FSSPX in Stato di Necessità: Risposta a Don Ariel

Fratellanza delle Scimmie Sorde e Pizzute al X° grado

Fratellanza delle Scimmie Sorde e Pizzute al X° grado e le loro ochette

Caro Don Ariel,

Seguo regolarmente il Suo blog Isola di Patmos e leggo i Suoi articoli come anche quelli dell’eccellente Padre Cavalcoli con grande interesse, trovandomi spesso in grande concordanza con voi.

Però mi permetto di dissentire con il Suo ultimo post “In che misura un Pontefice che non ascolta nessuno fuorché se stesso potrebbe cadere in errore?” in particolare sulla Sua valutazione del gesto del Santo Padre e vorrei, sommessamente, spiegare perché aldilà di quel che no ho già detto nei miei due posts precedenti “FSSPX: durante l’Anno Santo Confessioni Valide per la prima volta dopo 40 anni” e “Supplica-a-papa-francesco-per-la-fsspx” penso che la decisione di Papa Francesco faccia gran senso canonicamente e pastoralmente.

Rimemoriamoci, per cominciare, un paio di punti del CJC83:

(1) affinché il sacramento della penitenza sia valido (prima ancora che lecito!) bisogna soddisfare, in particolare, i Cann 966 e 969:

“Can. 966 – §1. Per la valida assoluzione dei peccati si richiede che il ministro, oltre alla potestà di ordine, abbia la facoltà di esercitarla sui fedeli ai quali imparte l’assoluzione.

§2. Il sacerdote può essere dotato di questa facoltà o per il diritto stesso o per concessione fatta dalla competente autorità a norma del Can. 969.

Can. 969 – §1. Solo l’Ordinario del luogo è competente a conferire a qualunque presbitero la facoltà di ricevere le confessioni di tutti i fedeli; tuttavia i presbiteri che sono membri degli istituti religiosi non ne useranno senza la licenza almeno presunta del proprio Superiore.”

(2) lo stesso è anche vero per il sacramento del Santo Matrimonio il quale affinché sia valido (prima ancora che lecito!) deve assolutamente soddisfare, in particolare, il Can. 1108

Can. 1108 – §1. Sono validi soltanto i matrimoni che si contraggono alla presenza dell’Ordinario del luogo o del parroco o del sacerdote oppure diacono delegato da uno di essi che sono assistenti, nonché alla presenza di due testimoni, conformemente, tuttavia, alle norme stabilite nei canoni seguenti, e salve le eccezioni di cui nei cann. 144, 1112, §1, 1116 e 1127, §§2-3.”

Queste due conditiones sine qua non non sono state soddisfatte da 40 anni dai fedeli e dai chierici della FSSPX: quindi è proprio di validità di cui si parla e non di liceità o legittimità che dir si voglia.

L’oratio Ciceronis pro domo sua della FSSPX che pretende riferirsi ad uno pseudo-stato di necessità per giustificare i propri delitti canonici (si tratta proprio di delitti a norma, in particolare, del Can 1371 §2 : ” Sia punito con una giusta pena:… 2) chi in altro modo non obbedisce alla Sede Apostolica, all’Ordinario o al Superiore che legittimamente gli comanda o gli proibisce, e dopo l’ammonizione persiste nella sua disobbedienza”  e del Can. 1373 : ” Chi pubblicamente suscita rivalità e odi da parte dei sudditi contro la Sede Apostolica o l’Ordinario per un atto di potestà o di ministero ecclesiastico, oppure eccita i sudditi alla disobbedienza nei loro confronti, sia punito con l’interdetto o altre giuste pene.”) al fine disonesto di far credere ai suoi fedeli che ricevono sacramenti validi non è applicabile nella circostanza.

Infatti la nozione dello stato di necessità quale è trattato nell’applicazione di sanzioni a chi compie tali delitti (Cann. 1321 – 1330 in particolare il Can 1323 assieme a timore grave e grave incomodo ) è devoluta alla valutazione di un giudice, il quale non può essere ovviamente chi è sospettato aver commesso tale delitto: cioè non è data alla FSSPX ed ai suoi chierici la facoltà di affermarsi in uno stato di necessità, ma, ovviamente alle istanze superiori e in particolare alla Santa Sede e al Papa. Riconoscenza mai avvenuta a nostra conoscenza.

Materialmente, un generico stato di necessità, fatta eccezione forse della foresta amazzoniana profonda, della Cina maoista e dell’Arabia Saudita , non esiste oggi come oggi da nessuna parte: ovunque ci sono sacerdoti che possono confessare e assistere validamente a dei matrimoni: a meno di affermare che la Chiesa cattolica non esista più…

Per riassumere: le confessioni ed i matrimoni celebrati dalla FSSPX sono oggettivamente invalidi prima ancora di essere illeciti.

Questo punto ammesso, bisogna adesso capire cosa ha fatto Papa Francesco: prima di tutto ricordiamoci quel che stabilisce Can. 333 – “§1. Il Romano Pontefice, in forza del suo ufficio, ha potestà non solo sulla Chiesa universale, ma ottiene anche il primato della potestà ordinaria su tutte le Chiese particolari e i loro raggruppamenti; con tale primato viene contemporaneamente rafforzata e garantita la potestà propria, ordinaria e immediata che i Vescovi hanno sulle Chiese particolari affidate alla loro cura”. 

In altre parole egli ha il potere canonico di scavalcare le Chiese particolari e in particolare può benissimo dare giurisdizione per un tempo dato, in questo caso a cominciare dall’ 8 dicembre e per tutto l’Anno Giubilare, ai sacerdoti validamente, anche se illecitamente, ordinati dai prelati della FSSPX: è proprio il fatto che ne permette la validità che renderà per un anno le loro assoluzioni anche lecite. Qui il Santo Padre non va aldilà di quel che il suo ruolo gli permette: già la Chiesa riconosce come valide le assoluzioni di sacerdoti ridotti allo stato laicale o apostati o anche scismatici in caso di pericolo di morte; la richiesta che ho fatto al Santo Padre nel precedente post di operare anche una sanatio in radice dei matrimoni celebrati dalla FSSPX rileva dello stesso spirito e punto di partenza.

La sua unilateralità sottolinea quanto questa sia generosa e gratuita Misericordia della Chiesa nei riguardi di questa realtà che sempre rimane scismatica ed eretica, come ben lo sa il Santo Padre quando spera che “si possano trovare le soluzioni per recuperare la piena comunione con i sacerdoti e i superiori della Fraternità”Questa piena comunione non c’è, come non c’è con gli ortodossi, o con i protestanti: se non c’è piena comunione c’è scisma. O si è dentro o si è fuori. Ma questa stessa frase del Santo Padre svela qual’è il suo intento: dice bene che la piena comunione non è esistente attualmente con i presbiteri della FSSPX, ma non dice niente quanto ai fedeli in quanto tali, considerati individualmente in quanto cattolici lontani ma che vanno da essere recuperati, e recuperati per lo Spirito Santo ed dallo stesso Spirito Santo, sacramentalmente.

In fine, caro don Ariel, Le propongo la seguente argomentazione in favore della decisione del Santo Padre che, spero, La convincerà definitivamente: Papa Francesco riconosce che i fedeli della FSSPX sono in uno stato di necessità!

Noti bene che non è la Chiesa che è in uno stato di necessità come lo afferma la propaganda di questa chiesuola scismatica ed eretica ( cf. Ecclesia Dei Afflicta di San Giovanni Paolo Magno), ma sono proprio i fedeli stessi di quella realtà che sono in uno stato di necessità.

Da questo punto di vista c’è un punto in comune tra le donne che hanno abortito, i carcerati ed i fedeli della FSSPX e chi è in pericolo di morte imminente: sono tutti in uno stato di necessità. E la Chiesa si china su di loro con Misericordia per incontrarli e distribuire loro le grazie del Signore che si sono impediti tutti, per causa propria, a ricevere.

La FSSPX è eminentemente in uno stato di necessità, è un tralcio essiccato, dove la linfa del perdono e quello del dono di Cristo alla Chiesa rappresentato in modo esimio dal Santo Matrimonio hanno cessato di scorrere da ben 40 anni! Ripristinare durante un anno questi canali sacramentali normali per i fedeli cattolici è cosa buona in sé e gli effetti sulle anime di questi fedeli, come anche dei loro sacerdoti e vescovi dovrebbe aprire loro e rinnovare in loro il desiderio genuino di ritrovare la casa del Padre, la Santa Chiesa Cattolica.

Quel che gli uomini non sono riusciti a fare in 40 anni, forse lo Spirito Santo lo conseguirà.

In Unitate Orationis et in Pace



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62 replies

  1. Ottimo Simon, sono con te su tutta la linea. Grazie.

    PS. non per tornare ai “porno”, ma è davvero strano assistere allo smarrimento dei commentatori di certi blogs. Non sanno davvero più a chi credere. E pensare che sarebbe bastato da sempre credere alla Santa Sede…

    • Riconosciamo una cosa: questa è la colpa di una mancata catechesi da decenni. E la colpa è tutta dei sacerdoti e dei vescovi formati prima del S.S. Concilio Vaticano II e che non sono stati capaci di reggere il confronto col mondo contemporaneo incombente.

      Meno male che le nuove generazioni sono meglio formate e atte ad agire positivamente: ma il male è fatto. Tocca ad ogni famiglia assicurarsi che la Buona Novella sia trasmessa di generazione in generazione: non per niente Papa Francesco ha lodato quei cristiani giapponesi che hanno mantenuto la fiaccola della fede per più di duecento anni senza sacerdoti e in stato di persecuzione.
      In Pace

      P.S.: E grazie per il tuo supporto 🙂

  2. Ho “avvisato” l’Isola dell’articolo. 🙂

  3. Canonicamente, certo che puo’ farlo, e confido anche nel fatto che le anime degli interessati ne beneficeranno.

    Ma….io figli non ne ho,quindi chiedo a voi che ne avete; se vostro figlio-a da tempo immemorabile non solo disubbidisce ma anzi si vanta della sua disobbedienza, voi gli date un premio?E se gli date un premio nonostante la disobbedienza, ritenete probabile pensare che lui-lei cambiera’ atteggiamento o che continuera’ a fare allegramente quello che gia faceva, sentendosi anche ‘giustificato’?

    No perche’ le reazioni offline e online a cui sto assistendo sono quelle di sempre; ‘eh ma erano valide anche prima, eh ma non ce lo deve dire un Papa eretico se le nostre confessioni sono valide, e ma San Atanasio, e ma i giudei , e ma i massoni…..’

    • Penso Claudio che la decisione del Santo Padre vada intesa in senso medicinale, non premiale, come d’altronde scrive anche Simon.

      Poi è proprio dalla reazione ‘eh ma erano valide anche prima’ che ci sarebbe da sottolineare anche un altro aspetto che mi sembra positivo: Papa Francesco ha così indirettamente ma con estrema chiarezza ricordato a queste persone “in stato di necessità” come scrive Simon, che -si trovano- in stato di necessità. E’ un gesto di misericordia e al tempo stesso uno sforzo per far loro aprire gli occhi. Ecco infatti subito la rivolta di chi vuole serrare immediatamente e subito gli occhi dicendosi “erano valide anche prima e tu zitto”. Però qualcuno che gravita attorno alla FSSPX magari, invece, potrebbe farsi qualche salutare domanda, chissà.

    • Rispondo col cellulare e scusami per i tanti refusi.
      Ti dirò giusto che quando hai figli adulti, per quanto mascalzoni possano essere e aldilà del naturale desiderio di “raddrizzarli” quel che conta in prima linea è il mantenere l’unità familiare, sperando e operando affinché codesti capiscano: le porte chiuse vanno per un tempo solo, alla lunga esse devono essere riaperte affinché la famiglia riunita possa nuovamente svilupparsi in armonia.
      Alcuni rimarranno mascalzoni tutta la vita ma la colpa non ne sarà di certo del padre.
      Nell’educazione dei pargoli invece la cosa è un pô differente, ovviamente.
      In Pace

    • Claudio, questo l’ho letto oggi e appena l’ho letto ti ho pensato, anche in relazione al commento che hai lasciato sull’Isola.

      “Ma veniamo al momento clou del settarismo [TdG]: un tale Gianfranco da Castalcovati (BS), anziano, che raccontava al palco con la voce rotta dal pianto di come suo figlio fosse stato disassociato, e lui da un anno non lo vedesse più. Nonostante dentro di lui avesse la voglia di avere una seppur piccola relazione col figlio pregava Geova di dargli la forza di resistere. E’ stata una scena terrificante e pietosa: non riusciva a leggere il foglio che aveva in mano, ogni 10 secondi si interrompeva per singhiozzare mentre leggeva queste atrocità, ricevendone un applauso dal pubblico. Il poveretto era convinto che il suo gesto fosse per il bene del figlio, per spingerlo a tornare in congregazione, e che se gli avesse parlato, dando al figlio quello che voleva, avrebbe compromesso la possibilità, sia quella propria che quella del ragazzo, di ottenere la vita eterna.
      Dunque diceva che sia per sé, che voleva continuare ad avere una relazione con Geova, sia per il bene si suo figlio, doveva rompere ogni rapporto con lui. Dunque guardate con che atrocità la setta ha usato l’amore di un padre per il figlio contro questo stesso rapporto, giacché non è per odio del figlio che il padre non lo saluta più neppure, ma per amore, in quanto crede che se lo facesse il figlio sarebbe meno spinto a tornare in sala, e dunque lo perderebbe forse per sempre nel nuovo mondo. Il modo in cui quel padre era dilaniato, e per una menzogna che gli infestava la vita, è stato veramente duro da guardare.”

      http://forum.infotdgeova.it/viewtopic.php?f=8&t=20861&start=0

      Ho ripensato all’appello all’unità familiare di Simon e alla tua richiesta… non lo so, lascio tutto qui a mò di analogia.

      • si, ma noi non e’ che se vediamo un lefebvriano scappiamo urlando, o che ci e ‘ stato comandato di non rivolgergli la parola…anzi e’ proprio perche’ con questi ci parlo regolarmente offline e online che mi sono venutele perplessita’ del caso….

  4. In una cosa si deve essere d’accordo con Don Ariel , che questo modo di fare papale , questo “metodo”autoritario che travalica diritto canonico, regole, e anche la semplice logica, in nome della “misericordia”, non può portare che altra confusione in seno alla Chiesa. Equesto è pastoralmente nefasto.
    E’ una altra prova di quella “antinomia” che si vuole , artificiosamente , creare tra “misericordia” e Legge come fra “pastorale” e dottrina, a tutto scapito delle seconde, che porterà ad esisti disastrosi.
    Dice Don Ariel:
    “Mi duole dover dire quello che altri sembra non abbiano il coraggio di dire: ciò che il Santo Padre ha disposto è purtroppo pastoralmente sbagliato. Si tratta peraltro di un errore palese, uno tra i tanti che giorno dietro giorno passano sotto il silenzio dei vescovi e che sono destinati ad aumentare la confusione che serpeggia nella Chiesa e tra le membra già troppo confuse del Popolo di Dio.”

    le “membra confuse” del popolo di Dio si sentono spiegare spaccando il capello in quattro, ma contro ogni logica ,che la FSSPX è sì una setta scismatica ed eretica , e quindi severamente condannata dalla Chiesa cattolica,però per la grande misericordia di Bergoglio e solo per la sua insindacabile autorità e il suo grazioso volere ( come quello di un sovrano assoluto) si può andare a confessarsi da un prete scismatico ed eretico di codesta fraternità, però solo nell’Anno santo, non un giorno prima ne’ un giorno dopo.
    e quale spiegazione si trova ? lo stato di necessità!
    cioè fammi capire Simon credi tu che vi siano poi cosi tanti cattolici in stato di necessità, in punto di morte che non possono trovare un prete non levfreviano per confessarsi, ma debbano per forza di necessità confessarsi con un prete levfreviano?
    Che confusione, prima di tutto per l’intelligenza!

    • Mica tanti, però di certo i fedeli della FSSPX morenti.
      In Pace

      • Io continuo a domandarmi com’è che lo Spirito Santo abbia “toppato” così clamorosamente a sentire i “vari don Ariel” di turno (o perché non abbia fatto salire il caro don Ariel al soglio pontificio)?

        Oppure, mi si dirà, qui lo Spirito Santo non centra… ecc, ecc, ecc. e siamo solo difrontre a menti così superiori (i varie don Ariel e compagni di merenda) o lo Spirito Santo è in loro e non altrove?.

        Che confusione, prima di tutto per l’intelligenza!

        • Ascoltiamo il Santo Padre: aldilà di tutto vuole il nostro bene.
          Il resto sono discussioni un po accademiche, direi.
          In Pace

        • Premettendo che non condivido l’ultimo articolo scritto da don Ariel, comunque non capisco il senso di questo tuo intervento, Bariom.
          Don Ariel non ha mai minimamente messo in dubbio che Papa Francesco sia il legittimo 266esimo vicario di Cristo, non è mica Socci!
          Il rispetto nei confronti del Romano Pontefice però non si deve trasformare in adulazione e servilismo. Don Ariel è un prete ratzingeriano, e Papa Benedetto disse fin da quando prese possesso della cathedra romana che “il Papa non è un sovrano assoluto, il cui pensare e volere sono legge”.
          San Paolo, nell’esercizio della libertà dei figli di Dio non esitò a opporsi a viso aperto a san Pietro
          http://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=1677

          Sai quanti protestanti e ortodossi sono convinti che i cattolici adorino letteralmente il Papa? Sono convinto che si farebbe davvero un grande progresso nel dialogo ecumenico se dimostrassimo ai nostri fratelli separati che il Papa non è un tiranno cui va tributato un culto della personalità degno di un dittatore nordcoreano qualsiasi.

          • Dovremmo dimostrar loro che non è un “tiranno” ??!!
            Cosa proponi la rivolta? La ribellione?
            Se per te è un tiranno accomodati, io non ho nulla da dimostrare in tal senso…

            Poi se c’è qualcuno che si sente un S.Paolo, bene faccia la sua parte, ma mi pare ce ne siano un po’ troppi in giro e mentre San Paolo “affronta” S.Pietro a viso aperto, cioè parlando direttamente con lui e sanando un’unica specifica questione, i vari “S.Paolo di turno” bloggheggiano, scrivono editoriali, memorandum, articoli… a che pro? Mossi da che e da chi?

            E’ la nuova mediatica e attualizzata espressione dello Spirito Santo? Sperano che qualcuno riferisca? O cosa?
            Sai cosa credo? Che cerchino solo gloria per se stessi, plauso e approvazione e possibilmente seguito, perché ovviamente non ci sarà una sola situazione da “sanare”, e cosi si rimanda alla prossima puntata, alla prossima “illuminazione” sul “bene della Chiesa” (sic).
            Andranno a rimpinguare le fila dei creatori di dubbio, i seminatori di zizzania. Anche perché han sempre ragione… forse che il diretto interessato NON affrontato viso a viso, avrà modo di replicare e di spiegare le sue ragioni?

            E così chi non partecipa al plauso dei liberi, adulti (sic), credenti e sapienti contestatori e lo dichiara apertamente, magari preso da un moto di amorevole difesa verso il Santo Padre viene tacciato di papalatria quando non di vera e propria minorazione delle sue capacità mentali.

            Beh io non plaudo, proprio per nulla, né per i Socci, né per i don Ariel, anche perché il mio discernimento che cerco sempre di esercitare checché se ne pensi, mi dice di diffidare… si diffidare e a ben guardare non per una singola affermazione sul Santo Padre di oggi o di ieri, ma per tutta una serie, e per i tempi e per i modi (vedi sopra) e a ben vedere, nel caso specifico per una altro paio di affermazioni su altro tema, che proprio non mi tornano.

            • Sai quanti fratelli separati contestano la venerazione/devozione che abbiamo a Maria?
              Iniziamo a contestare la Madonna o il Santo Rosario… chissà che non si riavvicinino 😐

            • Per quanto riguarda me, non ho mai neanche lontanamente pensato di proporre una rivolta o una ribellione, men che meno mi sarebbe mai saltato in testa di contestare la Madonna e il Santo Rosario.
              Mi sembra davvero scorretto mettere in campo questi straw men.

              Per quanto riguarda don Ariel, mi sembra ingiusto accusarlo di vanagloria, visto che con i suoi articoli raccoglie più basimo che plauso.

              C’è chi è allergico agli scritti di don Ariel, e chi è allergico al polline. Non essendo medico, non posso certo prescrivere antistaminici. E non essendo neppure il difensore d’ufficio di don Ariel, sinceramente non mi interessa difenderlo a oltranza (anche perchè, ribadisco, non sono d’accordo con quest’ultima presa di posizione del don).

              • Io lo avrei chiamato paradosso (per eccesso), ma fa lo stesso.

                La vanagloria in sé è un problema interiore indipendente dal plauso o dal biasimo (e non sto parlando di don Ariel)… potrei averlo anche io anche solo per lo scrivere qui.

                Io non ho detto di essere allergico agli scritti di don Ariel, ho parlato di “certi discorsi” (che può voler dire tutto o nulla, ma pensavo si comprendesse a cosa mi riferivo).
                Tu che non sei d’accordo con questa ultima esternazione, reagisci pacatamente (e fai bene), io che ho ormai un po’ di prurito (da allergia)… mi gratto!

                Nessuna misericordia per me? Ma solo per chi va giù neppure tanto leggero sulle posizioni del Santo Padre e che spesso sconfinano addirittura nel personale?

                Beh, sopravviverò 😉

          • Per quel poco che conosco Don Ariel posso assicurare che non cerca né fama né gloria. Cerca di essere onesto con sé stesso e con quello che sa della Santa Romana Chiesa. Cercherei di usare il principio di carità anche con lui insomma. 🙂

            • @Minstrel hai ragione.

              Avrai però notato che il mio discorso si era fatto più generale partendo da due esempi concreti e identificabili… certo non sono stato tenero, ho giudicato duramente? Si non lo nego e non mi mascondo dietro un dito. Avrei potuto scrivere “il rischio è di cercare la proprio gloria con un sottile autocompiacimento, ecc. ecc.” … si suonava meglio (mancanza di diplomazia o di ipocrisia?)

              E’ che ormai quando sento certi discorsi, mi scatta una “reazione allergica” 😐 😉

            • Il carattere diretto delle reprimende di Paolo a Pietro è stato chiamato in causa molto opportunamente, mi pare. Anche io, come Bariom, non credo che gli attacchi al papa da parte di uomini di Chiesa o di personalità cattoliche pubbliche siano giovevoli alla Chiesa e al papa. Non penso però che don Ariel sia un vanaglorioso. Forse ha una notevole (eccessiva?) stima nei propri mezzi. Ma questa non è vanagloria. Inoltre ha avuto il coraggio di non lasciarsi impaniare nelle pastoie tradi-protestanti, come le chiama Simon, affrontandone a viso aperto le insolenze.

              • Oh , qui l’asse del discorso si è spostato su don Ariel vanaglorioso si – vanaglorioso no…
                Che non è per nulla il problema!

                Amen
                Colpa mia.

            • L’asse del discorso, Bariom, è e resta l’opportunità (e i contenuti) dell’intervento di don Ariel. Opportunità (e contenuti) che Simon e anche tu avete, io penso giustamente, stigmatizzato.

  5. Penso che questo intervento di papa francesco , oltre un atto di misericordia straordinario che sanerà molte situazioni sacramentali irregolari(?), col tempo farà riflettere molti lefevbriani sulla loro situazione ed appartenenza a questa setta. Penso addirittura a un piccolo terremoto interno. Non possono più appellarsi a pareri o scritti di Cardinali volutamente mal interpretati o a teologi di bandiera che li convincano di appartenere interamente alla Chiesa cattolica da sempre. Roma ha parlato in modo chiaro e ne devono dedurre le conseguenze per la loro anima. Non vi può più essere gente in buona fede apertamente , salvo quella che sa individuare solo il buon Dio,se hanno un poco di coerenza intellettuale. Devono ora decidersi: o con Pietro o fuori dalla Chiesa. Pensare ad un papa apostata o eretico va bene per chi si sente superiore al…Cristo. Forse ora per molti viene il giorno della chiarezza senza scusanti, se sanno approfittarne e lo vogliono veramente. Speriamo.

  6. Scusate, il sito dell’Isola di Patmos è forse stato oscurato? non mi si apre da giorni.
    Grazie

  7. Ciao a tutti! è la 1ª volta che scrivo… dall´Argentina dove abito da più di 50 anni.
    Neppure io sono d´accordo con don Ariel (non sono riuscita a registrarmi sull´Isola…); mi ha dato tanto fastidio quell´espressione “un Pontefice che non ascolta nessuno, fuorché se stesso”… certamente non ascolta don Ariel, ma altri???? come fa a sapere il “nostro” chi consulta, quando e perché???
    Mi piace tantissimo questo blog, scoperto da poco.
    Un salutone dal fondo del pianeta……

    • Benvenuta e non esitare ad interagire con noi tutti!
      In Pace

    • Benvenuta anche da parte mia! E buona permanenza. 🙂

    • Guarda, gentile sauris, di blog cattolici o sedicenti tali ne ho girati molti. E devo riconoscere, a costo di sembrare un sonatore di violino o un captator benevolentiae, che trovo finora Croce via il più equilibrato, almeno fra quelli cui si può partecipare con commenti.
      Pur avendo una precisa linea, Croce via dà, mi sembra, cittadinanza a varie voci, a condizione che argomentino le loro affermazioni e che non travalichino in modo patente i limiti del dovuto rispetto al prossimo. Sembra poco, ma non lo è. Tenere le redini di un blog senza scivolare nel furor censorio o nella deriva anarchica dell’aggressività incontrollata e della volgarità è un’impresa difficile. Inoltre Croce via si muove in un quadro di complessivo sostegno al santo padre e alle sue intenzioni, condizione che per un sito cattolico dovrebbe essere ritenuta necessaria.

      • Condivido e aggiungo che si approfondiscono parecchi temi e aspetti legati alla teologia e alla dottrina, che talvolta per me, che non sono una “cima”, risultano persino ostici…
        Ma ci sta, “imparare facile” e approfondire difficilmente vanno a braccetto 😉

    • Mi sembra che don Ariel abbia anche argomentato il fatto che “il pontefice non ascolta nessuno fuorchè se stesso”:
      – “L’affermazione del Santo Padre: «ho deciso, nonostante qualsiasi cosa in contrario» dovrebbe rallegrare molto i vescovi, che lungi dall’essere interpellati possono avere in tal modo un meritato saggio di quello che è il reale concetto di “collegialità” del Principe degli Apostoli, nel caso qualcuno di loro intendesse manifestare legittima perplessità, perché ogni Collegio Apostolico finisce sempre con l’avere per ineffabile grazia dello Spirito Santo il Capo che si merita, visto che tra le righe — e neppure tanto tra le righe — il Santo Padre ha detto a tutti loro: “Io faccio quel che voglio e come voglio, a prescindere da ciò che potete pensare voi”. E questo al contrario del suo troppo mite Sommo Precedessore messo in croce per anni anche dalle peggiori critiche dei vescovi, per non parlare di quelle dei teologi o di quelle a tratti furenti di quella autentica piaga ecclesiale tali sono le teologhe femministe. È per ciò doveroso ricordare che Benedetto XVI procedette alla remissione della scomunica in cui incorsero i vescovi consacranti ed i vescovi consacrati senza mandato pontificio nel giugno del 1988, solo «dopo una vasta consultazione», come riferisce nel 2009 il Cardinale Darío Castrillón Hoyos all’epoca addetto ai lavori”.

      • E quindi??
        Se uno “argomenta” va bene tutto?

        E cosa dovrebbe risultare da questo ben argomentato paragone?
        Cosa risulta mi pare chiaro… o devo “argomentare”?

        • O perché si usan forbite argomentazioni e belle parole i giudizi possono essere meno duri?

          Se uno crede di essere investito dallo Spirito Santo di tanta “verità”, prenda su, chieda udienza e si rivolga al diretto interessato, in vece di pubblicare a destra e manca anche perché chi scrive non è uno opinionista d’ “altra parrocchia” o d’altro ovile.
          Se così fa, e questa volta lo ripeto a chiare lettere, è VANAGLORIA (e ci potrebbe essere di peggio a ben guardare)!

      • Vero. Don Ariel ha, a suo modo, argomentato. E infatti Simon ne ha prese in considerazione le riflessioni e ha controargomentato.

        Ciò detto, non vedo di che sdegnarsi per l’esercizio delle prerogative monocratiche da parte del pontefice. Che papa Francesco non si curi della fronda di vescovi, teologi e teologhe femmin(/ist)e non è poi questo gran danno. Viene semmai da dire: utinam, fosse piaciuto al cielo, che il mite e venerabile (e per molti di noi indimenticato) Benedetto XVI avesse agito con altrettanta risolutezza almeno sulla reintroduzione del Vetus Ordo Missae!

        • Un leader deve pensare se stesso in quanto leader: è il minimo sindacale richiestogli.
          Papa Francesco è indubbiamente di questa stoffa e, vists la Sua posizione, è proprio quel che ci vuole!
          La formula “incriminata” è poi corretta da tutti i punti di vista e rientra nella sua funzione.
          In Pace

          • E poi non è curioso che molti di coloro che fino a poco tempo fa invocavano il ritorno alla piena maestà pontificia, persino nella simbologia sacrale (dalla tiara alla sedia gestatoria), oggi si adontino perché il pontefice impone la propria volontà. Se anche il romano pontefice fosse un primus inter pares, come Agamennone nell’Iliade, nondimeno resterebbe un primus. Personalmente sarei felice se usasse il suo primato anche per ristabilire nel dovuto onore il rito romano antico, magari con un altro motu proprio che rimuova il vincolo della straordinarietà e tutte le altre limitazioni precauzionali volute da Benedetto XVI. Se dovessi inoltrare una supplica al pontefice lo farei su questa materia.

            • Mi pare che quelli che invocavano il ritorno alla piena maestá solo segnalano la contradizione dei modernisti che amano la loro visione della collegialitá, hanno accusato San GPII e Ratzinger di autoritari e sopportano a bocca chiusa Bergoglio.

            • Ah, senza dubbio vale anche il reciproco: troppi che fino a poco tempo fa invocavano la collegialità, la democrazia nella Chiesa, il conciliarismo, oggi si esaltano per l’esercizio delle prerogative monarchiche da parte del vescovo di Roma, che scoprono essere anche il sommo pontefice. La contraddizione lavora in entrambi i campi.

              Gli uni e gli altri sono accomunati da desiderio di sfruttare la potestà pontificia a loro favore, cosa possibile solo allorché si presenta un papa vicino alla loro sensibilità (o ideologia). Se essere cattolici fosse questo, ben poca cosa sarebbe essere cattolici. Le posizioni rigorose mi paiono, invece, soltanto due: quella di chi ritiene sempre e comunque il papa il sommo pontefice (posizione tacciata dai suoi detrattori di papaelatria), e quella di chi ritiene sempre e comunque il papa un primus inter pares cui accordare un ruolo rilevante, il più rilevante, ma non un ruolo assoluto (posizione tacciata dai suoi detrattori di “insubordinazionismo”).

        • Carissimo Navigare, sono perfettamente d’accordo con te e con Simon. Anzi, aggiungo che il carattere deciso e poco incline a dare ascolto a tutti è una delle poche cose che mi piace di papa Francesco. Non lo critico affatto su questo, e neanche don Ariel lo critica su questo, mi pare.

          Papa Francesco è un maschio alfa e questo rende onore al coraggio di don Ariel, tutto qui. Era semplicemente per rispondere a sauris, che si lamentava della critica rivolta al papa: quella di don Ariel è stata una critica rispettosa, anche se franca, e perfettamente legittima. Si può non condividere, naturalmente, ma si rispetti almeno la possibilità di parlare, finchè non si offende. Tanto più quando, a parlare, sono persone coraggiose e leali.

          E certamente fedeli al papa. E non è poco, di questi tempi.

          • Mi domando cosa hai letto caro fra’, se una frase come:

            ““L’affermazione del Santo Padre: «ho deciso, nonostante qualsiasi cosa in contrario» dovrebbe rallegrare molto i vescovi, che lungi dall’essere interpellati possono avere in tal modo un meritato saggio di quello che è il reale concetto di “collegialità” del Principe degli Apostoli, nel caso qualcuno di loro intendesse manifestare legittima perplessità, perché ogni Collegio Apostolico finisce sempre con l’avere per ineffabile grazia dello Spirito Santo il Capo che si merita…”

            ti pare “critica rispettosa”… ma si sa ognuno ha il suo metro. Considerando la tua abituale fraseggio, queste son rose e fiori 😐

            E poi sei d’accordo con Simon nella suo critica o cosa? Perché l’hai riportato tu il vigolettatto di don Ariel… a puro titolo di cronaca? Stile “ambasciator non porta pena”?

            Plaudo alla tua frase conclusiva, ma mi dispiace non posso dimenticare ben altre tue affermazioni sulla conduzione di Papa Bergoglio in tempi non così passati… hai fatto un revisonismo interiore (giusto per capire)?
            Bene OTTIMO!

            • Don Ariel non fa altro che prendere atto del comportamento del papa che, quando deve prendere una decisione, non gli passa neanche per l’anticamera del cervello la collegialità. Che c’è di male nel prendere atto del fatto che papa Francesco è un vero maschio alfa? Anzi, mi pare che don Ariel, come anche il sottoscritto, ne prenda atto con soddisfazione. Non mi pare che sia la mancanza di collegialità che disturba don Ariel.

              Sono d’accordo con Simon quando dice: “Un leader deve pensare se stesso in quanto leader: è il minimo sindacale richiestogli.
              Papa Francesco è indubbiamente di questa stoffa e, vists la Sua posizione, è proprio quel che ci vuole!”.

              Ho riportato il virgolettato di don Ariel per mettere in evidenza l’argomento che giustifica, secondo don Ariel (ed anche secondo me), il titolo del post: “IN CHE MISURA UN PONTEFICE CHE NON ASCOLTA NESSUNO FUORCHÈ SE STESSO POTREBBE CADERE IN ERRORE?”. Il fatto che papa Francesco non ascolta nessuno tranne se stesso, affermazione che ha fatto imbestialire “sauris”, è dimostrato da quanto dice don Ariel nel virgolettato.

              Papa Francesco a me non piace e sono alquanto preoccupato da quello che dice e da quello che fa. Tuttavia questo non ha la minima importanza, io sono a lui sottomesso e prego tutti i giorni per lui.

            • fra’Centanni,
              non ci intendiamo: affermare che il Papa Francesco non ascolta nessuno è una calunnia, pure e semplice e spacciarla a destra e a manca è malevolenza.

              L’affermazione di Papa Francesco:: «ho deciso, nonostante qualsiasi cosa in contrario» è l’esatto contrario di questa indebita affermazione: con essa il Santo Padre (1) dice di aver sentito tutti i pareri, sennò non saprebbe che ci sono cose contrarie, ma (2) quest’affermazione è perfettamente corretta da un punto di vista giuridico e canonico e sempre appare nei documenti che stabiliscono nuove leggi, e sta a dire che tutte le disposizioni canoniche che potrebbero essere contrarie a questa sua decisione non sono applicabili nel contesto in questione.

              Nei fatti, questa semplice frase risponde, giuridicamente, a tutti i cavillatori e raschia pulci che, pretendendo ben conoscere il diritto canonico, cercano a posteriori di trovare delle “debolezze” giuridiche alla lettera papale in questione: ma tutto è già risolto con questa frase che lui, Papa e Legislatore supremo, ha perfettamente il diritto divino di pronunciare validamente.

              Si potrà forse criticare questo papa per lo scontro culturale tra la mentalità sud-americana e quella europea che in qualche modo incarna, ma una cosa è certa: egli agisce da vero Vicario del Capo della Chiesa, con tutti gli attributi.

              Oremus et pro Pontefice nostro Francisco
              In Pace

              • Grazie Simon, faccio mia la tua risposta.

                Fra’ apprezzo comunque la tua frase finale… 😉

              • L’ascolto poi non si misura AFFATTO dal dare seguito “positivo” a ciò che si è ascoltato, seppure può essere anche in tal senso inteso.

                La capacità di ascoltare ha un valore in sè ed è necessaria, ma chi è chiamato a decidere ha il dovere di ascoltare, ma l’onere di decidere secondo le valutazioni e l’autorità che gli spettano, quindi già il titolo: “IN CHE MISURA UN PONTEFICE CHE NON ASCOLTA NESSUNO FUORCHÈ SE STESSO…” è FORTEMENTE lesivo, offensivo, calunnioso e capzioso oltre che non poggiante su alcuna verità provata.
                Non mi si venga a raccontare che io dovrei avere riguardo, dar retta o financo apprezzare (per gli enne motivi che qui taluni hanno addotto) simile dire o l’errore di simile persona, tanto più quando questa è un SACERDOTE.

                Poi ognuno si sceglie a chi prestare orecchio…

  8. Non è curioso… ? (il punto interrogativo era rimasto nella tastiera)

  9. La FSSPX è più cattolica della Chiesa cattolica del vdr! Monsignore dovrebbe essere canonizzato. Non è vero che le confessioni di quei santi sacerdoti sono invalide e la FSSPX è da sempre nella Chiesa, lo scrive anche XX su XXXXXXX. Questo Papa è il peggiore di tutti.

    • Non so chi tu sia, Luisa: a me sembri la caricatura, inclusa la chirurgia estetica, di una tua omonima che sevizia su tanti siti tradi-protestanti. Ti ho fatto passare il commento, benché oggettivamente schifoso, ma censurandolo in quanto mi ha reso attento alle varie oratio Ciceronis pro domo sua che circolano sul net e ciò mi permette di rispondervi brevemente, nel caso altri utenti si pongano le stesse domande.

      In quello studio, tale XX non dimostra niente sul fondo canonico ma fa solo affermazioni generiche:

      1. Egli non ha capito la differenza tra la FSSPX ed i suoi membri e fedeli quando afferma che la FSSPX non è considerata esterna alla Chesa cattolica. In effetti, i presbiteri della FSSPX ed i loro fedeli sono sempre stati considerati cattolici, mentre la FSSPX in quanto organizzazione non è un’organizzazione cattolica: ad esempio l’impresa “Salvagente SARL” sotto casa tua è composta da soli impiegati cattolici ma questo non ne fa un’impresa cattolica, spero che tu capisca la differenza. Tutti i presbiteri ordinati illecitamente fin dai tempi di Lefebvre sono, appunto in quanto sottoposti al diritto canonico in quanto sempre cattolici, sospesi a divinis. Non si può sospendere a divinis un non cattolico: sempbra ovvio. La scomunica canonicamente confermata dalla Ecclesia Dei afflicta era comminata a chi aveva consacrato vescovi contro la volontà del Papa San Giovanni Paolo Magno, come anche i consacratori, ma questa non toccava né gli altri presibteri né i fedeli. In seguito all’esplicita richiesta dei prelati della FSSPX che dicevano (a parole) sottomettersi al Santo Padre, Benedetto XVI ha allora ritirato loro la scomunica (quanto a Lefebvre e a Castro-Meyer la scomunica è decaduta con il loro stesso decesso) come fa, ad esempio, con i vescovi cinesi illegalmente imposti dalle autorità cinesi se lo richiedono. Nella stessa E.A.D. c’è un secondo motivo di scomunica per tutti i fedeli e i presbiteri ed i prelati che si avvicinano alla FSSPX con spirito scismatico ed è scomunica latae sententiae.

      2. Vi è falsamenete ribadito che le assoluzioni sarebbero valide presso la FSSPX , e questo senza alcuna dimostrazione di qualunque sorta, ma in totale contrasto collo stesso diritto canonico che tale XX pretende conoscere e cioè i cann 966 e 969 e con la solita vecchia solfa dello stato di necessità come giustificazione, in contraddizione ovviamente con i Can 1371 e 1373, i quali non sono neanche discussi. Insomma il metodo Coué sembra essere il solo ed unico metodo di argomentazione.

      3. Il ragionamento di fondo di XX, che è una vera arrampicata sugli specchi, è di credere poter dedurre dall’assoluzione valida e lecita che viene impartita in pericolo di morte da chiuqnue sia stato validamente (anche se illecitamente) ordinato sacerdote anche se ormai canonicamente impedito: voler far dire che da questo che la facoltà concessa dall’Ordinario del luogo non sia poi così importante quanto la potestà è proprio prendere per i fondelli lo stesso CIC, il quale è chiarissimo al soggetto e cioè che ci vogliono potestà e facoltà al contempo. Anche perché la confessione è una potestà davvero propria all’ordine episcopale e solo in quanto tale delegata ai sacerdoti. In tutti i casi è la Chiesa che supplisce e non la qualità del ministro.

      4. Dove mi trovo d’accordo con XX è quando afferma che il Santo Padre riconosce lo stato di necessità nei quali versano i seguaci della FSSPX, fatto salvo quando ripete, per autoconvincersi, che le loro assoluzioni sono semrpe valide.
      In Pace

  10. Pongo un quesito non da poco: rifiutare di riconoscere i legittimi pastori e il dettato di un concilio ecumenico e dei pontefici successivi ad esso, è, senza dubbio, un peccato della mente.
    Se non erro il sacramento della confessione è invalido se, volontariamente, si omette l’accusa anche di un solo peccato mortale, a meno che non vi siano gravissimi motivi.
    Ora, è estremamente probabile che molti tra i fedeli della FSSPX abbiano commesso volontariamente il suddetto peccato, e dubito che lo confessino a un sacerdote della Fraternità: questo rischia seriamente di invalidare la maggior parte delle confessioni e fare da ostacolo alla Grazia e all’Azione dello Spirito Santo.

    • La materia del sacramento della riconciliazione sono i peccati: se non si confessa almeno un peccato allora il sacramento è nullo, non impartito. Chiaramente, chi sapendo aver peccato non si confessa coscientemente di tal peccato non riceve l’assoluzione, non solo, ma compie un sacrilegio supplementare.

      Certo, il peccato dei seguaci di Lefebvre, presbiteri e fedeli è gravissimo in tutti i sensi, in quanto va direttamente contro la preghiera sacerdotale di Gesù, l’unità della stessa Chiesa ed è sorgente di tantissimi altri peccati, come le calunnie sui papi, le maldicenze, la delettazione morosa, lo zelo amaro, confessioni invalide, eucaristie illecite e comunioni sacrileghe.

      Certo è difficile immaginare che un fedele della FSSPX andando da un sacerdote della stessa riconosca come peccato il fatto di frequentare con spirito scismatico la stessa chiesuola, intatti ci sarebbe come una contraddizione da qualche parte: un po’ come una persona con tendenze omosessuali che chiedesse l’assoluzione pur volendo assolutamente continuare a vivere in coppia.

      Il problema risiede nell’invincibilità di questa ignoranza: se queste persone, e penso soprattutto alla seconda e terza generazione, sono invincibilmente ignoranti del loro peccato, allora non ne hanno nessuna colpa e il fatto di confessarsi degli altri loro peccati, speriamo in questo anno giubilare e dopo 40 anni con una confessione generale e non solo particolare, procurerà l’assoluzione anche per quel peccato lì, indipendentemente da quel che ne pensa il confessore in quanto il sacramento agisce ex opere operato.

      E questa è la forza della decisione del Sommo Pontefice: dall’8 dicembre in poi e durante esattamente un anno, si assolveranno validamente gli uni e gli altri e, anche senza saperlo coscientemente, si apriranno universi di grazie divine in particolare per quel peccato lì e con esse la forza di capire meglio e di uscirsene sia in quanto gruppo ma almeno in quanto persone.

      Ovviamente resta il problema di sapere quali siano in una situazione di ignoranza invincibile, e quale/quanta sia la loro colpa personale per essersi messi volontariamente in tale situazione peccaminosa: questo è il problema del peccato contro lo Spirito, il solo che non può mai essere perdonato, in quanto il soggetto peccatore non vuole riconoscerlo come peccato. Ma qui entriamo poi nel più profondo segreto del foro interno e al soglio ci dobbiamo fermare.

      Spero queste riflessioni rispondano un poco alla tua preoccupazione.
      In Pace

  11. @Simon. Mi sto chiedendo: se con il giubileo anche i sacerdoti lefevbriani possono assolvere validamente che valore hanno queste assoluzioni se non vi è pentimento riguardo al sisma: Non è questo un grave peccato da confessare? Per molti loro fedeli vi può essere la buona fede, ma per i loro sacerdoti e vescovi che mi risulta non vogliono saperne e che anche essi si confessano come la mettiamo? Li si considera 9in buona fede? grazie

    • Già bisognerebbe che ne siano coscienti per poter confessarsene, non ti pare?
      La questione è poi sapere se questa assenza di coscienza alla sua origine procede da un atto di volontà positivo e in questo caso siamo di fronte al peccato contro lo Spirito, imperdonabile oppure se non ne sono personalmente responsabili nel qual caso sono assolti e ricevono le grazie per combattere quest’ignoranza.
      Bisogna davvero credere nell’azione dello Spirito Santo e nella forza del Sacramento che è sacramento di Speranza.
      In Pace

    • Così al volo e senza poter fare adesso una ricerca sulle fonti, ma mi pare di ricordare che il NON stato di Grazia del sacerdote NON invalida gli effetti del Sacramento da lui impartito (e meno male) e questo vale non solo per le confessioni.
      Grazie anticipate x le eventuali rettifiche o precisazioni… 😉

      • Esatto!
        Sarebbe orribile se per essere sicuri di ricevere l’asdoluzione dovessimo, per giunta, assicurarci dello stato di grazia e del foro interno di chi ce l’impartisce. Lo stesso per tutti i sacramenti
        In Pace

  12. Peccato che don Ariel non abbia risposto alle osservazioni di Simon. Sarebbe stato interessante (oltre che educato) farlo. Accade spesso che il confronto online (e non solo) sia confinato al confronto con se stessi e con i propri adsentatores. Spiace, ma è così.

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