complimenti per l’iniziativa.

    • Avere figli è un magnifico segno di povertà (virile): altro che lusso!

      Ottima la tua esperienza delle “sciure”.

      Eppoi sì, essere poveri non vuol dire mancare delle virtù di prudenza, coraggio, saggezza e giustizia, ma al contrario essere capace di esercitare queste virtù fino all’eroismo!
      Sperperare per chi non serve è andare contro tutte queste 4 virtù cardinali e quindi è falsa povertà.
      Grazie.
      In Pace

    • Guarda caso un mio amico “anti HV” è di Bologna. Inutile dire che attende la nomina del nuovo Vescovo in modo spasmodico, sperando in qualcuno più progressista. Ovviamente lui dice “più cristiano del 2000”, ma questo è un altro conto…

  6. mi stupisce che nessuno si ponga la domanda. molti di questi migranti, la schiacciante maggioranza, sono musulmani. perchè le comunità musulmane in Italia e in altri paesi della UE non aprono le porte ai loro
    correligionar i?perchè non li aiutano? ‘ avete sentito di Moschee che ospitano i migranti? avete sentito di qualche IMAN che predica ai fedeli musulmani di ospitare a casa loro i migranti? si potrebbe obbiettare che questi musulmani ormai stanziali in Italia sono stati anche loro migranti e magari sono poveri. ma allora non è vero che i poveri fra di loro si aiutano. a me non sembra. anzi. L’immigrazione selvaggia rischia di scatenare una guerra tra poveri. guardiamo la tragedia delle case popolari. io sto a Milano e intorno alle case Aler c’è una guerriglia continua, fatta di prepotenze, prevaricazioni violenza. La vecchietta povera italiana che esce e torna e trova la casa occupata da altri (poveri) extracomunitari che non la lasciano più entrare .Sono ormai episodi che avvengono tutti i giorni.
    per cui non sono d’accordo che l’accoglienza dei migranti vada di pari passo con la povertà , anzi.
    A Milano alla marcia a piedi scalzi per i migranti c’erano molti VIP che tornati a casa hanno calzato le loro scarpe firmate , le loro Tod’s e le loro Gucci.
    il migrazionismo incontrollato e obbligatorio e l’accoglienza obbligatoria, l'”accogliamoli tutti”
    come tutte le ideologie che semplificano e distorcono la realtà , è più predicato dai radical-chic che dai veri poveri.

  7. http://sinodo2015.lanuovabq.it/mons-bonny-il-magistero-di-humanae-vitae-va-superato/

    Non dico altro.

    Anzi no, dico questo: il monsignore chiede che venga superato un magistero MAI applicato. Grandioso.
    Parlavo sabato con un amico, laureato in scienze teologiche a Bologna, mica uno qualunque. Discorrendo fra frizzi e lazzi di famiglia naturale e doveri di coppia arriviamo alla Humanae vitae e lui: “parli dell’enciclica peggiore di tutti i tempi?”.
    Abbiamo un rapporto molto concreto. Sorridendo l’ho mandato letteralmente ‘affancul.
    Poi abbiamo avuto da fare spettacolo quindi non ho approfondito, ma questo è quanto.

    Probabilmente ha guardato giù qualcuno quando, all’inizi del mio percorso da neoconvertito (o quasi) e completamente estraneo a questi submovimenti interni all’ecclesia, avevo la mezza intenzione di iscrivermi a teologia e ho desistito per problemi di tempo…

  8. Ecco il flagello di Dio: i migranti, fenomeno causato dal vuoto demografico europeo causato dai “cattolici” che non hanno vissuto da cattolici dal 1968.

    Veramente sorprendente leggere questo nel blog dove ci sono stati decine di commenti cercando di convincere un commentatore che Dio non castiga. Non credo che la migrazione sia “flagello di Dio”, perche le punizione del Signore sono inevitabili (disastri naturali, conseguenze della guerra). Ma Simon parte da un errore di valutazione dice: L’aumento della migrazione è una necessità económica
    Questo non é vero, non é necessitá económica, é convenienza económica. L´Europa accetta migranti che li servono…per abbassare costi. Riceve badanti che sono fatte lavorare 7 giorni alla settimana 24 ore al giorno contro tutte le leggi sindacali per curare piú económicamente gli anziani per esempio. La crescita del PIL non ha importanza quando l´area europea a un PIL pro capite di 30000 dollari é non scende. Diffendere l´Humanae vitae con argomenti economici é uno sbaglio perche si finisce propio per affondarla, come si fa quando si afferma “Le risorse del pianeta son giá esaurite”.

    gli Europei “veri” scenderanno nei prossimi anni al di sotto del 7% della popolazione mondiale.

    E quale sarebbe il problema? Occhio croce la superficie del Europa debe essere piu o meno il 7% della superficie abitabile della terra, perché gli Europei “veri” dovrebbero essere di piú? Perche l´Europa debe ricevere i nigeriani quando la densitá di abitanti della Nigeria é di 184 ab/Km2 e quella della Lombardia é 419 ab/km2, o la Sicilia 186 ab/Km2?
    Poi cosa sono europei “veri”? Dalla terra del fuoco a l´Alaska siamo tutti culturalmente “europei” cosa ci mancherebbe per essere europei “veri”?
    Io ho visto nel Veneto ed in Friuli che ci saranno veneti e friulani con gli occhi a mandorla, li conti tra gli europei “veri”? Perche secondo meé tutto una questione culturale, se i migranti si integrano a gli europei e l´idea dell´accoglienza a tutti a tutti i costi non permete discriminare i problemi dell´emigrazione e gestirla.
    Poi c´é una illogicitá nel ragionamento dell´accoglienza, quasi un contrapasso. Favoriamo l´emigrazione da paesi dove il cattolicesimo cresce, dove sono poveri é fertili per fargli vivere come ricchi schiavi di mammona in Europa é dove rapidamente diventeranno egoisti nell´accettazione della prole. A cosa pensiamo alla loro pancia o alla loro anima?

    • Passando, vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio.

      È un passo che noi tutti dovremmo tenere presente quando ci prende la tentazione di accreditare questo o quel fenomeno (non importa se guerra, malattia, terremoto, carestia, invasione…) come “castigo di Dio”. Non intendo porre in questione la facoltà divina di castigare anche attraverso i fenomeni di cui sopra. Intendo porre in questione la nostra facoltà di comprendere realmente quando ciò avvenga. Dunque, anzitutto, prudenza.

      Ciò premesso, concordo con gli interventi di giacomo e blasplas59. Conosco molto bene la situazione di cui parla giacomo, le continue prevaricazioni che i poveri – non i benestanti dei quartieri alti – italiani (in particolare anziani) si trovano a subire da parte di nomadi e di immigrati islamici nei contesti davvero popolari. E mi stupisco che gli uomini di Chiesa (e anche quelli delle “chiese” laiciste) non si facciano sentire in proposito. Probabilmente in altri paesi europei le cose vanno meglio, ma qui da noi i fatti riferiti da giacomo sono la regola e non l’eccezione.
      E anch’io come giacomo sviluppo una particolare forma di allergia di fronte ai tanti vip, benpensanti, radical-chic, che sfilano sulle passerelle mediatiche per porre in capo ad altri (infine ai poveri anziani e alle povere famiglie italiane che vivono nei quartieri popolari) obblighi cui i privilegiati possono agevolmente sottrarsi. Direi, anzi, che tra i privilegi di costoro possiamo senz’altro annoverare anche quello di lavarsi la coscienza con qualche comparsata.

      Su crescita e PIL blasplas59 ha piena ragione. Così come sul fatto che l’essenza europea non è un dato razziale, bensì culturale. È confortante constatare che nonostante l’inverecondo battage immigrazionista dei media, c’è chi, in forza di logica e fattualità, approda a tutt’altre conclusioni.

    • Ovviamente caro Blaspas, il “senso” di flagello prende un tutt’altro senso che castigo: i figli anche sono un flagello di Dio te lo assicuro. Flagello benedetto, che ti scuote e ti spinge ad andare avanti, non un flagello che distrugge e trova la sua ultima finalità nella punizione stessa.
      Il flagello della migrazione di massa, diciamolo cosi, è una seconda opportunità offerta a questa generazione per fare quel che non ha fatto quando lo doveva fare: Dio salva.
      🙂

      Figurati se ho giustificato la bontà della HV nella problematica demografica: mi potrei sentire offeso che tu lo possa anche solamente pensare. La bontà della Humanae Vitae risiede nel fatto che insegna come ci si rende simili al Cristo che si dona totalmente sulla Croce alla Chiesa e che diventa Sorgente di Vita nuova, facendo vivere dello Spirito Santo l’immagine naturale di Dio, che sono l’uomo e la donna, padre e madre.

      Quel che ho descritto colla denatalità è giusto una delle conseguenze misurabili della mentalità contraccettiva e quindi abortista che permea troppi cattolici: non è lì per giustificare la dottrina della Chiesa ma per vagliare le conseguenze del fatto di non seguirla. Epistemologicamente non parliamo per niente della stessa cosa.

      Quanto alla tua domanda su cosa significhi essere “europei” è una buona domanda: comunque è un problema che non mi tange più di tanto.
      In Pace

      • Il flagello della migrazione di massa, diciamolo cosi, è una seconda opportunità offerta a questa generazione per fare quel che non ha fatto quando lo doveva fare: Dio salva.

        Ipotesi arbitraria, anche se molto suggestiva. Leggere gli eventi in questo modo è sempre molto pericoloso, tanto più quando si tratta di eventi di tale portata.

        Una puntualizzazione: altro è negare l’essere a qualcuno che non è, altro negare a qualcuno che è di continuare a essere. Dal un punto di vista di un’ontologia “realista”, dunque, dire “contraccettiva e quindi abortista” è errato. E qui dovremmo aprire un enorme off topic ontologico, dal quale assai volentieri ci dispensiamo.

        • Lo spirito contraccettivo è più grave che l’aborto.
          http://pellegrininellaverita.com/2015/01/30/tipica-domanda-mal-posta-e-meglio-il-contraccettivo-o-laborto/

          In Pace

          • Non ne ho fatta una questione di gravità. (Nel tuo rilievo, peraltro, parlavi di mentalità abortista e non di aborto).

            • La mentalità abortista è conseguenza di quella contraccettiva.
              In Pace

            • Dunque chi sceglie l’aborto è sceglie implicitamente anche la contraccezione. Non, invece, il contrario.

            • “Non sempre, invece, il contrario a livello individuale: però livello di una società è cosa dimostrata che la crescita di una mentalità contraccettiva (che si può misurare con l’estensione dell’uso dei metodi contraccettivi stessi) corrisponde ad una crescita del numero degli aborti e non ad una loro diminuzione (tenendo anche conto dei vettori di aborto come le pillole dell’indomani), ma anzi addirittura alla presenza di eufemistici aborti post-partum che non sono altro che infanticidi…
              In Pace

            • Bene augurarsi che l’ordine di gravità da te sostenuto, Simon, non giunga all’orecchio dei tanti giovani (e non solo giovani, purtroppo) dai bollenti spiriti e dai pochi ritegni, perché costoro concluderebbero che fare uso di mezzi contraccettivi è affatto inutile, sussitendo la possibilità di adottare sistemi di tenore meno grave, quali l’aborto. I bimbi non concepiti non avranno (non esistendo) nulla da eccepire. I bimbi, invece, concepiti e poi assassinati nel grembo della madre forse sì.

              L’intera costruzione presenta molte smagliature logiche, e il nesso della mentalità contraccettiva con la refrattarietà all’immigrazione di massa ne è solo una delle più suggestive manifestazioni. Potremmo intrattenerci per giorni su ciascuno di questi punti, ma sarebbe, temo, un esercizio… sterile 🙂

              È tuttavia molto nobile il fatto che si sia potuto condurre un confronto civile e sereno su temi alquanto delicati, cosa che in altri contesti non sarebbe stato possibile.

            • ” fare uso di mezzi contraccettivi è affatto inutile, sussitendo la possibilità di adottare sistemi di tenore meno grave, quali l’aborto”: qui metti proprio in evidenza il nesso tra i due atteggiamenti.

              Sei benvenuto a discutere del nesso in questione nel post su citato: personalmente sono sempre interessato a conoscere nuovi punti di vista.

              Resto comunque molto cosciente del fatto che la “cultura” europea e (pseudo-) cattolica contemporanea non accetta facilmente di riconoscere come grande crimine contro la natura umana questo atteggiamento contraccettivo.

              Meno male che, aldilà di questo fenomeno di apostasia di massa, restano centinaia di migliaia di coppie che vivono come Dio comanda, sia perché hanno capito per grazia di Dio la vocazione alla quale la loro coppia è chiamata da “soli” sia perché condotti da ottime pastorali cattoliche (penso qui ma senza esclusività all’Opus Dei, alla Regnum Christi, ai Neocatecumenali, etc etc)

              Ricordiamoci anche che la rubrica “For Men Only” è destinato soprattutto ad una categoria specifica di lettori come ricordato all’inizio di questo post, i suoi contenuti potendo essere scioccanti per gli altri.
              In Pace

            • Il nesso c’è, Simon. Ma non è un nesso di identità. Né di assoluta causalità. E infatti non tutti coloro che sono inclini a servirsi di mezzi contraccettivi non abortivi sono disponibili a ricorrere (o far ricorrere) all’aborto. Perché? Perché è chiara in loro la consapevolezza che altra cosa è uccidere altra cosa è non generare. Persino per una mentalità nichilista e laicista, altro è annientare un essere, altro è non evocare dal nulla un essere che, essendo nel nulla, non esiste (c’è in questa terminologia tutto l’errore e l’orrore di ogni ontologia nichilista, compresa quella degli analogisti dell’essere… ma questo è un’altro faldone).

            • Poco importa la “consapevolezza”, caro Navigare, che concerne solo il grado di colpevolezza di chi commette un atto determinato e che concerne, quindi, il puro foro interno.

              L’uso di metodi anti-concezionali, qualunque essi siano artificiali o naturali, è sempre illecito in quanto intrinsecamente disordinato rispetto alla natura stessa di quel che è una coppia, fatta ad immagine di Dio. La mentalità anti-concezionale, cioè la mentalità di voler opporsi in ogni modo all’apparire di una nuova vita è in opposizione con l’essenza stessa di Dio ed è quindi profondamente anti-cristiana.

              Ancora una volta, va leggere questo post al soggetto: chiaramente non ci hai ancora dato un’occhiata seria.
              http://pellegrininellaverita.com/2015/01/30/tipica-domanda-mal-posta-e-meglio-il-contraccettivo-o-laborto/

              Se vuoi una certa analogia: è più grave avere una mentalità omosessualista o commettere atti omosessuali?
              In Pace

            • Ho letto già ieri il post cui mi rimandi, buon Simon. Ma la questione che ponevo esula da quelle considerazioni e riguarda invece alcuni tuoi asserti in questo giro di commenti.

              Quel che vorrei capire è se tu ritenga oggettivamente (non in foro interno) più condannabile, dannoso e grave (di gravità, mi pare, hai parlato) il ricorso ai metodo anticoncezionale non abortivi (ottimamente non operi distinzioni fra naturali e non naturali, perché è evidente che i cosiddetti metodi naturali sono in realtà frutto di un uso ignegnoso, artificioso, della natura), o la soppressione del nascituro nel grembo materno. Bada, lo dico per chiarezza, che chi scrive non intende assumere la difesa delle pratiche anticoncezionali, ma solo comprendere in ragione di quale principio (onto)logico si possa eventualmente giungere ad affermare che l’atto materiale di sopprimere un nascituro sia meno doloso, grave e dannoso dell’atto materiale di non portare ciò che non è (e che non è, pertanto, nemmeno un “ciò”) ad essere.

            • Se hai letto quel post allora avrai visto che mi allineo sulla posizione espressa da Padre Fessio sj.
              Comunque un atto contraccettivo è certamente oggettivamente un atto più grave di quello abortivo in quando mira ad impedire l’atto di creazione stesso di Dio di un’anima che Lo glorificherà. Un atto abortivo, per quanto criminale, non nega questo diritto che Dio ha, ma “solo” lo sviluppo naturale dell’essere creato in quanto tale (salvo se si intende usare dell’aborto come mezzo “contraccettivo” ovviamente, nel qual caso si commettono ambo i crimini, contro Dio e contro l’uomo).
              Ontologicamente commettere atti contraccettivi è mettersi direttamente di traverso all’essenza stessa di Dio che è creatrice.
              In Pace

        • La posizione ora è più chiara. Male minore distruggere che, per così dire, non creare. Seguendo questa prospettiva, chi volesse ovviare alla proliferazione demografica incontrollata non potrebbe che ricorrere, fatti salvi i fenomeni naturali, all’uccisione di massa (so bene che questo non è il caso dei veri cattolici, per i quali l’opera di proliferazione creatrice deve proseguire ad indefinitum, anche se è curioso constatare come proprio nei paesi cattolici si sia registrato un significativo tasso di denatalità).

          Un ulteriore chiarimento: salvo se si intende usare dell’aborto come mezzo “contraccettivo” ovviamente, nel qual caso si commettono ambo i crimini, contro Dio e contro l’uomo. Dunque la soppressione volontaria del nascituro non è, in sé, un crimine contro Dio, ma solo contro l’uomo? È un crimine contro Dio solo se l’uccisione avviene con intento contraccettivo (e non, poniamo, per salvare la vita della madre)?

          E un’ulteriore nota. Nei paesi vitalisti cui spesso si ama fare riferimento come modelli di prolificità e accettazione della vita (i poveri aperti alla vita, ecc.) l’aborto è largamente praticato, spesso nella variante dell’omicidio post partum (in particolare quando nasce una femminuccia). L’idea che in quei paesi la sessualità sia vissuta in modo creativo e che quindi importando immigrati da quelle regioni certi vizi della società occidentale risulterebbero leniti è in buona parte illusoria. Prolificità non è in sé indice di incondizionata apetura alla vita.

          • Intendiamoci: (a)Dio non fa mai niente di irrazionale e contro la saggezza, (b) Dio agisce sempre tramite cause seconde. Il comandamento “moltiplicatevi” va quindi sempre da essere letto in quest’ottica: usare della facoltà di partecipare all’atto creativo divino ma con ragione e senso delle responsabilità. Questo comandamento non è un assegno in bianco per fare figli in modo irresponsabile: non siamo mica conigli, direbbe il Papa Francesco. Quando non è ragionevole avere figli , ci si può astenere dagli atti in questione: il non commettere un atto non è la stessa cosa che commetterlo e sviarlo.

            Quanto alla tua domanda nel secondo paragrafo: è chiaro che uccidendo un nascituro si va contro l’uomo e quindi contro Dio, ma farlo con spirito contraccettivo si aggrava ancora il caso perché veramente si vuole, per giunta, ledere direttamente i diritti di Dio stesso.
            In Pace

            • Il tempo, come ormai abbiamo visto più volte nella vita della Chiesa, specie in tempi recenti, provvederà a ridimensionare le pretese dell’ideologismo e dei suoi acrobatismi anche in questo delicato settore. Il modo di rettificare a posteriori per far quadrare il tutto a funambolici colpi di pollice pretendendo di non aver modificato uno iota si troverà. Bene così. Intanto grazie, Simon, per la paziente interlocuzione (peccato che nessun altro sia intervenuto nel merito della questione; forse proprio perché è appunto molto delicata).

      • Il flagello della migrazione di massa, diciamolo cosi, è una seconda opportunità offerta a questa generazione per fare quel che non ha fatto quando lo doveva fare: Dio salva

        Interessante interpretazione della Divina Volontá, la possiamo tradurre in “Tutti i migranti accolti. Dio lo vuole!” Ma sempre castigo rimane no?
        Andando contro-natura, prima o poi la Natura ristabilisce con violenza il principio di realtà: volevi essere ricco, ebbene sarai povero.

        Poi in contrasto con la tua visione della cultura europea, credi propio che Dio vuole che gli africani diventino parte di:
        la cultura dello scarto dal lavoro delle giovani e vecchie generazioni? la cultura dell’eutanasia? la cultura dell’aborto? della contraccezione? dell’ateismo imperante? Etc, etc? Te lo chiedo perché, invece, quanto a me, di quella cosa intellettualmente ridicola e moralmente sconcia come il risibile “matrimonio gay”, che fa parte della cultura contemporanea europea, non me ne cala niente. ?

        Quanto alla tua domanda su cosa significhi essere “europei” è una buona domanda: comunque è un problema che non mi tange più di tanto. .

        Ma mi pare che quella domanda l´abbia fatta diventare d´obbligo tu nel post.

        gli Europei “veri” scenderanno nei prossimi anni al disotto del 7% della popolazione mondiale. .

        • È un’interpretazione che cerca di dare senso: libera o no di accettarla. Comunque qualunque sia la situazione migratoria pressante, nessuno dice che bisogna agire in modo incosciente a livello personale, locale, nazionale o europeo. Ancora una volta: l’assenza di virtù non è una virtù.

          Quanto agli Europei “veri” ( ho usato le virgolette per indicare che il senso da dare alla parola “vero” era in senso figurato e analogico) : era solo per indicare come una popolazione che fino a qualche anno fa rappresentava vicino al 15% della popolazione mondiale, diventerà, in quanto popolazione, sempre più insignificante: non vi do nessuna valutazione morale 🙂

          In Pace

  9. Papa Francesco :
    «Credo che la grande sfida dell’Europa sia tornare ad essere madre Europa» e non «nonna Europa»

    In Pace
    http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/francesco-francis-francisco-profughi-43342/

    • Semplicistico e a tratti contraddittorio, almeno come riportato in questo articolo.

      • L’idea dell’Europa ormai madre sterile condannata ad essere una brava nonna non è ininteressante: anzi….
        In Pace

        • Ma Francesco non dice sia condannata (torna il castigo divino) ad essere una nonna, anzi dice che deve tornare ad essere mamma.
          Ora qualche amante della realtá mi spiega cosa vuol dire questa idea di un continente essere nonna?
          Ho anche un´altra domanda sulle parle di Francesco: Il sistema económico del primo secolo dopo Cristo era piú umano, piú giusto di quello attuale?

  10. Bisognerebbe, secondo me, anche guardare alla radice del problema. Questa è gente che sta fuggendo da bande di fanatici islamici che hanno deciso di ricostruire il califfato (perchè, se non lo si fosse capito, questo è il loro scopo).
    Al di là del giovamento che ne trarrebbe l’Eurpa, questa è gente che avrebbe tranquillamente continuato a vivere nella loro patria, se i predoni dell’isis non avessero dato alle fiamme le loro case.
    Ma sembra che ormai si parli dell’isis solo quando vandalizzano qualche sito archeologico.

  11. È invece esatto dire che tra questa gente ci sono anche persone che stanno fuggendo da bande di fanatici islamici. La maggioranza dei migranti in costante arrivo, specie sul fronte mediterraneo, non sono in fuga da guerre e persecuzioni, bensì in cerca del benessere economico all’occidentale di cui hanno avuto notizia attraverso internet, la televisione e consimili mezzi. Si tratta in gran parte di maschi adulti, spesso bellicosi. Quale stridente contrasto con i boat people vietnamiti che arrivarono (portati dalle nostre navi) in Italia nel 1979. Chiunque abbia conosciuto uno o più di loro, sa bene che cosa sia un vero profugo, con quale senso di smarrimento giunga in terra straniera, con quale senso di rispetto vi permanga e con quale senso di gratitudine vi si accasi. Spacciando i migranti senz’altro per profughi la stampa europea sta compiendo una colossale opera di disinformazione.

    • Almeno a Milano la stragrande maggioranza di “migranti2 non sta affatto fuggendo dai fanatici dell’ISIS.
      la comunità più grande è quella degli egiziani e dei nord-africani, seguita dagli eritrei e dai nigeriani.
      I nord-africano non ci tengono affatto a farsi “registrare” , cioèdare i documenti , prendere le impronte ecc. Perciò vagano come “fantasmi” senza documenti e se vengono beccati dalla polizia in qualche cosa diu llecito (furti, stupri, spaccio di droga) hanno la CERTEZZA che sarenno messi fuori dopo due giorno. NESSUNO che io sappia viene mai rimpatriato, neppure dopo che è stato aarrestato due-tre volte.
      i questi dovrebbero rimpiazzare i nostri figli che non nascono ?
      Sel’Europa vuol essere mamma e non nonna, supi prima della salute fisica, mentale e spirituale dei suoi figli. Se no non ritorna madre ma matrigna.
      Il migrazionismo è una IDEOLOGIA , come ben si può vedere da chi l vuolta a disciogliere i supero promuove ( ONU, mossoneria,finanza internazionale)volta a dissolvere quel che resta degli stati nazionali, delle culture e delle identità dei diversi popoli, per creare un nuovo ordine internazionalista, un melting-pot di popoli sradicati dalle loro terre.
      satana è all’opera. che poi il Vicario di Cristo( e molti preti cattolici) non se ne rendno conto e diventi un entusiata migrazionista e un collaboratore di tale follia,, è la tragedia del nostro tempo.

      • È così, giacomo. Non solo a Milano. Aggiungerei che per gli innumerevoli casi di spaccio, stupro e furto, e violenze varie, incluso l’omicidio, che vedono gli immigrati, spesso i clandestini, come perpetratori (la popolazione carceraria europea è in gran parte costituita da questa tipologia di soggetto), non sento nessuna condanna da parte delle gerarchie ecclesiastiche e in generale degli apostoli della pace. Perché? Forse perché lo spaccio, lo stupro, il furto e le violenze sono in tali casi considerate frutto inevitabile, e quindi da comprendere e scusare, di una condizione disagiata. È, a dirla tutta, una posizione ideologica di ascendenza marxista. L’eccessiva indulgenza, o la mancata condanna, è una forma di correità, tanto più grave quanto più alta è l’autorità morale di chi vi incorre. Alla lunga ciò contribuisce al discredito di tale autorità.

      • Più furba la Merkel che si prende quelli ben educati professionalmente in Siria 😀
        In Pace

        • Vedremo come andrà a finire in Germania.

          Per quanto mi riguarda, la discussione sul post immigrazione (per il quale ringrazio) è stata sufficientemente esaustiva. Al termine del confronto le argomentazioni in favore dell’immigrazione senza freni risultano molto fragili, più ispirate da intenti teorici che dal confronto concreto e diretto con i fatti, i quali, immancabilmente, finiranno per imporsi e smentire tutte le elucubrazioni ideologiche. Quando ciò avverrà, ai fatti si cesserà di rispondere con argomentazioni e si comincerà a rispondere con altri fatti (qualcosa di meglio, speriamo, che scendere in piazza come tanti ebeti indossando una maglietta del tipo “je suis Charlie”).

  12. Come sempre occorre guardare le cose con realismo anche a costo di sembrare un po’ cinici, ma del resto la realtà è spesso detestabile. Simon scrive che l’apertura alla vita all’interno della coppia è sempre indice di apertura all’accoglienza: mi piacerebbe crederlo, ma secondo me non è così.
    Spesso la scelta egoica non consiste nel non desiderare figli, ma nel volerne a tutti i costi o per saldare un rapporto coniugale ormai alla frutta, o per timore della solitudine in vecchiaia, o per far lavorare i figli al posto proprio come spesso accade in alcune realtà sia del primo che del terzo mondo o per convenzione sociale o per corrispondere non ai desideri propri ma a quelli dei genitori / suoceri.
    Accanto alla figura della donna o dell’uomo oggetto tanto cari al 68 dovremmo oggi inaugurare la categoria dei figli oggetto come mezzo per raggiungere altri fini che nulla hanno a che fare con l’amore.
    Esiste poi un altro pregiudizio: quello del povero sempre vittima e del ricco sempre sfruttatore. Io stesso conoscevo un rappresentante sindacale che voleva rinunciare all’incarico perché si era reso conto che avrebbe dovuto difendere gente eticamente, diciamo così, riprovevole rispetto ai loro presunti sfruttatori che in realtà erano vittime In definitiva ho trovato persone orribile non solo fra i ricchi, ma anche fra i poveri. Il discrimine, di derivazione marxista, oggi non può più essere in base alla condizione materiale (ricchi o poveri), ma in base allo spessore morale: da una parte persone dotate di spessore morale ricche o povere, dall’altra persone prive di quello spessore ricche o povere.
    Riguardo invece gli immigrati occorre intendersi sul significato del termine “aiutare”.
    Cosa significa aiutare ? Ricorro per spiegarmi meglio all’immagine della “Piramide di Maslow” ( https://it.wikipedia.org/wiki/Bisogno ) in cui i bisogni, rappresentati appunto in una Piramide, sono dalla base al vertice i seguenti; bisogni fisiologici, di sicurezza, di appartenenza, di stima e auto realizzazione. Esistono almeno due modalità di aiuto: l’accoglienza/assistenza e la cooperazione/promozione umana.
    Purtroppo la modalità accoglienza/assistenza, ossia quella che l’Europa sta utilizzando attualmente
    verso gli immigrati, serve a soddisfare solo i bisogni fisiologici alla base della piramide, ma è inefficace rispetto a tutti gli altri verso i quali è molto più utile la modalità cooperazione/promozione. “Aiutare” infatti non significa suggerire o peggio imporre razzisticamente a chi deve essere aiutato cosa è meglio per lui, ma sostenere chi deve essere aiutato secondo i modi che quest’ultimo indica come soluzione ai suoi problemi: infatti ciascuno di noi è il massimo esperto di se stesso e nessuno meglio di un singolo soggetto o di un popolo sa quale tipo di aiuto gli è maggiormente utile.
    Quindi se noi chiediamo a 100 immigrati se preferiscono essere accolti in un paese straniero o essere aiutati presso i loro paesi di provenienza almeno il 98% risponderà che preferisce il secondo modo ossia non vuole essere accolto o assistito lontano dalla sua patria, ma sostenuto nel suo luogo natio ossia vuole che si cooperi con lui in vista della sua promozione umana.
    Tutto questo significa in definitiva che possiamo utilizzare l’accoglienza per i profughi di guerra per soddisfare i loro bisogni fisiologici: dobbiamo invece , col concorso dei soggetti interessati, utilizzare la modalità cooperativa tesa alla promozione umana per i bisogni di sicurezza, appartenenza, stima, auto realizzazione di coloro che vittime di guerra non sono presso i loro paesi di appartenenza.
    Per concludere: nel momento in cui constato che si parla molto a livello di mass media di accoglienza e zero di cooperazione mi riesce difficile pensare che alla base di questa scelta non ci sia un forte movente ideologico che ben poco ha a che fare con la generosità o la solidarietà.

  13. “Simon scrive che l’apertura alla vita all’interno della coppia è sempre indice di apertura all’accoglienza…” : capisco, Marco, che tu possa averlo letto così , ma non è quel che ho voluto dire. Ho, molto più precisamente, tentato di dire che se qualcuno è davvero aperto alla vita allora è aperto all’accoglienza, e che se qualcuno è davvero aperto all’accoglienza allora è aperto alla vita. L’un testa l’altro.
    In Pace

    • Sono d’accordo con te a patto che per accoglienza alla vita si intenda, come già contemplato da Paolo VI, non solo l’aspetto della procreazione, ma anche quello della fecondità. In questo senso essere aperti alla vita non significa esclusivamente procreare, ma anche o in alternativa, essere fecondi. Ritengo tuttavia che chi è aperto alla vita secondo procreazione o fecondità non è esattamente aperto all’accoglienza, ma all’aiuto nel senso estensivo che ho tentato di spiegare sopra e che non può limitarsi alla ricezione di chi emigra. Il tentativo da parte della politica di limitarsi a quest’ultimo aspetto ha qualcosa di sospetto che, secondo me, mira a un secondo fine.

      • Certo! Sottolineo “ma anche quello della fecondità”: cioè l’uno ha bisogno dell’altro, e nessuno esclude l’altro. Concretamente una coppa che pretende di essere feconda ma non vuole procreare non è aperta alla vita, e lo stesso per una coppia che vorrebbe procreare senza la fecondità che intendi.
        Ancora una volta, come spesso nell’insegnamento di Cristo, la questione è spesso di essere capaci di un et-et e non lasciarsi prendere da un divisivo aut-aut.
        L’apertura a chi non è della propria famiglia, nucleo tribale, sociale, nazionale, continentale si deve esprimere in questo et-et con generosità et senso delle responsabilità, con giustizia et misericordia, con prudenza et coraggio, con slancio et con riflessione.
        In Pace

        • La Humane Vitae al capitolo sulla paternità responsabile prevede anche che in rari casi ci possa essere fecondità senza procreatività. Sono invece d’accordo con te sull’ et – et cattolico di contro all’ aut – aut che appartiene ad altre esperienze religiose. Nel tema che stiamo discutendo la madre di tutti gli et – et dovrebbe essere il binomio accoglienza/cooperazione nei paesi di origine, ma riguardo l’immigrazione il problema è che non c’è nessun et – et, anzi ci troviamo alle prese con un netto aut – aut in cui si privilegia solo ed esclusivamente la modalità accoglienza/ricezione nonostante gli immigrati stessi preferiscano evidentemente essere sostenuti nelle loro terre, nonostante i vescovi africani mettano in guardia contro le false chimere occidentali e nonostante la chiesa da secoli i popoli disagiati li aiuti in loco tramite le missioni.
          Tutti elementi che sollecitano numerosi e fondati dubbi circa le reali intenzioni di chi vuole promuovere l’esclusività dell’accoglienza indiscriminata.
          E soprattutto lo sradicamento dalla propria cultura, tradizione, religione è un ottimo modo per rendere sterile e infecondo un popolo.

  14. A proposito di profezie (“la risposta è quella dell’Ungheria (ma anche di Polonia e Repubblica ceca, ma poi anche della Svizzera, e ben presto di Germania, Austria, ecc.)”, dixi ).

    Oggi, fra i molti articoli:
    http://www.faz.net/aktuell/politik/inland/horst-seehofer-agitieren-gegen-die-kanzlerin-13886578.html
    http://www.zeit.de/politik/ausland/2015-10/europarat-tschechien-oesterreich-roma-migranten

    Avrei preferito sbagliare prognosi, ma ahimè, i fatti hanno sempre una loro logica, che alla fine trionfa di qualsivoglia sogno ideologico (anche cattolico, in qualche caso).

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